Legislatura 17 Risposta ad interrogazione scritta n° 4-02811
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Risposta all'interrogazione n. 4-02811
Fascicolo n.63
Risposta. - L’Italia persegue con convinzione la promozione e la protezione dei diritti umani di tutti gli individui e condanna ogni tipo di discriminazione, ivi inclusa quella contro le persone LGBTI. L’impegno italiano in questo ambito si esplica in stretto coordinamento con i partner europei sia sul piano bilaterale, sia nell’ambito delle Nazioni Unite e degli altri fori multilaterali attivi sul tema, come il Consiglio d’Europa.
La protezione dei diritti delle persone LGBTI è da tempo una priorità dell’Unione europea ed è a tal fine inserita nello "EU strategic framework and action plan on human rights", adottato nel 2012. Nel giugno 2013, inoltre, la UE ha adottato specifiche linee guida sui diritti LGBTI, che forniscono ai funzionari delle istituzioni europee e agli Stati membri indicazioni di taglio operativo nei rapporti con i Paesi terzi.
Le questioni relative ai diritti delle persone LGBTI sono affrontate dall’UE in primo luogo nel volet diritti umani dei dialoghi politici, condotti periodicamente con singoli Governi africani. In tale sede, i rappresentati europei non mancano, ove pertinente, di sollevare la preoccupazione per l’adozione di legislazioni discriminatorie e lesive dei diritti delle persone LGBTI. Poiché si tratta di forme di dialogo complesse e suscettibili di facili strumentalizzazioni, la UE cerca di evitare eventuali scontri valoriali con i partner africani, promuovendo i diritti delle persone LGBTI, come parte integrante delle azioni di tutela dei diritti di tutti gli individui e di lotta contro ogni discriminazione, in particolare di minoranze e gruppi più vulnerabili.
Le relazioni con Gambia e Ciad si inseriscono, in particolare, nel più ampio contesto dell’accordo di Cotonou. Il quadro giuridico delineato da tale accordo prevede una procedura di dialogo e consultazione, disciplinata dagli articoli 8 e 9, che si coniuga con l’art. 96, cosiddetta clausola democratica. Di fronte ad una violazione dei principi essenziali, in particolare in caso di violazione dei diritti dell’uomo, dei principi democratici e dello Stato di diritto da parte dei Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), l’UE può invitare le autorità del Paese interessato a formali consultazioni. Qualora queste ultime non siano risolutive, l’UE (su decisione del Consiglio) può adottare misure appropriate, che si sostanziano in una sospensione delle attività di cooperazione, ma senza toccare quei programmi che non passino per il canale governativo e siano di diretto beneficio per la popolazione civile dei Paesi ACP. In tale ottica, ad esempio, finora l’applicazione dell’art. 96 non ha mai portato alla sospensione dei progetti della UE attuati in materia di salute, istruzione, eradicazione della povertà.
La tutela dei diritti LGBTI è anche oggetto di ripetute dichiarazioni delle istituzioni europee, che hanno in più occasioni espresso ferma condanna delle legislazioni lesive dei diritti delle persone LGBTI e delle dichiarazioni omofobe, oltre che degli episodi di violenza contro gli omossessuali, registrati in alcuni Paesi.
Nei confronti del Gambia, si ricorda la dichiarazione dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Ashton, contro le dichiarazioni del presidente Jammeh del febbraio 2014. La situazione in Gambia è stata appena esaminata nell’ambito dell’esercizio periodico di monitoraggio sullo stato di rispetto dei diritti umani (“Universal periodic review”, UPR) da parte del Consiglio diritti umani dell’ONU a Ginevra. Si è trattato di un’occasione propizia per richiamare il Paese africano alla necessità di assicurare la protezione dei diritti umani delle persone omosessuali, raccomandando al contempo l’abolizione della legislazione che criminalizza l’omosessualità. Si sottolinea che l’UE, che ha raffreddato il dialogo con il Paese proprio per il mancato rispetto dei diritti umani, ha subordinato lo sblocco di finanziamenti a favore del Gambia ai risultati della UPR.
In riferimento al ruolo della cooperazione allo sviluppo italiana nel promuovere la difesa dei diritti delle persone LGBTI e sanzionare eventuali discriminazioni, l’attenzione alla qualità del contesto politico, democratico, e al rispetto dei diritti umani costituisce una priorità in base alle linee guida 2014-2016. Gambia e Ciad, Paesi dove non sono presenti nostre ambasciate, non sono attualmente destinatari di programmi bilaterali. La cooperazione italiana è intervenuta in tali Paesi in anni recenti solo con iniziative di emergenza in risposta a crisi umanitarie, ispirandosi ai principi dell’aiuto umanitario sanciti dalla comunità internazionale a Stoccolma nel 2003 (Good humanitarian donorship): umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza.
Ad ogni buon fine si segnala un’iniziativa relativa ai diritti delle persone LGTBI in Uganda. Nel giugno 2014, è stato approvato un finanziamento pari a 375.000 euro (il 69,89 per cento del costo totale) in favore del progetto “Al fianco dei difensori dei diritti umani in Uganda”, promosso dalla ong "Soleterre". Il progetto, che inizierà nei primi mesi del 2015, rafforzerà le capacità tecniche ed operative dei difensori dei diritti umani impegnati nella tutela dei diritti delle persone LGBTI, in termini di advocacy, sicurezza e valutazione del rischio, supporto alla creazione di un sistema di emergenza in risposta a situazioni di pericolo immediato.
Il Vice ministro per gli affari esteri e cooperazione internazionale
PISTELLI