Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 280 del 09/12/2020
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Allegato A
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 10 E 11 DICEMBRE 2020
PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4, 5, 6 E 7
(6-00156) n. 1 (testo 2) (09 dicembre 2020)
Licheri, Marcucci, De Petris, Unterberger, Faraone.
Approvata
Il Senato,
in occasione della riunione del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno le questioni relative alla risposta all'epidemia di Covid-19, ai cambiamenti climatici, alla sicurezza e alla lotta al terrorismo, alle relazioni dell'Unione europea con la Turchia e con il Sud del Mediterraneo, nonché agli sviluppi degli scenari di politica estera di più stretta attualità;
premesso che:
il Consiglio europeo procederà ad esaminare l'attuale situazione epidemiologica e discuterà delle misure di coordinamento europee in risposta alla cosiddetta "seconda ondata" della pandemia, con particolare riferimento alla strategia adottata dall'UE per accelerare lo sviluppo, la fabbricazione e la diffusione di vaccini sicuri ed efficaci contro il Covid-19 ivi compresa la distribuzione dei nuovi prodotti nei diversi contesti nazionali e la condivisione dei dati sanitari in Europa;
da ultimo, con la comunicazione dell'11 novembre "Costruire un'Unione europea della salute: rafforzare la resilienza dell'UE alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero", la Commissione europea ha annunciato che presenterà una serie di proposte volte a potenziare il quadro per la sicurezza sanitaria dell'UE e a rafforzare il ruolo delle principali agenzie dell'UE nella preparazione e nella risposta alle crisi. In tale contesto, il vertice mondiale sulla salute, previsto per il 2021 in Italia, consentirà all'UE di orientare la riflessione internazionale su come rafforzare la sicurezza sanitaria in tutto il pianeta nell'era delle pandemie;
il Consiglio europeo esaminerà altresì gli aspetti di cooperazione internazionale allo scopo di prevenire e gestire più rapidamente e in modo più coordinato potenziali future pandemie, anche attraverso un eventuale trattato internazionale sulle pandemie nell'ambito delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione mondiale della sanità;
in tema di contrasto al Covid-19, sono importanti una forte solidarietà e il mantenimento di un coordinamento anche in vista dell'imminente stagione invernale e delle festività natalizie, in particolare ove la situazione epidemiologica conduca all'introduzione di nuove restrizioni alla libertà di movimento all'interno dell'Unione;
premesso, altresì, che:
nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, così come aggiornato a seguito della pandemia da Covid-19, il green deal europeo è il motore della nuova strategia di crescita, quale vettore di transizione sia ecologica che digitale, funzionale a costruire un'Europa più equa con un'economia al servizio delle persone e della società che restituisca alla natura più di quanto le sottrae; in questo senso, i grandi investimenti europei e un'azione comune del nostro Paese assieme alle istituzioni europee e agli altri Stati membri saranno gli essenziali strumenti per rispondere alle esigenze di crescita;
gli investimenti dovranno mirare alla decarbonizzazione del settore energetico attraverso il potenziamento delle fonti rinnovabili e della eco-efficienza energetica. La "transizione verde" dovrà essere alla base dello sviluppo: uso delle energie, modelli di consumo, scelte strategiche dei settori produttivi secondo il principio "do no harm" che stabilisce che un investimento è verde se migliora anche solo un indicatore ambientale senza peggiorare gli altri, delineando il livello di sostenibilità dell'investimento stesso; dovrà essere incentivato e quindi creato un "mercato" di prodotti e servizi ecosostenibili, considerando la sharing economy come settore trainante della transizione green;
per raggiungere l'obiettivo di neutralità climatica dell'UE entro il 2050 in linea con l'accordo di Parigi, l'Unione europea deve innalzare i livelli di ambizione per il prossimo decennio portando l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra ad almeno il 55 per cento rispetto ai livelli registrati nel 1990 entro il 2030 e aggiornare il proprio quadro politico per il clima e l'energia, inserendo questo nuovo obiettivo nella proposta della Commissione della prima legge europea sul clima che dovrà essere adottata con urgenza;
il Parlamento europeo, con l'adozione del proprio mandato negoziale sulla legge europea sul clima, ha a sua volta chiesto una riduzione delle emissioni del 60 per cento entro il 2030; ha fissato l'obiettivo del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 ed ha sottolineato la necessità di stabilire un bilancio per i gas serra, che definisca la quantità totale rimanente di emissioni che potrebbe essere emessa fino al 2050; il Parlamento europeo ha inoltre chiesto che ogni iniziativa della Commissione europea sia in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione e che venga istituito un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici - ossia un organismo scientifico indipendente che valuti i progressi in tale direzione - oltre a confermare la richiesta di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025;
come evidenziato dalla Commissione europea nella Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio "Sull'attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (direttiva 2008/56/CE)" del 25 giugno 2020, il conseguimento degli obiettivi del green deal europeo è strettamente connesso all'attuazione della direttiva quadro sulla strategia dell'ambiente marino, diretta ad assicurare, mediante un approccio ecosistemico, che le pressioni cumulative delle attività umane non superino livelli tali da compromettere le capacità degli ecosistemi di rimanere sani, puliti e produttivi;
l'innalzamento del livello di ambizione in materia ambientale produrrà nuovi modelli produttivi di distribuzione e consumo, nuova occupazione grazie all'innovazione in tecnologie verdi e digitalizzazione, ponendo al centro la salute e la qualità della vita dei nostri cittadini quali "asset" fondamentali per la crescita e contribuirà allo sviluppo e alla competitività a livello globale dell'economia europea sul lungo termine promuovendo l'innovazione in tecnologie cosiddette verdi e nature based solutions (NBS) per il ripristino della sicurezza del territorio;
tutti gli Stati membri saranno chiamati a contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, anche sulla base di principi di equità e solidarietà e vigilando affinché sia preservata la competitività del mercato dell'Unione europea a livello globale e tenendo conto delle specificità di ogni Stato membro andando a porre un riequilibrio a forme di competitività sleale all'interno del mercato unico;
sarà necessario mobilitare risorse pubbliche e private da parte degli Stati membri, ma al contempo introdurre risorse proprie della UE, per realizzare i significativi investimenti che tale livello di ambizione richiede. Fondamentale in questo quadro sarà il ricorso all'utilizzo dei fondi del Quadro finanziario pluriennale e del recovery fund, incluso il just transition mechanism, ed è in quest'ottica che la Commissione europea ha stabilito di riservare almeno il 30 per cento della spesa complessiva a valere sul prossimo QFP all'obiettivo climatico;
in base alle indicazioni sulla redazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza fornite dalla Commissione europea lo scorso 17 settembre, i PNRR dovranno destinare almeno il 37 per cento delle risorse alla transizione verde, con riforme ed investimenti nel campo dell'energia, dei trasporti, della decarbonizzazione dell'industria, dell'economia circolare, della gestione delle acque e della biodiversità, nell'ottica del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030;
valutato, inoltre, che:
il Consiglio europeo chiederà inoltre alla Commissione di presentare, entro il primo semestre 2021, una proposta legislativa per lo sviluppo di standard comuni e globali di finanza verde corredati da parametri di flessibilità in base alle diversità dei territori;
il Consiglio europeo intende inoltre richiedere alla Commissione di valutare in che modo tutti i settori economici possano contribuire al meglio all'obiettivo 2030 e di presentare le necessarie proposte legislative correlate da una valutazione dell'impatto economico, occupazionale, ambientale, culturale e sociale a livello degli Stati membri, invitando la Commissione a: valutare come riformare il sistema ETS per raggiungere gli obiettivi qualitativi e quantitativi posti e preservando la sua integrità; incrementare le potenziali riduzioni in quei settori che non saranno coperti dal sistema ETS; introdurre un carbon border adjustment mechanism per assicurare l'integrità ambientale delle politiche dell'Unione ed evitare emissioni di carbonio compatibilmente alle norme OMC;
anche in ragione della posizione di co-presidenza della COP26 e di presidenza G20, si pone l'esigenza di profilare il ruolo dell'Italia come Paese ambizioso. Al contempo, il percorso verso il raggiungimento di nuovi obiettivi climatici deve tenere conto della necessità di garantire e preparare alla sostenibilità e competitività europea nel percorso di transizione. Pertanto l'Italia lavorerà per raggiungere il traguardo della neutralità climatica entro il 2050, creando le condizioni per nuove opportunità di crescita economica e nuovi posti di lavoro, garantendo al contempo la sicurezza delle forniture energetiche e la competitività del nostro sistema produttivo, preservando la coesione sociale con nuove forme di sostengo al reddito e rafforzando l'empowerment femminile e delle nuove generazioni;
considerato che:
il Consiglio europeo discuterà il tema della sicurezza, in particolare della lotta al terrorismo e l'estremismo violento, inclusa la lotta ai contenuti illegali online delle manipolazioni realizzate con intelligenza artificiale (deepfake) su cui è stata presentata la proposta della Commissione sul digital services Act che mira a rafforzare la responsabilità delle piattaforme internet;
in linea con quanto dichiarato dai Ministri degli interni il 13 novembre scorso, è necessario ribadire una ferma condanna per i recenti attacchi terroristici e confermare la piena solidarietà nella lotta contro il terrorismo e nell'affermazione dei valori comuni;
di primaria importanza risulta pertanto l'adozione del nuovo Piano d'azione contro il terrorismo con cui l'Europa intende rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra i servizi di sicurezza e dotare la polizia di frontiera delle moderne tecnologie di cui ha bisogno, oltre ad incrementare gli sforzi per combattere il radicalismo estremo e proteggere gli spazi pubblici comuni, migliorando così il funzionamento dell'area Schengen;
tenuto conto, inoltre, che:
il Regno Unito ha lasciato l'Unione europea e le sue istituzioni il 31 gennaio 2020, pur vedendo ancora applicato il quadro giuridico europeo fino alla fine del periodo transitorio il 31 dicembre 2020;
il periodo transitorio non ha ancora visto siglare un accordo sulle future relazioni e, dunque, risulta urgente preparare cittadini, imprese e settore pubblico ad un'uscita che potrebbe, a oggi, risultare senza un accordo tra le parti;
si profila dunque concretamente la possibilità di un mancato accordo alla scadenza della transizione, che comporterà il passaggio da una situazione - quella attuale - in cui il Regno Unito è de facto trattato alla stregua di uno Stato membro ad una di relazioni non regolate (o regolate, a seconda dei casi, sulla base di strumenti giuridici internazionali preesistenti). Ove si profilasse un mancato accordo, potrebbe dunque essere necessario affiancare ai lavori sui preparativi (cosiddetto "readiness") al nuovo status del Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021 anche una serie di misure di emergenza (cosiddetto "contingency") per attutirne gli effetti negativi;
rilevante appare il mutamento dello scenario internazionale all'indomani, negli Stati Uniti d'America, di elezioni che segnano un cambio al vertice dell'amministrazione americana con l'elezione del candidato democratico Joe Biden, che tra i suoi primi atti ha nominato quale sua vicepresidente la senatrice Kamala Harris e l'ex segretario di Stato John Kerry come inviato speciale del Presidente per il clima, preannunciando l'intenzione di far rientrare gli Stati Uniti nell'accordo di Parigi sul clima quale primo atto della nuova amministrazione;
in linea con le sue conclusioni dell'ottobre 2020, il Consiglio europeo tornerà inoltre sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle relazioni con la Turchia;
la situazione nel Mediterraneo orientale è particolarmente complessa e desta non poche preoccupazioni, specialmente per le ripercussioni che potrebbe comportare in termini di stabilità dell'intera regione con la conseguenza di incidere su nuovi flussi migratori verso l'Europa, in particolare verso i Paesi del Mediterraneo;
la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invocato la fine delle provocazioni nel Mediterraneo orientale, chiedendo alla Turchia di dimostrare un atteggiamento responsabile e costruttivo al fine della risoluzione della disputa, pena l'utilizzo di strumenti di vario genere, da parte dell'Unione, compreso l'approccio sanzionatorio;
l'Unione europea si attende dalla Turchia il rispetto del diritto internazionale e riconosce in essa un partner la cui collaborazione è necessaria per la stabilità della regione e per promuovere politiche condivise di impiego delle risorse del Mediterraneo orientale;
il Consiglio europeo terrà inoltre una discussione strategica sulle relazioni dell'UE con il vicinato meridionale e sul processo di sostengo alla trasformazione democratica dell'area;
il 2020, anno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario del Processo di Barcellona, vede una situazione oggettivamente complessa, perché la pandemia ha aperto una nuova stagione di sfide senza precedenti. Il Covid-19 ha accelerato alcune tendenze già in corso nel Vicinato meridionale: dalla crescita economica alle tensioni di conflitti aperti e ancora in corso;
rilevato che:
a margine del Consiglio europeo si terrà un vertice euro nel formato inclusivo;
l'eurogruppo del 30 novembre 2020 ha convenuto di procedere con la riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES), con la firma del trattato rivisto e l'avvio dei procedimenti nazionali di ratifica;
la riforma istituisce un sostegno comune (cosiddetto backstop) al fondo di risoluzione unico (SRF) delle banche sotto forma di una linea di credito del MES, quale garanzia di ultima istanza. I Ministri hanno inoltre convenuto di anticipare l'introduzione di tale sostegno comune entro l'inizio del 2022;
considerato infine che:
all'inizio del suo mandato, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso di convocare una conferenza sul futuro dell'Europa, per dare un rinnovato impulso al processo di integrazione europea e promuovere un ruolo attivo dei cittadini europei nella costruzione del futuro dell'Europa;
la conferenza avrebbe dovuto essere avviata il 9 maggio 2020, ma è stata rimandata a causa dell'emergere della pandemia di Covid-19, prima all'autunno 2020 e poi nell'ambito della Presidenza tedesca del Consiglio dell'UE che termina il 31 dicembre; tuttavia, non si è ancora arrivati a trovare una intesa definitiva attraverso l'accordo interistituzionale di Consiglio, Parlamento e Commissione, che avrebbe dovuto concretizzarsi in una dichiarazione congiunta delle tre istituzioni;
la pandemia, mettendo in evidenza alcune debolezze dell'Unione, ha comunque contribuito, per fornire una risposta unitaria e adeguata dell'UE alla crisi, ad un vero cambio di paradigma, da una logica prevalente di sorveglianza macroeconomica e rigore nelle politiche di spesa pubblica a una maggiore condivisione dei rischi, progetti di investimenti comuni ed emissione di titoli europei; avviare quanto prima la conferenza è dunque particolarmente importante per l'evoluzione futura dell'Unione, per renderla più competitiva, equa e più vicina ai cittadini,
impegna, quindi, il Governo:
relativamente all'emergenza Covid:
- a garantire il rafforzamento della Strategia europea per i vaccini, che permetta lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci con un accesso equo e tempestivo per i cittadini europei, nonché a favorire ogni politica coordinata che fornisca una risposta europea comune alla pandemia, con informazioni obiettive sulla diffusione del virus e sugli sforzi efficaci per contenerlo;
- a sostenere l'utilizzo del pieno potenziale della "Covid-19 vaccine global access facility (COVAX)" per un accesso tempestivo, giusto ed equo ai vaccini in tutti i Paesi e, nel quadro dell'Unione europea, a promuovere nell'OMC una deroga sulla base dell'accordo di Marrakech per i vaccini anti Covid-19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPS sui brevetti e la proprietà intellettuale, con l'obiettivo di garantire una disponibilità gratuita e universale dei vaccini;
- ad esprimere soddisfazione per le azioni coordinate tra Stati membri sul versante della cooperazione nella ricerca medica per i vaccini e la loro distribuzione, volta a garantire un accesso equo e tempestivo per tutti i cittadini europei, evidenziando la disponibilità italiana ad approfondire le modalità del coordinamento sanitario in sede UE attraverso l'esame delle recenti Comunicazioni e delle prossime proposte legislative dalla Commissione;
- a garantire una strategia europea di costante monitoraggio della situazione di emergenza epidemiologica, promuovendo l'utilizzo e l'interoperabilità di strumenti di tracciamento di screening e di misure cautelative anti Covid comuni in ambito UE, al fine di mantenere in equilibrio le esigenze di tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, di assistenza alle persone, con quelle di prosecuzione delle attività produttive e di mobilità delle persone all'interno dello spazio UE, tramite la predisposizione di un piano pandemico europeo omogeneo tra tutti i Paesi membri e l'accelerazione del processo di creazione dell'unione sanitaria europea;
relativamente al tema ambientale e dei cambiamenti climatici:
a sostenere la proposta della Commissione europea di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 1990, obiettivo politico che rimane fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, e per ribadire il ruolo di guida che l'Unione è chiamata a svolgere nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici nonché a sostenere ogni eventuale accelerazione si dovesse adottare in sede europea per il raggiungimento della neutralità climatica;
ad implementare a livello europeo ogni misura che favorisca la transizione da un'economia lineare a un'economia circolare basata su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua e su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti, nel rispetto della gerarchia europea, alla riduzione, al riuso e al recupero di materia ed energia, incentivando, altresì, lo sviluppo di sistemi di produzione eco-efficienti basati sulla bioeconomia e l'eco-design;
a farsi promotore di campagne di sensibilizzazione e informazione per i cittadini europei per avviare programmi di educazione ambientale scolastici e buone pratiche ambientali tra cui la promozione di iniziative per la mobilità sostenibile e la mitigazione dei cambiamenti climatici;
- a richiedere che venga tenuto in debita considerazione quanto fin qui realizzato dagli Stati membri in materia di riduzione delle emissioni, per evitare che vengano penalizzati quegli Stati membri che, come l'Italia, hanno già compiuto rilevanti sforzi per raggiungere con successo gli obiettivi al 2020;
a promuovere, nelle opportune sedi e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni e dei gas climalteranti, tra le cui misure di mitigazioni assumono rilievo strategico la protezione della fertilità del suolo, la riduzione dell'erosione, l'aumento della materia organica, anche attraverso la cattura naturale dell'anidride carbonica, del restauro della biodiversità sia terrestre che marina e degli habitat prioritari della Lista natura 2000 e MAB UNESCO, tra cui le foreste terrestri e marine;
a sostenere la lotta ai cambiamenti climatici, che riveste una particolare rilevanza per il nostro Paese anche in considerazione del manifestarsi di fenomeni meteorologici estremi, sempre più visibili e pervasivi, a fronte dei quali l'Unione europea può e deve svolgere un ruolo guida per politiche di mitigazione e resilienza sempre più necessarie;
a farsi promotore di un sistema di relazioni internazionali dell'Unione e dei singoli Stati membri in cui il tema della lotta ai cambiamenti climatici sia di ispirazione, insieme alla difesa dei principi democratici e di libertà, per i rapporti con gli Stati extra UE, anche in chiave di collaborazione e di sviluppo di nuove opportunità di equità;
- a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di neutralità climatica entro il 2050, mediante misure per la graduale decarbonizzazione del settore energetico, con particolare attenzione alla strategia europea per l'idrogeno rinnovabile presentata dalla commissione europea l'8 luglio ultimo scorso, per il ripristino e la tutela della biodiversità, per il raggiungimento del buono stato ecologico (GSE) del suolo, delle acque interne, del mare e dell'aria, la riconnessione idraulica ed ecologica dei fiumi a difesa e prevenzione dai fenomeni di dissesto idrogeologico, e dell'erosione costiera, anche basate sulle NBS, per la tutela dei monumenti, dei borghi e dei centri storici, in considerazione dell'elevata presenza di siti Unesco nel nostro Paese e della minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per questo patrimonio, per la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell'aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili, e per la promozione dell'economia circolare; obiettivi da perseguire altresì mediante politiche in grado di rilanciare lo sviluppo economico e creare nuovi posti di lavoro, anche tramite un piano nazionale per l'occupazione femminile e giovanile, la definizione di nuovi profili all'interno della pubblica amministrazione da impiegare nelle diverse mansioni collegate alla riqualificazione energetica e alla transizione verde, favorendo al contempo la transizione ecologica, la digitalizzazione e modernizzazione delle PA, con semplificazione nelle procedure degli appalti nel rispetto della trasparenza e tracciabilità, lo sviluppo economico-sociale sostenibile ed una nuova strategia industriale per l'Unione europea;
- ad approvare al più presto il pacchetto negoziale QFP 2021-2027 integrato con lo strumento Next generation EU, superando i veti posti da alcuni Stati membri, al fine di assicurare il rapido e tempestivo avvio dei progetti ed evitare ritardi nell'accesso ai fondi europei straordinari stanziati, che avranno nel complesso un obiettivo di spesa pari almeno al 30 per cento in misure di sostenibilità ambientale e lotta ai cambiamenti climatici e ai loro effetti, incrementando inoltre il sistema delle risorse proprie nell'ambito del programma pluriennale, anche per coprire gli obblighi di rimborso del finanziamento del medesimo strumento per la ripresa, verso la realizzazione di un sistema fiscale europeo;
- a sostenere la necessità di perseguire la costruzione di una società europea più equa e sostenibile, attenta ai temi dell'infanzia e dei giovani, dell'istruzione, della formazione e della ricerca, con un'economia al servizio delle persone, in grado di eliminare i divari di genere in campo sociale ed economico, e capace di realizzare una più compiuta coesione sociale e territoriale all'interno dell'Unione;
relativamente al tema Brexit:
- a confermare il pieno sostegno alla task force della Commissione nel cercare di raggiungere, nel poco tempo rimasto, un accordo rispettoso dei principi fondamentali della posizione UE, in particolare sui temi del commercio e della "governance";
- a ribadire la necessità da parte di Londra di applicare pienamente l'accordo di recesso, in particolare le disposizioni sui diritti acquisiti dei cittadini e il protocollo sull'Irlanda-Irlanda del Nord;
- a lavorare con gli altri 26 Stati membri per un'uscita ordinata del Regno Unito dall'UE e per la conclusione di un accordo di recesso improntato ad un approccio solidale che tuteli l'integrità del mercato interno e i principi di leale concorrenza, nonché la salvaguardia dell'unione doganale in territorio irlandese;
- a rafforzare le attività di preparazione al recesso sia a livello UE che nazionale, incluse possibili misure di emergenza volte a mitigare le conseguenze negative di un eventuale mancato accordo;
relativamente al tema della sicurezza:
- alla vigilia della presentazione del nuovo "piano europeo per la lotta al terrorismo" della Commissione, a sostenere l'azione volta a identificare e colmare le lacune del sistema vigente, potenziando Eurojust, incrementando le strutture di monitoraggio delle carceri e di condivisione europea delle informazioni e il sistema di coordinamento dei programmi di deradicalizzazione;
- a sostenere la proposta della Commissione di rafforzare il mandato dell'Europol per prevenire l'estremismo violento e combattere il terrorismo e la diffusione di contenuti illegali online e a chiedere la rapida adozione della proposta per prevenire la diffusione di contenuti terroristici on line; a promuovere, in questo contesto, la riflessione sulla possibilità di attribuire alla procura europea compiti e prerogative istituzionali di lotta al terrorismo;
per quanto attiene agli scenari di politica estera:
- a sostenere il rafforzamento delle relazioni transatlantiche per rilanciare un sistema multilaterale di rapporti capace di contrastare i cambiamenti climatici, rafforzare la risposta globale al Covid-19, sostenere un commercio internazionale libero ed equo, rilanciare la cooperazione in ambito digitale e tecnologico e promuovere la sicurezza e i valori democratici;
- ad attivarsi per promuovere i valori essenziali e gli interessi dell'Europa nel mondo, nelle relazioni con i Paesi terzi, con particolare attenzione alla salvaguardi dei principi di democrazia e stato di diritto, coerentemente con le priorità strategiche della Commissione von der Leyen (ambiente, gestione delle risorse energetiche, digitalizzazione, sicurezza, educazione, migrazioni) e con il processo di revisione della politica di vicinato meridionale mantenendo la condizionalità del rispetto dei diritti fondamentali quale presupposto per l'accesso alle risorse, sulla scia degli accordi del luglio scorso e dei più recenti accordi bilaterali;
relativamente agli eventi in atto nel Mediterraneo orientale e ai rapporti con la Turchia:
- ad attivarsi per una riduzione delle tensioni in atto, promuovendo una linea europea che combini fermezza verso le azioni unilaterali turche, ma anche dialogo con Ankara per preservare i rilevanti ambiti di collaborazione esistenti e affrontare alla radice il problema delle giurisdizioni marittime, in modo da consentire politiche condivise in materia di utilizzo delle risorse del Mediterraneo orientale proseguendo al contempo con l'allargamento dell'UE nei Paesi balcanici, a partire dal negoziato già in corso con l'Albania;
relativamente alla politica europea di Vicinato del Sud:
- a ribadire l'opportunità di un rilancio delle relazioni col Vicinato meridionale, con un focus specifico sull'influenza nei confronti della Libia e sul nuovo patto per le migrazioni, basato su temi orizzontali di mutuo interesse, come la gestione dei beni comuni mediterranei tra i quali la risorsa mare. Sempre in tema di interessi comuni, definire in modo più puntuale con i Paesi confinanti i piani di gestione dello spazio marittimo nazionale, al fine di coprire tutte le attività e i settori marittimi strategici, nonché le misure di gestione-conservazione;
per quanto concerne l'Eurosummit:
a prendere atto dei cambiamenti negoziali apportati come l'anticipo del "common backstop del fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie" e del nuovo contesto di politiche fiscali europee realizzate a partire dall'accordo UE sul QFP del 21 luglio scorso e negoziato con Commissione e Parlamento europeo; a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla UE che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. Temi che saranno centrali nella conferenza sul futuro dell'Europa con prospettive di cambiamento della architettura istituzionale ed economica della UE;
a finalizzare l'accordo politico raggiunto all'eurogruppo e all'ordine del giorno dell'Eurosummit sulla riforma del trattato del MES;
a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell'EDIS, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso MES, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell'integrazione europea. Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del MES;
ad assumere ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del MES sia assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti;
per quanto concerne la conferenza sul futuro dell'Europa:
- a chiedere, in tutte le opportune sedi a livello europeo, il rapido avvio della conferenza sul futuro dell'Europa, per discutere delle riforme politiche ed istituzionali necessarie a rilanciare e rafforzare il processo di integrazione comunitario, anche alla luce delle misure inedite adottate e degli interventi straordinari messi in campo come risposta all'emergenza Covid-19;
- a favorire, nel concreto svolgimento della conferenza, il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali dell'UE e quello nuovo e reale dei cittadini europei anche in tempo di pandemia, garantendo nella partecipazione l'equilibrio di genere e la complessità sociale del Paese;
- a sostenere l'avvio dei lavori della conferenza sul futuro dell'Europa per il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo ed il passaggio al voto di maggioranza per il superamento del potere di veto;
- ad avviare una riforma del bilancio dell'Unione nel segno dell'attribuzione all'Unione europea di una capacità fiscale autonoma, indipendente dai bilanci nazionali, nonché di una corresponsabilità del Parlamento europeo nella creazione di nuove risorse proprie UE;
- a favorire ogni forma di dialogo che permetta di affrontare il nodo relativo alle nuove competenze dell'Unione, in particolare nei campi in cui la pandemia da Covid-19 ha dimostrato la necessità di prevedere politiche di livello europeo, valutando sulla base delle risultanze della conferenza i successivi passi da intraprendere.
(6-00157) n. 2 (09 dicembre 2020)
V. testo 2
Il Senato della Repubblica,
udita la relazione del Presidente del Consiglio in ordine al Consiglio europeo dell'11 dicembre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo dell'UE, tra gli altri punti all'ordine del giorno, valuteranno gli esiti dell'eurogruppo dello scorso 30 novembre, con il via libera dei Ministri delle finanze alla riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES), ai fini della sua ratifica;
considerato che:
l'Italia ha sottoscritto il 17,7 per cento del capitale del MES, per oltre 125 miliardi, versandone fino a questo momento poco più di 14 e dunque è interessata all'efficienza e alla funzionalità di uno strumento di garanzia dell'equilibrio finanziario dell'eurozona;
la riforma, tra le altre cose, stabilisce un sostegno comune al fondo di risoluzione unico (SRF) sotto forma di una linea di credito del MES, decisiva per rafforzare l'unione bancaria e garantire una rete di sicurezza per la stabilità del sistema del credito, che sarà avviata dall'inizio del 2022, due anni prima di quanto originariamente previsto;
la riforma non incentiva processi di ristrutturazione del debito pubblico, per cui non è previsto alcun automatismo in caso di assistenza finanziaria, ma rende il MES una sorta di polizza assicurativa a fronte di possibili crisi di liquidità e dunque rappresenta un meccanismo di stabilizzazione dei mercati,
impegna il Presidente del Consiglio a esprimere il sostegno dell'Italia alla riforma del MES deliberata dall'eurogruppo, che rende più adeguati gli strumenti messi a disposizione da questa istituzione per l'assistenza finanziaria ai Paesi dell'eurozona, in base a un principio di flessibilità, in ordine alle condizionalità e alle condizioni di accesso, già dimostrata con la linea di credito pandemico, avviata dal giugno 2020.
(6-00157) n. 2 (testo 2) (09 dicembre 2020)
Approvata
Il Senato della Repubblica,
udita la relazione del Presidente del Consiglio in ordine al Consiglio europeo dell'11 dicembre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo dell'UE, tra gli altri punti all'ordine del giorno, valuteranno gli esiti dell'eurogruppo dello scorso 30 novembre, con il via libera dei Ministri delle finanze alla riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES), ai fini della sua ratifica;
considerato che:
l'Italia ha sottoscritto il 17,7 per cento del capitale del MES, per oltre 125 miliardi, versandone fino a questo momento poco più di 14 e dunque è interessata all'efficienza e alla funzionalità di uno strumento di garanzia dell'equilibrio finanziario dell'eurozona;
la riforma, tra le altre cose, stabilisce un sostegno comune al fondo di risoluzione unico (SRF) sotto forma di una linea di credito del MES, decisiva per rafforzare l'unione bancaria e garantire una rete di sicurezza per la stabilità del sistema del credito, che sarà avviata dall'inizio del 2022, due anni prima di quanto originariamente previsto;
la riforma non incentiva processi di ristrutturazione del debito pubblico, per cui non è previsto alcun automatismo in caso di assistenza finanziaria, ma rende il MES una sorta di polizza assicurativa a fronte di possibili crisi di liquidità e dunque rappresenta un meccanismo di stabilizzazione dei mercati,
impegna il Presidente del Consiglio a esprimere il sostegno dell'Italia alla riforma del MES deliberata dall'eurogruppo, che rende più adeguati gli strumenti messi a disposizione da questa istituzione per l'assistenza finanziaria ai Paesi dell'eurozona, con particolare riferimento al common backstop e alle condizioni di accesso agevolato già dimostrate con la linea di credito pandemico, avviata nel giugno 2020.
(6-00158) n. 3 (09 dicembre 2020)
Preclusa
Il Senato della Repubblica,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 10-11 dicembre 2020;
premesso che:
il meccanismo europeo di stabilità (MES) è un ente intergovernativo istituito con un trattato siglato soltanto da 19 stati su 28 Paesi dell'Unione. Si tratta di un organismo nato nel 2012, nel pieno della crisi dei debiti sovrani, in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria, e che più comunemente è stato associato al termine di "fondo salva Stati". Di fatto, il meccanismo europeo di stabilità è pensato per fornire assistenza finanziaria a Stati in difficoltà in cambio del rispetto di una serie di condizioni stringenti per il rispetto dei conti pubblici;
le procedure per la concessione del credito prevedono una prima linea chiamata PCCL (precautionary conditioned credit line) accessibile a tutti i Paesi dell'area euro, la cui situazione economica e finanziaria è fondamentalmente solida. I Paesi devono soddisfare alcuni criteri (il più noto dei quali è quello del rapporto debito-PIL che deve essere entro il 60 per cento) oltre ad impegnarsi nel rispetto del patto di stabilità e della procedura per i disavanzi eccessivi. I Paesi devono avere un debito pubblico sostenibile e l'assenza di problemi di solvibilità bancaria;
la seconda linea di credito è l'ECCL (enhanced conditions credit line); essa è accessibile a tutti i Paesi dell'area euro con una situazione economica e finanziaria in generale solida, senza bisogno però di soddisfare alcuni dei criteri di ammissibilità per l'accesso al PCCL, primo fra questi come abbiamo visto il rapporto debito-PIL sotto al 60 per cento (all'ECCL accedono i Paesi con un rapporto debito-PIL superiore al 60 per cento). Il Paese sarà obbligato ad adottare misure correttive per rientrare nei parametri non rispettati ed evitare eventuali difficoltà future per quanto riguarda l'accesso al finanziamento del mercato;
attualmente i Paesi che hanno un rapporto debito-PIL superiore al 60 per cento sono: Grecia, Italia, Portogallo, Belgio, Cipro, Francia, Spagna, Austria, Slovenia e Irlanda. Tali Paesi saranno obbligati ad adottare misure correttive per rientrare nei paramenti non rispettati ed evitare difficoltà future per quanto riguarda l'accesso al finanziamento del mercato;
l'ipotesi di una ristrutturazione del debito per i Paesi che chiedono di accedere ai programmi di sostegno è stata prevista per evitare che un Paese in difficoltà possa far ricorso all'aiuto del MES senza procedere ad alcun tipo di riforma o intervento strutturale, limitandosi in pratica a incassare il prestito senza tenere sotto controllo i conti pubblici, sapendo che un soggetto terzo provvederà a saldare i creditori;
per ricevere l'aiuto, uno Stato deve accettare un piano di riforme la cui applicazione sarà sottoposta alla vigilanza della "Troika", cioè il comitato costituito da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Il piano delle riforme prevede misure impopolari, come il taglio alla spesa pubblica, e particolarmente alle pensioni, privatizzazioni di enti statali, liberalizzazioni economiche e una maggiore flessibilità delle leggi sul lavoro, allo scopo di tenere sotto controllo i conti pubblici;
considerato che:
la proposta di riforma del MES renderà ancora più stringente la vigilanza dell'Unione europea sull'utilizzo degli eventuali fondi che una nazione dovesse richiedere;
tra le principali modifiche previste si ricordano il "backstop", ovvero la possibilità di utilizzare il MES come fondo per le risoluzioni bancarie (ossia le ristrutturazioni gestite da autorità indipendenti) e le procedure per la ristrutturazione del debito pubblico, ossia una riduzione concordata del valore del prestito fatto allo Stato;
non vi è conformità tra il trattato di riforma del MES, che vincola i salvataggi del settore bancario al rispetto pluriennale dei vincoli di bilancio, e l'articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio dei privati cittadini i quali potrebbero essere oggetto di operazioni di spossessamento dei propri risparmi,
impegna il Governo:
a comunicare in sede di Consiglio europeo la non disponibilità dell'Italia ad accettare la modifica del meccanismo europeo di stabilità;
a comunicare altresì l'intenzione dell'Italia di recedere dalla propria adesione al trattato "MES".
(6-00159) n. 4 (09 dicembre 2020)
Preclusa
Il Senato,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 10 e l'11 dicembre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno un cospicuo numero di argomenti iscritti all'ordine del giorno e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
premesso che:
il Consiglio europeo di dicembre sarà articolato attorno a diverse tematiche poste all'ordine del giorno:
- una riunione del vertice euro (formato inclusivo) in cui i leader dell'UE a 27 saranno chiamati a decidere se procedere alla firma della revisione del Trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES);
- la politica estera e di sicurezza, nello specifico esaminando il futuro delle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, la situazione nel Mediterraneo orientale e i rapporti con la Turchia, e ponendo degli obiettivi per la lotta al terrorismo e all'estremismo violento;
- la situazione relativa al Covid-19, compreso il coordinamento del lavoro sui vaccini e sui test e la graduale revoca delle restrizioni;
- il fattore climatico, con la possibilità di concordare un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni dell'UE per il 2030;
considerato che:
l'Unione europea, dopo una iniziale e incomprensibile incertezza, ha dimostrato di voler mettere in campo coraggiose azioni di solidarietà economica e sociale, comprendendo la gravità dell'emergenza sanitaria che, inevitabilmente, diverrà nel breve periodo emergenza economica; una crisi la cui portata, ad oggi, appare come la più profonda dal dopo guerra;
sul tema MES,
il meccanismo europeo di stabilità (MES - european stability mechanism, ESM) è stato istituito nel 2012 mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato; il MES nasce dunque per offrire maggiori strumenti per la stabilità finanziaria;
la condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a Paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi;
il MES è guidato da un "consiglio dei governatori" composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro. Il consiglio assume all'unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all'approvazione dei protocolli d'intesa con i paesi che la ricevono). Il MES può operare a maggioranza qualificata dell'85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell'area dell'euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l'assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria;
il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi Paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza;
le modifiche oggetto di approvazione sono quelle concordate a esito dell'eurogruppo del 13 giugno 2019, e prevedono una revisione dei criteri di concessione dei prestiti del MES agli Stati in difficoltà, l'impiego del MES come meccanismo di sostegno del fondo di risoluzione unico, e una revisione della governance del fondo; tutte queste modifiche presentano criticità che l'attuale crisi pandemica ha messo in ulteriore evidenza;
quanto ai criteri di concessione dei prestiti agli Stati in difficoltà, la riforma prevede che il MES possa intervenire secondo due modalità. La prima modalità, detta "linea di credito condizionata precauzionale" (PCCL), è accessibile agli Stati che presentino i requisiti definiti dall'allegato 3 del testo riformato, ovvero: non essere in procedura d'infrazione; vantare un deficit inferiore al 3 per cento da almeno due anni; avere un rapporto debito-PIL sotto il 60 per cento (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di almeno 1/20 negli ultimi due anni della parte eccedente il 60 per cento), insieme a una serie di riferimenti meramente qualitativi al quadro generale di sorveglianza macroeconomica;
la seconda modalità, detta "linea di credito a condizionalità rafforzata" (ECCL) invece subordina la concessione del credito all'adozione di un programma di riforma (memorandum of understanding) e prevede la possibilità di una procedura che contempli il cosiddetto private sector involvement, espressamente menzionato nelle premesse del trattato, ovvero una ristrutturazione del debito tramite riduzione del valore nominale o rimodulazione delle scadenze dei nostri titoli di Stato, eventualità che metterebbe a forte rischio la stabilità stessa del nostro sistema economico e finanziario con conseguenze gravissime per i risparmi degli italiani;
a questo riguardo l'articolo 12 del testo riformato prevede che dal 1° gennaio 2022 i titoli di Stato dei Paesi aderenti siano assoggettati a clausole di azione collettiva a votazione singola (single-limb CACs), la cui finalità è appunto quella di agevolare eventuali ristrutturazioni dei debiti pubblici dell'eurozona;
le condizioni stabilite all'allegato 3 del testo comportano che l'Italia potrebbe accedere ai prestiti del MES esclusivamente nella modalità a condizionalità rafforzata;
quanto all'uso del MES come meccanismo di sostegno comune (common backstop) del fondo di risoluzione unico, l'articolo 12 e l'allegato 4 del testo riformato prevedono che ad esso si acceda in ultima istanza, il che implica, fra l'altro, che le risorse del MES possano essere mobilitate solo dopo il bail in dei risparmiatori;
il sostegno al fondo di risoluzione unico avviene sotto forma di linea di credito del MES e che quindi si possono creare nuove linee di credito verso altri Fondi a partire dal MES;
quanto alla governance del MES, la riforma potenzia il ruolo di indirizzo, intervento e controllo del direttore generale del fondo, in particolare per quanto riguarda la definizione dei memorandum, il loro negoziato con gli Stati che facciano richiesta di accesso ai fondi, e la valutazione della capacità del Paese di restituire i prestiti, determinando così un'ulteriore emarginazione della sfera politica dal processo decisionale, continuerà, dunque ad essere uno strumento intergovernativo, non gestito a livello comunitario, né sottoposto al controllo del Parlamento europeo e con il coinvolgimento minimo della Commissione europea, fermo restando che ai sensi del combinato disposto degli articoli 4 e 5 del Trattato il nostro Paese non avrebbe alcun diritto di veto sulla nomina del direttore generale, e che ai sensi dell'articolo 35 il direttore generale gode di completa immunità da qualsiasi giurisdizione;
le decisioni sull'utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati, il che vuol dire che i soldi versati dall'Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Inoltre, il fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento di Strasburgo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile;
dall'inizio dell'emergenza pandemica nel febbraio 2020 hanno avuto luogo undici riunioni dell'eurogruppo, nove riunioni del Consiglio economia e finanza, e dodici riunioni del Consiglio europeo;
nel corso dell'emergenza pandemica il Governo ha sostanzialmente disapplicato la legge n. 234 del 2012 sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa europea. In particolare, il Presidente del Consiglio ha svolto comunicazioni sul Consiglio europeo solo in 2 occasioni e il Ministro dell'economia ha riferito sul Consiglio economia e finanza in un'unica occasione;
la mancanza di occasioni di confronto ha prodotto un sostanziale disallineamento degli indirizzi negoziali del Governo rispetto agli orientamenti del Parlamento, sede della sovranità popolare, e questo in un periodo in cui l'evoluzione della crisi imponeva a livello europeo un ripensamento di tutto l'apparato regolatorio dell'Unione, e in particolare delle regole di austerità, a partire dalla sospensione dei parametri del fiscal compact, con l'attivazione della clausola generale di salvaguardia (general escape clause), comunicata dalla Commissione al Consiglio il 20 marzo 2020 con COM(2020) 123 definitivo;
l'approvazione del testo riformato del trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità porterebbe al risultato paradossale di inserire i parametri caratteristici del fiscal compact in un meccanismo di gestione delle crisi, nel momento stesso in cui i fatti dimostrano che proprio in caso di crisi questi parametri devono essere disapplicati;
in materia di cambiamenti climatici:
l'Unione europea mira al raggiungimento di un livello di tutela elevato, che tenga conto della diversità delle varie realtà dell'Unione, e che si fondi su dati scientifici e tecnici aggiornati, sulle valutazioni dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall'azione o dall'inazione e in considerazione dello sviluppo socio-economico dell'Unione come insieme e come sviluppo equilibrato delle sue singole regioni;
le conclusioni del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre ultimo scorso hanno ribadito che per il raggiungimento dell'obiettivo della neutralità climatica dell'UE al 2050, in linea con l'accordo di Parigi, è necessario che l'UE aumenti le proprie ambizioni per il prossimo decennio e che aggiorni opportunamente il quadro delle politiche dell'energia e del clima; in tale contesto è stata presentata la proposta di un obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030 e le iniziative necessarie per realizzare tale ambizione, da concordare sulla base di un accordo raggiunto collettivamente dall'UE nel modo più efficiente in termini di costi e nel rispetto delle circostanze nazionali e di considerazioni di equità e solidarietà;
gli esiti del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles del luglio 2020 hanno posto come priorità del Quadro finanziario pluriennale di medio periodo la copertura adeguata delle principali sfide europee, come il green deal, la digitalizzazione, la resilienza; l'obiettivo climatico prevede in particolare di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva del bilancio pluriennale 2021-2027 all'azione per il clima, a fronte del 25 per cento proposto dalla Commissione e del 20 per cento dell'attuale bilancio, stabilendo, tuttavia, che sia il bilancio UE sia Next generation EU debbano rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050 e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici 2030 dell'Unione, che dovrebbero essere aggiornati entro la fine dell'anno;
ai fini dell'adesione a tale obiettivo la Commissione europea ha adottato la comunicazione sul green deal europeo, riconoscendo comunque la necessità di predisporre un quadro finanziario adeguato per garantire agli Stati membri il necessario sostegno per la gestione della transizione; il 10 settembre 2020 la Commissione per l'ambiente la sanità pubblica e la sicurezza alimentare dell'europarlamento ha approvato l'obiettivo del 60 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli 1990, come nuovo target intermedio per l'UE, che si presenta ancora più ambizioso e difficile da raggiungere rispetto all'obiettivo del 55 per cento che la Commissione europea propone nella nuova legge per il clima in preparazione; tali ambiziosi obiettivi vanno oltre il 40 per cento indicato quale contributo europeo all'accordo di Parigi e rappresenterebbero un traguardo ulteriore rispetto al mantenimento del riscaldamento globale entro l'1,5°C, come suggerito dai documenti dell'IPCC, ovvero il gruppo intergovernativo internazionale di esperti sui cambiamenti climatici;
nell'ambito delle risorse per la transizione ecologica previste dal green deal europeo, si evidenzia il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei Paesi leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e che sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta. In tal modo il processo di decarbonizzazione verrà effettivamente sostenuto dai fondi europei, mentre, al contrario, il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per un gran numero di aziende coinvolte nel nostro territorio e quindi dell'economia italiana. È quanto mai importante evitare che in un contesto produttivo così globalizzato una rigida regolamentazione europea possa rappresentare una minaccia per le nostre industrie rendendole meno competitive sul settore europeo e mondiale senza alcun reale beneficio in termini ambientali. Limitare o penalizzare la produzione della plastica in Europa non ha alcun beneficio in termini di protezione dell'ambiente e di lotta ai cambiamenti climatici se come conseguenza si verifica un'apertura all'importazione di plastica da Paesi extraeuropei. Oltretutto a seguito dell'emergenza Covid è emersa la grande importanza della plastica quale materiale low-cost, versatile e igienico, con elevatissimi livelli di riciclabilità, e non solo come il grande nemico dell'ambiente; inoltre aprendo al mercato extraeuropeo si rischia anche di non assicurare il rispetto delle necessarie certificazioni sanitarie e ambientali. Al riguardo occorre far pressione per un green deal non solo europeo ma mondiale oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
nell'ambito della relazione programmatica per il 2020 il Governo richiama gli obiettivi della Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 e afferma l'intenzione di voler lavorare per rafforzare i sistemi nazionali di protezione ambientale, promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, aumentare il sostegno agli interventi in materia di economia circolare, di gestione dei rifiuti, della mitigazione dei rischi idrogeologici e la promozione delle politiche di adattamento, prevenzione dei rischi e resilienza alle catastrofi, di recupero dei siti inquinati a fini produttivi, e anche in materia di messa in sicurezza sismica, di energia rinnovabile e di efficientamento energetico, di mobilità sostenibile, di infrastrutture verdi in aree urbane e di tutela della biodiversità;
la maggiore ambizione dell'Unione europea, annunciata nel titolo del Programma della Commissione europea per il 2020, si fonda, quasi esclusivamente, sul green deal europeo, si ritiene che il Governo italiano sia incline più a penalizzare che a incentivare comportamenti virtuosi in questo campo. Citiamo, ad esempio, la plastic tax che penalizza le nostre imprese rischiando di condizionare negativamente anche quelle virtuose e all'avanguardia dal punto di vista ambientale, collocandoli fuori dal mercato europeo e mondiale;
sulle questioni sanitarie legate al Covid-19, il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre scorsi, nel riconoscere la gravità dell'attuale situazione epidemiologica, definendola senza precedenti e fonte di gravissime preoccupazioni, ha riconosciuto i progressi finora raggiunti in materia di coordinamento generale a livello di UE nella lotta contro la Covid-19, ed ha accolto con favore i lavori sullo sviluppo e la distribuzione di vaccini a livello dell'UE, ribadendo la necessità di definire un solido processo di autorizzazione e di monitoraggio, di creare capacità di vaccinazione nell'UE e garantire un accesso ai vaccini equo e a prezzi abbordabili;
l'Italia ha aderito all'iniziativa dell'Unione europea per l'acquisto del più ampio portafoglio possibile di vaccini mediante l'APA - advanced purchase agreement - nell'ambito del quale sono in corso di validazione alcuni candidati vaccini, i primi dei quali potrebbero essere disponibili già a partire dai primi mesi del prossimo anno;
nell'ambito della strategia europea per lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri contro il Covid-19, la Commissione europea ha firmato per conto di tutti i partner europei sei contratti con AstraZeneca, Sanofi-GSK, Janssen Pharmaceutica NY, BioNTech-Pfizer, CureYac e Moderna, attraverso una procedura di appalto centralizzata intesa a garantire a tutti gli Stati membri la qualità, la sicurezza, l'efficacia e un accesso tempestivo ai vaccini in numero sufficiente e a costi contenuti;
gli Stati membri possono acquistare i vaccini direttamente dal produttore alle condizioni stabilite nell'accordo preliminare di acquisto; all'Italia spetta una quota pari al 13,65 per cento di tutti i vaccini già opzionati dall'UE, calcolata sulla base di alcuni criteri, tra cui la popolazione; ciascuno Stato membro sarà chiamato ad elaborare strategie nazionali di vaccinazione, la messa a disposizione, l'uso e la somministrazione del vaccino; la Commissione europea monitorerà l'efficacia delle strategie nazionali di vaccinazione sulla base di un quadro comune di comunicazione e una piattaforma attualmente in fase di sviluppo;
la legge di bilancio 2021, all'articolo 80 dispone, per l'anno 2021, l'istituzione di un fondo per la sanità e i vaccini nello stato di previsione del Ministero della salute, con una dotazione di 400 milioni, finalizzato all'acquisto dei vaccini per contrastare il virus SARS-CoV-2 e dei farmaci specifici per la cura dei pazienti affetti da Covid-19; l'acquisto sarà effettuato per il tramite il Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19;
con riferimento alla sicurezza interna e alle relazioni esterne:
nelle conclusioni del Consiglio europeo sulle relazioni esterne del 1° ottobre 2020, si sottolineano le preoccupazioni per la situazione dei diritti umani in Cina, compresi gli sviluppi a Hong Kong e il trattamento delle persone appartenenti a minoranze, come espresso al vertice UE-Cina di giugno e alla riunione dei leader tenutasi il 14 settembre;
i numerosi arresti di manifestanti, di parlamentari ed esponenti locali filo-democratici delle ultime settimane, evidenzia la pericolosa spirale repressiva che la Cina ha deciso di esercitare su Hong Kong con l'approvazione della legge sulla sicurezza dello scorso giugno, che inizia a mostrare la sua reale portata; i lavori dell'Assemblea legislativa di Hong Kong sono fortemente limitati a causa delle espulsioni dei rappresentanti dell'opposizione e delle conseguenti dimissioni di massa a seguito del prolungamento di un anno della legislatura in corso, deciso arbitrariamente nel mese di settembre;
le conclusioni del Consiglio europeo incoraggiano la Cina ad assumersi maggiori responsabilità nell'affrontare le sfide globali, includendo, inoltre, il sostegno alle risposte multilaterale alla pandemia Covid-19; non si fa però nessun riferimento, nonostante le numerose inchieste giornalistiche, in tema di relazioni UE-Cina, alla tematica di trasparenza nella gestione sull'origine della pandemia, e delle forme di repressione dell'informazione scientifica che hanno messo a tacere i tentativi di medici e giornalisti di informare il mondo dell'epidemia in atto, nei mesi iniziali;
in tema di rapporti con gli Stati Uniti, la pandemia in atto ha accelerato il processo di sfida all'ordine liberale già in atto da alcuni anni: inoltre, con la conclusione del processo della Brexit, la componente "atlantista" interna all'Unione europea rischia di diventare sempre più debole;
è fondamentale ribadire l'importanza strategica dell'alleanza con gli Stati Uniti, che deve dar luce anche a livello europeo a concrete iniziative volte ad innalzare il rapporto politico e commerciale con Washington;
in tema di Mediterraneo orientale, le conclusioni del Consiglio europeo sulle relazioni esterne condannano fermamente le violazioni dei diritti sovrani nei confronti della Repubblica di Cipro e della Grecia;
le recenti tensioni nel bacino del Mediterraneo e, in particolare, la ormai cronica instabilità della Libia acuiscono il tema della regressione dell'influenza europea su questa cruciale area geografica; tale evidente difficoltà permette ad altre potenze regionali e non di occupare settori strategici sia in termini economici che di sicurezza; tra tutte si segnala il recente attivismo della Repubblica di Turchia che rischia di compromettere interessi nazionali ed europei, oltre che impedire una seria opera di blocco dei flussi migratori dalle sponde libiche a quelle italiane;
la stabilità del bacino del Mediterraneo tutto, e in special modo del quadrante orientale, deve essere un obiettivo strategico per l'Unione europea nel conseguimento di una maggiore autonomia energetica e nel rendere sicuro l'intero confine meridionale dell'Unione stessa;
in tema di sicurezza, le ultime settimane hanno visto l'Unione europea vittima di una recrudescenza degli attentati terroristici di matrice jihadista, con gli episodi di Parigi, Dresda, Conflans-Saint-Honorine, Nizza e Vienna;
la perdita della leadership e la fine dell'esperienza territoriale dell'Isis stanno provocando una modifica delle modalità operative delle organizzazioni estremiste, che possono convergere in favore di operazioni a bassa intensità, in grado di colpire obiettivi civili e cosiddetti soft-target;
l'episodio di Nizza, con l'attentatore arrivato in suolo europeo tramite le vie dell'immigrazione illegale nella tratta del Mediterraneo, ribadiscano la necessità di sovrapporre il tema dell'immigrazione clandestina con le tematiche relative alla sicurezza; va fortemente ricordato, infatti, che l'unica garanzia di tenuta del sistema Schengen si basa su un capillare e rigoroso controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea;
si susseguono le segnalazioni di interferenza delle organizzazioni non governative durante le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina o di salvataggio in mare; tali situazioni cagionano, in molti casi, un rallentamento delle operazioni stesse oltre che la necessità di utilizzare, per altro scopo, risorse umane ed economiche per altro già insufficienti alla missione assegnata,
impegna il Governo:
in tema di vertice euro e riforma del MES,
a non firmare a nome dell'Italia i termini dell'accordo sulla ratifica della riforma del MES raggiunti il 30 novembre dall'eurogruppo, proponendo di mettere le risorse del MES nella disponibilità della Commissione europea secondo gli indirizzi del Parlamento europeo per misure di sostegno delle filiere economiche maggiormente colpite dalla crisi da Covid-19 e per finanziare investimenti specifici in ambito sanitario;
ad annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di espungere dal trattato qualsiasi riferimento alle regole di austerità del fiscal compact quale precondizione per l'accesso alle linee di credito del fondo;
ad annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di invertire l'attuale logica di intervento, per cui il Fondo di garanzia unica europea sui depositi interviene solo dopo l'applicazione della completa procedura del bail-in;
ad annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di espungere dal testo del trattato qualsiasi riferimento al coinvolgimento del settore privato (private sector involvement) e a procedure agevolate di ristrutturazione del debito come le clausole di azione collettiva a firma singola (single-limb CACs);
ad annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di cancellare l'immunità assoluta concessa al MES e a suoi dirigenti per renderlo sottoposto quanto meno alla Corte di giustizia dell'UE;
a subordinare qualsiasi tipo di preventivo assenso alla riforma del trattato MES all'accoglimento delle modifiche che eliminino le criticità esposte in premessa;
con riferimento alle questioni ambientali:
ad assumere obiettivi realistici per l'UE basati su valutazioni economiche e ambientali concrete che prescindano dalle ideologie e che tengano debitamente in considerazione le difficoltà in cui versano le imprese italiane ed europee, profondamente compromesse dalla pandemia da Covid-19 e che necessitano ora più che mai di misure e azioni per favorire la loro ripresa, identificando misure premianti ed incentivanti la loro transizione green e la necessaria innovazione tecnologica, in un'ottica di sostenibilità;
ad evitare, in questo momento storico, di assumere impegni europei eccessivamente rigidi e vincolanti in tema di neutralità climatica che vadano oltre a quanto indicato nell'accordo di Parigi e favorire il rafforzamento di una posizione chiara e unitaria dell'Unione europea a favore di una risposta globale e bilanciata ai cambiamenti climatici, in grado di assicurare la tutela di tutte le imprese europee dai competitors di altre potenze mondiali, evitando di sottoporle ad eccessivi sforzi economici e a distorsioni della concorrenza a livello internazionale, nel rispetto degli obiettivi ambientali, sociali ed economici dello sviluppo sostenibile;
a prevedere investimenti mirati della UE, per uno sviluppo che sia sostenibile anche economicamente per gli Stati membri, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende ai fini di una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentono di escludere da vincoli le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;
a promuovere un monitoraggio a livello mondiale sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti, sia da parte degli Stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello globale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;
a porre le fondamenta per un green deal mondiale e non solo europeo al fine di evitare che tutti i nostri sforzi in termini di produttività ma anche di benefici ambientali, vengano vanificati da politiche industriali spregiudicate da parte di altri Paesi extra UE, come ad esempio per gli obiettivi di riduzione della plastica che non devono restare circoscritti ai confini europei ma devono essere realistici e oggetto di un patto a livello internazionale per non penalizzare i produttori italiani e europei, in favore di esportatori cinesi o indiani, con dubbia tutela dell'ambiente e della salute;
a valutare la definizione di un quadro normativo condiviso soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza necessariamente danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi, anche attraverso misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;
ai fini della transizione verso un'economia circolare, a prevedere misure incentivanti per le attività di riciclo e recupero di materia e misure di reale semplificazione a livello normativo per le procedure di attivazione di nuovi impianti di riciclaggio e ulteriori impianti di recupero energetico, specialmente nei territori in cui tale assenza comporta trasferimenti di rifiuti sul territorio europeo in completo disaccordo con il concetto di prossimità e dei principi di efficienza, efficacia ed economicità di gestione e di tutela dell'ambiente, sostenendo in modo concreto le aziende che garantiscono il fine vita del rifiuto e pertanto la «chiusura del cerchio», all'interno di un contesto di economia circolare reale e non solo teorico;
a garantire finanziamenti per contrastare il dissesto idrogeologico attribuendo alle regioni risorse e competenze per l'attuazione di interventi strutturali di prevenzione e di difesa del territorio dai fenomeni alluvionali, drammaticamente aumentati in intensità e frequenza a seguito dei cambiamenti climatici, anche garantendo una semplificazione normativa per una sistematica pulizia dei fiumi e dei torrenti, e prevedere investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti e della rete idrica, anche nelle aree lacustri e lagunari, e per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici;
ad intervenire per contrastare lo spopolamento delle valli e quindi di abbandono di territori fragili quali quelli montani, e garantire le esigenze economiche, sociali e culturali della popolazione locale quale strumento essenziale di tutela e protezione del territorio, sia promuovendo misure a livello europeo per il contenimento degli animali selvatici predatori, che delega alle regioni e alle autorità locali la gestione delle specie, l'adozione dei misure regolamentari e la conservazione dei relativi habitat naturali, sia colmando il divario digitale esistente tra i territori economicamente più sviluppati e la montagna, con la predisposizione di un credibile programma di aiuti europei espressamente dedicato;
a considerare, al pari se non più importante dell'obiettivo dell'emissione zero, obiettivo prioritario per l'istituzione europea il raggiungimento di un continente a povertà e disoccupazione zero attraverso una concreta politica del lavoro realizzata anche sostenendo una reale e duratura transizione energetica e per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo e l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, lo sviluppo del trasporto pubblico, l'incremento delle buone pratiche colturali per il contenimento della CO2, al fine del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
con riferimento alle questioni sanitarie:
a definire un efficace "piano vaccini" per tutta la popolazione, che preveda il pieno coinvolgimento delle Regioni, al fine di individuare tutte le strutture idonee per la custodia, la conservazione e la somministrazione dei vaccini antagonisti al Covid-19, nonché a definire con le medesime modalità distributive il piano nazionale per i test rapidi nella misura di almeno mezzo milione di test al giorno, includendo nel suddetto piano l'utilizzo della sanità militare;
ad esentare il pagamento dell'IVA per l'acquisto e la somministrazione dei vaccini, almeno fino al termine della pandemia, così come per i test Covid-19, i farmaci per le cure del Covid-19 nonché tutti i dispositivi di protezione individuale;
a garantire che a livello europeo come a livello nazionale con il piano vaccini venga garantito il rispetto di tutti i criteri fondamentali di sicurezza, universalità e gratuità del vaccino e che sia garantito il principio di libertà di scelta dei cittadini, anche assicurando l'appropriatezza e l'adeguatezza di tutte le comunicazioni istituzionali sulla promozione della vaccinazione di massa, evitando che passino messaggi impropri o ambigui sull'obbligatorietà della vaccinazione;
pur rispettando i principi di precauzione e la normativa vigente, ad adoperarsi affinché venga garantito il diritto a rientrare in Italia per i nostri concittadini residenti all'estero, e a permettere la libera circolazione delle merci favorendo così le nostre imprese;
in tema di relazioni esterne e sicurezza interna:
a valutare iniziative comuni in sede europea per porre fine alla pericolosa spirale repressiva in corso ad Hong Kong, che rischia di destabilizzare a cascata l'intero quadrane dell'Asia-Pacifico;
a ribadire la necessità di dar via ad un'inchiesta internazionale indipendente che certifichi eventuali mancanze sul piano della trasparenza, e ritardi, nella gestione dell'epidemia Covid-19 in Cina; a porre, inoltre, la massima attenzione sui messaggi propagandistici che mirano a identificare l'Italia e altri Paesi membri dell'UE come epicentro della pandemia da Covid-19;
a sostenere in ambito europeo la necessità di conservare un forte e privilegiato legame con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica rifiutando una posizione neutrale ed intermedia tra Stati Uniti e la Repubblica Popolare cinese; a mettere in atto inoltre ogni iniziativa politica utile per porre il nostro Paese nel ruolo di garante dell'Alleanza atlantica in sede europea;
a perseguire, nel Mediterraneo orientale, iniziative che portino l'Unione europea ad impedire ogni tipologia di azione unilaterale esterna contrarie agli interessi dell'UE, e che violino il diritto internazionale e i diritti sovrani degli Stati membri;
a contrastare in ogni modo possibile il traffico di esseri umani, che non è in grado di garantire nessun futuro dignitoso ai migranti, anche alla luce della grave crisi economica che colpirà l'Italia e l'Unione europea nel breve periodo, e agli episodi connessi alla sicurezza come quello di Nizza, e a porre in cima alle varie riforme in materia di immigrazione e sicurezza il principio del disincentivo alla partenza come priorità per l'approccio a tale materia;
ad adoperarsi affinché i finanziatori diretti ed indiretti delle organizzazioni non governative operanti nel Mar Mediterraneo siano tracciabili e di pubblico accesso;
a impegnarsi affinché le organizzazioni non governative siano obbligate a seguire i protocolli predisposti dall'agenzia europea Frontex e dalle competenti autorità civili e militari operanti nel bacino del Mediterraneo;
a sostenere conseguentemente la creazione nei Paesi di transito e partenza di appositi centri in cui avviare gli immigrati al fine verificare subito l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;
ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario sostenendo una loro implementazione, nonché ad ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri degli immigrati irregolari.
(6-00160) n. 5 (09 dicembre 2020)
Romani, Quagliariello, Berutti.
Preclusa
Il Senato, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
premesso che:
la crisi dovuta all'epidemia da Covid-19 è stata inizialmente una criticità di carattere sanitario che si è rapidamente trasformata, per la veloce diffusione del virus, in crisi economico-sociale, a livello nazionale, europeo ed internazionale, che ha richiesto, continua a richiedere, e richiederà ancora in futuro, perlomeno sino a settembre 2021, misure economiche mirate di sostegno alle imprese e alle persone che lavorano nel privato che non hanno le stesse garanzie di coloro che lavorano nel sistema pubblico. Questa situazione ha messo a dura prova l'Unione economica e monetaria;
in questa situazione, con il ruolo positivo svolto dalla Banca centrale europea, dai programmi SURE (support to mitigate unemployment risks in an emergency - 100 miliardi di euro), NGEU (Next generation EU - 750 miliardi di euro) e dal dispositivo per la ripresa e la resilienza (recovery and resilience facility), parte principale del NGEU - che costituiscono un importante sostegno alla stabilità e alla coesione dell'Unione (l'Italia rappresenta il primo beneficiario delle misure: 27.4 miliardi di euro per SURE di prestiti e circa 209 miliardi di euro per NGEU tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto), si inserisce il meccanismo europeo di stabilità (MES);
come noto il meccanismoè stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012, con l'aggiunta della seguente disposizione all'articolo 136 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE): "Gli Stati membri la cui moneta è l'euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità." L'Italia ha ratificato la modifica con legge 23 luglio 2012, n. 115, recante ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011. Con legge 23 luglio 2012, n. 116, si procedeva alla ratifica ed esecuzione del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES), con allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012. Sebbene non fossero richiamati gli oneri di spesa nell'articolato, secondo la relazione tecnica la partecipazione al capitale versato del MES comportava per l'Italia il pagamento iniziale di cinque rate annuali, ciascuna delle quali quantificabile in circa 2,866 miliardi di euro - mentre gli importi ulteriori, a chiamata, restano al momento solo eventuali. Il medesimo articolo ha altresì disposto che per il versamento di dette rate, a decorrere dal 2012, venissero autorizzate emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, il cui ricavo netto in tutto o in parte avrebbe finanziato la contribuzione italiana al MES;
premesso altresì che:
la finalità del MES è salvaguardare la stabilità finanziaria dell'eurozona intervenendo per fornire un sostegno alla stabilità dei Paesi membri che si trovino in difficoltà finanziarie o siano sottoposti ad attacchi speculativi, sulla base di condizioni rigorose, commisurate allo specifico strumento di sostegno utilizzato, attraverso l'utilizzo dei suoi strumenti, in particolare:
la linea di credito condizionale precauzionale o la linea di credito soggetta a condizioni rafforzate;
l'erogazione di prestiti con l'obiettivo specifico di sottoscrivere titoli rappresentativi del capitale di istituzioni finanziarie dello stesso Paese membro;
la concessione di prestiti non connessi a uno specifico obiettivo;
l'acquisto di titoli di debito degli Stati membri in sede di emissione e sul mercato secondario;
considerato che:
la sola esistenza della possibilità per i Paesi sottoscrittori, tra cui l'Italia, di accedere a tali strumenti costituisce di per sé una funzione di deterrenza rispetto a fenomeni speculativi dei mercati, sulla scorta di quanto accaduto con il famoso "whatever it takes" dell'ex presidente della BCE Mario Draghi, con il quale, nell'estate del 2012, la politica monetaria europea si è dotata di un nuovo strumento di natura non convenzionale, fino ad ora mai utilizzato: le OMT, outright monetary transactions, strumento che a determinate condizioni consente alla BCE di diventare prestatore di ultima istanza per gli Stati membri dell'eurozona sottoscrivendone i titoli anche sul mercato e in misura illimitata. Per l'accesso a tale strumento, però, lo Stato in difficoltà deve rivolgersi preventivamente al MES, il meccanismo europeo di stabilità, concordando un programma economico;
ricordato che:
i diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi Paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza;
la Banca d'Italia ha precisato che:
a) la funzione fondamentale del meccanismo è "concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato";
b) "la condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a Paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi";
c) la riforma attribuisce al MES una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al fondo di risoluzione unico (single resolution fund, SRF) nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie;
d) per quanto riguarda le linee di credito precauzionali la riforma conferma la differenza già esistente nel trattato in vigore tra quella "semplice" (precautionary conditioned credit line, PCCL) e quella "a condizionalità rafforzata" (enhanced conditions credit line, ECCL): la PCCL è riservata ai Paesi che rispettano le prescrizioni del patto di stabilità e crescita, che non presentano squilibri macroeconomici eccessivi e che non hanno problemi di stabilità finanziaria, mentre la ECCL è destinata ai Paesi che non rispettano pienamente i suddetti criteri e ai quali pertanto vengono richieste misure correttive;
e) non è vero che con la riforma l'Italia dovrà versare al MES ulteriori fondi: il capitale del MES rimane invariato; già nel trattato in vigore il versamento di ulteriore capitale entro sette giorni è previsto solo in condizioni di assoluta emergenza, e cioè nel caso in cui il MES dovesse rischiare di trovarsi in default nei confronti dei suoi creditori. In generale, la decisione di richiedere ulteriori versamenti di capitale spetta al consiglio dei governatori e segue le normali procedure di voto. Il consiglio di amministrazione del MES può decidere a maggioranza semplice solo per versamenti volti a ripianare perdite che hanno ridotto il livello del capitale versato. La riforma non interviene su questi aspetti;
f) al fine di garantire efficacia al sistema decisionale del meccanismo, esso opera a maggioranza qualificata dell'85 per cento del capitale (anziché secondo la regola del comune accordo) qualora la Commissione e la Banca centrale europea (BCE) ritengano siano necessarie decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica della zona euro;
g) il meccanismo ha un capitale sottoscritto di euro 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito è di euro 500 miliardi. È prevista la possibilità di integrare la capacità di prestito del MES attraverso la partecipazione del Fondo monetario internazionale (FMI) alle operazioni di assistenza finanziaria, mentre gli Stati membri che non fanno parte della zona euro possono partecipare su una base ad hoc;
ricordato altresì che:
l'idea di procedere ad una revisione del meccanismo si ebbe nel 2017 con la presentazione di un pacchetto di proposte della Commissione europea in materia di completamento dell'Unione economica e monetaria. Nel Consiglio europeo di dicembre 2018, furono definite dai Capi di Stato e di Governo le linee guida della riforma, sulla base delle proposte elaborate dal precedente eurogruppo. Nella riunione del 13 giugno 2019, l'eurogruppo, ha quindi raggiunto un ampio consenso su una bozza di revisioni del trattato. In occasione vertice del 21 giugno i leader europei invitarono l'eurogruppo a continuare i propri lavori. Il 4 dicembre 2019 l'eurogruppo ha raggiunto un accordo di massima. Al successivo vertice del 13 dicembre, i leader europei hanno accolto con favore i progressi compiuti dall'eurogruppo. A gennaio 2020, l'eurogruppo ha avuto uno scambio di opinioni sul programma dei lavori inerenti l'approfondimento dell'Unione economica e monetaria. È stata promossa la prosecuzione dei negoziati al fine di raggiungere un accordo sui punti rimasti in sospeso, ad esempio sul loan facility agreeement tra il meccanismo ed il comitato di risoluzione unico, e infine sul tema dell'introduzione anticipata del backstop comune rispetto alla fine del periodo di transizione nel 2024;
il ministro delle finanze dell'Irlanda e presidente dell'eurogruppo Paschal Donohoe, a seguito della videoconferenza dell'eurogruppo del 30 novembre 2020, ha dichiarato: "il successo delle nostre discussioni con tutti i 27 membri dell'UE e sono molto lieto di annunciare che abbiamo raggiunto un accordo sulla ratifica della riforma del trattato ESM-MES. Il MES è stato creato ed ha svolto un ruolo importante durante l'ultima crisi. Gli aggiustamenti che abbiamo concordato oggi svilupperanno ulteriormente il kit di strumenti del MES. Passeremo ora alla firma del trattato in gennaio e avvieremo le procedure di ratifica a livello nazionale. La riforma del trattato stabilisce anche una rete di sicurezza-sostegno comune (common backstop) al fondo di risoluzione unico (SRF) sotto forma di una linea di credito del MES. Il backstop è l'ultima risorsa. È un'ulteriore rete di sicurezza a nostra disposizione se ne avessimo bisogno. Rafforzerà e integrerà il pilastro di risoluzione dell'unione bancaria e contribuirà a garantire che un fallimento bancario non danneggi l'economia in generale o provochi instabilità finanziaria. Sono quindi lieto di annunciare che oggi abbiamo anche deciso di introdurre il backstop due anni prima del programma originale. Anticiperemo la sua data di operatività all'inizio del 2022. Questa decisione riflette gli importanti progressi compiuti nella riduzione dei rischi nel sistema bancario. Ma questa non è la fine del percorso. Continueremo a promuovere la riduzione del rischio utilizzando quadri credibili esistenti come prove di stress a livello di UE, requisiti normativi rafforzati per istituzioni specifiche e sorveglianza rafforzata per affrontare le questioni strutturali.";
la posizione del presidente dell'eurogruppo, e conseguentemente degli altri componenti, è che dall'inizio della pandemia l'eurogruppo ha mostrato la determinazione ad affrontare le sfide economiche e che l'accordo raggiunto conferma ancora una volta una unità di intenti, un trampolino di lancio cruciale nel rafforzare l'unione bancaria e un importante complemento agli sforzi di sostegno della ripresa economica;
a nome dell'eurogruppo il presidente Donohoe ha precisato:
che la riforma svilupperà ulteriormente il kit di strumenti MES e rafforzerà il ruolo del MES nella progettazione, negoziazione e monitoraggio dei programmi di assistenza finanziaria. Questi cambiamenti rafforzeranno la resilienza e le capacità di risoluzione delle crisi della zona euro;
che si è osservato una sostanziale riduzione dei crediti deteriorati (NPL) nel sistema nonché un continuo accumulo di capacità correlata al MREL (requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili), in linea con i parametri di riferimento identificati nel 2018 per il processo decisionale per l'introduzione di un backstop. Tuttavia permangono alcune vulnerabilità come riflesso nei livelli di NPL e nei deficit MREL rispetto ai benchmark concordati, che dovranno essere affrontati mediante una combinazione di ulteriori sforzi a livello di banca, di Stato membro e di UE. Inoltre, è probabile che la crisi Covid interrompa o rallenti temporaneamente le tendenze favorevoli osservate negli ultimi anni. Ciò sottolinea la necessità di monitorare da vicino gli sviluppi e affrontare eventuali vulnerabilità rimanenti o emergenti, al fine di mantenere la stabilità finanziaria, tutelando al contempo i contribuenti, in linea con gli obiettivi fondamentali dell'unione bancaria. Affrontare gli NPL e migliorare la possibilità di risoluzione rimarrà quindi una priorità;
l'importanza di garantire che le banche abbiano una capacità interna sufficiente per assorbire le perdite e che possano essere risolte. Per l'assorbimento delle perdite, l'uso del fondo di risoluzione unico, e quindi del backstop a tal fine, sarà subordinato al contributo minimo da parte di azionisti e creditori dell'8 per cento del TLOF (passività totali e fondi propri) escluse le perdite storiche in conformità con l'attuale quadro giuridico;
che il settore bancario europeo oggi è molto più forte e resiliente rispetto a dieci anni fa. Durante la crisi pandemica ha saputo mantenere i finanziamenti all'economia, salvaguardando così i posti di lavoro e preservando i presupposti economici per una rapida ripresa. Ciò è stato reso possibile dal lavoro sull'unione bancaria dal 2012. Le decisioni prese oggi sono un altro passo cruciale in questo senso. Con la riforma del trattato MES e l'introduzione di un sostegno comune rafforziamo la rete di sicurezza creata per i cittadini europei;
che l'eurogruppo è impegnato a continuare a lavorare al completamento dell'unione bancaria e a sviluppare ulteriormente l'unione economica e monetaria;
nel corso della sua audizione del 30 novembre 2020 alle Commissioni riunite finanze e politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, il ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha spiegato ai parlamentari la riforma del meccanismo, la decisione sull'introduzione anticipata del dispositivo di sostegno al fondo di risoluzione unico; l'accordo sulla valutazione della riduzione dei rischi nell'unione bancaria, precisando che "il raggiungimento di un accordo su questi ultimi due punti è di importanza strategica per il rafforzamento dell'unione bancaria e per assicurare un'ulteriore rete di sicurezza per la stabilità del sistema finanziario";
il Ministro ha ricordato che:
l'introduzione anticipata del backstop comune al fondo di risoluzione unico (FRU) a partire dal 2022, e non dal 2024, avverrebbe nel contesto di una valutazione complessivamente positiva dello stato di salute del sistema bancario europeo, e di quello italiano: "Questa decisione costituisce un'opportunità senz'altro da cogliere adesso, valorizzando una valutazione positiva dei progressi compiuti dalle nostre banche che porterebbe ad escludere ogni possibilità di ulteriori misure "restrittive" o comunque penalizzanti per le nostre banche. Anzi sarà importante che questa valutazione dei rischi, che oggi si punta a discutere e ad approvare, riguardi tutte le possibili vulnerabilità delle banche, inclusi gli attivi "opachi" presenti nei bilanci di alcune di esse, i cosiddetti level 2 e level 3 assets come peraltro richiesto dal Parlamento: un punto che noi chiederemo sia esplicitamente menzionato nelle conclusioni dell'eurogruppo";
per la parte relativa al common backstop, nel corso del negoziato, anche in virtù delle posizioni sostenute dall'Italia, sono state apportate talune revisioni in senso migliorativo rispetto alla bozza inizialmente presentata o è stata evitata l'introduzione di clausole penalizzanti per l'operatività del meccanismo. Per esempio, l'intervento del MES richiede solo il rispetto dei criteri recati in allegato al trattato e non sono state accolte le richieste di prevedere un regime di condizionalità macroeconomica a carico dello Stato membro della banca avviata alla risoluzione;
la firma del nuovo trattato MES e, contestualmente, dell'accordo intergovernativo per l'introduzione anticipata del common backstop il prossimo 27 gennaio non investe in alcun modo l'utilizzo del MES: "La riforma del MES è infatti cosa distinta dalla scelta se utilizzare o meno il MES sanitario da parte dell'Italia. Su tale questione, come è noto, esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza. Come il Governo ha sempre detto, ogni decisione, a questo riguardo, dovrà essere condivisa dall'intera maggioranza e approvata dal Parlamento";
la ripartizione dei ruoli tra Commissione ed il MES è già stata concordata e accettata dalle due istituzioni. In più punti dell'accordo di modifica è specificato e confermato che, nell'interazione tra le due istituzioni, solo alla Commissione spetta il ruolo di assicurare la coerenza con il quadro normativo europeo e, in particolare, con il quadro relativo al coordinamento delle politiche economiche;
il MES deve sempre rispettare i poteri conferiti dal diritto dell'Unione europea alle istituzioni e agli organi dell'Unione. Quindi non potrà esservi sovrapposizione di ruoli tra le due istituzioni. Prevalgono sempre gli organismi dell'Unione, la legge dell'Unione e quindi il metodo comunitario. Tale previsione, di fatto, formalizza una divisione di ruoli ed una cooperazione tra le due istituzioni già esistente, e non costituisce una revisione dell'equilibrio nei rapporti tra le stesse già instaurati. Al MES non sono stati assegnati compiti di sorveglianza fiscale ai sensi del Patto di stabilità e crescita;
per quanto concerne la valutazione della sostenibilità del debito (debt sustainability analysis - DSA) e l'analisi della repayment capacity (RCA) è stato confermato il principio per cui tale esercizio sarà condotto su base trasparente e prevedibile, consentendo un sufficiente margine di giudizio. Il MES contribuirà, nell'ambito dell'analisi di sostenibilità, alla sola analisi della capacità di rimborso, dal punto di vista del prestatore, ma la Commissione preserva il ruolo guida. La valutazione, infatti, sarà condotta dalla Commissione in collaborazione con il MES, nel rispetto del trattato, del diritto dell'Unione europea e degli accordi di cooperazione tra le due istituzioni. Qualora la collaborazione non conduca a una visione comune, sarà la Commissione a effettuare la valutazione complessiva della sostenibilità del debito pubblico, mentre il MES valuterà la capacità di rimborso del Paese beneficiario;
il MES potrà assumere il ruolo di facilitatore del dialogo fra lo Stato e gli investitori ma tale ruolo dovrà avere natura informale, non vincolante, su base confidenziale e essere attivabile, anche questo è molto importante, solo su richiesta dello Stato membro;
sul MES, e più in generale sull'UEM, la linea seguita dal Governo durante il negoziato è stata coerente con le indicazioni fornite dal Parlamento e, in particolare, con la risoluzione di maggioranza approvata lo scorso dicembre 2019: "Promuovere, nell'interesse dell'Italia e degli altri Stati membri, riforme concrete da realizzare nel quadro dell'azione europea per il clima che garantiscano una crescita economica sostenibile e socialmente inclusiva", il cosiddetto green new deal; "Iscrivere le riforme dell'unione economica e monetaria in una più generale revisione della governance economica europea e dei suoi obiettivi, che miri alla crescita sostenibile ed inclusiva dell'area euro e che sostenga l'economia, consentendo livelli adeguati di investimenti e di spesa sociale", e abbiamo avuto Ngeu nel frattempo; "Mantenere la logica di pacchetto (MES, BICC, unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l'equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell'unione economica e monetaria". BICC era un regolamento molto poco ambizioso e che ora al suo posto ha i regolamenti molto più significativi che riguardano Ngeu e RRF, con l'emissione di Eurobond. Che, come tutti ricorderete, al tempo di questa risoluzione non erano considerati come realistici da essere introdotti nel corso della legislatura europea, figuriamoci nel corso di pochi mesi. "In particolare - recita la risoluzione del Parlamento - escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato", questo è stato conseguito su indicazione del Parlamento attraverso questa clausola di piena condivisione che ci ha consentito di togliere dal tavolo questo aspetto; "Inoltre, proporre nelle prossime tappe l'introduzione dello schema di assicurazione comune dei depositi", che l'Italia infatti sta proponendo, "di un titolo obbligazionario europeo sicuro, ad esempio eurobond", e questo non solo l'abbiamo proposto ma anche ottenuto, e "di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3": questo è un mio impegno che sia anche nella decisione di oggi dell'eurogruppo;"Assicurare la coerenza della posizione del Governo con gli indirizzi definiti dalle Camere, e il pieno coinvolgimento del Parlamento";
valutato che:
la riforma introduce e anticipa l'attivazione di un nuovo strumento di intervento del MES, il cosiddetto backstop, che consente una maggiore protezione del sistema bancario agli attacchi speculativi;
nella UE è in corso un cambio di paradigma nella definizione della politica economica che ha portato all'elaborazione del NGEu; in tale quadro pur rimanendo la condizionalità il principio fondante del MES e di tutti i suoi strumenti di intervento, la pandemic crisis support, una linea di credito istituita nell'ambito delle ECCL, è stata istituita con l'unica condizionalità dell'utilizzo per spese legate agli impatti diretti e indiretti della crisi sanitaria; alla luce di ciò, i prerequisiti fissati per l'accesso alla procedura semplificata per le PCCL rischiano di essere eccessivamente restrittive in un quadro macroeconomico post pandemia; inoltre, l'introduzione di uno specifico passaggio delle procedure di accesso ad entrambe le linee di credito di una verifica della sostenibilità del debito del Paese che chiede aiuto al MES potrebbe consentire l'interpretazione secondo cui la ristrutturazione del debito diventi una precondizione, pressoché automatica, per ottenere i finanziamenti;
la riforma in itinere rischia di spostare eccessivamente l'asse del potere economico nell'eurozona dalla Commissione europea al MES, attribuendo compiti e ruoli innovativi all'Istituto ed in particolare al suo Direttore Generale, per la cui nomina è disposto il voto a maggioranza qualificata dell'80 per cento del capitale, escludendo dunque all'Italia l'eventuale possibilità di parere vincolante,
impegna il Presidente del Consiglio dei ministri a portare avanti il processo di riforma del meccanismo europeo di stabilità vincolandolo all'introduzione di modifiche all'attuale testo che vadano nel senso di un chiarimento dei punti precedenti, in particolare:
la valutazione dei prerequisiti per l'accesso ad entrambe le linee di credito sia frutto di una considerazione generale della situazione macroeconomica del Paese richiedente, in cui il giudizio della Commissione europea sia predominante perché elaborato nell'ambito della complessiva politica economica europea; si escluda chiaramente ogni meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti sovrani; si escluda altresì l'affidamento al MES di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri che rappresenterebbero una duplicazione delle competenze già in capo alla Commissione europea;
la definizione di un ruolo rafforzato del direttore generale del MES, pur riportando l'asse del potere economico dell'eurozona in capo alla Commissione europea, obbliga a prevedere per la sua nomina una maggioranza pari a quella prevista per la definizione degli interventi di emergenza, cioè dell'85 per cento del capitale.
(6-00161) n. 6 (09 dicembre 2020)
Binetti, Saccone, De Poli, De Bonis.
Preclusa
Il Senato,
considerato che:
- la crisi dovuta all'epidemia da Covid-19 ha determinato una crisi strutturale, a livello nazionale, europeo ed internazionale, che ha richiesto e continua a richiedere misure economiche mirate di sostegno alla sanità pubblica, nonché alle imprese e alle persone che hanno subito gli effetti della crisi;
- la pandemia, mettendo in evidenza alcune debolezze dell'Unione, ha comunque contribuito, per fornire una risposta unitaria e adeguata dell'UE alla crisi, ad un vero cambio di paradigma, da una logica prevalente di sorveglianza macroeconomica e rigore nelle politiche di spesa pubblica a una maggiore condivisione dei rischi, progetti di investimenti comuni ed emissione di titoli europei;
- la Banca centrale europea ha svolto un ruolo centrale nella elaborazione di piani per fronteggiare la crisi, tra cui SURE (support to mitigate unemployment risks in an emergency -100 miliardi di euro), NGEU (Next generation EU - 750 miliardi di euro), la struttura per la ripresa e la resilienza (recovery and resilience facility), parte di NGEU, i quali costituiscono un importante sostegno alla stabilità e alla coesione dell'Unione e di cui l'Italia rappresenta il primo beneficiario delle misure: 27,4 miliardi di euro per SURE di prestiti e circa 209 miliardi di euro per NGEU tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto;
- il meccanismo europeo di stabilità (MES) veniva istituito precedentemente, nel 2012, mediante un trattato intergovernativo al di fuori del quadro giuridico della UE, con l'aggiunta della seguente disposizione all'articolo 136 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che prevede l'istituzione di un sistema di assistenza finanziaria per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme, «soggetta a una rigorosa condizionalità»;
- l'eurogruppo del 30 novembre 2020 ha convenuto di procedere con la riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES), con la firma del trattato rivisto e l'avvio dei procedimenti nazionali di ratifica;
- la riforma definisce un sostegno comune (cosiddetto backstop) al fondo di risoluzione unico (SRF) delle banche sotto forma di una linea di credito del MES, quale garanzia di ultima istanza. I ministri hanno inoltre convenuto di anticipare l'introduzione di tale sostegno comune entro l'inizio del 2022;
- in seguito al backstop, la Banca d'Italia ha chiarito che «la condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a Paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi»;
- era già presente nel trattato in vigore una condizionalità "semplice" (precautionary conditioned credit line, PCCL), riservata ai Paesi che rispettano le prescrizioni del Patto di stabilità e crescita, che non presentano squilibri macroeconomici eccessivi e che non hanno problemi di stabilità finanziaria;
il Ministro ha ricordato che:
- l'introduzione anticipata del backstop comune al fondo di risoluzione unico (FRU) a partire dal 2022, e non dal 2024, avverrebbe nel contesto di una valutazione complessivamente positiva dello stato di salute del sistema bancario europeo, e di quello italiano, affermando che: «una valutazione positiva dei progressi compiuti dalle nostre banche porterebbe ad escludere ogni possibilità di ulteriori misure "restrittive" o comunque penalizzanti per le nostre banche»;
- per la parte relativa al common backstop, nel corso del negoziato, anche in virtù delle posizioni sostenute dall'Italia, sono state apportate talune revisioni in senso migliorativo e, ad esempio, l'intervento del MES richiede ora solo il rispetto dei criteri recati in allegato al trattato e non sono state accolte le richieste di prevedere un regime di condizionalità macroeconomica a carico dello Stato membro della banca avviata alla risoluzione;
- la firma del nuovo trattato MES e, contestualmente, dell'accordo intergovernativo per l'introduzione anticipata del common backstop il prossimo 27 gennaio non inve in alcun modo l'utilizzo del MES: «La riforma del MES è infatti cosa distinta dalla scelta se utilizzare o meno il MES sanitario da parte dell'Italia. Su tale questione, come è noto, esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza. Come il Governo ha sempre detto, ogni decisione a questo riguardo dovrà essere condivisa dall'intera maggioranza e approvata dal Parlamento»;
- la ripartizione dei ruoli tra Commissione ed il MES è già stata concordata e accettata dalle due istituzioni. In più punti dell'accordo di modifica è specificato e confermato che, nell'interazione tra le due istituzioni, solo alla Commissione spetta il ruolo di assicurare la coerenza con il quadro normativo europeo e, in particolare, con il quadro relativo al coordinamento delle politiche economiche;
- il MES deve sempre rispettare i poteri conferiti dal diritto dell'Unione europea alle istituzioni e agli organi dell'Unione. Quindi, non potrà esservi sovrapposizione di ruoli tra le due istituzioni. Prevalgono sempre gli organismi dell'Unione, la legge dell'Unione e quindi il metodo comunitario. Tale previsione, di fatto, formalizza una divisione di ruoli ed una cooperazione tra le due istituzioni già esistente, e non costituisce una revisione dell'equilibrio nei rapporti tra le stesse già instaurati. Al MES non sono stati assegnati compiti di sorveglianza fiscale ai sensi del Patto di stabilità e crescita;
- per quanto concerne la valutazione della sostenibilità del debito (debt sustainability analysis - DSA) e l'analisi della repayment capacity (RCA) è stato confermato il principio per cui tale esercizio sarà condotto su base trasparente e prevedibile, consentendo un sufficiente margine di giudizio;
- l'Italia ha proposto e ottenuto l'istituzione «di un titolo obbligazionario europeo sicuro, ad esempio eurobond»;
- vi è comunque la necessità di «iscrivere le riforme dell'Unione economica e monetaria in una più generale revisione della governance economica europea e dei suoi obiettivi, che miri alla crescita sostenibile ed inclusiva dell'area euro e che sostenga l'economia, consentendo livelli adeguati di investimenti e di spesa sociale»;
ritenuto, dunque, che:
- nella UE è in corso un cambio di paradigma nella definizione della politica economica che ha portato all'elaborazione del NGEU, del concetto di eurobond, dell'EDIS, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e degli altri piani di rafforzamento delle politiche comuni;
- in questo quadro, tuttavia, la condizionalità resta il principio fondante del MES e di tutti i suoi strumenti di intervento e, di conseguenza, i prerequisiti fissati per l'accesso alla procedura semplificata per le PCCL rischiano di essere eccessivamente restrittivi in un quadro macroeconomico post pandemia; inoltre, l'introduzione in uno specifico passaggio delle procedure di accesso alle linee di credito di una verifica della sostenibilità del debito del Paese che chiede aiuto al MES, potrebbe consentire l'interpretazione secondo cui la ristrutturazione del debito diventi una precondizione, pressoché automatica, per ottenere i finanziamenti;
- la riforma in itinere rischia di spostare eccessivamente l'asse del potere economico nell'eurozona dalla Commissione europea al MES, attribuendo compiti e ruoli innovativi all'istituto ed in particolare al suo direttore generale, per la cui nomina è disposto il voto a maggioranza qualificata dell'80 per cento del capitale, escludendo dunque all'Italia l'eventuale possibilità di parere vincolante,
impegna il Presidente del Consiglio dei ministri a:
- portare avanti il processo di riforma del meccanismo europeo di stabilità vincolandolo all'introduzione di modifiche all'attuale testo che vadano nel senso di un chiarimento dei punti precedenti, in particolare: la valutazione dei prerequisiti per l'accesso alle linee di credito sia frutto di una considerazione generale della situazione macroeconomica del Paese richiedente, in cui il giudizio della Commissione europea sia predominante perché elaborato nell'ambito della complessiva politica economica europea; si escluda chiaramente ogni meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti sovrani; si escluda altresì l'affidamento al MES di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri, che rappresenterebbe una duplicazione delle competenze già in capo alla Commissione europea;
- approvare lo strumento Next Generation EU e gli altri piani predisposti dall'Unione, preservando la finalità di assicurare il rapido e tempestivo avvio dei progetti di ricostruzione e sviluppo, valutando l'esclusione del ricorso a task force esterne in vista della gestione delle risorse europee del recovery fund e valorizzando nel processo le risorse e le alte professionalità competenti già presenti nella pubblica amministrazione, con l'obiettivo di evitare ritardi nell'accesso ai fondi europei straordinari stanziati e di incrementare, inoltre, il sistema delle risorse proprie nell'ambito del programma pluriennale 2021-2027, anche per coprire gli obblighi di rimborso del finanziamento del medesimo strumento per la ripresa, verso la realizzazione di un sistema fiscale europeo;
- sostenere la realizzazione dell'EDIS, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso MES, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell'integrazione europea; si riconducano progressivamente alle istituzioni democratiche dell'Unione, anche attraverso una nuova modifica del trattato, i nuovi meccanismi di politiche comuni e le decisioni sul MES che tante conseguenze possono avere sulla vita e sul benessere dei popoli dell'Unione;
- a prevedere, nelle more, una maggioranza pari a quella prevista per la definizione degli interventi di emergenza, cioè dell'85 per cento del capitale, per la nomina del direttore generale del MES.
(6-00162) n. 7 (09 dicembre 2020)
Paragone, Giarrusso, Martelli, Pacifico.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri relativamente al Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020,
premesso che:
i leader dell'Unione europea terranno una riunione a Bruxelles per discutere di un ulteriore coordinamento in materia di Covid-19, cambiamenti climatici, sicurezza e relazioni esterne e l'11 dicembre si riuniranno per il vertice euro;
in questa occasione sarà discussa e approvata in seno al Consiglio europeo la riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES) che peggiorerà ulteriormente uno strumento che solo un mese fa il prestigioso Jacques Delors centre aveva definito ormai «irrilevante» e «politicamente impraticabile» e che, persino il presidente del Parlamento europeo ed esponente del PD, David Sassoli, aveva bocciato come «ormai anacronistico»;
l'aspetto più problematico della riforma riguarderebbe l'ulteriore stretta sulle condizioni per accedere ai finanziamenti del MES: gli Stati per i quali venisse meno la garanzia incondizionata della BCE non avrebbero altra scelta che ricorrervi alle condizioni dettate dallo stesso istituto. La riforma renderebbe infatti più difficile, per quegli Stati che dovessero perdere la capacità di finanziarsi (a tassi accettabili) sui mercati e che non rispettino i criteri di deficit e di debito di Maastricht, come l'Italia, accedere alla linea di credito precauzionale del MES, che non prevede condizionalità. Questi Paesi sarebbero costretti ad attivare una linea di credito rafforzata che prevede, diversamente dalla linea di credito precauzionale, l'obbligo della firma di un memorandum d'intesa, cioè un programma dettagliato di aggiustamento strutturale: austerità e riforme;
il nuovo MES esacerberebbe la distinzione a monte tra Paesi cosiddetti buoni e cattivi, proprio in base a quei parametri (patto di stabilità e fiscal compact) che oggi sono temporaneamente sospesi a causa della pandemia ma di cui evidentemente, come rivela la riforma in oggetto, se ne prevede la reintroduzione, addirittura in forma potenziata. A tal fine il MES sarebbe tenuto ad effettuare un monitoraggio sistematico e continuo della situazione macroeconomica e finanziaria degli Stati. La riforma prevede che, anche in caso di una linea di credito rafforzata, il meccanismo potrebbe intervenire solo a favore di Stati il cui debito fosse giudicato sostenibile, arrivandone a prevedere, nel caso di valutazione negativa, una vera e propria ristrutturazione preventiva che, pur non essendo automatica, diverrebbe di fatto una precondizione per accedere al prestito. A tal fine è prevista anche l'introduzione di nuove regole tra cui: l'obbligo per tutti gli Stati membri, a partire dal 2022, di emettere titoli di Stato con una nuova clausola di azione collettiva (collective action clause - CAC) a voto unico (single-limb), che renderà più facile la ristrutturazione del debito pubblico qualora esso dovesse essere giudicato non sostenibile dal MES (in un'analisi congiunta con la Commissione europea);
considerato che:
quest'ultimo aspetto è particolarmente problematico per Paesi ad alto debito pubblico come l'Italia, poiché rischierebbe di incentivare gli investitori a sbarazzarsi dei titoli italiani per paura di una ristrutturazione futura, conducendo lo Stato emittente a perdere l'accesso ai mercati, con la conseguente entrata in scena dei prestiti del MES, condizionati ad un programma di aggiustamento macroeconomico o, appunto, a una ristrutturazione del debito: di fatto uno strumento che causerebbe la malattia che si propone di curare. Non a caso il noto giornalista Wolfgang Münchau ritiene che il significato del MES "riformato" sia precisamente «quello di preparare il terreno per la ristrutturazione del debito italiano, senza affermarlo esplicitamente»,
impegna il Governo a non approvare la riforma del meccanismo europeo di stabilità, definito nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle vero e proprio "ricatto dei mercati e della finanza internazionale" ai danni della sovranità costituzionale degli Stati, e qualsiasi altro meccanismo che condizioni l'assistenza finanziaria agli Stati a inaccettabili ingerenze esterne, affinché la Banca centrale europea, o in sua assenza la Banca d'Italia, assuma un ruolo di market maker illimitato e senza condizionalità .