Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 009 del 05/06/2018

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 12,02).

Si dia lettura del processo verbale.

CARBONE, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 30 maggio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Governo, accettazione delle dimissioni del Governo Gentiloni Silveri e composizione del Governo Conte

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato la seguente lettera:

«Onorevole Presidente,

La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data 31 maggio 2018, ha accettato le dimissioni rassegnate il 24 marzo 2018 dal Gabinetto presieduto dall'onorevole dottor Paolo GENTILONI SILVERI, nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai Sottosegretari di Stato.

Avendo accettato l'incarico di formare il Governo conferitomi in data 31 maggio 2018, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto in data 31 maggio 2018, Presidente del Consiglio dei ministri.

Con ulteriore decreto in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato Ministri senza portafoglio l'onorevole dottor Riccardo FRACCARO, la senatrice avvocato Giulia BONGIORNO, la senatrice avvocato Erika STEFANI, la senatrice Barbara LEZZI, l'onorevole dottor Lorenzo FONTANA, il professor Paolo SAVONA.

Sono stati altresì nominati Ministri:

- degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il professore avvocato Enzo MOAVERO MILANESI;

- dell'interno, il senatore Matteo SALVINI;

- della giustizia, l'onorevole avvocato Alfonso BONAFEDE;

- della difesa, la dottoressa Elisabetta TRENTA;

- dell'economia e delle finanze, il professor Giovanni TRIA;

- dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, l'onorevole Luigi DI MAIO;

- delle politiche agricole alimentari e forestali, il senatore Gian Marco CENTINAIO;

- dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il generale Sergio COSTA;

- delle infrastrutture e dei trasporti, il senatore dottor Danilo TONINELLI;

- dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il dottor Marco BUSSETTI;

- dei beni e delle attività culturali e del turismo, il dottor Alberto BONISOLI;

- della salute, l'onorevole dottoressa Giulia GRILLO.

Inoltre, il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data 1° giugno 2018, adottati su mia proposta e sentito il Consiglio dei ministri, ha attribuito al Ministro dell'interno senatore Matteo SALVINI e al Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali onorevole Luigi DI MAIO le funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei ministri e ha nominato l'onorevole dottor Giancarlo GIORGETTI Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.

Infine, con mio decreto in pari data, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito ai Ministri senza portafoglio, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, i seguenti incarichi:

all'onorevole dottor Riccardo FRACCARO i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta;

alla senatrice avvocato Giulia BONGIORNO la pubblica amministrazione;

alla senatrice avvocato Erika STEFANI gli affari regionali e le autonomie;

alla senatrice Barbara LEZZI il Sud;

all'onorevole dottor Lorenzo FONTANA la famiglia e le disabilità;

al professor Paolo SAVONA gli affari europei.

F.to Giuseppe Conte».

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri, ha definito l'organizzazione del dibattito sulla fiducia al Governo.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, la seduta verrà sospesa per consentire la consegna del testo delle dichiarazioni programmatiche alla Camera dei deputati.

Alle ore 14,30 avrà inizio la discussione, per la quale sono state ripartite tre ore tra i Gruppi.

La replica del Presidente del Consiglio dei ministri e le dichiarazioni finali di voto si svolgeranno a partire dalle ore 17,30.

Seguirà quindi l'appello nominale per il voto di fiducia, orientativamente alle ore 19,15.

Per le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, la replica e le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei Gruppi è prevista la trasmissione diretta televisiva.

Calendario dei lavori dell'Assemblea

Martedì

5

giugno

h. 12

- Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e conseguente dibattito

Ripartizione dei tempi per la discussione sulla fiducia al Governo

Gruppi 3 ore, di cui:

M5S

36'

FI-BP

33'

L-SP

24'

PD

31'

FdI

20'

Misto

18'

Aut (SVP-PATT, UV)

16'

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e conseguente discussione (ore 12,10)

Approvazione della mozione di fiducia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e conseguente discussione».

Avverto che è in corso la trasmissione diretta televisiva con la RAI.

Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, professor Conte.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, desidero innanzitutto rivolgere un saluto al Presidente della Repubblica, che rappresenta l'unità nazionale e che ha accompagnato le prime non facili fasi di formazione di questo Governo.

Entrando per la prima volta in quest'Aula e nel parlarvi oggi, avverto pesante la responsabilità per ciò che questo luogo rappresenta. Esso conserva la memoria di molti e significativi passaggi della nostra storia istituzionale. Ma la maniera migliore che abbiamo oggi per onorare questa nobile tradizione è offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. La crescente disaffezione verso le istituzioni, la progressiva perdita di prestigio di chi ha l'onore di ricoprire cariche al loro interno devono spingere tutti noi a un supplemento di responsabilità, che passa necessariamente attraverso una maggiore apertura nei confronti delle istanze reali che vengono da chi vive fuori da questi Palazzi. Il ruolo e l'autorevolezza di Governo e Parlamento non possono basarsi esclusivamente sugli altissimi compiti che ad essi assegna la nostra Carta fondamentale. Vanno conquistati giorno dopo giorno, operando con disciplina e onore, mettendo da parte le convenienze personali e dimostrando di meritare tali gravose responsabilità.

Con questo spirito e questa consapevolezza oggi ci presentiamo a voi per chiedere la fiducia, a favore non solo di una squadra di Governo, ma anche di un progetto: un progetto per il cambiamento dell'Italia; un progetto che è stato formalizzato sotto forma di contratto dalle due forze politiche che formano la maggioranza parlamentare; composto a partire dai programmi elettorali presentati alle elezioni e votati dalla maggioranza degli italiani, nonché ulteriormente legittimato dalle votazioni a cui le due forze politiche hanno chiamato i rispettivi iscritti e sostenitori.

Il programma di Governo, i cui contenuti anche chi vi parla ha condiviso, sia pure in forma discreta, sin dalla fase della sua elaborazione, è quindi forte di una duplice legittimazione, formale e sostanziale. Gli obiettivi che la squadra di Governo si ripromette di raggiungere sono affidati alla pagina scritta, perché le forze politiche che compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo trasparente, vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e tutte le misure necessarie a perseguirli. Solo una volta messi a punto i contenuti del contratto, entrambe le forze politiche, in seguito alle vicissitudini che ben conosciamo, hanno deciso di comune accordo di proporre al Capo dello Stato il mio nome per assumere la guida del Governo. Sono grato a chi, rinunciando a legittime ambizioni personali, ha saputo porre davanti a tutto l'interesse generale, per un progetto che supera le persone chiamate a portarlo avanti e che mi fa avvertire ancora più intensamente - se mi permettete - la responsabilità che mi sono assunto, ben consapevole delle prerogative che l'articolo 95 della Costituzione riconosce e attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri.

Com'è noto, non ho pregresse esperienze politiche. Sono un cittadino che, in virtù dell'esperienza di studio e professionale maturata, si è dichiarato disponibile, nel corso della campagna elettorale, ad assumere eventuali responsabilità di Governo con una delle due forze politiche e successivamente ad accettare l'incarico di formare e dirigere il Governo, rendendosi anche garante dell'attuazione del contratto per il Governo del cambiamento.

Assumo questo compito con umiltà ma anche con determinazione, con la consapevolezza dei miei limiti ma anche con la passione e l'abnegazione di chi comprende il peso delle altissime responsabilità che gli sono affidate. Non sono mosso da null'altro che da spirito di servizio. Sono profondamente onorato di poter offrire il mio impegno e le mie competenze per difendere gli interessi dei cittadini di questo meraviglioso Paese. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP, e del senatore Buccarella).

Come già ho avuto modo di anticipare, mi propongo a voi e, attraverso voi, ai cittadini come l'avvocato che tutelerà l'interesse dell'intero popolo italiano. Qualcuno ha considerato queste novità in termini di netta cesura con le prassi istituzionali che sin qui hanno accompagnato la storia repubblicana: quasi un attentato alle convenzioni non scritte che hanno caratterizzato l'ordinario percorso istituzionale del nostro Paese. Tutto vero. Dirò di più: non credo si tratti di una semplice novità. La verità è che abbiamo apportato un cambiamento radicale del quale siamo orgogliosi. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Rispetto a prassi che prevedevano valutazioni scambiate nel chiuso di conciliaboli tra leader politici per lo più incentrate sulla ripartizioni di ruoli personali e ben poco sui contenuti del programma, noi inauguriamo una stagione nuova, non nascondendo le difficoltà e le rinunce reciproche nel segno della trasparenza e della chiarezza nei confronti degli elettori.

Presentarsi oggi nel segno del cambiamento è quindi non un'espressione retorica o propagandistica, ma una scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia da tempo nel Paese e che ha prodotto, all'esito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del consenso politico completamente inedita. Non esistono più forze politiche che esprimono come un tempo complessive visioni del mondo, che ispirano la loro azione - vale a dire - in base a sistemi ideologici perfettamente identificabili. Il tramonto delle ideologie forti risale a decenni or sono ed è dimostrato dal fatto che gli ultimi Governi hanno promosso iniziative politiche di difficile collocazione, secondo le categorie politiche più tradizionali. Il contratto posto a fondamento del nostro Governo è stato giudicato - a seconda dei punti di vista - di destra e di sinistra. Rispettiamo chi ha voluto esprimere queste valutazioni, ma non possiamo che segnalarne l'insufficienza, l'incapacità di comprendere i bisogni profondi che vengono dal Paese.

Personalmente, ritengo più proficuo distinguere gli orientamenti politici in base all'intensità del riconoscimento dei diritti e delle libertà fondamentali della persona. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Vero è che noi vogliamo rivendicare, per l'azione di Governo, nuovi criteri di valutazione. Pragmaticamente ci assumiamo la responsabilità di affermare che, qui e oggi, ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini e per il nostro Paese; politiche che riescono ad assicurare il benessere e una migliore qualità di vita dei cittadini e politiche che, invece, compromettono questi obiettivi.

Le forze politiche che integrano la maggioranza di Governo sono state accusate di essere populiste, antisistema. Bene, sono formule linguistiche che ciascuno è libero di declinare. Se populismo è l'attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente - e qui traggo ispirazione dalle riflessioni di Dostoevskij, nelle pagine del «Discorso su Puškin» - se antisistema significa mirare a introdurre un nuovo sistema che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene, queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni. (Vivi e prolungati applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Misto).

A voler leggere con attenzione il contratto di Governo, emerge come l'attenzione ai bisogni dei cittadini sia condotta nel segno alto della politica con la «P» maiuscola, con l'obiettivo di dare concreta attuazione ai valori fondanti della nostra Costituzione. (Applausi del senatore Buccarella).

Nel contratto, accanto a misure più immediate, sono presenti anche profonde riforme di carattere strutturale. Se vogliamo restituire all'azione di Governo un più ampio orizzonte di senso, dobbiamo mostrarci capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di perseguire i bisogni reali dei cittadini in una prospettiva di medio-lungo periodo. Diversamente, la politica perde di vista il principio di responsabilità che impone di agire - lo raccomandava il filosofo Jonas - non solo guardando al bisogno immediato, che rischia di tramutarsi in mero tornaconto, ma anche progettando la società che vogliamo lasciare ai nostri figli, ai nostri nipoti. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Merlo).

Il cambiamento non sarà solo nelle parole e nello stile, ma anche e soprattutto nel metodo, nei contenuti. Dal punto di vista metodologico, la nostra iniziativa si articolerà su tre fronti: l'ascolto, perché prima di tutto vengono i bisogni dei cittadini, e in questo, ovviamente, ci aiuteranno anche il Parlamento e i nuovi strumenti di democrazia diretta che il contratto si propone di introdurre; l'esecuzione, perché vogliamo essere pragmatici: se una norma, un ente o un istituto non funzionano è giusto abolirli; se funzionano, è giusto potenziarli; se mancano, è giusto crearli. (Commenti dal Gruppo PD). Vi è poi il controllo: i provvedimenti che adotteremo hanno obiettivi che devono essere raggiunti; saremo i primi a monitorare, con severità e rigore, la loro efficacia, intervenendo immediatamente con le necessarie correzioni. Ascolto, esecuzione e controllo saranno i tre pilastri dell'azione di Governo nel segno della piena trasparenza.

Cambiamento nei contenuti. Il cambiamento - come dicevo - sarà anche nei contenuti. Cambia - ad esempio - il fatto che la prima preoccupazione del Governo saranno i diritti sociali che, nel corso degli ultimi anni, sono stati progressivamente smantellati (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto), con i risultati che conosciamo: milioni di poveri, milioni di disoccupati, milioni di sofferenti. È ora di dire che i cittadini italiani hanno diritto a un salario minimo orario, affinché nessuno venga più sfruttato; hanno diritto a un reddito di cittadinanza e a un reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati; hanno diritto a una pensione dignitosa; hanno diritto a pagare in maniera semplice tasse eque. C'è di nuovo che il debito pubblico lo vogliamo ridurre, ma vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di austerità, che negli ultimi anni hanno contribuito a farlo lievitare. Il cambiamento è in una giustizia rapida ed efficiente e dalla parte dei cittadini, con nuovi strumenti come la class action, l'equo indennizzo per le vittime di reati violenti (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Merlo), il potenziamento della legittima difesa (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Misto ).

Cambia che metteremo fine al business dell'immigrazione. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Misto). Metteremo fine al business dell'immigrazione, che è cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Misto).

Cambia che combatteremo la corruzione con metodi innovativi come il Daspo ai corrotti e con l'introduzione dell'agente sotto copertura. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Cambia che vogliamo un Paese a misura dei cittadini diversamente abili - e sono milioni - che troppo spesso si ritrovano abbandonati a sé stessi e alle loro famiglie. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Cambia che vogliamo rescindere il legame tra politica e sanità, per rendere quest'ultima finalmente efficiente su tutto il territorio nazionale. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Cambia che aumenteremo fondi, mezzi e dotazioni per garantire la sicurezza in ogni città. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Merlo. Commenti della senatrice Cirinnà).

Cambia che presteremo adeguata attenzione alle famiglie, specialmente quelle in difficoltà.

Ho richiamato solo alcune parti del contratto ma, se anche realizzassimo solo le innovazioni che ho appena indicato, i cittadini percepirebbero immediatamente che il vento nuovo non ha soffiato invano. Percepirebbero che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto, nelle grandi città e nei piccoli Comuni; percepirebbero che la loro qualità della vita è migliorata e si sentirebbero ancora più uniti e orgogliosi di vivere in questo nostro bellissimo Paese. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto). Questo è in definitiva il nostro obiettivo.

Non mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi che abbiamo posto a fondamento di questa azione di Governo e che sono indicati nel contratto. (Commenti dal Gruppo PD). Di seguito, tuttavia, riassumerò alcuni indicazioni su alcuni temi più rilevanti e anticiperò anche in quale direzione si esplicherà il mio personale e più specifico contributo.

In tema di lavoro, in questo tempo di crisi e difficoltà, ci impegniamo a dare sostanza alla previsione contenuta nel primo articolo della nostra Costituzione, che fonda la Repubblica sul lavoro. Vogliamo costruire un nuovo patto sociale, trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà, ma anche sull'impegno, consapevoli che solo con la partecipazione di tutti allo sviluppo del Paese potremo garantire un futuro di prosperità anche ai nostri figli. Vogliamo dare voce ai tanti giovani che non trovano lavoro, a quelli che sono costretti a trasferirsi all'estero e a quelli che rimangono qui inattivi, che si rinchiudono in se stessi e si avviliscono. In un caso come nell'altro, finiamo per dissipare preziose risorse dello Stato. Vogliamo dare voce alle tante donne, spesso più istruite e più tenaci di noi uomini (Commenti della senatrice Malpezzi), che sul posto di lavoro sono ancora inaccettabilmente discriminate e meno pagate (Commenti dal Gruppo PD) e che si sentono sole quando decidono di mettere al mondo un bambino. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI e del senatore Merlo).

La diffusione di nuove tecnologie e dell'economia della condivisione crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di marginalizzazione, a nuove forme di sfruttamento. Dobbiamo farci carico di tali trasformazioni non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per assicurare, in ogni caso, il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro sia sempre strumento di realizzazione personale e umana.

In materia di ambiente, l'azione di Governo sarà costantemente incentrata sulla tutela dell'ambiente, sulla sicurezza idrogeologica del nostro territorio e sullo sviluppo dell'economia circolare. Con le nostre scelte politiche ci adopereremo per anticipare i processi - peraltro già in atto - di decarbonizzazione del nostro sistema produttivo. Non vogliamo assistere passivamente all'evolversi della realtà che ci circonda, magari assecondando gli interessi particolari di singoli attori economici. Ci impegniamo a governare questi processi aperti all'innovazione tecnologica nel segno dello sviluppo al servizio dell'uomo. Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, un ruolo alto della politica, che sia capace di orientare e governare i cambiamenti della realtà sociale, economica e culturale. Non siamo disponibili a sacrificare l'ambiente e il progetto di unablue economy per scopi altri. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi dell'intelligenza artificiale e utilizzare big data per cogliere tutte le opportunità della sharing economy.

In materia di scenari internazionali, mercati e sicurezza, intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all'Alleanza atlantica con gli Stati Uniti d'America quale alleato privilegiato, tradizionalmente privilegiato. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Ma attenzione! Saremo fautori di una apertura verso la Russia. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto). Una Russia che ha consolidato, negli ultimi anni, il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa.

Com'è noto, i processi di integrazione dei mercati che si sono realizzati negli ultimi anni hanno operato una completa ridefinizione dei rapporti e dei confini tra politica, economia, diritto. Nel nuovo spazio globale l'economia (o, meglio ancora, la finanza) ha conquistato una posizione di assoluta preminenza. È divenuta, come ha osservato James Hillman, la vera religione universale del nostro tempo.

La politica, ma anche il diritto, hanno perso terreno. Abbiamo difficoltà. Tutti abbiamo difficoltà a perseguire forti e coerenti azioni politiche, come pure a realizzare efficaci e armoniose discipline giuridiche. La politica, in particolare, stenta a governare processi sociali ed economici così complessi e integrati. Ma la risposta non è negare le difficoltà. Dobbiamo trovare il modo di rafforzare, anche all'interno delle strutture sovranazionali, i processi di legittimazione democratica, potenziando le istituzioni rappresentative della volontà dei popoli.

In materia di Europa, l'eliminazione del divario di crescita tra l'Italia e l'Unione europea è un nostro obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati. Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile. Va comunque perseguita la sua riduzione, anche, e soprattutto, in una prospettiva di crescita economica. La politica fiscale di spesa pubblica dovrà essere orientata al perseguimento degli obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile.

In Europa verranno portati con forza questi temi, per un adeguamento della sua governance, un adeguamento già al centro della riflessione e della discussione di tutti i Paesi membri dell'Unione. Siamo moderatamente ottimisti sul risultato di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale, perché siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi dell'Italia in questa fase della costruzione europea vengono a coincidere con gli interessi generali dell'Europa e con l'obiettivo di prevenire un suo eventuale declino. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

L'Europa è la nostra casa; è la casa di noi tutti. Quale Paese fondatore, noi abbiamo pieno titolo di rivendicare una Europa più forte e anche più equa, nella quale l'Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei cittadini per bilanciare più efficacemente i principi di responsabilità e di solidarietà.

Quanto ai privilegi della politica, negli anni a noi più prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti pubblici e comprimere servizi fondamentali. Sono rimasti intatti, tuttavia, i privilegi della politica e i suoi sprechi. Questo Governo intende agire con risolutezza. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

La lotta ai privilegi della politica e agli sprechi non è una questione meramente simbolica. Se i comuni cittadini affrontano quotidianamente mille difficoltà e umiliazioni perché non hanno un lavoro, hanno una pensione al di sotto della soglia della dignità, lavorano guadagnando un salario irrisorio, non è tollerabile che la classe politica non ne tragga le dovute conseguenze in ordine al proprio trattamento economico. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). È una questione che deve interessare tutti, perché, diversamente, si rompe il patto di fiducia dei cittadini nei confronti delle proprie istituzioni.

Occorre operare un taglio alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali, introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei normali pensionati. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Le cosiddette pensioni d'oro sono un altro esempio di ingiustificato privilegio che va contrastato. Interverremo sugli assegni superiori ai 5.000 euro netti mensili, nella parte non coperta dai contributi versati. Opereremo risparmi in tutte le sedi possibili e sono convinto che ci ritaglieremo ampi margini di intervento e conseguiremo risultati significativi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Passo alla materia della giustizia. In questo ambito il nostro obiettivo è ricostruire il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema giustizia. Di recente si è registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziaria. In realtà, non è venuta meno la domanda di giustizia, quanto - piuttosto - i processi costano troppo e durano troppo a lungo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Questo vale per i cittadini e per le imprese, con la conseguenza che la scarsa efficienza del servizio giustizia si sta rivelando un limite alla crescita economica e un deterrente nei confronti degli investitori stranieri. Nell'economia contemporanea, come ricorda il sociologo Ulrich Beck, il vero pericolo è la minaccia di non invasione da parte degli investitori, oppure la loro partenza.

Nel contratto di Governo sono indicati alcuni precisi obiettivi: la semplificazione e la riduzione dei processi, la diminuzione dei costi di accesso alla giustizia, il rafforzamento delle garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini.

Inaspriremo le pene per il reato di violenza sessuale, oltre all'equo indennizzo a favore delle vittime. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e della senatrice Garnero Santanchè). Assicureremo la certezza della pena, onde evitare che i cittadini onesti perdano fiducia nella giustizia. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e dai banchi del Governo). Ove necessario, aumenteremo il numero di istituti penitenziari, anche al fine di assicurare condizioni migliori alle persone detenute, ferma restando la funzione riabilitativa costituzionalmente prevista per la pena, che impone di individuare adeguati percorsi formativi e lavorativi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Riformeremo anche la prescrizione. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).La prescrizione deve essere restituita alla sua funzione originaria, non deve essere ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Contrasto della corruzione e dei poteri criminali. Rafforzeremo le strategie di contrasto della corruzione e dei poteri criminali. Contrasteremo la corruzione che si insinua in tutti gli interstizi delle attività pubbliche, altera la parità di condizioni tra gli imprenditori, degrada il prestigio delle pubbliche funzioni. Aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione con l'introduzione del Daspo per i corrotti e corruttori. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Rafforzeremo l'azione degli agenti sotto copertura in linea con la convenzione di Merida. Saranno maggiormente tutelati coloro che dal proprio luogo di lavoro denunceranno i comportamenti criminosi che si compiono all'interno dei propri uffici. Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie. (Vivi e prolungati applausi dai Gruppi M5S e L-SP, i cui componenti si levano in piedi. Componenti del Gruppo M5S intonano il coro: «Fuori la mafia dallo Stato»).

BELLANOVA (PD). Si fa così?

PRESIDENTE. Per favore, non mi pare sia il caso.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie e colpendo le reti di relazioni che consentono alle organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell'ambito del tessuto socioeconomico.

Per quanto riguarda il conflitto d'interessi, esso è un tarlo che mina il nostro sistema economico e sociale sin nelle sue radici e impedisce che il suo sviluppo avvenga nel rispetto della legalità e secondo le regole della libera competizione. Soggetti che sono istituzionalmente investiti dell'obiettivo di perseguire interessi collettivi e che dovrebbero improntare le loro iniziative ad una logica imparziale, in realtà vengono sovente sorpresi a perseguire il proprio tornaconto personale. (Commenti della senatrice Bernini). Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che la gente... (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

FARAONE (PD). Dillo a Casaleggio!

PRESIDENTE. Per favore, non si interrompe.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che la gente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa. Occorre rafforzare inoltre le garanzie e i presidi utili a prevenire l'insorgenza di potenziale conflitto di interesse.

In materia di reddito e pensione di cittadinanza, anche in Italia, come in altri Paesi, le diseguaglianze si sono aggravate e le povertà si sono moltiplicate. A coloro che vivono in condizioni di disagio socioeconomico è preclusa la possibilità di sviluppare a pieno la propria personalità e di partecipare in modo effettivo all'organizzazione politica, economica e sociale del nostro Paese, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della Costituzione.

L'obiettivo del Governo è assicurare un sostegno al reddito a favore delle famiglie più colpite dal disagio socioeconomico. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Il beneficio verrà commisurato alla composizione del nucleo familiare e sarà condizionato alla formazione professionale e al reinserimento lavorativo. Ci proponiamo, in una prima fase, di rafforzare i centri per l'impiego in modo da sollecitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro con la massima efficienza e celerità possibili. Nella seconda fase verrà poi erogato il sostegno economico vero e proprio.

Ci premureremo di intervenire anche a favore dei pensionati che non hanno un reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso, introducendo una pensione di cittadinanza. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Immigrazione: un primo banco di prova del nuovo modo di dialogare con i partner europei è certamente la disciplina dell'immigrazione. È a tutti evidente come la gestione dei flussi migratori finora attuata ha rappresentato un fallimento. L'Europa ha consentito - dobbiamo dirlo con forza - chiusure egoistiche di molti Stati membri che hanno finito per scaricare sugli Stati frontalieri - e in primo luogo sul nostro Paese - gli oneri e le difficoltà che invece avrebbero dovuto essere condivisi. Per questo chiederemo con forza il superamento del Regolamento di Dublino al fine di ottenere l'effettivo rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità e di realizzare sistemi automatici di ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI).

Fin dal primo positivo colloquio che ho avuto con la cancelliera Merkel ho rimarcato l'importanza di questo tema e le successive dichiarazioni rilasciate dalla medesima durante lo scorso fine settimana dimostrano come si stia affermando la consapevolezza che l'Italia non può essere lasciata sola di fronte a tali sfide. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Non siamo e non saremo mai razzisti. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, del senatore Buccarella e dai banchi del Governo). Noi vogliamo che le procedure mirate all'accertamento dello status di rifugiato siano certe e veloci, anche al fine di garantire più efficacemente i loro diritti e di non lasciarli nell'incertezza. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo).

Noi difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio, lavorano, si inseriscono nelle nostre comunità, rispettandone le leggi e, anzi, offrendo un contributo che riteniamo decisivo allo sviluppo del Paese. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Ma per garantire l'indispensabile integrazione non dobbiamo solo combattere con severa determinazione le forme più odiose di sfruttamento legate al traffico di esseri umani, perpetrate da scafisti privi di scrupoli. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Dobbiamo anche riorganizzare e rendere efficiente il sistema dell'accoglienza, assicurando trasparenza sull'utilizzo dei fondi pubblici ed eliminando ogni forma d'infiltrazione della criminalità organizzata. (Vivi e prolungati applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI e dai banchi del Governo). Ove non ricorrano i presupposti di legge per la loro permanenza, ci adopereremo al fine di rendere effettive le procedure di rimpatrio e affinché in sede europea tutti i Paesi terzi che vorranno stringere accordi di cooperazione con un Paese membro dell'Unione accedano alla sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei flussi migratori. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e della senatrice Garnero Santanchè).

Non siamo affatto insensibili. Una riflessione merita questa tragica vicenda, occorsa giorni orsono: Sacko Soumaila è stato ucciso con un colpo di fucile. Era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo Paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari dobbiamo tutti, se me lo permettete, un commosso pensiero. (Vivi e generali applausi. L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Ma questo non basta: la politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di Governo.

In materia di riforma tributaria, rileva che il nostro sistema tributario è datato, è stato formulato molti anni orsono e non rispecchia più l'attuale realtà socioeconomica. È paradossale: le grandi società che operano nello spazio transnazionale riescono a nascondere le loro ricchezze nei paradisi fiscali, mentre le piccole aziende e i piccoli contribuenti rimangono schiacciati da un'elevata pressione fiscale. Ha ragione Kotler: occorre «Ripensare il capitalismo». Nel frattempo, però, ci ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie, che conducano a un'integrale revisione del sistema impositivo dei redditi, delle persone fisiche e delle imprese.

La nostra pressione fiscale, unita a un eccesso di burocrazia, infatti, incide negativamente sulla qualità del rapporto tributario tra lo Stato e i contribuenti, nonché sulla competitività del nostro Paese. L'obiettivo è la flat tax, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall'introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire, però, la progressività dell'imposta in accordo con i principi costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica riduzione dell'elusione e dell'evasione fiscale - non ci siamo riusciti per anni - con conseguenti benefici in termini di maggiore risparmio d'imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti e maggiore base imponibile. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e dai banchi del Governo).

È questa l'occasione per rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti all'insegna della buona fede, della reciproca collaborazione tra le parti. Mi piace ragionare di «alleanza finanziaria», esemplando l'alleanza terapeutica che abbiamo elaborato nei rapporti tra medico e paziente. Ma un concetto deve essere qui ribadito con assoluta chiarezza: occorre inasprire necessariamente l'attuale quadro sanzionatorio amministrativo e penale, al fine di assicurare il carcere vero per i grandi evasori. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI).

In materia di ricerca scientifica siamo orgogliosi che nei prossimi giorni ben undici giovani tra ricercatrici e ricercatori italiani - pensate - saranno insigniti, alcuni per la seconda volta, con il prestigioso riconoscimento che li individua tra i migliori del mondo per i lavori condotti nella ricerca sul cancro. Spiace però constatare che molti di loro, al pari di tanti colleghi che si fanno onore a livello globale nei diversi settori della ricerca scientifica, siano stati costretti ad abbandonare il nostro Paese per operare in università e centri di ricerca stranieri. Le nostre scuole, le nostre università sono in grado di formare eccellenze, assolute eccellenze in tutti i settori, anche se purtroppo non siamo in grado di mantenerle e trattenerle nel nostro Paese e questo è un grave deficit culturale, oltre che economico. Vogliamo invertire la rotta, ce la dobbiamo fare, ce la dobbiamo mettere tutta, offrendo ai migliori dei nostri ricercatori, e anche a quelli stranieri, concrete possibilità di proseguire le proprie attività nel nostro Paese, formando altri scienziati e insieme trasferendo il frutto del loro lavoro nel nostro tessuto economico e produttivo, non nel tessuto altrui. Solo attraverso lo sviluppo delle attività più avanzate e innovative potremo mantenere in Italia - e su questo c'è un grave rischio che corriamo - le filiere produttive che oggi costituiscono l'ossatura su cui si fonda la nostra ricchezza, regalando un futuro di sviluppo e crescita ai nostri figli e nipoti.

Quanto alla sanità, il Documento di economia e finanza - credo che sia a voi noto - che è stato già deliberato, prevede una contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo Governo invertire tale tendenza per garantire la necessaria equità nell'accesso alle cure. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Misto-MAIE. Commenti dei senatori Faraone e Patriarca). Le differenze socio-economiche non possono, non devono risultare discriminanti ai fini della tutela della salute per i nostri cittadini. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI).

BONFRISCO (L-SP). Bravo!

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Perseguiremo una maggiore efficienza nell'erogazione dei servizi, sia in ordine ai volumi, alla qualità e agli esiti delle cure, sia in ordine alla gestione dei conti. Il Governo lavorerà, d'intesa con le Regioni e le Province autonome, per implementare modelli organizzativi più efficienti, in grado di garantire una corretta presa in carico dei pazienti, favorendo la promozione e la prevenzione della salute, attraverso l'integrazione dei servizi sociosanitari, oltre che al potenziamento della medicina del territorio. Vogliamo ottenere la riduzione dei tempi delle liste d'attesa. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Care senatrici, cari senatori, vogliamo che le nomine apicali delle strutture manageriali nel mondo della sanità avvengano, come è normale che sia, in base a criteri esclusivamente meritocratici e rigorosamente al riparo da indebite influenze politiche. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo).

In tema di Internet, la società del domani sarà sempre più caratterizzata dalle reti infotelematiche, da Internet, uno spazio pubblico infinito che facilita la produzione, l'accesso alla conoscenza, crea opportunità ed innovazione, riduce la distanza tra i cittadini e i luoghi della democrazia, aumenta la trasparenza dei processi decisionali. Siamo però consapevoli - dobbiamo esserlo tutti - che la direzione verso cui questo progresso tecnologico si sviluppa non è neutra. Dobbiamo far sì che la direzione di sviluppo sia pienamente compatibile con la tutela dei diritti fondamentali della persona e con le esigenze della collettività. Questa è una sfida determinante. Dobbiamo rafforzare alcune garanzie giuridiche e istituzionali, in modo da consentire la definitiva affermazione della cittadinanza digitale. L'accesso a Internet va assicurato a tutti i cittadini, in quanto diritto fondamentale e precondizione dell'effettivo esercizio dei diritti democratici, ai sensi ancora una volta del secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione. Occorre assicurare un elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto - badate bene - sussiste un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete, inclusione sociale e crescita economica.

Sussidiarietà e terzo settore. L'azione di Governo sarà sensibile anche al principio di sussidiarietà, che impone di limitare l'azione dei pubblici poteri quando l'iniziativa dei privati, singoli oppure organizzati in strutture associative, possa rivelarsi più efficiente. Siamo consapevoli - e dobbiamo esserlo tutti - che il terzo settore e tutti gli organismi che lo affollano offrono modelli di sviluppo sostenibile e contribuiscono a realizzare un circuito di solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose. Le iniziative no profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa è la sofferenza, contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale, aiutano a disegnare un futuro migliore. Intendiamo porre in essere tutti i provvedimenti, anche correttivi, che consentano la piena realizzazione di un'efficace riforma del terzo settore, che sia effettiva anche sul piano delle ricadute fiscali. (Commenti del senatore Faraone. Richiami del Presidente).

Vorrei in questa sede ricordare, in particolare, il contributo al miglioramento della qualità della vita offerto dalla pratica sportiva e assicurato dalle esperienze di volontariato attraverso migliaia di piccole associazioni sportive dilettantistiche. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo). È questa una dimensione dello sport che ci piace in modo particolare e che vogliamo valorizzare.

Impresa e sviluppo. Siamo consapevoli che il rilancio della nostra economia passa attraverso lo spirito d'iniziativa, le qualità di tanti piccoli imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani, i quali, attraverso mille difficoltà, tengono alta la tradizione di impegno e di laboriosità che costituisce una delle caratteristiche più autentiche del nostro tessuto produttivo. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo). Ci proponiamo di creare per loro un ambiente favorevole, in modo che la pubblica amministrazione non sia un avversario da cui difendersi, ma un alleato con cui cooperare. Agiremo in modo da favorire le imprese che innovano, che assumono nuovo personale, che rispettano le regole della libera competizione. Intendiamo promuovere le imprese che adottano prassi socialmente responsabili, che improntano le loro iniziative economiche al principio di precauzione, in modo da prevenire l'impatto negativo delle loro azioni sull'ambiente e assicurare un contesto idoneo a tutelare i diritti dei propri lavoratori. Promuoveremo una disciplina che rivede integralmente la tradizionale legge fallimentare nel segno di un approccio più ampio e più organico, che abbandoni la logica meramente sanzionatoria (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo) e affronti in modo ampio e articolato il fenomeno, molto più ampio, della cosiddetta crisi di impresa.

In materia di dialogo con le parti sociali, questo Governo si ripropone di recuperare, in forme nuove e più efficaci, il dialogo sociale con le varie associazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. Dovremo ridefinire, sulla base di criteri oggettivi, il principio di rappresentatività, che è in declino, in maniera assolutamente trasparente. Per questa via, otterremo che tutti siano invitati, ciascuno in base alle proprie sensibilità e competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie iniziative, nella consapevolezza che il loro impegno e le loro proposte, se ispirati all'interesse generale del Paese e delle varie comunità, anche locali, saranno apprezzati e tenuti in considerazione. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e dai banchi del Governo).

Occorre rimettere in moto in maniera corale tutte le molteplici energie positive del nostro Paese, restituire vitalità all'industria, specialmente esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole medie e imprese nell'ambito del commercio, dei servizi e dell'artigianato, alle cooperative autentiche, al mondo agricolo, alle sue filiere che promuovono il made in Italy nel mondo, alle banche trasparenti al servizio dell'economia reale.

Mi avvio a semplificare un attimo le battute finali. Saremo molto attenti però - vi anticipo - al tema della semplificazione, deburocratizzazione e digitalizzazione. Un solo cenno qui, che vi riassumo: dobbiamo ridare slancio agli appalti pubblici, che sono e possono diventare una leva fondamentale della politica economica del Paese. Negli ultimi anni c'è una stasi totale, determinata per buona parte anche dalle incertezze interpretative e da talune rigidità, purtroppo collegate anche al nuovo codice dei contratti pubblici. Noi vogliamo la legalità, ma dobbiamo superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina questa disciplina, poiché la forma non può essere scambiata per legalità. Troppo spesso - chi ne ha esperienza lo sa - gare formalmente perfette nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, Misto e dai banchi del Governo). Dobbiamo assicurare il rispetto rigoroso dei tempi di consegna delle opere, ma anche la qualità dei lavori e delle forniture e l'efficienza dei servizi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Il Governo presterà la dovuta attenzione anche alle legittime istanze che verranno dai parlamentari eletti all'estero. Abbiamo già iniziato a meditare sulle criticità di un sistema di voto e sulla necessità di introdurre misure adeguate a prevenire il rischio che alle votazioni all'estero si accompagnino brogli. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto).

Ci adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale del Nord e del Sud del Paese nella convinzione che la prossimità, la sussidiarietà e la responsabilità, ove localmente concentrate, possano contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, FdI e Aut (SVP-PATT, UV)).

Mi avvio alla conclusione, ma permettetemi di dedicare le ultime battute al Parlamento e anche ai Gruppi che si collocheranno all'opposizione. Voglio rivolgere una specifica considerazione ai Gruppi parlamentari che si collocheranno all'opposizione. Questo Governo non è espressione del vostro sentire ma si apre anche alle vostre valutazioni, nel rispetto dei ruoli. Qualora confermerete di non appoggiare questa iniziativa di Governo, vi chiedo però di esercitare le vostre prerogative di opposizione in modo costruttivo e leale. (Commenti dai Gruppi PD e FI-BP). Le istituzioni non sono il patrimonio di una sola forza politica. Sono la casa di tutti gli italiani e segnano la qualità del nostro ordinamento giuridico e del nostro vivere civile. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Commenti dal Gruppo PD).

Un'opposizione anche ferma ma leale e costruttiva è il sale della dialettica politica e serve per il buon funzionamento dell'istituzione parlamentare e dell'intero sistema democratico.

ROMANI (FI-BP). Chiedi al Movimento 5 Stelle come l'ha fatta.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Anche al fine di onorare la centralità del Parlamento, vi anticipo sin d'ora che è mia intenzione utilizzare l'istituto delle interrogazioni a risposta immediata in accordo con le previsioni regolamentari di Camera e Senato. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Commenti dal Gruppo PD).

MARCUCCI (PD). Bravo!

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Per questa via potremo confrontarci costantemente e, attraverso la vostra mediazione, mi sarà consentito di interloquire con i cittadini da voi rappresentati. La presenza del Governo nelle Aule e nelle Commissioni parlamentari sarà inoltre assicurata con forza da tutti i Ministri i quali, in base alle rispettive competenze, risponderanno alle vostre domande. (Vivaci commenti dai Gruppi PD e FI-BP).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio sta terminando. Lasciatelo finire. Avrete tutto il tempo, poi, di intervenire in sede di discussione per manifestare le vostre posizioni.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Personalmente mi impegno a rispettare le opinioni dissenzienti e le valutazioni contrarie che si leveranno da questi scranni (Commenti del senatore Marcucci) e a veicolare all'interno della compagine di Governo le posizioni che torneranno utili ad offrire maggiore solidità ed efficacia alle iniziative del Governo.

Saremo anche disponibili a valutare, in corso d'opera, l'apporto di Gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino, e, se del caso, anche aderire successivamente al contratto di Governo, offrendo un apporto più... (Commenti dal Gruppo PD). Così non affermiamo la centralità del Parlamento! (Vivi e prolungati applausi dai Gruppi M5S e L-SP, i cui componenti si levano in piedi, e del senatore Merlo. Commenti del senatore Verducci).

PRESIDENTE. Per favore, fate concludere il Presidente del Consiglio. Prego, sedetevi.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Dicevo, se del caso, potranno aderire successivamente al contratto di Governo, offrendo anche un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma.

Un pensiero finale - e concludo - va ai terremotati: una mia prima uscita pubblica in Italia sarà dedicata a loro. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

BONFRISCO (L-SP). Bravo!

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Sono giunto alla fine del mio discorso. Il popolo si è espresso, ha chiesto il cambiamento. Adesso la parola sta a voi: il vostro voto di oggi sarà parte della storia del Paese. Grazie a tutti. (Vivi e prolungati applausi dai Gruppi M5S, L-SP e Misto, i cui componenti si levano in piedi unitamente ai rappresentanti del Governo. Applausi e congratulazioni dai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente del Consiglio dei ministri.

Per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi alla Camera dei deputati e consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche, la seduta sarà sospesa e riprenderà alle ore 14,30 con gli interventi in discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo la ripartizione dei tempi già definita dalla Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 13,25, è ripresa alle ore 14,35).

Riprendiamo i nostri lavori.

Dichiaro aperta la discussione.

È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (FI-BP). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, cittadini che pazientemente ci ascoltate, colleghi senatori, questo Governo ha già stabilito un record. Dei diciotto Governi di inizio legislatura è di gran lunga quello che ha impiegato più tempo per formarsi.

Nel 2008, a tre mesi dalle elezioni, come siamo oggi, il Governo Berlusconi, tra le altre cose, aveva già risolto l'emergenza rifiuti di Napoli, abolito la tassa sulla prima casa e approvato il provvedimento per tenere Alitalia in mani italiane. Non l'aveva annunciato: l'aveva fatto.

Ma, almeno, dopo i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni Silveri, gli italiani si aspettavano un capo del Governo che conoscessero, che si fosse presentato loro spiegando cosa avrebbe fatto a Palazzo Chigi e su cui si fossero fatti un'idea. È stata una delle innovazioni portate da Silvio Berlusconi nella politica italiana. Ecco, invece, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, scelto dai misteriosi vertici del Movimento 5 Stelle sulla base del curriculum.

Il presidente Conte, però, aveva bene esordito, dicendo che è sbagliato descrivere l'Italia come un Paese di corrotti, che esistono degli episodi di corruzione che vanno combattuti, ma che l'Italia è sana. Verissimo, Presidente, ma tutta la propaganda del Movimento 5 Stelle ha sempre detto l'opposto. Tutti sono corrotti: tutti tranne loro, naturalmente.

Infatti, già nel suo discorso di poco fa pare prevalgano in merito le idee del ministro della giustizia Bonafede, che ha tenuto a far sapere di voler dare ruoli importanti a Piercamillo Davigo, noto per aver detto che non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti e che, in pratica, non esistono errori giudiziari. Semmai, l'errore è quando qualcuno viene assolto perché - piccolo dettaglio - non sono emerse le prove della sua colpevolezza. Insomma, giusto l'opposto di quello che dicono la Costituzione e le elementari norme di civiltà.

Non è solo questione di principi e di diritti individuali. Chi mai vorrebbe investire, creare occupazione e lavoro in un Paese dove sei considerato colpevole fino a prova contraria e a volte anche dopo? Vogliamo dirlo che i tempi lunghissimi che ci sono in Italia per far partire un'attività, un'opera pubblica e, dunque, creare lavoro spesso sono dovuti al fatto che funzionari pubblici, che dovrebbero firmare le autorizzazioni, temono per quella firma di finire indagati, anche se innocenti, ad anni di graticola giudiziaria? Graticola che volete allungare con l'ulteriore estensione dei tempi di prescrizione e con l'abolizione dei riti abbreviati. Questo è contenuto nel vostro programma.

Insomma, signore e signori del Governo, la campagna elettorale è finita. Va bene continuare a dire ciò che si è detto in campagna elettorale (anzi, è giusto). Ma il punto è che non è più tempo dei comizi e dei proclami, ma è il momento di fare. E per quanto un bel comizio richieda impegno, è molto più difficile governare, perché per le spese che prometti devi trovare i soldi e perché quando proponi cose contraddittorie metterle in atto è complicato. Perché nei comizi, parli di quello che vuoi tu, mentre quando governi hai a che fare con la realtà che ti pone anche problemi sgraditi.

Ad esempio, condividiamo i propositi del ministro Salvini di combattere con efficacia l'immigrazione clandestina, ma una delle prime cose da fare sarebbe modificare radicalmente la legge sui minori non accompagnati, approvata dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle due anni fa, che consente a chiunque si dichiari minorenne di entrare in Italia e avere subito tutte le prerogative di un cittadino italiano e, in più, una costosa assistenza con cifre che le famiglie italiane con dei bambini sognano.

Condividiamo l'idea di rilanciare lo sviluppo dell'economia, ma come si fa a rilanciare l'economia ignorando il Sud nel programma, dichiarando la contrarietà al treno ad alta velocità per la tratta Torino-Lione, senza il quale il Piemonte e l'Italia saranno tagliati fuori dai grandi traffici e dai relativi investimenti? E come si fa a rilanciare l'economia incentivando il non lavoro o il lavoro nero, attraverso il reddito di cittadinanza?

Condivido la difesa della famiglia voluta dal ministro Fontana, ma che farà il Governo nei confronti di quei sindaci - a cominciare da quelli di Torino e Roma - che si sono inventati bambini figli di due madri o due padri, cioè nati con l'utero in affitto, proibito in Italia? Si tratta di un palese falso in atto pubblico, poiché la natura non si aggiorna secondo delle mode ideologiche.

Potrei continuare a lungo, ma concludo assicurandole, signor Presidente del Consiglio, che sappiamo molto bene quali sono i diritti dell'opposizione e che quelli che lei ha elencato - la risposta immediata alle interrogazioni, la presenza ai lavori e l'ascolto - sono doveri del Governo. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). È sconcertante che lei, che è un uomo di diritto, li ponga come gentili concessioni.

La sosterremo se ci saranno provvedimenti che condividiamo e che siano parte del programma di centrodestra, ma useremo bene i nostri diritti di opposizione e come rappresentanti della Nazione ai sensi della Costituzione, e non concessioni del Governo, su ciò che danneggi il benessere o la libertà degli italiani.

Voglia Dio benedire l'Italia e proteggerla, se il caso, anche da chi la governa. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bagnai. Ne ha facoltà.

BAGNAI (L-SP). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il Governo a cui ci apprestiamo a votare la fiducia si propone un compito formidabile.

Poche cifre serviranno a darne la misura. Se escludiamo le due guerre mondiali, per entrambe le quali occorsero dieci anni per ripristinare i livelli di reddito precedenti, quella attuale è la depressione più prolungata dell'intera storia dell'Italia unita. Secondo le più recenti previsioni del Fondo monetario internazionale, occorreranno sedici anni perché l'Italia torni al livello di reddito precedente alla crisi, quello del 2007.

Circostanze tanto eccezionali impongono una riflessione sulla fallacia tecnica e politica di una governance basata esclusivamente sulle regole. Quelle europee hanno dimostrato il loro carattere prociclico, costringendoci a deprimere ulteriormente il livello dell'attività economica quando il Paese era già piegato da una profonda recessione. Questo anche perché il nostro Paese è uno dei pochi ad averle applicate pedissequamente, violando la regola del 3 per cento nei soli tre anni iniziali della crisi, contro i 9 della Francia e i 6 della Spagna, a costo di una riduzione del 38 per cento del flusso di investimenti pubblici.

Le regole si presentano sempre più come l'alibi di un'intera classe politica per sfuggire a quelle responsabilità che lei ha evocato.

Ci viene detto che esse servono a creare un comune terreno di gioco sul quale le economie dei Paesi membri possano competere in modo corretto, ma questo approccio è ingenuo. Come ogni istituzione, anche le regole esprimono i rapporti di forza in atto. Nel caso dell'Unione europea, purtroppo, esse diventano talora uno strumento attraverso cui cristallizzare ingiustizie e asimmetrie.

Fa scuola, in questo senso, la vicenda dell'Unione bancaria. I Governi che oggi ci negano solidarietà, opponendosi all'assicurazione europea sui depositi bancari, argomentano che il nostro sistema è troppo fragile perché si possa accettare di mutualizzarne il rischio. Tuttavia, quegli stessi Governi - in particolare quello tedesco - a tempo debito misero in sicurezza i loro sistemi con massicci aiuti di Stato, violando pesantemente la concorrenza. Il loro argomento è che allora lo si poteva fare, perché le condizioni erano diverse. Ma nel momento stesso in cui si afferma che quanto valeva allora per loro adesso non è applicabile a noi, si stabilisce un principio generale importante: le regole non sono un totem cui inchinarsi, ma uno strumento da adattare alle circostanze.

Le circostanze del nostro Paese, tanto eccezionali, richiedono un'interpretazione consona delle stesse regole. Un'ordinata convivenza europea ha bisogno di solidarietà: l'approccio basato su un'interpretazione rigida di regole spesso irrazionali, o che perpetuano ingiustizie è in re ipsa incompatibile con la solidarietà.

Il valore fondante della solidarietà è noto anche a europeisti integerrimi. Cito Guy Verhofstadt, che pochi giorni fa ci chiedeva la nostra solidarietà contro quello che egli percepiva come un ingiusto attacco commerciale da parte degli Stati Uniti. L'irrazionalità di regole che amplificano non solo gli squilibri interni, ma anche quelli internazionali chiede il conto anche ai Paesi che si sentivano forti con i deboli. E così può capitare che la solidarietà, improvvisamente, serva anche a chi l'ha strenuamente negata.

Simili sviluppi aprono all'opera del suo Governo ampi margini di negoziato che - ne siamo certi - lei saprà sfruttare per ridare slancio al nostro Paese, nell'interesse comune del progetto europeo, grazie alla competenza e alla lealtà al Paese della sua squadra di governo. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mirabelli. Ne ha facoltà.

MIRABELLI (PD). Signor Presidente, in una Repubblica parlamentare è qui, in quest'Aula, che il Governo ottiene la fiducia. Voi state dando la fiducia ad un Primo Ministro che non è stato eletto dai cittadini. (Commenti dal Gruppo M5S). Ad una coalizione che non è stata scelta dai cittadini e ad un Governo in cui ci sono molti tecnici. Fino a qualche mese fa in quest'Aula le forze politiche dell'attuale maggioranza consideravano Governi siffatti abusivi: non lo erano allora, non lo sono neanche ora. Ora come prima, la legittimazione viene dal Parlamento. Noi non faremo opposizione mettendo in discussione la legittimità di questo Governo, non perché ce lo dice il Presidente del Consiglio, ma per rispetto alle Istituzioni e ai cittadini. (Applausi dal Gruppo PD).

Signor Presidente del Consiglio, lei ha chiesto all'opposizione di collaborare, spiegandoci cosa dobbiamo fare. Non c'è bisogno e la informo che quelle che lei ci ha presentato come sue possibili concessioni future, sono nostri diritti previsti dal Regolamento di quest'Assemblea parlamentare. (Applausi dal Gruppo PD). Per cui, Signor Presidente del Consiglio, possiamo garantirle che faremo opposizione sulle cose. La faremo guardando all'interesse del Paese. Siamo parlamentari - come dice l'articolo 67 della Costituzione - che rappresentano il Paese; rappresentiamo la Nazione e non siamo, come ci ha chiamato prima, mediatori tra lei e i cittadini. (Applausi dal Gruppo PD).

Abbiamo ascoltato le sue dichiarazioni programmatiche e le devo dire che alcune le condividiamo, altre sono un elenco di problemi dei cittadini, altre ancora sono buone intenzioni su cui è difficile non essere d'accordo. Come si fa a non essere d'accordo quando si parla di certezza della pena, di lavoro per tutti, di salari giusti, oppure di consegna delle opere pubbliche nei tempi giusti? Come si realizza però tutto ciò? Con quali risorse? È questo il punto.

Presidente, tutti noi pensiamo di lavorare per i cittadini, non c'è una vostra superiorità morale. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Lonardo). Non siete gli unici a lavorare o ad aver cercato di lavorare per il bene dei cittadini. Lo abbiamo fatto quando eravamo al Governo, lo faremo da opposizione. Il punto è che ora anche voi dovrete misurarvi con la complessità delle cose, le risorse limitate e la difficoltà di scegliere le priorità; di tutto ciò non c'è traccia nel suo intervento.

Lei ha detto di lavorare per consegnare ai figli e ai nipoti un Paese migliore. Mi pare invece che il contratto, su cui lei stesso ha detto si fonda il suo Governo, serva a fare altro, a garantire promesse elettorali. Non trovo un'idea di futuro quando si pensa che si debbano mettere grandi risorse per diminuire le tasse ai ricchi. Che idea di futuro c'è se ci occupiamo solo di chi dovrà andare in pensione nei prossimi dieci anni e non esiste il tema di come garantire una pensione a chi oggi è giovane? (Applausi dal Gruppo PD). Che futuro c'è se ci collochiamo con chi vuole un'Europa che torna indietro, che costruisce muri (Applausi dal Gruppo PD)e non che cambia per poter essere più forte, più rappresentativa dei cittadini e più equa? No, guardi, il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti nel discorso che oggi lei ha fatto in quest'Assemblea non c'è.

Presidente, ho apprezzato le sue parole e la standing ovation quando c'è stata la dichiarazione d'impegno contro le mafie. Registro però che non c'è nulla al di là dei buoni propositi, né nel suo discorso, né nel contratto.

Mi fa piacere che il Governo voglia applicare le leggi varate nella scorsa legislatura, a partire dal nuovo codice antimafia, utilizzando tutte le possibilità che esso prevede per colpire nei suoi interessi economici e finanziari le mafie, colpendo le mafie dove fa loro più male: i soldi. Ma da un Governo si aspettano segni più chiari ed espliciti da rivolgere al Paese che una semplice dichiarazione di principio. Bisogna dare il segnale che la lotta alla mafia è una priorità.

Vede, Presidente, il giorno in cui il Papa ha fatto una scelta importantissima, cioè svolgere per la prima volta la processione del corpus domini fuori da Roma, a Ostia, proprio per sottolineare un forte impegno prioritario della Chiesa contro le mafie, quello stesso giorno il Ministro dell'interno era a Pozzallo e non ha detto una parola contro la mafia. (Applausi dal Gruppo PD). Ha spiegato con dovizia di particolari come rimpatrierà 500.000 immigrati, come libererà le nostre strade, ma non ci ha spiegato come vuole essere punto di riferimento per la lotta alla mafia.

Quello stesso giorno è stato ucciso a San Ferdinando un immigrato, un sindacalista, che si batteva contro i caporali e difendeva centinaia di persone che condividevano la sua stessa condizione di sfruttamento. Bene il cordoglio, ma mi aspettavo anche rassicurazioni sul fatto che si farà di tutto per fare luce su quanto è accaduto. (Applausi dal Gruppo PD). Mi aspettavo un vertice per coordinare le indagini, un impegno chiaro, una volontà esplicita di applicare la legge contro il caporalato.

Sono segni, Presidente, e ho finito: segnano la differenza tra un dovere d'ufficio, come quello necessario di ricordare un ragazzo morto, e un impegno reale contro le mafie e la criminalità. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Siclari. Ne ha facoltà.

SICLARI (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustrissimo signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato con grande attenzione il programma presentato dal nuovo Governo in quest'Aula. Da uomo di centrodestra e da cittadino italiano prima, non posso esimermi dal far presente che nel programma da voi presentato oggi non vi è traccia dei temi specifici che riguardano il rilancio del Sud del nostro Paese.

Esistono emergenze che il Mezzogiorno è costretto a vivere e non vedono risposta nei vostri programmi, con particolare riferimento alle infrastrutture, alla sanità e al comparto giustizia. In molte Regioni del Sud gli ammalati non hanno presidi pubblici e questi ormai sono ridotti all'osso, senza personale e attrezzature. Molti reparti sono stati chiusi e intere strutture soppresse. In particolare in Calabria si vive una situazione paradossale: proprio da oggi le strutture convenzionate in Calabria sono state costrette dal commissario Scura e dal governatore Oliverio a non erogare più prestazioni convenzionate: ciò significa che o paghi per avere prestazioni esclusivamente private o scappi - e anche per scappare servono le possibilità economiche - o muori. Questa è l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, che vogliamo difendere.

Nel vostro programma non v'è traccia delle infrastrutture, delle grandi opere per il Sud, dell'alta velocità, del rilancio degli aeroporti del Sud, dei porti commerciali e dei porti turistici. Non avete fatto cenno al porto di Gioia Tauro, il più grande porto del Sud d'Italia per traffico merci e il quinto porto in Italia, che rischia, per questa distrazione politica, con le sofferenze che oggi vive, di diventare una cattedrale nel cuore del Mediterraneo.

Com'è possibile che non si comprende che le infrastrutture e i collegamenti veloci siano la chiave per rilanciare il Sud d'Italia, creando una rete turistica, sviluppando quel potenziale turistico, quella famosa vocazione di cui tutti i giorni ci riempiamo la bocca e che realmente non trova mai spazio nei programmi, soprattutto in quello che avete presentato oggi? (Applausi dal Gruppo FI-BP). Parlo di quella rete turistica che possa portare il Sud ad avere quel PIL necessario al Paese intero per uscire dalla crisi.

Un altro punto riguarda il comparto giustizia: dobbiamo necessariamente dare soccorso anche a questo settore, gravato da una mole di lavoro immensa e dotato di scarse risorse. Mi permetta, signor Presidente, di rivolgere un plauso ai carabinieri, visto che oggi ricorre la festa dell'Arma dei carabinieri, e alle Forze dell'ordine, ai magistrati, agli inquirenti e a tutti coloro che lavorano sul territorio e nei tribunali per garantire sicurezza e giustizia e che ogni giorno da oltre vent'anni lottano contro la criminalità organizzata rischiando la propria vita. (Vivi, prolungati generali applausi). Desidero informarvi del fatto che proprio ieri a San Luca è stato aperto un distretto dei Carabinieri: questo significa che lo Stato c'è e sta lavorando bene nella lotta alla criminalità.

Concludo, cari colleghi, senatori del Movimento 5 Stelle, eletti in gran numero al Sud, chiedendovi di fare grande attenzione al rilancio del Sud che non può consistere, caro onorevole Di Maio, soltanto nel reddito di cittadinanza. Il mio Sud, il Sud che conosco, è il Sud che ha voglia di lavorare, che ha voglia di dignità, che può venire solo dal lavoro, dalle infrastrutture, dall'assistenza sanitaria, che è un diritto sacrosanto, sancito dalla Costituzione e dalla giustizia. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Tornando all'articolo 3, cui ha fatto riferimento prima il Presidente del Consiglio, credo che manchi proprio quello al Sud: manca proprio la garanzia, prevista oltretutto dalla Costituzione che impone allo Stato l'uguaglianza di tutti i cittadini. I cittadini del Meridione hanno bisogno che lo Stato assicuri legalità e trasparenza e che si impegni per creare le condizioni infrastrutturali presenti in tutte le altre parti d'Italia e vedrete che, se le avremo anche al Sud, saremo in grado di creare nel Sud quel volano di ricchezza e di risorse economiche e finanziarie che servono all'interno Paese per uscire della crisi. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. La Presidenza tutta si associa all'applauso dell'Assemblea per la giornata nazionale dell'Arma dei Carabinieri.

È iscritta a parlare la senatrice Fattori. Ne ha facoltà.

FATTORI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Governo per l'esaustivo intervento, che ci lascia commossi, noi che affrontiamo questa legislatura come maggioranza parlamentare.

Vorrei spendere due parole sull'agricoltura, con la certezza che da Cenerentola del passato diventi la principessa di questa legislatura.

L'agricoltura, signor Presidente, rappresenta uno dei settori strategici della nostra economia, contribuendo con il 2,1 per cento al PIL e - ancora più importante - si colloca al secondo posto nella lista dei settori preferiti dai giovani imprenditori, costituendo quindi uno sbocco importante per l'imprenditoria giovanile. L'agroalimentare italiano è una garanzia in tutto il mondo e sono sicura che ci impegneremo affinché nuove forme di agricoltura multifunzionale ci diano l'opportunità di portare valore sociale sul territorio, di coniugare l'attività agricola con la tutela culturale, ambientale e del rilancio del turismo.

Il problema principale del rilancio del settore è tuttavia molto importante: la copertura dei costi di produzione, perché i nostri agricoltori molto spesso non riescono nemmeno a coprire i costi sostenuti per la loro produzione. La forbice del prezzo dal produttore al consumatore è la più alta d'Europa e questa distorsione economica a favore della grande trasformazione e distribuzione industriale esige - e sarà fatta - una rivisitazione urgente.

Le cause di questa forbice sono molteplici: le importazioni selvagge a dazio zero, che usano spesso l'agricoltura come mezzo di scambio in negoziati internazionali, senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale, sociale e ambientale; la polverizzazione delle filiere, le piccole dimensioni delle aziende agricole, che rendono particolarmente debole l'agricoltore nella contrattazione con la grande trasformazione e la grande distribuzione; il condizionamento del mercato agroalimentare da parte delle associazioni mafiose, che arrivano a stabilire i prezzi dei raccolti, gestiscono i trasporti e lo smistamento e controllano intere catene di supermercati e l'esportazione del nostro - vero o falso - made in Italy.

Sono sicura che questo Governo affronterà le sfide più importanti e le risolverà e queste saranno soprattutto a livello europeo, a partire da un ripensamento sugli accordi commerciali, sia bilaterali che multilaterali, che spesso traducono la formula del libero commercio con una feroce competizione sui prezzi, sui diritti dei lavoratori e sull'ambiente. Le politiche di cooperazione devono esportare risorse, tecnologie e diritti e non importare schiavi e sono sicura che questo Governo si impegnerà in tal senso. A questo proposito, nella nuova legislatura dobbiamo lavorare per rendere più efficace e stringente la legge contro il caporalato, cui abbiamo collaborato attivamente nella scorsa legislatura.

Dobbiamo agire sulla rete per il lavoro agricolo di qualità e adoperarci - e qui mi rivolgo al neo Ministro del lavoro - per realizzare un efficace e virtuoso incontro della domanda e dell'offerta, soprattutto per i lavoratori agricoli stagionali, che non sempre incontrano in maniera virtuosa i loro datori di lavoro. Dobbiamo garantire ai lavoratori agricoli condizioni dignitose di vita e non quelle che si trovano nelle baraccopoli e penso alla recente tragedia ricordata dal nostro neo Presidente del Consiglio. Il caporalato, oltre ad essere un orribile violazione dei diritti umani, genera anche una competizione sleale tra imprese disoneste e imprese virtuose a danno di queste ultime, che devono essere supportate e aiutate in maniera efficace.

Bisognerà promuovere forme di aggregazione tra gli agricoltori e nuovi accordi di filiera che diano maggiore forza al settore primario e maggiore forza agli agricoltori nella contrattazione con la grande distribuzione.

Dobbiamo pensare anche a forme di etichettatura trasparente, in cui siano segnalati tutti i passaggi della filiera, in modo tale da consentire al consumatore di monitorare i relativi passaggi e gli incrementi di prezzo. Dobbiamo fare in modo che il made in Italy sia rilanciato anche da una diversa forma di protezionismo, quello che noi vogliamo chiamare «protezionismo culturale».

Tuttavia, affinché il consumatore possa scegliere un prodotto italiano è necessario agire in sede europea, modificando la normativa attuale, che prevede come luogo di origine quello dell'ultima trasformazione sostanziale e non quello in cui è stata prodotta la materia prima. Siamo sicuri che tuteleremo il «made in» piuttosto che il «made by», perché le nostre produzioni agroalimentari sono di qualità e di pregio, non solo per la modalità di produzione, ma anche per la stupenda peculiarità dei territori di origine.

I nostri agricoltori sono oppressi da una selva di adempimenti burocratici, da difficoltà di accesso al credito e da un drammatico e inefficace meccanismo di accesso ai fondi europei. Per questo, nello sforzo di una semplificazione legislativa, non potrà mancare una rivisitazione di tutte quelle norme che riguardano le imprese agricole e una riorganizzazione efficace e puntuale dell'agenzia che eroga i fondi europei all'agricoltura.

La questione più urgente che questo Governo si troverà ad affrontare in sede europea è tuttavia quella dei tagli al settore agricolo italiano previsti nel quadro finanziario 2020-2027, che purtroppo ammontano ad oltre 1,8 miliardi di euro: una cifra enorme, che rischia di creare danni al settore. La Commissione europea, a nostro avviso, deve essere indotta ad abbandonare la strada dei tagli lineari e indiscriminati, che andrebbero a vantaggio delle grandi aziende, che spesso, con la politica agricola comune, usufruiscono di soldi solo per operazioni contabili. Mi azzardo quindi a chiedere che si faccia pressione affinché la riforma si concentri su un'allocazione attenta ed efficiente delle risorse, con ricadute che curino l'ambiente e la società.

In un progetto di legislatura che mette al centro la legalità non può mancare una lotta efficace contro il fenomeno - ahimè molto triste - delle agromafie. Il volume di affari complessivo annuale delle agromafie è salito nell'ultimo anno a 21,8 miliardi di euro, il 30 per cento in più rispetto all'anno precedente. La filiera del cibo, della sua produzione, del trasporto, della distribuzione e della vendita è divenuta una delle aree prioritarie di investimento della malavita, che si appropria in questo modo di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la competitività legale, soffocando l'imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti a danno dei consumatori, minando l'immagine dei prodotti italiani e il valore del made in Italy.

Si tratta di un giro di affari che purtroppo lo Stato combatte con armi spuntate, perché le normative attuali risalgono al secolo scorso. Si richiede perciò uno sforzo largamente condiviso per approvare in tempi brevi una normativa più attuale ed efficace di contrasto al fenomeno delle agromafie, che tanto effetto hanno anche sul fenomeno del caporalato.

Insomma, abbiamo per l'agricoltura italiana una lista dei desideri ambiziosa, come ambizioso è il progetto complessivo di questa legislatura che sono sicura avrà un esito fenomenale, realizzabile tuttavia con un impegno a mantenere la centralità del confronto parlamentare, come ha suggerito il nostro Presidente del Consiglio, per il raggiungimento degli obiettivi, in un'interlocuzione virtuosa e costruttiva tra tutte le forze politiche del Parlamento con il Governo, nel rispetto della nostra bellissima Costituzione.

Vi ringrazio e auguro buon lavoro a tutti noi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tosato. Ne ha facoltà.

TOSATO (L-SP). Signor Presidente, l'intervento del Presidente del Consiglio è stato all'insegna della discontinuità e del rinnovamento e la Lega si riconosce perfettamente in questa impostazione e in questa condotta di Governo. Il Presidente del Consiglio ha definito il proprio Esecutivo come Governo del cambiamento e noi ci consideriamo orgogliosamente portatori di idee nuove e di una nuova visione della politica, oggi come in passato, sin dalla nascita del nostro movimento; un movimento di popolo fortemente legato ai territori, con le loro molteplici diversità, che per noi rappresentano una grande ricchezza da valorizzare.

Siamo pienamente consapevoli che l'alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle rappresenta una scelta rischiosa e per certi versi azzardata, perché siamo due forze politiche diverse e alternative: alle recenti elezioni politiche non eravamo alleati. Si tratta di tutto questo, ma soprattutto di una grande sfida alla quale non vogliamo e non possiamo sottrarci: questo, signor Presidente, è infatti l'unico Governo possibile. Siamo diversi, ma siamo uniti da un elemento comune molto importante e per certi versi fondamentale: ci unisce la grande fiducia riposta in noi da parte della maggioranza dei cittadini italiani che hanno votato il 4 marzo. E quando si conquista il consenso si ha il dovere morale di mettersi in gioco, di dimostrare di aver meritato la fiducia degli elettori e noi faremo di tutto per riuscire a esserne all'altezza.

In questa alleanza si sono messi in gioco due movimenti, ma anche i rispettivi leader, che hanno deciso di entrare nella squadra di Governo con deleghe di grande responsabilità. Non si tratta quindi di una scelta presa a cuor leggero, ma che nasce dalla volontà e dalla convinzione di poter fare bene nell'interesse di tutti i cittadini.

Siamo inoltre consapevoli di avere tutti contro, del fatto che non ci verrà perdonato alcun errore e che molti confidano nell'insuccesso di questa esperienza governativa, ma questa sfida non ci spaventa, nonostante per molti possa rappresentare un'occasione unica per spazzare via in un colpo solo due forze politiche critiche e non tradizionali, due forze alternative e antisistema, due movimenti politici che ritengono che un rigore economico cieco ed esasperato non sia l'unica via per costruire l'Europa. Noi siamo convinti che possa esistere e possa affermarsi un'idea di Europa che non preveda la soppressione della sovranità delle nazioni, delle singole comunità, dei fondamentali diritti individuali dei cittadini.

Conosciamo perfettamente la forza e la potenza economica e mediatica dei nostri avversari, ma accettiamo la sfida: non ci sottrarremo alle nostre responsabilità. Si tratta di una sfida ben più difficile della recente contesa elettorale, una sfida ben più importante del lungo percorso che ha dato vita in questi tre mesi alla formazione di una maggioranza parlamentare. Dovremo dimostrare di saper governare, di saper dare delle risposte concrete alle speranze e alla voglia di cambiamento espresse con forza e determinazione dai nostri cittadini con il loro voto il 4 marzo. La Lega ci crede e vuole avere fiducia in questo Governo. Accettiamo questa sfida e abbiamo tutte le intenzioni di vincerla, nell'interesse del Paese e dei cittadini italiani. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Steger. Ne ha facoltà.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, colleghe e colleghi, un presupposto essenziale per far crescere il nostro Paese è la stabilità politica, speriamo dunque che questa maggioranza sia in grado di dare all'Italia la necessaria stabilità.

Signor Presidente del Consiglio, l'autonomia speciale concessa dallo Stato alle minoranze linguistiche, nel nostro territorio alle minoranze tedesca e ladina, costituisce un patrimonio e un tesoro per il Paese, non un peso. La convivenza pacifica tra gruppi linguistici è una ricchezza per tutti noi e dobbiamo essere fieri di questo. Penso che il Sudtirolo e il Trentino siano la prova che lo sviluppo di autonomia e di autogoverno sia la ricetta giusta per far crescere un territorio.

Signora ministro Stefani, ce la metteremo tutta perché lei si possa convincere che l'autogoverno e l'autonomia, quella speciale per la sua particolarità, ma anche quella delle altre Regioni d'Italia che si dimostrano capaci di governarla, sono la vera chiave per lo sviluppo del Paese. E noi, signora Ministro, siamo a sua disposizione, se ha bisogno di buone pratiche o di suggerimenti da chi ormai da decenni si è allenato e si esercitato in questo campo.

L'Europa, per un territorio come il nostro, è fondamentale. Il Sudtirolo e il Trentino sono una piccola Europa in Europa e, in un mondo globalizzato, in un'economia globalizzata, un'Europa unita e una vera unione politica sono l'unica soluzione per garantire alle future generazioni e ai nostri figli pace e benessere. Per cui noi chiediamo fermamente a questo Governo che l'Italia resti, anche per i prossimi anni, un'importante protagonista nella e non fuori dall'Unione europea. Economicamente parlando, non dobbiamo dare l'opportunità alla Cina, agli USA e alla Russia di trattare con l'Italia, con la Germania o con la Francia; no, loro devono trattare con l'Europa, che è tuttora l'economia più forte del mondo.

Signor Presidente, noi ci auspichiamo un Governo italiano europeista.

Il vostro contratto di coalizione è molto ambizioso, ne va dato atto. Nutriamo forti dubbi sulla sua finanziabilità e bisogna stare molto attenti ai mercati finanziari. La sfida contro lo spread non si vince se non con una politica seria e rigorosa, caratterizzata da affidabilità e prevedibilità, e con una politica innovativa. Per questo sosteniamo i punti programmatici più innovativi, riguardanti la green economy (il Sudtirolo da anni persegue una strategia di green region) e l'economia circolare. Auspichiamo un'offensiva nell'ambito della scuola e della formazione, puntando fortemente sulla formazione professionale e sull'apprendistato. In Sudtirolo un terzo dei giovani frequenta una scuola professionale; ciò dà dei risultati eccellenti sul mercato del lavoro e dà prospettive ai nostri giovani. E condividiamo convintamente l'importanza che si vuol dare al turismo.

In tutti questi campi siamo pronti a dare il nostro contributo dovuto.

Noi - e concludo, signor Presidente - non vogliamo chiudere le porte a questo Governo, ma vogliamo confrontarci sui singoli temi, senza pregiudizi ideologici. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV), PD e FdI, e dai banchi del Governo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saccone. Ne ha facoltà.

SACCONE (FI-BP). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, cari colleghe e colleghi, finalmente questa legislatura sta per partire. Abbiamo evitato di scrivere la più brutta pagina della storia parlamentare della nostra Repubblica, facendo fallire la nostra legislatura senza neanche avviarla. Non intendo soffermarmi sui novanta giorni necessari per partorire questo Governo, sulle sue contraddizioni e sugli esasperati tatticismi che hanno persino rischiato la messa in stato d'accusa della più alta carica dello Stato. Mi si permetta, a nome dell'UDC quale componente del Gruppo di Forza Italia, di esprimere la nostra più convinta gratitudine al Capo dello Stato, per la saggezza e per la pazienza con cui ci ha fatto uscire dalla più complicata crisi parlamentare dalla nascita della nostra Repubblica. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Avremmo auspicato una conclusione diversa, ossia un mandato affidato alla coalizione di centrodestra, ma esprimiamo profondo rispetto per le prerogative garantite dalla Costituzione al Presidente della Repubblica.

Voglio aprire una piccola parentesi sull'Europa. Spesso vengono citati i Padri fondatori dell'Unione europea, a ragion veduta, per contrapporli a quanti sostengono la scellerata idea dell'uscita dall'euro dell'Italia. Ebbene, oggi con forza e convinzione affermiamo che neanche le sprezzanti parole del commissario Oettinger e del presidente della Commissione Juncker sono nell'alveo dell'idea di un'Europa dei popoli voluta da Schuman, da De Gasperi e da Adenauer. (Applausi del senatore De Poli). A gran voce ci rivolgiamo alle istituzioni europee affinché la smettano con queste provocazioni e abbiano rispetto per il popolo italiano! (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Per concludere, Presidente, non siamo nel mondo dell'ignoto, come qualcuno ha commentato su autorevoli quotidiani, solo perché non riesce a comprendere ciò che è accaduto il 4 marzo, e non siamo neanche allo scontro finale, all'O.K. Corral, tra le élite e il popolo. Vede, presidente Conte, più leggo le opinioni di chi ha monopolizzato il pensiero degli ultimi anni, creando una visione manichea della società, più mi verrebbe da dire che forse sarebbe opportuno riflettere sul suo Governo. Qui non c'è alcuno sconto tra le élite e il popolo. Tutt'altro: guardando i volti e le storie di alcuni componenti del Governo, che siedono sui banchi del Governo, possiamo dire che qui nasce un nuovo connubio tra un establishment e chi interpreta, magari anche in modo radicale, alcune istanze del popolo. Siamo, sì, in un mondo nuovo, un mondo dai confini incerti e non decifrati, almeno per ora, di cui non dobbiamo avere alcun timore, anzi, dobbiamo sforzarci ulteriormente per comprenderne l'essenza e prepararci al meglio per le prossime sfide.

Per concludere, Presidente, l'UDC non voterà, in conformità con quanto deliberato con gli amici del Gruppo di Forza Italia, la fiducia a questo Governo, ma non ci tireremo mai indietro quando ella presenterà provvedimenti legislativi compatibili con il programma che ha caratterizzato la coalizione di centrodestra, che auspichiamo presto possa tornare a parlare al Paese con una voce sola.

Grazie e buon lavoro. (Applausi dai Gruppi FI-BP e del senatore De Bertoldi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Monti. Ne ha facoltà.

MONTI (Misto). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, formulo al nuovo Governo sinceri auguri di buon lavoro nell'interesse dell'Italia. Inoltre, chiunque abbia avuto l'onore e l'onere di sedere dove lei siede da oggi, presidente Conte, non può non rivolgere a lei un augurio speciale. Io non confido nell'insuccesso di questo Governo.

Si è detto che lei sarebbe un Capo del Governo dimezzato in quanto ha ai suoi fianchi due leader politici a tutto tondo, i vice presidenti Di Maio e Salvini. Credo che non lo sarà, spero che non lo sarà. Un Governo è efficace se chi lo guida è il Presidente del Consiglio e se questi esercita pienamente i suoi poteri e le sue responsabilità.

Piuttosto, sono certo che il Governo otterrebbe un credito maggiore e un consenso maggiore, anche presso chi in Parlamento e nel Paese oggi non lo appoggia, se iniziasse la sua vita con un atto di modestia e di realismo.

Non il Presidente del Consiglio, ma l'intero vostro Governo nascerebbe oggi come Governo dimezzato se altre forze politiche non avessero dato, in un momento difficilissimo della vita del Paese, prova di grande responsabilità. Qualunque cosa voi, signori del Governo, possiate pensare di Forza Italia, del Partito Democratico, dell'allora Terzo Polo e di Fratelli d'Italia nella sua fase iniziale, il fatto che dal novembre 2011, quando chi vi parla è stato chiamato a prendere quel posto, per oltre un anno, abbiano sostenuto provvedimenti impopolari, ha consentito di portare l'Italia fuori da una spaventosa crisi finanziaria e gradualmente di portarla ad una ancor troppo lenta ripresa.

Voi, con tutto il rispetto, colleghi della Lega e del Movimento 5 Stelle, come Lega esercitavate una coerente e bruciante opposizione in Parlamento e nel Paese, e il Movimento 5 Stelle, nel Paese, nei siti, diffondeva in modo molto cinico - spesso in totale contrasto con la realtà fattuale - tesi che non andavano certo, come è legittimo, nella direzione degli sforzi dell'allora Governo, che l'allora Parlamento, con il 92 per cento di fiducia, incoraggiò. Sì, voi avreste oggi la troika: sareste un Governo dimezzato perché sareste ridotti ad agenti di un Governo semicoloniale. (Commenti dai Gruppi M5S e L-SP).

La troika è una realtà disgustosa, a mio parere, anche se promana dall'Unione europea e dal Fondo monetario, e abbiamo fatto di tutto - cittadini italiani, forze politiche, il mio Governo e io personalmente - per risparmiare all'Italia questa dimostrazione di scarsa dignità.

La troika è stata evitata, con lo sforzo di risanamento fatto all'interno del Paese, grazie a un lungo braccio di ferro con la Germania e con la cancelliera Merkel, culminato nel giugno 2012 - il Ministro degli affari esteri che siede accanto a voi può fornirvi ogni indicazione e suggerimento, avendo egli avuto un ruolo significativo al mio fianco (Applausi della senatrice Malpezzi) - e fu quella la premessa che consentì alla Banca centrale europea la svolta verso le politiche che oggi, semmai, corrono solo il rischio di farci addormentare un po' tutti.

Non è escluso - questo non lo dico con spirito di provocazione, ma solo con senso del dovere, avendo dedicato nella mia vita forse più tempo di tante altre persone all'esame da vicino di questi problemi - che l'Italia possa dover subire ciò che ha evitato allora, cioè l'umiliazione della troika. (Commenti dal Gruppo M5S). Io mi auguro vivamente di no.

Oggi lo spread, questo indicatore osservato in modo un po' troppo manicheo, ma che pure esiste, è di 235 punti per l'Italia, di 98 per la Spagna, di 143 per il Portogallo, e questo in regime di quantitative easing: togliete quello, come fra un po' avverrà, e questo 235 non è enormemente diverso da quel 575 che il ministro Moavero, io e tanti parlamentari qui ancora ricordiamo.

Il vostro è il Governo del cambiamento; a questo vorrei applaudire sottolineando al tempo stesso qualche... (Richiami del Presidente). Concludo, signor Presidente.

Anzitutto, vorrei salutare un cambiamento già avvenuto: è stato sconcertante, ma nella buona direzione, il valore aggiunto e la preoccupazione tolta, di edizione in edizione, dal contratto per il Governo. Voi sapete che, tuttavia, scrivere che si chiede il condono di 250 miliardi di euro alla Banca centrale è una cosa che si può cancellare, ma che lascia negli osservatori stranieri...

PRESIDENTE. Per favore, concluda.

MONTI (Misto). Senz'altro. Concludo, signor Presidente. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Urso. Ne ha facoltà.

URSO (FdI). Onorevole Presidente del Consiglio, benvenuto in quest'Aula! Lei, Presidente del Consiglio, forse nella difficoltà di fare quello che è suo compito - e che noi le auguriamo che faccia - e cioè il Capo del Governo, ha illustrato il programma definendosi difensore dei cittadini. Ebbene, il difensore di cittadini è sempre una parte diversa, terza rispetto al Capo del Governo, rispetto al Governo. Parimenti, nell'ultima parte, ha fatto da giudice al Parlamento: lei non può fare da giudice al Parlamento, lei deve fare - e noi ci auguriamo che faccia - il Capo del Governo. Il che significa che è lei che deve assicurare al Parlamento un Governo leale e costruttivo nella elaborazione del processo legislativo. Se questo accadrà, se lei assicurerà al Parlamento un Governo leale e costruttivo nel processo legislativo, noi giudicheremo di volta in volta, con atteggiamento non solo costruttivo, ma di opposizione propositiva quello che lei proporrà e a nostra volta proporremo in Parlamento nostre iniziative legislative - molte già ne abbiamo presentate - proprio per colmare le lacune, tante, che nel programma che avete sottoscritto e nella relazione che fa al Parlamento vi sono. Noi avremo un atteggiamento sempre trasparente e leale, come siamo stati - noi sì - anche nella fase di nascita del Governo. Noi sì, trasparenti e leali, non sempre possiamo dire la stessa cosa degli altri.

Caro Presidente del Consiglio, il Governo che siede ai suoi fianchi - e l'ex premier Monti in qualche misura lo ha fatto notare - è un Governo Minotauro, frutto di un amore forse irresistibile ma certamente innaturale, che non nasce a Creta, forse nasce a Malta. È Minotauro il suo Governo, perché metà politico e metà tecnico: oltre il 40 per cento dei componenti il Governo è tecnico. Tecnico è lei stesso, tecnici sono il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia, cioè tecnici sono i Ministeri di serie A, salvo il Ministro dell'interno, che apprezziamo, perché in salde mani politiche. Ebbene, a fronte di questo, noi siamo preoccupati per la sintesi che avete realizzato nella composizione del Governo e quindi per la possibile esecuzione del programma e ai nostri alleati della Lega chiediamo perché abbia lasciato al Movimento 5 Stelle i Ministeri che determinano la politica per l'impresa e lo sviluppo, la produttività, la crescita e quindi l'occupazione. Avete lasciato ai Cinque Stelle il Ministero dello sviluppo economico e lavoro e politiche sociali, i trasporti, le infrastrutture, l'ambiente, l'energia, la comunicazione, il commercio estero, il Mezzogiorno: tutto quello che crea sviluppo e impresa. Infatti, non c'è la lettera «i»: non c'è impresa nel programma di Governo. È un contratto privo di priorità, un elenco alfabetico di buone intenzioni, in larga parte condivisibili da tutti, ma cui manca una visione condivisa e suffragata dal voto degli elettori. È una sommatoria di interessi particolari, forse tutti pienamente legittimi e condivisibili, manca però l'interesse generale: la sommatoria di interessi particolari non fa l'interesse generale, se manca una visione del futuro, se manca un progetto per il Paese.

Ci chiediamo e le chiediamo, ad esempio, proprio perché non c'è nel programma: giovedì un Ministro tecnico, il Ministro della difesa, sarà al vertice dei Ministri NATO a Bruxelles. Nel contratto vi sono poche righe per la difesa, come se fosse una cosa di secondaria importanza: due pagine sullo sport, qualche riga sulla difesa, qualche riga sul Sud, nulla sull'impresa. Qual è la priorità? La difesa o lo sport? Il Sud o le organizzazioni sportive? Ebbene, per la difesa, come priorità, si parla di ricongiungimento familiare dei militari, cosa sulla quale certamente il Ministro in carica, con il provvedimento di ieri sul suo congiunto, è molto esperto. Ma io le chiedo: qual è la posizione che il Governo esprimerà al prossimo Consiglio di difesa della NATO su argomenti importantissimi, dato che devono preparare il vertice dell'11 e 12 luglio sulla sicurezza nel Mediterraneo, tema di prioritario interesse nazionale? Lei non ne ha parlato oggi. Ne parla in sede di replica o aspetta di riunire il comitato di conciliazione?

A tale proposito, le chiedo anche: qual è la posizione del Governo sul vertice dei G7 in Canada che si svolge venerdì, laddove bisognerà prendere una posizione chiara e netta sull'argomento vitale per il nostro sistema produttivo qual è quello della guerra commerciale e daziaria scatenata dagli Stati Uniti? Lei da che parte starà? Dalla parte della Germania - le porto un esempio - che quest'anno ha il record storico dell'8 per cento del PIL come surplus commerciale, fattore che ha scatenato la reazione americana, o dalla parte degli interessi dell'Italia, che ha bisogno di un mondo in cui i dazi non soffochino le nostre imprese? Dovrà anche esprimersi, per esempio, sul ritiro americano dall'accordo con l'Iran, che è avvenuto, ma ancora non conosciamo la posizione del Governo italiano per garantire le nostre imprese.

Le chiedo: dato che nel programma questo non c'è, perché in merito alla Difesa parlate di ricongiungimento familiare e non dite nulla della politica estera e daziaria, intesa come guerra commerciale nei rapporti con il colosso tedesco, quale sarà la vostra posizione? Non lo sappiamo. Bene: aspettiamo.

Così come lei non ha detto nulla su argomenti emersi in questi giorni su cui si sono espressi Ministri e potenziali Ministri. Parlo dell'argomento dell'energia: la TAP-Trans Adriatic Pipeline è un'alternativa al Nord Stream e alla supremazia sul gas della Germania. La TAP è confermata o no? La Pedemontana è confermata o no? L'Ilva sarà tenuta aperta o chiusa? L'alta velocità si farà o no? Per avere un'opposizione propositiva, c'è bisogno di un Governo leale e costruttivo.

Concludo dicendo che la nostra bussola, come sempre, sarà l'interesse nazionale e su quello ci muoveremo, nella consapevolezza della nostra forza parlamentare. Siamo 18 senatori; la Lega, nella scorsa legislatura, quando nacque il Governo Letta - Letta, come Conte, mise insieme le due forze maggiori - aveva 17 senatori e si astenne; noi ne abbiamo 18 e decideremo in questo Parlamento sulla base soltanto dell'interesse nazionale. Così abbiamo fatto in questi giorni, così faremo sempre. Viva l'Italia! (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD). Signor Presidente, il programma del nuovo Governo indica una strada che rischia di non portarci lontano.

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO(ore 15,33)

(Segue MISIANI). In questi mesi, in campagna elettorale, il MoVimento 5 Stelle e la Lega, separatamente, hanno fatto promesse molto impegnative agli elettori, dalla flat tax, al reddito di cittadinanza, da quota 100, fino all'IVA zero sui prodotti della prima infanzia.

Il contratto di Governo non è una sintesi e una selezione di priorità, è una sommatoria di tante bandiere elettorali e questo toglie credibilità alla fattibilità di tali progetti. L'attuazione di molte delle proposte contenute nel contratto trasformerebbe l'Italia in un Paese più chiuso, più ingiusto, più lontano dall'Europa. Mi riferisco alle proposte sulla giustizia, sull'immigrazione, sul fisco e sulla politica estera. Il presidente Conte ha dichiarato sulla stampa che di uscire dall'euro non si è mai parlato. È un chiarimento doveroso. Presidente, ci auguriamo lo chiarisca anche ai suoi azionisti di maggioranza, perché Beppe Grillo, fondatore del MoVimento 5 Stelle, il 4 maggio 2018, ha rilanciato il referendum sull'euro e la Lega, altro azionista di maggioranza, ha cancellato la scritta «Basta euro» dai muri di via Bellerio solo il 31 maggio 2018. (Applausi dal Gruppo PD).

Presidente, tutte le forze politiche rappresentate in questa Aula vogliono cambiare l'Europa, il punto è con quale obiettivo. Noi vogliamo cambiare l'Europa per rafforzarla, perché crediamo che sia l'Europa lo spazio dove riprendere in mano il nostro destino, perché solo attraverso l'Europa l'Italia può difendere al meglio i cittadini e le imprese italiane. Ora, l'Europa che ha in mente Matteo Salvini è un progetto ben diverso: è la piccola Europa di Orban, del gruppo di Visegrád, per inciso, i primi Paesi che ci hanno lasciati da soli nel gestire l'emergenza profughi. (Applausi dal Gruppo PD).

Per uscire dall'Europa e dall'unione monetaria non serve una scelta esplicita da parte del nostro Paese, basta imboccare la strada dell'irresponsabilità fiscale e il rischio dell'irresponsabilità fiscale sta nei numeri che il presidente Conte ha evitato accuratamente di darci, sta nei costi del contratto, che vanno da 108 a 169 miliardi di euro senza alcuna copertura credibile. Non bisogna essere un raffinato economista per essere consapevole che questi numeri sono insostenibili per il bilancio dello Stato.

L'Italia ha un debito pubblico di 2.300 miliardi di euro. E ogni anno dobbiamo convincere i risparmiatori, italiani e stranieri, a comprare 400 miliardi di titoli di Stato. E per convincerli, ciò che conta davvero non sono le regole di Bruxelles, non è il fiscal compact: è la nostra credibilità come debitori. Ora, presentare un programma costosissimo e senza coperture indebolisce la credibilità del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).

Evocare piani B di uscita dall'euro, come ha fatto un Ministro di questo Governo, rischia di azzerare la fiducia dei risparmiatori nei confronti dello Stato italiano. Oggi siete al Governo, presidente Conte. Tornate con i piedi per terra. Fate i conti con la realtà, perché non potrete in alcun modo realizzare tutto quello che avete promesso in campagna elettorale. Il tira e molla sulla flat tax di ieri non è che l'inizio di quello che vedremo nei prossimi mesi.

Signor Presidente, noi faremo un'opposizione severa ma costruttiva. Se il nuovo Governo metterà da parte la propaganda e presenterà provvedimenti condivisibili, noi li sosterremo. Le nostre priorità sono il reddito d'inclusione, il salario minimo, gli aiuti alle famiglie con figli, la riduzione della precarietà, il rilancio degli investimenti, l'aiuto alle imprese italiane; se farete queste cose, noi vi appoggeremo. Se invece butterete al vento miliardi di euro per fare assistenzialismo e per ridurre le tasse ai ricchi, noi voteremo contro. (Applausi dal Gruppo PD).

Se smonterete per partito preso il buon lavoro fatto dai Governi precedenti, noi ci opporremo. E se proverete a farci tornare indietro sul terreno dei diritti sociali e dei diritti civili, noi diremo con la massima forza no: nel Parlamento e nel Paese. (Applausi dal Gruppo PD).

Se ne faccia una ragione il ministro Fontana: le famiglie arcobaleno esistono in questo Paese. (Applausi dal Gruppo PD). Lo hanno riconosciuto anche i sindaci del MoVimento 5 Stelle e lo ha riconosciuto oggi la Corte di giustizia europea.

Mi avvio a concludere. Dopo ottantanove giorni di balletti e teatrini, un nuovo Governo si è finalmente insediato. Non ci convince l'idea di Paese che esprime il programma del Governo. Non ci convince l'orientamento di molte politiche, la vaghezza di tante proposte. Per questo, voteremo contro la fiducia.

Signor Presidente, Robert Kennedy (del quale domani ricorre il cinquantesimo anniversario della morte) disse che il coraggio morale è l'unica qualità essenziale e vitale per coloro che cercano di cambiare il mondo. Voi vi siete autoproclamati il «Governo del cambiamento». Il coraggio morale serve per cambiare il mondo e ora il tempo delle parole e delle promesse è finito. Avete l'obbligo morale di uscire dalla campagna elettorale permanente. (Applausi dal Gruppo PD).

Avete il dovere morale di iniziare a lavorare. Basta con i selfie e con le dirette Facebook! È tempo che la propaganda lasci spazio alle scelte di Governo, anche alle scelte difficili, in nome dell'interesse generale e del futuro del Paese. Ora tocca a voi. Tocca a voi fare seguire alle promesse i fatti. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Barbaro. Ne ha facoltà.

BARBARO (L-SP). Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, nell'esordire con orgoglio nelle file della Lega in quest'Aula, intendo, con questo mio breve intervento, aderire allo spirito e al coraggio che hanno animato la nascita di questo Governo; un Governo che non ha al suo interno, ed è la prima volta nel nostro Paese, le rappresentanze del Partito popolare europeo o del Partito socialista europeo.

Ci troviamo di fronte, quindi, ad un'esperienza coraggiosa, sperimentale (per certi versi emergenziale), alla quale le forze avverse non faranno sconti. Ma questo Governo nasce con l'unico intento di fare gli interessi del popolo italiano e trova la nostra adesione e fiducia proprio nel convincimento che per tanto, troppo tempo, l'Italia abbia trascurato gli interessi nazionali in un quadro desolante di cessione della propria sovranità ad un'istituzione comunitaria non sempre dalla nostra parte, talvolta finanche nemica della nostra impresa, dei nostri lavoratori, delle nostre famiglie e della nostra stessa identità. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Il fatto stesso che questo Governo, prima ancora della sua nascita, abbia intimorito e irritato alcuni notabili politici europei è la riprova che siamo dalla parte giusta, dalla parte della Costituzione, che - lo sappiamo bene - attribuisce la sovranità al popolo italiano: esclusivamente a esso.

È importante che il Governo che oggi sta per nascere si sia dotato di una garanzia di trasparenza in più: il contratto tra le forze politiche che formano la maggioranza. Più volte, nel corso del suo intervento, il Presidente del Consiglio si è richiamato al contratto, definendolo un «cambiamento radicale» rispetto alla prassi costante. Per la prima volta i programmi hanno preceduto le nomine e tutto ciò si è tradotto nell'assunzione di impegni reciproci; un sinallagma - per usare termine familiare al Presidente del Consiglio - che ha caratterizzato la nascita di questo Governo e ne ha indicato la rotta.

Tra questi impegni mi sia consentito sottolineare solo un aspetto, sicuramente non prioritario per la vita del Paese, ma importante per il mio mondo di riferimento, da cui provengo, che è quello dell'associazionismo sportivo. Mi riferisco alla centralità che nel contratto viene attribuita allo sport nelle dinamiche di crescita del Paese. Mi auguro che tale centralità possa essere propedeutica al riconoscimento di una dignità costituzionale allo sport, nonché al varo di una legge quadro di riforma dell'ordinamento sportivo. Si tratta, infatti, di un settore frammentato da un corpus di leggi disomogenee e non organiche per indirizzo politico e strategico.

Auspici strategici a parte, è stato particolarmente apprezzato l'intervento del Presidente del Consiglio, che, nella sua relazione ha dato spazio e si è riferito al mondo dell'associazionismo sportivo. Egli si è riferito all'esercito dei volontari, che, erogando servizi, supplisce quotidianamente alle carenze pubbliche. Si tratta della vera spina dorsale del Paese. Le associazioni sportive potranno permetterci di ridisegnare tutto l'ordinamento sportivo, attraverso una ridefinizione dei compiti e - soprattutto - dei diritti, che spesso e volentieri non sono stati considerati.

In questo quadro sarà fondamentale affrontare anche il problema endemico del mondo dello sport, ovvero i suoi rapporti con la scuola.

PRESIDENTE. Senatore Barbaro, la prego di concludere.

BARBARO (L-SP). Avviandomi alla conclusione, per trasformare questi auspici in certezza, rimanendo sempre in campo sportivo, vorrei sottolineare altresì che il contratto si incrocia con la garanzia di un uomo di sport. Mi affido pertanto alla regia del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Giancarlo Giorgetti; sono sicuro che attraverso la sua esperienza di uomo di sport sarà possibile tradurre questi auspici in certezze.

In conclusione, presidente Conte, le faccio i miei migliori auguri e li faccio contemporaneamente all'Italia. Siamo convinti che lei e la sua squadra rappresenterete al meglio le istanze di cambiamento e, con esse, saprete dare risposte concrete al nostro Paese. A ella, Presidente, e al nostro Governo, gli auguri di buon lavoro. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello. Ne ha facoltà.

*QUAGLIARIELLO (FI-BP). Signor Presidente, colleghi senatori, Presidente del Consiglio, signori del Governo, io sono tra quanti avevano sperato in un Governo imperniato sul centrodestra. Del resto, eletto in un collegio uninominale meridionale, ho toccato con mano quanto nel sistema elettorale vigente la coalizione sia fondamentale. Quando tuttavia, per ragioni che non è questa la sede per scandagliare, è apparso chiaro che l'unico Esecutivo possibile era quello che oggi chiede la fiducia in quest'Aula, ho ritenuto che sarebbe stato un errore impedire che nascesse. E credo che la disponibilità del presidente Berlusconi, oltre a essere stata politicamente lungimirante, abbia contribuito a preservare le nostre istituzioni e il Paese da un pericoloso avvitamento. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

C'è poi un altro aspetto, che riguarda tutte le opposizioni in questo emiciclo, e che suggerisce di evitare in questa sede ipocrisie. A nessuno sfugge infatti che se la travagliata gestazione del Governo non fosse andata a buon fine, un voto a distanza ravvicinata avrebbe penalizzato, con ogni probabilità, assai più gli oppositori che i contraenti del patto di maggioranza.

Presidente, a scanso di equivoci, io voterò contro la fiducia, in conformità con il Gruppo al quale sono iscritto in quanto rappresentante di Idea. E svolgerò con rigore il mio ruolo di parlamentare di opposizione, affinché le pulsioni giustizialiste, regressive, pauperiste presenti nel vasto e composito contratto programmatico che abbiamo sentito oggi riassunto non abbiano seguito.

Ritengo tuttavia, senza timore di contraddirmi, che nei confronti di questo Governo non si debba avere un atteggiamento pregiudiziale. Quantomeno che non lo debba avere il centrodestra. Non solo perché fra i nemici preventivi non ci si troverebbe sempre in ottima compagnia (personalmente, ad esempio, quando Soros è da una parte, preferisco trovarmi sempre dall'altra). Non solo perché in questo Governo c'è un pezzo di coalizione, com'è accaduto in passato a parti inverse. Ma anche perché questo Esecutivo si fonda su uno schema vecchio-nuovo che non è inedito nella nostra storia più recente. Fu infatti uno schema vecchio-nuovo a tenere insieme nel 1994 il Movimento Sociale, la Lega Nord e il Partito Radicale, universi paralleli che solo la comune alleanza con Forza Italia, unitasi alla fiamma al Sud e alle camicie verdi al Nord, riuscì ad amalgamare nella novità allora rivoluzionaria di un centrodestra di Governo.

Uno schema, tuttavia, non è una garanzia di successo, Presidente. Per una infinità di ragioni; io ne esporrò solo due.

Innanzitutto, non ci appartiene la formula istituzionale in cui l'asserito «cambiamento» si sostanzia: una sorta di Governo di direttorio - così l'avrebbe definito Vittorio Emanuele Orlando - con partiti che vorrebbero essere fortissimi e un Premier che si vorrebbe debolissimo (con rispetto per la sua persona, Presidente), controbilanciato da un'idea di democrazia diretta che incarna il mito roussoviano della volontà generale. Un mito, per l'appunto. Ora, sappiamo anche noi che il legame tra popolo e rappresentanza va rafforzato, ma riteniamo che la strada del presidenzialismo con i dovuti contrappesi sia di gran lunga preferibile all'ircocervo sistemico che oggi ci è stato illustrato.

La seconda ragione è di contenuto. Presidente, lei si è molto soffermato sulla fine delle categorie di destra e di sinistra, e anch'io penso che vadano aggiornate. Ma esse rispondono a idealità e sensibilità radicate che a un certo punto reclamano tutti i propri diritti. Lo dimostrano le contraddizioni insite nel contratto di Governo: come conciliare ad esempio il giustizialismo in campo penale con l'ambizione di imprimere una svolta liberale al rapporto tra Stato e contribuenti? Noi queste contraddizioni cercheremo di farle emergere, affinché tra il tutto e il suo contrario sia un'impostazione quanto più vicina al programma del centrodestra a prevalere.

Anche per questo io credo che ci sia bisogno di un atteggiamento rigoroso e non pregiudiziale.

I fatti di queste ore sono emblematici. Si possono lasciare i temi eticamente sensibili fuori da un contratto (e probabilmente è un bene). Si può anche derubricare un'idea di famiglia e dunque di genitorialità a opinione personale di un Ministro. Ma, alla lunga, la visione che si ha della persona, della vita, della libertà, della responsabilità, finisce per pervadere ogni scelta, anche quella apparentemente più estranea a tali ambiti.

Sono certo che in questa fase tutte le forze del centrodestra sapranno interpretare i rispettivi e differenti ruoli senza mettere a repentaglio le ragioni dell'alleanza. Ma sono ancor più certo che, anche laddove la dialettica quotidiana dovesse talvolta tracimare, saranno gli ideali di fondo a ricordare a tutti chi siamo e qual è la nostra casa naturale al di là della parentesi che stiamo vivendo. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Signor Presidente, chiedo di poter allegare la restante parte del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Morra. Ne ha facoltà.

MORRA (M5S). Presidente, Ministri, colleghi tutti, oggi abbiamo voltato pagina e lo abbiamo fatto perché abbiamo avuto un Presidente del Consiglio che ha citato filosofi, intellettuali, sociologi e grandi della letteratura russa; noi siamo stati abituati a precedenti Presidenti del Consiglio che citavano i Jalisse oppure serie televisive. Vivaddio, penso sia un salto di qualità. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Penso che sia un salto di qualità, perché se questo Paese si vuol salvare, professor Conte, deve investire - com'è esplicitamente chiarito nel contratto - in conoscenza, perché lì dove c'è conoscenza non c'è ignoranza e dove non c'è ignoranza non può trionfare l'ingiustizia.

Voglio inserirmi nel dibattito, perché questo è un dibattito e forse sarebbe il caso anche di ascoltarsi e prendere spunti da ciò che viene detto da altri colleghi. A me, da senatore eletto in Calabria, va bene riconoscere che il senatore Magorno ha già avviato un impegno che si realizzerà presso la tendopoli di San Calogero, ove, appunto, sopravviveva - non voglio neanche dire «viveva» - un ragazzo di ventinove anni che ha avuto soltanto la sventura di finire in un territorio che forse è più disgraziato di quello da cui proveniva: la Calabria. Calabria che è Sud, un Sud che è stato definito da Svimez, non dal MoVimento 5 Stelle o da altri, a rischio desertificazione antropica e produttiva. Se volete ve lo traduco: non ci sarà più possibilità di sopravvivere, lavorare e produrre, perché ormai il Sud è stato capitalisticamente abbandonato.

E allora, professor Conte, so che lei con me condivide questa attenzione nei confronti del Sud, tant'è che meritoriamente questo Governo ha deciso di promuovere un Ministero per il Sud piuttosto che per la coesione territoriale, perché questo Paese ha una drammatica emergenza che si chiama Mezzogiorno. (Applausi dal Gruppo M5S). Forse questa emergenza, che si intreccia ad un'altra emergenza gravissima, quella giovanile - perché ormai i ragazzi sono costretti a lasciare il Paese - potrà essere ancor più consapevolmente affrontata da chi cita Hans Jonas, perché leggendo «Il principio responsabilità» chiunque abbia sensibilità politica capisce che cosa sia dovere dell'uomo pubblico. Scusatemi, come fare allora a non ringraziare un Esecutivo che, quantomeno in impegno, assicura che normerà il conflitto di interesse? È una barzelletta andare all'estero e sentirsi dire che ancora in Italia c'è il problema del conflitto di interessi. È un qualcosa di inaudito. (Applausi dal Gruppo M5S).

Ma quando poi alle parole del senatore Mirabelli, che appunto voleva, giustamente, porre al centro dell'attenzione quanto è avvenuto nella piana di Gioia Tauro, si aggiunge il senatore Siclari, proveniente come me dalla Calabria, che richiama la nostra Costituzione (per fortuna che ogni tanto lo facciamo), esattamente il secondo comma del terzo articolo, lì dove si precisa che ad ognuno di noi, a prescindere da chi si nasca e da dove si nasca, deve essere concesso di avere almeno una possibilità, benissimo, allora mi domando: ma questi signori in precedenza dov'erano? Avevano per caso responsabilità di Governo, o no? (Applausi dal Gruppo M5S). Perché qua a me sembra che chi è arrivato adesso a tentare di salvare la barca si chieda: «Dov'eri quando noi facevamo drammi e tragedie?». Perché questo avete provocato! (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti della senatrice Malpezzi).

Ci tengo anche a citare un altro collega che fortunatamente, in maniera chiara e cartesiana, ha specificato che quello che ha permesso il varo di questo Esecutivo è un contratto. Ripeto: contratto. Nessuno si azzardi a pronunciare altre parole. La ringrazio, senatore Tosato. (Applausi dal Gruppo M5S).

MALPEZZI (PD). Programma!

MORRA (M5S). Contratto significa che si precisa cosa e come e si inizia a lavorare per realizzare al più presto quello che tutti i cittadini, dal Nord al Sud e dal Sud al Nord, si aspettano. (Brusio).

Signor Presidente, mi scusi, io non disturbo quando gli altri parlano e penso di meritare lo stesso rispetto. (Applausi dal Gruppo M5S.Commenti della senatrice Malpezzi).

PRESIDENTE. Non si preoccupi che, quando è il caso, sappiamo richiamare. Prosegua pure l'intervento, senatore.

MORRA (M5S). Vorrei anche soffermarmi su alcune parole che meritano sempre approfondimento e riflessione. Sono parole pronunciate dall'ex presidente del Consiglio, nonché senatore a vita, Mario Monti. Badate, parlare di realtà disgustosa, anche se di diretta emanazione del Fondo monetario internazionale (il riferimento è alla troika, basta andare a prendere il Resoconto stenografico e si capisce tutto), dà l'idea di cosa possa diventare un'Europa sempre più condizionata e ricattata dai mercati. Penso che tutti quanti noi si debba portare rispetto nei confronti dei mercati, esattamente come i mercati devono portare rispetto nei confronti dei cittadini e delle persone. E forse questo negli ultimi anni ce lo siamo dimenticati.

È vero che lo spread è a 235 punti, professor Monti, ma è altrettanto vero che se noi annaspiamo con un debito pubblico che è diventato importante, ma che tutti ci assicurano essere sostenibile (dal momento che altri lo hanno addirittura più rilevante del nostro, in percentuale rispetto al PIL, oltre che in assoluto), questo forse è perché alcuni hanno speso allegramente. Pertanto, mi domanderei anche dove fosse il professor Monti quando altri spendevano allegramente. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Professore, lei mi insegna che non è tanto il quantum, quanto piuttosto la qualità della spesa pubblica che si deve valutare. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Se si fanno clientele e assistenzialismo - e chi ha governato in questo Paese l'ha fatto - si sprecano risorse, risorse che vengono sottratte alla sanità pubblica, all'istruzione, all'infrastrutturazione del Paese. Io provengo da territori in cui il concetto di rete - faccio anche autoironia - è quasi metafisico: è etereo, impalpabile.

Credo che non si possa che augurare a tutti quanti noi un Governo del cambiamento. Certo, le parole sono facili a pronunciarsi, i fatti sono più complessi, più difficili da ottenere. Quell'invito - che accetto - del senatore Monti alla modestia penso che possa essere il migliore augurio da rivolgere a tutti quanti noi, perché questo Paese deve essere cambiato. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vescovi. Ne ha facoltà.

VESCOVI (L-SP). Signor Presidente, sono molto orgoglioso di poter esprimere il mio voto di piena fiducia. Sì, fiducia, quel sentimento di tranquillità e sicurezza che hanno i figli verso il babbo e la mamma, gli studenti verso l'insegnante, gli atleti verso l'allenatore, 6 milioni di elettori verso la Lega e noi verso di voi; fiducia nel contratto di Governo, che contiene diversi e qualificati punti di programma, su cui voglio soffermarmi.

Fiducia in politica estera. Giusto essere parte integrante dell'Alleanza atlantica, avendo un rapporto preferenziale con gli Stati Uniti d'America. Proprio recentemente ho partecipato, presso il cimitero americano di Firenze, a una toccante commemorazione in ricordo di tanti giovani americani che si sono immolati in una terra lontana per restituirci il bene fondamentale della libertà. (Applausi della senatrice Bonfrisco). Quando vedi migliaia di croci bianche su una distesa verde e pensi a quali sogni avrebbero realizzato se non fossero caduti per noi devi soltanto dire grazie. Grazie, America! (Applausi dal Gruppo L-SP).

Nel contempo, però, fiducia nel rapporto con la Federazione Russa, partner di assoluta levatura.

Mettere l'embargo ad uno Stato che riconosce il referendum del 2014, con il quale il 97 per cento del popolo di Crimea ha deciso di far parte della Federazione Russa, con un grosso danno alle imprese italiane, non è comprensibile.

Le sanzioni le mettono i politici, ma a pagarne il prezzo sono le imprese e i cittadini. Le frontiere sono sempre cambiate nei secoli e cambiarle con un voto, con la volontà di un popolo, senza guerre, è una grande conquista per l'umanità: il principio di autodeterminazione dei popoli.

Europa sì, ma diversa, e nei confronti della quale il ruolo del Parlamento sia rafforzato.

Fiducia in tema di politica fiscale per disegnare un nuovo fisco serio ed equo, passando da un'immediata pace fiscale per arrivare ad un'aliquota unica, premiando il merito e la voglia di produrre, in modo tale che la rassegnazione del popolo delle partite IVA, che oggi si sente come un criceto su una ruota che gira senza mai potersi fermare per pagare le spese e le tasse, si trasformi nel sogno di poter realizzare i propri desideri. Pace fiscale per evitare altri suicidi di imprenditori che, distrutti dal dolore di perdere l'azienda per cui hanno lottato, preferiscono erroneamente togliersi la vita per non vedere sottrarsi tutto. A loro va il mio pensiero. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Fiducia a un Governo che difende chi produce. Fiducia per un Governo che istituisce un Ministero che si occuperà delle problematiche dei disabili; una tematica che mi ha spinto a depositare la mia prima proposta di legge.

Fiducia a un Governo che si impegna per una maggiore difesa dei propri cittadini. Mi è difficile spiegare a mia figlia di quattro anni che oggi in Italia non ci si possa difendere in casa e che una vittima debba risarcire un latitante: pazzesco ed incredibile. Ricordo l'"intelligentissima" proposta di potersi difendere solo di notte, che fortunatamente non è passata.

Fiducia a un Governo che valorizza le Forze dell'ordine nell'adempimento del proprio lavoro. Non è semplice, quando si viene aggrediti da violenti, stabilire in pochi secondi quale sia il grado di reazione legittima: facile è stabilirlo a mente fredda, senza emozioni. Il mio pensiero va a tutte le Forze dell'ordine.

Infine, fiducia a un Governo che pensa ad una maggiore autonomia in base all'articolo 5 della Costituzione, nella speranza di vedere un Paese federale e presidenziale.

Fiducia - e concludo - a un Governo che pensa prima di tutto al popolo italiano! (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pichetto Fratin. Ne ha facoltà.

PICHETTO FRATIN (FI-BP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio dei ministri, membri del Governo, noi del Gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente ci apprestiamo a vivere e a valutare questo Governo da una visuale particolare, singolare. Il nostro alleato, la Lega, con il quale governiamo Regioni, Province e Comuni e con il quale abbiamo condiviso il programma elettorale e naturalmente abbiamo fatto la campagna elettorale, è al Governo; noi siamo all'opposizione.

Anche noi vogliamo il cambiamento. Serietà e senso di responsabilità ci portano a valutare con la massima attenzione i contenuti della proposta di Governo, con molti punti che erano parte del programma comune di centrodestra nelle elezioni del 4 marzo scorso.

Nel contratto, così come viene definito - peraltro, mi si permetta di considerare che prima politicamente c'erano le alleanze, ci si intendeva, mentre qui c'è un contratto, che normalmente si ha tra due parti che non si fidano l'una dell'altra e mettono per iscritto - i temi economici e della sicurezza hanno prevalso, così com'è avvenuto in campagna elettorale. Personalmente colgo con particolare riguardo l'indirizzo espansivo che si vuole dare all'economia, che agisce naturalmente su un doppio percorso: una diminuzione dell'imposizione fiscale, caratterizzata dalla flat tax, che era parte del programma di centrodestra, e interventi di sostegno e sovvenzione assimilabili alla definizione di reddito di inclusione o di cittadinanza (anche se il reddito di cittadinanza è diverso dal reddito di inclusione). Ciò dovrebbe favorire i consumi e liberare risorse per le imprese, dovrebbe perciò far ripartire il Paese. L'aspetto teorico non fa una grinza, ma mi auguro non sia solo un proclama.

Siamo un Paese bloccato da eccesso di imposizione fiscale, eccesso di burocrazia, carenza di infrastrutture materiali e immateriali ed eccesso di litigiosità e - automaticamente soluzioni - con la giustizia. Mi sia permessa una considerazione: tutti i Governi che si sono presentati hanno annunciato una riduzione dei tempi della giustizia e mi auguro sia la volta buona. Tuttavia con l'ipotesi che traspare di allungamento della prescrizione mi sembra si intenda assolvere i colpevoli e condannare gli innocenti; è questo, infatti, che succede con l'allungamento della prescrizione, che è invece una tutela degli innocenti.

La nostra è una Nazione che invecchia e che ha bisogno di nuove regole per ragioni demografiche, per la modernizzazione produttiva e del consumo e per il nuovo contesto internazionale ha bisogno automaticamente di un cambiamento. Questo lo condividiamo: la flat tax era un punto importante del nostro programma e noi non faremo mancare il nostro contributo sia nella costruzione della norma specifica sia nel definire un più moderno sistema impositivo. Sono trascorsi quarantacinque anni dalla grande riforma fiscale che introdusse l'IVA, l'IRPEF, l'ILOR (come si chiamava allora), l'IRPEG e le nuove imposte indirette; era giusto allora e - condivido l'espressione del Presidente del Consiglio dei ministri - oggi non lo è più, non è più attuale: allora c'era un Paese chiuso, ora c'è un altro Paese.

Con altrettanta attenzione valuteremo le azioni relative alle politiche sociali, alla solidarietà, all'inclusione sociale; non certo l'assegno a tutti, offesa per chi ha lavorato una vita, o la pensione di cittadinanza, perché la pensione sociale è stata inventata in questo Paese tanti anni fa; tuttavia la riforma dei centri per l'impiego, così come una valutazione della sicurezza sociale tramite formule di copertura anche pensionistica per chi non ha un lavoro continuativo vedranno la nostra presenza.

Siamo un Paese da infrastrutturare; la competizione mondiale e il benessere dei popoli dividono chi si sviluppa da chi rimane indietro in rapporto alla capacità e alla rapidità del trasferimento di merci, persone e notizie; quindi avanti con la banda larga e con la TAV.

In conclusione, siamo per una realtà in cui i consumi e gli investimenti sono legati al livello di fiducia; tuttavia la fiducia dei cittadini non viene per decreto, ma con la credibilità e allora rispettiamo la Costituzione e così l'articolo 81 della Carta costituzionale. Discutiamo, modifichiamo, parliamo dei veri problemi del Paese: non ho sentito citare né industria, né turismo, né scuola. Noi saremo attenti a tutto ciò; naturalmente non faremo mancare il nostro sostegno critico con il voto contrario, ma anche favorevole sui provvedimenti che condividiamo. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 16,10)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marsilio. Ne ha facoltà.

*MARSILIO (FdI). Signor Presidente, signori del Governo, senatrici e senatori, di fronte alla costituzione del Governo grillino-leghista guidato dal professor Conte sentiamo la necessità di ripercorrere sinteticamente le tappe di questo percorso e la posizione che ha assunto Fratelli d'Italia. Rivendichiamo la coerenza e la lealtà con cui ci siamo comportati sia di fronte agli elettori che nei rapporti con le forze politiche con le quali abbiamo sottoscritto un programma e una coalizione di Governo. Per primi, e a volte purtroppo da soli, abbiamo sostenuto la necessità che il centrodestra, uscito vincitore alle elezioni del 4 marzo come coalizione in possesso della maggioranza relativa in Parlamento, avesse il diritto e il dovere di provare a formare il Governo. Così non è stato e, dopo settimane di esplorazioni asimmetriche, si è costituita una maggioranza parlamentare inedita, che non ci ha mai appassionati, a maggior ragione dopo aver letto ed esaminato il contratto di Governo, con le sue inevitabili contraddizioni, frutto del difficile compromesso tra posizioni spesso oggettivamente inconciliabili.

Si è però verificato a un certo punto un fatto nuovo, mai accaduto prima, quando il Presidente incaricato ha dovuto rimettere l'incarico ricevuto a seguito del veto posto sulla nomina del professor Savona a Ministro dell'economia e delle finanze, al quale diamo la nostra solidarietà umana e politica per l'ingiusto trattamento subito. Non è questa la sede per sindacare le scelte del Presidente della Repubblica. Abbiamo però il dovere di riflettere sulle conseguenze scaturite dalla crisi politica e istituzionale nella quale l'Italia stava precipitando a seguito di quelle scelte. Abbiamo corso il rischio di una crisi istituzionale senza precedenti, nel corso della quale la speculazione finanziaria aveva già cominciato a mostrare le zanne dello spread, attaccando l'economia e i risparmi degli italiani, mentre autorevoli esponenti delle istituzioni europee e internazionali non si vergognavano di rilasciare dichiarazioni minacciose della nostra sovranità nazionale e ingiuriose del popolo italiano. L'esperienza di questi pochi giorni di attacco condotto a suon di spread e minacce dovrebbe far riflettere quanti all'epoca sostennero un analogo ben più potente attacco, che portò alla defenestrazione dell'ultimo Governo legittimamente eletto dal voto popolare. Ma adesso è inutile parlare del passato.

Di fronte alla prospettiva di un ennesimo Governo tecnico guidato da Cottarelli, che avrebbe raccolto poche decine di voti in Parlamento, con un'inarrestabile corsa alle elezioni anticipate in piena estate e mesi di instabilità esposti alla speculazione finanziaria, mentre il resto del mondo lavora e non aspetta certo i nostri tempi e i nostri comodi (vedi, per fare un solo esempio, la Francia di Macron, che, nell'assenza di una politica estera e di un Governo che facesse il suo dovere, si è proposta in maniera solitaria da protagonista nella risoluzione della crisi libica, dove i nostri rilevanti interessi strategici nazionali sono presenti), a un movimento come il nostro, che si ispira al principio dell'interesse nazionale, non rimaneva che tentare di fermare questa deriva. È questo il senso dell'appello che Giorgia Meloni ha fatto, dettato da quel sano patriottismo che è la stella polare di Fratelli d'Italia. Abbiamo perciò salutato con favore la ripresa del dialogo per formare un Governo politico, al quale abbiamo anche offerto la nostra disponibilità, per arricchire di contenuti e di valori il programma e per allargare la base parlamentare e popolare di sostegno, anche nella consapevolezza che, se si vogliono davvero mettere in discussione gli equilibri e i trattati che regolano i nostri rapporti con l'Europa, si scateneranno tali e tante reazioni che una maggioranza numericamente esigua e politicamente equivoca difficilmente potrà sostenere da sola.

Questa nostra disponibilità non è stata raccolta, signor Presidente. La maggioranza ha preferito chiudersi in un rapporto esclusivo tra le due forze firmatarie del contratto (forse anche a causa di equilibri già troppo fragili per formare questo Governo) e non ha inteso arricchire il programma dei temi che abbiamo proposto alla sua attenzione, che costituiscono le nostre priorità e che qui torniamo a riassumere in maniera trasparente: elezione diretta del Capo dello Stato, blocco navale al largo delle coste libiche, riduzione delle tasse e sostegno a chi produce e crea posti di lavoro, sostegno alle famiglie e alla natalità e altro ancora.

Per tale ragione, non daremo la fiducia a questo Governo e non faremo parte della maggioranza parlamentare. Abbiamo comunque colto, presidente Conte, nella chiusura del suo intervento l'apertura a una diversa e nuova composizione del Governo in corso d'opera, quando afferma che altre forze politiche «potranno aderire successivamente al contratto di Governo, offrendo anche un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma».

Signor Presidente, i nostri temi sono quelli che abbiamo citato e su quelli ci misureremo, senza pregiudizi: né benevolenza, né preclusioni. Il nostro è un atteggiamento che però non è figlio di quel "pragmatismo" che lei ha rivendicato come cifra e novità di questo Governo, proclamando che: «Non esistono più forze politiche che esprimono come un tempo complessive visioni del mondo (…)». Forse questo suo giudizio sarà vero per le forze che compongono il Governo. Per quanto ci riguarda, rivendichiamo al contrario, con orgoglio e determinazione, che per governare e dare un destino al popolo italiano non è sufficiente il pragmatismo del buon senso, che pure apprezziamo quando significa un approccio aperto al dialogo e fondato su sani principi, ma è necessario ispirarsi ad una cornice di valori ideali e principi morali e spirituali che noi riassumiamo nella tradizione della civiltà europea occidentale e delle sue radici giudaico-cristiane che non per caso sono state escluse dalla Costituzione dell'Unione europea. (Applausi dal Gruppo FdI).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Cattaneo. Ne ha facoltà.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghi, intervengo brevemente per argomentare il mio orientamento di voto che sarà di astensione. È un'astensione opportuna, senza valenza oppositiva - com'è consentito dalla recente riforma del Regolamento del Senato - fondata sulla necessità che il Paese, dopo un lungo periodo di stallo, abbia un Governo nella pienezza dei suoi poteri, il quale ha l'onore di governare in forza di una maggioranza parlamentare espressione del voto dei cittadini e deve poter avviare il proprio lavoro.

Parimenti, credo che sia un dovere inerente la carica che ho l'onore di ricoprire di non transigere nell'esprimere il mio dissenso ogni qualvolta dubiti dell'appropriatezza delle decisioni oggetto dello scrutinio parlamentare. Penso - ad esempio - in tema sanitario, alla questione dell'attenuazione dell'obbligo vaccinale, oggetto di una recente ed efficace legislazione di cui - mi permetto di suggerire al nuovo Governo e alla nuova Ministra della salute - sarebbe saggio attendere qualche anno di operatività e il consolidamento dei dati epidemiologici prima di ipotizzare modifiche. (Applausi del senatore Faraone).

Per mia parte, Presidente, anche in questo nuovo frangente continuerò a dar corpo al ruolo di senatore a vita concentrandomi nell'individuare e suggerire a chiunque voglia farne tesoro, in Parlamento e fuori, soprattutto metodi di analisi che credo possano essere di giovamento al Paese intero.

È con questa predisposizione d'animo e volontà di dialogo che sono oggi a esprimere la mia volontà di astenermi.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bellanova. Ne ha facoltà.

BELLANOVA (PD). Signor Presidente, signor presidente Conte, il contratto che vi tiene insieme, e che lei - come ci ha comunicato - ha con molta forma discreta condiviso, non contiene misure specifiche sul Mezzogiorno. Nel suo lungo discorso non ha mai citato il Sud. Ha detto, però, che valgono le pagine scritte. Io, in modo elementare, ho concluso che avete rimosso il Mezzogiorno. Nel vostro contratto non è scritto nulla sul Sud. Eppure, il Mezzogiorno vi ha dato tanto consenso. Vi ha consegnato, nostro malgrado, istanze di cambiamento. E voi alla domanda di coesione sociale e territoriale opponete un imbarazzante silenzio. (Applausi dal Gruppo PD).

Zero proposte, zero contenuti, ma un Ministero; un Ministero senza coesione sociale, un Ministero senza programma. Mi permetta, presidente Conte, di farle una domanda: a cosa serve un Ministero che non sa che cosa deve fare? A che cosa è utile? (Applausi dal Gruppo PD).

Pur tuttavia, oggi, io non voglio polemizzare. Vorrei dare a lei l'opportunità di chiarire nella replica. Essendo io fermamente convinta che il prodotto interno lordo non cresca con l'uso dei condizionatori - spero che ne sia convinto anche lei, Presidente (Applausi dai Gruppi PD e FI-BP) - le chiedo - se vorrà, potrà rispondere gentilmente - come si sostiene e si rafforza la crescita nel Mezzogiorno.

Il Sud è tornato a crescere grazie alle politiche che ha messo in campo il Governo negli anni precedenti. È stato avviato un circuito virtuoso di investimenti, crescita e lavoro. Voi come pensate di migliorare e modificare questo processo?

Lei è uno che legge, e lo si è capito dalle tante citazioni. Avrà letto i tanti rapporti fatti in questi anni e negli ultimi mesi. Dica a chi le darà il voto di fiducia che lei sta prendendo un Paese che si è rimesso in movimento, e che è un bene per lei e per questo Paese. (Applausi dal Gruppo PD). Ci dica, allora, presidente Conte: manterrete il credito d'imposta nel Mezzogiorno? Manterrete le agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato? Come pensate di sostenere le eccellenze del Sud? Il Sud non è solo povertà, mafia e difficoltà. (Applausi dal Gruppo PD). Il Sud è lavoro, lavoro di qualità. Il Sud sono quelle tante start up, soprattutto quelle a conduzione femminile, che stanno dando risultati importanti e soddisfazioni alle persone che vi sono impegnate.

Come pensate di dare una risposta alle donne e agli uomini del Mezzogiorno, alla passione, alle competenze, alle qualità delle giovani generazioni meridionali? Pensate davvero di rispondere con parole come forse, circa, quando, può darsi; con il reddito di cittadinanza che altro non fa se non alimentare il lavoro nero?

Lei ha detto, signor Presidente, che i giovani inattivi si rinchiudono. E con l'assistenzialismo pensa che i giovani si aprano verso il futuro? Non è forse necessario assumere fino in fondo il paradigma che il lavoro non è solo reddito? Il lavoro è dignità. (Applausi dal Gruppo PD). Ed é dignità se si crea la conciliazione tra l'impresa, il lavoro e il Mezzogiorno.

Allora, quando avrà consultato il comitato di conciliazione - spero prima della replica, perché uno dei suoi vicepresidenti ha ben altro da fare che ascoltare chi le darà il voto e chi voterà in modo contrario - gli chieda - a noi sta molto a cuore saperlo - se manterrete o meno in piedi la clausola del 34 per cento degli investimenti statali nel Mezzogiorno. E come pensate di attrarre gli investimenti esteri nel Mezzogiorno?

Lei ha fatto riferimento alle crisi aziendali: se vuole, poi in privato le posso dire come abbiamo gestito 1.250 tavoli di crisi e come li abbiamo chiusi con grande soddisfazione. (Applausi dal Gruppo PD). Ma noi avevamo in mente che, se c'è impresa, c'è lavoro; se non c'è impresa, il lavoro latita.

Presidente, non ha avuto il tempo di dirlo nel suo intervento di oltre un'ora; lo dica nelle conclusioni: l'ILVA che cosa deve fare? Pensate di fare una nuova Bagnoli? Uno dei suoi vice presidenti conosce bene quel territorio e, quindi, sa di che cosa parliamo: desertificazione, sperperi, disoccupazione, persone disperate. Oppure l'ILVA deve continuare a produrre acciaio di qualità, salvaguardando oltre 20.000 lavoratori, redditi di intere famiglie?

Si deve rilanciare l'ILVA in modo produttivo con il risanamento ambientale, con l'innovazione tecnologica, perché l'ILVA è interesse di questo Paese. E lo dica ai suoi due vicepresidenti, visto che uno ha detto che deve stare aperta e l'altro che deve chiudere. (Applausi dal Gruppo PD). Se chiude l'ILVA di Taranto, non solo si cancella l'industria di un'importante città industriale del Mezzogiorno - lo dica al senatore Salvini - ma si blocca anche Novi Ligure e vanno in difficoltà gli stabilimenti del Nord. Su questo farebbe bene a darmi una risposta.

Noi abbiamo sentito dire da lei tante cose. Ho sentito dire anche che non sarete mai razzisti. Presidente, non sarete mai razzisti che cosa significa? Dipende dal colore della pelle? Non vi siete un po' vergognati a non dire mezza parola di fronte all'assassinio di un giovane lavoratore agricolo solo perché aveva un altro colore della pelle? (Applausi dal Gruppo PD).Noi, alle donne sfruttate...

PRESIDENTE. Per favore, senatrice, concluda.

BELLANOVA (PD). Alle donne investite dalla tratta, alle donne... (Commenti dai Gruppi M5S e L-SP).

PRESIDENTE. Lasciatele esprimere quello che intende esprimere. Avrete tutto il tempo per replicare.

BELLANOVA (PD). Non sono adusi alla democrazia, Presidente. Preferiscono sgambettare negli studi televisivi piuttosto che confrontarsi, ma la pratica del Governo è un po' più complicata. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dai Gruppi M5S e L-SP).

AIROLA (M5S). La faccia tacere: agita l'Aula!

PRESIDENTE. Senatrice, per favore concluda.

BELLANOVA (PD). Noi abbiamo fatto la legge contro il caporalato. Abbiamo scelto con chiarezza da che parte stare, perché, Presidente, il caporalato spesso è gestito dalla mafia e dalla criminalità organizzata. E allora, nel bisogno di legalità, ci metta questo e ce lo metta fino in fondo, perché noi abbiamo fatto la legge senza guardare in faccia il consenso.

PRESIDENTE. Concluda, altrimenti le devo togliere la parola.

BELLANOVA (PD). Voi, se ne siete capaci, provate a fare meglio. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pirovano. Ne ha facoltà.

PIROVANO (L-SP). Signor Presidente, da nove anni ho il grandissimo onore di essere sindaco di un bellissimo paesino della Bassa Bergamasca, che è Misano di Gera d'Adda, e ho l'abitudine di guardare in faccia i miei concittadini quando faccio un discorso pubblico. Uno dei grossi problemi dei Palazzi romani è che, mentre i cittadini hanno la fortuna di vederci, noi al contrario non possiamo vedere le loro espressioni e quindi non possiamo capire se sono o meno d'accordo con quanto diciamo. Quando noi usciamo da una seduta del consiglio comunale andiamo al bar del paese, e non alla buvette, dove dobbiamo rendere conto immediatamente ai nostri concittadini di quanto facciamo. Se abbiamo fatto qualcosa di buono, abbiamo la fortuna di vedere nei loro occhi e nei loro sorrisi riconoscenza e rispetto. Se abbiamo fatto qualcosa di male, nascono grossi problemi. Non dopo qualche mese o qualche anno subiamo le conseguenze, ma immediatamente. Chi di voi non ha mai amministrato un piccolo paese, una cittadina di provincia - non mi riferisco a città grandi come Firenze, per intenderci - non può nemmeno immaginare i miracoli che si possono fare quando la gente si sente parte di una comunità (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S), quando i cittadini collaborano con le amministrazioni comunali, nonostante abbiano il diritto di ricevere servizi adeguati per le tasse che pagano. Voi, che avete fatto parte dei Governi precedenti, avete mortificato le nostre comunità locali. Avete creato addirittura la Provincia dai Comuni, distruggendo Province e Comuni, senza eliminare le prime, ma lasciandole senza soldi e dipendenti.

Senatore Monti, per difendere il Paese dalla troika avete distrutto i Comuni. Avete addirittura abolito gli assessori consiglieri attraverso i tagli, perché un assessore che percepiva 100 euro di indennità al mese era un grave spreco e un grave danno per il debito pubblico italiano. Qui però i tagli non sono mai stati fatti, e inizieremo a farli noi adesso. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Oggi mi faccio portavoce di tanti miei colleghi sindaci leghisti, ma anche di molti altri colori politici, e di quei sindaci che hanno propri rappresentanti in partiti che non sono in maggioranza, i quali vedono in noi una speranza dopo anni di tagli folli, di vincoli demenziali e di una burocrazia ormai tragicomica. Sono sindaci con cui ho collaborato in questi anni in modo molto costruttivo, al di là dei colori politici e per il solo bene dei nostri cittadini, cosa che mi auguro si fare anche qui, anche se ne dubito per alcuni.

Da settimane, però, si sente un'aria nuova nel Paese, un'aria di speranza e di ottimismo. La gente è con noi, ci incoraggia per strada e ci fa capire che sono dalla nostra parte. (Commenti del senatore Mirabelli). I cittadini hanno scelto chi lasciare e chi portare nel futuro. Mi rendo conto che per alcuni di voi sia difficile essere messi in un angolo. Ciò che non capisco è la mancanza di rispetto che continuate ad avere nei nostri confronti, perché in questo modo offendete i milioni di persone che ci hanno eletti. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Voglio che, uscendo da questi Palazzi romani, noi parlamentari e voi, Ministri, possiamo andare al bar - sarà a Roma o in un paesino - e guardare la gente negli occhi per capire se stiamo lavorando bene o male. (Commenti del senatore Patriarca). I cittadini saranno finalmente, dopo tanti anni, orgogliosi dei propri governanti.

Presidente Conte, Ministri, vi auguro buon lavoro. Usate sempre il buonsenso. Avete in mano un grande potere: il potere di rendere i cittadini tristi o felici. Imparate dagli errori del passato e usate il potere con molta cautela. Buon lavoro a tutti. (Applausi dai Gruppo L-SP e M5S. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

VITALI (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, probabilmente tra oggi e domani partirà il suo Governo e non è inopportuno ricordare che, se ciò avverrà, è per merito e per senso delle istituzioni e dello Stato del presidente Silvio Berlusconi, che ha risposto ai veti e ai pregiudizi di una forza politica con la sua appartenenza e la sua generosità verso questo Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Qui finisce, però, la nostra disponibilità. Adesso dovete guadagnare la nostra fiducia provvedimento su provvedimento, nell'interesse del Paese e dei cittadini. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Lei ha parlato di un nuovo linguaggio e di una nuova metodologia. Signor Presidente del Consiglio, mi consenta: ho ascoltato molta demagogia nei toni e nei contenuti. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Lei si è proposto come difensore del popolo. A me è sembrato un tribuno, ma il tribuno individua le problematiche dei cittadini e offre le soluzioni. Lei ci ha dato degli slogan senza dirci dove, quando e con quali risorse intenderà affrontare le emergenze di questo Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Signor Presidente del Consiglio, voglio soffermarmi su due punti per evidenziare le contraddizioni del suo Governo e del suo programma. Mi sono molto meravigliato. Lei è un uomo di diritto, è un giurista. Come fa a ritenere che, allungando la prescrizione, possano diminuire i tempi dei processi? Signor Presidente del Consiglio, è una cosa che non sta in piedi. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Commenti della senatrice Donno).

Mi presento: sono il relatore della riforma della prescrizione che, nel 2004, l'ha risolta nella forma attuale e lo abbiamo fatto nell'interesse non di un cittadino, ma di tutti i cittadini. Prima della riforma - lei è un giurista e lo sa - la legge, infatti, non era uguale per tutti, perché erano i giudici che stabilivano, con la concessione delle attenuanti generiche, quali processi si prescrivevano e quali no. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Noi abbiamo sempre ritenuto che il giudice deve decidere se un soggetto è o meno responsabile; deve quantificare l'entità della pena, ma non può decidere se il reato si prescrive o meno, perché questo è compito della legge. Questo ha fatto la prescrizione cosiddetta breve. Signor Presidente del Consiglio, se oggi i processi non finiscono subito con una prescrizione breve, con la sua riforma non finiranno mai. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Poi voglio dirle un'altra cosa.

Io non avevo il piacere di conoscerla né, per mia responsabilità - e ne faccio ammenda - avevo mai sentito parlare di lei. Quando, però, è stato proposto il suo nome, ho avuto un sussulto di speranza, perché lei è un uomo del Sud, è un uomo che viene dalla mia Puglia. Pensavo, quindi, che la Puglia e il Mezzogiorno potessero trovare rispetto e considerazione nel programma del Presidente del Consiglio.

La mia speranza è aumentata quando ha ritenuto - contrariamente a quello che ha sempre sostenuto il suo vice presidente Di Maio, e cioè che non era necessario un Ministero per il Mezzogiorno, in quanto c'erano gli altri Ministri a operare in quel senso - di istituire, sia pure senza portafoglio, il Ministero per il Sud.

Signor Presidente del Consiglio, la delusione però è stata grandissima quando lei non ha speso una parola per dire come affrontare i problemi del Mezzogiorno, di quel Mezzogiorno che le ha dato i natali, di quel Mezzogiorno che ha dato a una forza politica che la sostiene un consenso enorme. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Lei si è rimesso a un contratto che non dice nulla sul Mezzogiorno. Forse lei ritiene che basterà il reddito di cittadinanza per dare risposte ai meridionali? Credo che questo sia fortemente offensivo nei confronti delle donne e degli uomini del Sud, che vogliono rappresentati i loro diritti e non vogliono elemosine da parte di nessuno. (Applausi dal Gruppo FI-BP e della senatrice Sudano).

Io mi auguro, signor Presidente del Consiglio, che lei, nella sua replica, voglia di tranquillizzarci e offrirci una speranza per il Mezzogiorno. E spero che voglia rivedere anche le sue posizioni sulla giustizia. Signor Presidente, la riduzione dei tempi dei processi si ottiene con una depenalizzazione, con una priorità nell'esercizio dell'azione penale; si attiene ristrutturando gli uffici giudiziari, e non allungando sine die i tempi della prescrizione. È chiaro, infatti, che lo Stato ha il diritto di perseguire un'azione penale ma il cittadino, a sua volta, ha il diritto di sapere entro quali termini deve essere giudicato. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pellegrini Marco. Ne ha facoltà.

PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Presidente, colleghi senatori, innanzitutto rivolgo il benvenuto in quest'Aula al Presidente del Consiglio, a nome mio e - mi consenta - anche della provincia dalla quale provengo, che è anche la sua di origine. Le do il benvenuto poi a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle. Analogo benvenuto voglio dare a tutti i membri del suo Governo. (Applausi dal Gruppo M5S).

L'attesa per la formazione di questo Esecutivo è stata un po' più lunga del previsto e, invero, più lunga di quanto avessimo auspicato. Alla fine, però, il Governo del cambiamento - e sottolineo che è il Governo del cambiamento - si è formato nel rispetto della volontà popolare che si è espressa chiaramente con le elezioni del 4 marzo. E oggi siete qui a chiedere la fiducia.

Mi è molto piaciuta nei scorsi giorni, signor Presidente del Consiglio, la sua dichiarazione nel giorno in cui ha ricevuto l'incarico dal Presidente della Repubblica di formare il nuovo Governo. Ha espresso, in quella occasione, l'auspicio di diventare l'avvocato difensore del popolo italiano. E credo che questa frase abbia colpito non soltanto me ma, in un certo senso, anche l'immaginario collettivo, tanto è vero che è stata usata come titolo da molti mezzi di informazione.

Io mi sono posto nei giorni scorsi, e anche oggi, la seguente domanda: per quale motivo tanti italiani sentono il bisogno di avere un avvocato difensore e, quindi, perché si sono riconosciuti in quella frase? Il motivo, signor Presidente, è stato da lei ben spiegato nei giorni scorsi, quando ha illustrato il programma e il contenuto del contratto di Governo.

Ha giustamente fatto riferimento all'articolo 1 della nostra Costituzione. Ha parlato di diritti sociali, di lavoro, di salario minimo orario: cose che negli anni scorsi sono state un po' dimenticate. Ha parlato di tipizzazione e controllo delle nuove forme di lavoro, che non devono più sfociare nello sfruttamento; di opportunità che possono derivare dalla sharing economy; di dare voce e aiuto alle donne e ai giovani; ha parlato di lotta alla povertà, di reddito e di pensioni di cittadinanza e di superamento della legge Fornero.

Ci ha illustrato la volontà di adottare politiche a favore delle famiglie e dell'incremento delle nascite e della necessità di aumentare la sicurezza degli italiani. Ci ha parlato di uno Stato che deve essere più vicino ai cittadini e che, quindi, li deve trattare come tali e non come sudditi, che deve essere più equo, più giusto e solidale, con un sistema fiscale non vessatorio per alcuni e permissivo per altri; e, se quest'ultimi sono grandi multinazionali, ciò accade più di frequente. Il sistema fiscale - diceva stamane - non è al passo con i tempi e deve essere semplificato e reso più efficiente per allargare la base imponibile e, al contempo, ridurre la pressione fiscale. Ciò, tuttavia, deve essere sempre in accordo con le nostre previsioni costituzionali.

Lei ci ha descritto la vostra idea di giustizia, che deve essere rapida ed efficiente. Ci ha parlato di class action, certezza della pena e cause civili che non devono e possono durare tanti anni, perché ciò frena lo sviluppo e gli investimenti, creando un danno sia ai cittadini che alle imprese.

Ha parlato del nostro patrimonio paesaggistico, artistico e culturale. Ha parlato di ambiente, green economy e di economia circolare, nonché della necessità di passare dall'era del fossile a quella delle energie rinnovabili.

Ancora: ha espresso la volontà del suo Governo di contrastare le mafie. E, quando ha pronunciato questa frase, quasi tutta l'Assemblea ha sentito naturale il desiderio di alzarsi in piedi. Lei ci ha detto di voler contrastare, con il suo Governo, l'illegalità diffusa, la corruzione e i reati nella pubblica amministrazione, anche prevedendo nuovi soggetti investigativi quali - per esempio - gli agenti sotto copertura, o il Daspo per i corrotti. Grande importanza, poi, ha dato alla riforma della prescrizione e al conflitto di interessi.

Ci ha poi parlato della sanità pubblica, di un servizio sanitario che deve essere universale e di qualità; capace di dare risposte ai cittadini, senza che questi debbano aspettare mesi per poter fare un esame diagnostico che può salvare loro la vita, oppure che siano costretti a lunghi viaggi della speranza per avere cure migliori. Stamane ha detto altresì che occorre aumentare la spesa sanitaria e, al contempo, dare maggiore efficienza a tutto il comparto affinché le risorse non vengano sprecate; il tutto - ovviamente - di concerto con le Regioni.

Signor Presidente del Consiglio, credo che, illustrando il contratto di Governo, lei abbia raccontato i sogni, ma anche i problemi di milioni di italiani, di fatto ignorati o sottovalutati per anni. Credo che siano proprio questi i motivi che hanno indotto molti nostri connazionali a desiderare un avvocato difensore. È questo - a mio giudizio - il motivo del successo che ha avuto quella sua frase. Gli italiani vogliono essere difesi dalla cattiva politica, dal malaffare, dall'indifferenza, dalla superficialità e dall'indolenza di alcuni tra coloro che amministrano la cosa pubblica. Vogliono un Governo che ponga al centro della propria azione i bisogni della maggioranza dei cittadini e non quelli delle élite. Vogliono un Esecutivo che abbia l'autorevolezza per tutelare gli interessi del Paese in tutte le sedi, europee e internazionali.

Lei, il Governo e la maggioranza che vi sosterrà avete la forza, la volontà e la capacità per portare a compimento tutti i punti del contratto di Governo e per migliorare la qualità della vita degli italiani. Avete la determinazione per riportare l'Italia nel posto che ad essa compete, e cioè quello di un Paese grande, forte, giusto e solidale. Sono convinto che questo Esecutivo ci farà sentire orgogliosi di essere italiani, perché - come ha detto il nostro amato presidente della Repubblica Sandro Pertini - «Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo».

Presidente Conte, buon lavoro a lei e a tutti i membri del Governo. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bossi Umberto. Ne ha facoltà.

BOSSI Umberto (L-SP). Signor Presidente, intervengo per dire alcune cose che hanno una rilevanza più tattica, che strategica, ma che possiedono la loro importanza.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, penso sia impensabile consegnare ai centri per l'impiego il controllo di una legge di questo tipo, perché essi esistono solo sulla carta; il meccanismo funziona in tal modo fin dai tempi del vecchio ufficio di collocamento. (Applausi dal Gruppo FI-BP). L'impresa assume, cioè, dei lavoratori e dà poi il loro nome e cognome al centro per l'impiego, il quale ha compiti soltanto notarili e, quindi, non può sicuramente controllare una legge così importante e costosa. Non bisogna scherzare. Prima di fare il reddito di cittadinanza, va fatto lo strumento di controllo, altrimenti ci troveremo in una situazione molto negativa.

Un altro punto importante concerne le pensioni. Come sappiamo, la cosiddetta legge Fornero ha colpito due tipi di pensioni: le pensioni di anzianità, togliendo le quote alle quali esse erano legate, e le pensioni di vecchiaia, date ai cittadini che non hanno lavorato abbastanza, e cioè dato contributi all'INPS per almeno trentacinque anni. La legge Fornero ha sancito che si raggiunge la pensione di vecchiaia a sessantasei anni e sette mesi.

Ora se si vuole davvero cambiare siffatta idea, bisogna ricordare che la cosiddetta legge Tremonti, fatta allo scopo di salvaguardare le casse dell'INPS, prevede - per fortuna - che ogni anno l'aumento dell'età per la pensione di vecchiaia sia collegato all'aspettativa di vita stabilita dall'ISTAT; vanno quindi fermati gli effetti automatici della legge Tremonti sulla pensione di vecchiaia. Non sarebbe la prima perché già si è fatto, ma è una cosa da fare subito, una delle prime cose da fare, altrimenti tutti parlano di riforme che non sarebbero però assolutamente possibili. Il Governo arriverebbe all'inizio del nuovo anno con un aumento dell'età pensionabile... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La pregherei di concludere.

BOSSI Umberto (L-SP). Ho concluso, Presidente. (Applausi dai Gruppi L-SP, FIBP, M5S e PD).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Unterberger. Ne ha facoltà.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, signor Presidente del Consiglio, il nostro Gruppo ha come comune denominatore la difesa e la valorizzazione delle autonomie speciali delle minoranze linguistiche e la convinta adesione ai valori europei. Purtroppo, nel contratto di Governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle, le minoranze linguistiche e le autonomie speciali non vengono neppure nominate. Nell'incontro di due settimane fa, abbiamo sottolineato questa mancanza e ci siamo salutati con un suo impegno ad approfondire le questioni legate alle autonomie speciali. Pertanto, apprezziamo il passaggio che ha dedicato oggi alle autonomie speciali e valuteremo attentamente le misure che il suo Governo vorrà adottare per risolvere le questioni da noi poste.

Prendiamo atto che anche la nuova Ministra per gli affari regionali ha già dichiarato che le Regioni devono ottenere più competenze per essere più vicine alla popolazione e che le nostre autonomie speciali possano fare da modello per le Regioni che ne hanno già fatto richiesta.

Voglio a questo punto ringraziare i Governi Letta, e in modo particolare Renzi e Gentiloni Silveri, per la loro disponibilità e il rispetto dimostrato nei confronti delle nostre autonomie. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e PD).

Il secondo punto su cui si concentra la nostra attenzione è l'Europa. Apprezziamo che sia il contratto di Governo che le sue dichiarazioni di oggi contengano un chiaro riconoscimento di appartenenza all'Unione europea e al Patto atlantico. Abbiamo però assistito con preoccupazione al dibattito sul ruolo dell'Italia nell'Unione europea degli scorsi giorni. Soprattutto noi sudtirolesi ci sentiamo una cerniera tra la cultura tedesca e quella italiana, tra quella mitteleuropea e quella mediterranea; grandi culture che nel nostro territorio convivono in armonia e noi sudtirolesi proviamo a trarre il meglio dal loro incontro.

L'Italia, assieme alla Germania e alla Francia, è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea; un progetto di pace e di amicizia tra i popoli che deve essere rafforzato e stabilizzato. Ciò non toglie che sono necessari miglioramenti per i quali dobbiamo impegnarci. Ha ragione, Presidente, quando dice che l'Europa deve fare la sua parte nella gestione dei flussi migratori, su cui l'Italia è stata troppo spesso lasciata sola. Ma una cosa è la critica legittima e necessaria, un'altra cosa è la messa in discussione dell'appartenenza all'Unione europea. Su questo ieri il presidente Napolitano ha indirizzato al presidente Alberti Casellati un messaggio denso di preoccupazioni che noi condividiamo.

Inoltre - me lo lasci dire - il debito pubblico italiano non è stato creato dai partner europei. È sbagliato pretendere che vengano concesse riduzioni al nostro debito. Anche gli altri Paesi hanno un'opinione pubblica che non sarà certo d'accordo con l'idea di pagare i debiti italiani. Siamo noi, quindi, che dobbiamo impegnarci ad abbassare il nostro debito e a mantenere gli accordi europei, che sono un elemento garanzia del risparmio degli italiani.

Signor Presidente del Consiglio, la stabilità finanziaria è la parola chiave per le nostre riflessioni sul contratto tra le forze che sostengono il suo Esecutivo. Avete proposto tante cose: con alcune siamo pienamente d'accordo, come la rafforzata tutela dell'ambiente e delle acque; una giustizia più rapida ed efficiente; l'ampliamento della class action; la certezza della pena e la lotta alla corruzione. Ho inoltre apprezzato il suo passaggio sull'inasprimento delle pene per le violenze contro le donne.

Su altri punti abbiamo delle perplessità, come la messa in discussione delle grandi opere o l'eliminazione della proporzionalità nel reato di legittima difesa. E anche l'ultima idea del ministro Di Maio sulla non pignorabilità della prima casa ci sembra da scartare: l'effetto sarebbe che nessuna banca darebbe più un mutuo per l'acquisto della prima casa.

La nostra perplessità maggiore riguarda però le coperture economiche: il vostro contratto, purtroppo, non è un contratto alla tedesca, dove sono elaborate minuziosamente le misure che il Governo vorrà intraprendere. Si tratta invece di proposte in gran parte generiche. Temo che la vostra teoria del deficit spending, oltre a essere in contrasto con gli impegni italiani verso l'Europa, non sia la strada giusta. C'è il grande rischio che l'indebitamento vada fuori controllo e che si scarichi sui nostri figli il costo di tutto questo.

Come ha detto nel suo intervento, l'abbassamento della pressione fiscale per le imprese e i cittadini è un tema di fondamentale importanza. Tuttavia, nutriamo dei dubbi sul fatto che si possa concretizzare la flat tax per i costi importanti che una misura del genere potrebbe avere per i conti dello Stato. Inoltre, c'è il rischio che comporti uno spostamento della ricchezza dalle persone meno abbienti alle persone più benestanti. Il minore gettito fiscale diminuirebbe l'impegno finanziario sull'intero sistema del welfare. Tutto questo mi sembra in forte contrasto con il vostro auspicio di eliminare le disuguaglianze tra cittadini.

Come donna che si è sempre battuta per le pari opportunità non posso che esprimere la mia delusione per alcune mancanze. Tra i Ministri ci sono solo cinque donne, con una proporzione che non raggiunge neppure quella delle donne in Parlamento: questo non è il segnale giusto per incentivare le pari opportunità, come sancito dall'articolo 51 della Costituzione.

Tutti lamentiamo che l'Italia ha uno dei tassi di natalità più bassi in Europa. Per aumentare la natalità bisogna incentivare l'occupazione femminile. Come ci dicono i dati degli altri Paesi europei, dove l'occupazione femminile è forte si registrano i livelli più alti di natalità. Bisogna rimuovere tutti gli ostacoli che disincentivano le donne dal creare un lavoro e distribuire in maniera più equa l'impegno familiare tra uomo e donna. Purtroppo nel vostro programma sono esplicitamente solo le donne che devono riuscire a conciliare i tempi della famiglia con quelli di lavoro. Gli uomini subentrano solo in una eventuale separazione, quando i figli devono essere collocati in maniera paritaria tra madre e padre, ovviamente senza un contributo al mantenimento da parte di questi ultimi.

Anche per una futura riforma della legge Fornero è di fondamentale importanza far crescere il numero degli occupati e quindi dei contribuenti. I margini maggiori di crescita sono nel settore femminile, come ha sottolineato anche lei, presidente Conte. Altrimenti avremo bisogno di una sempre maggiore manodopera straniera per tenere in piedi il nostro sistema pensionistico. Bisogna favorire l'integrazione degli stranieri che vivono regolarmente nel nostro Paese, che lavorano e pagano le tasse. La scuola e gli asili sono i principali luoghi di integrazione. Per questo speriamo che quest'ultimi siano gratuiti anche per gli stranieri con regolare permesso di soggiorno.

Presidente Conte, con il vostro contratto di Governo avete creato delle grandi aspettative nella popolazione. Speriamo riusciate a mantenere almeno alcune delle vostre promesse. Noi del Gruppo per le Autonomie faremo proposte concrete e giudicheremo il Governo dai fatti e sui singoli provvedimenti. Buon lavoro. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV)).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Segre. Ne ha facoltà.

SEGRE (Misto). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest'Aula non posso fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l'ottantesimo anniversario dell'emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz... (L'Assemblea si leva in piedi. Vivi e prolungati applausi). ...porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant'anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l'umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano.

Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall'oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell'indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. (Applausi dai Gruppi M5S, FI-BP, PD e Misto-LeU). A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri.

In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all'invidia seguì l'orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale.

Per questo accolgo con grande convinzione l'appello che mi ha rivolto oggi su «la Repubblica» il professor Melloni. Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. (Applausi dai Gruppi PD e Misto-LeU).

Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un'anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all'attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza.

Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi - ancora in larga parte inattuati - dettati dalla Costituzione repubblicana (Applausi dai Gruppi M5S, PD e Misto-LeU). Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo.

Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all'interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP, PD, Misto-LeU e dai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Grazie, senatrice Segre, per la lezione di vita che ha voluto dare a tutti noi. Grazie davvero.

È iscritto a parlare il senatore Grasso. Ne ha facoltà.

GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, onorevoli colleghi, cittadini in ascolto, le intenzioni di questo nuovo Governo e la sua sostanza politica erano già ampiamente note prima del suo intervento, presidente Conte, anche perché non ha fornito all'Assemblea alcuna novità né sui tempi né sulle risorse con le quali intende trasformare in atti concreti quella che rimane una dichiarazione di intenti. Nel programma che ella ha illustrato - quello vi ostinate a chiamare contratto di Governo - MoVimento 5 Stelle e Lega hanno disegnato un'idea di Paese che ci vedrà, qui in Parlamento e fuori, convintamente all'opposizione.

Avete iniziato male, malissimo: le dichiarazioni di questi giorni del ministro Fontana sulle famiglie arcobaleno e del ministro Salvini sul fenomeno dell'immigrazione descrivono, meglio di qualunque contratto, la vostra idea sui diritti civili. Ci aspettano anni, ammesso che questo Governo superi la prima legge di bilancio, in cui dovremo contrastare con ogni forza il tentativo di fare passi indietro sui diritti civili.

Sembra di capire che dobbiamo ringraziare la fortuna che i diritti civili siano fuori dal contratto se non faremo immediati e precipitosi passi verso il Medioevo, e che dobbiamo temere, come con le compagnie telefoniche, gli aggiornamenti contrattuali a venire.

Non accetteremo la scorciatoia per cui i diritti sociali sarebbero in contrasto con i diritti civili. Non accetteremo il silenzio del Ministro dell'interno sull'esecuzione di un sindacalista di ventinove anni in Calabria solo perché immigrato regolare, con permesso di soggiorno; solo oggi, dopo più di due giorni, lei, signor Presidente, grazie a un passaggio nel suo discorso ha messo fine a un vergognoso silenzio. Non accetteremo l'idea che in quest'Aula ciascuno di noi possa risparmiare decine di migliaia di euro con la flat tax, perché la tassa piatta è solo a favore dei ricchi, con la conseguenza di dover tagliare i fondi per sanità e istruzione pubblica. Vigileremo perché non sia perpetrata l'ennesima ingiustizia nei confronti delle classi meno abbienti, di un aumento della tassazione indiretta pur di fare cassa, che pure fino a qualche giorno fa autorevoli esponenti del vostro Governo ipotizzavano. Non accetteremo l'idea per cui sia più sicuro un Paese dove aumenti il numero delle armi in circolazione, dove la difesa sia affidata ai singoli cittadini e non allo Stato. Non accetteremo il vincolo di mandato, perché ciascun parlamentare è e deve rimanere una persona libera di esprimere i propri valori e gli ideali che è chiamato a rappresentare e non uno schiacciabottoni agli ordini di un capo o di una SrL.

Noi propugniamo e difenderemo un'altra idea di Italia, un Paese dove i diritti siano davvero per tutti e i doveri siano rispettati da ogni cittadina e cittadino, senza distinzioni; un Paese in cui il sistema tributario rispetti il principio di progressività e la redistribuzione del reddito consenta a tutti di godere effettivamente dei diritti sanciti dalla Costituzione, dal diritto allo studio al diritto alla salute; un Paese dove sia garantito il diritto al lavoro, un lavoro con una giusta paga e le tutele dovute; un Paese in cui la parità di genere sia garantita a ogni livello, mentre nella composizione del vostro Governo non è stata tenuta in alcuna considerazione. Un Paese in cui la lotta alla criminalità sia affrontata in modo sistemico, serio, liberando finalmente risorse vere, a cominciare dal Mezzogiorno; un Paese dove chi nasce in Italia e qui frequenta un ciclo scolastico possa diventare cittadino a tutti gli effetti, con i diritti e i doveri previsti dalla Costituzione (una legge che con rammarico è stata lasciata cadere al termine della scorsa legislatura); un Paese dove esistono ancora il rispetto di ogni diversità, la fiducia reciproca, la solidarietà verso chi è più debole, l'attenzione a ogni fragilità. Un Paese in cui lo Stato non siete solo voi, come imprudentemente è stato affermato da uno dei suoi due dante causa, presidente Conte, perché lo Stato siamo tutti, tutti i cittadini, il territorio che abitiamo, le leggi che ci guidano, le istituzioni a ogni livello.

Avete con furbizia alimentato la rabbia sociale, fatto leva sulle paure, peggiorato il clima della convivenza civile del nostro Paese; avete lucrato consensi indicando una serie di nemici: prima il Sud fannullone, poi la casta, i migranti, i complotti internazionali, la stampa. Avete detto tutto e il contrario di tutto su ogni tema; avete minacciato querele per chi diceva che vi sareste alleati; avete allungato i tempi della formazione del Governo, come se questo non avesse ripercussioni sull'immagine del Paese, la sua credibilità, i risparmi dei cittadini, l'accesso al credito per le imprese.

Queste sono le premesse con cui vi presentate in quest'Aula. Già in questi pochi giorni siete dovuti tornare indietro su moltissime delle trionfanti promesse della campagna elettorale. Sappiamo già che, di fronte a un contratto che è un libro dei sogni, inizierete a dare la colpa a chi vi ha preceduto, ai vincoli internazionali, ai vostri alleati di Governo, a noi dell'opposizione, al destino, al meteo e forse anche all'invasione delle cavallette. Noi siamo certi che molte delle vostre promesse rimarranno tali; di alcune lo speriamo e faremo in modo che non si realizzino mai.

Non so immaginare qualcosa di più ignobile che fare discriminazioni tra i bambini nell'accesso all'asilo nido, ad esempio, cosa che non avete mancato di scrivere. In questo momento godete del consenso dell'opinione pubblica, del favore dei media, delle aspettative che avete saputo creare nel Paese. L'elettorato però - attenzione - ha dimostrato che in pochi mesi si può passare da larghi consensi, anche ben più larghi dei vostri attuali, a brucianti sconfitte. Avete ora la responsabilità di guidare il Paese: vi auguriamo e ci auguriamo che sappiate farlo. Permetteteci però qualche dubbio, e non solo per la squadra messa in campo, ma per le affermazioni, così contrastanti tra di voi, che vi abbiamo sentito proferire nelle Aule parlamentari della scorsa legislatura, in campagna elettorale, nei quasi tre mesi di faticosa costruzione del Governo.

Un tema su tutti: l'Unione europea. Non si capisce bene ancora quale sia il vostro orizzonte, e sì che di opinioni ne avete cambiate e raddrizzate tante in questi mesi. L'Italia non ha certo bisogno di incertezze, ma eventualmente di determinazione nel dare continuità al proprio ruolo di Paese fondatore. L'idea che noi abbiamo di Europa è quella di un'Unione solidale, non della somma di sovranismi padroni a casa loro. E non si tratta solo di un'idea astratta, ma delle politiche economiche e sociali che da quel principio discendono. Non basta ripetere la parola cambiamento in ogni frase, anche perché è una parola bifronte. Si può cambiare in meglio, ma anche in peggio; ed è quello che temiamo.

Il neo Ministro dell'interno, che ha il primato indiscusso di avere creato un incidente diplomatico con la Tunisia prima ancora di entrare al Viminale, non più tardi di tre giorni fa ha dichiarato, ad ulteriore dimostrazione della propria sensibilità solidale, che per i migranti la pacchia è finita. L'unica pacchia ad essere finita è la vostra. Ora dovrete sostituire le facili dirette Facebook e il conto dei like con atti di Governo. Auguri (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore La Russa. Ne ha facoltà.

LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministri del Governo, signor Presidente del Consiglio, credo innanzitutto che sia corretto fare immediatamente chiarezza per quanto attiene alla posizione di Fratelli d'Italia: noi non facciamo parte di questa maggioranza, noi non daremo il voto di fiducia a questo Governo. Ma ci riteniamo e crediamo di essere un partito di patrioti, un partito che antepone l'interesse nazionale a qualunque altro argomento.

Approfitto, signor Presidente, per un piccolo appunto. Lei ha usato mi pare 21, 25 volte la parola «Paese», ma non ha mai usato, neanche una volta, la parola «Nazione» e neanche una volta la parola «Patria» (Applausi dal Gruppo FdI), in questo assomigliando moltissimo a Gentiloni Silveri e ai Ministri e Presidenti del Consiglio che l'hanno preceduta. Non è un buon segnale per il cambiamento; io glielo devo dire e ricordare. (Applausi dal Gruppo FdI).

Vede, noi cercheremo, da patrioti, di operare senza preclusioni, ma anzi con la speranza che questo Governo, che si autodefinisce del cambiamento, sia davvero tale. Ma non bastano gli annunci, non possiamo fidarci degli annunci, perché di annunci ne abbiamo sentiti tanti in questi anni. Io poi, per la mia storia personale, forse ne ho sentiti più degli altri. Dopo gli annunci ci vuole la certezza di ciò che il Governo compie. Noi guarderemo ai fatti, non agli annunci, e meno male perché gli annunci di oggi - per carità in parte anche estremamente condivisi e condivisibili - rispecchiano però - e ha tutta la mia umana comprensione, signor Presidente - la difficoltà che lei visibilmente incontra nel cercare di non dispiacere nessuno dei due contraenti del programma, nel disperato tentativo di restare in equilibrio su posizioni che un contratto ha messo insieme ma che in partenza, spesso, sono se non proprio diametralmente opposte, assai diverse.

E così lei, che sicuramente ha un bagaglio culturale e personale di primo livello, ha dovuto imitare La Palice. Lei ha detto che è contro la mafia, che è contro la criminalità, che non è razzista e - benedetto Iddio - lo vorrei vedere un Presidente del Consiglio che viene qui e dice di essere a favore della mafia, della criminalità o del razzismo. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

Questo è di assoluta evidenza. E ha dovuto - ma io gliene faccio merito - barcamenarsi con abilità, copiando un po' alcuni personaggi che stimo, di sinistra, che hanno avuto l'onore di presiedere questo Consiglio, che hanno detto «ma anche». Lei ha detto «anche» 51 volte e «ma anche» 9 o 10 volte, non ricordo bene perché non le ho contate con esattezza, perché ha detto sì alla NATO ma anche alla Russia, sì all'interesse italiano ma anche all'interesse dell'Europa. E ha affermato: cerchiamo di renderli compatibili. È questa la sfida sulla quale noi speriamo voi siate vincenti. Ha detto bene lei: dobbiamo cercare di rendere compatibili gli interessi italiani con quelli europei. Ma questo è un annuncio. Perché diventi un fatto si dovrà non essere supini, come lo sono stati i Governi precedenti, ai Diktat dell'Europa. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

E allora vi terremo in debito conto ed esamineremo ciascuno dei vostri comportamenti. Lei ha detto sì alla flat tax, cioè alla tassa unica, ma subito ha detto che ci saranno più aliquote fisse, che è l'opposto della flat tax. Allora le chiedo di raccogliere la proposta di Fratelli d'Italia: al primo Consiglio dei ministri fissi subito al 15 per cento quanto meno la tassa per l'incremento del reddito, cioè per il nuovo reddito, il reddito incrementale (se volete lo definisco esattamente come abbiamo fatto noi), il reddito nuovo che ogni impresa, ogni artigiano, ogni commerciante produce. Almeno quello. Non costa niente. E così mettete a tacere la voce di chi dice che la flat tax serve solo ai ricchi e non ai poveri. Quando avremo la possibilità di applicarla, capiranno che servirà soprattutto ai meno abbienti a trovare lavoro, ma intanto facciamo subito quello che si può fare senza costi. (Applausi dai Gruppi FdI e L-SP).

Vi mettiamo alla prova anche su questo. Lei ha detto no alla corruzione. Certo: chi dice sì alla corruzione? Anche in questo caso, lei ha detto una cosa che mi piacerebbe spiegasse meglio, ma magari è colpa mia se non sono informato. Ha detto che daremo la Daspo (il Daspo o la Daspo, non so se sia maschile o femminile e come la VAR che ancora non si è capito se è maschile o femminile) ai corrotti. Non li facciamo andare allo stadio? Non so esattamente cosa significhi. Io credo che i corrotti bisogna metterli in galera, non dargli la Daspo. (Applausi dal Gruppo FdI).

Anche sull'immigrazione l'ho ascoltata con attenzione. Anche in questo caso lei ha cercato abilmente di porsi su una posizione di equilibrio. Manca una cosa, caro Presidente: lei deve dire se è d'accordo sul blocco navale, e glielo chiedo, e se è d'accordo sugli hot spot fuori dall'Italia, da dove partono le carrette della morte, perché solo non facendo partire le carrette della morte si evitano i morti che altrimenti aumentano con una politica di falsa accoglienza. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

Signor Presidente, ho ascoltato la senatrice Bellanova ed ho ascoltato il presidente Grasso fare un elenco di cose. Quando li ascolto vorrei suggerirle di rettificare il suo concetto che non esistono più differenze almeno nell'arco valoriale delle forze politiche.

Li ascolti bene.

Non so se magari hanno ragione loro, non voglio essere offensivo, ma c'è un abisso valoriale ancora oggi tra chi siede in questa parte dell'emiciclo e chi siede dall'altra parte. (Applausi ironici dal Gruppo PD).Trovatene la differenza, un abisso.

FEDELI (PD). Bravo!

LA RUSSA (FdI). Grazie per l'applauso, vi ringrazio. Ho detto che non so chi ha ragione. L'applauso che vedo a sinistra ha pochi motivi, se è vero che nel loro serbatoio naturale di voti, che era non solo il Centro Italia ma anche il Sud, hanno perso tutto: ci sarà una ragione, ci sarà un motivo! (Applausi dal Gruppo FdI).

VALENTE (PD). Non dare lezioni a noi!

LA RUSSA (FdI). Ma perché vi arrabbiate? Ho detto che forse avete ragione e vi siete pure arrabbiati...

PRESIDENTE. Senatore La Russa, concluda.

LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, aspetto anche un'altra risposta: quella sul presidenzialismo. Voglio sapere se questo Governo, oltre a occuparsi della produttività e di tutte le questioni che i colleghi che mi hanno preceduto gli hanno indicato, voglia veramente dare all'Italia istituzioni di democrazia diretta, il referendum propositivo, ma soprattutto l'elezione diretta del Capo dello Stato, che si sposa con una maggiore autonomia regionale. Una risposta per noi importantissima in quel percorso in divenire che lei indicava nella parte finale del suo intervento.

In questi giorni si celebra molto Philip Roth, uno dei più grandi scrittori... (Il microfono si disattiva automaticamente). Ancora pochi secondi, Presidente, ho concluso. Il suo libro più noto «Pastorale americana» mi fa trarre uno spunto: lei faccia una pastorale italiana, e avrà la nostra amicizia e il nostro sostegno se, a differenza del protagonista di quel libro, riuscirà a evitare un disastro che lì era familiare e che qui, se seguissimo altri percorsi, sarebbe nazionale. (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.

RENZI (PD). Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, signori Ministri, colleghe e colleghi, il Presidente del Consiglio dei ministri non avrà la nostra fiducia, ma avrà sempre il nostro rispetto. Lo diciamo perché siamo convinti che, nell'abisso valoriale che il senatore La Russa ha testé certificato, vi siano elementi che devono tenerci insieme tutti: il rispetto dei ruoli del Governo e delle opposizioni.

Con il giuramento, lei, signor Presidente, rappresenta anche noi; lei è anche il nostro Presidente del Consiglio dei ministri, e noi la rispetteremo sempre, in quest'Assemblea e fuori da qui. La rispetteremo fuori da quest'Assemblea là dove lei porterà il tricolore nei prossimi giorni al G7 in Canada; la rispetteremo quando, alla fine del mese, ci rappresenterà al Consiglio europeo di Bruxelles; la difenderemo e rispetteremo quando all'Assemblea generale delle Nazioni Unite prenderà la parola a nome di tutti noi. Anche per questo motivo siamo rimasti abbastanza sorpresi dal suo riferimento alle opposizioni; ma vogliamo prenderla sul serio fin dal primo minuto.

Le garantiamo che la nostra opposizione non occuperà mai, come accaduto nella scorsa legislatura, i banchi del Governo in tono provocatorio; non occuperà mai la poltrona del Presidente del Senato; non insulterà mai sui social i Ministri della Repubblica (Applausi dal Gruppo PD); non attaccherà mai le istituzioni del nostro Paese al grido di «mafia, mafia, mafia» che il Governo della Repubblica, nel gennaio 2015, dovette ricevere da un Gruppo parlamentare a Strasburgo, dando fiato a quei pregiudizi che contro di noi tanta parte dell'Europa continua ad alimentare. Dunque, signor Presidente del Consiglio, buon lavoro. Tra l'altro, con la sua Presidenza, lei può dimostrare chiaramente che una parte del racconto della XVII legislatura era falsa: lei è un Premier non eletto, potrei dire un collega (Applausi dal Gruppo PD), ma nessuno le sta negando la legittimità, come avvenne nella XVII legislatura, perché non c'è alcun motivo per negare la legittimità. Lei rappresenta un Governo che non si è presentato insieme davanti agli elettori. Senatore La Russa, accettiamo tutte le polemiche, ma è un dato di fatto che in quest'Assemblea, accanto a una posizione più o meno condivisibile del MoVimento 5 Stelle, vi è oggi la presenza di una triplice posizione sul voto, l'astensione e il voto contrario di chi si è presentato insieme davanti agli elettori. (Applausi dal Gruppo PD). Prima di farci la morale, si guardi allo specchio e veda come davanti agli elettori avete detto il contrario di quello che state dicendo qui. Avete detto che è iniziata la terza Repubblica, ma gli ottantanove giorni di teatrino a cui abbiamo assistito ci fanno pensare che continui la prima Repubblica, lo dico soltanto per l'armamentario verbale che avete utilizzato: «i due forni» è un'espressione che non sentivamo dagli anni Novanta e lasciatemelo dire, c'è un continuo riferimento culturale ad alcune espressioni che non so se potranno finalmente portare al Governo del cambiamento, ma intanto è cambiato il vocabolario e io lo considero un passo in avanti. Alcune espressioni me le sono segnate: quello che nella XVII legislatura era il Governo dei non eletti da oggi si deve chiamare Governo dei cittadini; quello che nella XVII legislatura era inciucio da oggi si deve chiamare contratto; quello che nella XVII legislatura si chiamava trionfo della partitocrazia si deve chiamare democrazia parlamentare; quello che nella XVII legislatura si chiamava condono si deve chiamare pace fiscale; il Vice Presidente del Consiglio con delega - importante - al Viminale (buon lavoro, ministro Salvini), che nella XVII legislatura veniva definito un uomo che tradiva l'alleanza che lo aveva eletto, nella XVIII legislatura si deve chiamare cittadino che aiuta il Governo a superare la fase di crisi. Non so se cambierete il Paese, ma intanto avete rasserenato il clima politico e lo considero un fatto positivo. (Applausi dal Gruppo PD).

Perché votiamo contro? Signor Presidente, glielo dico rivolgendomi alla Presidente e per il suo tramite motivando il no: perché questo contratto è scritto con l'inchiostro simpatico. È un contratto garantito da un assegno a vuoto. La flat tax costa 60 miliardi, se la facciamo sul serio, se poi la facciamo per finta va tutto bene. Ieri qualcuno ha detto «facciamo la flat tax finalmente per le imprese», ma c'è dal 1973 per le imprese. Il punto è se fate quello che avete promesso. Se la fate, costa 60 miliardi. Auguri.

Non solo, ma non venga, Presidente del Consiglio, a dirci qui in quest'Aula che fate l'intervento sulle pensioni d'oro, perché semplicemente per una qualche esperienza del passato, se lei introduce una tassazione particolare o comunque un contributo di solidarietà per le pensioni che superano i 5.000 euro netti, come da contratto (noi il contratto lo abbiamo letto e va letto, tutti noi lo dobbiamo leggere, non dobbiamo fare ironia, perché sarà quello su cui dichiareremo il fallimento o il successo - vedremo - di questa esperienza di legislatura) se davvero fate questo intervento sulle pensioni che superano i 5.000 euro netti, che lei anche nella sua introduzione ha richiamato, si recuperano 110 milioni di euro, che non è mica male. Se però lei fa la flat tax per 30.000 pensionati d'oro si spendono 760 milioni di euro. Allora mettiamoci d'accordo: o chiediamo il contributo di solidarietà o facciamo la flat tax, perché non possiamo prendere in giro i cittadini come rischiamo di fare sul reddito di cittadinanza. Quando la gente si presenta in coda agli uffici per avere il reddito di cittadinanza è perché aspetta un cambiamento vero che voi avete promesso, noi no (abbiamo anche perso, ma comunque non glielo abbiamo promesso). Questo vale anche per l'ILVA: a 20.000 persone diamo un lavoro, come ricordava la senatrice Bellanova, o diamo un reddito di cittadinanza? La legge Fornero va benissimo nei talk show, ma abolire la legge Fornero costa, se va bene, 12 miliardi, se va male 20. Ne avete messi cinque nel contratto, nel bilancio vedremo.

Potrei continuare con vaccini, TAP, TAV, ma c'è un punto fondamentale per il quale motivo il no, e so di motivarlo sulla base di una considerazione politica (in tempi di antipolitica mi concedo questo lusso): non è nemmeno il contratto, non è il precedente della XVII legislatura, è che noi siamo un'altra cosa da voi. Una parte importante dell'opinione pubblica crede che in quei banchi ci sia il bipolarismo di domani, noi pensiamo che in quei banchi ci sia la coalizione di domani e che l'alternativa sia radicalmente un'altra. (Applausi dal Gruppo PD).

Voi siete due forze politiche ben diverse, anche se alcuni tratti caratteriali vi rendono simili. Qualcuno è entrato nel 1992 in Parlamento agitando un cappio. Nel 2013, chi ci è entrato agitava più banalmente un apriscatole per il tonno, ma entrambi utilizzate tecniche di aggressione verbale, in particolare sui social network, che mi lasciano perplesso, che non vedranno mai noi protagonisti. Anche noi potremmo fare l'elenco e lo screening delle persone che stanno da quella parte del tavolo e sottolineare come qualcuno di voi ha assunto parenti come portaborse, come qualcuno di voi ha utilizzato la prescrizione, come qualcuno di voi ha avuto problemi con il finanziamento ai partiti, intercettazioni antipatiche, problemi con il fisco, ma non ci permetteremo di utilizzare il metodo di aggressione verbale che avete avuto perché siamo un'altra cosa e lo siamo sull'Europa. (Applausi dal Gruppo PD).

Presidente del Consiglio, lei si gira alla sua destra e ha il Vice Presidente del Consiglio la cui forza politica siede al Parlamento con Farage. Alla sua sinistra ha il Vice Presidente del Consiglio che siede al Parlamento con Marine Le Pen. Siamo un'altra cosa perché sulla giustizia - in bocca al lupo al concittadino Ministro della giustizia - avete un'idea totalmente diversa da noi, perché noi siamo per una giustizia che sia garantismo e non per il giustizialismo. (Applausi dal Gruppo PD). Noi, quando sentiamo il nome di Davigo, rispondiamo con Beccaria e Enzo Tortora. (Applausi dal Gruppo PD). Abbiamo un'altra visione della giustizia rispetto a voi. Abbiamo una visione completamente diversa sui diritti. Lei ha detto che i diritti sono venuti meno. Non è così: noi ci siamo occupati del terzo settore, dello spreco alimentare, della cooperazione internazionale - in alcuni casi, lo abbiamo fatto insieme - e dei diritti civili. C'è, però - e finisco - un doppio pensiero che vorrei affidare a lei, Presidente del Consiglio e, per il tramite del Presidente del Senato, ai due Vice Presidenti del Consiglio come leader delle forze politiche principali.

Non mi colpisce che il vice presidente del Consiglio e ministro dell'interno Salvini abbia scelto di partire dalle vicende dell'immigrazione. Mi sarei stupito del contrario, ma colpisce anche a me che abbia utilizzato l'espressione «La pacchia è finita». Il ministro Salvini o, meglio, il leader politico Salvini ci ha abituato a queste espressioni. Non le condivido perché penso - lo sa il ministro Salvini - che non sia finita la pacchia per chi attraversa il deserto, rischia di morire in mare e vede nei lager occasioni di stupro e violenza. Non penso si possa definire «pacchia». Lei dice come prima espressione da Ministro: «La pacchia è finita». Io dico come prima espressione da parlamentare che voglio che risuonino in questa Aula parlamentare i nomi di Mor e Modou, due ragazzi senegalesi uccisi a Firenze mentre ero sindaco, perché è una ferita che è tatuata nel cuore. (Applausi dal Gruppo PD).

Vice Presidente Salvini, da padre a padre - lei ha utilizzato questa bella espressione - le chiedo di stare attento alle parole perché lei non è più soltanto leader politico; lei, Vice Presidente del Consiglio, rappresenta oggi un Paese. Non possiamo permetterci di animare questioni di crisi diplomatica con la Tunisia quando questa ha bisogno di un'Italia forte nel Mediterraneo; non possiamo permetterci di animare polemiche e di creare un clima incendiario. Vice Presidente del Consiglio, ci dia una mano. Lei guida l'ordine pubblico da qualche giorno. Lei è responsabile della sicurezza di tutti noi. Parli da padre sapendo che i figli ci ascoltano.

Il vice presidente del Consiglio Di Maio ha detto una frase emblematica: «Lo Stato siamo noi». Il collega Grasso l'ha criticata. Io non credo che quella frase sia felice, ma vorrei dirle - forse la stupirò e sicuramente stupisce me - che sono d'accordo con il principio, se l'ho capito. Non sono d'accordo con la frase «L'état c'est moi» di Luigi XIV. È vero che nell'ultimo periodo avete fatto la storia almeno otto volte in ottantanove giorni ed è abbastanza difficile tenere il conto. (Applausi dal Gruppo PD). Però, lei non è lo Stato, vice presidente Di Maio. Voi siete il potere oggi e in questo ha ragione a dire che tocca a voi. Non avete più alibi rispetto a ciò che avete da fare. Voi oggi rappresentate il potere, il Governo, l'establishment. Io di cuore vi auguro in bocca al lupo. Noi faremo il nostro dovere di opposizione. Inizieremo la settimana prossima, o quando saranno pronte le Commissioni, convocando la Ministra della difesa nella sede del Copasir, per chiarire dei punti che ella conosce e che credo sia importante vadano conosciuti anche dagli altri.

Non vi faremo sconti ma saremo sempre dalla vostra parte quando difenderete l'interesse del Paese, perché prima delle divisioni di parte c'è l'Italia e l'Italia ha bisogno di verità e chiarezza e non di polemiche e di campagna elettorale. (Applausi dal Gruppo PD. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pillon. Ne ha facoltà.

PILLON (L-SP). Signor Presidente, colleghi senatori, signori del Governo, ancora una volta siamo qui ad ascoltare lezioncine di superiorità morale da parte di chi, non solo sul piano politico ma addirittura sul piano personale e familiare, ha consegnato il nostro Paese alle multinazionali degli amici. (Proteste dal Gruppo PD. Commenti della senatrice Malpezzi).

Da parte di chi ha lasciato i cittadini italiani soli di fronte alla crisi; da parte di chi ha imposto le proprie ideologie contro la maggioranza degli italiani e, ancora oggi, occupa manu militari le televisioni di Stato, pagate dai cittadini, usate per il killeraggio politico contro gli avversari. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Senatore Renzi, si ricorda lo striscione che recitava «Renzi ci ricorderemo»? Bene, gli italiani si sono ricordati: prima con il referendum e poi con le elezioni politiche e con quelle amministrative.

Non è sfuggito ai più acuti analisti, signor Presidente del Consiglio, che le cause profonde della crisi economica che ancora stiamo attraversando non sono solo economiche ma sono prima di tutto valoriali. Gli ultimi Governi del Paese, come dicevo poc'anzi, hanno perseguito caparbiamente politiche individualiste e laiciste, portando gli italiani a un colossale deficit di speranza.

È più che mai indispensabile che questo Governo, signor Presidente, sappia aiutare i nostri concittadini a ritrovare le ragioni della speranza e ad agganciare così la ripresa valoriale da cui poi discenderà una nuova e più solida ripresa economica. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Per ottenere questo ambizioso risultato era indispensabile cambiare modo di far politica, nel metodo e nel merito. In entrambi i casi, ci pare davvero che il suo Governo, signor Primo Ministro, parta con il piede giusto. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Nel metodo, partendo da un incontro tra forze politiche diverse, ma che pure avevano avuto modo di apprezzarsi reciprocamente nella battaglia per fermare l'assurda riforma costituzionale tentata dal Governo Renzi (Applausi dal Gruppo L-SP) si è individuata una chiara strategia per cambiare l'Italia. Una strategia alternativa alle imposizioni di una Europa sempre più matrigna, di una globalizzazione delle multinazionali, di uno strapotere della finanza che mira a ridurre gli italiani a consumatori, quando non a meri ingranaggi.

Nel merito, signor Presidente, il contratto di governo è ricco e apprezzabile. Mi limito in questa sede a elogiare le disposizioni previste per la famiglia. Penso alle nostre famiglie, vero motore del nostro Paese, della nostra Patria. Penso alle mamme e ai papà che ogni giorno accompagnano i figli alla scuola e poi vanno a lavorare; alle famiglie adottive o che vorrebbero adottare, fermate dal disastro della Commissione adozioni internazionali bloccata per oltre tre anni dal Partito Democratico. Penso alle famiglie con disabili e con anziani; alle famiglie numerose; alle famiglie colpite dalla crisi o dalla vedovanza; alle famiglie terremotate che ancora aspettano risposte; alle famiglie separate; alle imprese familiari.

Bene avete fatto a prevedere un Ministro, e quel Ministro. Bene avete fatto a prevedere l'equità fiscale della flat tax modulata sul fattore famiglia per dare giustizia ai padri e alle madri di famiglia. Bene avete fatto a mettere al centro la sicurezza delle nostre famiglie, perché ognuno di noi vuol sapere che, mentre siamo qui al Senato a discutere del futuro, la nostra famiglia, i nostri bambini, le nostre mogli e i nostri mariti sono al sicuro. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Benissimo avete fatto ad affrontare coraggiosamente il tema della natalità, perché senza figli non c'è futuro. Mi permetto di suggerire, signor Presidente, che le cause dell'inverno demografico sono prima culturali e solo dopo economiche.

Benissimo avete fatto a proporre una giustizia a misura di famiglia, prevedendo l'affido materialmente condiviso per i figli delle coppie separate, in quanto è sacrosanto diritto dei bambini, previsto dalla convenzione ONU, crescere con la loro mamma e il loro papà. (Applausi dal Gruppo L-SP). In questo senso, sarà opportuno garantire meglio il diritto dei genitori di decidere dell'educazione dei loro figli, come previsto dall'articolo 30 della nostra Costituzione. Solo così, ripartendo dalle nostre meravigliose famiglie e, poi, a salire, dalle comunità comunali e regionali, il suo Governo saprà aiutare gli italiani a ritrovare quella speranza e quella ripresa valoriale che i nostri concittadini hanno tutto il diritto di veder realizzata. (Applausi dal Gruppo L-SP).

Infine, mi permetto di ricordare che le vere radici culturali e sociali del nostro Paese sono quelle cristiane. Non possiamo pensare, come fa qualcuno, di mantenere i valori cristiani recidendo le nostre radici.

Signori del Governo, saremo felici di collaborare con voi. Buon lavoro e che Dio benedica l'Italia. (Applausi dal Gruppo L-SP. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Ronzulli. Ne ha facoltà.

RONZULLI (FI-BP). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendo la parola per la prima volta in quest'Aula e lo faccio nella consapevolezza dell'eccezionalità del momento.

Il Governo cui il Senato si appresta a dare la fiducia oggi è di fatto un'eccezione, ovvero un'anomalia rispetto alle normali regole, se non della democrazia, certamente della politica.

È un'anomalia per molti motivi. Questa non è la maggioranza che si è presentata alle elezioni, non è la maggioranza scelta dagli italiani e non è neppure la maggioranza uscita vincitrice dalle urne. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Una maggioranza che - spero solo per una parentesi temporale - è al Governo, ma che non lo rappresenta e che - lo dico a beneficio del nuovo Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - non è lo Stato.

Questo Governo - lo ribadisco - è un'anomalia, perché in ogni sua dichiarazione esprime un intento politico, mentre, per la metà dei suoi componenti, è formato da tecnici. Un Governo presieduto da un tecnico, che mai si è presentato alle elezioni e mai è stato eletto. Insomma, un altro Premier non eletto dagli italiani. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Un Premier che però, oggi, in quest'Aula, forse pensando di essere ancora in ateneo, intende darci lezioni sul comportamento parlamentare e sul ruolo delle opposizioni. Mi preoccupa essere d'accordo con il senatore Renzi, ma ricordo che nella legislatura scorsa lui ha utilizzato la cosiddetta tagliola per le opposizioni.(Applausi dal Gruppo FI-BP).

Ristabilito un minimo di ordine, vorrei sottolineare per quale motivo diciamo no a questo Governo. Anzitutto, perché i nostri valori, il nostro programma e la nostra storia sono inconciliabili con quelli del MoVimento 5 Stelle. L'uno vale uno rappresenta la negazione del valore, per noi sacro, del merito. I componenti del MoVimento 5 Stelle elevano a valore il fatto di non avere esperienza e competenza, avvelenando il Paese con equazioni pericolose e sbagliate. Se ci sono stati errori - e certo ce ne sono stati - questi vanno corretti, ma sarebbe uno sbaglio mortale abbandonare la strada della nostra identità, costruita sulla fiducia nella persona, nell'impresa e nella sussidiarietà come modello di buon governo. Si tratta di un'identità fatta di rispetto verso il prossimo e di sana e corretta competizione per far emergere i migliori e premiare le eccellenze.

Negli ultimi giorni abbiamo sentito fuori da quest'Aula ricette antiche e inconcludenti, con il rischio di alimentare il nostro debito, puntando su una crescita della spesa pubblica improduttiva. Abbiamo sentito, sempre fuori da quest'Aula, della volontà di fermare i lavori della TAV e di altri grandi opere che hanno migliorato e miglioreranno la vita dei cittadini, di cui il centrodestra rivendica con orgoglio la paternità. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Tuttavia, quello che ci preoccupa di più è quello che non abbiamo sentito nel suo intervento, signor Presidente del Consiglio. Come fermerete tra quattro mesi, cioè dopodomani, l'aumento dell'IVA che colpisce i piccoli commercianti e i consumi? Come interverrete a difesa dei lavoratori dell'ILVA e di Alitalia? Come difenderete il sistema creditizio italiano e i risparmi dei cittadini? E, ancora, come interverrete sulla parità di genere negli ambienti di lavoro, da lei citata prima, senza avere nemmeno istituito il Ministero per le pari opportunità? (Applausi dal Gruppo FI-BP). Allo stesso tempo, quali politiche di sviluppo metterete in campo per il Sud, con un Ministero senza portafoglio - non me ne voglia, Ministro - creato solo per opportunità politica?

Su questi interventi urgenti, signor Presidente del Consiglio, nel suo discorso dei sogni, tratto dal libro dei sogni, non c'è stata una sola parola. È questo il modello dell'ipocrisia grillina della fallace equazione uno vale uno, tutti uguali nella decrescita felice, tutti sudditi di uno Stato onnipotente e opprimente? Per noi il modello dell'invidia sociale, elevata a contratto di Governo, non è accettabile.

Non è sufficiente, signor Presidente del Consiglio, citare per dieci volte il cambiamento perché esso si realizzi; servono numeri, coperture, interventi concreti, ma soprattutto realizzabili.

So bene che nella maggioranza non c'è soltanto il MoVimento 5 Stelle, ma ci sono anche gli amici della Lega. Signor ministro Salvini, signor sottosegretario Giorgetti, o meglio, senza ipocrisia, caro Matteo, caro Giancarlo, lo sapete, oggi imboccate una strada rischiosa rispetto a quella fatta insieme in questi anni. Siamo certi, però, che il tempo sarà galantuomo. Nel frattempo continueremo a ben governare ovunque in Italia, sia dove già lo facciamo, sia dove lo faremo in un futuro prossimo e ineludibile. La nostra strada è quella contraddistinta da successi, sconfitte, per carità, gioie e dolori, ma che ci ha sempre visto combattere lealmente dalla stessa parte. Vi auguriamo di trovare la medesima correttezza e generosità che il presidente Berlusconi ha avuto con voi, privilegiando l'unità dell'intera coalizione prima che del suo partito. (Applausi dal Gruppo FI-BP). È infatti proprio e soprattutto nella coalizione - e uso il tempo presente - che vivono i valori, le idee, le donne e gli uomini che in questi anni hanno garantito al Paese, a tante Regioni e a migliaia di Comuni, le migliori esperienze di buona amministrazione.

Ve lo auguriamo, anche se sappiamo già che il MoVimento 5 Stelle rappresenta la negazione dei nostri valori di riferimento, rappresenta un'idea profondamente diversa.

Forza Italia, da oggi, da questi banchi dell'opposizione, rimarrà l'autentica interprete dei valori propri del centrodestra che, per quanto ci riguarda, non potranno mai, e dico mai, essere valori negoziabili. Il centrodestra resta la nostra prospettiva storica e vogliamo essere certi che resti anche la vostra.

Da oggi Forza Italia giocherà questa sfida. Rimaniamo a custodire i nostri valori, i nostri ideali, quelli premiati dagli elettori il 4 marzo. Siamo e saremo pronti a rilanciare quel percorso di centrodestra che ancora oggi pensiamo essere l'unica strada per dare un futuro migliore ai nostri figli e all'Italia intera. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Taverna. Ne ha facoltà.

TAVERNA (M5S). Signor Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, signori del Governo, non posso nascondere la grande emozione con cui oggi mi trovo ad intervenire in quest'Aula. Si tratta senza dubbio di un momento storico per il Paese, per le istituzioni democratiche e soprattutto per i cittadini italiani.

Oggi nasce la terza Repubblica e i protagonisti di questa svolta epocale, cui oggi assistiamo con grande orgoglio, sono gli italiani. Gli italiani che hanno ripreso coscienza dell'importanza della partecipazione e dell'informazione per il conseguente esercizio dei diritti di libertà. Gli italiani che sono tornati in piazza per far sentire la propria voce, che nelle urne hanno dimostrato che nessuna legge elettorale, nessun cartello informativo, nessun tentativo di gettare fango da lontano possono saccheggiare un popolo del suo potere sovrano. È a loro, a ciascuno di loro, a ciascuno di noi che oggi va il mio grazie.

Per troppo tempo i cittadini sono stati estromessi dai luoghi del potere, dai ruoli decisionali. Oggi però si sono rialzati ed è per questo che vi ringrazio, per aver preso la vostra vita in mano e aver compreso che la politica è lo strumento più efficace per migliorarla.

Grazie per aver contribuito al miglioramento del vostro metro quadrato, del vostro quartiere, della vostra città e, per questa via, del Paese intero.

Grazie per aver innescato una rivoluzione gentile in cui le uniche armi sono la potenza e la bellezza della parola, il pensiero e la sua manifestazione, la curiosità e l'intelligenza collettiva, l'esempio.

In soli dieci anni il MoVimento 5 Stelle è riuscito a realizzare una rivoluzione gentile, scendendo tra le strade e riempiendo sempre di più le piazze, promuovendo gli strumenti di democrazia diretta, che adesso verranno ancor di più implementati e valorizzati. È proprio così che siamo riusciti a ridurre la distanza siderale che intercorreva tra lo Stato e la sua comunità. Oggi quella distanza si è annullata perché i cittadini sono entrati nelle istituzioni e si sono fatti Stato.

E alle opposizioni, che stanno esprimendo il loro dissenso a questo Governo, voglio dire solo una cosa: se il MoVimento 5 Stelle oggi è al Governo del Paese, è perché voi avete fallito. (Applausi dal Gruppo M5S). Noi siamo il prodotto del vostro fallimento. (Applausi dal Gruppo M5S).

Oggi a voi che criticate il nostro programma di Governo dico: voi avete usato il potere per realizzare gli interessi di pochi, noi lo useremo per realizzare gli interessi di molti, i bisogni di tutti i cittadini italiani, specialmente di quelli più deboli, vulnerabili ed emarginati.

Voi avete avuto la vostra occasione e l'avete sprecata. Avete governato e non avete migliorato la vita degli italiani. Anzi, la drammatica situazione in cui versa il Paese è lo specchio delle vostre politiche di pochi e per pochi, che hanno umiliato e dimenticato molti, moltissimi.

Oggi, però, il vento è cambiato. Oggi nasce il Governo del cambiamento, il primo Governo che, dopo dieci anni, torna ad essere espressione della volontà popolare. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Quindi, come noi parlamentari, allo stesso modo anche i Ministri di questo Governo, che guardo con orgoglio qui seduti oggi, avranno un solo datore di lavoro: il popolo italiano. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

E come i manovali al primo giorno di cantiere hanno una certezza che li rassicura e li sollecita: l'edificio che si apprestano a costruire ha delle solide fondamenta. Nessuna promessa volante, nessuno slogan vuoto, non una parola al vento. Il Governo del cambiamento, che oggi si avvia a principiare, si fonda su un contratto. E contratto vuol dire vincolo e impegno. Con questo contratto di Governo, noi mettiamo nero su bianco gli impegni che ci assumiamo e a cui ci vincoliamo dinanzi ai cittadini.

Nessuna brutta sorpresa per gli italiani. Mai più tagli alla sanità. Mai più banche e banchieri salvati e risparmiatori truffati, e per giunta non risarciti(Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e del senatore Buccarella). Mai più provvedimenti dal titolo bellissimo e dal contenuto pessimo: «jobs act»,«buona scuola», eccetera. A proposito, colgo l'occasione per salutare il collega Renzi, perché mi giunge voce che si dedicherà a viaggiare e non sarà dei nostri per un annetto. Buon viaggio, senatore. (Applausi dal Gruppo M5S).

Ma tornando al Governo, in primo luogo, mi preme ringraziare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per la chiarezza e la passione che ha messo nell'esposizione delle sue dichiarazioni programmatiche. Dichiarazioni che hanno oltrepassato le pareti di quest'Aula e sono arrivate dritte al cuore degli italiani che ci stanno seguendo da casa.

Sono davvero orgogliosa di questo Governo, perché la stella polare che lo guiderà sarà solo una: migliorare la qualità della vita degli italiani. Al centro torneranno i diritti, in primo luogo quelli sociali, perché mai più nessuno deve rimanere indietro. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

L'accesso universale alle cure, perché 12 milioni di italiani che voi avete costretto a rinunciare a curarsi dovrà essere solo un brutto ricordo.

Il diritto al lavoro e la dignità del lavoro, con un reddito e una pensione di

cittadinanza, un salario minimo garantito che avete dimenticato, meno precarietà e più tutele.

Il diritto a diventare genitori, con un welfare che realmente e finalmente si ponga come obiettivo l'incremento della natalità e la conciliazione vita-lavoro.

Qualità della vita vuol dire anche garantire agli italiani una tassazione più equa e più semplice, perché un imprenditore non può perdere duecentoquaranta ore l'anno in adempimenti fiscali e burocratici.

Al centro ci saranno i beni pubblici che torneranno ad essere patrimonio comune: l'acqua, l'ambiente, il paesaggio, la cultura e l'arte, da preservare come il tesoro più prezioso.

L'agroalimentare, l'artigianato - so che vi sono sconosciute come parole, le sto ricordando al Governo che le metterà in atto (Applausi dal Gruppo M5S)- il made in Italy da valorizzare dentro e fuori i nostri confini.

La ricerca e l'università quali fonti del sapere e motore dello sviluppo, da finanziare e sostenere, perché i nostri ragazzi non dovranno più scappare all'estero come hanno fatto con voi e quelli, troppi, che sono già stati costretti a farlo dovranno essere messi nelle condizioni di tornare con orgoglio nella loro terra.

Sostenibilità, investimenti ad alto moltiplicatore occupazionale e innovazione sono solo alcuni degli strumenti per far ripartire la crescita del nostro Paese e con essa la fiducia e la speranza per un futuro migliore e di qualità.

L'Italia, Paese più bello del mondo, tornerà a brillare di luce propria.

Abbiamo l'occasione straordinaria di dimostrare che le cose possono davvero cambiare e che invece non è vero che non vale la pena andare a votare perché tanto poi le cose non cambiano. Abbiamo l'occasione straordinaria di dimostrare che evasione, corruzione e mafia non sono mali inestirpabili; che lo Stato può essere amico del cittadino, accompagnandolo ed eliminando tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dell'uguaglianza sostanziale. Perché ogni cittadino, ciascuno di noi, nessuno escluso, deve essere messo nelle condizioni di vivere una vita libera e dignitosa e, di conseguenza, di contribuire al progresso morale e materiale della società. (Applausi della senatrice Bottici).

È ora di conquistare la fiducia di tutti gli italiani, anche di quelli che finora hanno avuto qualche perplessità, perché tutti avranno la possibilità di verificare, giorno dopo giorno, che la loro vita sta migliorando, che le cose dette sono state fatte. Del resto, come diceva Gianroberto Casaleggio, «Una persona può credere alle parole. Ma crederà sempre agli esempi».

Buono lavoro di cuore, tutti quanti insieme. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Buccarella.Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Sulla scomparsa di Pierre Carniti

PRESIDENTE. Comunico che è mancato l'ex senatore Pierre Carniti. Vi invito a osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea si leva in piedi e osserva un minuto di silenzio).

Ripresa della discussione sulle comunicazioni
del Presidente del Consiglio dei ministri
(ore 17,57)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata, nei termini stabiliti, ed è in distribuzione, la mozione 1-00014 di fiducia al Governo, a firma dei senatori Crimi e Candiani.

Comunico che è in corso la trasmissione diretta televisiva con la RAI.

Ha facoltà di intervenire in replica il presidente del Consiglio dei ministri, professor Conte.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, se mi permettete vorrei rivolgere una prima replica e un primo pensiero alla senatrice Segre. Ci siamo conosciuti l'altro giorno e mi ha fatto molto piacere vederla qui oggi. Ella ci ha fatto un grande regalo, perché ci ha restituito alla memoria una pagina molto dolorosa della nostra storia. Il tempo trascorre, ci allontaniamo da quella fase storica, ma non dobbiamo mai consentire l'oblio. Ho un bambino di undici anni e mi impegno sempre a trasmettergli questa memoria, perché mi dico sempre che le nuove generazioni, allontanandosi da quella fase, potrebbero perdere il senso e la gravità di quanto è successo. Grazie.

Se mi permettete, vorrei fare un ringraziamento collettivo. Ho preso degli appunti, ma sicuramente dimenticherò qualche nome. Vorrei allora ringraziare collettivamente - e poi cercherò ovviamente di rispondere nel merito - tutti i senatori e le senatrici che hanno parlato: Malan, Bagnai, Mirabelli, Siclari, Fattori, Tosato, Steger, Saccone, Monti, Urso, Misiani, Barbaro, Quagliariello, Morra, Vescovi, Pichetto Fratin, Marsilio, Cattaneo, Bellanova, Pirovano, Romani, Pellegrini, Bossi, Unterberger, Grasso, La Russa, Renzi, Pillon, Ronzulli e Taverna.

Questo mi consente di procedere per argomenti. Ma il mio non è un ringraziamento retorico, perché comunque consentite a noi e a me, che guido il Governo, di precisare meglio alcuni punti. E perché quando prima ho parlato dell'idea della centralità del Parlamento, non era una concessione alla retorica.

Ringrazio per gli auguri che molti di voi hanno formulato a questo Governo, quindi, a nome dei Ministri, sono veramente contento di ricevere questo incoraggiamento. Siamo molto determinati - è vero - ma gli auguri fanno piacere, anche perché - l'ho detto anche alle persone che mi hanno fermato nei giorni scorsi - gli auguri non sono a me personalmente o ai Ministri, ma sono all'Italia (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Se noi riusciremo a realizzare questo programma, o anche una parte significativa di esso, se ne avvantaggerà il Paese. Poi la politica è così: le elezioni alcune volte avvantaggiano alcune forze mentre altre vengono penalizzate; ci si può alternare. Però pensiamo anche al nostro Paese.

Alcuni interventi mi segnalano un equivoco: me ne devo assumere la responsabilità; evidentemente le parole mi hanno servito male. Non intendevo affatto mancare di rispetto al Parlamento, anzi credo che una lettura più attenta delle mie parole tornerà utile. Non ho inteso ad esempio ergermi a giudice del Parlamento. Ho parlato con molta umiltà e capisco che forse l'equivoco è nato dal fatto che ho parlato anche del question time, ma io mi riferivo al Premier question time: io personalmente verrò qui periodicamente a rispondere alle vostre questioni. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e del senatore Merlo).

Molti di voi hanno rimarcato e richiamato la singolarità del contratto di Governo. Io ho dedicato un po' di attenzione nella mia relazione, ho spiegato un po' la mia posizione, e la ribadisco: secondo me, è un fatto di trasparenza e di chiarezza. Ho parlato di rottura della prassi istituzionali fin qui seguita. Lasciamo poi che i costituzionalisti ci ragionino sopra; lasciamo che i manuali di diritto costituzionale si arricchiscano di questi nuovi elementi. Ma possiamo contestare il fatto che, in piena trasparenza, delle forze politiche si incontrano, discutono e, senza parlare di poltrone, di posizioni, di partizioni di ruoli, cercano di capire se ci sono gli estremi e le condizioni per condurre avanti e realizzare un programma di Governo? È un fatto negativo? Ho sentito parlare di inciucio: il contratto è un inciucio? No, questo è esagerato; questo no. Qual è l'inciucio? La trasparenza diventa inciucio? (Commenti dal Gruppo PD. Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Dico anche che se questi novanta giorni sono risultati un po' singolari e questa gestazione è stata giudicata da Prima Repubblica, diciamo che i protagonisti sono stati tanti e tutti un po' hanno recitato un ruolo, quindi tutti si assumono la responsabilità di questa gestazione e di come è andata. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Merlo).

La giornata è stata pesante, io ho parlato a lungo e cercherò adesso di essere sintetico su alcune questioni: temi e questioni di natura economica che sono stati toccati. Dobbiamo ribadirlo? L'uscita dall'euro non è mai stata in discussione e non è in discussione; non è un tema che è penetrato nel contratto di Governo e non è un obiettivo che ci riproponiamo di perseguire.

Il tema è un altro e da qualche intervento è emerso: è legittimo o meno per un Governo e per un Paese rinegoziare le politiche economiche? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Cosa facciamo, dobbiamo rinunciare a discutere le politiche economiche? Di questo stiamo parlando. Se ci sia margine o meno lo scopriremo; siamo risoluti, determinati a farlo. Gli economisti si dividono: vi è chi esprime certezza sul punto e si lega a dei dogmi ed è veramente curioso che questo avvenga. Abbiamo ben presente quali sono gli spauracchi nella costellazione di questo discorso, quali sono i termini, le indicazioni, lo spread; attenzione però a non fare dello spread il nostro vessillo, l'unico riferimento, perché lo spread nasconde speculazione finanziaria e torniamo al discorso di questa mattina (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI e del senatore Merlo).

Apprezzo l'onestà intellettuale che è stata dimostrata da qualcuno, dal senatore Quagliariello se non ricordo male, quando ha detto che forse le forze di opposizione hanno fatto il tifo perché questo Governo nascesse. Io non lo so, non sono nella posizione delle forze di opposizione; posso però dire che ci dobbiamo augurare tutti di poter realizzare e di non disattendere le aspettative dei cittadini e che faremo il possibile per lavorare nell'interesse di tutti.

Ci è stato anche detto, con un refrain che è tornato spesso in alcuni interventi, che adesso dobbiamo uscire dalla campagna elettorale.

FARAONE (PD). Anche adesso. (Commenti).

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Forse però c'è un equivoco. Forse non siamo abituati a veder confermate in un contratto le anticipazioni che sono stato fatte in campagna elettorale. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi M5S e L-SP, che si levano in piedi, e dai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Non è possibile avere questo atteggiamento. Colleghi, state seduti e ascoltate. Non c'è necessità di fare un tifo da stadio.

BELLANOVA (PD). Presidente, erano due schieramenti...

PRESIDENTE. Senatrice, per favore, non deve parlare neanche lei. Fate replicare il Presidente del Consiglio. Non c'è bisogno di nessuna manifestazione. Avete parlato prima, adesso parla lui, poi farete le dichiarazioni di voto. Trovo intollerabile che ci si alzi in piedi e si faccia chiasso. Si può applaudire in maniera regolare.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, anche questa è una singolarità: anticipazioni "da campagna elettorale" vengono riportate in un contratto per iscritto e questi due leader delle forze che appoggiano la maggioranza di Governo lo hanno sottoscritto nero su bianco, se ne sono assunti la responsabilità; se non riusciremo a realizzare questi obiettivi se ne assumeranno la responsabilità, come io mi assumerò la responsabilità di non essere riuscito. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Molti interventi hanno lamentato una scarsa attenzione per il Sud. Accidenti, detto a un pugliese questo è un po' pesante. Guardate che nel contratto di Governo, a leggerlo con attenzione (e, se mi permettete, anche a rileggere un po' l'intervento di oggi), il Sud è dappertutto (Commenti dal Gruppo PD), non è un'isola che sta lì. E, scusate, un Ministro, pur senza portafoglio, dedicato espressamente al Sud, cos'è? Non è un segnale importante? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Commenti dal Gruppo PD). Banca pubblica di investimenti e tantissima, diffusa, distribuita attenzione per il Sud. Quando parliamo di infrastrutture, in tutte le iniziative e in tutte le azioni di Governo, è chiaro che ci sarà sempre un'attenzione costante per il Sud. Questo non significa che escluderemo il Nord, ma non dobbiamo neppure accedere a una logica di spaccatura, presentando un Paese diviso, due mondi inconciliabili che non comunicano tra di loro. Noi abbiamo pensato di dedicare al Sud un Ministro (ci abbiamo riflettuto a lungo), perché abbiamo ritenuto che, per l'utilizzazione e la razionalizzazione dei fondi, anche a livello europeo (abbiamo studiato e abbiamo visto che non sono pienamente utilizzati), abbiamo bisogno evidentemente di un Ministro che fosse costantemente e organicamente dedicato a razionare meglio tutte le risorse per il Sud. Abbiamo sbagliato? Scarsa attenzione? Lo vedremo durante l'azione di Governo.

Infrastrutture. Ci avete detto che questo Governo non è per niente attento alle infrastrutture. Dove sono le infrastrutture? Guardate che noi vogliamo far crescere l'economia. L'economia cresce con investimenti produttivi e cresce anche con le infrastrutture. Ovviamente non abbiamo declinato in un contratto di Governo (ci è sembrato inopportuno) alcune specifiche opere.

MALPEZZI (PD). Quindi non le fate.

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Non abbiamo declinato un elenco di specifiche opere.

MALPEZZI (PD). Ma se non sono scritte?

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Ci siamo appena insediati: lasciateci il tempo di studiare i dossier aperti e di valutare quali infrastrutture realizzare. (Commenti del senatore Giro).

Oggi ho dedicato molta attenzione al problema degli appalti pubblici; non vi sarà sfuggito, immagino, in quanto eravate molto attenti e attente. Ebbene, anche quella è un'attenzione preordinata agli investimenti in infrastrutture. Se noi non cerchiamo di deburocratizzare quel che è necessario, se non riusciamo a superare la stasi generata attualmente dalla recente approvazione del codice dei contratti pubblici, non andiamo da nessuna parte. Guardate che il nostro programma è molto articolato: siamo perfettamente consapevoli del fatto che oggi, tra due amministratori, tra chi assume le iniziative e chi sta fermo, il primo non fa più carriera, perché va incontro a responsabilità contabile e responsabilità penale, mentre quello che sta fermo invece va avanti. Siamo consapevoli, perché parliamo con gli amministratori locali. Dobbiamo risolvere questo problema; è inutile declamare che facciamo questo e facciamo quello, se non superiamo prima questa fase e questo passaggio.

Un'iniziativa che stiamo studiando riguarda, ad esempio, il ruolo dall'ANAC: dobbiamo potenziare anche la fase di precontenzioso e stiamo studiando come fare, perché, se riusciremo a potenziare la fase di precontenzioso dell'ANAC, avremo una sorta di certificazione autorevole per gli amministratori a procedere. Ma voi sapete che un dirigente scolastico per fare una gita scolastica deve fare un bando di gara per il mezzo di trasporto? Sapete che deve avere una competenza di diritto amministrativo che neppure dei miei colleghi hanno? È pensabile secondo voi? Possiamo parlare di infrastrutture, se non risolviamo questi problemi? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Reddito di cittadinanza. Mi dispiace che il reddito di cittadinanza - mi limito a questa osservazione - sia stato rappresentato come una misura di assistenzialismo sociale. Se leggete con attenzione le anticipazioni che sono nel contratto di governo, è una misura chiaramente orientata, preordinata al reinserimento nel mondo lavorativo. Stiamo parlando di politiche attive e il presupposto fondamentale è la riforma dei centri per l'impiego, altrimenti, lo riconosciamo noi stessi, non funzionerà e soprattutto non realizzerà quegli obiettivi che ci proponiamo di conseguire.

Giustizia. Ci accusate di giustizialismo: cos'è questo giustizialismo? La certezza della pena è giustizialismo? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).Qui veramente non mi soffermo, perché forse è una delle parti del contratto di Governo più articolata e corposa. Dico soltanto, dato che c'è stata un po' di preoccupazione in qualche intervento per quanto riguarda la prescrizione, che bisogna dosare gli equilibri: il problema è tutto lì. Nessuno ha detto che la prescrizione non sia in sé legittima; il problema è che, se non riusciamo a dosare gli equilibri, come attualmente formulata, diventa denegata giustizia.

FARAONE (PD). Dillo a Savona!

CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Per quanto riguarda l'autonomia, ho apprezzato gli interventi dei senatori che sono portatori degli interessi delle Regioni a statuto speciale. Direi che siamo in sintonia, per quanto ho ascoltato. Nel programma di Governo c'è anche attenzione all'altra possibilità prevista dall'articolo 116, terzo comma della Costituzione: le Regioni che lo richiedono in modo motivato possono chiedere ed ottenere una maggiore autonomia. Ci sono già delle trattative in corso Stato-Regioni: le seguiremo con attenzione. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore De Bertoldi). Tanto più se queste iniziative si radicano su istituti di democrazia diretta. (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Vallardi).

In qualche intervento c'è stata una nota critica con riguardo ad una presunta scarsa attenzione nei confronti delle imprese e dell'industria. Anche in questo caso è come per il Sud: probabilmente, quando gli argomenti sono immanenti sfuggono all'attenzione. L'attività di impresa è dappertutto nel contratto di programma. L'attività di impresa è il volano economico e sociale. Quando si parla di ambiente, di green economy e di economia circolare, chi la fa l'economia circolare? Cosa c'è dietro l'economia circolare, per dirne una? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Poi, se mi permettete, consentitemi di richiamare anche la sensibilità di chi parla. Oggi mi sono soffermato a lungo sulla disciplina delle imprese, innovazioni tecnologiche e deburocratizzazione, ho parlato di responsabilità sociale d'impresa, un tema a me molto caro, ho parlato di regolamentare le crisi e di introdurre in forma organica una più compiuta e articolata crisi di impresa, che possa, in qualche modo, prevenire quello che è lo spauracchio, l'esito che offre attualmente l'ordinamento giuridico di un dissesto-insolvenza che porta al meccanismo sanzionatorio - veterosanzionatorio - del fallimento, con quella gogna, anche dal punto di vista morale, che il tutto trae con sé.

Mi è stato contestato di non aver utilizzato mai il lessema «Patria». Lo uso adesso, non ho paura di utilizzarlo. Sì, è vero, forse, per una mia convenzione linguistica, accedo a utilizzare più frequentemente il vocabolo «Paese». (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Ma qualche giorno fa, quando ho affiancato le più alte cariche dello Stato a cominciare dal Presidente della Repubblica, alla festa del 2 giugno, sono stato orgoglioso di essere lì, orgoglioso di salire gli scalini dell'Altare della Patria, orgoglioso di assistere alla sfilata dei nostri corpi scelti e di tutti quanti lavorano nell'interesse generale. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI e del senatore Buccarella).

Siamo stati sollecitati anche a confrontarci con il presidenzialismo. Questo non è nel contratto di Governo. Il Parlamento è sovrano, e se verranno adottate iniziative di riforma così sostanziali in Parlamento - noi ne abbiamo proposte alcune che hanno un'incidenza anche sul piano dell'assetto costituzionale - come è giusto che sia, le forze politiche, i Gruppi, si confronteranno.

Sull'immigrazione abbiamo già detto. Non facciamo l'errore di raccogliere battute enucleate da interviste, la nostra posizione è molto chiara: noi combattiamo gli scafisti, il business della criminalità. Come ho detto in modo molto chiaro questa mattina, vogliamo che il tema sia affrontato nel rispetto della piena dignità di tanti che soffrono, di tanti che hanno tutti i presupposti per potere, in accordo con le convenzioni internazionali, conseguire uno status che li tuteli più approfonditamente. Vogliamo che i flussi migratori siano regolamentati e, soprattutto, che il problema sia affrontato - l'ho detto e lo rimarco - a livello europeo, perché, com'è stato anche riconosciuto autorevolmente qualche giorno fa, siamo stati lasciati soli. (Applausi dai Gruppi M5S, L-SP e FdI e del senatore Merlo).

Ci avete chiesto tantissime altre cose, questioni di dettaglio. Dateci adesso il tempo di lavorare. Dateci il tempo per misurarci con tutta la complessità e la difficoltà, che non ci nascondiamo, di questo compito. Vi possiamo assicurare che lo faremo responsabilmente, con il massimo impegno, e cureremo anche tanti altri argomenti. Seguiremo anche tante altre attività, tanti altri settori: scuola, per esempio, università, cultura. (Commenti della senatrice Malpezzi). Questioni che sono già nel contratto di Governo, fermo restando che potremo arricchirlo man mano che andremo avanti, rispondendo a tutte le attese dei cittadini. Vi ringrazio. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e dei senatori De Bertoldi e Merlo, che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente del Consiglio dei ministri.

Passiamo alla votazione della mozione di fiducia.

NENCINI (Misto-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NENCINI (Misto-PSI). Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, temo che abbia perfettamente ragione il Presidente del Consiglio, quando dichiara che oggi nasce la terza Repubblica.

In conclusione del suo intervento, signor Presidente, lei ha dichiarato letteralmente: «Il popolo ha scelto». È una citazione perfetta di Robespierre alla Convenzione nazionale. Si è dimenticato, però, di aggiungere che la terza Repubblica nasce su un doppio tradimento, del popolo intendo: c'è chi ha tradito il centrodestra, oggi in frantumi, e c'è chi ha tradito l'impegno a governare da soli.

La prova è nel contratto: assenza di un cronoprogramma e conflitto tra obiettivi. Non c'è una riga sulle riforme istituzionali e sul federalismo, troppo poco sull'Europa, nulla sulle infrastrutture, cinque righe appena sulla politica estera, dove l'ombrello della NATO si riduce ad un cappellino, esposto com'è a un marcato filoputinismo. Del Sud, signor Presidente, rintraccio una sola citazione: su 12 pagine della sua relazione, il Sud viene citato nella penultima pagina una sola volta. Leggo: «Ci adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale del Nord e del Sud del Paese». Del Mezzogiorno, in 12 pagine, non c'è nessun'altra traccia.

Immaginavo che venendo in Aula lei fosse obbligato a portare il contratto-programma su cui il Senato è chiamato a scegliere. E non si paragoni questo contratto con un altro contratto, quello firmato nel 1962. Lo firmarono in tre: Moro, Fanfani e Nenni e quel contratto ha reso decisamente l'Italia più libera e civile.

Non le voterò la fiducia, anzi, strappo addirittura dal pantheon di Di Maio Pertini e me lo riporto a casa. (Applausi dal Gruppo PD).

MERLO (Misto-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MERLO (Misto-MAIE). Signor Presidente, noi del Movimento associativo italiani all'estero (MAIE) abbiamo apprezzato e condiviso le parole del Presidente del Consiglio. Siamo in Parlamento dal 2008, purtroppo siamo sempre stati all'opposizione, perché mai c'è stata una seria politica per gli italiani all'estero.

I cinque milioni di italiani all'estero hanno delle questioni importanti da risolvere. Abbiamo una rete consolare distrutta. Per chiedere un appuntamento di cittadinanza in alcuni consolati ci danno il turno per il 2023 o 2025, una vergogna! Per rinnovare un passaporto, una persona che deve viaggiare deve aspettare un anno.

Bisogna eliminare ancora due discriminazioni. La prima è che, purtroppo, c'è una grande quantità di donne che non possono trasmettere la cittadinanza all'estero per il fatto di essere donne e questo si risolve con una legge a costo zero e mai è stato fatto. La seconda discriminazione che bisogna eliminare è che gli italiani all'estero sono gli unici italiani che pagano l'IMU per la prima casa, un'altra vergogna. Le nostre camere di commercio - il made in Italy - legate alle nostre comunità sono state abbandonate, rinunciando così ad una grande opportunità per l'Italia.

Questa volta vediamo invece che questi argomenti sono stati inseriti nel contratto di Governo. Nel contratto c'è una prima bozza programmatica per una seria politica per gli italiani all'estero.

Condividiamo anche e soprattutto il cambio di paradigma impostato nel contratto di Governo e siamo convinti che per rafforzare l'Europa bisogna cambiarla profondamente.

Per tutti questi argomenti, voteremo a favore della fiducia. (Applausi dal Gruppo Misto-MAIE).

BONINO (Misto-PEcEB). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BONINO (Misto-PEcEB). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi e colleghe, sono entrata per la prima volta nelle istituzioni nel 1976, orgogliosa dei miei zoccoli rossi, non per provocazione, ma per inesperienza. Da allora molto ho studiato e molto ho imparato.

Eravamo entrati cercando di cambiare il Parlamento per renderlo sempre più autorevole, per dare ai parlamentari più libertà e più responsabilità e un po' abbiamo cambiato. Quella perla che è Radio Radicale, dal 1976 ha portato queste istituzioni nella casa di milioni di cittadini. Credo che questo sia un esempio. Tuttavia, temo che voi abbiate intenzione di cambiare, ma nel senso opposto e mi preoccupa il modo contorto in cui, nel famoso contratto, viene avanzata l'ipotesi di limitare la libertà e l'autonomia dei parlamentari a norma dell'articolo 67 della Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD). Questo non mi fa ben sperare.

Siamo entrati e abbiamo collaborato con Spinelli per dare fondamenta più solide alla costruzione europea e oggi mi pare che, in generale, si lavora non per rinsaldarla ma, temo, per accelerarne la disgregazione. L'Europa che i suoi fondatori (da Monnet, ad Adenauer e De Gasperi) pensarono ed edificarono fu un atto di responsabilità nella tragedia del loro tempo. Cari colleghi, teniamocela cara, non possiamo tornare indietro.

Vengo all'ultimo punto. Ho solo pochi minuti e ho dovuto usare altri strumenti per esprimere le mie opinioni.

PRESIDENTE. Ha un altro minuto.

BONINO (Misto-PEcEB). Il punto che voglio toccare è il capitolo giustizia. È un capitolo corposo e articolato, come lei lo ha chiamato. Temo che oggi si pensi ad assecondare una deriva giustizialista e anche demagogica.

Il ministro Orlando aveva provato - e la mia compagna radicale Rita Bernardini credo abbia dato un contributo fondamentale - a far passare il concetto che legalità e umanità vanno di pari passo. Legalità e umanità fanno sicurezza. (Applausi del senatore Rampi). E il carcere è la privazione della libertà, non è la privazione della dignità. Penso che questo lo dobbiate riconoscere. (Applausi dal Gruppo PD).

La cultura radicale mi ha insegnato che non esistono nemici, esistono avversari. Mi ha anche insegnato che in una democrazia liberale il ruolo e la responsabilità dell'opposizione sono altrettanto utili e indispensabili per il buon funzionamento di una democrazia liberale. È quello che mi appresto a fare. Sappia che sarò rigorosa e che eserciterò con determinazione e rigore, ma ho, appunto, di fronte a me degli avversari politici, non dei nemici. Sono uomini e donne avversari, non nemici e mi piacerebbe che cominciassimo noi stessi a rispettare le istituzioni. Credo che i climi da stadio non aiutino, ne dà una parte né dall'altra. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

PRESIDENTE. Senatrice Bonino, rispettiamo però anche i tempi.

BONINO (Misto-PEcEB). Ho finito, Presidente. Credo che l'immagine che queste istituzioni devono dare nelle case degli italiani sia anche quella di una buona educazione, perché la buona educazione, come diceva mia mamma, è rivoluzionaria. (Applausi dal Gruppo PD).

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato con grande attenzione tutto il dibattito, a cominciare dai suoi interventi e da quelli dei rappresentanti delle forze che sostengono il suo Governo. Forti riserve riguardano diversi punti del programma: dall'assenza di coperture economiche, al ruolo che l'Italia intende avere in Europa, all'assoluta genericità di tutta una serie di punti. Infine, vi è la questione legata all'autonomia e alla minoranze linguistiche. Un ambito questo che misureremo concretamente a partire da domani, sollecitando lei e il suo Governo in un confronto serrato, senza pregiudizi e nel merito delle questioni.

A fronte di tutto questo, al nostro interno sono maturate valutazioni differenti. I membri di questo Gruppo, espressione delle forze politiche autonomiste, esprimeranno un voto di astensione. Il mandato politico che i nostri elettori conferiscono alle nostre forze è quello di rappresentare al meglio gli interessi territoriali e le nostre minoranze nelle istituzioni nazionali, cercando il confronto con tutti i Governi. Ci asteniamo per questo, come gesto di buona volontà, per avviare un confronto nel merito delle questioni. È un voto che punta a rafforzare l'inizio di un dialogo tra le autonomie e questo nuovo Governo.

Anche la senatrice a vita Elena Cattaneo esprimerà un voto di astensione. Altri componenti del nostro Gruppo, il senatore Bressa e il senatore Casini, esprimeranno invece voto contrario, non condividendo l'impostazione politica e programmatica del Governo. Per un Gruppo eterogeneo come il nostro, in cui convivono tanti percorsi politici, la diversità di vedute e sensibilità è un fatto naturale.

Noi continueremo a lavorare insieme e, in ogni caso, può aspettarsi da noi tutti un atteggiamento responsabile ma rigoroso, mai pregiudiziale e sempre nel merito dei contenuti. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV)).

DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, i senatori di Liberi e Uguali non daranno la fiducia al suo Governo, nato dopo aver tenuto per novanta giorni il Paese appeso a giravolte, a improvvisi cambiamenti di idee, a una giostra impazzita, a una corsa che ha rischiato, alla fine, anche una grave crisi istituzionale.

Lei, signor Presidente, nel suo discorso ha quasi rivendicato la sua mancanza di autonomia, quindi la sua adesione totale ai soci contraenti del contratto. Ha elencato i punti di quel contratto, senza però dire nulla di chiaro e concreto su come e quando intenda attuarli. Ha cercato di indorare la pillola sugli aspetti più critici, come le politiche sull'immigrazione e la svolta securitaria, però, guardi che c'è poco da indorare, perché quelle politiche - e lo vedremo - sono, a nostro avviso, regressive e pericolose.

Lei ha ripetuto come un mantra «il Governo del cambiamento». In effetti, nel vostro programma ci sono elementi che cambieranno profondamente il Paese, ma non è proprio detto che lo renderanno migliore. Le primi dichiarazioni del Ministro dell'interno sugli immigrati, mentre si continuava a morire in mare e mentre veniva assassinato a Vibo Soumalya, e i suoi attacchi contro le ONG purtroppo confermano che queste minacce sono reali. Guardi, signor Presidente, abbiamo contrastato su questo i provvedimenti del ministro Minniti, al quale, peraltro, sono andati ieri i complimenti del suo successore per il buon lavoro già svolto. Tanto più, quindi, ci opporremo oggi.

Altrettanto inquietanti - e lei su questo neanche ha indorato la pillola - sono le dichiarazioni del ministro della famiglia Fontana: omofobe, regressive, fino addirittura a minacciare la legge n. 194 del 1978. Ma non vi servirà il giochetto delle dichiarazioni personali, perché chi esprime quei pareri, degni dell'integralismo più oscurantista, non è un privato cittadino, ma il Ministro che, in fondo, di queste materie dovrebbe occuparsi.

Del resto, anche senza contare i pareri personali, il programma è infarcito di provvedimenti securitari e giustizialisti e, vorrei anche dire, discriminatori. In alcuni casi, come quello vergognoso della discriminazione contro i bambini figli di immigrati, come definirli se non apertamente razzisti?

Sono norme demagogiche, pensate forse per alimentare una sorta di campagna elettorale permanente. È demagogia facile, ma non è a costo zero. Il costo verrà pagato con la sofferenza di molti esseri umani e una regressione nel campo delle libertà e dei diritti civili. Contro queste proposte, se andranno avanti, e contro la cultura tribale e medievale che le ispira noi faremo un'opposizione durissima, in Parlamento e fuori del Parlamento. Ripeto: le contrasteremo con ogni mezzo. E se proverete a toccare la legge 22 maggio 1978, n. 194 e a tornare indietro su norme di civiltà come quella sulle unioni civili, l'opinione pubblica - sappiatelo - non vi seguirà. Sono certa che in questa battaglia incontreremo anche molti elettori del MoVimento 5 Stelle. Come si conciliano, infatti, le posizioni del ministro Salvini con la proposta del MoVimento 5 Stelle della scorsa legislatura per l'abrogazione del reato di immigrazione, peraltro approvata? Cosa tiene insieme le scelte delle sindache Appendino e Raggi sul riconoscimento della genitorialità per le coppie gay con l'oscurantismo del ministro Fontana? O la linea che il MoVimento 5 Stelle ha sempre avuto in materia di missioni all'estero e interventi militari con la nomina a Ministro della difesa della presidente di un consorzio che pare si occupasse di reclutare i contractor? La verità è che la cultura di questo Governo, la sua cifra e la sua ispirazione profonda sono quelle della Lega. Il MoVimento 5 Stelle - me ne dispiaccio molto - ha accettato di sottostare a una cultura politica regressiva.

Voglio anche dire un'altra cosa, signor Presidente. Purtroppo, contro questo pericolo di lesioni nel campo dei diritti non abbiamo sentito voci indignate levarsi in Europa. Tutto, come sempre, si è appuntato solo in difesa del rigore in campo economico.

Noi consideriamo le politiche europee dell'austerity, del fiscal compact e del rigore, nonché la regola del 3 per cento, che Prodi stesso definirà stupida, sbagliate, controproducenti per la ripresa economica e sciagurate per gli effetti devastanti che hanno avuto sulla vita di milioni di persone e anche per la sopravvivenza dell'Unione europea, perché, a causa di queste politiche sono state minate alla base la fiducia dei cittadini e la credibilità stessa dell'Unione europea. Signor Presidente, lei ha parlato di un'Europa più giusta e unita. Spero vivamente che non alluda a quella di Orbán, citato appena ieri dal Vice Presidente del suo Governo.

Se questo Governo varerà misure che forzano le gabbie del rigore per avviare una serie di investimenti pubblici produttivi e di misure sociali, noi ci confronteremo nel merito e incalzeremo il Governo affinché siano reali ed efficaci e spingeremo su questa strada. Il superamento della cosiddetta riforma Fornero, su cui lei oggi non si è intrattenuto molto, e l'introduzione di un vero reddito di cittadinanza sono urgenze che anche noi condividiamo. Ma se i tentativi di allentare il rigore devono servire solo a finanziare misure ingiuste e dannose come la flat tax, noi non siamo e non saremo d'accordo e le contrasteremo, così come abbiamo fatto con le scelte del Governo Renzi di sprecare la flessibilità concessa dall'Unione europea per bonus e provvedimenti demagogici. Le maglie del rigore vanno assolutamente allentate, ricontrattate e rinegoziate per avviare politiche di sviluppo capaci di creare posti di lavoro e reddito tali da rimettere in moto un'economia al palo.

Bisogna mettere in opera subito politiche innovative che affrontino la grande questione dei cambiamenti climatici, i nodi dell'automazione, la transizione energetica e un piano di rinascita del Sud; politiche coraggiose di riconversione ecologica, un grande piano verde per il risanamento e la messa in sicurezza del territorio, nonché per la mobilità sostenibile, basato su piccole e medie opere e finanziato con investimenti pubblici non computabili nella definizione del rapporto tra deficit e PIL. Non c'è invece alcun bisogno di inutili e dannose grandi opere, ma dal momento che su questo punto il contratto è un capolavoro di ambiguità, vedremo anche su questo se il MoVimento 5 Stelle cederà alla Lega.

Arriviamo ora al cambiamento, così ripetutamente da lei evocato. Il cambiamento di cui l'Italia ha necessità riguarda due questioni fondamentali, che lei stesso ha sottolineato, purtroppo però senza andare molto oltre: il lavoro e le diseguaglianze sociali. Signor Presidente, nel vostro contratto non c'è nulla, nonostante le promesse della campagna elettorale, sull'abolizione del jobs act, che ha aumentato il precariato e l'insicurezza permanente e privato di diritti milioni di lavoratori, inclusa un'intera generazione di giovani. Per loro non ci sarà cambiamento se non si riconnettono insieme, strettamente, diritti e dignità del lavoro. Resteranno altrimenti precari, sottopagati, privi di diritti. E non basta un facile cinguettio propagandistico su Twitter per colmare il vuoto che c'è nel programma in materia di lavoro, per dire che non avete avuto il coraggio di dire nulla sull'articolo 18.

Per quanto riguarda le diseguaglianze e un'ingiustizia sociale che ha raggiunto proporzioni macroscopiche, la vostra flat tax peggiorerà la situazione, rendendo più ricco chi è già ricco, una sorta redistribuzione al contrario, dal basso verso l'alto. Per finanziare questo regalo, pensate magari a una grande sanatoria fiscale, ma questa strada, lo sapete, non è conciliabile con un adeguato sistema di welfare, di sanità pubblica e di garanzia di risorse adeguate per la scuola pubblica. Il rischio quindi è che, al contrario di quel che lei promette, si tolga a chi non ha per dare qualcosa in più a chi ha già tutto.

Nessuno più di noi è convinto dell'urgenza di un cambiamento radicale. Nessuno più di noi sa quanto sia urgente combattere le diseguaglianze e restituire ai giovani vero lavoro e un futuro. Nessuno sa come noi quanto necessario sia costruire un Paese più giusto da tutti i punti di vista. Per fare questo, per costruire l'alternativa, noi ripartiremo dall'opposizione, ma la Sinistra deve avere il coraggio - e noi ce lo assumiamo - di non rimuovere le ragioni di una sconfitta così profonda. Solo così potremo ritrovare quella connessione che è andata perduta con i giovani, con i lavoratori, con i più deboli.

Cambiare si deve. Cambiare si può. Ma troppe cose, nel suo discorso e nel vostro programma, ci fanno temere fortemente di trovarci invece di fronte alla più antica e inveterata abitudine dei gruppi di potere vecchi e nuovi in Italia: cambiare tutto per non cambiare nulla.

Per questo non crediamo al vostro Governo del cambiamento, per questo Liberi e Uguali non potrà che negarvi la fiducia. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).

CIRIANI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, colleghi, l'atteggiamento che il Gruppo di Fratelli d'Italia e la sua leader hanno adottato in queste settimane cruciali e molto difficili, successive al voto politico, credo sia stato imperniato al senso di responsabilità e alla coerenza rispetto a quanto avevamo chiesto ai cittadini e ai nostri elettori.

Due cose ci stavano particolarmente a cuore: avere un Governo politico, perché non abbiamo nessuna nostalgia dei Governi tecnici, e far prevalere l'interesse nazionale rispetto agli interessi particolari, fosse stato anche l'interesse particolare del nostro partito e della nostra comunità. Soltanto otto, dieci giorni fa al massimo, il nostro Paese viveva uno situazione drammatica, di conflitto istituzionale, lo spread tornava ai livelli di guardia, c'era il rischio di elezioni tragiche e ridicole nel mese di agosto e, in quella occasione, Giorgia Meloni, la nostra Presidente, senza chiedere nulla in cambio, disse che saremmo stati disponibili a dare una mano per far nascere un Governo politico. Ripeto: senza chiedere nulla in cambio. E così è avvenuto, colleghi. Certo è facile, semplice, quasi elementare dire che avremmo preferito un'altra soluzione. Avremmo preferito che il Governo fosse formato dal centrodestra, rispecchiando la coalizione che aveva vinto, seppur parzialmente, le elezioni ultime. Questo non è stato possibile, ma nessuno in quest'Aula e fuori da essa, può accusarci di non aver fatto tutto il possibile affinché ciò accadesse, fino all'ultimo momento utile.

Se c'è qualcuno che si lamenta che questo non è avvenuto, dovrebbe pensare al fatto che quello che stiamo vivendo è l'effetto, di cui eravamo stati facili profeti, di una pessima legge elettorale, votata a spron battuto con tanti che, anche in quest'Aula, chiedevano una legge qualsiasi pur di tornare subito al voto. Ecco il risultato della legge qualsiasi: le maggioranze si spaccano, i poli si uniscono in matrimoni che non so se sono di interesse o di amore, forse né di interesse e nemmeno di amore.

Noi ci rendiamo perfettamente conto, colleghi e Presidente, che questo Governo nasce all'interno di un perimetro segnato da molti limiti, da molte contraddizioni e da molte complessità.

Il primo problema, presidente Conte, riguarda, mi consenta di dirlo, proprio lei.

Noi ci auguriamo che lei non soltanto faccia il Premier, ma che sia il Premier di questo Governo, perché altrimenti ci troveremo nella situazione difficile e non auspicabile di avere almeno tre Primi Ministri e l'esperienza insegna - anche l'esperienza elementare di ogni giorno - che qualsiasi macchina non può funzionare se alla guida ci sono tre piloti: presto o tardi, più presto che tardi, si finisce nel fosso.

Ma la cosa che ci sta più a cuore e sulla quale si è concentrato gran parte del dibattito dell'Aula, di maggioranza e opposizione, e anche le sue repliche, Presidente, è il giudizio che lei dà su questo contratto, che lei presenta come fosse una sintesi virtuosa di programmi diversi che si sono incontrati. Ebbene, le dirò che, anche dopo avere ascoltato le sue repliche, a me questo contratto pare una sommatoria piuttosto confusa di cose che fanno fatica a stare insieme e che, a volte, fanno a pugni tra di loro. È un taglia e cuci pieno di salti logici, di incongruenze e di buchi programmatici. Lei ha cercato di metterci una pezza - come hanno ricordato anche altri colleghi intervenuti prima di me - dicendo «ma anche», «ma anche questo» e «non dimentichiamo quest'altro»: è un modo di risolvere i problemi che purtroppo in passato non ha dato grandi risultati.

Faccio soltanto un esempio, per riassumere le nostre perplessità e i nostri dubbi: come può immaginare di tenere insieme un modello sociale ed economico che sottende alla flat tax con il modello sociale ed economico che sottende al reddito di cittadinanza? Sono non solo cose diverse, sono cose opposte. E lei ha cercato di nascondere questi problemi, ma credo che - ahimè - non ci sia riuscito.

E come si può immaginare di tenere insieme chi ha teorizzato la decrescita felice, la fine del lavoro e quindi l'intervento dello Stato massiccio in soccorso di chi il lavoro non ce l'ha e mai ce lo potrà avere, con chi dice - e noi siamo d'accordo - che per uscire dalla crisi servono maggiori investimenti, maggiori consumi, più produzione, più lavoro e più crescita del PIL? Sono cose che secondo noi fanno fatica a conciliarsi. E non parlo dei temi etici, che voi avete tenuto alla porta del vostro contratto, ma che prima o poi busseranno ancora e ai quali dovrete dare una risposta.

Una cosa però, Presidente, è più grave rispetto alla sua replica: quando l'hanno incalzata per dare una risposta chiara, un sì, sì o un no, no sul tema delle infrastrutture, lei, dopo aver fatto l'elogio del programma dettagliato che contiene, a ogni virgola, gli impegni che lei intende mantenere con gli italiani, si è trincerato rispetto alle grandi infrastrutture dicendo (cito letteralmente): «Non abbiamo declinato un elenco»: molto male, Presidente. Questo elenco andava declinato, perché non stiamo parlando di dettagli, parliamo del futuro infrastrutturale e dell'ammodernamento di questo Paese, che riguarda il futuro di migliaia e migliaia di imprese e di milioni di cittadini.

Insomma, su questo contratto abbiamo trovato molte cose, alcune ci piacciono e - come già ampiamente annunciato - voteremo a favore quando arriveranno in quest'Aula, altre non le abbiamo trovate e ci sarebbe trovarle: parlo del presidenzialismo, senza il quale non esiste la possibilità di realizzare un federalismo moderno. Ma parlo anche del tema dell'immigrazione, perché vede, Presidente, forse ho capito male io, ma temo di no: il problema che lei ha esposto all'Aula non è quello di ricollocare gli immigrati regolari, il tema è bloccare i nuovi arrivi e rimpatriare quelli che sono entrati senza diritto. È questo che abbiamo chiesto ed è questo che continuiamo a chiedere. E la informo, se lei già non lo sa, che oggi in Lussemburgo, ai vertici dei Ministri dell'interno e della giustizia dell'Unione, si è detto che l'unica strada per bloccare l'immigrazione è quella che abbiamo chiesto insistentemente: il blocco navale e la chiusura delle frontiere. Altre strade non ci sono, perché altrimenti ripercorriamo percorsi già fallimentari che abbiamo purtroppo conosciuto sulla nostra pelle.

Sul Sud posso aggiungere quanto hanno già detto tanti altri: un Ministero senza portafoglio è l'ultima cosa di cui credo i cittadini del Sud sentano la necessità; sentono la necessità di una nuova politica di investimenti certi, con finanziamenti certi e dedicati.

Inoltre ci disturba e ci fa male che le libere professioni, i piccoli commercianti, gli artigiani, che sono la spina dorsale di questo Paese, abbiano ricevuto soltanto una citazione marginale; ci aspettavamo di più.

Rispetto alla flat tax, noi abbiamo una soluzione; non sarà la soluzione definitiva e radicale, ma intanto si può cominciare da qui. La flat tax, con un'aliquota al 15 per cento per i redditi incrementali: è una misura che si può fare domani mattina, al primo Consiglio dei ministri; non ha bisogno di coperture finanziarie e si applica dal giorno dopo.

Questo è il modo in cui riteniamo di stare all'opposizione: non soltanto dicendo «no, grazie», ma anche suggerendo percorsi alternativi, come i 17 percorsi alternativi che abbiamo depositato al Senato e sui quali vi chiediamo un confronto.

Signor Presidente, la campagna elettorale è finita, l'hanno detto in tanti; si scende dai palchi dei comizi e ci si siede dietro le scrivanie per prendere decisioni difficili e complicate. Noi ribadiamo la nostra richiesta di sapere quante cose potete realizzare, in quale tempo, con quali risorse, prelevate da quali capitoli del bilancio dello Stato, con quale priorità. Vede, signor Presidente, i bilanci sono come la realtà: sono ostinati e non si possono cancellare, nemmeno con il più brillante ed ecumenico dei discorsi.

Presidente Conte, noi non voteremo la fiducia a questo Governo, non faremo parte della maggioranza, ma non siederemo sugli spalti a fare il tifo per il suo fallimento, per il naufragio delle speranze di ripresa e di cambiamento. A torto o a ragione, parzialmente e in maniera confusa, questo Governo rappresenta milioni di cittadini. Lasciamo questo compito livoroso agli intellettuali di sinistra, veri o presunti, che ancora non si sono rassegnati e che proprio non vogliono capire.

Signor Presidente, l'Italia meravigliosa, che noi consideriamo adorabile, di cui lei ha spesso parlato e che si accinge a governare, è anche la nostra Italia, la ragione stessa del nostro fare politica e del nostro essere presenti in questa sede oggi. Noi saremo i guardiani degli interessi della Nazione e degli italiani; ci confronteremo su questo terreno; dialogheremo e forse litigheremo duramente. Non so se questo corrisponde a quello che lei ha chiamato fare opposizione «leale e costruttiva»; noi lo chiamiamo «amare la Patria»: è quello che ci hanno insegnato ed è quello che vogliamo continuare a fare. (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).

MARCUCCI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, autorevoli rappresentanti del Governo, autorevoli colleghi, sono passati tre mesi: una volta in ottanta giorni si sperava di fare il giro del mondo, anche con mezzi di fortuna; a voi non sono bastati novanta giorni per arrivare dove siamo oggi, avendo bloccato il Paese. Ma non per fare un accordo politico, quello che voi chiamate, in maniera abbastanza inspiegabile, «il contratto»; quello c'era già, è lì da settimane. Avevamo capito fin dell'inizio che sulla politica l'accordo c'era. La difficoltà è stata la spartizione delle poltrone, la lotta su chi poteva andare dove. Questo è grave, perché in qualche maniera il Paese si è sentito preso in giro.

Poi ci sono le prerogative costituzionali, signor Presidente. Lei - mi permetta - ha preso in mano un accordo politico fatto da altri, come ha avuto modo di dire anche oggi: dall'onorevole Di Maio, suo Vice Presidente, e dal senatore Salvini, l'altro Vice Presidente. Loro hanno deciso, per conto dei loro partiti, i Ministri; hanno chiesto tempo aggiuntivo per i Sottosegretari, perché probabilmente anche qui c'è un certo affanno nella divisione, nella spartizione, che ritarda l'attivazione delle Commissioni parlamentari e la nomina dei Presidenti. Quando le Commissioni si riuniranno, saranno più di cento giorni di non lavoro dei parlamentari e del Parlamento, di cui voi avete tutta la responsabilità.

Mi permetta, signor Presidente del Consiglio. Il suo discorso di oggi e anche la replica successiva mi fanno avere dei dubbi sulla sua effettiva autonomia, che - lo ribadisco - è una prerogativa costituzionale. Ho l'impressione che dovremo coniare una nuova figura per i suoi Vice Presidenti, quella di "Presidenti associati" (Applausi della senatrice Malpezzi): un termine che forse le sarà anche conosciuto. Il Presidente del Consiglio dei ministri non può essere e soprattutto non può apparire come un semplice portavoce di altri; non lo può fare. Noi le chiediamo di non farlo, di non ridurre a questo il principale ruolo di Governo; non è così che vogliamo l'Italia rappresentata nel mondo. (Applausi dal Gruppo PD).

Lei non ama le definizioni di destra e sinistra. Lei mi scuserà, ma ho l'impressione che questo sia il Governo più spostato a destra della nostra storia repubblicana: giallo-verde, devo dire anche con forti venature di nero. Anche l'intervento dei colleghi di Fratelli d'Italia ci porta verso quella strada e verso quell'indirizzo politico. Dall'estero lo ha confermato tra l'altro Marine Le Pen, se vi fosse stato bisogno: vi ha certificato il posizionamento politico. Ma anche in Italia avete avuto un'adesione importante, quella del segretario nazionale di CasaPound, con il quale tra l'altro alcune delle forze politiche che appoggiano il Governo avevano fatto accordi nelle precedenti elezioni amministrative.

In questi novanta giorni avete calpestato il Parlamento; poi avete anche offeso in Aula il Presidente della Repubblica, con rabbia, con malanimo, con la solita violenza verbale che vi ha contraddistinto nei cinque anni di opposizione che avete fatto qui al Senato e alla Camera. (Applausi dal Gruppo PD).

Poi la questione della campagna elettorale. Mi permetta, signor Presidente del Consiglio. Lei ha quasi ironizzato, ha avuto un grande applauso ed ha anche fatto irritare il Presidente del Senato, sul fatto che il vostro accordo politico è la trasposizione degli impegni elettorali. No, è la continuazione della campagna elettorale, perché gli impegni si fanno con la coperture finanziarie; con gli impegni si spiegano come e quando ci saranno i provvedimenti, signor Presidente! (Applausi dal Gruppo PD). Quindi lei, con quella dichiarazione, oggi si è allineato ai "Presidenti associati" e ha continuato a fare campagna elettorale, forse perché fra poco ci sarà il turno delle amministrative. In Italia ci sono sempre delle elezioni; anzi, forse tutti insieme ci dovremo impegnare per evitare che ciò accada. Però lei non si dovrebbe prestare, signor Presidente.

Mi è apparso poco credibile, ma voglio concederle la buona fede; agli associati no: loro sono sanno che stanno promettendo l'impossibile. Nei confronti degli elettori bisogna essere leali, soprattutto dai banchi del Governo. Lo dovete al Paese, lo dovete ai cittadini italiani.

Poi le offese all'Europa, non per supportarla, non per migliorarla, ma per ricattarla, per metterla in difficoltà, per avere scuse per applicare il piano B, a qualcuno molto caro. Siamo molto lontani, signor Presidente, siamo molto lontani: l'Italia in una Europa giusta rimane il nostro orizzonte e noi difenderemo fino in fondo in questa Aula, nelle Aule parlamentari e nelle Aule del Parlamento europeo questo orizzonte: l'Italia con l'Europa per guardare al futuro. (Applausi dal Gruppo PD).

Poi lo scontro, le offese si sono dirette altrove, ai Paesi del Nord Africa, in primis alla Tunisia (è attualità). Noi, signor Presidente, li possiamo, li dobbiamo aiutare: loro potranno fare altrettanto nei nostri confronti.

Il presidente Di Maio ha spiegato che aiuterà solo ed esclusivamente i sindaci dei Comuni legati al Movimento 5 Stelle, signor Presidente. Noi le chiediamo di fare qualcosa, di fermare questa degenerazione. Noi riteniamo che tutti i sindaci d'Italia rappresentino degnamente le proprie comunità (Applausi dal Gruppo PD). Noi riteniamo che il Governo debba essere vicino a tutti i sindaci d'Italia, e debba supportare tutte le comunità del nostro Paese. Evidentemente, non è così per tutti. Poi si è arrivati a dichiarare: «lo Stato siamo noi»; su questo i commenti mi sembra siano stati molto chiari.

Il programma di Governo è vago, poco impegnativo, privo di coperture finanziarie: flat tax a favore del 5 per cento più ricco della popolazione, stop alle infrastrutture. Da lei non abbiamo capito cosa si farà in Puglia, in Piemonte e sulle grandi infrastrutture viarie del territorio; signor Presidente, avremmo auspicato di saperlo oggi. Si parla di un reddito di cittadinanza non definito nei tempi, nei modi, nelle coperture finanziarie; di pensioni più alte per tutti, di pensioni prima, da più giovani, per tutti: ma quando, come e con quali soldi? Poi vedremo il se, il come e il quando.

Vi sono poi gli interrogativi sui vaccini: cosa pensa lei, signor Presidente, sulla legge che abbiamo voluto per sancire l'obbligo delle vaccinazioni. (Applausi dal Gruppo PD). Cosa ne pensa, signor Presidente? Questa è la vita degli italiani.

A proposito dei diritti da lei richiamati nel suo intervento (ho apprezzato quel passaggio), cosa pensa di una legge che il Partito Democratico ha fortemente voluto e rispetto alla quale la Lega e il Movimento 5 Stelle votarono contro: grazie a noi le famiglie arcobaleno esistono! Grazie a noi le unioni civili, che voi avete osteggiato, sono legge dello Stato! (Applausi dal Gruppo PD).

AIROLA (M5S). Vergogna!

PRESIDENTE. Per favore, fate finire.

MARCUCCI (PD). Ma non basta, lei ha dimenticato il Sud, lo sviluppo del Mezzogiorno. Ha dimenticato le imprese, l'innovazione, il piano nazionale industria 4.0, gli investimenti pubblici e privati; ha dimenticato che la nostra economia ha bisogno di supporto e del denaro a basso costo che dipende dallo spread; ha bisogno di un Paese che creda nell'impresa e nel lavoro.

Signor Presidente, si è dimenticato di parlare dei giovani, della scuola, dell'università italiana (Applausi dal Gruppo PD). Lei ha dimenticato che l'Italia è un Paese che ha una lunga storia, un grande patrimonio culturale, una grande attività culturale; un patrimonio che abbiamo legato al mondo del turismo come opportunità di crescita per il futuro. Ho l'impressione che si sia semplicemente dimenticato di parlare del futuro del nostro Paese: del futuro, tutto qua, signor Presidente. (Applausi dal Gruppo PD).

Signor presidente del Consiglio, professor Conte, mi permetta di dire che non la invidio: il suo è un compito difficile. Io le auguro di fare bene e auguro a tutto il suo Governo di poter fare bene. Hanno messo il suo nome per promettere mari e monti; un programma che non potrà essere realizzato e che lei però è costretto a garantire in solido.

Quanto a noi, signor Presidente del Consiglio, le posso garantire che non vi ripagheremo in egual moneta: non saliremmo sui tetti, non violenteremo le Aule parlamentari (Commenti dal Gruppo M5S), non offenderemo le istituzioni come avete fatto per anni! Per il Partito Democratico l'Italia viene davvero prima di tutto il resto e non avremo problemi a riconoscere apertamente i risultati, qualora venissero. La democrazia prevede l'alternanza: chi ha vinto deve rappresentare il Paese; chi ha perso deve prepararsi al prossimo giro. Il Partito Democratico ha governato cinque anni e noi siamo orgogliosi dei risultati ottenuti. Per questo la sfidiamo a fare meglio di noi; con i fatti però, non con le fake news, non con la vostra industria privata del fango, non con le bugie.

Per il momento, per il vostro inqualificabile programma di Governo, per gli incredibili balletti di questi novanta giorni e per l'assoluta stranezza che nasce con la figura dei "Presidenti del Consiglio associati", il Gruppo dei senatori del Partito Democratico voterà no alla fiducia, no a questo Governo giallo-verde-nero. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Concluda, senatore Marcucci, ha superato abbondantemente i dieci minuti.

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, la nostra opposizione sarà rigorosa in nome dell'Italia, nell'interesse dell'Italia e dell'Europa. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

CANDIANI (L-SP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDIANI (L-SP). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, abbiamo sentito poc'anzi delle parole di esagerato livore; ma lasciamoli, signor Presidente del Consiglio, loro oggi possono parlare solo del loro passato, noi invece ci aspettiamo da lei e vogliamo sentire le belle parole che abbiamo sentito prima, perché sono rivolte al futuro, ed è il futuro che appartiene a questo Governo. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

I senatori della Lega hanno molto apprezzato il suo intervento di presentazione delle linee programmatiche del Governo. Abbiamo apprezzato i modi pacati e i contenuti, che interpretano concretamente la forte aspettativa di cambiamento uscita dalle urne il 4 marzo. Questo Governo, come lei ha efficacemente sintetizzato, nasce per un condiviso supplemento di responsabilità, che ha motivato la Lega a ricercare, fin dal primo giorno dopo le elezioni, ogni utile soluzione per dare risposta ai tanti problemi lasciati irrisolti, quando addirittura non aggravati, dai Governi sostenuti in questi anni dal Partito Democratico.

Il contratto di Governo costruito con il Movimento 5 Stelle, cui riconosciamo uno sforzo non scontato e l'impegno a trovare soluzioni condivise, ha salde radici nel programma elettorale condiviso con Forza Italia e Fratelli d'Italia che siamo certi nella sua attuazione troverà un ampio consenso in Parlamento. Il contratto di Governo rappresenta una modalità nuova su cui fondare una proposta di Governo; è la soluzione politica concreta e determinata a conseguire l'interesse dei nostri concittadini, che in maniera inequivocabile hanno preteso, con le elezioni del 4 marzo, un cambio di passo da parte della politica.

Noi ci siamo presi questa responsabilità, una responsabilità grande, signor Presidente, quella di fare la nostra parte per cambiare il Paese e riportare il buon senso al Governo del Paese. Le aspettative della gente sono tante, a partire dall'attuazione dell'autonomia regionale di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S), cui siamo certi il Governo darà massimo impegno, perché da quel buon esempio siamo altrettanto certi si aggiungeranno altre Regioni, attuando quella riforma autonomista e di responsabilità che da sempre anima la politica della Lega.

Sono grandi, signor Presidente, le aspettative che animano il Paese in tema di lavoro, in tema di giovani, che non devono andare all'estero a cercare lavoro, ma che devono trovarlo qui, nel nostro e nel loro Paese. Sono grandi le aspettative in tema di sicurezza e siamo sicuri che faremo ottime cose con il nostro ministro dell'interno Matteo Salvini. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Siamo certi della soluzione che il Governo saprà dare ai problemi creati agli esodati dalla terribile riforma Fornero. Siamo certi dell'impegno che il suo Ministero metterà per risolvere i problemi dell'agricoltura, ricontrattare la PAC e difendere il made in Italy. Siamo certi dell'impegno che il suo Governo metterà a favore delle imprese, per ridare loro competitività attraverso un fisco che non sia una tenaglia e non sia una ganascia al loro collo. Siamo certi che dall'attuazione della flat tax deriverà una nuova riforma, che darà slancio non solo imprese, ma anche alle famiglie del nostro Paese. E siamo certi che l'impegno del suo Governo consentirà di fermare un'immigrazione irregolare, che, come correttamente è stato detto, oggi è un affare per la criminalità che si nasconde dietro un falso buonismo. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Ma c'è, signor Presidente, anche un'aspettativa più grande, un'aspettativa di un cambiamento tanto semplice da risultare rivoluzionario: un Governo che mantiene la parola quando dà la parola ai cittadini, che mantiene gli impegni quando li prende. Non come chi l'ha preceduta. E di questa serietà noi ci facciamo garanti presso tutti i nostri concittadini, perché sappiamo che manterremo gli impegni e abbiamo apprezzato la sua coerenza nel primo tentativo di costituzione di questo Governo. Abbiamo apprezzato la consapevolezza che il cambiamento si attua anche e soprattutto lasciando fuori dalla porta ogni politica da prima Repubblica. Sappiamo che mantenere la parola data, mantenere gli impegni presi, signor Presidente, deve essere un denominatore comune dell'azione del Governo e noi, su questo, saremo sempre al suo fianco. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Infatti, signor Presidente, abbiamo preso impegni importanti nei confronti dei terremotati di Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Emilia-Romagna e di Ischia, abbiamo preso impegni importanti nei confronti dei creditori della pubblica amministrazione perché troppi Sergio Bramini sono stati creati in questi anni dai Governi del PD. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).Sappiamo che con il nostro Governo mai più dovrà succedere che un imprenditore debba fallire per colpa di uno Stato che non paga i propri debiti.

C'è un impegno e un'aspettativa forte, Presidente, da parte di coloro che sono stati rovinati dai dissesti bancari e sappiamo che anche su questo prenderemo i nostri impegni e li manterremo, come nei confronti delle famiglie dei disabili. Applaudiamo fortemente la scelta di costituire un Ministero per la famiglia e per i disabili. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Bene, Presidente, avere una sola parola e mantenerla, già questo fa la differenza tra la vecchia politica - la loro politica - e la nostra politica, la nuova politica: quella che prende gli impegni con i cittadini e li sa mantenere.

Ricordo che qualche anno fa, era il 24 febbraio 2014, l'allora presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi disse in quest'Aula: «Siamo a chiedervi la fiducia (…) vorrei essere l'ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a quest'Aula». In quella sede, il presidente Renzi ha anche affermato: «Riflettevo stamattina sul fatto che io non ho l'età per sedere nel Senato della Repubblica». Bene, presidente Renzi, l'età l'ha maturata; adesso ci siede, ma è già diventato vecchio perché quella vecchiaia l'ha determinata il suo fallimento politico e quello del Partito Democratico. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Stiamo assistendo, Presidente, ad una stampa ingenerosa, che ancora prima che il Governo inizi a lavorare ha già determinato che il Governo non saprà lavorare. A tutti questi diciamo: «State freschi. State tranquilli. State sereni!». (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S). State sereni perché noi sapremo mantenere gli impegni che prenderemo. È un pregiudizio fastidioso, inutile, anzi, mi consenta, utile perché proprio questo pregiudizio della stampa consente ai cittadini di riconoscere in noi la coerenza e di riconoscere in loro la faziosità di chi ispira queste azioni. Sappiamo infatti che questo è un Governo di cambiamento e non c'è niente di più fastidioso, per chi non vuole cambiare, che trovarsi di fronte a chi invece le cose le fa.

Bene, Presidente, abbiamo assistito all'allontanamento dell'Europa dai propri valori fondanti ed è triste vedere che oggi l'Europa non ha il volto di Adenauer o Spinelli ma quello degli Juncker e degli Oettinger che offendono gli italiani. Presidente, questo noi le chiediamo: chiediamo al suo Governo un cambiamento anche nel modo di far rispettare gli italiani e l'interesse degli italiani in Europa. Sappiamo che con questo impegno non dovremo cercare, chiedere o pietire deroghe; dovremo semplicemente pretendere il rispetto che ci è dovuto. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

Questo Governo deve anche tracciare una linea di demarcazione tra chi fa l'interesse degli italiani e chi invece sceglie le lobby, quei poteri forti che considerano il voto democratico un inciampo sul loro percorso. Gli abbiamo già fatto vedere qualche giorno fa che noi non ci pieghiamo. Prosegua su questa strada, Presidente, anche su questo gli italiani saranno al suo fianco.

Intendiamo ripristinare il primato della politica rispetto a una finanza e ad una speculazione cui è stata lasciata colpevolmente mano libera nell'operare contro l'interesse del nostro Paese. L'Italia, ricordiamolo, è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sullo spread, e appartiene al popolo la sovranità, non allo spread! (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).

L'Italia fa saldamente parte dell'Alleanza atlantica e del relativo quadro di alleanze ed ha un ruolo che deve giocare da titolare.

Signor Presidente, al suo Governo chiediamo di far rispettare gli interessi italiani ripristinando il prestigio e la considerazione che deve essere data al nostro Paese all'estero. Impostare la politica estera in tale maniera significa far recuperare non solo credibilità ma anche più ampi spazi alla nostra economia.

Ribadisco, presidente Conte, noi le chiediamo con determinazione questa cosa: faccia rispettare gli italiani e non esiti ad opporsi a chiunque ne vuole subordinare l'interesse. Ha già dimostrato di saperlo fare. Non abbia esitazioni in futuro a mantenere la stessa linea e potrà sempre contare sul nostro leale sostegno.

Chi è portatore di cambiamento viene sempre ostacolato da chi propugna il mantenimento dello status quo: questa è la differenza tra noi e loro. Noi chiediamo a lei e al suo Governo, signor Presidente, di non esitare e di procedere con passo garbato, ma deciso, verso un cambiamento che deve coinvolgere tutti i livelli e tutte le responsabilità nella nostra società.

Signor Presidente, segua questo percorso di cambiamento; la Lega la sosterrà lealmente, e finalmente compiremo il passaggio tra la seconda e la terza Repubblica. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S. Molte congratulazioni).

BERNINI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERNINI (FI-BP). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, cari colleghi, il Governo e il programma oggi sottoposti al nostro giudizio sono ben diversi da quelli che avremmo voluto dalle urne del 4 marzo, e non è una considerazione casuale la mia. È mancato veramente poco perché l'Italia avesse un autentico Governo del cambiamento, con un programma coerente, sottoscritto dai leader del centrodestra e un solenne impegno a onorarlo assunto nei confronti degli elettori. Se fosse andata in questo modo - e ci è mancato poco - gli italiani saprebbero ora esattamente quale Governo li aspetta, quali provvedimenti, quale politica interna, estera, economica, sociale. Gli italiani avrebbero un Esecutivo a guida politica, composto da donne e uomini scelti dal popolo; invece, Presidente, siamo chiamati a pronunciarci su un Governo che - dobbiamo dirlo - è la maschera di tante contraddizioni, frutto di un compromesso e di ottantotto giorni di trattative estenuanti, e francamente un po' surreali. Un Governo che ci ricorda Arlecchino, che presenta insieme colori a noi in qualche modo familiari e altri che stridono completamente con le nostre idee; per cui le dirò subito, signor Presidente, che noi non possiamo proprio concederle la nostra fiducia. Non se ne abbia a male. Il suo discorso è un fulgido esempio di retorica luogocomunista, intesa come dosaggio oltre soglia di luoghi comuni.

Nel programma che oggi ci ha illustrato è indicato il cosa ma non il quando, tantomeno il come; e non sia mai che fosse indicato con quali soldi: impegni verbali, slogan, a fronte di nessun impegno di bilancio. Presidente, dalle parole ai fatti, la prego.

Belle, bellissime le sue parole sulle donne brave e discriminate, ma quante sono le donne nel suo Governo? (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Dov'è il Ministro delle pari opportunità? Belle le parole sul Ministero del Sud (c'è il problemino che è senza portafoglio, ma lei lo ha fatto passare, per così dire, in cavalleria), ma dove sono, nel cosiddetto contratto di Governo, i provvedimenti, gli investimenti per il Sud? Dov'è il suo piano, il vostro piano per il Sud? Questo è stato evidenziato anche dai colleghi che mi hanno preceduta, ma non è banale, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri.

Che ne facciamo dell'ILVA? La prossima settimana lavoriamo con ArcelorMittal o riconvertiamo l'ILVA in campi fioriti con 10.000 persone a spasso? (Applausi dal Gruppo FI-BP). Queste, signor Presidente, non possono essere solo parole; devono essere fatti domani mattina (anzi, ieri sera).

Contraddizioni, tante contraddizioni Questa è la cifra del suo programma. E poi misure stataliste, regressive, giustizialiste - poi le spiego, signor Presidente, che cosa noi intendiamo per giustizialismo, se ha un attimo di pazienza - che confliggono con il nostro modello di economia sociale e di mercato che è vicino ai bisogni delle persone per sottrarre potere allo Stato e restituirlo ai cittadini. Questo è il nostro modello: il modello della famiglia dei Popolari europei alla quale noi apparteniamo e ricordiamo a lei, a chi ha governato con noi, a tutta l'Assemblea, che, proprio dalle file di questa famiglia, il nostro presidente Berlusconi è stato il primo a denunciare i limiti dell'Europa (applausi dal Gruppo FI-BP), a dire che c'era bisogno di un'Europa più vicina ai cittadini, più coraggiosa nelle politiche economiche, meno austera, più flessibile, più espansiva, più autorevole: soggetto in grado di esprimersi sullo scenario globale con una sola voce. Ma proprio perché, signor Presidente, noi conosciamo l'Europa e le sue insidie - per averle vissute sulla nostra pelle - le dico che l'elenco di buone intenzioni da lei espresse rispetto al modo per cambiarla sono un inganno alla buona fede degli italiani, se crede o fa credere che basti enunciarle.

È legittimo rinegoziare le politiche economiche, eccome, lei lo ha detto in replica, ma bisogna anche sapere come fare, come metterle in pratica nonostante il catenaccio del voto unanime per la modifica dei trattati, la maggioranza qualificata per la modifica dei regolamenti. Come avete intenzione di convincere l'Europa? Per ora sono solo parole. Presidente, dosi massicce di realtà: le buone intenzioni da sole non servono.

Altre misure proposte dalla maggioranza che ha reso possibile la nascita del suo Governo discendono dal programma sottoscritto dal centrodestra unito, quindi noi le riconosciamo, ma non possiamo non notare che sono deformate dalle richieste di correzione del MoVimento 5 Stelle. Un esempio, la flat tax (anche alcuni colleghi della Lega oggi ne hanno parlato), una strana flat tax che non è più flat, che non si riferisce più alle famiglie e alle persone, che parla alle imprese, che peraltro l'hanno già applicata da tempo, pure se solo in parte, molto sacrificata sull'altare del compromesso con il MoVimento 5 Stelle. Occorreva, evidentemente, dare spazio ad una misura che con la flat tax è in contraddizione: il reddito di cittadinanza, inteso come sussidio a pioggia che disincentiva dalla ricerca del lavoro (di questo siamo profondamente convinti) una demagogica misura acchiappavoti che spaccherà in due il Paese! (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI).

Presidente, voi volete dare due miliardi ai centri per l'impiego; 556 centri per l'impiego che occupano 8.000 persone, per un posto di 600 milioni di euro all'anno. Per il momento, solo meno del 3 per cento delle persone che vi si sono rivolte hanno avuto soddisfazione delle loro istanze: altri due miliardi a questi centri che occupano solo chi ci lavora? (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI). Evidentemente, bisogna togliere da una parte per mettere dall'altra; infatti si prevede il taglio delle pensioni sopra una certa soglia, che corrispondono a versamenti effettuati, carne e sangue degli italiani, diritti maturati in intere vite di lavoro. Voi state tagliando le pensioni degli italiani per fare il reddito di cittadinanza: ditelo! Ditelo, vi prego. (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI).

E ora veniamo alla sua domanda su che cos'è il giustizialismo: la certezza della pena? No, Presidente, il giustizialismo non è la certezza della pena: sono i processi infiniti, sono le intercettazioni senza limiti; è la vita delle persone, è la reputazione delle persone, è il patrimonio delle persone, è la vita familiare, professionale, reputazionale delle persone sul tavolo di un giudice all'infinito! Intollerabile! (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI). Questo è giustizialismo: la funzione punitiva e non rieducativa della pena. Lei ha pudicamente parlato di agente sotto copertura, ma il contratto di Governo che lei dovrà eseguire - le do una notizia - prevede anche l'agente provocatore, cioè quel signore o quella signora che è autorizzata a commettere reati per fare commettere ad altri reati. Questo è giustizialismo! (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI). Un'aberrazione per un avvocato del popolo! (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI).

Presidente, con tutto il rispetto, non abbiamo avuto il piacere, prima di oggi, di confrontarci con lei su questo programma, lei che si definisce avvocato del popolo. Non abbiamo avuto il piacere di vederla in mezzo al popolo a chiedere il consenso del popolo in campagna elettorale semplicemente perché lei non c'era. (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI). Era concentrato sul suo lavoro di avvocato non del popolo, legittimamente, sul suo lavoro accademico, come prima di lei altri Presidenti del Consiglio tecnici, in maniera del tutto legittima. Abbiamo invece il piacere di conoscerla adesso, nella veste di esecutore di un programma scritto da altri, che lei racconta (ha i compiti portati da casa) nella veste di avvocato dei suoi Vice Presidenti; anche questo legittimo, ma Presidente, glielo dico ancora una volta: dosi massicce di realtà.

Le auguriamo buon lavoro nell'interesse del Paese. Non le sarà facile affrontare i primi appuntamenti importanti di politica internazionale. Potrà avvalersi dell'eccellente supporto del ministro degli affari esteri Moavero Milanesi, ma attenzione perché, dal G7 al Consiglio europeo al vertice NATO di luglio, solo se le scelte saranno giuste e condivise si potrà realizzare l'interesse del Paese. Noi suggeriamo caldamente lo spirito di Pratica di Mare: strette di mano, non inutili pugni sul tavolo. (Applausi dai Gruppi FI-BP e FdI). Tutte le volte che è in gioco l'interesse dell'Italia, noi e il nostro leader Berlusconi non ci siamo mai tirati indietro, ma che le scelte siano giuste e condivise.

Signor Presidente, a proposito di opposizione ho apprezzato moltissimo la sua precisazione, ma mi permetta di farne una ulteriore. Ascoltare personalmente in Parlamento l'opposizione che cerca di comunicarle qualcosa non è una sua benevola concessione. È previsto dalla Costituzione e dal Regolamento che lei e il suo Governo ascoltino e rispondano. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Queste sono le regole della democrazia, della Costituzione e dei Regolamenti, che lei deve ben conoscere per stare in quest'Aula.

Le confesso poi - con questo mi avvio alla conclusione - che abbiamo molti dubbi sulla capacità che i Ministri, dalla formazione e dalle idee così disparate (tecnici, burocrati, politici e neofiti), possano produrre un'azione di Governo efficace e conseguente. Ci sono parti del programma che consideriamo davvero troppo superficiali, ma lei stesso lo ha detto; è stata un'elencazione per punti, evidentemente non esaustiva. Non ho sentito parlare di cultura, turismo, università, ricerca, sviluppo e non perché mi sono distratta: l'ho ascoltata con molta attenzione.

Presidente, uno dei suoi Vice Presidenti ha detto nei giorni scorsi che stavate facendo la storia. A chi governa, in realtà, chiediamo prima di tutto che si accontenti di dire che vuole cambiare il mondo senza cominciare cambiando la verità. Almeno la verità lasciatecela. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Finora abbiamo assistito, anche in questa Aula, a troppi annunci.

Presidente, la conclusione è che non avrà la nostra fiducia e si ricordi che la nostra opposizione è corretta e leale sempre. La nostra cifra sono il rispetto e la responsabilità. Contrasteremo i provvedimenti dannosi; lavoreremo per migliorare quelli vantaggiosi per l'Italia e gli italiani. In democrazia è il popolo stesso che sceglie i propri avvocati, così come sceglie i propri rappresentanti. Lei non è stato scelto come avvocato e nemmeno come rappresentante. Questo ruolo deve ancora conquistarselo tutto. Quanto a noi, faremo la nostra parte senza sconti, nell'interesse del popolo che - noi sì - rappresentiamo. Buon lavoro e viva l'Italia! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD. Molte congratulazioni).

CRIMI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRIMI (M5S). Signor Presidente, colleghe, colleghi e onorevoli cittadini che ci state seguendo da casa, come il collega Candiani mi asterrò dal commentare il livoroso e pieno di falsità intervento del Partito Democratico. Siete il passato; noi parliamo adesso del futuro. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Cercavamo una porta per uscire; eravamo prigionieri nel buio. Pensavamo di non farcela; ci avevano detto che le finestre e le porte erano murate; che non esisteva l'uscita. Poi abbiamo sentito un flusso di parole e pensieri che veniva da chissà dove (da fuori, da dentro, dalla rete e dalle piazze); erano parole di pace, ma allo stesso tempo guerriere. (Applausi dal Gruppo M5S). Le abbiamo usate come torce nel buio, come chiavi da girare nella serratura per andare altrove, in posti sconosciuti, verso noi stessi. Ora siamo fuori; siamo usciti nella luce e non ci siamo ancora del tutto abituati.

Signor presidente Conte, grazie a lei oggi abbiamo sentito echeggiare parole che non avevamo mai sentito pronunciare in questa Aula (o almeno la mia generazione non ne ha mai avuto l'occasione) con una fermezza, determinazione, passione e palese volontà di realizzare quanto esprimevano. Ecco, quelle che oggi abbiamo sentito pronunciare sono parole di pace, ma allo stesso tempo parole guerriere. (Applausi dal Gruppo M5S).

Non nascondo l'emozione di poter esprimere, a nome del Gruppo del Movimento 5 Stelle, il voto di fiducia al Governo del cambiamento, ancora più convintamente dopo avere ascoltato con attenzione gli intenti di questo Governo. Non è la fiducia a un Governo, ma a un progetto di Paese.

Non le parlo, signor Presidente, di una semplice mozione individuale. Come portavoce e come cittadino sento oggi qualcosa di estremamente più profondo e più potente. Il mio pensiero, in una giornata come quella di oggi, non può non andare alle due persone grazie alle quali tutto questo si è reso possibile: Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, che ci hanno insegnato che ciò che puoi sognare lo puoi fare.

(Applausi dal Gruppo M5S).

Oggi è il giorno in cui comincia la realizzazione di un sogno di tanti cittadini: il sogno di un Paese più giusto, il sogno di un Paese più civile, il sogno di un Paese normale di cui tornare a essere orgogliosi; un sogno partito più di dieci anni fa, dal primo V-day, in cui, insieme ad altre centinaia di migliaia di cittadini, eravamo in piazza a manifestare tutta la nostra frustrazione, lo sdegno, la rabbia, con un grido liberatorio contro una intera generazione di politici che ha spolpato questo Paese e ha ipotecato il futuro delle nuove generazioni. (Applausi dal Gruppo M5S).

Se oggi siamo qui è grazie a quei cittadini che, fin da allora, si sono uniti, in rete e nelle piazze, dando il proprio tempo e le proprie energie, per un progetto straordinario senza chiedere nulla in cambio. Credendo tutti insieme nel cambiamento, noi stessi siamo diventati il cambiamento. Siamo cittadini che si fanno Stato e salgono alla guida del Paese. E lo rivendico! (Applausi dal Gruppo M5S).

Non è stato un percorso facile. In questi cinque anni in Parlamento non abbiamo mai mollato di un millimetro. Non ci siamo mai arresi, perché sapevamo che la strada era quella giusta, perché ce la indicavano milioni di italiani desiderosi di liberarsi dalle macerie che la vecchia classe politica ci aveva lasciato.

Adesso si aprono davanti a noi le sfide del Governo. La formazione del Governo e la fiducia che ci apprestiamo a votare sono solo il primo passo, perché ogni traguardo non è che un nuovo inizio. E da qui parte la strada verso il reale cambiamento del Paese. Le parlo, signor Presidente, del vero cambiamento, del reale impulso che dovrà spingere l'azione di questo Governo, perché questa volta è diverso dal passato.

In passato siamo stati ingannati con termini quali rinnovamento o rottamazione: parole vuote e senza un vero contenuto. Oggi abbiamo sentito sulla nostra pelle la brezza dell'aria nuova che respireremo. Oggi il cambiamento si fonda su un contratto di Governo, sancito nero su bianco dalle formazioni politiche uscite vincitrici dalle elezioni del 4 marzo; un contratto verificabile e noto a tutti; niente segrete stanze, niente Nazareni con intese segrete per spartire poltrone e favori tra lobby, aziende amiche e banche. (Applausi dal Gruppo M5S); un cambiamento che si fonda su una serie di misure chiare; un Governo dei cittadini al servizio dei cittadini.

Tante sono le sfide che avremo davanti: il mondo del lavoro e delle imprese; innanzitutto, la scelta lungimirante di questo Governo di proporre una unica guida politica per i Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, guidati dal capo politico del MoVimento 5 Stelle, cui faccio, a nome di tutto il Gruppo, gli auguri per le sfide che dovrà affrontare. (Applausi dal Gruppo M5S).

Allo stesso modo auguro buon lavoro a tutti i colleghi con cui in questi anni abbiamo portato avanti tante battaglie, sempre nell'interesse dei cittadini. Due sono le realtà, il lavoro e lo sviluppo economico, che vanno nella stessa direzione: non solo nella risoluzione delle tante crisi aziendali in corso, nelle quali spesso il diritto del lavoratore si trova contrapposto alle scelte economico-aziendali della proprietà, ma anche nella prospettiva del futuro, del progresso e dello sviluppo del Paese. Da qui discende la scelta oculata di unire, sotto un'unica direzione politica, quei due Ministeri.

Troppe volte abbiamo sentito dire: creare posti di lavoro. I posti di lavoro non si creano dal nulla con artifici fiscali o con la creazione di precariato pubblico. Non è dopando il sistema che si ottiene la realizzazione del primo articolo della Costituzione. (Applausi dal Gruppo M5S).

Il lavoro lo si crea creando sviluppo, e che sia sviluppo sostenibile; non una crescita a fine a se stessa, misurabile esclusivamente con i parametri economici o col profitto per pochi, ma uno sviluppo sostenibile che possa portare maggior benessere generale ai cittadini, che ponga al centro la persona e il miglioramento delle condizioni personali, ambientali e di equità sociale. Il Governo del cambiamento dovrà ridare dignità a chi ha lavorato per una vita e tornare ad attrarre i suoi giovani per restituire loro un lavoro adeguato e una speranza per il proprio domani. Il che passa dal costruire l'architettura di uno Stato intelligente, in grado di affrontare i grandi cambiamenti economici e aprendo nuove opportunità occupazionali.

Chi ci ha governato finora si è sempre guardato indietro. Noi abbiamo il dovere, signor Presidente, di guardare avanti.

Occorre rafforzare i centri per l'impiego, che sono lo strumento pubblico in cui lo Stato dovrebbe agevolare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro; cosa che non è mai avvenuta e che sarà al centro dell'azione del Governo del cambiamento, e poi giungere al cuore della proposta sociale del MoVimento 5 Stelle: il reddito di cittadinanza, che sarà una vera e propria manovra economica per far ripartire il Paese insieme alla diminuzione della pressione fiscale sulle aziende; due percorsi che devono essere avviati contemporaneamente per consentire - da una parte - di dare respiro a quelle aziende che oggi vogliono ancora credere in questo Paese e - dall'altra parte - consentire a quella fetta di popolazione che è sempre più povera di non rimanere ai margini della società. Nessuno deve rimanere indietro, e così sarà.

Nessuno deve rimanere indietro e così sarà. Nessun cittadino sarà lasciato solo, che sia esso un imprenditore assediato dai creditori per colpa dello Stato, un cittadino che ha perso il lavoro, o una mamma che ha avuto un figlio. Nessuno deve rimanere indietro. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).

Dovremo ricostruire dalle fondamenta questo Paese, partendo dalla sua storia, dalla sua bellezza e dalle sue persone, riscoprendolo per quello che è stato nel passato: culla di civiltà, cultura, intelligenze e genialità.

C'è poi un altro tema che dalle urne e dai cittadini si è levato a gran voce. Mi riferisco al tema della sicurezza. Si tratta di una sfida importante, che vedrà impegnato in prima linea il Ministero dell'interno, guidato dal capo politico della Lega. E anche a lui rivolgo i migliori auguri di buon lavoro a nome del Gruppo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Oggi i cittadini chiedono maggiore sicurezza, che vuol dire maggiore libertà. I due concetti non sono a somma zero in quanto, se aumenta l'uno, aumenta anche l'altro. Maggiore sicurezza è maggiore libertà.

La sicurezza non è solo quella che ci tutela dalla microcriminalità e dagli odiosi reati che quotidianamente avvengono nelle nostre città. La sicurezza è anche quella dei cittadini che vanno tutelati dal più grande cancro che attraversa questo Paese, la mafia. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP);mafia che si insinua subdolamente nelle pieghe di uno Stato che ha abdicato al suo ruolo di garante della libertà, della sicurezza, di un giusto processo e di una pena certa; mafia che troppo spesso va a braccetto con la corruzione, altro cancro di questo Paese. Le iniziative che lei ha elencato, signor Presidente, vanno in questa direzione.

Sarebbero tante le cose da dire ancora, ma il tempo è poco. Credo che la passione con cui l'Assemblea ha accolto ogni impegno che questo Governo si è assunto fa capire quanto lavoro c'è da fare, nonché quanta aspettativa e quanta voglia di mettersi al lavoro ci sono. Citando Lǎozǐ, «Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede». Oggi si semina il seme del cambiamento. (Commenti della senatrice Sudano).

Presidente Conte, il Governo del cambiamento ha davanti a se sfide fondamentali. L'augurio che, a nome del Gruppo del MoVimento 5 Stelle, voglio formulare a lei e a tutti i Ministri è che con la stessa determinazione e con la stessa perseveranza dimostrate in questi anni, in cui non siamo mai arretrati di un centimetro, si riesca a restituire dignità internazionale a questo Paese e rendere migliore la vita dei cittadini. Alziamo la testa e guardiamo al futuro, finalmente, con ottimismo e speranza. Vogliamo poter andare in giro per il mondo, orgogliosi di dire di essere italiani. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP e del senatore Cario. Congratulazioni).

Votazione nominale con appello

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 161, primo comma, del Regolamento, indìco la votazione nominale con appello sulla mozione di fiducia al Governo n. 14, presentata dai senatori Crimi e Candiani.

Ricordo che ciascun senatore chiamato dal senatore Segretario dovrà esprimere il proprio voto passando sotto il banco della Presidenza.

I senatori favorevoli alla mozione di fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi risponderanno di conseguenza.

Ha chiesto di votare per prima, e l'ho concesso, la senatrice Segre.

Invito il senatore Segretario a procedere all'appello di tale senatrice.

(La predetta senatrice risponde all'appello).

Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio la chiama.

(È estratto a sorte il nome della senatrice Sbrana).

Invito il senatore Segretario a procedere all'appello iniziando dalla senatrice Sbrana.

(Il senatore Segretario Carbone e, successivamente, il senatore Segretario Pisani fanno l'appello).

(Nel corso delle operazioni di voto assumono la Presidenza il vice presidente TAVERNA - ore 19,54 -, indi nuovamente il presidente ALBERTI CASELLATI - ore 20,28).

Rispondono i senatori:

Abate, Accoto, Agostinelli, Airola, Anastasi, Angrisani, Arrigoni, Auddino, Augussori

Bagnai, Barbaro, Bergesio, Bogo Deledda, Bonfrisco, Bongiorno, Borghesi, Borgonzoni, Bossi Simone, Bossi Umberto, Bottici, Botto, Briziarelli, Bruzzone, Buccarella

Calderoli, Campagna, Campari, Candiani, Candura, Cantù, Cario, Casolati, Castaldi, Castellone, Castiello, Catalfo, Centinaio, Ciampolillo, Cioffi, Coltorti, Corbetta, Corrado, Crimi, Croatti, Crucioli

D'Angelo, De Bonis, De Falco, De Lucia, De Vecchis, Dell'Olio, Dessì, Di Girolamo, Di Marzio, Di Micco, Di Nicola, Di Piazza, Donno, Drago

Endrizzi, Evangelista

Faggi, Fattori, Fede, Fenu, Ferrara, Ferrero, Floridia, Fregolent, Fusco

Gallicchio, Garruti, Gaudiano, Giannuzzi, Giarrusso, Girotto, Granato, Grassi, Guidolin

Iwobi

L'Abbate, La Mura, Lannutti, Lanzi, Leone, Lezzi, Licheri, Lomuti, Lorefice, Lucidi, Lupo

Maiorino, Mantero, Mantovani, Marilotti, Marin, Marinello, Martelli, Marti, Matrisciano, Mautone, Merlo, Mininno, Mollame, Montani, Montevecchi, Moronese, Morra

Naturale, Nisini, Nocerino, Nugnes

Ortis, Ortolani, Ostellari

Pacifico, Paragone, Patuanelli, Pazzaglini, Pellegrini Emanuele, Pellegrini Marco, Pepe, Pergreffi, Perilli, Pesco, Petrocelli, Pianasso, Piarulli, Pillon, Pirovano, Pirro, Pisani Giuseppe, Pisani Pietro, Pittoni, Pizzol, Presutto, Pucciarelli, Puglia

Quarto

Riccardi, Ricciardi, Ripamonti, Rivolta, Romagnoli, Romano, Romeo, Rufa, Russo

Salvini, Santangelo, Santillo, Saponara, Saviane, Sbrana, Sileri, Siri, Solinas, Stefani

Taverna, Tesei, Toninelli, Tosato, Trentacoste, Turco

Urraro

Vaccaro, Vallardi, Vanin, Vescovi, Vono

Zuliani

Rispondono no i senatori:

Aimi, Alderisi, Alfieri, Astorre

Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Berardi, Bernini, Berutti, Biasotti, Binetti, Bini, Biti, Boldrini, Bonifazi, Bonino, Bressa

Cangini, Carbone, Casini, Causin, Cerno, Cesaro, Cirinnà, Collina, Comincini, Conzatti, Craxi, Cucca

D'Alfonso, D'Arienzo, Dal Mas, Damiani, De Petris, De Poli, De Siano

Errani

Fantetti, Faraone, Fazzone, Fedeli, Ferrari, Ferrazzi, Ferro, Floris

Galliani, Gallone, Garavini, Gasparri, Ghedini, Giacobbe, Giammanco, Ginetti, Giro, Grasso, Grimani

Iori

Laforgia, Laus, Lonardo

Magorno, Malan, Mallegni, Malpezzi, Manca, Mangialavori, Marcucci, Margiotta, Marino, Masini, Messina Alfredo, Messina Assunta Carmela, Minuto, Mirabelli, Misiani, Modena, Moles

Nannicini, Nencini

Pagano, Parente, Paroli, Parrini, Patriarca, Perosino, Pichetto Fratin, Pinotti, Pittella

Quagliariello

Rampi, Renzi, Richetti, Rizzotti, Rojc, Ronzulli, Rossi, Rossomando

Saccone, Sbrollini, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Stefano, Sudano

Taricco, Testor, Tiraboschi, Toffanin

Valente, Vattuone, Verducci, Vitali

Zanda

Si astengono i senatori:

Balboni, Bertacco

Cattaneo, Ciriani

De Bertoldi, Durnwalder

Fazzolari

Garnero Santanchè

Iannone

La Pietra, La Russa, Lanièce

Magoni, Marsilio, Monti

Nastri

Rauti, Ruspandini

Segre, Stancanelli, Steger

Totaro

Unterberger, Urso

Zaffini.

Dichiaro chiusa la votazione.

Invito i senatori Segretari a procedere al computo dei voti.

(I senatori Segretari procedono al computo dei voti).

Risultato di votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione nominale con appello sulla mozione di fiducia n. 14, presentata dai senatori Crimi e Candiani:

Senatori presenti

314

Senatori votanti

313

Maggioranza

145

Favorevoli

171

Contrari

117

Astenuti

25

Il Senato approva. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi M5S e L-SP e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni al Presidente del Consiglio dei ministri).

Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, convocazione

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo è convocata martedì 12 giugno, alle ore 12,30.

Mozioni, interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, interpellanze e interrogazioni pervenute alla Presidenza saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 12 giugno 2018

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 12 giugno, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,47).