Legislatura 19ª - Aula - Ordine del giorno della seduta n. 14 del 01/12/2022
Azioni disponibili
INTERROGAZIONI
INTERROGAZIONE CON CARATTERE D'URGENZA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151 DEL REGOLAMENTO, SULLE INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NEI COMUNI DI ANZIO E NETTUNO
ASTORRE, MIRABELLI, LORENZIN Beatrice, D'ELIA Cecilia, ROSSOMANDO Anna, VERINI, CAMUSSO Susanna Lina Giulia, FINA, FURLAN Annamaria, GIACOBBE, GIORGIS, RANDO Vincenza, ROJC Tatjana, ZAMBITO Ylenia - Al Ministro dell'interno - Premesso che:
l'operazione della Direzione distrettuale antimafia nota come "Tritone" ha portato nel febbraio 2022 all'arresto di 65 persone appartenenti ad un'organizzazione locale di 'ndrangheta operativa nel territorio di Anzio e Nettuno (Roma);
dagli atti dell'indagine, recentemente chiusa ai sensi dell'articolo 415-bis del codice di procedura penale, sono emersi i forti legami tra esponenti della 'ndrina con rappresentanti della politica locale;
considerato che:
a seguito dell'operazione il prefetto di Roma ha nominato le commissioni competenti ad esercitare i poteri di accesso e di accertamento in merito alla sussistenza di elementi relativi ad infiltrazioni mafiose nei Comuni di Anzio e Nettuno, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante testo unico degli enti locali; le commissioni hanno ultimato il loro lavoro e consegnato le rispettive relazioni;
ai sensi al comma 3 dell'articolo 143, scaduto il termine di 45 giorni previsto per il deposito delle conclusioni del lavoro delle commissioni, il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica competente per territorio, invia al Ministro dell'interno una relazione nella quale si dà conto dell'eventuale sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare. Secondo quanto risulta all'interrogante il termine di 45 giorni per il deposito delle conclusioni sarebbe già scaduto,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo sia stata inviata dal prefetto la relazione di cui all'articolo 143, comma 3, del testo unico e quali siano le conclusioni ivi riportate;
se non ritenga opportuno sollecitare l'invio di tale relazione conclusiva nel caso la stessa non sia stata già inviata e nel caso in cui, invece, il prefetto abbia già provveduto ai propri adempimenti di legge, se non ritenga necessario e urgente proporre lo scioglimento dei Consigli comunali di Anzio e Nettuno.
INTERROGAZIONE SUL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI APPROVVIGIONAMENTO IDRICO DI ANDORA (SAVONA)
PAITA - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
da circa 6 mesi il territorio del comune di Andora (Savona) versa in uno stato di forte siccità, dovuta all'assenza prolungata di pioggia che si è tradotta in un significativo svuotamento dei pozzi;
questo svuotamento, unitamente alla prossimità del mare, avrebbe comportato l'avanzamento del cuneo salino, causando la fuoruscita di acqua marina tanto nelle abitazioni quanto negli esercizi commerciali sul territorio, con indubbi riflessi anche sul piano sanitario ed economico;
la presenza di acqua salata e non depurata nel sistema idrico ad uso domestico, infatti, risulta foriero di numerose criticità (reazioni allergiche, danneggiamento di elettrodomestici, attivazione di canali di approvvigionamento idrico paralleli con costi a carico dell'utente o titolare dell'esercizio commerciale, difficoltà nell'erogazione di servizi di assistenza agli anziani, turismo eccetera) e nonostante la loro sussistenza sia stata sottolineata con forza dalla comunità locale (si vedano, in particolare, le iniziative intraprese dal comitato "Acqua cara in bolletta", Assoutenti, "Onda Ligure consumo e ambiente") non si ha ancora conto delle tempistiche previste per ripristinare la normalità del servizio;
al di là della carenza delle precipitazioni, tale stato di fatto sembra derivare proprio da un sistema infrastrutturale e di approvvigionamento obsoleto e spesso disfunzionale per ragioni di carattere meramente burocratico;
la situazione delle risorse idriche della zona, ad ogni modo, dimostra l'urgenza di interventi infrastrutturali volti a rafforzare i sistemi di approvvigionamento, posto che anche questi territori sono stati oggetto, in particolare durante l'estate, di interruzioni del servizio e tentativi di contingentamento dell'utilizzo di acqua a uso domestico, costringendo spesso al ricorso alle autobotti, che però non possono in nessun caso rappresentare una soluzione di lungo periodo,
si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare per ripristinare il normale funzionamento del sistema di approvvigionamento idrico del territorio del comune di Andora, al fine di garantire il rispetto degli standard igienico-sanitari, nonché per assicurare sia la rapida realizzazione di interventi infrastrutturali di potenziamento del sistema, sia la verifica della sua corretta gestione da parte della società a esso deputata.
INTERROGAZIONE CON CARATTERE D'URGENZA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151 DEL REGOLAMENTO, SULL'EROGAZIONE DELL'INDENNITÀ ONNICOMPRENSIVA DI FERMO PER I LAVORATORI DELLA PESCA
VERDUCCI, ASTORRE, FINA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - Premesso che:
con il decreto n. 1 del 13 gennaio 2022 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fornito le istruzioni per l'indennità onnicomprensiva prevista in caso di fermo pesca obbligatorio o non obbligatorio per l'anno 2021, per i lavoratori dipendenti del settore pesca marittima, come stabilito dall'articolo 1, commi 282 e 283, della legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio per il 2021);
il decreto stabilisce che le indennità siano erogate nei limiti degli stanziamenti iscritti in bilancio a valere sul fondo sociale per occupazione e formazione, istituito presso il Ministero del lavoro, il quale cura l'istruttoria delle domande, l'autorizzazione delle prestazioni e i trasferimenti delle risorse in favore dei funzionari delegati delle Capitanerie di porto sede di direzione marittima;
infatti, con nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 17 settembre 2018, l'organo erogatore dell'indennità è individuato nei funzionari delegati medesimi;
premesso inoltre che:
nella legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) è stata introdotta l'estensione del trattamento sostitutivo della retribuzione, per le giornate di lavoro non prestate, già previsto per i lavoratori agricoli con contratto a tempo indeterminato (CISOA), anche ai lavoratori dipendenti imbarcati su navi adibite alla pesca marittima, nonché in acque interne e lagunari, oltre ad ulteriori disposizioni in ordine al conguaglio o alla richiesta di rimborso degli importi dei trattamenti di integrazione salariale corrisposti dai datori di lavoro ai lavoratori agricoli a tempo indeterminato (art. 1, commi 217-218);
non risulta, tuttavia, ancora emanato il relativo decreto ministeriale;
considerato che, a quanto risulta dagli organi di stampa e agli interroganti, le imprese della pesca e i lavoratori beneficiari delle misure di cui al decreto n. 1 del 2022 del Ministero del lavoro operanti sotto la competenza della Capitaneria di porto di Ancona non hanno, ad oggi, ricevuto le somme spettanti e loro assegnate,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente della situazione e quali iniziative intendano assumere al fine di sollecitare la Capitaneria di porto di Ancona al trasferimento delle risorse ai soggetti aventi diritto;
in quali tempi intendano provvedere all'approvazione del decreto ministeriale al fine dell'estensione della cassa integrazione CISOA al settore della pesca.
INTERROGAZIONE SULLA CESSIONE DELLE FERIE TRA LAVORATORI PER ESIGENZE DI CURA E ASSISTENZA
DE PRIAMO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
con l'art. 24 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, è stato introdotto nell'ordinamento l'istituto dei riposi e delle ferie solidali;
la disposizione stabilisce che "Fermi restando i diritti di cui al decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, i lavoratori possono cedere a titolo gratuito i riposi e le ferie da loro maturati ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, al fine di consentire a questi ultimi di assistere i figli minori che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti, nella misura, alle condizioni e secondo le modalità stabilite dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicabili al rapporto di lavoro";
l'istituto trova applicazione con riferimento ai lavoratori sia del settore pubblico che del settore privato ed è altresì applicabile al personale delle università e degli enti di ricerca, fermo restando che le condizioni e le modalità per disporre la cessione sono affidate ai contratti collettivi stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicabili al rapporto di lavoro;
la norma deve essere altresì letta in combinato disposto con il decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, recante la disciplina dell'organizzazione dell'orario di lavoro, da cui discende che la cessione di ferie e riposi è consentita con esclusione del periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane e dei giorni minimi di riposo stabiliti;
considerato che:
a fronte delle meritorie finalità espresse dalla norma, permangono profili escludenti e talune limitazioni; in particolare, la norma trova applicazione nei confronti di coloro i cui figli minori necessitano di cure costanti con l'effetto di precludere il ricorso all'istituto ai lavoratori i cui figli abbiano raggiunto la maggiore età, seppure abbiano comunque necessità di costante assistenza;
la limitazione fondata sulla età è quindi tale da pregiudicare l'accesso alla misura malgrado sussista una situazione di oggettiva necessità caratterizzata dal bisogno di assistenza del figlio;
non solo, ad avviso dell'interrogante la misura dovrebbe trovare, in prospettiva, applicazione anche nel caso in cui il soggetto bisognoso di cura e assistenza sia il coniuge del lavoratore al preciso fine di dare ulteriore attuazione ai principi e alle finalità sottese alla norma e, quindi, tutelare l'intero nucleo familiare,
si chiede di sapere se si intenda valutare di assumere le iniziative ed i provvedimenti volti a riconoscere l'applicazione dell'istituto dei riposi e delle ferie solidali introdotto dal decreto legislativo n. 151 del 2015 anche ai lavoratori i cui figli abbiano raggiunto la maggiore età ed abbiano bisogno di cure e di assistenza costanti e ad estendere l'ambito di applicazione anche al coniuge al fine di riconoscere le tutela previste dalla misura all'intero nucleo familiare.
INTERROGAZIONE SULLE PROSPETTIVE DELLO STABILIMENTO FLEXTRONICS DI TRIESTE
ROJC Tatjana - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
la Flextronics Ltd, azienda statunitense di origine, con sede operativa a Singapore, nel 2015 ha acquistato da Alcatel-Lucent lo stabilimento di produzione di Trieste, per produrre componenti elettroniche destinate ad essere utilizzate nella realizzazione di reti di telecomunicazioni, nell'elettronica di consumo e nell'industria computeristica;
attualmente gli occupati nello stabilimento sono oltre 500 e, a quanto risulta, il bilancio aziendale è in attivo;
il 20 ottobre 2022, la Flextronics di Trieste ha ufficialmente annunciato che, dal 1° novembre 2022, 72 lavoratori con contratto staff leasing usciranno dall'azienda. Si tratta di lavoratori che hanno un'anzianità di servizio consistente, compresa tra gli 8 e i 13 anni;
nel corso dell'incontro con le rappresentanze sindacali USB, l'azienda ha dichiarato, anche in presenza di funzionari del Ministero dello sviluppo economico, che non è in grado di garantire in alcun modo l'occupazione e di impegnarsi sui livelli occupazionali nell'immediato futuro;
la dirigenza dell'azienda, in quel contesto, ha formalizzato anche la proposta di dare 3 mensilità di buonuscita ai 72 lavoratori che, secondo quanto dichiarato dagli stessi sindacalisti USB al termine dell'incontro, risulta del tutto inadeguata e, non casualmente, coincidente con i soli tre mesi dichiarati come sopravvivenza per gli assunti, considerato che a febbraio 2023 non ci saranno più garanzie, né impegni aziendali,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza delle decisioni ufficiali assunte dalla Flextronics in merito ai 72 lavoratori con contratto staff leasing dello stabilimento di Trieste e quali siano le valutazioni su tale vicenda, considerato che il bilancio aziendale risulta in attivo;
quali iniziative intendano assumere nei confronti dell'azienda, al fine di garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Trieste e il mantenimento in servizio dei 72 lavoratori;
se intendano adottare, laddove non possa essere assicurato il mantenimento in servizio dei 72 lavoratori, iniziative per garantire il pieno ricollocamento dei medesimi e, comunque, il riconoscimento da parte dell'azienda di una buonuscita pari ad almeno 13 mensilità.
INTERROGAZIONE SULLA SITUAZIONE DEGLI STABILIMENTI BRIONI IN ABRUZZO
FINA - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
il marchio Brioni rappresenta una delle più importanti eccellenze del made in Italy sartoriale;
per i cittadini del comprensorio della vallata vestina in Abruzzo da decenni ha un significato identitario. Gli stabilimenti di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova sono stati a lungo, e lo sono ancora, i principali canali di occupazione, nonché punti fermi per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'intero territorio e della regione Abruzzo;
a livello aziendale e manageriale, Brioni ha a lungo rappresentato una vera e propria eccellenza internazionale e molto di questa pioneristica organizzazione è dovuta alla lungimiranza di Lucio Marcotullio, insignito delle più alte onorificenze, tra le quali quella di cavaliere del lavoro, padre fondatore di una scuola superiore di sartoria e, successivamente, della fondazione ForModa;
considerato che:
nel 2011, il marchio Brioni è stato acquistato dal gruppo Kering, con la missione di unire la tradizione sartoriale con le nuove tendenze e richieste del mercato della moda di lusso. Questa ristrutturazione aziendale ha, però, comportato un profondo mutamento della "natura" stessa di Brioni e un susseguirsi di vertenze, con tutto ciò che ne consegue in termini di licenziamenti, esuberi e riduzione di salari;
nel 2016, grazie all'interessamento del vicepresidente della Regione Abruzzo e alla mobilitazione di lavoratori, lavoratrici e organizzazioni sindacali, si è giunti ad una prima soluzione di compromesso della situazione di crisi;
nel 2021, la proprietà ha annunciato un piano industriale 2021-2025 con la previsione di ulteriori 321 esuberi, una razionalizzazione dei costi e un ridimensionamento dei siti produttivi di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova;
così come denunciato unitariamente anche dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, il piano rischia di impoverire il marchio Brioni con ulteriori negative ricadute occupazionali, facendo pagare un prezzo salatissimo alle maestranze che già tanti sacrifici sono state costrette a compiere;
il territorio paga già una serie di calamità naturali come terremoti ed eventi atmosferici di particolare violenza, nonché da cicliche e profonde crisi economiche e tassi di spopolamento ed emigrazione, soprattutto giovanile, ben al di sopra della media regionale e nazionale;
nell'aprile 2021 le sigle sindacali e la proprietà hanno sottoscritto un accordo di uscite volontarie con incentivo all'esodo e hanno aderito a questa misura e perfezionato il verbale di conciliazione circa 260 unità e ulteriori 25 occupati sono stati ricollocati all'interno dell'azienda;
lo scorso 11 ottobre 2022, si sono nuovamente riunite presso il Ministero dello sviluppo economico le organizzazioni sindacali e i vertici amministrativi della Brioni per la verifica del piano industriale;
il 17 ottobre è stata ricevuta da CGIL, CISL e UIL la comunicazione di apertura ufficiale della procedura di mobilità per il licenziamento di 24 dipendenti, nonostante la richiesta di utilizzare strumenti alternativi per mitigare le ricadute a livello sociale;
la Regione Abruzzo si è impegnata in più occasioni a sviluppare interventi di tipo formativo per la riconversione e l'aggiornamento dei lavoratori, cui non sono mai seguiti gli atti conseguenti,
si chiede di sapere:
quali siano gli interventi previsti per far fronte alle problematiche occupazionali esposte e quali siano gli strumenti che i Ministri in indirizzo intendano attivare per favorire la piena riqualificazione dei lavoratori e scongiurare gli esuberi previsti dal nuovo piano industriale successivo al 2025;
quali misure intendano adottare per garantire la continuità operativa dell'azienda Brioni nel territorio della vallata vestina in Abruzzo, evitare un'ulteriore spoliazione del territorio e scongiurare il rischio della delocalizzazione delle produzioni che, seppur mai dichiarato, è stato più volte paventato.
INTERROGAZIONE SUL PIANO DI REINDUSTRIALIZZAZIONE DEL SITO EX WHIRLPOOL A NAPOLI
CAMUSSO Susanna Lina Giulia, NICITA, FURLAN Annamaria, BASSO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:
in data 31 maggio 2019, la Whirlpool ha manifestato le circostanze che rendevano insostenibile il mantenimento della produzione presso il sito di Napoli e comunicato l'intenzione di reindustrializzare lo stabilimento, sito a Napoli, in via Argine, attraverso una nuova missione produttiva entro il termine del 1° novembre 2020;
il 4 giugno 2019, si è aperto presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo di confronto istituzionale finalizzato a trovare un'intesa tra l'azienda, le istituzioni e le organizzazioni sindacali, con incontri a cadenza mensile che si sono svolti fino alla decisione della proprietà, comunicata in data 17 settembre 2019, di procedere, avendo trovato un compratore, alla cessione di ramo d'azienda del sito di Napoli;
nel mese di ottobre 2019, il tavolo di confronto è stato spostato a palazzo Chigi, dove il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri competenti hanno preso atto della decisione della Whirlpool di abbandonare l'ipotesi del trasferimento del ramo d'azienda e di cessare le attività di produzione di lavatrici nella sede di Napoli;
considerato che:
la Whirlpool, il 15 luglio 2021, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo, con l'inoltro della comunicazione ai sindacati. La conseguente procedura conciliativa ha avuto esito negativo e in data 3 novembre 2021 sono state notificate ai dipendenti le lettere individuali di licenziamento, con effetto immediato dalla data di ricezione;
il 24 novembre 2021, si è svolta un'ulteriore riunione presso il Ministero, nel corso della quale è stata prospettata la possibilità di una reindustrializzazione dello stabilimento Whirlpool di via Argine, con il supporto delle istituzioni, ad opera di un costituendo "consorzio Sistema Campania" che aveva manifestato l'intenzione di realizzare un hub per la mobilità sostenibile. A tal fine la Whirlpool si era resa disponibile a cedere il sito al consorzio;
il 23 marzo 2022, presso il Ministero, si è svolto un incontro durante il quale è stata confermata la presenza del gruppo Adler, in qualità di capofila del "consorzio Sistema Campania", ed è stato comunicato che le imprese del consorzio coinvolte avrebbero presentato in tempi rapidi progetti compatibili tra loro, di pronta realizzazione sulla mobilità sostenibile. Durante la riunione, sono stati illustrati anche i piani industriali delle aziende Midsummer, Garnet Services ed Envision;
in esito alla riunione, il prefetto di Napoli ha annunciato l'istituzione di due tavoli di confronto separati, volti ad analizzare rispettivamente il tema della formazione e quello della trasferibilità degli immobili, venendo incontro all'espressa richiesta formulata dal consorzio Sistema Campania che aveva segnalato la difficoltà ad aderire alla proposta formulata dalla Whirlpool, stante la necessità di chiarire preventivamente alcune questioni di natura amministrativa ed ambientale. Nello stesso giorno, la Whirlpool ha ribadito al Ministero la volontà di vendere a prezzo simbolico l'immobile di via Argine a uno o più soggetti che si fossero impegnati in un loro progetto di reindustrializzazione che garantiscano l'assorbimento degli ex lavoratori Whirlpool;
il 24 marzo 2022, presso la Prefettura di Napoli, sono stati istituiti i suddetti tavoli di confronto che hanno visto la partecipazione costante di tutti gli attori istituzionali coinvolti. Durante i numerosi incontri, la Regione Campania, il Comune di Napoli e il commissario ZES Campania hanno dato ampia disponibilità ad assumere tutte le iniziative di propria competenza al fine di chiarire tempestivamente le questioni ambientali, urbanistiche e edilizie e consentire il rapido avvio del processo di reindustrializzazione e formazione del personale;
il 5 agosto è stata indetta, presso il Ministero della transizione ecologica, la conferenza dei servizi decisoria semplificata relativa al procedimento di bonifica del sito. Il costante lavoro di tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte ha consentito la rapida conclusione del procedimento, giungendo all'adozione del provvedimento finale. Il Comune di Napoli ha chiarito che l'immobile è trasferibile in quanto tutti i procedimenti legati a verifiche strutturali, urbanistiche e edilizie risultano debitamente completati e documentati;
con decreto del Ministero dello sviluppo economico 25 agosto 2022 è stata definita la destinazione dei 2 miliardi di euro del FSC 2021-2027, assegnati dal CIPESS al Ministero, di cui 500 destinati al finanziamento di progetti di reindustrializzazione;
il 21 ottobre 2022, è stato firmato un verbale tra il Ministero dello sviluppo economico, la Prefettura di Napoli, la Regione Campania, il Comune di Napoli, le organizzazioni sindacali e la Whirlpool, nel quale quest'ultima, in linea con gli impegni già precedentemente assunti, si è resa disponibile a cedere il sito di via Argine alla ZES Campania o a soggetti privati;
il Comune di Napoli, in quanto ente competente, ha assunto l'impegno affinché l'immobile di via Argine mantenga la sua attuale destinazione industriale;
il commissario straordinario della ZES Campania ha dichiarato la disponibilità ad acquisire entro il 30 novembre 2022 l'immobile in presenza delle idonee condizioni normative;
il Ministero dello sviluppo economico, congiuntamente al commissario della ZES Campania e alla Prefettura di Napoli, per quanto riguarda gli strumenti, le procedure e le risorse economiche, si è impegnato affinché la successiva cessione dell'immobile possa avvenire verso soggetti che presentino piani completi e dettagliati e che venga assicurata la tutela dell'intero bacino dando priorità di occupazione ai lavoratori ex Whirlpool alle medesime condizioni economiche e normative della società di provenienza, vigilando sul mantenimento dell'impegno che i tempi di assunzione rimangano nei limiti del periodo coperto dagli ammortizzatori sociali. In tale ambito saranno verificate da Invitalia le possibilità di attivare forme di supporto alle attività di investimento previste nei piani,
si chiede di sapere:
quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo, per quanto di competenza, per assicurare la prosecuzione del lavoro portato avanti in questi anni volto a garantire la cessione dell'immobile di proprietà della Whirlpool, sito a Napoli, in via Argine, la sua reindustrializzazione e il riassorbimento dei 312 lavoratori ex Whirlpool;
se intenda incontrare, come auspicato dagli interroganti, quanto prima tutti gli attori istituzionali coinvolti in questa vicenda per chiarire come intenda proseguire il lavoro che si trova in fase avanzata, dando le garanzie necessarie al costituendo consorzio della fattibilità del piano industriale già concordato nei mesi precedenti.
INTERROGAZIONE SULLA CRISI DELLE AZIENDE DELL'INDOTTO DI ACCIAIERIE D'ITALIA DI TARANTO
MISIANI - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
a fronte dell'accordo tra Arcelor Mittal e Invitalia del 10 dicembre 2020, lo Stato, de facto, è entrato nella società produttrice di acciaio che conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex ILVA di Taranto;
ad oggi lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto conta circa 8.200 dipendenti, di cui, a causa della produzione attualmente ridotta, circa 3.000 in cassa integrazione a rotazione;
Confindustria di Taranto, nelle scorse settimane, ha reso noti gli importi arretrati nei pagamenti alle ditte dell'indotto e dell'appalto da parte di Acciaierie d'Italia che ammonterebbero circa a 100 milioni di euro;
come noto, molte di queste aziende stanno per terminare gli ammortizzatori sociali a loro disposizione, cosa che comporterà la cessazione di attività e, quindi, procedure di licenziamento per i lavoratori, qualora non vengano pagate le fatture con gli ordini di lavoro che non partiranno;
in data 11 e 12 novembre, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, Acciaierie d'Italia avrebbe sospeso, a decorrere da lunedì 14 novembre 2022, le attività di 145 aziende appaltatrici;
trattandosi di un numero elevato di imprese, come rilevato dalle parti sociali, le conseguenze sull'intero indotto potrebbero essere molto serie, con inevitabili ricadute anche sul fronte occupazionale;
Acciaierie d'Italia non ha precisato le motivazioni della sospensione, che tuttavia sarebbero riconducibili alla forte crisi di liquidità che da molti mesi investe l'azienda dell'acciaio e che si è già tradotta in una serie di mancati o ritardati pagamenti a imprese e fornitori;
nel comunicato stampa rilasciato in occasione della sospensione, l'azienda ha affermato che "sopraggiunte e superiori circostanze ci inducono a comunicarvi, con particolare rammarico, la necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all'anteriore data prevista dagli ordini quale termine di consegna",
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano intraprendere per scongiurare la sospensione delle attività delle imprese dell'indotto di Acciaierie d'Italia;
quali iniziative intendano intraprendere per tutelare tali aziende, anche in merito ai ritardi nel pagamento di attività già eseguite, fatturate, ma non pagate;
quali iniziative intendano intraprendere per salvaguardare i posti di lavoro diretti e indiretti relativamente allo stabilimento di Taranto;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere nei confronti di Arcelor Mittal rispetto alle violazioni degli accordi assunti con lo Stato, segnatamente riguardo alle innovazioni tecnologiche degli impianti, alla tutela occupazionale, alla salvaguardia dell'ambiente.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ART. 151-BIS DEL REGOLAMENTO
INTERROGAZIONE SUL COMPLETAMENTO DELLA STRADA STATALE 10 IN PROVINCIA DI PADOVA
DE POLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
a seguito della riclassificazione denominata "rientro strade", la strada regionale 10 è passata sotto l'egida dell'ANAS;
la strada statale 10 è un'infrastruttura strategica e fondamentale per la Bassa padovana, in attesa da anni, troppi, di essere completata: mancano 7 chilometri da Carceri (Padova) all'innesto della A31 e 10 chilometri per arrivare fino a Montagnana (Padova);
con vari atti l'interrogante ha già portato, nella XVIII Legislatura, all'attenzione dell'allora Ministro l'urgenza di intervenire per il completamento dell'ex strada regionale 10,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi assolutamente necessario, nelle previsioni di spesa, inserire il completamento della nuova strada statale 10 fino a Montagnana e il suo collegamento con l'autostrada Valdastico, affinché si possa finalmente concludere questa opera strategica per il tessuto economico di un'area che, senza adeguate risorse, rischia di essere esclusa dai principali corridoi commerciali europei, pur essendo una delle zone più produttive dell'intero Nordest.
INTERROGAZIONE SULLE CRITICITÀ NEI COLLEGAMENTI CON LA SICILIA
MUSOLINO, UNTERBERGER - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
le cronache quasi ogni giorno riferiscono di un intervento del Ministro in indirizzo sul tema della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, i cui lavori, secondo le previsioni di questo Governo, avranno inizio entro due anni e termineranno, auspicabilmente, entro 60 mesi dalla data di avvio;
nel tempo che occorrerà per la realizzazione di questa grande opera, che ha sicuramente valenza strategica infrastrutturale, si rende necessario un intervento che consenta di attuare finalmente la tanto decantata continuità territoriale della Sicilia che, finora, è rimasta solo un diritto sulla carta;
da numerosi anni l'attraversamento dello stretto è gestito in modo inefficiente e deficitario, con un servizio che è insufficiente sia con riferimento alla quantità dei viaggiatori che devono attraversare questo tratto di mare, sia con riferimento alla qualità del servizio. Ci si riferisce al trasporto ferroviario da e per la Sicilia;
considerato che:
i treni che viaggiano da e verso la Sicilia si dividono in due tipologie: i treni ad alta velocità (Frecciarossa, Freccia Argento, Frecciarossa 1000) che però non arrivano in Sicilia, si fermano a Reggio Calabria. Per consentire ai passeggeri di raggiungere la Sicilia il decreto legislativo n. 50 del 2017, art. 47, comma 11-bis, ha riconosciuto a RFI S.p.A. (concessionaria di tutto il servizio ferroviario per 60 anni in forza del decreto del Ministro dei trasporti n. 138 del 2000) di effettuare di collegamento ferroviario via mare tra la Sicilia e la penisola "anche attraverso l'impiego di mezzi navali veloci il cui modello di esercizio sia correlato al servizio di trasporto ferroviario da e per la Sicilia, in particolare nelle tratte di andata e ritorno, Messina-Villa San Giovanni e Messina-Reggio Calabria, da attuare nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente destinate al Contratto di programma-parte servizi tra lo Stato e la società Rete ferroviaria italiana S.p.A. e fermi restando i servizi ivi stabiliti";
ovviamente questi collegamenti con i mezzi veloci non sono continuativi, ma dipendono strettamente dagli orari dei treni ad alta velocità. Si tratta di appena 16 corse giornaliere (distribuite tra le stazioni di Villa San Giovanni e Reggio Calabria);
se poi il treno (ad alta velocità) arriva in ritardo, ovviamente il passeggero non ha alcuna certezza che il mezzo veloce (marittimo) lo attenderà all'imbarco per consentirgli di raggiungere la Sicilia. In questi casi i passeggeri sono costretti a recarsi a piedi dalla stazione ferroviaria di Villa San Giovanni fino all'imbarco delle navi traghetto, percorrendo all'incirca un chilometro a piedi, su un tratto di strada che non è neppure provvisto di una banchina né di qualsiasi altro servizio di assistenza di terra per i passeggeri;
rilevato che:
non va meglio neppure ai passeggeri che viaggiano sui treni delle linee del "servizio ferroviario universale a lunga percorrenza", cioè quei treni che partono dal Nord Italia e che, arrivati a Reggio Calabria, vengono scomposti e imbarcati sulle navi "a 4 binari";
RFI garantisce questo servizio di fatto solo da due navi, che sono la "Iginia" (univa nave nuova) e la "Messina" (che ha già 11 anni di esercizio); mentre le altre due, nave "Villa" e nave "Scilla" (entrambe con circa 40 anni di esercizio) sono in riserva e in cantiere per le manutenzioni;
il viaggiatore da e per la Sicilia patisce un servizio deficitario, con pochissimi collegamenti, con orari che non tengono conto delle reali esigenze dell'utenza, senza beneficiare di alcun servizio di terra, né in termini di servizio di ristorazione né in termini di assistenza bagagli, servizi per la mobilità ridotta, eccetera, e i passeggeri sono abbandonati a sé stessi, con tutti i bagagli e numerose difficoltà del caso;
rilevato altresì che:
anche per il trasporto aereo vi sono delle criticità note e mai risolte: il Natale si avvicina e si ripropone la questione delle pratiche commerciali attuate dalle compagnie di volo, che applicano tariffe differenziate per il trasporto verso la Sicilia in occasione dei periodi di maggior afflusso dei viaggiatori (corrispondenti alle principali festività ed al periodo estivo), costringendo spesso chi ha dovuto lasciare la Sicilia per motivi di studio o di lavoro a dover scegliere se spendere metà del proprio stipendio per l'acquisto di un biglietto aereo e trascorrere il Natale in famiglia, oppure restare da solo magari consolandosi con una videochiamata per gli auguri con la famiglia;
la continuità territoriale della Sicilia non è più un tema che può essere rimandato e di certo non si può attendere che venga realizzato il ponte sullo stretto e dire ai siciliani che fino ad allora dovranno accontentarsi di un servizio che di anno in anno arretra in termini di qualità e quantità,
si chiede di sapere:
se non sia il caso di attuare un intervento sulle condizioni della concessione governativa a RFI per incrementare il numero di corse e di treni che raggiungono la Sicilia e per garantire i servizi di terra ai passeggeri;
se non sia il caso di attuare un intervento governativo con i vettori aerei per garantire ai siciliani la continuità territoriale attraverso tariffe "convenzionate".
INTERROGAZIONE SULLA GESTIONE DELLE AUTOSTRADE A24 E A25
DI GIROLAMO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
l'articolo 7-ter del decreto-legge n. 68 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 108 del 2022, introdotto in sede di esame al Senato, dispone la risoluzione, per grave inadempimento del concessionario, della convenzione unica tra ANAS e Strada dei Parchi S.p.A. per la gestione in concessione della rete autostradale costituita dalle autostrade A24 e A25, sulla base delle motivazioni del decreto della Direzione generale per le strade e le autostrade del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, approvato con decreto interministeriale n. 29/2022. In considerazione della retrocessione al Ministero delle infrastrutture della rete autostradale, costituita dalle autostrade A24 e A25 e nelle more del trasferimento della titolarità della concessione alla società in house di cui all'articolo 2, comma 2-sexies, del decreto-legge n. 121 del 2021, e, comunque, non oltre la data del 31 dicembre 2023, ANAS ha assunto la gestione delle autostrade A24 e A25, provvedendo, altresì, all'effettuazione degli interventi di manutenzione ordinaria e al completamento degli interventi di cui all'articolo 52-quinquies del decreto-legge n. 50 del 2017, e di cui all'articolo 16-bis del decreto-legge n. 91 del 2017, e nei limiti delle risorse allo scopo individuate, all'effettuazione di ogni ulteriore intervento ritenuto necessario dal Ministero delle infrastrutture ovvero dal commissario straordinario;
allo stato, sulla società Strada dei Parchi S.p.A., concessionaria, fino alla data di entrata in vigore della citata disposizione, della tratta autostradale a pedaggio Roma-L'Aquila-Teramo e diramazione Torano-Pescara (A24/A25) a seguito di procedura di gara dal 20 dicembre 2001, pendono due procedimenti amministrativi: quello di aggiornamento del piano economico finanziario (PEF) e il procedimento di contestazione per grave inadempimento. Quanto al primo procedimento, l'aggiornamento del rapporto concessorio previsto dall'anno 2014 non si è mai perfezionato, poiché le proposte di revisione contrattuale presentate da Strada dei Parchi S.p.A. non sono state considerate accoglibili dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. A seguito del ricorso attivato da Strada dei Parchi, il Consiglio di Stato ha nominato un commissario ad acta assegnandogli l'incarico di portare a compimento il procedimento relativo al nuovo piano economico finanziario. Il commissario ha quindi sottoposto al CIPESS la proposta di aggiornamento e revisione del PEF elaborata da Strada dei Parchi S.p.A., ritenendo tale proposta non sostenibile, anche in considerazione degli aumenti tariffari del 15,81 per cento all'anno fino al 2030. Il CIPESS, nella seduta del 5 maggio 2022, ha formulato parere non favorevole sulla proposta di aggiornamento e revisione del PEF;
considerato che:
la mancata approvazione del piano economico finanziario genera una profonda incertezza sulla messa in sicurezza delle due tratte autostradali e sull'aumento dei pedaggi, più volte "sterilizzato", grazie agli interventi dei precedenti Governi, e che ad oggi ammonterebbe al 34,75 per cento;
il "comitato dei 100 sindaci", composto dai primi cittadini dei comuni adiacenti alle autostrade, da anni attende risposte concrete, che mettano termine alle continue incertezze sui rincari che comporterebbero gravissime conseguenze anche alle economie locali;
al fine di promuovere un ampio percorso di partecipazione democratica nella programmazione delle attività e di favorire una definizione organica e condivisa delle tariffe da pedaggio, in sede di esame del decreto-legge n. 68 del 2022, a seguito dell'approvazione del subemendamento X1.1/40, è stata prevista l'istituzione di un tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Il tavolo è presieduto dal Ministro o da un suo delegato ed è composto da un rappresentante dell'ANAS S.p.A., un rappresentante della Regione Abruzzo, un rappresentante della Regione Lazio e una rappresentanza dei Comuni interessati e del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU),
si chiede di sapere:
se, al fine di favorire una definizione organica e condivisa delle tariffe da pedaggio, il Ministro in indirizzo intenda dare seguito all'istituzione del tavolo, di cui all'articolo 7-ter, comma 8, del decreto-legge n. 68 del 2022, di cui si è detto in premessa e in che tempi intenda procedere alla convocazione, nonché, tenuto conto anche della retrocessione allo Stato delle tratte A24 e A25, se intenda intervenire per abbattere i costi delle relative tariffe autostradali;
se intenda rendere noto il cronoprogramma degli interventi di ripristino e messa in sicurezza sulla tratta autostradale A24 e A25, di cui all'articolo 52-quinquies del decreto-legge n. 50 del 2017 e all'articolo 16-bis del decreto-legge n. 91 del 2017.
INTERROGAZIONE SUL PROLUNGAMENTO DELLA LINEA METROPOLITANA M5 FINO AL COMUNE DI MONZA
ROMEO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
le gravi ricadute economiche della crisi energetica, con specifico riferimento al caro carburante, lette in combinato disposto con gli obblighi internazionali ed europei assunti in materia di transizione ecologica e di riduzione delle emissioni, portano a guardare con sempre maggiore attenzione allo sviluppo e all'implementazione di mezzi di trasporto alternativi a quello privato;
è in questo contesto, con particolare riferimento al territorio della regione Lombardia, che diviene fondamentale sottolineare l'importanza strategica della realizzazione del prolungamento della metropolitana M5 al comune di Monza, dalla quale, si stima, potranno essere serviti circa 210.000 passeggeri al giorno, con circa 30.000 vetture private in meno sulle strade;
premesso altresì che l'articolo 1, comma 96, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), ha stanziato 900 milioni di euro complessivi per la realizzazione dell'opera, ripartiti dal 2019 al 2027. A queste risorse si aggiungono poi i 283 milioni di euro stanziati dalla Regione Lombardia, i 45 milioni di euro complessivi stanziati dai Comuni di Monza (27,5 milioni di euro), Cinisello Balsamo (13 milioni di euro), e Sesto San Giovanni (4,5 milioni di euro), nonché i 37 milioni di euro stanziati dal Comune di Milano, comune capofila per la realizzazione dell'opera;
considerato che, dopo la convenzione, firmata il 12 novembre 2019, si è assistito però ad una serie di rallentamenti e ritardi che mettono a serio rischio la realizzazione dell'opera. Non si hanno notizie certe circa l'esito della procedura di consultazione finalizzata alla redazione dello studio di impatto ambientale ed emissione di provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR), eppure il Comune capofila ha preso l'impegno di assumere, anche mediante il soggetto attuatore, l'obbligazione giuridicamente vincolante inerente all'intervento, entro il 31 dicembre 2022, pena la revoca del contributo statale (articolo 6 della convenzione);
considerata altresì la volontà di sbloccare la realizzazione delle opere pubbliche che il Ministro in indirizzo ha più volte manifestato, intendendo il settore infrastrutturale come volano strategico del rilancio e dello sviluppo economico del Paese, e come dimostrato, del resto, dal finanziamento previsto nel disegno di legge di bilancio per il 2023 della TAV Torino-Lione, della strada statale 106 e della strada statale 4 (Salaria),
si chiede di sapere quali siano le azioni che il Ministro in indirizzo intende porre in essere per garantire che le amministrazioni responsabili del progetto si adoperino per rispettare le tempistiche di realizzazione dell'opera.
INTERROGAZIONE SULL'OTTEMPERANZA AD UNA SENTENZA DELLA CASSAZIONE NELL'AMBITO DELL'INCHIESTA SULLA FONDAZIONE "OPEN"
RENZI, PAITA, SCALFAROTTO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il 18 febbraio 2022 la Corte di cassazione, nell'ambito della verifica della legittimità degli atti di indagine relativi all'inchiesta sulla fondazione "Open", ha disposto la restituzione integrale all'indagato (Marco Carrai) «senza trattenimento di copia dei dati» e «del contenuto dei supporti informatici», in ragione dell'ennesimo annullamento e delle ennesime rilevate illegittimità delle perquisizioni e dei sequestri effettuati dalla Procura nell'ambito della predetta inchiesta (sentenza n. 223 del 2022, R.G.N. 38390/2021);
organi di stampa (ad esempio, "il Fatto Quotidiano" del 3 aprile e del 26 maggio 2022) riportano come nel marzo 2022 la Procura di Firenze avrebbe trasmesso integralmente al COPASIR gli atti di indagine relativi all'inchiesta sulla fondazione Open, ivi inclusi quelli interessati dalla predetta sentenza della Corte di cassazione, in aperta violazione della relativa statuizione;
la Procura di Firenze avrebbe quindi, a quanto risulta da fonti di stampa, trasmesso al COPASIR anche documenti dichiarati "non trattenibili" dalla Corte di cassazione e che pertanto non avrebbero dovuto essere più detenuti dalla Procura stessa;
detto materiale, in ragione della sua accertata illegittimità, non assume alcuna valenza probatoria e la sua trasmissione al COPASIR rappresenta un illecito procedurale e costituzionale gravissimo, non solo perché riferito a un rappresentante della Nazione, ma perché evidenzia la disinvoltura con cui la Procura interessata si rapporta a beni giuridici fondamentali, quali il diritto alla riservatezza, la presunzione di innocenza, la riservatezza dell'istruttoria penale, la privacy, il diritto alla tutela giurisdizionale, il giusto processo, il principio di legalità,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza in merito.
INTERROGAZIONE SU UN CASO DI DETENZIONE IN REGIME DI CARCERE DURO PER UN REATO A CARATTERE NON ASSOCIATIVO
CUCCHI, DE CRISTOFARO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
da notizie di stampa si è appreso che Alfredo Cospito, detenuto presso la casa circondariale di Bancali, a Sassari, a partire dal 20 ottobre 2022 ha iniziato uno sciopero della fame per denunciare le condizioni di vita in cui si trova costretto, a causa del regime cosiddetto 41-bis e contro l'ergastolo ostativo comminatogli di recente;
la vicenda giudiziaria di Cospito prende le mosse da un procedimento penale che ha condotto nei primi due gradi di giudizio ad una condanna per strage contro la pubblica incolumità (art. 422 del codice penale) e trae origine dall'esplosione di due ordigni a basso potenziale posti presso la scuola allievi Carabinieri di Fossano, fatto che non ha comunque causato né morti né feriti. Quello contestato nei primi due gradi di giudizio è un reato che prevede una pena non inferiore ai 15 anni;
mentre già scontava la pena, lo scorso luglio, tuttavia, la Corte di cassazione ha riqualificato il fatto nella diversa ipotesi di strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 del codice penale), reato che prevede, pur in assenza di vittime, l'ergastolo, e che prevede l'imposizione delle misure, particolarmente restrittive delle libertà personali, stabilite per i reati cosiddetti ostativi;
considerato che:
fino all'aprile scorso, essendo stato Cospito sottoposto per 10 anni al circuito vigente nelle sezioni di cosiddetta alta sicurezza (AS2), gli era consentito di comunicare con l'esterno, inviare scritti e articoli e così partecipare al dibattito dell'area politica di riferimento, contribuire alla realizzazione di due libri, ricevere corrispondenza e beneficiare dell'ordinario regime trattamentale in termini di socialità, colloqui visivi e telefonici, ore di aria, palestra e biblioteca;
da quando è sottoposto al regime del 41-bis e più precisamente a far data dal maggio 2022, le lettere in entrata vengono trattenute e questo, di conseguenza, induce il detenuto a limitare e ad autocensurare le proprie; inoltre, le ore d'aria sono ridotte a due, interamente trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadrati; la "socialità" è limitata a un'ora al giorno, il detenuto non ha inoltre accesso alla biblioteca di istituto, e fruisce di un unico colloquio mensile e nessuna telefonata;
ritenuto che le specifiche condizioni di detenzione cui è sottoposto Cospito hanno gravi conseguenze sul benessere psicofisico del detenuto e si traducono in una vera e propria deprivazione sensoriale che finisce con l'ottundere e deprimere la sua personalità e se tali condizioni venissero protratte ulteriormente condurrebbero ad un concreto ed irrimediabile danno alla salute;
ritenuto altresì che, a parere degli interroganti, si è al cospetto di un uso improprio del regime detentivo di cui all'art. 41-bis dell'ordinamento penitenziario, posto che non è coerente con la ratio della norma l'estensione di tale regime a soggetti che non sono parte di un'organizzazione criminosa. Nel dettaglio, infatti il predetto regime nasce per impedire i collegamenti tra il detenuto e l'associazione criminale di appartenenza, mentre, nel caso specifico, essendo Cospito un anarchico individualista, si sarebbe semmai inteso perseguire la finalità di interrompere e impedire al detenuto di continuare a esternare il proprio pensiero politico; attività, tra l'altro, dallo stesso svolta pubblicamente; pertanto, né occulta né segreta; destinata non agli associati, bensì ai soggetti gravitanti nella sua area politica di appartenenza;
valutato che l'aver inteso il rapporto epistolare di Cospito con l'area anarchica quale comunicazione tra sodali sottintende una valutazione di appartenenza di tutti gli anarchici, indistintamente considerati, al sodalizio per cui è stato condannato il predetto. Tutto ciò in mancanza di alcuna evidenza giudiziaria, posto che mai, nessuna inchiesta ha tentato di dimostrare una simile tesi, che contrasta con tutta evidenza con l'assetto giuridico costituzionale liberale che tutela qualsiasi ideologia, anche la più odiosa, come più volte ricordato dalla Corte suprema di cassazione;
ritenuto ancora che con enorme ritardo, nonostante le ormai precarie condizioni di salute di Cospito, il quale ha perso oltre 20 chili a causa del protratto digiuno, la magistratura di sorveglianza ha fissato per il prossimo 1° dicembre l'udienza camerale stabilita dall'art. 41-bis comma 2-sexies, dell'ordinamento penitenziario a seguito del reclamo proposto dal difensore,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga doveroso riesaminare le motivazioni poste a fondamento del decreto ministeriale adottato dal suo predecessore ed eventualmente intraprendere le misure necessarie atte a ripristinare la coerenza tra regime differenziato e ratio della norma;
se non ritenga opportuno intervenire per evitare che la reclusione in regime di 41-bis si traduca in un sistema di privazioni e afflizioni che nulla hanno a che vedere con la ratio della legge e che rischiano di trasformarsi in provvedimenti di fatto ingiusti e persecutori;
se non reputi di dover disporre dei propri poteri ispettivi di legge al fine di verificare la regolarità della procedura di reclamo;
se non giudichi necessario comprendere le motivazioni giuridiche che hanno indotto la Corte di cassazione ad adottare la qualificazione giuridica dell'art. 285 del codice penale per un fatto certamente grave, ma non equiparabile ad altre vicende storico giudiziarie avvenute in Italia, qualificate ai sensi dell'art. 422 del codice penale, anche in considerazione del fatto che attribuire all'episodio criminoso descritto l'idoneità di attentare alla sicurezza dello Stato presuppone un giudizio, ad avviso degli interroganti, tendenzioso in ordine alla fragilità delle istituzioni democratiche del Paese;
quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare il rispetto uniforme dei diritti delle persone detenute e di condizioni dignitose di vita, ponendo fine ai trattamenti disumani, crudeli e degradanti attuati in molte carceri della Repubblica italiana.
INTERROGAZIONE SUL GRAVE FENOMENO DEI SUICIDI IN CARCERE
RONZULLI, ZANETTIN, BERLUSCONI, DAMIANI, FAZZONE, GASPARRI, LOTITO, MICCICHÈ, OCCHIUTO, PAROLI, ROSSO, SILVESTRO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
secondo notizie tratte dal sito "www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca", i suicidi in carcere nel 2022 hanno già raggiunto il numero di 80;
è, quindi, già stato superato il triste primato del 2009, anno in cui i suicidi erano stati complessivamente 72, mentre il totale dal 2000 è di 1.305;
rispondendo alla Camera dei deputati ad un precedente atto di sindacato ispettivo sullo stesso argomento (2-00212), il sottosegretario Morrone, in data 9 aprile 2019, ha ricordato che nel 2016 i suicidi erano stati 39, 48 nel 2017 e 61 nel 2018;
nel 2021 i suicidi sono stati 58;
pare evidente che su questo impressionante aumento di casi possa aver inciso una politica ispirata ad una concezione carcero-centrica della pena, che ha finito con aggravare l'annoso fenomeno del sovraffollamento degli istituti carcerari italiani,
si chiede di sapere quali urgenti iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere per far fronte alla drammatica situazione del sistema carcerario italiano.
INTERROGAZIONE SULLA PROSPETTIVA DI UNA RIDUZIONE DI SPESA NEL SETTORE DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA A FRONTE DELLE ATTUALI PROBLEMATICHE
GIORGIS, MALPEZZI, BAZOLI, MIRABELLI, ROSSOMANDO, VERINI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
nella casa circondariale di Torino "Lorusso-Cutugno" sono avvenuti diversi suicidi tra i detenuti;
lo scorso 10 novembre 2022, Antonio R., di 56 anni, recluso dal 20 di agosto e in attesa di giudizio, si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo;
il 28 ottobre, con modalità analoghe, si è tolto la vita Tecca G., di 26 anni, anch'egli in attesa di giudizio, arrestato per il furto di un paio di auricolari il giorno precedente;
il 15 agosto, utilizzando un sacchetto di nylon e il cordino dei calzoncini, si è tolto la vita Alessandro G., di 24 anni, entrato in carcere il 2 agosto e anch'egli in attesa di giudizio;
il 24 luglio si è tolto la vita impiccandosi nella propria cella, Mohammad Z. K., di 38 anni, entrato in carcere il 21 gennaio e in attesa di giudizio;
in neanche un anno, dunque, vi sono stati quattro suicidi. Sono quattro casi diversi, quattro storie diverse che testimoniano una situazione drammatica e inaccettabile. Questi suicidi rappresentano una sconfitta per le istituzioni e l'intera società: perché il carcere, come prescrive l'articolo 27 della Costituzione, deve essere l'extrema ratio, e in ogni caso luogo di ricostruzione di opportunità, mai di morte;
ai suicidi, come riportato da diversi organi di stampa, sono poi da aggiungere decine di tentati suicidi, l'ultimo dei quali lo scorso 12 novembre, sventato anche grazie al pronto intervento degli agenti della Polizia penitenziaria;
negli altri istituti penitenziari del territorio nazionale la situazione purtroppo non è meno preoccupante: i morti per suicidio da inizio anno sono oramai 80, la cifra più alta mai registrata;
considerato che:
l'Italia figura da sempre, tra i Paesi con gli istituti penitenziari più affollati dell'Unione europea;
il sistema carcerario italiano, infatti, è ancora caratterizzato da una pesante situazione di sovraffollamento: secondo l'ultima relazione presentata al Parlamento dall'ex Ministra della giustizia Cartabia, su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329, con una percentuale di sovraffollamento del 114 per cento; si tratta di un fenomeno strutturale, stigmatizzato da anni dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che richiederebbe un serio impegno di spesa a sostegno di risposte altrettanto strutturali; al contrario i primi atti del Governo, ivi compreso il disegno di legge di bilancio, vanno in direzione esattamente opposta;
il disegno di legge di bilancio approvato dall'attuale Governo prevede all'articolo 153 una serie di tagli significativi in diversi settori, in particolare in quello della giustizia. Il taglio più preoccupante riguarda il carcere. Il testo, infatti, all'articolo 153 prevede che "a decorrere dall'anno 2023, il Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, assicura, mediante la riorganizzazione e l'efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale, in particolare con la ripianificazione dei posti di servizio e la razionalizzazione del personale, il conseguimento di risparmi di spesa non inferiori a 9.577.000 euro per l'anno 2023, 15.400.237 euro per l'anno 2024 e 10.968.518 euro annui a decorrere dall'anno 2025";
le significative riduzioni di spesa appaiono dunque suscettibili di incidere pesantemente sulla tenuta di un sistema già fragile, interrompendo il difficile percorso di risanamento avviato nella seconda fase della XVIII Legislatura. In particolare, rischiano di essere colpite le attività trattamentali delle persone detenute nell'ambito dei percorsi di reinserimento; e, allo stesso tempo, rischia di arrestarsi il percorso delle nuove assunzioni di personale, fondamentale per garantire la funzionalità degli istituti e, con essa, dignitose condizioni di vita delle persone private della libertà personale;
si aggiunga, inoltre, che le riduzioni di spesa operano nel quadro di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna altra misura relativa alla situazione penitenziaria;
rilevato, inoltre, che:
sul tema si è impegnato fortemente anche il Ministro in indirizzo, che ha parlato di carcere come priorità del suo mandato, tanto da aver esordito con la visita negli istituti penitenziari di "Regina Coeli" e "Poggioreale";
secondo quanto riportato da un articolo pubblicato in data 30 novembre dal quotidiano "Il Foglio", il Ministro non sarebbe stato a conoscenza dei predetti tagli introdotti nella manovra di bilancio,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per porre rimedio a tale drammatica situazione e, in particolare, per: a) ridurre il sovraffollamento, che negli ultimi tempi ha ripreso a crescere e che, come noto, costituisce un serissimo ostacolo a un'esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e capace di favorire il graduale reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, prevenendo in tal modo i rischi di recidiva. Ad oggi, nella casa circondariale Lorusso-Cutugno di Torino, sono recluse circa 1.400 persone a fronte di una capienza di poco inferiore ai 1.100 posti. A livello nazionale la proporzione non è molto dissimile: a fronte di una capienza effettiva inferiore ai 48.000 posti, sono presenti più di 56.400 detenuti. Per una parte non trascurabile costoro, circa 4.000, sono condannati per una pena inferiore ai due anni e circa 14.000 hanno una pena residua inferiore ai due anni; b) assicurare una piena ed effettiva tutela della salute dei detenuti a partire da quelli psicologicamente più fragili; c) accelerare e rafforzare l'assunzione di personale: amministrativo, della Polizia penitenziaria e del trattamento, anche per assicurare a tutti coloro che operano all'interno degli istituti penitenziari condizioni di lavoro conformi al difficile e delicato compito che sono chiamati a svolgere; d) accelerare e incrementare gli interventi di manutenzione e ristrutturazione degli edifici penitenziari; e) dare piena ed effettiva attuazione alla recente riforma legislativa contenuta nella legge 27 settembre 2021, n. 134, in materia di pene sostitutive delle pene detentive brevi;
quali siano le sue opinioni rispetto ai tagli attuati in sede di bilancio sulle spese carcerarie e quali iniziative intenda intraprendere al fine di impedire che le prefigurate riduzioni di spesa aggravino la già critica situazione del sistema penitenziario nel nostro Paese.
INTERROGAZIONE SULLA SALVAGUARDIA DELLE SEZIONI DISTACCATE DI TRIBUNALE PRESENTI NELLE ISOLE MINORI
BERRINO, MALAN, SPERANZON, SALLEMI, ZEDDA, SISLER, RASTRELLI, CAMPIONE, RAPANI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
in data 27 novembre 2022 il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi alluvionali e franosi verificatisi nei comuni di Casamicciola e Lacco Ameno nel territorio dell'isola di Ischia (Napoli);
tali situazioni naturali avverse producono effetti negativi ad ampio raggio e di lungo periodo per le persone residenti, che già devono far fronte ai forti disagi derivanti dal risiedere su un'isola, che vanno dai problemi relativi ai collegamenti con il resto del territorio nazionale, soprattutto nella stagione invernale, a quelli legati ai servizi pubblici essenziali offerti da ospedali, scuole, uffici bancari, postali e uffici giudiziari;
questi disagi pregiudicano la qualità di vita nelle isole, favorendo l'esodo verso altri luoghi, non solo delle persone, ma anche delle attività commerciali, con conseguente impoverimento del tessuto socio-economico;
con riferimento specifico alle sezioni di tribunale, da anni si dibatte sulle ricadute negative per le isole minori, in particolare per Ischia, Portoferraio (isola d'Elba) e Lipari, derivanti dalla loro soppressione;
per Ischia la dichiarazione dello stato di emergenza ha differito, al momento, di un anno la chiusura della sezione distaccata del tribunale di Napoli, prevista, dopo proroghe, per il 31 dicembre di quest'anno;
questa sezione distaccata affronta un carico di lavoro molto importante, e in qualche modo pesante, in quanto, secondo quanto evidenziato dalla stampa locale, tratta un numero alto di processi penali e civili e la sua soppressione determinerà un enorme e certo disagio per i residenti, famiglie, imprese ed esercizi commerciali; il riversare l'attività della sezione distaccata al tribunale centrale produrrà una situazione assai complessa, non solamente per la trattazione dei singoli procedimenti, ma per il numero di avvocati per presenziare ai processi penali e civili, di imputati, testimoni, di convenuti e attori nel civile; tale situazione è possibile ipotizzare riguardi anche le sezioni distaccate di tribunale presenti in tutte le isole minori,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda valutare l'opportunità di salvaguardare le sezioni distaccate di tribunale presenti sulle isole minori evitandone la soppressione, al fine di non aumentare i già oggettivi disagi per i residenti, in particolare la sezione di Ischia, dove la dichiarazione dello stato di emergenza potrà determinare per lungo tempo un aumento del suo già alto carico di lavoro.