Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01958
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Atto n. 3-01958
Pubblicato il 10 giugno 2025, nella seduta n. 313
ZAMPA, ZAMBITO, CAMUSSO, BASSO, CRISANTI, D'ELIA, DELRIO, FRANCESCHELLI, GIACOBBE, GIORGIS, MANCA, MALPEZZI, NICITA, IRTO, MARTELLA, ROJC, RANDO, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
la missione 6 del piano nazionale di ripresa e resilienza, con un finanziamento di 15,63 miliardi di euro (più 2,89 miliardi inizialmente previsti dal piano complementare PNC, poi ridimensionati), mira a: rafforzare l’assistenza territoriale con case e ospedali di comunità, l’assistenza domiciliare e le centrali operative territoriali; digitalizzare i dipartimenti di emergenza-urgenza e il fascicolo sanitario elettronico; potenziare i reparti di terapia intensiva, ammodernare le grandi apparecchiature sanitarie; promuovere formazione, ricerca biomedica e il riordino degli IRCCS;
in data 22 maggio 2025 l’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato un focus in cui viene esaminato lo stato di avanzamento della missione, mediante un’analisi che “va oltre la questione del rispetto formale delle scadenze previste per il raggiungimento degli obiettivi concentrandosi, soprattutto, sulla concreta possibilità di successo della sfida di riorganizzare e potenziare il Servizio sanitario nazionale” considerato che “le scadenze concordate a livello europeo della Missione Salute sono state sinora rispettate, ma le prossime tappe saranno le più difficili da completare, in particolare laddove si tratti di chiudere rapidamente i cantieri aperti (l’81,7 per cento dei progetti è in fase esecutiva o conclusiva) e portare a compimento anche i lavori ancora non avviati” e sottolineando come l’attuale situazione richieda “performance decisamente migliori rispetto alla tradizionale lunghezza della durata dei lavori pubblici in Italia” anche dal punto di vista finanziario, dove “la spesa risulta pari a 2,8 miliardi, un importo di poco inferiore a quanto previsto dal cronoprogramma (3,1 miliardi), ma lontano dall’ammontare complessivo delle risorse da utilizzare”;
nel focus viene riportato che “nel presente stadio di realizzazione degli investimenti, si avverte una possibile discrasia tra l’impostazione adottata nella fase di programmazione e l’esecuzione concreta. Nell’ambito della programmazione del PNRR, infatti, le Regioni meridionali sono state sostenute dal vincolo di destinazione di almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili al Mezzogiorno, ma in presenza di una revisione verso il basso dei target relativi agli interventi edilizi, senza indicazione di obiettivi regionali coerenti con la programmazione” aggiungendo che “anche se le scadenze fossero rispettate con la completa adesione ai traguardi europei, potrebbe non essere assicurato il previsto riequilibrio territoriale”. In particolare, in relazione ai principali investimenti edilizi, ovvero “quelli nelle case della comunità (CdC), che hanno goduto di una riserva di risorse elevata al 45 per cento, e negli ospedali di comunità (OdC), il vincolo doveva garantire un riequilibrio con le Regioni con dotazioni infrastrutturali maggiori”. A tal riguardo si specifica che delle 1.038 case di comunità previste (target ridotto da 1.350), 943 cantieri risultano attivati o conclusi, ma solo 38 collaudati, e anche tra gli ospedali di comunità (target rivisto a 307), la situazione riporta di 310 cantieri avviati, ma solo 14 collaudati. In Molise non risulta attivo alcun cantiere per le case di comunità mentre in Sardegna e Calabria i cantieri sono solo una frazione del previsto e la spesa conferma tale situazione dal momento che il Sud ha utilizzato solo il 18,5 per cento delle risorse per le case di comunità e il 19,1 per cento per gli ospedali di comunità. Ancora più preoccupante è il quadro relativo ai servizi dove solo il 3 per cento delle case di comunità offre oggi i servizi obbligatori previsti dal decreto ministeriale n. 77 del 23 maggio 2022 con gravi carenze di personale medico e infermieristico;
tenuto conto che:
il documento dell’Ufficio parlamentare di bilancio riporta come “l’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico è ancora limitato; quanto all’assistenza domiciliare, le Centrali operative territoriali (COT) sono in funzione, le informazioni disponibili sulla platea degli assistiti in assistenza domiciliare integrata risalgono al 2023, quando l’incremento non appariva omogeneo sul territorio, e per la telemedicina, i progetti regionali sono stati approvati e la piattaforma nazionale è attiva, ma l’obiettivo di 300.000 pazienti assistiti entro il 2025 è stato rimodulato a causa dei ritardi”. Relativamente alla digitalizzazione dei dipartimenti di emergenza-urgenza nel paper dell’UPB viene riportato che solo il 21 per cento delle risorse è stato fatturato con forti ritardi in Abruzzo, Umbria e Marche ed anche il fascicolo sanitario elettronico soffre di “limiti strutturali quali problemi di interoperabilità, frammentazione regionale e ritardi nei caricamenti dei documenti”. Riguardo all’intervento relativo ai posti in terapia intensiva e semi-intensiva, vengono poi segnalati sviluppi differenziati tra le Regioni;
l’UPB sottolinea come “il successo della Missione Salute è anche legato alla capacità di popolare di professionisti, appositamente formati, le strutture nuove o potenziate. Attualmente, pochi servizi sono assicurati nelle Case e negli Ospedali di comunità, soprattutto nel Mezzogiorno, e non è chiaro in che misura i nuovi posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva siano dotati di apposito personale aggiuntivo per assistere i pazienti” in ragione anche dei fondi del PNRR che coprono in gran parte investimenti in conto capitale, lasciando aperto il problema della sostenibilità operativa delle nuove strutture essendo difficile reperire infermieri, medici di medicina generale e specialisti;
il 19 maggio la cabina di regia PNRR ha approvato una proposta di revisione tecnica del piano che è stata sottoposta all’esame del Parlamento e in cui la missione salute verrebbe solo marginalmente coinvolta dalle revisioni, che consisterebbero essenzialmente in modifiche definitorie e anticipi di target;
considerato che, come già denunciato dalla CGIL, “dei 19,2 miliardi di fondi disponibili per la Missione Salute M6, ne sono stati spesi appena 3,7, pari al 19%, e solamente il 38% dei progetti risulta completato”. Per quanto riguarda le case di comunità “i ritardi sono particolarmente preoccupanti: sono stati completati solo il 2% dei progetti, mentre per il 30% non sono ancora stati avviati i cantieri, e i finanziamenti spesi sono solo il 12%. Con questo ritmo ci vorranno almeno sette anni per completare tutti i lavori” e analoga preoccupazione viene espressa anche per gli ospedali di comunità dove risulta “completato solo il 3% dei progetti e speso solo l'11% dei fondi”,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di conoscere le motivazioni dei ritardi di attuazione delle misure di cui alla missione 6 del PNRR;
se non intenda assumere iniziative urgenti affinché tutti i progetti previsti siano realizzati entro i tempi stabiliti ovverosia entro il 2026 e con la garanzia di efficacia e efficienza della riorganizzazione e del potenziamento del servizio sanitario nazionale così come previsto;
se non ritenga necessario e urgente disporre iniziative specifiche volte a garantire l’effettiva osservazione della clausola di vincolo di destinazione di almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili al Mezzogiorno e che, come riferito nel documento dell’UPB, in ragione della revisione verso il basso dei target relativi agli interventi edilizi, senza indicazione di obiettivi regionali coerenti con la programmazione, potrebbe non essere più garantita, minando in tale modo il previsto riequilibrio territoriale.