Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 349 del 02/10/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

349a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 2 OTTOBRE 2025

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del presidente LA RUSSA

e del vice presidente CENTINAIO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,03).

Si dia lettura del processo verbale.

MATERA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni (ore 10,07)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-02060 sulla nuova programmazione della Politica agricola comune.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

LA PIETRA, sottosegretario di Stato per l'agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, onorevoli senatori, così come già riferito dal ministro Lollobrigida in occasione del question time in Aula al Senato dello scorso luglio, intendo ribadire che il Governo condivide pienamente le preoccupazioni espresse da più parti circa le ipotesi di riforma della Politica agricola comune post 2027, in particolare quelle relative alla possibile creazione di un fondo unico nazionale nel quale far confluire risorse oggi gestite attraverso strumenti distinti, tra cui il FEAGA (Fondo europeo agricolo di garanzia) e il FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).

Il Governo considera tale ipotesi del tutto inopportuna e ha già intrapreso azioni concrete in ambito europeo per contrastarla. Già nei mesi scorsi l'Italia si è fatta promotrice, prima tra gli Stati membri, di un documento che esprime una ferma opposizione alla proposta inizialmente sottoscritta da 17 Paesi e successivamente anche dalla Spagna. La posizione assunta è chiara e coerente: contraria a un fondo indistinto che snaturi la Politica agricola comune, privandola della sua funzione originaria, e contraria a una governance frammentata su base nazionale, che rischierebbe di generare concorrenza sleale tra gli agricoltori europei.

Sul piano politico, il lavoro svolto dal commissario Fitto è stato determinante per chiarire fin da subito la posizione italiana. Abbiamo chiesto che le risorse destinate all'agricoltura siano massimizzate, anche nell'eventuale nuovo fondo, e che la PAC continui ad avere strumenti dedicati e riconoscibili.

Pur avendo ottenuto rassicurazione su una dotazione minima di circa 300 miliardi di euro per i pagamenti diretti, riteniamo che tale importo sia ancora insufficiente, soprattutto alla luce delle nuove sfide ambientali, sociali e geopolitiche.

Riteniamo che non ci sia una vera sovranità alimentare europea se viene meno una visione comunitaria della politica agricola. Lo smantellamento della PAC, come l'abbiamo conosciuta, significherebbe regredire a logiche intergovernative, in totale contrasto con lo spirito dei trattati.

Per questo, confermo l'impegno del Governo a difendere con forza la struttura attuale della PAC, con un budget agricolo congruo e rafforzato, in grado di sostenere il reddito degli agricoltori e gli investimenti per la transizione ecologica e digitale del settore. Ciò al fine anche di evitare distorsioni del mercato interno e concorrenza tra Stati membri su base nazionale.

In merito al processo partecipativo, il Ministero è già impegnato nel garantire che la futura programmazione della PAC post 2027 sia frutto di un confronto trasparente e strutturato che coinvolga le Regioni, le organizzazioni professionali agricole e della pesca, il mondo accademico e scientifico, nonché i portatori di interesse in una logica di co-programmazione.

Credo inoltre opportuno ricordare che, al fine di offrire risposte concrete, il 24 luglio scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto disegno di legge ColtivaItalia, collegato alla legge di bilancio, che destina all'agricoltura un ulteriore miliardo di euro in aggiunta agli 11 già stanziati per il settore. 300 milioni vanno al Fondo per la sovranità alimentare in aiuto delle filiere in difficoltà. Ricordo anche, negli ultimi giorni, i 2 miliardi del PNRR, che si aggiungono ai contratti di filiera.

Si tratta di una misura per sostenere il settore nel breve termine, mentre continuiamo a lavorare in Europa per correggere quella che riteniamo essere una deriva antieuropea che mette a rischio non solo gli agricoltori italiani, ma l'intera idea di un'Europa solidale e strategicamente autonoma sul piano alimentare.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario.

Credo che il tema sia molto, ma molto importante. Il mio Gruppo (io sono responsabile del dipartimento agricoltura della Lega) ha affrontato questo argomento sul territorio facendo anche capire ai nostri amministratori l'importanza del sostegno all'attività del Governo e del Ministero dell'agricoltura. Riteniamo strategicamente importante non ritornare a una politica agricola comune che non aiuti gli agricoltori e vogliamo veramente che il taglio del 20 per cento (pari a più di 60 miliardi in totale) non venga attuato perché lo riteniamo assolutamente in contrasto con le politiche di sostegno e aiuto a un settore come quello agricolo (per quanto riguarda sia l'agricoltura, che la pesca).

C'è poi un altro tema. A mio avviso, viviamo una situazione paradossale: i conflitti e le guerre a livello mondiale creano instabilità e non mi riferisco solo a quelle di cui parliamo solitamente, in quanto nel mondo sono in corso 56 conflitti. Ricordo poi i dazi, con la politica economica degli Stati Uniti che ha completamente cambiato il panorama mondiale e anche il nostro export.

Sappiamo che l'attivazione dell'accordo con il Mercosur può portare a indebolire il nostro export, soprattutto con riferimento ai princìpi di reciprocità, su cui siamo ferrei. La presidente Meloni, che ringrazio, si era impegnata in quest'Aula per il principio del rispetto degli standard produttivi e di qualità e genuinità dei prodotti che importiamo da questi Paesi.

Ricordo anche l'effetto dei cambiamenti climatici in corso sulle realtà produttive italiane, che hanno bisogno di sostegno. In questi due anni abbiamo investito tantissime risorse in agricoltura a livello italiano e l'Europa non può lasciarci da soli.

Sappiamo che in questo momento la peggior nemica dell'agricoltura europea è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la quale si era impegnata a implementare i fondi prima della sua elezione, salvo poi rimangiarsi tutto. Infatti, il Fondo unico non permetterebbe non solo di incrementare, ma anche di mantenere le risorse. Sappiamo che in questa sorta di fondone unico sono comprese le politiche di coesione sociale, di immigrazione e altro ancora e i nostri agricoltori e pescatori verrebbero fortemente penalizzati.

Perciò, nel ribadire il sostegno all'attività del Ministero dell'agricoltura e del nostro Governo, voglio portare sempre più avanti la voce degli agricoltori. Lei sa bene che noi li abbiamo definiti "custodi dell'ambiente e del territorio", ma non basta, perché abbiamo bisogno di dare loro le risorse. Abbiamo deciso anche di smetterla con quella politica che sovvenzionava chi non lavora e chi non produce. Il grande risultato di aver investito ancora sulle filiere agroalimentari italiane oltre 2 miliardi - è notizia di questi giorni - credo dia valore all'attività di questo Governo e del Ministero.

Sono convinto oggi più che mai che dobbiamo difendere da questa politica europea, perché ci permettiamo di andare in piazza per situazioni che a volte sono ingiustificabili. Sicuramente gli agricoltori meritano che prendiamo una posizione forte e siamo capaci di dire no all'Europa in questo caso, ma soprattutto di sostenere delle risorse aggiuntive, anche perché credo che - l'ho detto nel passaggio precedente - i cambiamenti climatici in corso ci danno una grande responsabilità, sia dal punto di vista della parte assicurativa, ma anche, dall'altra parte, nell'affrontare il tema fondamentale della difesa dell'agricoltura nella parte produttiva.

In Commissione, anche per la prossima settimana - vedo qui il mio presidente De Carlo - faremo una valutazione sull'impostazione della Politica agricola comune europea, ma oggi dobbiamo essere molto chiari e trasparenti. Diciamo no alle scelte dell'Europa e un sì convinto a quello che stanno facendo il Ministero dell'agricoltura e il Governo italiano a difesa degli agricoltori e dei pescatori. Ringrazio pertanto il Sottosegretario. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-02172 sulla tutela e la valorizzazione di Villa Verdi a Villanova D'Arda (Piacenza).

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Signora Presidente, onorevole collega, il quesito posto mi offre l'opportunità di aggiornare quest'Aula in merito alle iniziative che il Ministero ha intrapreso ed intende intraprendere sull'urgente necessità di riapertura al pubblico della Villa di Giuseppe Verdi e di parziale riapertura del sito musicale di Sant'Agata del Comune di Villanova D'Arda, in provincia di Piacenza, oltre che di riscontrare lo stato delle procedure finalizzate all'avvio dei lavori indicati dalla Soprintendenza e la durata degli stessi.

A seguito dello stanziamento approvato con la programmazione triennale dei lavori pubblici per il periodo 2025-2027, lavori di restauro, sistemazioni esterne e adeguamento sede del compendio denominato «Villa Verdi», per un totale di 370.000 euro, la Soprintendenza ha potuto avviare sia i lavori immediatamente urgenti che diverse operazioni volte alla futura valorizzazione e fruizione del bene.

Nello specifico, lo scorso 16 aprile, gli uffici di competenza hanno proceduto all'affidamento del servizio di rilievo laser scanner della villa, che restituirà il rilievo di tutto il parco, compresa la cartellinatura dei fusti arborei, ma soprattutto comprenderà il rilievo immersivo di tutti gli ambienti del museo. Ad oggi sono già conclusi il rilievo laser scanner della villa e il rilievo immersivo di tutti gli ambienti del museo, mentre sono in fase di elaborazione i dati di rilievo del parco. Tale metodologia consentirà un'esplorazione visuale dettagliata che permetterà la percezione e la visione, sia generale che particolare, degli ambienti, compresi tutti gli arredi e gli oggetti in esso contenuti. Si è proceduto anche all'affidamento del servizio di sfalcio delle aree perimetrali alla villa del cortile interno, delle aree afferenti alla ghiacciaia e al lago, garantendo l'accessibilità alle suddette aree.

Lo scorso 26 giugno sono terminati i lavori di manutenzione, in somma urgenza, dei lastrici solari dei due terrazzi posti a serraggio della facciata principale della villa. Attualmente si sta procedendo all'affidamento dei servizi di ingegneria e a tutte le operazioni propedeutiche all'avvio degli interventi di restauro della copertura dell'ala ovest. Il tempo complessivo stimato per i lavori in somma urgenza è di 180 giorni, con fine prevista per il prossimo 25 ottobre.

Parimenti, le stanze principali di Villa Verdi, già precedentemente destinate ad ambienti museali, sono state oggetto di una minuziosa pulizia, svolta lo scorso 10 luglio, al fine di prevenire anche il deterioramento dei beni interni alla villa ed oggetto di tutela. Tale pulizia sarà programmata con cadenza periodica nel corso dell'anno.

Lo scorso agosto, inoltre, al fine della valorizzazione del compendio, il Ministero ha aderito alla proposta del Fondo ambiente italiano (FAI) di apertura della villa in occasione delle Giornate FAI di autunno 2025, sottoscrivendo un accordo con il FAI territoriale Emilia-Romagna. Con particolare riferimento agli ambienti museali, per garantire la conservazione dei beni pertinenziali in essi custoditi, è intenzione di questo Ministero installare un sistema impiantistico temporaneo che possa assicurare il mantenimento delle condizioni termoigrometriche adeguate fino al definitivo restauro dei beni.

Tutte le operazioni di cui sopra sono altresì funzionali alla consegna del bene al circuito museale che l'avrà in gestione, garantendone la fruizione pubblica e l'adeguata valorizzazione quale luogo simbolo della cultura e della storia musicale italiana.

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Sottosegretario, ho atteso con grande apprensione questa risposta, dati i tempi in cui avevo presentato l'interrogazione. Oggi la «Gazzetta di Parma» dà atto delle Giornate FAI per la riapertura temporanea. La mia preoccupazione, oltre al restauro e quindi alla fruizione della villa, è che idea avete di gestione di quel patrimonio. Oltre alla parte di ristrutturazione, di cui mi fa piacere apprendere perché in questi anni la villa - ovviamente non per colpa dello Stato, ma della situazione degli eredi - era stata abbandonata, vorrei far presente che ristrutturarla, riqualificarla ma non inserirla in un percorso ben definito vuol dire che chi dopo di me arriverà in quest'Aula e fra qualche anno parlerà di Villa Verdi la troverà restaurata meglio di oggi, ma di nuovo un involucro vuoto.

Come sa, ogni anno a Parma c'è il Festival Verdi, che va in parallelo rispetto alla programmazione lirico-sinfonica del Teatro Regio; Parma è Verdi, oltre a Maria Luigia, ovviamente. Vivono in quel Comune due figure storiche importanti: una che l'ha resa ciò per cui forse ancora adesso i parmigiani si sentono un granducato, e l'altro l'ha resa la capitale lirica, anche se è una città - non me ne vogliano i miei amici di Parma - piccola rispetto alla Milano che vide Verdi operare più a lungo.

Quella villa, pertanto, non è soltanto il simbolo del fatto che Giuseppe Verdi è nato in quei posti, ma è il simbolo del fatto che lì sono nate le sue prime opere. Quindi, probabilmente, il progetto museale più adeguato sarebbe creare un intero percorso organizzativo che veda anche la collaborazione con il Comune di Milano, per rendere fruibili le bellezze del territorio di Parma anche a chi, nella grande metropoli, non le conosce; un po' come è stato fatto con MITO (Milano-Torino) per la stagione sinfonica. È un'occasione per far conoscere alcune bellezze che, per fortuna, il nostro territorio ha, perché quello che non manca nel nostro Paese sono le piccole nicchie di bellezza. Stiamo parlando di uno dei più grandi compositori italiani, al pari di Giacomo Puccini, che è conosciuto nel mondo e che fa cantare l'italiano agli stranieri. Lo scorso venerdì si è aperta la stagione del Festival Verdi con un bellissimo «Otello» (a mio avviso bellissimo, poi so che ci sono state delle critiche sulla scenografia), con dei cantanti straordinari che venivano dalla Cina e dalla Corea e che cantavano Verdi in italiano.

Dare centralità a un percorso nuovo che non voglia dire solo prendere la villa, ristrutturarla e renderla fruibile alle persone del luogo, servirebbe a creare un circuito virtuoso di conoscenza anche di quelle realtà che vengono conosciute per altri motivi, tipo l'enogastronomia (Parma è famosa anche per questo), e che servirebbero anche a svuotare quelle città in cui invece si parla sempre di overtourism, come Roma, Firenze, Venezia, che forse non ne possono più di tutti quei turisti. Creare un circuito alternativo dove si collabora tra città è forse anche una chiave di lettura diversa per poter ampliare la conoscenza di Villa Verdi.

Per questo motivo, a parte ringraziarla per le tempistiche di riqualificazione, rilevo che la parte programmatica e culturale mi ha lasciato meno soddisfatta rispetto alla parte di ristrutturazione. Affidare tale parte solo al FAI, che fa un lavoro straordinario, perché le Giornate FAI sono un modo per conoscere delle perle di bellezza del nostro Paese, è però un po' limitativo per l'importanza che Villa Verdi ha nella zona di Piacenza e Parma e nella storia della lirica italiana.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01425 sull'attuazione degli interventi sulle strade di competenza statale in provincia di Modena.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

IANNONE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione 3-01425 posta dalla collega senatrice Rando del Partito Democratico, che ringrazio per i quesiti posti e in funzione dei quali rappresenterò quanto segue, anche sulla base degli elementi che sono stati forniti da ANAS.

Innanzitutto occorre precisare che la convenzione tra Regione Emilia-Romagna e ANAS stipulata in data 4 novembre 2021, citata dalla senatrice interrogante, prevede la regolamentazione della mobilità e degli obblighi reciproci e non anche il funzionamento dei lavori per la redazione di numero cinque progetti di fattibilità tecnica ed economica e di un progetto definitivo riferibili ad interventi di interesse regionale.

Per la Provincia di Modena figura la progettazione di fattibilità tecnica ed economica della variante strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero all'abitato di Montale Rangone nel Comune di Castelnuovo Rangone. Con riguardo, quindi, a questo ultimo intervento, si evidenzia che lo stesso è ricompreso nel contratto di programma MIT-ANAS 2021-2025, approvato con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, del 22 ottobre 2024, n. 256, per un importo stimato di circa 88 milioni di euro.

Allo stato attuale, la società ANAS ha redatto il progetto di fattibilità tecnica ed economica, che è stato trasmesso alla Regione Emilia-Romagna nel 2023, in ottemperanza agli impegni convenzionali. Il progetto è stato sottoposto all'iter autorizzativo, conclusosi con il decreto di assoggettabilità alla procedura di VIA del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica dello scorso 16 luglio. È attualmente in corso il suo aggiornamento per l'approvazione in linea tecnica.

Sempre sulla strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero, nella sezione studi e progettazioni del suddetto contratto di programma sono previste le varianti di Pavullo e del tratto tra Madonna del Pratolino e Strettara, in funzione di asse di penetrazione per l'alto Appennino modenese.

Per tali interventi, ANAS ha avviato le attività propedeutiche alla redazione dei progetti di fattibilità tecnico-economica. In particolare, è in fase di completamento il quadro esigenziale ai sensi dell'allegato 1.7 del Codice dei contratti pubblici, che costituisce la prima fase dell'iter progettuale.

In merito agli interventi volti alla razionalizzazione di alcune intersezioni lungo la strada statale 12, si precisa che sono stati formalizzati due distinti atti convenzionali, che specifico di seguito.

Il primo riguarda la riqualificazione, nell'intersezione tra la strada statale n. 12 e la strada provinciale n. 22 di Coscogno, in prossimità del chilometro 142+600, località Sant'Antonio. A tal fine, in data 1° luglio 2024, è stato sottoscritto un accordo integrativo alla convenzione originaria, che coinvolge ANAS, la Provincia di Modena e il Comune di Pavullo nel Frignano. Tale accordo prevede che il Comune si faccia carico del finanziamento, della progettazione e della realizzazione dell'intervento.

Il secondo intervento concerne la realizzazione di una nuova rotatoria in corrispondenza dell'intersezione tra la strada statale n. 12 e la strada provinciale n. 3, al chilometro 144+550. In questo caso, la relativa convenzione è stata sottoscritta in data 25 gennaio 2022 e stabilisce una ripartizione delle competenze e degli oneri tra gli enti coinvolti. Il Comune di Pavullo è incaricato della redazione e della progettazione, la Provincia di Modena contribuisce con un cofinanziamento pari a 70.000 euro, mentre ANAS provvede al funzionamento complessivo e alla realizzazione dell'opera. Attualmente la progettazione esecutiva è in fase di definizione da parte del Comune; si conferma che l'intervento risulta già finanziato.

Per quanto concerne la strada statale n. 568 di Crevalcore, è stato avviato un programma di interventi, tra i quali la manutenzione dei piani viabili, per un investimento di circa 2,3 milioni di euro, i cui lavori sono già stati ultimati. È previsto inoltre un intervento di tombamento, per un importo di 1,5 milioni di euro, del canale consortile Collettore Dogaro, la cui progettazione è in corso di predisposizione, con previsione di avvio dei lavori nel corso del 2026.

Si rappresenta infine che per la manutenzione e l'adeguamento delle strade statali nn. 9 (via Emilia), 12 e 12 dir (dell'Abetone e del Brennero) sono stati dedicati specifici fondi. In particolare nell'ultimo biennio, per la sola tangenziale di Modena, sono state realizzate nuove pavimentazioni, con un investimento di 12,2 milioni di euro; sono stati ultimati i lavori di manutenzione della segnaletica e le opere di consolidamento del solido stradale, per un importo di quasi 1 milione di euro. Sono attualmente in fase di progettazione ulteriori interventi, per un valore complessivo di 4,8 milioni di euro, finalizzati alla riqualificazione e al miglioramento della rete viaria. Le opere previste riguarderanno il recupero e la manutenzione di opere d'arte infrastrutturali, l'installazione e l'adeguamento di barriere di protezione e il rifacimento e la messa a norma della segnaletica orizzontale.

Sulla strada statale n. 9 (via Emilia) sono in corso i lavori di manutenzione straordinaria dal ponte di Sant'Ambrogio, per un importo di 2,4 milioni di euro, mentre sono stati ultimati i lavori di rifacimento della pavimentazione, per 4,2 milioni di euro. Sono altresì in progettazione opere complementari, per circa un milione di euro, e interventi conservativi sulle opere d'arte, per importi pari a circa 3 milioni di euro.

Con riguardo alle strade statali nn. 12 e 12 dir, sono in corso i lavori di manutenzione straordinaria del ponte sul Rio Torto, per una spesa stimata di circa 1 milione di euro, oltre ad un ulteriore intervento sul medesimo ponte, resosi necessario per interventi urgenti per 3 milioni di euro, di cui attualmente è in corso l'ultima fase dei lavori. Nel complesso, sono stati ultimati interventi per 5,37 milioni di euro, per piani viabili, opere complementari e interventi su barriere.

Confermo, senatrice, l'impegno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nella realizzazione degli interventi previsti, in linea con le esigenze espresse dai territori e con l'obiettivo prioritario di migliorare la sicurezza e la funzionalità della rete stradale.

RANDO (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RANDO (PD-IDP). Signora Presidente, ringrazio il sottosegretario Iannone, che, rispetto al momento in cui avevo presentato l'interrogazione, ha dato risposte in merito ad alcuni interventi. Tuttavia, sottosegretario Iannone, non mi ritengo soddisfatta rispetto alla fase in cui si trovano oggi i vari interventi. Lei si è limitato a ripercorrere le linee generali di alcuni programmi di investimento, senza però assumere impegni concreti, senza indicare tempi certi e soprattutto senza dare garanzie effettive al territorio. È un territorio che da anni attende. Io ho accolto la sua dichiarazione sul fatto che c'è un'attenzione per questo territorio, però registriamo ancora una lentezza e tempi non certi, anche nella sua risposta.

Sottosegretario, non basta firmare accordi di programma, come lei stesso ci ha riferito (l'accordo di programma e le convenzioni tra ANAS, Regione ed enti locali), se poi queste opere non vedono la luce e non si vedono realizzate. Gli accordi sulla carta servono a poco, se non si traducono in cantieri aperti, in lavori realizzati, in infrastrutture consegnate ai cittadini e alle cittadine.

La Provincia di Modena, Sottosegretario, è un territorio di grande rilevanza economica e sociale, che contribuisce in modo decisivo alla crescita nazionale. È un'area caratterizzata da un'intensa attività produttiva, da un tessuto manifatturiero avanzato, da flussi economici e commerciali costanti, da imprenditori e imprenditrici che continuano a investire in quel territorio e, al tempo stesso, da comunità locali che devono poter contare su una rete viaria sicura, moderna e compatibile con l'ambiente circostante. Non intervenire oggi, o comunque rallentare o non avere tempi certi, significa compromettere lo sviluppo di domani e, soprattutto, mettere a rischio la sicurezza di migliaia di automobilisti, lavoratori e lavoratrici che ogni giorno percorrono quelle strade.

Nella mia interrogazione ho richiamato uno per uno (lei ha risposto su alcuni interventi o sui relativi aggiornamenti) gli interventi che da anni il territorio chiede con forza che vengano realizzati, alcuni dei quali sono fermi o incompiuti. Questo lei l'ha indicato, ma io vorrei richiamare quelli sui quali lei non ha garantito tempi certi: la tangenziale del centro abitato di Montale, che è attesa da tempo ed è indispensabile per alleggerire il traffico che grava sul centro urbano; la tangenziale di San Prospero, con la conseguente ridefinizione della regolazione del traffico presso un'area importante di un sistema viario importante; la variante del centro abitato di Pavullo nel Frignano, che è fondamentale per mettere in sicurezza il tratto stradale della statale 12, che attraversa in pieno un centro abitato e che registra un volume di traffico pesante sempre crescente; il completamento della tangenziale di Mirandola, che è un importante snodo economico in quel territorio e ha un'attività produttiva vitale; la variante del centro abitato di Lama Mocogno, altro intervento che i cittadini attendono da tempo.

A questo si aggiungono - lei lo ha anche evidenziato - le ulteriori richieste avanzate dagli amministratori: la sistemazione e l'adeguamento della strada statale 568; l'attivazione di un tavolo dedicato alla strada statale 9, la via Emilia, che è un importante collegamento nel tratto Modena-Castelfranco; uno studio di fattibilità per la semplificazione del nodo di interconnessione tra la statale 9 e gli svincoli della tangenziale Modena, uscita 6; la definizione delle opere connesse alla variante di Sorbara.

È un'elencazione, signor Sottosegretario, che faccio proprio perché è importante che non rimangano semplicemente progetti in itinere: noi vogliamo capire quali sono i tempi di realizzazione. Questo è l'elenco puntuale delle opere, delle priorità, delle richieste che provengono da questo territorio. Invece, signor Sottosegretario, nonostante gli accordi sottoscritti, nonostante le risorse teoricamente stanziate, oggi non abbiamo certezze, non abbiamo un cronoprogramma, non abbiamo date e i cantieri a volte sono sospesi. Abbiamo soltanto impegni scritti, rimasti sulla carta.

Questo modo di operare rischia di alimentare sfiducia e rassegnazione nelle comunità locali, che si domandano che senso abbia sottoscrivere protocolli e contratti di programma, se poi non si passa alla fase attuativa.

La politica e le istituzioni devono assumersi la responsabilità di dare risposte concrete e non generiche rassicurazioni.

Signor Presidente, concludo ribadendo che la politica deve tornare a essere credibile. La credibilità si misura nella capacità di dare risposte ai cittadini e alle cittadine e non di rinviare continuamente. La Provincia di Modena non può più aspettare; è tempo che Governo e ANAS passino dalle parole e dai protocolli all'effettiva realizzazione delle opere.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Università Alma Mater Studiorum di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Sospendo quindi i lavori, che riprenderanno alle ore 13 con le comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza.

(La seduta, sospesa alle ore 10,40, è ripresa alle ore 13,04).

Presidenza del presidente LA RUSSA

Comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza e conseguente discussione (ore 13,04)

Approvazione delle proposte di risoluzione nn. 1, 2 e 3

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza».

Ha facoltà di parlare il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza, onorevole Tajani.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, onorevoli senatori, ho accolto positivamente l'invito a riferire in Aula sulla situazione in Medio Oriente. Come in tante altre occasioni, anche oggi considero il confronto parlamentare, soprattutto quando si parla di politica estera, non solo come una risposta positiva alle richieste delle opposizioni, ma anche come un'occasione per fare una riflessione compiuta, pacata e approfondita su un tema, quello della politica estera, che più di ogni altro richiede unità e condivisione. Questo dibattito avviene in un momento particolare, perché mai come oggi si è accesa una luce di speranza in fondo al tunnel, e speriamo che questa luce non si spenga. Purtroppo, però, ancora non dobbiamo farci troppe illusioni, perché c'è ancora molto lavoro da fare.

Questa terribile tragedia che si sta vivendo in Medio Oriente è nata, il 7 ottobre di due anni fa, dall'aggressione terroristica orrenda e vile rivolta contro la parte più pacifica della popolazione civile di Israele, che poi era quella più disposta a dialogare con i gazawi. È un dramma, questo della guerra, che stiamo per celebrare per il secondo anno: un triste anniversario. È un dramma che non soltanto ha generato tanti lutti, ma ha esacerbato paure, rancore e desideri di vendetta. Il percorso per la pace non sarà certamente facile, come dicevo, ma se tutti i protagonisti (Stati Uniti, Israele, Autorità Nazionale Palestinese, Paesi arabi responsabili) avranno la forza e la lungimiranza di percorrerlo fino in fondo, potrebbe essere la svolta per cambiare la storia del Medio Oriente.

L'Italia, come sapete, è impegnata a sostenere il piano dell'amministrazione americana in tutte le sedi internazionali, con i Ministri degli esteri del quartetto (Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Italia) del G7 e dell'Unione europea; lavoriamo in tutte queste sedi perché si approvino, nelle prossime ore, dichiarazioni politiche di sostegno. Lo ripeto: tutti, Israele, Autorità Nazionale Palestinese e Paesi della regione devono avere il coraggio di percorrere questa strada sino in fondo. Non rinuncio a credere in un futuro di coesistenza pacifica nel quale la disponibilità di capitali, tecnologie, risorse umane e grandi spazi possa fare di queste terre, nelle quali è nata la civiltà, una delle avanguardie dello sviluppo mondiale nel XXI secolo. Naturalmente, questo non è il momento di sognare; dobbiamo occuparci di una situazione attuale che è fatta di miseria, dolore, sofferenza e paura.

Per questo, fin dall'inizio l'Italia ha scelto di operare con concretezza, senza proclami, senza provocazioni, senza gesti controproducenti, con due obiettivi chiarissimi: favorire la deescalation mantenendo un dialogo costante e sereno con tutte le parti, anche le più lontane (Applausi), da Israele all'Autorità Nazionale Palestinese, dall'Iran ai Paesi del Golfo e alla Turchia, e contenere, per quanto possibile, le sofferenze della popolazione civile. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: Israele è stata aggredita e ha il pieno diritto di difendersi. Abbiamo chiesto però a Israele di mettere fine alla violazione del diritto internazionale umanitario e di non infierire su una popolazione inerme e incolpevole. Gaza non è Hamas, i palestinesi non sono Hamas; sono le prime vittime di Hamas. Purtroppo, queste nostre richieste sono state disattese. Gli abitanti di Gaza, usati come ostaggi e come scudi umani dai terroristi, hanno subito in modo drammatico gli effetti dell'azione militare di Israele, che è andata ben al di là del diritto all'autodifesa.

Proprio di fronte a questa tragedia, sono orgoglioso di rappresentare nel mondo un Paese che ha fatto per i gazawi più di qualunque altra Nazione europea e che si è posto alla pari solo con qualche grande Stato arabo dell'area. La nostra risposta al dramma di Gaza sono i bambini, ormai quasi duecento, inclusi i quindici di lunedì sera, che possono curarsi negli ospedali italiani; sono le loro famiglie che possono averli vicini; sono le quindici operazioni umanitarie svolte dall'inizio del conflitto.

Ho avuto l'emozione, il privilegio, di accogliere questi bambini al loro arrivo in Italia e ho ancora nel cuore i loro sguardi spaventati, ma grati. Ho visto nei loro occhi un barlume di speranza e un futuro migliore. A questo proposito, voglio ringraziare tutti i parlamentari, compresi i qualificati esponenti dei Gruppi di opposizione che hanno sostenuto questa iniziativa umanitaria, anche segnalandomi alcuni casi molto urgenti, persone gravemente malate che siamo riusciti a portare in Italia e alle quali stiamo garantendo tutta l'assistenza necessaria.

La nostra risposta è anche l'accoglienza di studenti e ricercatori palestinesi. l'Italia è stata la prima, infatti, ad avviare un corridoio riservato agli universitari, con l'obiettivo di formare la futura classe dirigente dello Stato palestinese. Anche in questo caso, ringrazio gli esponenti parlamentari di maggioranza e di opposizione per le loro segnalazioni. Ieri è arrivato il primo gruppo di studenti, accompagnati dal ministro Bernini che li è andati a prendere in Giordania, e ne arriveranno altri 150 nei prossimi giorni. Ringrazio perciò la CRUI, la Protezione civile, l'Unione europea e tutte le istituzioni coinvolte.

Voglio ricordare anche le parole che ha pronunciato ieri un ricercatore palestinese appena atterrato a Roma, che ha ringraziato, dal profondo del cuore, per quello che ha fatto il Governo italiano e quello che sta facendo il Governo italiano per la popolazione civile palestinese. Questo perché? Perché la nostra azione concreta e operativa sono i camion di aiuti che abbiamo regalato alle Nazioni Unite, che solo noi siamo stati capaci di far entrare a Gaza. Dall'inizio della crisi, con il programma Food for Gaza, abbiamo portato nella Striscia quasi 2.400 tonnellate di aiuti umanitari, tutti consegnati alla popolazione civile senza passare attraverso il ricatto di Hamas.

Il nostro lavoro continua ogni giorno. Abbiamo avviato nelle scorse settimane una nuova raccolta di aiuti alimentari da inviare nella Striscia. In pochi giorni abbiamo accumulato già una ventina di tonnellate e per questo desidero ringraziare Coldiretti, Confagricoltura e Confcooperative, che si sono messi a disposizione per contribuire a questa nuova operazione umanitaria.

Tutto questo, però, non sarebbe neanche immaginabile se noi non fossimo credibili, se non fossimo rispettati, se non avessimo un rapporto forte con tutte le parti in causa. I miei contatti, avviati sin dal primo momento, con tutti gli attori chiave nell'area testimoniano un lavoro paziente di tessitura per la pace.

Ho parlato da ultimo ieri con il Ministro degli esteri turco, che ha voluto riconoscere la coerenza del ruolo dell'Italia sulla soluzione "due popoli, due Stati". Abbiamo coordinato la nostra azione e mi ha assicurato che sta premendo su Hamas. Sono convinto, da come mi ha raccontato, che Hamas probabilmente darà una risposta positiva al piano d'azione con alcune richieste di chiarimenti: vedremo.

La crisi umanitaria nella Striscia, lo abbiamo detto più volte, è inaccettabile. Questa carneficina deve finire. Come saremo sempre amici del popolo palestinese, così siamo amici del popolo di Israele. Non permetteremo mai che sia messa in pericolo una grande democrazia; che sia messo in pericolo lo Stato creato dai sopravvissuti di Auschwitz e del ghetto di Varsavia.

Noi condanniamo con forza le parole sconsiderate di alcuni Ministri israeliani. Condanniamo l'atteggiamento aggressivo di alcuni coloni. Siamo fermamente contrari alla creazione di nuovi insediamenti in Cisgiordania, perché confliggono con la prospettiva dei due Stati. Così come condanniamo gli attacchi alle chiese cristiane a Gaza, così come condanniamo gli attacchi ai villaggi cristiani in Cisgiordania. (Applausi). Non perché la vita di un palestinese cristiano abbia più valore della vita di un altro palestinese, ma perché le comunità cristiane in tutto il Medio Oriente rappresentano un elemento di equilibrio, di dialogo e di stabilità. Colpirle, spingerle fuori dal Medio Oriente e quindi anche dalla Cisgiordania significa mettere in difficoltà ogni forma di dialogo. (Applausi).

Siamo favorevoli a sanzioni nei confronti dei coloni più violenti e dei Ministri che hanno usato toni inaccettabili, come dicevo.

Siamo anche pronti a valutare, insieme agli altri Paesi, a cominciare dalla Germania, le nuove proposte di sanzioni commerciali avanzate dalla Commissione europea, nella consapevolezza però che non debbano esserci ricadute negative sulla popolazione civile israeliana, che - come sappiamo - ha carattere multietnico, con importanti componenti arabe e druse.

Noi scommettiamo sulla pace e la pace si raggiunge con il dialogo; lo ha ricordato il presidente del Consiglio Meloni nel suo discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un dialogo paziente per riannodare fili troppe volte strappati; un dialogo che non fa notizia, un dialogo che non emoziona i social, che non riempie le piazze, che non cerca consenso elettorale. Un dialogo al quale, come sempre, vogliamo dare il nostro contributo concreto e operativo. Di questo l'Autorità nazionale palestinese ha dato atto a me e quindi a tutti noi, definendo il ruolo dell'Italia, in questa fase difficilissima, più significativo di molti altri.

Il 7 novembre siamo pronti ad accogliere qui a Roma in visita il presidente Abbas, per proseguire nel dialogo e lavorare insieme per rafforzare l'Autorità nazionale palestinese, con lo sguardo rivolto alla ricostruzione. Siamo anche lieti di aver accolto, poche settimane fa, la nuova ambasciatrice di Ramallah, che ha presentato le lettere credenziali al Quirinale.

Il Governo continuerà a lavorare con pazienza e determinazione per la pace, a Gaza e in tutto il Medio Oriente, e per la costruzione dello Stato palestinese. Noi crediamo da sempre alla soluzione "due popoli, due Stati", quella che le Nazioni Unite avevano indicato nel 1948 e che i leader arabi di allora non vollero accettare. I tempi oggi sono naturalmente diversi: è maturata una nuova consapevolezza e il popolo palestinese è passato attraverso stagioni molto dure, che ne hanno cementato la coscienza nazionale. L'Italia sostiene fermamente il sogno di questo popolo di avere un proprio Stato. Ogni piano di deportazione o di occupazione della Striscia ci ha sempre visto naturalmente e apertamente contrari. (Applausi).

Forse può interessare quello che sto per dire. Il Governo è pronto al riconoscimento dello Stato di Palestina, se saranno soddisfatte alcune precondizioni irrinunciabili: il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la sua esclusione da ruoli politici e di governo. Questo significa che in nessuna forma e in nessun modo Hamas potrà avere un ruolo in quei territori; significa che il terrorismo deve essere bandito per sempre, significa che devono prevalere la ragione, la pace e la libertà. (Applausi).

Il Governo non può che guardare con favore agli sforzi per portare aiuti umanitari a Gaza. La Flotilla era nata con questo obiettivo dichiarato. Per questo mi ero personalmente impegnato in un difficile negoziato con le autorità israeliane e poi con quelle di Cipro, con il supporto del cardinale Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, e del cardinale Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Gli israeliani erano pronti, in un primo momento, a consentire la consegna degli aiuti attraverso i loro porti di Ashkelon e Ashdod e poi, a fronte del rifiuto della Flotilla, attraverso Cipro.

Come sapete ieri sera, quando le imbarcazioni erano ormai prossime alle acque di Gaza, la Flotilla è stata fermata dalle autorità israeliane. Gli abbordaggi sono stati pacifici e senza violenze, preparati da numerose misure di avvicinamento, partendo dalla nave madre Alma. Secondo quanto appreso dalla nostra ambasciata a Tel Aviv, la marina israeliana ha impiegato più di 16 navi nell'operazione, che si concluderà nella giornata di oggi per le precauzioni adottate per evitare incidenti.

Proprio stamane, prima di intervenire alla Camera, ho parlato con il ministro degli esteri di Israele, Gideon Sa'ar, per ribadire la richiesta di un trattamento corretto e non violento nei confronti di tutti i nostri concittadini. Abbiamo anche garantito assistenza consolare a cittadini di altri Paesi.

Le notizie che abbiamo ci dicono che entro il primo pomeriggio dovrebbero essere completate le operazioni di trasferimento dei circa 400 membri della Flotilla al porto di Ashdod. A fine giornata verranno identificati e trasferiti in autobus alla struttura detentiva di Beer Sheva. Domani mattina la nostra ambasciata effettuerà le visite consolari; una squadra di funzionari si recherà a Beer Sheva e ripeteremo la visita domenica mattina.

Alcuni giorni si saltano, compreso oggi, perché sono feste ebraiche.

Le Autorità israeliane sono intenzionate a fare un unico provvedimento giudiziario di espulsione coatta di tutti i membri della Flotilla; li trasferirebbero lunedì 6 e martedì 7 ottobre all'aeroporto Ben Gurion e con voli charter li rimanderebbero in alcune capitali europee. Una dovrebbe essere Londra, perché è la sede dell'organizzazione della Flotilla.

Su mie precise istruzioni, il consolato a Tel Aviv e il consolato generale a Gerusalemme assisteranno tutti gli italiani, sia nel porto sia nelle procedure di rimpatrio. Già da questa notte i due consolati sono in contatto con i legali dei cittadini italiani imbarcati. Secondo le informazioni disponibili, raccolte attraverso l'unità di crisi che sta seguendo passo dopo passo la situazione, tutti i nostri connazionali sono in buone condizioni. Avevo ripetutamente parlato con il ministro Sa'ar, chiedendo di evitare azioni aggressive e di mettere in atto ogni possibile attenzione per salvaguardare l'incolumità dei nostri connazionali. L'ultima volta glielo ho ripetuto stamane.

Sono sollevato dal constatare che le regole di ingaggio siano state rispettate e che fino a questo momento non si registrano atti di violenza o complicazioni nelle operazioni da parte delle forze israeliane.

Sin da prima della partenza della Flotilla abbiamo fatto tutto il possibile per segnalare i pericoli di questa iniziativa. Avevamo anche dato disponibilità, prima della partenza, di consegnare attraverso i nostri canali, cioè attraverso Food for Gaza, tutti i beni raccolti dalla Flotilla. L'altro giorno ne ho parlato a lungo con la portavoce italiana, facendo appello al senso di responsabilità, ricordando i gravi rischi insiti nell'operazione. Tutti i nostri appelli, e le stesse autorevoli parole del Presidente della Repubblica Mattarella, sono stati ignorati. Comunque, continueremo a seguire minuto per minuto, attraverso un'unità di crisi e la nostra ambasciata a Tel Aviv, il prosieguo delle operazioni, fornendo assistenza ai nostri connazionali in vista del loro rientro in Italia. In fase di replica mi riservo di fornire gli ultimi aggiornamenti, se ne arriveranno.

Onorevoli senatori, quando nei giorni scorsi, a New York, in occasione del G7, il Segretario di Stato Rubio ci ha anticipato le linee del piano di pace, l'ho incoraggiato immediatamente ad andare avanti e ho dato ampia disponibilità della diplomazia italiana a collaborare a questa difficile scommessa. A questo proposito, dovete consentirmi una digressione per rivolgere un profondo ringraziamento a tutte le donne e a tutti gli uomini del Ministero degli affari esteri e degli altri apparati dello Stato (Applausi) che in questa difficile condizione stanno operando con professionalità, coraggio personale e discrezione assolutamente ammirevole.

Voglio ringraziare anche le Forze dell'ordine impegnate a garantire il regolare svolgimento delle legittime manifestazioni in questi giorni. Il loro lavoro mi rende orgoglioso di rappresentare la nostra straordinaria Nazione. (Applausi).

Onorevoli senatori, Israele e l'Autorità nazionale palestinese hanno accolto il piano di pace americano. Molti importanti Paesi arabi e musulmani hanno fatto la stessa cosa. Per Gaza si profila un futuro governato da rappresentanti arabi, un graduale ma rapido ritiro delle forze d'Israele, un ambizioso piano di ricostruzione con capitali sauditi, americani e non soltanto.

Tutto ora dipende da Hamas e dalla risposta che darà, che mi auguro possa essere positiva, come mi ha fatto comprendere il Ministro degli esteri turco. La salvezza o la tragedia per la popolazione di Gaza dipendono dalle loro scelte. I primi segnali che arrivano, dicevo, ci lasciano ben sperare.

L'Italia, lo ripeto, è pronta a fare la sua parte; lo ha confermato domenica scorsa il Presidente del Consiglio in un colloquio telefonico con il Presidente degli Stati Uniti. Io stesso l'ho detto più volte anche in quest'Aula. Solo pochi giorni fa l'ho voluto ribadire dal podio dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel corso della Conferenza sulla Palestina.

Onorevoli senatori, come sapete il piano di pace definisce una serie di principi per la risoluzione del conflitto: Hamas deve essere disarmato e non deve avere alcun ruolo nel futuro di Gaza, tutti gli ostaggi devono essere rilasciati, devono cessare i bombardamenti e le operazioni militari israeliane a Gaza, l'accesso agli aiuti umanitari deve essere assolutamente ripristinato. Diamo pieno sostegno al piano arabo per la ricostruzione di Gaza.

Nei miei numerosi incontri a New York ho riscontrato la più ampia condivisione di questi princìpi, che rappresentano l'unica base credibile per arrivare a due Stati in grado di convivere in pace e sicurezza. Sono certo che anche l'opposizione si riconosca e sostenga questi principi e proprio per questo voglio rinnovare un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento: il Paese, l'intero Paese, non può non riconoscersi in questi principi e in questi obiettivi. La politica estera, basata sui valori della società aperta, dei diritti della persona, della pace giusta e dignitosa, del soccorso ai più deboli e della libertà, non può che essere una politica estera condivisa. Un principio che il centro destra guidato da Berlusconi ha affermato e messo in pratica quando si è trovato all'opposizione. Ricordo, fra tutti, il voto a favore della missione UNIFIL nel 2006. Un principio che Giorgia Meloni ha fatto suo negli anni del Governo Draghi.

Uniamo le forze per la pace e per il soccorso a chi soffre. Io credo che il messaggio che è arrivato poco fa dall'Assemblea della Camera sia incoraggiante perché una parte dell'opposizione ha votato un documento comune di sostegno, che invita cioè il Governo a fare di tutto per raggiungere l'obiettivo di trasformare il piano americano in una realtà. Non c'è stato alcun voto contrario, perché un'altra parte dell'opposizione si è astenuta. (Applausi). Mi pare che questo sia un messaggio positivo che diamo a tutti i cittadini italiani e anche al mondo esterno.

Vi è specularmente un altro tema sul quale il Parlamento e il Paese hanno il dovere assoluto di essere uniti: la condanna severa e concreta di ogni forma di antisemitismo, un mostro inquietante che si va riaffacciando nella nostra società. Naturalmente è del tutto legittimo criticare il Governo di Israele, anche noi abbiamo dissentito molte volte; ma chi aggredisce le persone per strada perché indossano abiti ebraici, chi distrugge o compie vilipendio sui luoghi sacri dell'ebraismo, chi irride i morti della Shoah e ne esalta i carnefici, chi chiede la distruzione dello Stato d'Israele "dal fiume al mare" non è un critico del Governo israeliano, è un antisemita che rappresenta un retaggio infame della nostra società. (Applausi).

Purtroppo anche oggi c'è stato un attacco a una sinagoga, a Manchester, dove quattro persone sono state ferite e accoltellate. Sapete che oggi è una festa importante, lo Yom Kippur, in quella sinagoga erano riunite persone e l'attentatore, poi ucciso dalla polizia, ha colpito quattro persone.

Ecco, io credo che sia importante ribadire questa nostra condanna con forza, proprio oggi, mentre Israele, e tutte le comunità ebraiche nel mondo, al netto di Manchester, si fermano per ricordare Yom Kippur, la festività più sacra per l'ebraismo.

La nostra Europa e la nostra Italia non possono essere antisemite perché si fondano sull'incontro delle radici giudaico-cristiane e quelle greco-romane da cui nasce la nostra civiltà, che non deve cancellare - non deve cancellare - il ricordo di un passato fatto di leggi razziali e di atrocità perpetrate contro l'umanità. (Applausi).

Proprio per questo dobbiamo essere uniti nel dire "mai più", ma anche nel fare tutto il necessario perché "mai più" diventi realtà.

Onorevoli senatori, a Israele ripetiamo: basta, fermatevi. A Hamas diciamo: fatevi da parte, rinunciate al vostro sogno criminale, abbiate pietà del popolo che dite di difendere. (Applausi). Diciamolo tutti insieme, senza più dividersi. È quello che chiede e ci chiede la grande maggioranza degli italiani. È quello che un grande Paese ha il dovere di fare e l'Italia è certamente un grande Paese, un grande faro di civiltà, che ha il dovere di difendere, con tutta la sua forza e in tutto il mondo, un valore sacrosanto, quello della pace. Vi ringrazio. (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro.

Purtroppo il bilancio dell'attacco alla sinagoga di Manchester è di tre morti, compreso l'aggressore.

Rivolgiamo ai familiari, a tutti coloro che li conoscevano e alle autorità politiche il nostro cordoglio e la nostra vicinanza.

Eventuali proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.

Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

È iscritta a parlare la senatrice Bilotti. Ne ha facoltà.

BILOTTI (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, ancora oggi ci saremmo aspettati delle indicazioni chiare sul ruolo che il nostro Paese non può più permettersi di eludere. (Applausi).

La Global Sumud Flotilla, che ha visto impegnati anche nostri concittadini, compreso il collega Marco Croatti, ha portato un messaggio chiaro: pane e medicine a un popolo stremato. Un atto semplice, eppure rivoluzionario, che ha subito attacchi in acque internazionali. (Applausi). Non si è trattato soltanto di un rischio per la vita di volontari e parlamentari; è stato un colpo diretto alle regole della comunità internazionale.

Il Governo a parole ha condannato, ha chiesto un cessate il fuoco e ha promesso mediazioni, ma non basta. La verità è che troppo a lungo l'Europa e l'Italia hanno tollerato con silenzio colpevole un assedio che affama, bombarda e cancella un popolo intero. La morte dei bambini non è un danno collaterale, è un crimine; la fame indotta non è una strage militare, non è una strategia, è un crimine di guerra.

La Flotilla lo ricorda al mondo: la sua missione umanitaria è anche un atto politico, e guai a scandalizzarsi su questo. È la politica nel senso più alto: cittadini che non accettano di restare in silenzio davanti all'ingiustizia.

Se la Presidente del Consiglio e la sua maggioranza avessero la decenza di riconoscere la propria complicità con Netanyahu negli ultimi anni, oggi dovrebbero chiedere scusa al Paese, perché la Flotilla esiste per riempire il vuoto lasciato dai Governi incapaci di agire. (Applausi).

Signor Ministro, c'è un punto dirimente. La Flotilla non ha violato il diritto internazionale, lo ha esercitato; lo hanno violato invece gli attacchi alle navi, lo viola il blocco navale che affama Gaza, lo viola la pretesa di considerare israeliane acque che invece sono palestinesi. (Applausi). Lo ha detto la Corte internazionale di giustizia riconosciuta dal nostro Paese. Israele non ha alcun diritto sui territori occupati e gli Stati firmatari dello Statuto di Roma, Italia inclusa, hanno l'obbligo di non riconoscerne la sovranità, anzi devono riconoscere al più presto lo Stato di Palestina, come ci invita a fare anche l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che riunisce 57 Stati partecipanti del Nord America, dell'Europa e dell'Asia, la quale lo scorso luglio ha approvato una risoluzione, a mia prima firma, sulla necessità immediata di riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di tutti gli Stati membri. (Applausi).

Signor Presidente, il diritto internazionale umanitario è chiaro: negare cibo e cure a una popolazione civile è un crimine; un blocco che trasforma ospedali in obitori e scuole in macerie non è difesa, è una barbarie. (Applausi).

Non basta, Ministro, invitare a non forzare il blocco; è il blocco stesso a essere illegittimo. Non basta la retorica della mediazione, se la mediazione diventa un alibi per non fare nulla. L'Italia deve pretendere che gli aiuti arrivino subito e senza condizioni e deve proteggere quegli italiani che oggi hanno rischiato la vita per far rispettare il diritto.

Per questo chiediamo al Governo scelte chiare. Primo, come detto, riconoscere lo Stato di Palestina non più come promessa, ma come un atto politico concreto. Secondo, promuovere sanzioni contro chi viola il diritto internazionale. Terzo, aprire corridoi umanitari permanenti, sicuri e verificabili.

Quarto: sostenere organismi di monitoraggio e responsabilità, perché l'impunità è benzina sulla violenza.

Un'umanità che tace, signor Presidente, è complice. Non basta non essere criminali, bisogna essere giusti. Il diritto non è un optional, la vita non è una merce di scambio. Quando uno Stato viola il diritto internazionale, la decenza non può essere un lusso per chi governa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Speranzon. Ne ha facoltà.

SPERANZON (FdI). Signor Presidente, a me pare che in questi giorni siamo stati anche troppo distratti da quello che succedeva nelle acque internazionali e magari poco attenti a quello che succedeva a Gaza, dal punto di vista mediatico e anche dal punto di vista politico, all'interno di quest'Aula. Siamo stati distratti da quello che succede a Gaza quotidianamente e da quello che sta succedendo nel mondo rispetto alle grandi possibilità che si stanno aprendo per uno spiraglio che porti davvero a una pace duratura nel contesto mediorientale.

Vedo però, Presidente, che c'è sempre un approccio ideologico. Anche nell'intervento della senatrice del MoVimento 5 Stelle, che ho sentito poc'anzi, ho sentito dare un giudizio rispetto alle parole del Ministro pregiudiziale, nel senso che la senatrice stava leggendo un foglio che ha scritto qualche ora fa, non ha ascoltato assolutamente quello che ha detto il Ministro (Applausi) e si è permessa di dire che il Ministro non è stato chiaro nella sua esposizione di fronte al Senato, quando invece il Ministro, collega, è stato chiarissimo (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Vi prego.

SPERANZON (FdI). È stato chiarissimo, perché ha ricordato che il tema vero - come peraltro ha ricordato anche il presidente del Consiglio dei ministri Meloni, oltre al ministro Tajani, che ringrazio - è quel piano di pace in venti punti che è stato proposto dal presidente Trump e che è stato accolto da tutti gli attori principali che operano in quel territorio (Applausi): la Lega araba, l'Egitto, l'Arabia Saudita, il Qatar, la Turchia, l'Unione europea, la Spagna, l'Italia e anche l'Autorità nazionale palestinese. Un piano che va bene ai palestinesi (Applausi), ma che non riesce a mettere d'accordo. Poi il dubbio viene quando dico che c'è un approccio pregiudiziale ideologico, quando ci si accorge che quelli che perseguono la pace sono tutti nel mondo, ma poi ci sono alcuni che vogliono boicottare un percorso di pace e si va a cercare di capire chi sono quelli che non vogliono quel piano di pace e ci sono i nomi e i cognomi di quelli che non lo vogliono e si chiamano Jihad islamica e si chiamano estremisti di destra di Israele e si chiama sinistra italiana (Commenti), allora il dubbio che ci sia qualcuno…(Applausi).

PRESIDENTE. È una valutazione alla quale vi prego di replicare quando toccherà a voi di parlare. Prego, senatore Speranzon.

SPERANZON (FdI). Poiché in quest'Aula troppe volte qualcuno, in modo del tutto irresponsabile, Presidente, dice che questo Governo ha le mani sporche di sangue, che questo Governo ha scelto, attraverso le proprie politiche, di appoggiare niente meno che un genocidio, si usano parole ben più incendiare rispetto a quello che ho detto io, che è la rappresentazione della realtà in questo momento (Applausi). Contro questo piano di pace c'è la Jihad islamica, ci sono gli estremisti di destra di Israele e ci sono le sinistre italiane. (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Bazoli, grazie.

SPERANZON (FdI). È veramente una compagnia teatrale dell'assurdo.

Il piano fissa alcuni princìpi molto chiari che noi abbiamo sempre sostenuto. Partiamo dal punto 1: Gaza sarà una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo, che non costituirà più una minaccia per i suoi vicini. Non è un caso che questo sia il primo punto: se Hamas non viene disarmata e se Gaza non viene sottratta al controllo di questa organizzazione terroristica, che da quasi vent'anni vessa la popolazione della Striscia, non ci può essere un vero futuro per i palestinesi. (Applausi).

Il piano Trump non vuole la fine di Gaza, non vuole l'occupazione di Gaza da parte di Israele, che spesso ha ecceduto nell'uso della forza e che è caduto purtroppo proprio nella trappola di Hamas, che quel 7 ottobre, nel fare scempio…(Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Magni.

SPERANZON (FdI). Nel fare scempio di 1.200 innocenti, nel rapire 250 ostaggi, sperava proprio in una reazione da parte di Israele che fosse sproporzionata, anche se è difficile capire quale può essere la proporzione rispetto all'orrore compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023. (Applausi).

Questo piano vuole essere un punto di partenza, un percorso di rinascita per Gaza, una Gaza palestinese, ma una Gaza libera da Hamas. Lo si dice chiaramente al punto 12 del piano: nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare. (Applausi). Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l'opportunità per costruire una Gaza migliore. Nessuna pulizia etnica, nessun trasferimento forzato, nessuna annessione. Gaza potrà finalmente vedere la fine delle ostilità e la luce alla fine del tunnel. Non è un caso se l'Autorità nazionale palestinese, non la sinistra italiana, ha scelto di sostenere questo piano di pace. L'obiettivo comune a cui tutti dovremmo lavorare è quello di arrivare ad un cessate il fuoco il prima possibile, per tutelare le vite dei gazawi, degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia e di tutte le persone, palestinesi e israeliane, che stanno soffrendo a causa di questa guerra.

Il cessate il fuoco, tuttavia, rischia di essere fragile e soltanto temporaneo se non supportato da un negoziato serio e che preveda dei punti fermi, signor Presidente: no ad Hamas, sì alla Palestina; sì a una nuova Gaza; sì al riconoscimento della Palestina che sia subordinato alla resa di Hamas e alla liberazione degli ostaggi; no al riconoscimento incondizionato della Palestina, che finirebbe per premiare Hamas e incentivare il ricorso al terrorismo come metodo negoziale.

Qualcuno ha portato la solidarietà al sindaco di Reggio Emilia nell'altra Camera, pochi minuti fa. Io non porto la solidarietà al sindaco di Reggio Emilia perché, nel momento in cui Francesca Albanese si è permessa di dire che lo perdona perché si è permesso di auspicare la liberazione degli ostaggi (Applausi), avrebbe dovuto avere un moto di dignità e chiedere a Francesca Albanese di chiedere scusa lei per il fatto che dice che il terrorismo, talvolta, attraverso anche quel metodo, permette di dare visibilità e accendere i riflettori del mondo su temi importanti. Noi non accettiamo che in una democrazia possa insinuarsi il virus di chi crede, attraverso il terrorismo, di parlare di giustizia sociale in Italia e nel mondo.

Grazie al ministro Tajani, grazie al ministro Crosetto, grazie all'opera del Governo italiano che, invece di andare in gita e in crociera per un mese lungo il Mediterraneo, ha scelto di portare aiuti concreti: più di 3.000 tonnellate… (Commenti. Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Magni, non si scaldi.

SPERANZON (FdI). Più di duecento bambini curati nei nostri ospedali. Piani veri, a dimostrazione che c'è chi fa ideologia e chi invece concretamente lavora per la pace nel mondo. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Magni, lei parlerà più tardi. È iscritto a parlare il senatore Magni? No, però è iscritto il suo Gruppo.

È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, voglio in primo luogo ringraziare il Governo nella sua complessità, a partire ovviamente dal ministro degli affari esteri Tajani, per la pazienza, la perseveranza, la costanza con cui sta affrontando un dossier e un tema che purtroppo l'Italia da sola e il nostro Parlamento da solo non sono certamente nella condizione di risolvere, ma possiamo certo dare un contributo.

Parto proprio, ministro Tajani, dalla sua pazienza nei negoziati, negli incontri, nelle mediazioni, perché ho seguito con attenzione i singoli casi. Tutti abbiamo segnalato - lei lo ha detto nel suo intervento - famiglie, casi, disperazioni che da Gaza e da associazioni umanitarie ci sono state sollecitate. Giorni fa vedevo la foto di uno di questi bambini, che anch'io avevo segnalato pervenendomi questa indicazione da una famiglia, e che sta in un ospedale e viene curato. Ho pensato che, certamente, uno, dieci, cento, mille sono nulla rispetto alla tragedia che a Gaza si consuma, però penso che anche una famiglia che si ricompone e un bambino che ritrova il sorriso siano un qualcosa di cui l'Italia debba essere orgogliosa. (Applausi).

Grazie per quello che il Governo sta facendo e ha fatto anche ieri, con il ministro Bernini, con la CRUI, anche in una proiezione di studi e di università.

La democrazia si costruisce nel tempo. Signor Ministro, io ho delle perplessità sulla formula "due popoli, due Stati", e chiarisco subito. Io ho adottato da qualche tempo la formula coniata da un giornalista, David Parenzo, ebreo, che penso molti conoscano. Ha scritto un bel libro, "Lo scandalo Israele", nel quale difende in qualche modo le ragioni di Israele e racconta che in Israele, cari colleghi, ai vertici dell'esercito ci sono donne di religione musulmana, di origine araba, che sono cittadine di Israele e sono ai vertici delle Forze armate. Pensate, al contrario, all'oscurantismo di Hamas e all'intolleranza degli islamisti.

Israele è un Paese di questo tipo e Parenzo, ministro Tajani, ha coniato la formula "due popoli, due democrazie", che secondo me è quella a cui si deve puntare. Non basta uno Stato. Hamas potrebbe dire che è uno Stato, perché lì comanda ed esercita il suo potere con brutalità. Noi abbiamo bisogno di una democrazia. Israele può piacere o no, ma vi si fanno manifestazioni contro Netanyahu davanti a casa sua da mesi. Israele è una democrazia. Chi non è d'accordo con Netanyahu può andare davanti alla sua abitazione, anche in condizioni di sicurezza che dovrebbero essere tali da sconsigliare manifestazioni davanti alla sua casa. Chi vuole votare vota. Lo Stato di Israele esiste da 77 anni. Si è votato innumerevoli volte. Noi auguriamo alla Palestina di costruire una democrazia in cui i palestinesi votano e decidano chi deve governare. (Applausi).

L'ultima volta si sarà votato vent'anni fa in condizioni avventurose. Quindi, come è stato già detto, le prime vittime di Hamas sono i palestinesi, sequestrati, rapiti anche loro come quegli ostaggi.

Io credo, dunque, che abbia ragione David Parenzo. I due popoli esistono nella storia e nei fatti, ma due democrazie forse ancora non ci sono: una c'è, l'altra è da costruire. Questo dovrebbe essere lo sforzo di tutti. Non si minimizza su Hamas. Hamas ha condizionato anche gli aiuti umanitari. Il ministro Tajani ha raccontato che solo l'Italia ha raccolto 2.400 tonnellate di aiuti. Ebbene, molti aiuti non sono stati distribuiti per il boicottaggio di Hamas, per l'infiltrazione di Hamas, anche dentro organizzazioni delle Nazioni Unite. Questo ci dice la storia recente. Studiatela un po' la storia. (Applausi).

Signor Ministro, lei ha detto: scegliamo la pace, vogliamo la pace. Lei sa che lì la tensione esiste da qualche tempo. Non voglio risalire alla fuga di Mosè dall'Egitto, che è un capitolo di questa tragedia, ma guerre ci sono state nel 1948, nel 1956, nel 1967, la guerra dei sei giorni, la guerra del Kippur del 1973. Oggi è il giorno del Kippur, ha fatto bene a ricordarlo, signor Ministro.

Chiedo scusa alle persone di religione ebraica perché facciamo un dibattito in un giorno che la comunità ebraica considera un giorno sacro, ma la vita della nostra democrazia procede. C'erano vicende internazionali, la vicenda della Flotilla. Non abbiamo potuto posporre un dibattito parlamentare, ma rendiamo omaggio alle comunità ebraiche italiane e al giorno del Kippur, anche noi cristiani e cattolici praticanti.

Noi dobbiamo andare avanti su questo piano e ricordare tante cose. Anche oggi sono morti migliaia di palestinesi e la condanna del Governo non è di oggi. Deve cessare la strage inaccettabile su Gaza, però l'antisemitismo cresce e poco fa, a Manchester, vi sono stati altri tre morti.

Io sono solidale con quei professori che a Torino, a Pisa, a Roma, sono stati discriminati solo perché hanno difeso le ragioni di Israele e con quei turisti che sono stati cacciati dai negozi di Venezia. Mi sembrava di ritornare alle atmosfere shakespeariane del Mercante di Venezia e invece siamo ben oltre l'anno 2000. (Applausi).

Bisogna lavorare in questa direzione. Io non voglio fare polemiche, ognuno fa quello che vuole. La Flotilla ha fatto un atto politico. Io non so quanti aiuti ci fossero in quelle barche. Erano molto più ingenti gli aiuti dello Stato. Hanno fatto male a non accogliere l'appello del Governo. Il ministro Tajani in quelle ore era con il presidente Meloni all'ONU, ma parlavano con il cardinale Pizzaballa, con il cardinale Zuppi, con la Chiesa.

Mi rivolgo anche ai colleghi riformisti della sinistra: rifiutare l'appello del presidente della Repubblica Mattarella è stata una scelta irriguardosa e irresponsabile. Lo dico alle componenti riformiste della sinistra. (Applausi).

Ho visto che alla Camera e penso anche al Senato, come le firme delle mozioni dimostrano, vi sia stato un dibattito intorno alle posizioni del Governo ed intorno al piano di pace. Vi è chi condivide alcune speranze. Io non lo so se funzionerà il piano di Trump. Ho citato prima Mosè che scappava dall'Egitto e le guerre combattute. Potremmo parlare di storia. Studiatela un po' la storia.

L'Accordo Sykes-Picot, che disegnò il post Impero ottomano, non ha funzionato molto bene, perché dopo la prima guerra mondiale nacquero degli Stati.

La questione risale ad allora: affrontate la storia e le tragedie della storia con la serietà, la competenza e la cultura che comportano le tragedie della storia. Di questo si tratta, non lo sciopero il venerdì per allungare il ponte del sabato e della domenica. (Applausi). Questo non è un modo serio di affrontare le tragedie. Fatelo il giovedì lo sciopero, non il venerdì. (Applausi).

Le manifestazioni vanno fatte anche per gli ostaggi rapiti, anche per gli ebrei uccisi in Israele il 7 ottobre, anche per mille guerre dimenticate. Manderò a Landini l'elenco delle guerre e dei morti per i quali potrebbe scioperare, perché guerre e morti ci sono in tutto il mondo, tutti i giorni. Landini fa una speculazione politica, questo fa. (Applausi).

Noi ci auguriamo che questo piano, con la dichiarazione di voto su questi temi, che sono nell'attualità, il nostro Gruppo si esprimerà, la senatrice Craxi interverrà su questi e altri punti. È una scommessa, è una sfida. La Lega araba ha condannato Hamas giorni fa all'ONU e ha sposato un tentativo che deve basarsi sulla componente araba. La ricostruzione di Gaza deve vedere il mondo arabo protagonista, non deve essere un'operazione coloniale; deve essere un'operazione difficile, in un territorio che da millenni vede guerre. Il nostro Gruppo ovviamente condivide la speranza di quel piano; vedremo poi cosa accadrà.

Tajani ha avuto molte volte l'umiltà di ricordare che l'Italia è un grande Paese, perché ha una grande storia e grandi tradizioni nel diritto, nella scienza, nella cultura. Ma siamo un Paese di 60 milioni di persone e non è che siamo in grado di cambiare i destini della storia. Dobbiamo contribuire, non ci dobbiamo sottrarre alle nostre responsabilità, ma sono falliti altri negoziati. Io speravo, per esempio sull'Ucraina, che l'incontro tra Trump e Putin avesse effetti diversi da quelli purtroppo fallimentari che ha avuto. E ricordo, a quelli che dicono che parlano con Putin, che Nixon negli anni Settanta parlava con Breznev, che era il capo dell'Unione Sovietica, e che Reagan parlava con Gorbaciov, per favorire il crollo del comunismo. La comunità internazionale deve parlare. Certo non si può parlare con Hamas e con questi tagliagole, lo vogliamo dire con assoluta chiarezza.

Concludendo - qua lampeggiano le luci - pieno sostegno quindi, ministro Tajani, alla sua azione, all'azione del Governo e alle posizioni che il presidente del Consiglio Meloni con lei ha espresso recentemente alle Nazioni Unite. Un'ultima considerazione: le spese per la difesa. Quando discuteremo, colleghi della sinistra (mi rivolgo ai riformisti e alle persone più responsabili), di spese per la difesa, ricordatevi che la Marina italiana è andata a difendere i commerci internazionali a Suez con l'operazione Aspides. (Applausi). Lo ha fatto per difendere il libero commercio minacciato dagli Houti, da Hamas e dagli Hezbollah. E ricordatevi che anche i pacifisti hanno chiamato la Marina e che la Marina militare c'è stata. Grazie anche alle Forze armate e a quei marinai. Chi è pacifista la smetta di ferire poliziotti e carabinieri nelle strade. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marton. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, io utilizzerò un tono un po' diverso dai colleghi che mi hanno preceduto e le porrò solo domande. Il commento me lo terrò alla fine, laddove avrò tempo di esprimerlo.

Signor Ministro, sulla base di quale diritto Israele controlla le acque territoriali e non di fronte a Gaza? Signor Ministro, è legale ed accettabile, da parte sua e del Governo italiano, il blocco navale di Israele in acque internazionali? Signor Ministro, è legali impadronirsi di territori altrui con la forza? Mi riferisco ovviamente ai coloni israeliani e agli insediamenti in Cisgiordania. Le chiedo nuovamente: è legale impadronirsi di territori altrui con la forza? (Applausi).

È legale minacciare e poi sparare contro le basi di una missione internazionale ONU (Unifil, per la precisione), in cui ricordo ci sono anche e soprattutto soldati italiani? È legale effettuare attacchi in altri stati (Qatar, Iran, Siria), a cui non si è dichiarato guerra? È legale usare la fame e la sete contro popolazioni civili?

Signor Ministro, è legale sparare, uccidere, eliminare membri della Croce Rossa impegnati in operazioni di soccorso? (Applausi). Ed è legale bloccare l'accesso di aiuti umanitari in favore della popolazione civile a Gaza? È normale che un esercito regolare di un Paese amico faccia una mattanza di giornalisti e delle loro famiglie, rei solo di voler raccontare al mondo quello che sta succedendo a Gaza? È normale, secondo lei, che persone di un esercito regolare aspettino che i civili si precipitino verso i pochi aiuti umanitari disponibili per poi sterminarli? (Applausi).

Senatore Speranzon, io ho ancora negli occhi, ma credo tutti noi e anche lei, le immagini del 7 ottobre, di quell'attacco terroristico infame, orribile, disumano e di indicibile violenza. Le chiedo, tramite il Presidente, signor Ministro, lei pensa che l'uccisione indiscriminata di 70.000 persone sia una reazione proporzionata o siamo andati ben oltre? Poi le chiedo direttamente, davvero lei, signor Ministro, ha dichiarato che il diritto internazionale vale fino a un certo punto? (Applausi). E dopo quel punto cosa pensa che ci sia, signor Ministro? Crede anche lei, come ha detto qui in Aula il Ministro Nordio, che alla fine prevalga la legge del più forte? È per questo che ci stiamo armando così tanto? Siccome siamo politicamente irrilevanti, conteremo di più se meglio armati, è questo che pensa? È questo che ci sta dicendo, come ha ribadito prima il senatore Gasparri?

Ma è normale che il Primo Ministro di un Paese civile come l'Italia si scagli contro una missione internazionale, pacifica e umanitaria, nata per sopperire proprio all'immobilismo dei Governi europei di fronte a un genocidio? (Applausi).

Signor Ministro, ma cosa ha di così fastidioso per voi una missione di cittadini che ha smosso le coscienze di milioni di persone in tutto il globo, facendoli scendere in piazza? Solamente il ministro Crosetto, a cui va tutto il nostro apprezzamento per l'occasione, a modo suo ha provato a garantire e a difendere persone e princìpi incarnati nella missione della Flotilla.

Le faccio notare, signor Ministro, lo ha detto anche prima lei, che ci sono 22 cittadini italiani, tra cui due rappresentanti istituzionali - parlamentari, per la precisione - illegalmente trattenuti dalle autorità israeliane. Pensa di prendere una posizione ufficiale, oltre a quello che ci ha detto prima in Aula? Cosa deve succedere ancora, signor Ministro, prima di prendere la sacrosanta decisione di interrompere i rapporti commerciali e militari in primis con un Governo i cui membri sono sotto mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità? (Applausi).

Infine, signor Ministro, fino a quando si accetterà tutto questo orrore senza condannare fermamente e pubblicamente un Governo che lei chiama amico? Finalmente ho sentito la parola "basta". Era la chiusura del mio discorso, ma farò anche un commento. Io credo che sia il caso di essere conseguenti in tutti i tavoli internazionali, ma soprattutto nei rapporti bilaterali con azioni concrete. Signor Ministro: blocchi i rapporti commerciali con Israele, blocchi i rapporti commerciali con Israele! (Applausi).

Mi permetta, signor Presidente, di parlare un minuto ancora. Ieri sera io stavo guardando le immagini della Flotilla e guardavo, imbarazzato, i commenti che scorrevano nella chat sulla destra e ho rilevato un clima di violenza e delle parole d'odio da entrambe le parti: "uccideteli", "affondateli", "Israele non ha diritto di vivere". Era questo il tenore della chat. C'era anche qualche "forza Inter" che mostra il livello italiano di fronte a certe manifestazioni d'odio. C'era gente che diceva, come ha ripetuto in quest'Aula il senatore Speranzon che forse ha letto quelle chat: "sono in gita da un mese", "sono in crociera, in vacanza da un mese", "figli di papà".

Allora, prima li avvisate che sono in pericolo di vita e poi dite che sono in crociera. Ma un po' di senso logico nelle vostre parole lo mettete? (Applausi).

Mi permetta una considerazione finale, sempre in risposta al senatore Speranzon che dice che il processo di pace proposto da Trump lo stiano sabotando sempre gli altri.

Io le faccio notare con un tono leggermente diverso dal suo, estremamente violento, senatore Speranzon, che i ministri Smotrich e Ben-Gvi sono stati i primi ad obiettare contro quel piano di pace. E, allora, se dobbiamo dire le cose con onestà intellettuale, i primi che stanno boicottando quell'accordo possibile, ma non sicuro, sono proprio i membri dell'estrema destra del governo di Netanyahu. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE. Vi prego, ha espresso delle opinioni, che possono essere naturalmente confutate quando parleranno altri esponenti di Gruppi diversi.

È iscritto a parlare il senatore Dreosto. Ne ha facoltà.

DREOSTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, oggi, dopo le sue comunicazioni, credo che possiamo dirlo con grande chiarezza, l'Italia può essere davvero orgogliosa della propria posizione in Medio Oriente, una posizione che non si piega a quelli che sono gli estremismi di una certa sinistra, che non si lascia trascinare in facili slogan, ma che invece, con equilibrio, responsabilità e dignità rappresenta un grande Paese in un contesto internazionale.

Vorrei allora ricordare come ormai sia chiaro a tutti - e lo abbiamo anche già detto - che la vicenda della cosiddetta Flotilla non sia stata una missione umanitaria, ma un esercizio di visibilità politica mascherato invece da solidarietà. Navi che hanno trasportato più telecamere che aiuti, più propaganda che soccorsi.

Avere poi rifiutato l'appello del nostro presidente Sergio Mattarella, in un momento così delicato nello scacchiere internazionale, è stato un gesto di irresponsabilità grave ed enorme (Applausi) e solo grazie al lavoro instancabile, come abbiamo già sottolineato, della nostra diplomazia, per fortuna la vicenda, come ci ha confermato, sembra essersi conclusa senza incidenti.

La differenza tra questi influencer con ciò che in effetti fa l'Italia, quella vera e autentica, è davvero abissale. I nostri uomini e le nostre donne in uniforme, senza né clamore né passerelle, garantiscono ogni giorno - lo ripeto, ogni giorno - assistenza concreta ai palestinesi attraverso missioni coordinate, corridoi umanitari, supporto medico e logistico. Laddove la Flotilla inseguiva i riflettori, le Forze armate italiane garantivano fatti e non like su Instagram. (Applausi). Questa è evidentemente la distanza tra l'improvvisazione scenica e la responsabilità nostra e di questo Governo di un grande Paese. Il Governo italiano è impegnato con serietà su quella che rimane - lo sottolineiamo ancora una volta - una prospettiva che la Lega sostiene da sempre, quella più giusta, due popoli, due Stati. Questo percorso però non può essere incondizionato, perché un riconoscimento incondizionato sarebbe un regalo per Hamas. (Applausi).

Per questo, cari colleghi, caro Ministro, va detto con forza, prima di tutto devono essere liberati gli ostaggi e deve essere smantellata la minaccia di Hamas. Proprio sugli ostaggi vorrei rivolgere allora una domanda a quella sinistra massimalista, quella che ha trovato nella signora Francesca Albanese la sua nuova eroina. Ebbene, come detto anche dal collega, davanti a un sindaco del PD - voglio sottolineare che era un sindaco del PD - che la stava premiando, quando quest'ultimo ha avuto l'ardire - pensate un po' - di chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani, è stato persino redarguito dalla signora Albanese con le parole "io la perdono, ma mi prometta di non dirlo più". Perché, onorevoli colleghi? Io mi chiedo perché e vi do anche la risposta; aveva osato ricordare che ci sono ancora dei prigionieri nelle mani di Hamas. Questo è il punto. Siamo davvero arrivati al grottesco; chi osa chiedere la libertà di civili sequestrati viene zittito, mentre chi tiene in catene trova comprensione e giustificazione. (Applausi).

Ritengo che sia un ribaltamento morale intollerabile. La solidarietà agli ostaggi diventa una colpa. L'indulgenza verso i terroristi diventa una virtù.

Il fanatismo ideologico che denunciamo non è pace, non è giustizia, ma è stare - quello sì - dalla parte sbagliata della storia.

Ancora, in questi giorni si discute molto del piano di pace presentato dagli Stati Uniti di Trump che non solo è sostenuto, come è stato ricordato, dall'Occidente, ma è anche approvato e sostenuto da fondamentali attori di quell'area. Voglio ricordare il Qatar, l'Egitto, l'Arabia Saudita, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti. Lo ha rifiutato, pensate, l'Iran.

Allora la domanda è inevitabile. Da che parte sta quella parte di sinistra italiana che è contro questo piano? Da che parte sta? Ce lo volete dire? Dalla parte della pace americana, di quella diplomazia sotterranea che ha proposto un piano per noi concreto, efficace, efficiente o dalla parte di chi vuole continuare la guerra? Da quella parte, com'è stato detto… (Il microfono si disattiva automaticamente). …iraniani, primi alleati di Hamas e di chi vorrebbe cancellare Israele dalla carta geografica?

Visto l'innamoramento di una parte della sinistra italiana per Francesca Albanese, la domanda, che dovrebbe essere retorica, purtroppo si impone. Noi abbiamo scelto invece la parte della pace, della sicurezza e della responsabilità.

Stiamo assistendo - signor Ministro, lo dico anche a lei - in questi giorni a una farsa, quella della CGIL, che ha proclamato scioperi a ripetizione. Questo evidentemente solo per paralizzare l'Italia per meri fini politici. (Applausi). Non è più tollerabile che la vita di lavoratori, famiglie e imprese venga piegata alle bandierine ideologiche di Landini. (Applausi). Il ministro Salvini ha fatto bene a ricordare che non è possibile tenere in ostaggio milioni di italiani.

Chiedo allora con forza una cosa. Ministro Salvini, precetti questa gente e rimetta in moto il nostro Paese. A Landini invece diciamo chiaramente: levati quella kefiah, rimettiti quella sciarpa rossa e pensa di più ai diritti dei lavoratori italiani, invece di firmare contratti a 5 euro l'ora. È una vera vergogna, che rimarrà scritta nella storia di un sindacato che ha tradito la sua missione originaria di difendere i lavoratori piegandoli alla propaganda politica. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Camusso. Ne ha facoltà.

CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, era il 1948 quando fu pubblicata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Forse bisognerebbe domandarci come mai il mondo arriva a definire i principi fondamentali dei diritti umani poco dopo i due grandi conflitti mondiali.

Insieme a tale Dichiarazione, di cui bisognerebbe ricordarsi, rammento che il mondo vive una condizione di relazioni e rapporti grazie al fatto che si è definito un diritto internazionale e si sono definite le regole. Il diritto internazionale non cessa di fronte alle guerre, ma anzi interviene esattamente anche per determinare i confini dei comportamenti in occasione dei conflitti.

Esiste poi un'altra fondamentale cosa, che si chiama Stato di diritto, su cui, per esempio, si reggono l'Unione europea e il rapporto, i giudizi e i comportamenti che danno alle grandi democrazie la loro ragion d'essere.

Questi tre elementi sono inscindibili, sono l'innegabile struttura su cui si disegna la democrazia, la convivenza, quella che in qualche occasione abbiamo chiamato la civiltà, ma che soprattutto permette di dire che possiamo ragionare della libertà di donne e uomini in tutto il mondo e nel mondo.

La politica - nessuna politica - può ignorare questi principi fondamentali. Questa politica, che si basa su tali fondamentali elementi, dovrebbe farsi una prima domanda: regge la Dichiarazione universale dei diritti umani, regge il diritto internazionale, regge lo Stato di diritto se ci sono dei doppi standard, se in qualche caso si usano quelle regole e in qualche altro invece si ignorano? Regge la costruzione, a cui noi siamo tutti molto affezionati, delle relazioni della diplomazia, se poi lo standard minimo dei diritti umani non è la ragione intorno alla quale si costruiscono le relazioni e anche la diplomazia? (Applausi).

Oppure pensiamo che sia possibile che in qualche caso valga e in qualche altro no? Che in qualche caso ci sentiamo in diritto di giudicare e di condannare e quindi di sanzionare gli atti e in qualche altro caso ci giriamo dall'altra parte e facciamo finta di non vedere?

Le piazze di questi giorni ci stanno dicendo esattamente questo: i cittadini e le cittadine italiani e di tanti altri Paesi (perché le manifestazioni ieri non sono state solo nelle nostre città, ma sono stati in quasi tutti i Paesi europei e non solo) ci dicono che loro si sentono impegnati, ognuno e ognuna, a garantire innanzitutto l'autodeterminazione e la salvezza dei popoli. L'autodeterminazione è autodeterminazione dei popoli, ma vuol dire anche libertà dei singoli e delle singole. È un vissuto, per fortuna, ed è il frutto di tanti anni di democrazia che mette le persone nella condizione di mettere a disposizione i propri corpi, i propri pensieri, le proprie azioni e le proprie risorse, perché vinca l'idea che i diritti umani vengono prima di tutti gli altri.

Allora, quando parlate dei turisti, delle crociere e così via, provate a domandarvi se voi avreste il coraggio di mettere il vostro corpo, la vostra mente, i vostri affetti, per andare a portare degli aiuti a un altro Paese (Applausi). Se avreste il coraggio e la disponibilità di pensare che prima dei vostri interessi personali c'è la vita di un popolo che abbiamo ignorato per troppo tempo.

E allora quelle persone sono nelle piazze perché si è superata una barriera, una barriera che molti di noi hanno pensato che sarebbe stata invalicabile, quella di vedere dagli schermi televisivi quotidiani lo sterminio di un popolo, di vedere come si affamano in diretta i bambini, come si toglie l'acqua, come si toglie la possibilità di vivere. Eppure, i diritti umani dicono esattamente che il diritto fondamentale è il diritto all'acqua, il diritto al cibo, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione e anche il diritto all'informazione.

Dobbiamo avere il coraggio di dirci che se ci sono molti che dicono che non va bene è perché si rendono conto che il faro della politica europea e del nostro Governo non è stato quello di dire che non si poteva andare avanti così. Non è sufficiente dire basta oggi, dopo due anni di stermini. Non basta dire basta, perché lo puoi dire al primo giro, ma quando le cose si ripetono bisogna decidere i comportamenti, le sanzioni e le scelte che si fanno. Bisogna rendere evidente che per il nostro Paese, come per l'Europa, non ci sono doppi standard.

Ho sentito in quest'Aula, nei commenti dei giorni precedenti, uno stupore, poi anche un po' di rabbia, sul fatto che nel nostro Paese si sia deciso, da parte di una parte delle organizzazioni sindacali, di proclamare lo sciopero generale. Ho sentito un bisogno di giudicare e attribuirgli un significato, devo dire, anche con qualche megalomania, perché si ci si immagina che tutti abbiano come unico problema quello di parlar male o colpire la Presidente del Consiglio. Forse le persone alzano anche lo sguardo, lo alzano fuori dai confini del nostro Paese e guardano ciò che succede.

Non mi sfugge, a proposito di chi accusa l'opposizione di ideologia, che ideologicamente reagite attaccando il diritto allo sciopero. Ne approfittate in realtà per mettere in discussione uno dei diritti sacrosanti di lavoratori e lavoratrici. Forse, invece, dovreste guardare un attimo alla storia del movimento dei lavoratori, a come si sono realizzate le grandi conquiste, quelle che date per scontato, che non sono mai state conquistate in modo estraneo alla solidarietà e alla fratellanza. In tante occasioni, anche solo il contrastare la solitudine di chi magari sta lottando per un diritto, come in questo caso in Palestina, sta lottando per sopravvivere, la dimostrazione di averlo visto, il dichiarare di aver visto che tutto ciò esiste, è uno straordinario atto umanitario e di sostegno. (Applausi). Non è un caso che i sindacati palestinesi abbiano salutato con grande favore il fatto che lavoratori di altri Paesi siano in sciopero per loro e a loro sostegno.

Credo che voi continuiate a voler sottovalutare, perché non risponde ai vostri canoni, lo sguardo che è stato alzato da tante persone, e avete il problema di ridargli una misura, che è quella che ignora che i lavoratori e le lavoratrici, gli studenti, tutti quelli che hanno scelto di dire che cosa pensavano e che cosa avrebbero voluto hanno in mente che, quando viene meno l'emancipazione di un popolo e la loro condizione, questo rappresenta un danno anche per tutti gli altri, perché quando la storia arretra, invece di avanzare, non c'è nessuno che se la possa cavare. (Applausi).

Credo che dobbiamo superare la logica per cui ci sentiamo così centrali. Signor Ministro, sono assolutamente orgogliosa che il mio Paese, il nostro Paese, abbia accolto i bambini palestinesi che dovevano essere curati; sono anche orgogliosa che abbiamo ancora una sanità che permetta di curarli; sono assolutamente orgogliosa che le università italiane intendano accogliere studenti palestinesi. Ma sono molto triste del fatto che ci siano stati anche tanti e troppi silenzi, e che si sia deciso di non prendere le sanzioni, si sia deciso di assentarsi quando c'era la discussione nella Commissione europea su questo. Sono molto preoccupata che voi pensiate che il riconoscimento dello Stato di Palestina possa essere condizionato. Il riconoscimento dello Stato di Palestina è l'atto che dice: vi vediamo, siete un popolo, siete un territorio, avete diritto di esserci. Poi c'è l'autodeterminazione, il che non vuol dire ovviamente che non si possa lavorare e impegnare la diplomazia facendo tutto ciò che è possibile affinché quel popolo sia effettivamente libero, affinché non ci siano terroristi e perché ci siano tutte le condizioni; ma per farlo, per aiutare questo processo, innanzitutto servirebbero corridoi stabili che portino cibo e aiuti.

Quello per cui non approviamo fino in fondo è questo: non è che non vediamo la luce; noi siamo assolutamente convinti che la priorità per il mondo è il cessate il fuoco, che si fermino le armi e si possa aiutare quella popolazione. Il piano degli Stati Uniti ha molte contraddizioni, la prima delle quali è di non ricordarsi che esiste anche la Cisgiordania, ma è sicuramente il fatto concreto che è emerso e intorno al quale bisogna lavorare. Esattamente per questo, il contributo che il nostro Paese deve dare non è essere critici, ma è dire che quel piano avrà possibilità di esserci se superiamo l'asimmetria dei comportamenti, se non abbiamo doppi… (Il microfono si disattiva automaticamente). …Palestina. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Terzi di Sant'Agata. Ne ha facoltà.

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, vorrei rivolgere un ringraziamento sentito al vice presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri Tajani per la relazione estremamente puntuale e di grande attualità e interesse per quello che è avvenuto come azione di Governo, come azione quotidiana di sostegno agli italiani, in qualsiasi parte, condizione e da qualsiasi motivazione politica vengono mossi, e soprattutto per quella barra dritta nell'interesse di una politica estera italiana ed europea di pace e sicurezza in Palestina, a Gaza e in tutto il Medio Oriente, sulla base del principio di "due popoli, due Nazioni", "due popoli per due Stati" che vivano riconosciuti reciprocamente in condizioni di sicurezza e di benessere.

Nelle ultime settimane, signor Presidente, abbiamo assistito a una vera e propria gara, direi più una ridda di dichiarazioni, per risolvere il problema di Gaza, del Medio Oriente, della pace e della sicurezza in quell'area travagliata dove è partito un enorme attacco genocidario contro Israele il 7 ottobre di due anni fa e dove le conseguenze le stanno pagando la popolazione palestinese, i bambini di Gaza, gli scudi umani che Hamas continua a frapporre nei confronti delle forze di sicurezza israeliane che, per la verità, pure condanniamo se effettuano degli attacchi sproporzionati alle esigenze strette di difesa del territorio e di autotutela dello Stato.

Noi però stiamo andando a ruota libera quando vediamo che nel nome di Gaza si sfascia la stazione di Milano, che si occupano le facoltà e le scuole italiane, che qualcuno proprio ieri sera in piazza per una presunta pace ha tuonato "Meloni stiamo arrivando", è ha imbrattato i muri con minacce e insulti contro il Governo e contro le Forze dell'ordine per le quali non ci stancheremo mai di continuare a esprimere tutta la nostra ammirazione, il sostegno e il contributo per lo splendido lavoro che fanno. (Applausi).

Ho sentito prima alcune affermazioni degli stimatissimi colleghi dell'opposizione che hanno detto che il piano di pace, il piano Trump, non prevede la Cisgiordania. Forse bisognerebbe rivedere bene gli ultimi articoli, su cui poi tornerò sopra, e gli ultimi due punti, che parlano appunto di un processo molto preciso, riguardante l'intera entità del popolo palestinese per una prospettiva di pace per l'intera nazione palestinese.

Poi forse non ho capito bene quando, da parte dello stimato senatore Marton, si chiedeva se sia legale che Israele protegga anche le proprie acque territoriali, oltre che il proprio territorio, da attacchi terroristici. Ricordiamo che, in passato, le flottiglie hanno portato armi, come la Marmara o la Katrina 2. Quindi, non è così da escludere che vi sia una necessità di tutela da parte dello Stato di Israele. Non sono in grado di giudicare qui, ma ci sono questi fatti.

Mi interrogo, poi, sulla legalità di partecipare ad una Flotilla nella quale ci sono diverse persone che godono di sostegni finanziari di Hamas, pienamente accertati. È legale questo? Partecipare ad una flottiglia con finanziamenti di Hamas? Ho molti dubbi. (Applausi).

Lo ha già detto il senatore Speranzon: si fischia un sindaco del Partito Democratico perché pone, come passaggio fondamentale per la pace, il rilascio dei civili israeliani da ormai due anni ostaggio di Hamas. Si applaude, invece, all'elogio dei terroristi che fa una rappresentante dell'ONU, un alto funzionario, che da tempo usa impropriamente il suo ruolo per fare politica. Cito la dottoressa Albanese quando dice: Hamas, vanno capiti. Sono un partito politico. Solo episodicamente possono avere delle armi per tutela, ma devono essere capiti. Stanno portando una rivoluzione globale di natura politica. Ecco, questo è un alto funzionario dell'ONU.

Ancora, si proclamano scioperi per bloccare il Paese. La maschera, colleghi, è stato ormai gettata, come hanno detto anche altri da questa parte dell'Aula. Siamo dinanzi a gravi e pericolosissime strumentalizzazioni. Non si costruisce alcuna pace cercando l'escalation o in modo irresponsabile, rifiutando persino gli appelli del Presidente della Repubblica, respinti dagli equipaggi della Global Sumud Flotilla, tutto alla luce del sole.

L'unico scopo di quell'operazione è stato di alzare la tensione, non certo di consegnare aiuti umanitari, che potevano essere consegnati, ma non lo si è fatto. Come ha sottolineato il presidente Meloni all'ONU, la pace non si costruisce con proclami ideologici. Non esiste una pace in astratto. Non è credibile il riconoscimento di uno Stato senza che ve ne siano i presupposti. Sarebbe fomentare aspettative, quando gli stessi palestinesi hanno bisogno di altro: di atti concreti, di sicurezza, di cibo, di acqua di corrente elettrica e di aiuti umanitari che non vengano rubati sistematicamente da Hamas.

Oggi c'è una vera opportunità storica per il futuro dei palestinesi di Gaza e questa opportunità è il piano proposto dal presidente Trump. Una proposta che, oltre ad essere condivisa da Israele, è anche accettata da molti Paesi arabi, da altri a forte componente islamica e dalla stessa Autorità nazionale palestinese.

L'Italia, come ha affermato anche il ministro Tajani, è pronta a fare la sua parte. Lo ha detto anche il Presidente del Consiglio. Questa mattina, signor Presidente, in una audizione in Senato che ho avuto l'onore di presiedere insieme alla presidente Craxi, il Ministro per gli affari europei tedesco ha detto una cosa estremamente importante. Il riconoscimento di uno Stato palestinese, come di ogni altro nuovo Stato, è un punto di arrivo e non di partenza dell'iter costitutivo.

Il piano americano è perfettamente coerente con gli accordi di Oslo del 1993, con la roadmap del 2003 e quindi con il diritto internazionale vigente. Il principio dei due Stati si può affermare solo con l'accordo tra israeliani e palestinesi. È questo l'unico percorso possibile, realistico, basato sul diritto. Così si delineano i caratteri realmente costitutivi, anziché puramente declaratori.

Io credo di poter esprimere convintamente che la risoluzione che oggi approviamo vuol dire esattamente questo nel riferimento agli articoli 19 e 20 del piano Trump, che comprende il percorso di Oslo affinché i due Stati, Israele e entità palestinese, si concordano e si uniscano in un trattato che riconosca rispettivamente i loro diritti e la loro sovranità. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Saluto al figlio del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi

PRESIDENTE. Come mi ha segnalato il presidente Casini, voglio segnalare a mia volta che è presente in tribuna Kim Aris, birmano, figlio di Aung San Suu Kyi, al quale rivolgiamo il saluto dell'Assemblea del Senato, unendoci a tutte le sedi multilaterali che chiedono la liberazione di Aung San Suu Kyi. (Applausi).

Ripresa della discussione sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale (ore 14,25)

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1, dai senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore e Calenda, n. 2, dai senatori Barcaiuolo, Craxi, Pucciarelli e Petrenga, n. 3, dal senatore Renzi e da altri senatori, e n. 4, dai senatori Boccia, Patuanelli e De Cristofaro. I testi sono in distribuzione.

Ha facoltà di intervenire il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, voglio iniziare la replica dandovi gli ultimi aggiornamenti sulla situazione della Flotilla. Le autorità israeliane hanno confermato poco fa la conclusione dell'operazione della marina israeliana di fermo della Flotilla in mare. È in corso di trasferimento dei suoi membri al porto di Ashdod, in vista delle successive procedure di espulsione. Come previsto, sta salendo il numero degli italiani fermati, che sono ora 40. Il quadro sarà definitivo al termine di tutte le procedure di identificazione.

Come ho fatto alla Camera, vorrei aggiornarvi in particolare sulla situazione dei quattro parlamentari italiani. La nave Karma dell'ONG Arci, con a bordo, tra gli altri, il deputato Scotto e l'europarlamentare Corrado, entrambi del Partito Democratico, staccata dalla Flotilla, è in arrivo al porto di Ashdod. L'ambasciata sta lavorando per fargli avere ulteriore autorizzazione a sbarcare gli aiuti alimentari e a ripartire, con i due parlamentari, per Cipro o la Grecia. L'europarlamentare Scuderi di AVS e il senatore Croatti del MoVimento 5 Stelle, sulla barca Morgana, sono invece stati tra i primi ad essere trasferiti ad Ashdod.

Voglio rispondere all'onorevole Marton a proposito di quanto detto ieri sera, perché gli ho detto che non era quello il momento di fare un dibattito giuridico sulla questione se Israele avesse o no diritto a fare l'intervento, perché la situazione era particolarmente complicata. Sennò facciamo come a Bisanzio, mentre si parlava e si faceva il dibattito giuridico, perché la domanda mi era stata posta. C'era il direttore del "Corriere della Sera" Polito e io ho detto che ci sono due posizioni diverse: una sostiene che c'è la legittimità del blocco navale israeliano e un'altra sostiene di no. Chi ha un minimo di conoscenza del diritto sa che ci sono sempre posizioni diverse quando ci sono dei dibattiti giuridici. Poi uno può sostenere una tesi oppure l'altra, legittimamente entrambe. Il presupposto è il riconoscimento o meno dell'esistenza di stato di belligeranza. Ci sono due orientamenti diversi. Uno è l'orientamento prevalente, che riconosce il blocco navale come legittima misura di sicurezza, partendo dal presupposto dell'esistenza di uno stato di belligeranza tra Israele e Hamas. Il blocco è stato quindi ritenuto necessario per la sicurezza di Israele. La violazione di un blocco legittimamente costituito sarebbe pertanto, da parte di attivisti, un'azione illegittima sotto il profilo giuridico internazionale, che consentirebbe ad Israele di adottare legittimamente le misure necessarie a prevenire ed impedire la violazione stessa.

La tesi contraria, ossia della illegittimità del blocco navale, è sostenuta da una parte minoritaria della dottrina e parte dall'assunto della mancanza di un conflitto armato tra due Stati belligeranti, essendo Israele in guerra con Hamas e non con un'altra entità statuale. Secondo tale tesi, il blocco navale israeliano sarebbe dunque illegittimo, perché violerebbe il principio della libertà di navigazione nelle acque internazionali. Possiamo discutere per ore sul dibattito giuridico, però ieri sera non era il caso di perdere tempo, anche perché, come Ministro, dovevo intervenire (come ho fatto e come ho rifatto stamane) per garantire un trattamento non violento nei confronti di tutti, compresi i cittadini italiani. E mi sono anche preoccupato di sottolineare la presenza dei nostri parlamentari. Questo atteggiamento negativo nei confronti dei cittadini italiani, ma anche degli altri, non c'è stato e, come avete sentito, i due parlamentari italiani con la barca sulla quale erano imbarcati, sono arrivati nel porto di Ashdod. Il materiale umanitario verrà consegnato grazie all'azione della nostra ambasciata e i due avranno poi lo stesso trattamento di tutti gli altri. Noi stiamo seguendo la vicenda, sapendo bene che ci sono due feste ebraiche e che ci saranno dei rallentamenti. Però sono tutti seguiti dalle nostre ambasciate e dal nostro consolato che sono stati allertati dal momento della partenza delle navi della Flotilla. Questo per quanto riguarda quello che ho detto.

Per quanto riguarda i coloni, noi abbiamo già inflitto delle sanzioni a livello europeo (e abbiamo votato a favore) ai coloni israeliani. Abbiamo detto più volte - anche il Presidente del Consiglio l'ha detto parlando all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la settimana scorsa - che siamo favorevoli a infliggere sanzioni ai coloni violenti ed ai Ministri israeliani che hanno sostenuto le posizioni dei coloni. Ho detto anche, nel mio intervento, che ero contrario a tutti gli attacchi nella Cisgiordania, compresi quelli contro la comunità cristiana, mi sono soffermato su quello spiegandone in maniera articolata il motivo, ma abbiamo sempre espresso parere negativo su tutti gli insediamenti in Cisgiordania. Il Governo è sempre stato contro; non abbiamo mai avuto una posizione di dubbio su questo. Abbiamo detto che per quanto riguarda le sanzioni di tipo economico, quando verranno proposte al Consiglio europeo, siamo pronti ad esaminarle insieme agli altri Paesi, per valutarne l'efficacia e soprattutto per impedire che queste sanzioni possano colpire anche parte della popolazione che non ha nulla a che fare con Netanyahu. Penso alla popolazione araba e alla popolazione drusa. Quindi non c'è stata alcuna marcia indietro da questo punto di vista.

Noi continueremo a sostenere i corridoi umanitari, perché credo che l'Italia, da questo punto di vista, abbia fatto di tutto. Poi si possono esprimere giudizi su altre cose, ma dal punto di vista della politica umanitaria non siamo riusciti a far arrivare 2.400 tonnellate di beni alimentari perché siamo simpatici o perché c'era qualche ONG che ci aiutava. Sono arrivate perché abbiamo fatto una lunga trattativa fin dall'inizio per il progetto Food for Gaza, che è l'unico che sta passando. Abbiamo lavorato insieme all'Autorità nazionale palestinese, ad Israele e alle Nazioni Unite, nella fattispecie il World Food Program, perché con altre organizzazioni Israele non ci avrebbe fatto passare. Il nostro obiettivo era quello di arrivare ad aiutare la popolazione palestinese. Abbiamo regalato addirittura i TIR fabbricati in Italia al World Food Program, TIR particolarmente attrezzati con tutte le misure di sicurezza, perché potesse distribuire gli aiuti, cosa che sta facendo e che ha fatto, all'interno della Striscia di Gaza. Quindi, anche quando passavano soltanto i convogli dei contractor, e quindi delle società americane, noi passavamo con i convogli del World Food Program. Siamo stati l'unico Paese a farlo.

Per quanto riguarda i corridoi umanitari, siamo ai primi posti. Qualsiasi organizzazione umanitaria lo sa. Ieri ho incontrato in Toscana i rappresentanti di Rondine, un'organizzazione che conoscete, insieme al Presidente Mattarella, per accogliere i ragazzi che noi abbiamo fatto arrivare. Quello è un corridoio umanitario, direi anche un corridoio universitario, chiamiamolo così, perché stiamo aiutando non soltanto i feriti, ma anche le persone che possono avere una formazione nel nostro Paese e quindi diventare la futura classe dirigente palestinese.

Aggiungo che tutto questo è frutto di una trattativa lunghissima, perché per ogni palestinese che esce da Gaza serve l'autorizzazione dell'esercito israeliano, del Mossad, dello Shin Bet, del Governo israeliano, dell'OMS e dei palestinesi. Sono sei autorizzazioni per ognuno. Quindi è capitato che talvolta dicesse di no l'una o l'altra delle organizzazioni suddette.

È capitato perché magari avevamo imbarcato o stavano imbarcando qualcuno che, secondo l'autorità palestinese e i palestinesi che si trovano nella Striscia, non era una priorità tra le persone inserite. Si sta facendo una fatica enorme. Noi stiamo andando avanti. Ieri il ministro Bernini è andata ad Amman. Ricordo poi che è necessaria l'autorizzazione dell'Egitto o della Giordania se escono attraverso quel Paese. Quindi se partono direttamente da Israele, basta avere una di quelle di prima, se invece partono da Amman o dall'Egitto serve un'ulteriore autorizzazione di quel Paese. Adesso ne stanno per partire 117. Ieri è andata il ministro Bernini in persona a prenderli ad Amman, proprio per garantire che non ci fossero problemi. Ne porteremo altri 117. Stiamo lavorando insieme alla Protezione civile, all'Unione europea, alla CRUI e alle università per formare altri ragazzi che usciranno da Gaza e verranno in Italia. Siamo ottimisti e speriamo di poterli portare nelle prossime settimane. Questo continua costantemente. Io ho ringraziato pubblicamente tutti i parlamentari di centrodestra e centrosinistra che mi hanno dato le segnalazioni, perché nessuna o quasi nessuna è andata inevasa. Tutti i nostri ospedali sono a disposizione. Abbiamo addirittura organizzato una missione, già tempo fa, con il ministro Bernini, i medici degli ospedali, del Policlinico e del Regina Margherita di Torino, mettendoci a disposizione del Ministero della sanità e dell'Autorità nazionale palestinese per andare a operare in loco.

Abbiamo addirittura proposto di offrire, attraverso l'Istituto Rizzoli di Bologna, protesi per i bambini e per le persone che avevano avuto amputazioni a causa della guerra. Non siamo riusciti perché c'è stato un blocco perché le protesi possono essere considerate e utilizzate per altri motivi. Vi ho detto prima nel corso del mio intervento che stiamo raccogliendo altre decine e decine di tonnellate di beni alimentari da consegnare alla popolazione civile.

Tutto quello che parte dal Governo arriva alla popolazione civile. È il progetto, non è che mandiamo i camion lì, si sa qual è il percorso. È tutto preparato già in anticipo con l'Autorità nazionale palestinese, il Governo di Israele e con World Food Program, che è l'Organizzazione delle Nazioni Unite legata alla FAO, che ha il gradimento sia dei palestinesi che degli israeliani. Quindi, mentre l'UNRWA non ce l'ha da parte israeliana, questi invece ce l'hanno. È importante che arrivi l'alimentazione. Queste sono le fotografie e sono a disposizione di tutti.

Volevo rispondere all'onorevole Camusso; noi non abbiamo mai detto che siamo contro il diritto di sciopero, nessuno vuole minare il diritto di sciopero. È scritto nella Costituzione; lo sciopero è legittimo e sacrosanto, nessuno si può permettere di impedire ai lavoratori di scioperare. È legittimo scioperare ed è legittimo da parte di qualcuno anche criticare uno sciopero. Non è che perché uno fa lo sciopero che questo non può essere politicamente criticato. Tant'è che il prossimo sciopero previsto è organizzato da due organizzazioni sindacali e non tutto il mondo sindacale. È legittimo avere sensazioni di rabbia per quello che accade. È legittimo manifestare. Nessuno ha mai pensato di vietare manifestazioni. Mi sarebbe piaciuto vedere però anche manifestazioni per le centinaia di migliaia di morti che ci sono nel Sudan, per quelle che ci sono in altre parti del mondo. (Applausi). È giusto, però vorrei che tutte le manifestazioni si concludessero come manifestazioni pacifiche. Lo sciopero è una manifestazione pacifica; sono lavoratori che non vanno a lavorare, rinunciando al loro stipendio, per protestare, in questo caso non per motivi di lavoro, ma per motivi politici. È legittimo e giusto, però quando ieri si sentivano i cori "tutti odiano la Polizia" e "distruggiamo tutto, blocchiamo tutto", quando stamane si è aggredita la Polizia a Bologna, quando l'altra settimana sono stati feriti 60 poliziotti, certamente non sono lavoratori tranquilli che hanno fatto tutto ciò.

Tuttavia, se questi violenti, che spesso sono figli di papà, se la prendono con i poliziotti che sono figli del popolo, lo dico a una rappresentante del sindacato… (Applausi). Ricordo quello che diceva Pasolini, schierandosi dalla parte dei poliziotti durante le manifestazioni e gli atti di violenza a Valle Giulia… (Commenti). No, senatore Boccia, mi dispiace, non c'è da scuotere la testa, io sto sempre e comunque dalla parte delle Forze dell'ordine, della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza. (Applausi). No, perché nell'Aula del Senato un rappresentante dell'opposizione ha detto poco male se si distruggono vetrine, perché c'è la rabbia popolare. (Applausi). Io voglio un atto di condanna. (Commenti). Non ho sentito finora atti di condanna per le violenze che ci sono state durante le manifestazioni. Non ho sentito una parola in quest'Aula. (Applausi). E non l'ho sentita neanche nell'Aula della Camera quando un parlamentare, che parlava a nome e per conto del MoVimento 5 Stelle, ha detto che distruggere le vetrine è questione da poco. (Commenti). Non è giusto, non è corretto. (Commenti). Io sto dalla parte delle Forze dell'ordine, di chi fa rispettare la legge. (Applausi). Questo non ha nulla a che vedere con il diritto di sciopero e con il rispetto dei lavoratori. (Applausi). Bisogna essere intellettualmente corretti. (Commenti). Non ci sono interessi personali. (Commenti del senatore Boccia).

PRESIDENTE. Senatore Boccia, grazie, lei è Capogruppo.

TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Se ci sono condanne forti nei confronti di chi ha manifestato, io non le ho sentite durante il dibattito alla Camera. Ci sono stati applausi alle Forze dell'ordine, sì, ma una condanna per quello che è stato fatto non l'ho ascoltata.

Ripeto, è stato detto poco fa che si distruggono le vetrine perché c'è la rabbia popolare. È agli atti, andateveli a leggere, per vedere se è vero o no. Questo è veramente inaccettabile.

Per quanto riguarda i corridoi, continueremo a lavorare, come avevo detto, perché ci possano essere. Continueremo a dire che è giusto riconoscere lo Stato palestinese, ma non si può prescindere dalla presenza di Hamas, che è un'organizzazione terroristica. Bisogna prima sradicare Hamas e, poi, senza Hamas sono pronto a dire già domani mattina che sono favorevole a riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina. Hamas deve però andare via perché è un'organizzazione terroristica.

Passo, in conclusione, ai pareri. Sulla proposta di risoluzione n. 1, a prima firma dei senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore e Calenda, il parere del Governo è favorevole; sulla proposta di risoluzione n. 2, a firma dei senatori Barcaiuolo, Craxi, Pucciarelli e Petrenga, il parere è favorevole; sulla proposta di risoluzione n. 3, a firma del senatore Renzi ed altri, il parere è favorevole; sulla proposta di risoluzione n. 4, a firma dei senatori Boccia, Patuanelli e De Cristofaro, il parere è contrario. (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Tajani.

Passiamo alle votazioni.

CALENDA (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALENDA (Misto-Az-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, quando è stato presentato il piano degli Stati Uniti e soprattutto nei giorni successivi, avendo ricevuto l'accordo di tutti i leader europei (della sinistra e centristi) e un sostegno da parte della Santa Sede, delle Nazioni Unite e dell'Autorità nazionale palestinese, abbiamo pensato che forse poteva ricevere il sostegno di tutti e che tutti insieme avremmo potuto presentare un'unica proposta di risoluzione dicendo: abbiamo idee diverse, ma quello rappresenta uno spiraglio che va usato.

Non si può fare in questo Paese. Non si può fare, perché comunque bisogna sempre dire che su tutto si è divisi e che nulla ci può unire e che su ogni cosa bisogna marcare il territorio: con la risoluzione che si fa? Facciamo come vogliamo. La sostanza e la grandezza dei fatti che accadono superano queste miserie, consentitemi di dirlo con grande chiarezza.

Io non sono d'accordo con la linea del Governo sulla questione palestinese.

Ritengo cioè, da amico di Israele, da persona che sente profondamente il 7 ottobre come un cambiamento di paradigma, non solo per gli israeliani, ma per qualunque ebreo (perché Israele nasce per difendere gli ebrei dai pogrom prima ancora che dallo sterminio nazista), e sente la violenza del colpo all'anima di quel popolo, che tutto quello che è accaduto dopo non sia giustificabile con il diritto di Israele di difendersi. Non lo è perché colpisce in modo smisurato la popolazione civile, non lo è perché sono chiarissime le parole del Presidente, del Primo ministro israeliano e ancor peggio dei Ministri della destra israeliana, che - voglio ricordare - questo accordo di pace lo osteggiano (il che dovrebbe dirci che forse non si dovrebbe criticarlo pure dall'altro lato). Voglio dire a chi vi si oppone che si oppone insieme alla Jihad palestinese e a Ben-Gvir e Smotrich; non so se sia il punto giusto dove stare, ma ognuno fa le sue scelte (Applausi).

Quello che è avvenuto dopo è molto chiaro. Israele vuole fare la grande Israele, vuole che i palestinesi vadano via da Gaza, vuole che vadano via dalla Cisgiordania e rispetto a questo l'opposizione avrebbe dovuto essere molto più dura del Governo, molto più netta, più chiara e più politica. Non contesto una delle cose che lei ha menzionato, perché il Governo italiano, come da tradizione, sul piano umanitario si è mosso in modo impeccabile, ma c'è un piano politico, oltre a quello umanitario, dove siamo stati largamente carenti. Tuttavia, oggi, quello che è importante è dire che tutti insieme siamo per questo piano, che risponde alle esigenze, magari differenti, ma che ci uniscono nella speranza che cessi quello che vediamo, dopodiché, il resto, signori, è come al solito, interpretazione di parte.

Non credo ci sia sulla Flotilla una persona che simpatizzi con le nostre posizioni, ma non parlo della Flotilla con dileggio, perché è comunque un'iniziativa di cittadini che si mettono su delle barche per cercare di andare ad aiutare. È un atto politico, certo, dovevano forse scegliere la strada suggerita dal Presidente della Repubblica e dal Governo, credo di sì, ma rimane il fatto che è un atto politico e che a quell'atto politico Israele risponde con comportamenti che sono illegali, perché il blocco avviene in acque internazionali ed è illegale.

Dopodiché, il Governo ha fatto bene a tenere il canale aperto, anzi dico di più: il Governo ha fatto quello che doveva, ha mandato per primo una nave, ha dato disponibilità per trasferire gli aiuti, sta seguendo la situazione. Avete fatto quello che dovevate e allora perché poi, nelle dichiarazioni, essere così violenti? Perché, se si fa una volta una cosa che il Paese sente e dice, anche dall'opposizione, perché forzare i toni un'altra volta? Io non lo comprendo, ve lo posso dire? Non lo comprendo. (Applausi).

Dall'altro lato, non ci sono in piazza solo i violenti che rompono le vetrine. È pieno di ragazzi che si mobilitano per la prima volta in un Paese e in un Occidente che è morto di mobilitazione. (Applausi). Vi siete mobilitati voi alla vostra epoca, magari per cose che io ritenevo sbagliate, ma auspichiamo tutti che si mobilitino. Nella stragrande maggioranza è così, ma ha ragione, Ministro, non è possibile sottacere, quando si interviene, quello che ho sentito ieri mentre ero a casa: mi passavano sotto e lo slogan che si sentiva continuamente era «dal fiume al mare», che vuol dire la distruzione dello Stato di Israele. Proprio chi difende il diritto e anche la bellezza dei ragazzi che manifestano deve dire con chiarezza che non può unirli la distruzione dello Stato di Israele (Applausi), non può unirli e non può unire nessuno di voi che andate a quelle manifestazioni il non dissociarsi manifestamente da questo, dalle vetrine rotte e spaccate, dal "morte agli ebrei" e tutte le cose che sappiamo.

Esiste una stretta via, che credo sia quella della ragionevolezza in questo frangente, che se percorriamo insieme riuscirà a non farci perdere il controllo di questo Paese.

Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 14,50)

(Segue CALENDA). Se useremo questa questione immoralmente, per dividerci ed attaccarci e basta, allora ne pagheremo il prezzo tutti; immoralmente, perché alle questioni grandi si risponde sempre oltre l'interesse di fazione. (Applausi).

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Ministro, lei ha dedicato una parte del suo intervento ad elencare ciò che ha fatto l'Italia: ha fatto arrivare più aiuti umanitari di tutti, ha salvato più palestinesi, è la più credibile agli occhi delle parti in causa, e naturalmente è tutto merito di questo Governo. Vorrei però aggiungere alcuni punti: l'Italia è tra i pochissimi Paesi che non hanno riconosciuto lo Stato di Palestina e l'unico al mondo in cui la Presidente e il Vice Presidente del Consiglio hanno attaccato la Flotilla, una missione umanitaria con persone della società civile che rischiano la propria vita per portare aiuti e accendere i fari sulla tragedia. Il suo collega Vice Presidente del Consiglio addirittura sostiene che è colpa loro se si dirigono in un territorio di guerra. Ma quale guerra? Semmai è il territorio di un genocidio, dove il Governo israeliano non vuole essere disturbato nel fare il suo lavoro, per dirla con le stesse parole di Trump e Netanyahu.

Ministro Tajani, rispetto a certe affermazioni, il suo tono - non sempre, come abbiamo visto, ma quasi sempre - è pacato e le sue parole sono quasi di conforto, anche se i suoi appelli forse dovevano essere indirizzati al Governo israeliano e non alla Flotilla. Poi lei sottolinea che gli attivisti non sono stati toccati: e ci mancava anche quello!

Le timidezze dell'Europa, incapace di introdurre sanzioni vere e non solo di facciata, quelle dell'Italia, la delegittimazione da più parti dell'ONU, del diritto internazionale, della Corte penale internazionale, il fatto incontestabile che con Trump il Governo israeliano si sia sentito molto più forte nel suo piano: sono queste le ragioni che hanno spinto centinaia di migliaia di italiani a solidarizzare con la causa palestinese. Non sono, come qualcuno dice, pericolosi estremisti o amici di Hamas, e neppure persone che si vogliono fare un weekend lungo, come dice la Presidente del Consiglio. Sono persone normali sconvolte dal dolore della popolazione palestinese, che piange già 65.000 morti. Adesso, forse, stiamo per entrare in una fase nuova. il piano proposto da Trump avrà tanti limiti (non coinvolge i palestinesi, non dà tempi certi sul ritiro degli israeliani dalla Striscia e sul percorso per il riconoscimento dello Stato di Palestina), però mette fuori gioco Hamas, prende un impegno chiaro sugli aiuti, esclude la Cisgiordania dalle mire di Netanyahu, libera gli ostaggi. Soprattutto, il piano Trump è in questo momento l'unica possibilità per mettere fine alla carneficina: chi come noi fa politica, questo non può ignorarlo. Il Governo italiano allora lo sostenga non solo formalmente, ma anche lavorando attivamente per la sua riuscita.

Concludo, signor Ministro, con l'augurio che le prossime ore, i prossimi giorni, non diventino materia per basse strumentalizzazioni di politica interna. Il punto non siamo noi, con le nostre piccole beghe di cortile, ma quello che ancora in questi giorni continua ad accadere nella Striscia di Gaza. La maturità di un Paese e di un'intera classe politica si vede in momenti come questi. (Applausi).

RENZI (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (IV-C-RE). Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, onorevoli colleghi, io non credo che questo sia un dibattito sulle proposte di risoluzione. Noi voteremo la proposta di risoluzione della maggioranza, pur non condividendo alcuni toni utilizzati dal Vice Presidente qualche istante fa, voteremo la proposta di risoluzione delle opposizioni, pur non condividendo la totalità delle considerazioni e naturalmente ci auguriamo che sia votata la nostra, che tenta di mettere in fila i punti concreti per arrivare davvero alla pace per Gerusalemme.

Penso, tuttavia, che il dibattito oggi sia sul senso profondo di che cosa siamo noi qui oggi, perché i cittadini che si emozionano, che scendono in piazza, che scioperano, che ci mettono del loro, fanno il loro mestiere di cittadini appassionati. Le organizzazioni non governative, che organizzano eventi, manifestazioni, iniziative come la Flotilla fanno il loro lavoro di ONG. Ma il Parlamento che cos'è?

Oggi su Instagram mi chiedevano: sei d'accordo o no con la Flotilla? Io non sono pagato dai cittadini per essere d'accordo o no. Io sono pagato perché si trovino delle soluzioni politiche e si faccia politica. La si faccia là dove si vedono i bambini che muoiono, come a Gaza. I media, fortunatamente, parlano dei bambini che muoiono a Gaza, ma che si faccia politica anche là dove i bambini muoiono e nessuno li vede: in Donbass, in Sudan, in Nigeria, nella Birmania dove i musulmani sono oggetto di un genocidio. (Applausi).

Noi abbiamo il compito e il dovere politico di tentare di dare una risposta politica, che è diversa da quella dell'organizzazione non governativa e degli attivisti. È da venticinque anni, dal World Social Forum di Porto Alegre, che con alcuni di voi facciamo questa discussione.

La scelta di Hamas è stata una scelta politica. Quello del 7 ottobre è stato un massacro nato dal desiderio di bloccare l'estensione degli accordi di Abramo all'Arabia Saudita. Se noi non partiamo da questo dato, che è devastante, non comprendiamo che l'unica soluzione è una soluzione politica. Quindi, ben vengano le iniziative della società civile.

Le iniziative della società civile devono vedere il Governo garantire il diritto costituzionale dei cento, duecento, trecento concittadini che sono sulla Flotilla e, contemporaneamente, garantire il diritto costituzionale dei milioni di lavoratori che vogliono andare a lavorare, che hanno il diritto di non vedere le stazioni assaltate e che hanno il diritto di non vedere le vetrine spaccate. (Applausi).

Su questo, signor Vice Presidente del Consiglio, lezioni non ne prendiamo neanche da lei, perché siamo stati i primi a condannare ciò che è successo a Milano. Forse non se n'è accorta qualche trasmissione televisiva che non ci dà voce, ma siamo stati i primi a farlo. (Applausi).

Il punto politico che oggi abbiamo di fronte a noi non è discutere del diritto di sciopero. Io vedo due scioperi nel giro di 10 giorni, per la Flotilla. Non ho alcun diritto di mettere in discussione le scelte delle organizzazioni sindacali di fare uno sciopero. Il giorno in cui lo faranno anche sugli stipendi, sulle pensioni, sulla situazione concreta che questo Governo sta creando nel Paese, sarò altro che contento. (Applausi).

Il problema, però, non è il diritto di sciopero, perché questo riguarda i sindacati. Il problema non è la Flotilla, perché questo riguarda le ONG. Il problema non è cosa fanno i cittadini o cosa fanno le associazioni. Il cardinale Zuppi ha fatto una cosa bellissima a Marzabotto il 14 agosto: ha letto, in un luogo identitario, in un luogo costitutivo della nostra storia, i nomi dei bambini uccisi in Terrasanta. Ha fatto il suo mestiere di pastore e di capo dei vescovi italiani.

Noi cosa facciamo qui? Noi siamo parlamentari. Noi non siamo degli influencer che devono prendere dei like. Allora, la nostra unica possibilità è costruire le condizioni della pace. Ecco perché io voto la proposta short (corta) della maggioranza. Perché in quella si dice una cosa semplice: che il piano voluto da Tony Blair, costruito con Jared Kushner e finalmente fatto proprio da Donald Trump, è, in questo momento, qui ed ora, al di là del giudizio che potete avere sulle persone, l'unica possibilità concreta perché i bambini di Gaza smettano di morire. (Applausi).

Non vi sono alternative a questo piano. Si può obiettare: io non amo Blair, io non amo Kushner, io non amo Trump. Il terzo non lo amo nemmeno io.

Ma il punto politico è che, in una situazione di massacro come quella che da due anni sta andando avanti, in una situazione in cui gli estremisti dell'una e dell'altra parte non vogliono questo accordo, perché c'è chi dice from the river to the sea e c'è dall'altra parte chi, nell'estrema destra israeliana (religiosa e non), sta facendo di tutto perché questo piano salti, il fatto che Washington abbia messo d'accordo Doha, Riad, Abu Dhabi, chiedendo un protagonismo della Lega araba, che vuol dire finalmente dire agli arabi: "mettete la faccia su questo accordo", e aggiungo io "metteteci pure i soldi che servono per ricostruire Gaza, per fare le scuole, gli ospedali, per rimettere in piedi quella realtà e cancellare i tunnel", se c'è questo, allora è un fatto politico. (Applausi).

E io faccio politica, mi dispiace. Sono venticinque anni che discuto con i miei amici, che vengono dal mio mondo (il mondo dei boy scout e dell'associazionismo), i quali dicono che di fronte alle grandi ingiustizie del mondo bisogna indignarsi. Sì, ma voi, noi qui non siamo pagati per indignarci; noi qui siamo pagati per tentare di costruire le poche, alte, nobili occasioni di costruire la pace.

E allora qual è questo piano? È il piano che dice "liberate gli ostaggi". Quando il sindaco di Reggio Emilia, che non ha le mie idee politiche, viene fischiato perché chiede la liberazione degli ostaggi, c'è qualcosa che non funziona più nel mondo che anche noi rappresentiamo. (Applausi). La liberazione degli ostaggi è un dovere, dire che Israele deve uscire da Gaza è un dovere, dire che il riconoscimento dello Stato di Palestina è un fatto che dobbiamo tutti insieme chiedere con forza è un dovere, che certo si accompagna, dall'altro lato, con il fatto che ci sia il riconoscimento al diritto all'esistenza di Israele. (Applausi).

Oggi ci sono quelli che dicono che non abbiamo coinvolto i palestinesi. I palestinesi quali? L'ANP è favorevole a questo accordo di pace, come sono favorevoli i turchi e i qatarini, perché sono persone che stanno vivendo sulla propria pelle quello che sta accadendo. E il fatto che Tony Blair si sia incaricato di tentare di costruire le condizioni per l'accordo è perché è gente che fa politica e che sa che la politica non è esplicitare quello che pensa qualcuno, non è il tentativo di rappresentare le proprie idee in un atto di pura testimonianza. È la fatica di far funzionare le cose. (Applausi). Ed è questo il motivo per cui il Ministro israeliano dice "noi non accetteremo di andare via dalla Striscia di Gaza" ed è il motivo per cui insistono con le colonizzazioni, che vanno bloccate subito, perché la Cisgiordania è fondamentale in questo percorso: due popoli, due Stati. (Applausi).

Ebbene, io so che questo discorso non scalda i cuori fuori di qui. Io so che è difficile spiegarlo e raccontarlo nelle università, soprattutto perché il piano Blair è stato raccontato, persino dal «Financial Times», come il piano per la riviera; non ci hanno capito nulla. Sono mesi che si sta lavorando a questo piano, perché così fa la diplomazia e così deve fare l'Europa, dandosi una piccola svegliata rispetto a quello che abbiamo visto in questi mesi. È l'unica soluzione perché la mattina noi ci possiamo guardare allo specchio e dire che siamo venuti qui non per dare sfogo al nostro eloquio, ma per cercare di capire che la politica è davvero la forma più alta di carità organizzata ed è il tentativo di un compromesso alto e nobile, come da sempre la politica estera e la Farnesina sono state in questo Paese.

Penso a quando c'erano i giganti alla Farnesina. Mi riferisco ad Aldo Moro, ad Amintore Fanfani, a quelli della mia esperienza politica, vale a dire alla Democrazia Cristiana e a Giulio Andreotti; ma posso tranquillamente riferirmi anche all'esperienza socialista e nell'esperienza di tanti altri. Quando c'erano i giganti, l'Italia era il luogo nel quale si cercava di costruire questo compromesso alto e nobile.

È un compromesso alto e nobile che mi piace ricordare, chiudendo, con le parole del salmo 122. Noi siamo laici e facciamo politica in modo laico, ma c'è quell'espressione del salmo che voglio richiamare, perché è l'espressione che mi commuove tutte le volte che la immagino. L'ho citata anche alla Knesset, quando avevo l'alto onore di rappresentare il Governo. È il salmo del canto della salita, vale a dire sono le diverse tribù che arrivano a Gerusalemme e che dicono "domandate pace per Gerusalemme". Domandare pace per Gerusalemme è quello che tante associazioni, dal profondo del cuore, in modo pacifico, stanno facendo, ed è bellissimo che lo facciano, perché Gerusalemme, la Gerusalemme terrestre, è la città che rappresenta l'universo e il pianeta.

Ma, accanto a questo, chi come noi è pagato dal contribuente per rappresentare le istituzioni non può limitarsi a domandare pace per Gerusalemme: deve costruire pace. Il piano Blair-Kushner-Trump in questo momento è l'unica soluzione e per questo noi voteremo convintamente a favore. (Applausi).

GELMINI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GELMINI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, signor Vice Presidente, colleghi, innanzitutto mi associo ai ringraziamenti che altri colleghi hanno rivolto al Ministro degli affari esteri e al Governo nella sua collegialità, perché chi guarda ai fatti drammatici di questa stagione con occhi disincantati e oggettivi non può non vedere che il Governo sta dando delle risposte politiche attraverso una tessitura diplomatica che è alla base della politica estera, che è un elemento carsico, ma che evidentemente poi è l'elemento dal quale dipendono le soluzioni. Il Governo sta facendo fare all'Italia una figura positiva, innanzitutto attraverso l'autorevolezza della Presidente del Consiglio, del Ministro degli affari esteri, ma ricordo qui anche le parole del Ministro della difesa Crosetto e il lavoro della Ministra dell'università. Io credo che sia un onore per l'Italia aver tenuto la barra dritta in un contesto internazionale davvero difficilissimo e voglio ricordare due date che rimarranno sui libri di storia e che definiscono le responsabilità e i fatti che sono accaduti. Mi riferisco al 24 febbraio 2022, il giorno in cui Putin ha deciso l'invasione di un Paese democratico e sovrano come l'Ucraina, e al 7 ottobre 2023, la data in cui si è consumato uno dei pogrom più gravi, se non il più grave, dopo la Seconda guerra mondiale.

Queste due date definiscono le responsabilità: da un lato quella della Russia, che ha deciso di violare il diritto internazionale (e la posizione chiara dell'Italia è stata dalla parte dell'eroica resistenza ucraina), e dall'altro quella dell'organizzazione terroristica Hamas, chiaramente responsabile del suddetto pogrom, perché se Hamas non avesse trucidato 1.500 persone, se non avessero rapito oltre 200 cittadini israeliani, questa guerra non ci sarebbe stata. E se è incontestabile la posizione che l'Italia ha tenuto con due Governi - prima con il Governo Draghi e poi con il Governo Meloni - sull'Ucraina, devo dire con dispiacere che invece non condivido affatto le accuse che vengono rivolte al Governo sulla questione mediorientale.

Questo perché trovo che anche sul Medio Oriente, mettendo in ordine i fatti politici, le risposte politiche, il Governo abbia tenuto un comportamento ineccepibile, da un lato, riconoscendo le responsabilità di Hamas e il diritto di Israele a difendere il suo popolo, ma al tempo stesso stigmatizzando gli errori che il Governo Netanyahu ha fatto, causando indicibili sofferenze nella Striscia di Gaza e soprattutto determinando una condizione di instabilità estremamente grave.

Di fronte a questo stato di cose, il Governo italiano ha agito con quello spirito di carità che è una caratteristica del nostro Paese, della nostra visione cristiana. Sono stati poc'anzi, e non mi dilungo, illustrati tutti gli aiuti umanitari che il nostro Paese ha prodotto e che lo portano ai vertici dei Paesi che più si sono spesi per alleviare le sofferenze di Gaza. Sicuramente questo Governo, come i precedenti, si è schierato a favore dei due popoli, due Stati, o meglio dei due popoli e due democrazie, al punto che è stato recentemente sottoscritta anche la dichiarazione di New York.

Tutto questo ci deve insegnare e suggerire di guardare ai fatti politici con oggettività, senza ipocrisia, con la consapevolezza che le parole sono pietre.

Dalle parole parte una narrazione che poi determina degli effetti nel Paese e allora io sono lieta che oggi almeno una parte dell'opposizione voti a favore della proposta di risoluzione, che non potrebbe non essere votata perché riguarda l'unico spiraglio e l'unica opportunità per ripristinare la pace in Medio Oriente. Dico però con altrettanta chiarezza che questo fatto incoraggiante e positivo non è sufficiente se non si cambia la narrazione con riferimento alle presunte responsabilità del Governo italiano nei confronti del Medio Oriente e se si continuano a considerare le responsabilità in Medio Oriente come se fossero la responsabilità tutte di Israele, dimenticando il 7 ottobre e dimenticando totalmente la responsabilità di Hamas. Da questa narrazione fasulla e ipocrita derivano delle conseguenze che vediamo in questi giorni anche all'interno delle università e delle piazze italiane.

Penso allora che occorrerebbe un po' di chiarezza anche sul riconoscimento della Palestina, innanzitutto ricordando che, secondo il diritto internazionale, un riconoscimento non condizionato non sarebbe possibile. Secondo tale diritto infatti per riconoscere la Palestina servono tre elementi. Il primo è la presenza di un popolo e certamente i palestinesi sono un popolo. Il secondo i confini certi e su questo dovremmo aprire una discussione, ma facciamo che i confini ci siano. Il terzo elemento non esiste per niente ed è un governo democratico nella striscia. In realtà il governo democratico oggi è rappresentato da Hamas, che è un'associazione terroristica e quindi anche la sinistra, con molta chiarezza, dovrebbe dire che il riconoscimento della Palestina senza condizioni vorrebbe dire soggiogare i palestinesi ad Hamas per sempre. Questo è un fatto estremamente grave.

Il Governo italiano, invece, ha scelto il riconoscimento condizionato a due elementi che sono fondamentali: da un lato, il disarmo di Hamas e il fatto che Hamas non debba continuare a governare e a soggiogare i palestinesi e, dall'altro, un elemento che solo la Albanese ritiene illecito, che è la liberazione degli ostaggi, un elemento che, se determinato, avrebbe fatto cessare la guerra da mesi, se non da anni.

Penso allora che senza la chiarezza sul riconoscimento condizionato della Palestina, senza la chiarezza di avere bene in mente che laddove si fanno coincidere le responsabilità di Netanyahu con quelle del popolo israeliano, si alimenta anche involontariamente l'antisemitismo. Non è un caso l'escalation di casi di violenza che riguardano cittadini inermi israeliani. Questo è il frutto di un clima di odio e di confusione nella comunicazione che produce solo danni e violenza.

Spendo ancora, signor Presidente, due parole sulla Flotilla per dire che io ho rispetto di coloro che sono saliti su quelle navi; non condivido la scelta politica, ma ho rispetto per quelle persone. Al tempo stesso, però, dico che se il Ministero degli affari esteri ha potuto salvaguardare quella missione e garantire l'incolumità è perché il Governo italiano ha fatto il contrario di quello che voi chiedevate, cioè l'isolamento di Israele e addirittura il richiamo del'ambasciatore italiano da Israele. Dall'isolamento di Israele sarebbe determinata una condizione ancora più difficile per i partecipanti alla Flotilla e, al tempo stesso, credo che se un Paese… (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GELMINI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Se un Paese come l'Iran, che è sempre quello di Cecilia Sala e delle torture ad Evin, ha espresso un plauso alla Flotilla, forse dovete farvi qualche domanda su come sia stata corretta questa missione e sugli effetti politici che determina. (Applausi).

Da ultimo le piazze; tutti siamo, collega Camusso, per il diritto di sciopero e rispettiamo i principi costituzionali, ma francamente invocare uno sciopero facendo intendere ai lavoratori che la responsabilità di quanto sta accadendo in Medio Oriente non è di Hamas e magari del Governo israeliano, ma del Governo italiano, è un atto immorale e disonesto, dal quale credo che si debbano prendere le distanze per non piangere le violenze che temo potranno capitare proprio nei prossimi giorni. Siete ancora in tempo per dire una parola di chiarezza ed evitare ai cittadini molteplici disagi nel prossimo weekend. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministro Tajani, questa nostra discussione avviene nelle stesse ore in cui si sta consumando un vero e proprio atto di pirateria internazionale, cioè l'attacco alla Flotilla (Applausi) che voi nemmeno avete condannato e che si aggiunge alla lunga lista di crimini di cui Netanyahu si sta macchiando. Altro che le bugie che sono state raccontate per anni, altro che l'unica democrazia mediorientale, come una propaganda distorta e servile ha considerato lo Stato israeliano; quello che è accaduto in questi mesi si iscrive purtroppo tra i più vergognosi crimini della storia dell'umanità: non una guerra, ma una mattanza della popolazione civile che va chiamata per quello che è, cioè genocidio. (Applausi).

Tra tutti i Governi del mondo (alcuni dei quali, sia pure tardivamente, hanno cercato perlomeno di fermare la furia omicida dei terroristi che sono al governo di Israele), voi, Ministro, siete stati tra quelli più complici. Mi dispiace davvero molto dirlo, ma io credo che vi siate macchiati di una responsabilità storica, anche perché avete stracciato e umiliato un ruolo che per lunghi decenni il nostro Paese, nel solco della Costituzione repubblicana, aveva cercato di interpretare.

Larga parte dell'Italia pensa oggi - e io credo che abbia ragione - che avete ricoperto di vergogna il Paese. Se la società civile si sta muovendo con così tanta passione, probabilmente lo sta facendo anche per questo, per dire alle generazioni che verranno che non tutta l'Italia era complice del genocidio, che non tutti erano zitti e che non tutti si voltavano dall'altra parte.

Lei oggi, Ministro, ci ha detto quello che avete fatto o che forse siete stati costretti a fare perché pressati dall'opinione pubblica, ma di tutto quello che non avete fatto ne possiamo parlare? Dell'inerzia, dei silenzi, delle complicità? Voi non avete voluto riconoscere lo Stato di Palestina perché non potevate scontentare il vostro alleato Netanyahu. E anche adesso, differentemente da tutti gli altri Stati che lo hanno fatto, dite di essere disponibili, ma utilizzate strumentalmente una serie di condizioni che altro non sono che un modo per sfuggire alle vostre responsabilità.

Non avete interrotto la compravendita delle armi e gli accordi commerciali con Israele; avete rifiutato, anzi avete ostacolato, ogni possibile forma di sanzione; avete rivolto a noi, attraverso i vostri giornali e le vostre televisioni, la più infamante delle accuse, quella di antisemitismo, solo perché denunciavamo quello che stava accadendo. E ancora continuate in queste ore.

La presidente Meloni ha sistematicamente delegittimato la Flotilla e utilizzato parole forti, fortissime, che però, guarda caso, si è completamente dimenticata in tutti questi mesi di utilizzare per denunciare quello che faceva Netanyahu. Ha accusato di irresponsabilità gli equipaggi di quella straordinaria missione internazionale che invece voi avreste soltanto dovuto ringraziare. È una missione che aveva lo scopo di consegnare gli aiuti, aprire un corridoio umanitario e denunciare un blocco navale illegale che dura da quasi vent'anni e che è nata esattamente per supplire all'inerzia dei Governi occidentali, tra cui il vostro.

La Flotilla ha fatto quello che avreste dovuto fare voi e che voi, invece, avete soltanto criminalizzato, un po' come accadde molti anni fa con la nave dei folli. Lei lo sa, ministro Tajani, che cos'era la nave dei folli? Erano 500 attivisti cattolici e di sinistra che nel 1992 entrarono a Sarajevo per fermare le bombe, guidati da un vescovo straordinario, don Tonino Bello, che fu deriso, criticato e ridicolizzato. Io ero ragazzo e ricordo bene le trasmissioni televisive in cui questo succedeva.

Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 15,22)

(Segue DE CRISTOFARO). Quella missione non fu utile soltanto per fermare le bombe, ma - pensate voi - contribuì a costruire una cultura pacifista nel nostro Paese. Ad oggi, molti anni dopo, per quello stesso don Tonino Bello, deriso nel 1992, la Chiesa ha avviato il processo di beatificazione. Perché la pace va osata, Ministro, e i costruttori di pace vanno ringraziati, non umiliati, come avete provato a fare voi. (Applausi).

Ma questo vostro tentativo di delegittimazione, come si è visto in queste ore, non è riuscito, come si è visto il 22 settembre, come si è visto ieri sera, come si vede nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università. Una moltitudine di persone è scesa in piazza e sta scendendo in piazza a protestare. Lo vedrà anche domani, quando ci sarà lo sciopero generale e anche su questo, davvero, leggo parole vergognose della presidente del Consiglio Meloni, che parla di weekend lungo, offendendo decine e decine di migliaia di persone. (Applausi).

Allora, Ministro, lo dico a lei, lo dico al suo collega Salvini e alla presidente Meloni: non ci provate nemmeno, giù le mani dalle lavoratrici e dai lavoratori, giù le mani dai portuali, giù le mani da chi fa i blocchi, da chi sta manifestando, giù le mani dagli studenti. La grande maggioranza di questo Paese sente sulla propria pelle quello che sta accadendo alla popolazione palestinese e anche quello che sta accadendo in queste ore alla Flotilla e a coloro che sono a bordo. Fatevene una ragione: la grande maggioranza, la stragrande maggioranza di questo Paese si sente l'equipaggio di terra della Flotilla e non intende fermarsi. Non si fermerà.

Cosa fate voi, Ministro, mentre delegittimate e attaccate questa Italia che prova a resistere? Vi presentate qui con due risoluzioni, con un trucchetto parlamentare che vorrebbe essere una trappola per le opposizioni. Noi rispondiamo di no al suo appello, Ministro, perché non consideriamo il piano di Trump un piano di pace. È ovvio, è evidente che tutto quello che ci può avvicinare ad un cessate il fuoco è benvenuto, ma la pace evidentemente è un'altra cosa. Non è certo pace un'operazione neocoloniale, che non a caso nulla dice sull'occupazione illegale della Cisgiordania, sui coloni e che ancora una volta esclude la Palestina e i palestinesi dalle scelte che riguarderanno la loro terra.

Ho finito, Presidente: queste che rischiano di essere soltanto le premesse per nuove ingiustizie e nuove violenze non potranno vedere il nostro sostegno. È per questo che non voteremo la vostra risoluzione, ma lavoreremo tutti i giorni per la pace. Lo faremo in Parlamento, lo faremo nelle piazze, lo faremo senza smettere di denunciare le nefandezze di un governo di criminali e dei suoi alleati. (Applausi).

CRAXI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRAXI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevole Ministro degli affari esteri, onorevoli colleghi, siamo a un tornante decisivo della drammatica vicenda mediorientale, che dal 7 ottobre 2023, con l'abominevole eccidio di Hamas, un attacco studiato e ispirato dalla volontà di sbarrare la strada a un processo di distensione regionale, affligge migliaia di civili incolpevoli. Si è parlato in questi giorni a più riprese della necessità di collocarsi dalla parte giusta della storia. Bene, noi siamo convinti che questa scelta non si fa con i proclami, con le prevaricazioni, con dichiarazioni demagogiche, né tantomeno prevaricazioni e gesti controproducenti, o, peggio ancora, violenti, ma usando la ragione, praticando il dialogo, ricercando soluzioni possibili, ancorché imperfette.

Le vicende che interessano la Global Sumud Flotilla, che il Governo sta seguendo puntualmente, assicurando assistenza e garantendo l'incolumità ai nostri cittadini, la conflittualità ricercata ed esasperata che sta caratterizzando l'intera missione, di cui quasi si sono persi i contorni umanitari, rischia di mettere in ombra il piano di pace statunitense. È su questo che mi sarei aspettata una discussione responsabile in Parlamento, improntata alla necessità di sostenere maggioranza e opposizione, un'iniziativa la cui riuscita rappresenta forse l'ultima possibilità per fermare il rombo delle armi e riannodare i fili di un dialogo possibile.

Nel momento in cui le frange estreme tentano di sabotare questi sforzi, sia da parte israeliana che palestinese (credo che non sfuggano a nessuno le dichiarazioni dei Ministri dell'ultradestra messianica israeliana, come quelle di pochi minuti fa del capo dell'ala militare di Hamas), il nostro compito, il compito di un Paese che lavora per la pace, che cerca soluzioni di pace, dovrebbe essere quello di unire le diverse voci e sostenere concretamente una soluzione. Nessuno, neanche chi lo propone, teorizza che il piano sia perfetto - la perfezione non appartiene a questo mondo - ma è una risposta possibile alla crisi e come tale va difeso, sapendo che il meglio è nemico del bene. Dobbiamo essere consapevoli che lo sforzo americano, che registra un elemento molto significativo rispetto al passato, ossia un protagonismo, e non solo il gradimento di parte importante del mondo arabo, può fermare le sofferenze della popolazione di Gaza e aprire un varco di speranza tra le macerie materiali e morali di quelle terre, e ricostruire una coesistenza pacifica tra israeliani e palestinesi.

Noi riconosciamo il diritto di Israele a vivere in pace, di difendersi nel rispetto delle leggi, ma abbiamo condannato apertamente la violazione del diritto umanitario internazionale. Lo abbiamo fatto in questi mesi e - mi sia consentito - anche in passato, quando si moltiplicavano gli insediamenti abusivi dei coloni in Cisgiordania o si delegittimava l'ANP. Lo dicevamo anche quando molti di coloro che oggi gridano, che infiammano irresponsabilmente le piazze, facevano la fila per mettersi in mostra alle iniziative della comunità ebraica per qualche foto opportunity, e non hanno mai proferito una parola sui diritti della popolazione palestinese e sulla crisi di Gaza; anzi, alcuni andavano sotto braccio con gli amici di Hamas, con Hezbollah, e altri decantavano la virtù della teocrazia iraniana, ispiratrice degli attacchi inaccettabili del 7 ottobre e delle continue aggressioni che Israele ha subito e che continua a subire dai cosiddetti sette fronti.

Onorevoli colleghi, abbiamo il dovere morale e politico di lavorare a soluzioni di pace, anche perché c'è una ragione se sia il Governo israeliano che l'Autorità nazionale palestinese hanno accettato questa proposta: non è solo per stanchezza, ma perché si rendono conto che serve una mediazione, e le mediazioni - altre se ne possono avere partendo da quel testo - richiedono rinunce e non un gioco di benaltrismo a somma zero. Quelli che chiedono di più, quelli che pontificano nelle piazze, sui social, nei salotti televisivi, che difendono i palestinesi dalla comfort zone delle loro segreterie e delle loro case, non si rendono conto del male che stanno facendo al popolo palestinese, la cui causa è da tempo ostaggio di Hamas, e non solo. Vi prego, non rendetelo ostaggio, magari anche in buona fede, di una retorica giacobina. Le nostre dichiarazioni non sono ininfluenti, non parlano solo ai nostri elettori, ma sono udite anche da irresponsabili, da folle che si macerano nell'odio e sono pronte a tutto. È di pochi minuti fa la notizia di un accoltellamento avvenuto fuori da una sinagoga di Manchester. È la dimostrazione di un clima infame che si respira, di cui tutti noi ci dobbiamo sentire responsabili e che deve indurci a riflessioni profonde, a sottrarre dalla polarizzazione politica e sociale questa vicenda, che è già drammatica. Proprio nell'ora più buia, nel momento in cui si apre uno spiraglio, occorre un approccio lucido e non perdere la bussola. Ciò significa tenere aperta, rilanciandola, l'unica opzione possibile: quella dei due Stati, che va però va riempita di contenuti messi sulla cartina, alla quale non si può non arrivare che per gradi, senza fughe in avanti, senza scorciatoie che non esistono o che possono rivelarsi dannose, ancorché inutili.

Lo Stato palestinese deve essere costruito non solo con le parole e con riconoscimenti formali, ma con gli atti concreti. Noi siamo favorevoli da sempre alla nascita di uno Stato palestinese. Sappiamo che quel popolo ha perso tutto e non può e non deve perdere la speranza. Ma è possibile farlo ora, sic et simpliciter, con Hamas, mentre le armi ne dettano l'agenda? No, non è possibile. Dal canto suo, la leadership politica a Tel Aviv ha la responsabilità storica di impedire che lungo il tragitto verso la soluzione dei due Stati si frappongano ulteriori ostacoli.

Su questo, sulla capacità di comprendere che la violenza genera odio, che il fanatismo si nutre di fame, stenti, miseria, disperazione, si misureranno non solo il destino di Israele, ma del quadrante mediorientale e delle dinamiche stesse della stabilità globale.

È interesse di Israele avere uno Stato palestinese, interlocutori stabili, legittimati, in grado di assicurargli un'esistenza sicura. Non possono sfuggire alle nostre analisi gli errori commessi negli ultimi decenni dai Governi israeliani, che hanno favorito il rafforzamento di Hamas a tutto danno dell'ANP, che adesso va sostenuta dalla comunità internazionale affinché possa intraprendere un percorso di rinnovamento, non solo in termini generazionali, per esercitare una governance credibile e responsabile, ricucendo il tessuto dei rapporti con la popolazione palestinese, sfibrato dall'inefficienza delle gestioni amministrative del passato.

Onorevole Ministro, l'Italia continui a fare la sua parte con responsabilità e lungimiranza, lontano dai clamori. Abbiamo a cuore le sorti di quanti si macerano nella sofferenza e nella disperazione, anche di popoli che nessuno nomina più, come quello ucraino. Contribuiamo in maniera concreta ad alleviarne il dolore. Seguiamo la bussola della pace, che non è quella dell'ideologia.

Nel concludere, voglio ringraziare il Governo per l'impegno dimostrato anche in ambito internazionale. Le interlocuzioni diffuse nei diversi incontri in Italia e a New York, la capacità di mettere a fuoco i princìpi base che possono guidare una soluzione sono preziose e vanno incoraggiate. Non saranno certo gli attacchi sguaiati di certa opposizione che delegittimeranno e oscureranno il suo operato. Non saranno gli insulti e le sterili polemiche che saranno ricordati, ma le azioni concrete, l'impegno che lei, signor Ministro, ha saputo mettere in campo. (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, senatrice Craxi. E sottolineo Craxi.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, signor Ministro, io probabilmente non sarò in grado di fare un intervento di alta politica come alcuni senatori che mi hanno preceduto, ma parto da una considerazione nemmeno politica, bensì più umana.

Credo che tutti noi in quest'Aula conosciamo un collega che ha sempre il sorriso, che ha sempre una parola buona. Una persona gentile, anche se ferma nei suoi ideali, che crede in ciò che fa e che ha fatto una scelta personale, sua, di essere presente su quella barca. (Applausi).

Credo che nessuno di noi che conosce Marco Croatti in modo completo possa pensare che l'abbia fatto per ricerca di visibilità. Marco Croatti non è mai andato in TV nella sua vita. Non ha mai chiesto di farlo. Ha sempre lavorato per il suo territorio in silenzio. Non è un personaggio social. Probabilmente al mondo esterno quel nome non diceva nulla: non perché non lavorasse, ma semplicemente perché lo faceva proprio per curare nel modo più profondo gli interessi del nostro Paese, con la sua capacità e con la sua grande voglia di fare.

Personalmente, posso dirvi che sono profondamente orgoglioso di quello che Marco Croatti ha fatto. (Applausi).

Non penso di avergli di mancato di rispetto a non citarlo come senatore. Ho detto appositamente Marco, perché per noi, in questo momento, è sempre e soltanto Marco e non vediamo l'ora di riabbracciarlo appena tornerà. (Applausi).

Signor Presidente, perderò qualche secondo per leggere alcuni passaggi di ciò che ha detto uno degli organizzatori della Global Sumud Flotilla nel momento in cui gli è stato intimato l'alt da parte delle imbarcazioni dell'IDF. Cito testualmente. "Vi ricordiamo che siamo una missione di solidarietà, non violenta umanitaria, con l'obiettivo di rompere l'assedio illegale imposto da Israele da diciott'anni contro il popolo palestinese di Gaza e di creare un corridoio umanitario. Trasportiamo esclusivamente cibo, aiuti umanitari, filtri per l'acqua, stampelle, latte in polvere per bambini, destinati a persone che stanno letteralmente morendo di fame. State commettendo un genocidio e operazioni di pulizia etnica contro il popolo palestinese e tutto ciò è assolutamente contrario al diritto internazionale. Ci troviamo in acque internazionali, al di fuori della vostra giurisdizione, stiamo navigando verso acque territoriali palestinesi, che non sono sotto la vostra autorità, anche se pretendete di occupare quella terra. Tutto questo è completamente illegale. La più alta autorità giuridica del mondo, la Corte internazionale di giustizia, nelle sue misure provvisorie sul caso aperto dal Sudafrica contro di voi per il crimine di genocidio, ha chiaramente stabilito che vi è proibito ostacolare qualsiasi missione umanitaria diretta a Gaza. Il diritto internazionale non vi consente di impedirci di procedere e per questo non rispetteremo le vostre richieste, perché rappresentano un ulteriore tentativo di perpetuare il genocidio del popolo palestinese". Presidente, Ministro, si può essere o non essere d'accordo nel merito di questa cosa, ma non c'è nulla di falso in quello che è stato detto dai membri della Global Sumud Flotilla. Nulla di falso. (Applausi).

E a proposito del dibattito che anche oggi, nelle repliche, il ministro Tajani ha fatto sul tema del diritto internazionale, molto interessante per i giuristi, un po' meno per l'opinione pubblica, è lecito dire che ci sono due visioni del diritto. C'è chi dice che quelle acque non possono essere sottoposte a blocco navale e chi invece dice che questa possibilità c'è. Io però non ho capito cosa pensa il Governo; non ho capito se il Governo italiano pensa che Israele abbia commesso un atto che non poteva commettere e abbia violato il diritto internazionale o invece ritiene che abbia fatto quello che aveva diritto di fare. (Applausi). Ogni tanto, Ministro, una posizione chiara servirebbe. Servirebbe all'opposizione, ma forse servirebbe al Governo, alla maggioranza e al Paese. (Applausi).

La missione è stata ridicolizzata dal Presidente del Consiglio, che ha addirittura detto che, tutto sommato, chi stava andando lì sapeva a cosa andava incontro e se la stava andando a cercare. Io avrei voluto vedere se qualcuno di noi avesse detto una cosa del genere su cose che riguardavano il dibattito pubblico di altra natura, ad esempio sull'omicidio di Kirk. Io, in quest'Aula, ho detto che quell'omicidio va condannato senza se e senza ma, perché non si può morire per le proprie idee. Punto! (Applausi). Dire che bisogna proteggere i cittadini che vanno lì era un obbligo di questo Governo e non bisognava aggiungere nessun'altra parola. (Applausi).

Rispetto al tema degli aiuti, Ministro, davvero ci sono delle cose che non capisco, forse ci sono delle informazioni che non abbiamo, che non vengono date o che vengono date in modo contraddittorio. Sentendo il suo intervento, sembra che non ci sia un problema di consegna e distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Quindi stiamo dicendo che è possibile oggi, con un corridoio umanitario, trasportare consegnare ai Gazawi dei generi alimentari. Siccome ce n'è a disposizione nel mondo, perché l'Italia non è l'unico Paese che sta facendo questa attività, vorrei capire se voi ritenete che non ci sia un problema di fame in questo momento nella popolazione Gazawi. Io credo che invece ci sia e c'è.

Lei ha detto una cosa molto chiara rispetto al fatto che il Governo italiano non ha subito e non ha abbassato la testa al ricatto di Hamas sulla consegna del cibo. Io ritengo invece che il Governo abbia abbassato la testa verso il Governo israeliano sul ricatto rispetto al fatto che la distribuzione non è libera e che quel cibo deve essere controllato dagli israeliani e distribuito da loro e che, senza il Governo israeliano, lì dentro non entra niente. Questo non è un corridoio umanitario, è un'altra cosa. (Applausi).

Rispetto ad altri argomenti della sua informativa, Ministro, lei ha iniziato con una prima parte a braccio in cui aggiornava rispetto alla situazione attuale. La ringrazio per gli aggiornamenti sui nostri parlamentari e su tutti gli italiani che sono lì e che hanno gli stessi diritti dei nostri parlamentari. Quando ha cominciato a leggere, ha detto che il dramma di oggi è nato il 7 ottobre 2023. Ora, io credo che questo sia un falso storico che non rende merito a nessuna delle due parti. Quello che oggi stiamo vivendo ha avuto un apice cruento, inaccettabile e mostruoso il 7 ottobre, ma non mi sembra che la sicurezza degli israeliani in terra di Israele prima del 7 ottobre ci fosse. Dire che è tutto figlio di questo non rende merito alle sofferenze degli israeliani a casa loro. Dire che quello che succede a Gaza è figlio del 7 ottobre non prende atto del fatto che dal 2006 Gaza è un carcere a cielo aperto. (Applausi).

Non ci sarà mai una condivisione da parte di tutti della storia di quell'area. C'è chi dice che tutto è nato nel 1948, chi dice che nel 1967 si sono perse delle grandi occasioni, chi mette le lancette della storia in tante fasi, dando ragione a una parte o all'altra, e io credo che non ci sarà mai una condivisione della verità storica, ma dire che tutto quello che oggi accade è figlio del 7 ottobre 2023, io credo che sia veramente una cosa inaccettabile. (Applausi).

Ricordo peraltro quando dalla fine degli anni Novanta - Hamas nasce nel 1987 - è stata la volontà di chi, come Netanyahu, voleva dividere il fronte palestinese tra ANP e Hamas e andava a potenziare Hamas contro l'ANP per poter dire che non c'è una Palestina unica e di conseguenza non è possibile riconoscere lo Stato di Palestina. Questa è la storia reale, questa è la verità. (Applausi). E se non abbiamo il coraggio di affrontare la verità, non risolveremo neanche i problemi, neanche facendo l'alta politica che è stata invocata più volte.

Ci sarebbero tante altre cose da dire, signor Ministro. Intanto comunico il voto di astensione sulla stringata risoluzione di maggioranza, la n. 1. Lei ha detto che ci sono molti princìpi condivisibili in quel piano, io voglio sottolineare i princìpi che secondo noi non sono condivisibili, perché innanzitutto, nel substrato di questo piano, c'è la visione occidentale del mondo e noi credo che avremmo dovuto imparare dalla storia che quando l'Occidente cerca di esportare la propria democrazia, fa solo danni. (Applausi).

Prendere atto delle altre culture, delle altre forme di governo, delle altre popolazioni è il modo per tutelare le loro tradizioni, i loro desideri. Il ricatto che deriva dal dire: o accettate il piano, oppure Gaza verrà rasa al suolo, ritengo che sia inaccettabile, non fa parte dei principi che condivido.

Termino immediatamente, signor Presidente.

Coinvolgere Tony Blair, quello delle finte armi di distruzione di massa, a mio avviso non fa parte dei principi condivisibili. Non citare il tema della Cisgiordania e dell'illegalità dei coloni non fa parte dei princìpi condivisibili. Però vede, io credo che qualsiasi cosa che possa far fare un passo avanti verso la fine immediata dello sterminio in corso, del genocidio, non possa non essere preso in considerazione ed è questo il motivo per cui noi ci asteniamo. (Applausi).

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ho sentito prima dire qual è il compito di noi politici. Innanzitutto il compito di noi parlamentari che siamo rappresentanti dell'istituzione dovrebbe essere quello di dare l'esempio e nel momento drammatico che sta vivendo un po' tutto il mondo, con le varie guerre che ci sono in giro, la prima cosa che dovrebbero fare i rappresentanti istituzionali sarebbe quella di abbassare i toni e non cercare sempre, costantemente lo scontro politico. Questa dovrebbe essere la prima cosa che dovremmo fare. (Applausi).

Ringraziamo il Ministro Tajani per le sue comunicazioni. Siamo consapevoli che sia assolutamente giusta e corretta la libertà di manifestare, di criticare Israele, di poter fare iniziative politiche. Noi della Lega lo abbiamo sempre detto: giusto che venga garantita questa libertà. Comprensibile anche che qualcuno dell'opposizione possa criticare la posizione del Governo dicendo che forse sulla questione di Gaza siamo stati troppo morbidi, che voi sareste stati più fermi, avreste dato l'atto politico di riconoscimento della Palestina e invece noi non l'abbiamo fatto. Tutto questo ci può stare nella logica del confronto politico perché il confronto politico è il sale della democrazia. Ma tutto deve avvenire all'interno di quelli che sono dei limiti, perché diventa irresponsabile e si supera il limite quando di fronte anche all'appello del Presidente della Repubblica qualcuno voglia continuamente andare avanti, rischiando di creare incidenti ed alimentare tensioni di carattere belligerante, come ha fatto la Flotilla e chi ci è salito sopra. Massimo rispetto per il collega Croatti, le sue idee e le sue scelte, ma bisogna essere anche responsabili. La responsabilità è il primo elemento che dovrebbe caratterizzare un rappresentante delle istituzioni. Quando il Presidente della Repubblica mi richiama, è doveroso per un politico rispettare quel richiamo. (Applausi). Anche perché diciamo con grande chiarezza che se davvero l'iniziativa politica, che ha avuto anche il suo discreto successo e la sua discreta visibilità, fosse stata quella davvero di consegnare gli aiuti al popolo palestinese, a quel punto si sarebbe accettata la mediazione del Patriarcato di Gerusalemme, della Chiesa, del Vaticano, del cardinal Zuppi e di tutti quelli che sicuramente avrebbero consegnato gli aiuti. Non era però quella la finalità a detta degli stessi organizzatori. Questo è il vero punto politico di chi ha cercato lo scontro, rischiando, come dicevo, di alimentare tensioni belligeranti in un momento in cui c'è sul tavolo un piano di pace. Un piano di pace che la maggior parte del mondo sta approvando, che vuole che vada avanti perché può veramente far iniziare una nuova era in Medio Oriente. Così come non è certo rivolto ai colleghi dell'opposizione notare come sia irresponsabile e inaccettabile denigrare e oltraggiare gli ebrei, come è avvenuto in diversi casi in Italia. Come se le responsabilità delle guerre fossero dei popoli e non dei loro governanti. (Applausi). Davvero un elemento di ignoranza, di ipocrisia e di ideologia intollerabile, tanto più quando questo arriva da alcune università. È assolutamente intollerabile. Senza tener conto poi che in Israele c'è chi manifesta da mesi contro il Governo Netanyahu. È una democrazia, c'è la libera possibilità di esprimersi. Quindi come si fa a pensare di incolpare gli ebrei generalmente? Questo è assolutamente inaccettabile.

Come è inaccettabile - questo sì rivolto nei confronti dell'opposizione - il fatto che il Governo venga accusato di complicità del genocidio di quanto avviene a Gaza, strumentalizzando assolutamente una tragedia umanitaria per fini politici, senza tener conto dell'impegno e dell'aiuto che il Governo italiano ha dato alla popolazione palestinese con la missione che dall'8 agosto, in accordo con la Giordania, prevede aviolanci tutti i giorni per aiutare il popolo palestinese a ricevere direttamente gli aiuti. Senza altresì tener conto dell'espressione contraria e chiara che la Premier in primis ha preso contro l'occupazione di Gaza da parte di Netanyahu. Una posizione chiara e inequivocabile.

Quindi questo è inaccettabile. E infatti mai abbiamo sentito una parola di ringraziamento alle nostre Forze armate, alla nostra Difesa, alla struttura diplomatica e alla nostra intelligence che hanno garantito la nostra sicurezza, il fatto che potessero arrivare gli aiuti a Gaza, alla popolazione palestinese, e la sicurezza per quelli che erano sulla Flotilla. Facciamo al Governo i complimenti per come è stata gestita la situazione, perché davvero sono stati bravi in una situazione molto molto complicata che rischiava di finire davvero male. (Applausi). Quindi davvero un ringraziamento per tutto il lavoro che viene fatto. Sono stati troppi i silenzi nei confronti dei terroristi di Hamas; non abbiamo sentito tutte queste grandi dichiarazioni nelle piazze sulla liberazione degli ostaggi, dimenticando che sì, non sarà probabilmente la causa principale, ma la guerra l'hanno iniziata i terroristi con il vile attacco del 7 ottobre 2023.

Così come è riprovevole - lo dico con estrema chiarezza - ergere a portavoce di una nobile causa portata avanti una persona che per mesi ha inneggiato alle uccisioni dei ragazzi israeliani, esprimendo sconfinata ammirazione per chi ne ammazzava tanti con atti di terrorismo che lei chiamava di resistenza. Riprovevole! È riprovevole, scegliete un'altra portavoce la prossima volta. Scegliete un'altra! (Applausi). Allo stesso modo, è riprovevole festeggiare una persona che considera un oltraggio la liberazione degli ostaggi. Qualcuno ha scritto che il rischio di passare dalla civiltà alla barbarie è molto, molto vicino. (Applausi).

È inoltre intollerabile e inaccettabile recare danno agli italiani con manifestazioni che sfociano spesso in azioni violente, con tutti i danni che poi vengono arrecati ai vari beni. Alla fine chi paga? Lo abbiamo detto: ci vogliono le cauzioni. Chi fa le manifestazioni e, poi, alla fine sbaglia, deve giustamente pagare; se rompe qualcosa deve pagare in prima persona. Queste manifestazioni hanno l'unico obiettivo di andare contro il Governo. Cosa è lo sciopero improvviso se non la volontà di andare contro il Governo? Tutto ciò svilisce la stessa causa nobile di lotta per la Palestina. Tra l'altro, questo è avvenuto solo in Italia, a testimonianza che la volontà era solo quella di colpire il Governo italiano, forse perché non ci sono altri argomenti su cui si può innescare un dibattito politico forte in questo momento, vista l'importanza internazionale che ha il nostro Paese.

Peraltro, la posizione politica dell'Italia è sempre stata, a nostro giudizio, molto equilibrata, a differenza di altri Paesi europei che hanno assunto le iniziative di riconoscimento della Palestina e messo sanzioni che non sono servite a nulla, perché di fronte a tutto questo Netanyahu non si è assolutamente fermato. Sono atti di propaganda politica. La Lega dice da tempo che gli unici che potevano davvero convincere Netanyahu sarebbero stati gli Stati Uniti e così è avvenuto; Stati Uniti che l'opposizione ha criticato solo perché c'è Trump. Questa è la verità. Se ci fosse stato un altro Presidente, probabilmente non avrebbero fatto quello che hanno fatto. Anzi, chiedetevi cosa ha fatto Biden in più di un anno di guerra, visto che non è riuscito a mettere a posto nulla da questo punto di vista. (Applausi).

Se Trump fosse un pazzo o uno squilibrato, come volete far credere, difficilmente si sarebbe arrivati a una proposta di pace come quella avvenuta. Infatti, è stato ricordato bene prima che per arrivare a una proposta di pace di questo tipo, che addirittura coinvolge la maggior parte dei Paesi arabi e musulmani, la diplomazia, quella sotterranea, che non si vede, era in azione già da tempo. Ciò significa che gli Stati Uniti stavano già lavorando per arrivare a una soluzione.

Altro che incendiarie le sue dichiarazioni: Trump sarà spregiudicato, avrà il suo carattere e sarà imprevedibile, ma il risultato di oggi è questo e vi mette in difficoltà, tant'è vero che non siete in grado di votare una risoluzione che dice di sostenere il piano di pace. È inaccettabile che dalla sinistra arrivi un'astensione. Che significa astenersi di fronte alla possibilità e all'unico spazio possibile di pace che ci si presenta davanti? È una posizione politica che è assurdo portare avanti.

Mi avvio a concludere, signor Presidente. Forse sarebbe stato meglio assumere una posizione politica univoca, evitare di dividerci, abbassare i toni, ragionare e confrontarci politicamente, come facciamo magari nei corridoi del Senato e non in Aula perché dobbiamo far vedere chissà che cosa (la gente questo non lo sa). Basterebbe confrontarci in maniera civile, come facciamo nei corridoi, anziché fare, come tante volte accade, sceneggiate da teatrino in Aula. Sarebbe meglio per il bene di tutti. (Applausi).

Vi diamo un consiglio: certe iniziative politiche, come dicevo prima, che magari hanno avuto anche un discreto successo, se a un certo punto non ci si ferma e si capisce che è il momento di ragionare, rischiano di trasformarsi in un disastro politico irreparabile che può farvi affondare.

Questo è il senso vero di responsabilità cui in quest'Aula oggi richiamiamo tutti. Apprezziamo le risoluzioni presentate e, naturalmente, portiamo avanti il nostro orientamento favorevole alla posizione del Governo. (Applausi).

ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, Gaza è entrata nelle nostre vite. Anche non volendo, quelle immagini strazianti e i racconti di chi scappa hanno scosso le coscienze di ognuno di noi.

A Gaza si vive male, si vive male da tanto tempo. Per chi, come me, ha lavorato in quell'area sa che l'elettricità è razionata, l'acqua è razionata, si è vissuti chiusi in un recinto, per andare a lavorare bisognava passare checkpoint militarizzati col senso di essere sempre controllati. Quelle generazioni non hanno vissuto bene, tentavano di lavorare, collaborare e dialogare con i kibbutz vicini, con comunità pacifiste, che aiutavano i palestinesi a integrarsi e a lavorare e il 7 ottobre ha aperto le porte dell'inferno in una situazione già compromessa. Non a caso, oltre a colpire di notte donne, bambini, persone inermi e civili, hanno voluto affossare il dialogo e la pace. Festival Nova, giovani che andavano a divertirsi, aperti al mondo; le persone che abitavano quei kibbutz, che praticavano il pacifismo; quelle donne, le prime a essere rilasciate, erano quelle che andavano a prendere i bambini palestinesi e li portavano in ospedale, negli ospedali israeliani. Hanno voluto colpire il dialogo e la pace Hamas (Applausi), a specchio con il peggio dell'estremismo della destra religiosa ebraica, che, purtroppo, oggi condiziona quel governo.

Il Governo israeliano ha reagito in maniera sproporzionata, indiscriminata compiendo massacri, crimini contro l'umanità che questo Governo ha tardivamente denunciato. Io ho sentito ancora parlare dalla maggioranza dell'unica democrazia nell'area. A me risulta che le democrazie liberali non uccidono donne e bambini (Applausi). Incominciamo a dirlo con nettezza, con chiarezza, parlando il linguaggio della verità.

Ora si apre uno spiraglio di pace. Andiamo a sperimentarlo fino in fondo, senza dubbi, senza ma, poi dirò qualcosa alla fine del mio intervento, ma dobbiamo provarci. Però fatemi dire una cosa all'inizio dell'intervento sulla Flotilla. La Flotilla non nasce a caso, nasce perché abbiamo avvertito tutti nei mesi scorsi un senso profondo di impotenza. I Governi europei che non riuscivano a prendere una decisione: non si sanzionava Israele, né si riusciva a fermare Netanyahu. Abbiamo aspettato le elezioni americane in maniera quasi messianica: se non ci riescono gli Stati Uniti, ci possiamo riuscire noi europei? I Consigli europei - lo sa bene il ministro Tajani - si concludevano sempre con quella solita frasetta: «Europe is deeply concerned». L'Europa è profondamente preoccupata, ma della preoccupazione i civili di Gaza, i bambini, le donne non se ne fanno assolutamente niente. (Applausi).

Dentro questo senso di impotenza, accompagnato da un senso crescente di ingiustizia rispetto alla disparità delle forze in campo, a una reazione spropositata, incredibilmente spropositata davanti a quelle immagini che arrivano, generazioni diverse, persone che venivano da storie anche differenti, trasversali ai partiti e alle forze politiche, alle generazioni, laici e cattolici, hanno incominciato a scendere in piazza, a manifestare la loro incazzatura, scusate l'espressione. Non avevano altro modo di farlo. Oltre ai social, hanno detto "facciamo un passo in più" e alcune di queste persone hanno deciso con coraggio di fare qualcosa che ancora non si era fatto e in tanti hanno detto: mettiamoci in barca, andiamo, facciamo quello che i Governi non riescono a fare, proviamo a dire che non ci rassegniamo. Voglio mandare un abbraccio al nostro collega Marco Croatti, ad Annalisa Corrado, ad Arturo Scotto, a Paolo Romano (Applausi), che insieme a tanti altri hanno accompagnato la Flotilla facendo scorta istituzionale, dimostrando che come Parlamento non li lasciavamo soli; almeno questo lo abbiamo potuto fare.

Allo stesso tempo, lo voglio dire al ministro Tajani attraverso il Presidente del Senato, noi siamo una forza politica con cultura di governo, abbiamo affrontato fasi difficili, ci siamo caricati, nella scorsa legislatura, di passaggi complicatissimi, col Covid, con una guerra nel cuore dell'Europa. Abbiamo preso decisioni difficili perché in contrasto, a volte, anche con la nostra coscienza. Quindi sappiamo la difficoltà delle scelte che deve compiere questo Governo.

Voglio ringraziare il ministro Tajani e il ministro Crosetto per il lavoro fatto. Voglio ringraziare chi era su quelle navi, le Forze armate, i nostri diplomatici, che stanno facendo un lavoro prezioso (Applausi), perché portare fuori le persone da Gaza è complicatissimo. L'abbiamo fatto già più volte e non c'è bisogno che lo ricordi il collega Romeo, perché abbiamo il senso delle istituzioni e perché ci siamo già passati: abbiamo affrontato crisi internazionali e conosciamo il valore della nostra diplomazia, delle Forze armate, dei nostri medici e dei nostri infermieri che curano le persone che vengono via da lì. (Applausi). Quindi sappiamo apprezzare quel lavoro, così come il lavoro della ministra Bernini, che ha lavorato per portare fuori persone che potranno studiare e avere un futuro. Quella è l'Italia migliore, che non vuole dilapidare il suo rapporto con il mondo arabo.

Questo senso di responsabilità che avete avuto non l'ha invece dimostrato chi avrebbe dovuto averlo di più, ossia la Presidente del Consiglio. (Applausi). La settimana scorsa a New York c'ero anche io e l'ho sentita con le mie orecchie, in quella conferenza stampa, attaccare ad alzo zero la Flotilla dicendo: è un attacco contro il Governo. Voglio dire alla presidente Meloni che non è sempre lei al centro dell'attenzione; se hanno deciso di mettersi in campo è per altri motivi (Applausi): è perché volevano dare un segnale davanti al senso di impotenza. (Applausi). Li ha definiti pericolosi e irresponsabili quando non ha mai usato queste parole, pericolosi e irresponsabili, nei confronti di Netanyahu, di Smotrich, di Ben Gvir, che compiono l'apartheid e che si apprestano ad annettere un pezzo di Cisgiordania. (Applausi). Oggi si poteva migliorare, si poteva fare un pezzo in più.

Condivido quello che ha detto il ministro Tajani, che ha detto che il diritto allo sciopero non si mette in discussione (meno male). Si possono anche non condividere gli scioperi, legittimamente. Nemmeno io li condivido tutti; a volte li condivido e a volte non li condivido. Sa cosa proprio non condivido e considero meschino? Quando si irridono le persone che scendono in piazza. (Applausi). Oggi, davanti a un Consiglio europeo importante in cui si parla di Ucraina, di droni e degli sconfinamenti, la Presidente del Consiglio ha trovato il tempo di dire, a margine, che la rivoluzione in qualche modo non si concilia con i weekend lunghi. Mi dispiace, ma una Presidente del Consiglio non usa frasi di questo tipo (Applausi), e quella che ha il maggior senso di responsabilità deve tenere insieme il Paese. (Applausi).

Lo voglio dire in maniera molto chiara: non abbiamo bisogno di lezioni. La nostra storia si sa: noi abbiamo sempre detto parole chiare contro ogni forma di violenza e continueremo a dirle. Lo abbiamo fatto nei confronti di Hamas e lo facciamo nei confronti di chi compie crimini contro l'umanità. Non condivido personalmente slogan che dicono "blocchiamo tutti", perché bisogna avere sempre la misura (Applausi). Il diritto a manifestare non deve andare contro i legittimi interessi dei cittadini e su questo siamo tutti d'accordo. Condanneremo tutte le violenze, tutti gli attacchi, anzi esprimiamo solidarietà alla comunità ebraica per l'attacco vergognoso alla sinagoga di Manchester. (Applausi). Siamo vicini, siamo in prima fila contro l'antisemitismo. Oggi i più pericolosi per le comunità ebraiche in giro per l'Europa si chiamano Smotrich e Ben Gvir, perché le stanno mettendo davvero a rischio con le loro parole incendiarie. (Applausi).

Mi avvio a concludere toccando una questione che mi sta particolarmente a cuore e che interessa a tutti. Lo dico alla mia parte prima ancora che all'altra parte: queste violenze condanniamole tutti insieme, ma attenzione a non usare la clava e a utilizzare queste violenze per reprimere quel moto spontaneo e autentico di voglia di pace che viene dalle generazioni più giovani che stanno scendendo in piazza. Non vorrei che si utilizzassero le violenze per mescolarle con le persone che invece scendono autenticamente in piazza. (Applausi). Non vorrei che si arrivasse a mettere in discussione addirittura il diritto di manifestare mescolando tutto questo e facendo passare il fatto che i mandanti siano quelli del centrosinistra e i progressisti con i loro messaggi d'odio. Questo è inaccettabile. (Applausi).

Chiudo su una questione. Noi ci siamo, sul piano, ma ci asterremo: anche noi, nella nostra proposta di risoluzione, abbiamo scritto che siamo pronti a sostenere in tutte le sedi internazionali qualsiasi iniziativa che porti al cessate il fuoco, alla fine delle atrocità, alla fine dei crimini contro l'umanità, alla liberazione degli ostaggi, agli accessi umanitari, ma insieme vogliamo che ci sia anche il riconoscimento dello Stato di Palestina. Perché lo vogliamo? Non per un vezzo, ma perché in questo momento ha un potere simbolico forte ed enorme, che non può essere condizionato; deve arrivare forte e chiaro. È l'unico modo per tenere viva la prospettiva dei due popoli, due Stati. In questo momento, in Cisgiordania, quello che sta facendo questo Governo è rendere impossibile, invece, che uno dei due Stati possa avere un territorio ed un popolo. Questo, allora, è il momento di tirare fuori la tradizione del popolo italiano, del Governo italiano, di dialogo con il mondo arabo. Quella tradizione non la possiamo dilapidare. È il momento di dire chiaramente da che parte stiamo. Noi stiamo dalla parte dei due popoli, due Stati e in questo momento va riconosciuto con nettezza lo Stato di Palestina. (Applausi).

MALAN (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente, signor Ministro degli affari esteri, membri del Governo, colleghi senatori, innanzitutto voglio dire che i senatori di Fratelli d'Italia sono fieri di quanto ha fatto il Governo su questa crisi negli ultimi due anni. (Applausi).

Siamo fieri del fatto che l'Italia abbia tenuto rapporti credibili, positivi e produttivi con lo Stato di Israele. Senza questi rapporti non sarebbero stati possibili gli aiuti, non sarebbe stato possibile portare in Italia tanti bambini da curare, non sarebbe stato possibile neanche l'intervento a favore di coloro che hanno partecipato alla missione della Flotilla.

L'Italia ha mantenuto rapporti credibili, positivi e produttivi con i Paesi arabi, a partire da quelli che sono vicini allo Stato di Israele. Ha mantenuto rapporti positivi con gli Stati Uniti, con l'amministrazione precedente e con l'amministrazione attuale, perché, per noi, l'alleanza con gli Stati Uniti non dipende da come votano gli elettori americani, ma dipende dal fatto che da ottant'anni abbiamo un legame con gli Stati Uniti, che hanno portato e mantenuto la libertà in Europa. Altri, invece, ritengono che l'alleanza con gli Stati Uniti vada a seconda di quali siano i giudizi rispetto alle scelte che gli elettori americani democraticamente fanno. (Applausi).

L'Italia ha mantenuto i rapporti, naturalmente, come protagonista all'interno dell'Unione europea. In particolare in questa vicenda l'Italia ha tenuto la posizione giusta il 7 ottobre. Dopo il mostruoso attacco del 7 ottobre, ha immediatamente riconosciuto il diritto di Israele innanzitutto ad esistere e a difendersi. Ricordiamo, infatti, che non si tratta soltanto, come se fosse poco, dei 1.400 morti del 7 ottobre (è come se avessero ucciso qualche decina di migliaia di italiani rispetto alla nostra popolazione), ma dell'intento dichiarato, da parte di Hamas e delle altre organizzazioni vicine ad Hamas, di fare di quel giorno il primo di tanti episodi per portare alla distruzione ed allo sterminio totale degli ebrei che si trovano in quella terra (intendo dire terra di Israele, non certo una terra dove non ci sono israeliani e non ci sono ebrei). Dal 2005, infatti, il Governo israeliano di Ariel Sharon ha deportato gli israeliani che erano in quell'area. Li ha portati via dalle loro case contro la loro volontà e da allora quell'area è stata governata da chi nel 2005, per una sola volta, è stato scelto, cioè Hamas, che poi ha mantenuto il potere, diventando la più grande piaga e il più grande ostacolo al riconoscimento dello Stato della Palestina.

Quando c'è una forza terroristica che usa il territorio che governa per colpire sistematicamente la popolazione civile dello Stato di Israele e che ha, nei suoi obiettivi dichiarati, oltre ad estendere il dominio del loro fondamentalismo in ben altre terre, incluso il resto del mondo, ha l'obiettivo della eliminazione della presenza ebraica da quella terra, è chiaro che non ci può essere futuro per lo Stato della Palestina.

Quando un'organizzazione usa sistematicamente ed in modo programmatico la strategia degli scudi umani, è chiaro che non è una organizzazione degna di poter riscuotere qualunque tipo di credito all'estero.

L'Italia ha poi portato, come è stato detto più volte, più aiuti di qualunque altro Stato europeo. Ha portato in Italia, per curarle, un gran numero di persone, in particolare bambini palestinesi. Lo ha fatto più di tutti gli altri Stati europei messi insieme, che però magari hanno riconosciuto lo stato della Palestina. Magari, però, continuano anche a commerciare in armi con Israele, come la Spagna, che poi viene additata come modello. (Applausi).

Però la Spagna va bene, perché ha riconosciuto lo Stato della Palestina; come riconoscenza, poi, le organizzazioni pro-Pal hanno impedito di concludere la Vuelta, una delle più grandi manifestazioni sportive della Spagna, ma lasciamo stare.

Noi siamo fieri della posizione che il Governo ha tenuto per quanto riguarda la vicenda della Flotilla, perché è stato giusto, da parte del Presidente del Consiglio, denunciare i pericoli e il velleitarismo di quella impresa, ma allo stesso tempo il Governo ha ritenuto giusto tutelare quel gruppo di persone, tra le quali gli italiani erano solo una delle nazionalità, mentre altri Paesi, con l'eccezione della Spagna, non hanno mandato proprio nessuno. Questo meriterebbe un riconoscimento, anziché continui attacchi al Governo. (Applausi). Creare artificiosamente e cercare di far apparire che vi siano una posizione del ministro della difesa Crosetto, un'altra del ministro della difesa Tajani e un'altra del presidente del Consiglio Meloni è una cosa completamente infondata, che respingiamo completamente. L'azione del Governo è stata assolutamente unitaria e concordata: ecco perché è stata efficace, cosa che penso sarebbe molto difficile fare con un Governo del cosiddetto campo largo. Per noi la libertà di espressione e di manifestare il proprio pensiero e le proprie opinioni è da rispettare sempre, non soltanto quando qualcuno manifesta opinioni che ci piacciono, ma anche quando manifesta opinioni che non ci piacciono. (Applausi).

A questo proposito, ricordo che l'Italia ha sempre consentito le manifestazioni pro-Pal, naturalmente prendendo misure adeguate per contrastare i fenomeni di violenza. Ricordo la Francia di Emmanuel Macron, che da molti a sinistra viene citato come un fulgido esempio, non soltanto per quello che fa, ma forse per il fatto che continua a stare al Governo, pur avendo perso tutte le ultime elezioni; questo è probabilmente un modello per la nostra sinistra, che è abituata a fare questo stesso sport. (Applausi). Ebbene, in Francia in questi due anni sono sempre state proibite tutte le manifestazioni pro-Pal, perché potevano causare disordini; in altri Paesi ne sono state vietate centinaia. Qui sono state consentite tutte; purtroppo qualcuno troppo spesso ha approfittato di queste manifestazioni per usare ogni sorta di atti violenti, anche recentemente. E questi atti violenti sono stati sì condannati, sia pure non con particolare enfasi, ma comunque sono stati condannati dalle forze politiche rappresentate qui. Però, quando si dice ogni giorno, tranne in un intervento oggi, che l'Italia è complice di genocidio, si giustifica moralmente chi va in piazza a spaccare, tutto ad attaccare poliziotti e carabinieri, a distruggere infrastrutture, a impedire ai cittadini di esercitare la loro libertà di spostamento, perché c'è libertà di manifestazione, ma la manifestazione non vuol dire bloccare le infrastrutture e rendere impossibile la vita a chi vuole fare altre cose, a chi vuole lavorare, a chi vuole andare a trovare dei parenti, magari malati. Questo non è ammissibile.

Ebbene, oggi ci troviamo di fronte a un piano di pace che ha ricevuto il sostegno dei principali Paesi europei (della Germania, della Francia, del Regno Unito) e che ha ottenuto il sostegno della Lega araba. In particolare, ha ottenuto il sostegno di Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Indonesia e Pakistan; sono Paesi che sommano 800 milioni di abitanti, in gran parte musulmani. Loro l'hanno accettato e lo sostengono. Lo sostengono le Nazioni Unite, l'Unione europea, l'Autorità nazionale palestinese; ha espresso parole di sostegno il Papa e persino Hamas lo sta considerando (ce l'ha detto il Ministro degli affari esteri poco fa). Invece qui assisteremo, come è stato preannunciato, a una astensione su questo piano, che raccoglie un sostegno così ampio nel mondo, per cui ci si equipara a coloro che non fanno parte di questi Paesi. Devo dire che in questo momento l'unico che sta considerando se accettare o no, nell'ambito dei Paesi interessati, è Hamas.

Non dico che in questo modo ci si equipari ad Hamas, perché non lo credo certamente e so che non è questa la volontà, ma dal punto di vista del risultato è così: non si pronunciano, perché io non ho sentito altre giustificazioni oltre al fatto che il piano non gli piace perché il Governo italiano lo sostiene e probabilmente non possono dire - o meglio possono dirlo - che non gli piace perché è promosso dal presidente Trump, che viene spesso definito, a cominciare dal segretario del Partito Democratico Elly Schlein, come una specie di mostro, come uno che non potrà mai essere qualcosa di simile a un alleato. Noi invece pensiamo che il dovere del Governo sia quello di lavorare per la pace, nell'interesse dell'Italia, per tenere alto il nome dell'Italia, che difende i valori democratici, la libertà e la pace in tutto il mondo e questo il Governo guidato da Giorgia Meloni, con il ministro Tajani, con tutti i Ministri e con tutta la maggioranza di Governo, lo sta facendo e noi ne siamo fieri. (Applausi).

MAIORINO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, intanto intendo puntualizzare che il mio dissenso non è in realtà verso il mio Gruppo, che amo e che stimo, ma è verso il piano Trump. In questa proposta di risoluzione in particolare…

PRESIDENTE. La interrompo immediatamente: o parla in dissenso dal suo Gruppo o lei non può parlare.

MAIORINO (M5S). Porterà ad un voto difforme.

PRESIDENTE. Ecco, bene, allora è in dissenso dal voto del suo Gruppo. Prego.

MAIORINO (M5S). Posso recuperare il tempo?

Il mio dissenso profondo è verso il piano Trump, qui definito addirittura piano Blair, al quale questa risoluzione si appoggia in maniera incondizionata. Il piano Trump-Blair rappresenta la pietra tombale verso ogni principio di diritto internazionale, umanitario e della giustizia in quanto tale.

Quel piano è uno smaccato progetto di neocolonialismo che dà mano libera a Kushner, genero di Trump, di realizzare la più grande, brutale, vile speculazione edilizia mai realizzata nella storia sulle ossa e sul sangue di esseri umani che hanno le uniche colpe di essere nati nell'angolo sbagliato del mondo - quello della terra promessa dei sionisti - e di essere poveri, dannatamente poveri, e quindi di non avere alcun potere.

Garante di questo macabro progetto è l'ex premier inglese Tony Blair, il premier inglese più screditato della storia, che mentì sulla presunta presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, esclusivamente per giustificare la seconda guerra del Golfo di Bush junior e di Colin Powell che portò al massacro di oltre 600.000 civili iracheni. Questo piano è stato stilato dai macellai del popolo palestinese… (Commenti) Presidente!

PRESIDENTE. Le do dieci secondi in più, perché è stata interrotta anche da me. Prego.

MAIORINO (M5S). Questo piano è stato stilato dai macellai del popolo palestinese, con la complicità di chi ha armato le loro mani, anche quelle del Governo Meloni. Allora, per rispetto dei milioni di italiani… (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La ringrazio. La prego di usare, quando può e se ritiene, un linguaggio il più possibile adatto a quest'Aula. (Commenti). Va bene, vale per tutti, ma vale specie in una situazione del genere. (Commenti). Le assicuro che ha esaurito abbondantemente i due minuti. (Commenti). Mi esprima quindi il voto.

MAIORINO (M5S). Anche per rispetto dei milioni di italiani che sono oggi in piazza a sostegno dei 33 detenuti illegalmente da Israele… (Proteste). …il mio voto è fermamente contrario. (Commenti).

PRESIDENTE. La senatrice Maiorino ha espresso un voto difforme a quello del Gruppo del MoVimento 5 Stelle e quindi l'ha motivato come ha ritenuto più opportuno, avendo da parte del Presidente anche l'invito a usare i toni più civili possibili. Mi sembra che non ci sia niente di drammatico.

CASINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola. Mi pare che il suo dissenso vada in direzione opposta rispetto all'astensione; comunque si esprima.

CASINI (PD-IDP). Signor Presidente, anzitutto, visto che per ragioni procedurali, probabilmente la proposta di risoluzione presentata dal mio Gruppo non sarà posta in votazione per via del Regolamento del Senato, voglio esprimere un parere favorevole perché sul tema del riconoscimento della Palestina io avrei gradito che il Governo italiano si fosse mosso con meno contraddittorietà, più tempestività ed incisività. (Applausi).

Detto questo, non trovo una ragione, onestamente, per votare contro la proposta del Governo e del senatore Calenda e nemmeno per votare contro quella del senatore Renzi. Le sosterrò e le voterò entrambi perché - mi rivolgo alla senatrice Maiorino - in realtà questo piano - che ci piacciano Trump e Blair è un problema ovviamente di preferenze personali - è l'unico che c'è ed è un piano approvato dall'Autorità palestinese, dai Paesi arabi e dall'Europa e, guarda caso, gli unici che non vogliono e non approvano questo piano sono Hamas e i ministri estremisti che sono nel Governo Netanyahu, che hanno preannunciato fuoco e fiamme. Guarda caso una convergenza piuttosto singolare, ma che dovrebbe indurre molti a delle riflessioni profonde.

Volevo dunque esprimere questa mia opinione e anche questo mio voto. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio anche per la pacatezza dei toni, a lei abituale.

Avverto che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha accettato le proposte di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore e Calenda, n. 2, presentata dai senatori Barcaiuolo, Craxi, Pucciarelli e Petrenga, e n. 3, presentata dal senatore Renzi ed altri senatori. Ha invece espresso parere contrario sulla proposta di risoluzione n. 4, presentata dai senatori Boccia, Patuanelli e De Cristofaro.

Laddove fossero accolte le proposte di risoluzione nn. 1, 2 e 3, quelle accettate dal Governo, la proposta di risoluzione n. 4 sarà considerata preclusa.

Metto ai voti la proposta di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore e Calenda.

È approvata.

SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Senatrice Maiorino, per quanto mi riguarda non avrà mai più diritto di parlare in dissenso dal Gruppo. (Proteste). Chiedo scusa! Ho sbagliato! Va bene? (Commenti). Senatrice Maiorino, ho detto che ho sbagliato, che vuole fare? Mi cospargo di cenere? Lei è in dissenso, giusto? Da che cosa era in dissenso? Non l'ha detto con esattezza, ma ho sbagliato io. Se la prossima volta sarà più chiara, sbaglierò meno. Mettiamola così. Facciamo finta che abbia sbagliato io.

È approvata.

Metto ai voti la proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Barcaiuolo, Craxi, Pucciarelli e Petrenga.

È approvata.

Dispongo la controprova.

Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

È approvata.

Metto ai voti la proposta di risoluzione della proposta di risoluzione n. 3, presentata dal senatore Renzi e da altri senatori.

È approvata.

È stata avanzata una richiesta di controprova.

Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

È approvata.

La proposta di risoluzione n. 4 è pertanto preclusa.

Si è così conclusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 7 ottobre 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 7 ottobre, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,28).

Allegato A

INTERROGAZIONI

Interrogazione sulla nuova programmazione della Politica agricola comune

(3-02060) (17 luglio 2025)

Bergesio, Cantalamessa, Bizzotto. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -

                    Premesso che:

            la Commissione europea, a soli due anni dall'entrata in vigore della PAC 2023-2027, sta definendo le linee della nuova programmazione post 2027, in anticipo di oltre due anni rispetto alla sua entrata in vigore e in un contesto di riferimento che nel lungo periodo potrebbe cambiare radicalmente;

            secondo quanto si apprende, la Commissione europea, all'interno del quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea, potrebbe proporre la creazione di un fondo unico nazionale nel quale far confluire tutti i fondi europei indiretti (fondo di coesione, FEAMP, FSE+, FESR e PAC);

            la centralizzazione delle risorse metterebbe in discussione la struttura attuale della PAC basata su due pilastri: il FEAGA (pagamenti diretti annuali) e il FEASR (sviluppo rurale pluriennale), entrambi strumenti fondamentali per garantire la stabilità e la prevedibilità delle politiche agricole;

            la creazione di un fondo unico nazionale comporterebbe significative modifiche alla governance della PAC, trasformando la prima politica comune della UE in una politica con regole condivise ma con budget frammentati, gestiti dai singoli Stati secondo criteri nazionali e con forti rischi di alterazione della concorrenza tra agricoltori europei;

            il Parlamento europeo ha recentemente espresso, con una risoluzione, una posizione contraria al fondo unico nazionale, chiedendo il mantenimento della struttura a due pilastri e un aumento del budget della PAC, considerata l'insufficienza delle risorse rispetto all'inflazione e alle nuove sfide ambientali, sociali e geopolitiche;

            il budget agricolo nel periodo 2021-2027 ha già subito una significativa riduzione in termini reali: per l'Italia da 52,4 a 45,3 miliardi di euro, con una forte contrazione del sostegno al reddito e una crescente frammentazione dei pagamenti diretti;

            è necessario che la PAC rimanga al centro delle strategie della UE a sostegno di un sistema alimentare e agricolo sicuro, sostenibile e competitivo, mettendo al centro la produttività dell'agricoltore, in veste di custode dell'ambiente e del territorio,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente intervenire, per quanto di competenza, presso le competenti sedi europee per difendere l'attuale struttura della PAC, fondata sui due pilastri (FEAGA e FEASR), e chiedere un budget che sia quantomeno adeguato alle esigenze del settore, incrementandolo;

            quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare che la prossima programmazione della PAC si fondi su un processo partecipativo e strutturato che coinvolga istituzioni, a vari livelli interessate, agricoltori e portatori di interesse.

Interrogazione sulla tutela e la valorizzazione di Villa Verdi a Villanova d'Arda (Piacenza)

(3-02172) (30 settembre 2025) (già 4-01953) (01 aprile 2025)

Fregolent. - Al Ministro della cultura -

                    Premesso che:

            Villa Verdi, situata nella frazione di sant'Agata, nel territorio del comune di Villanova d'Arda, in provincia di Piacenza, fu acquistata nel 1848, ristrutturata, ampliata e vissuta per 50 anni dal Maestro Giuseppe Verdi;

            la villa e il parco versano in stato di degrado a causa di complesse questioni legali ed ereditarie, che ne hanno comportato la chiusura al pubblico ormai da due anni e mezzo;

            Villa Verdi, con il suo compendio immobiliare, il parco storico e la straordinaria collezione di arredi, epistolari, opere d'arte e oggetti personali del Maestro Giuseppe Verdi, costituisce un unicum di eccezionale valore artistico, storico e culturale;

            il Maestro Verdi ha lasciato un'impronta indelebile non soltanto nella storia della musica nazionale e mondiale, ma ha contribuito con la sua vita, il suo pensiero e le sue opere alla nascita della coscienza nazionale dell'Italia, divenendo un simbolo artistico profondo dell'unità del Paese;

            il 28 febbraio 2025 è avvenuta, da parte dei rappresentanti legali degli eredi, alla presenza, tra gli altri, della, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza, la consegna delle chiavi della villa e delle relative pertinenze, conseguente al decreto di esproprio del direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Dicastero della Cultura, firmato il 16 dicembre 2024;

            in quell'occasione, la soprintendente ha dichiarato che erano già stati stanziati 370.000 euro di finanziamento per procedere ai primi lavori urgenti, tesi alla messa in sicurezza dell'immobile e utili al passaggio dell'immobile al sistema museale;

            i lavori, secondo le dichiarazioni della stessa soprintendente, dovrebbero iniziare entro marzo 2025, quasi in concomitanza con la presa in carico del compendio da parte del demanio;

            il Maestro Muti, in una lunga intervista rilasciata pochi giorni fa alla "Gazzetta di Parma", ha rilanciato il suo appello affinché la villa venga riaperta al più presto al pubblico, ricordando il ruolo fondamentale di Verdi "nella costruzione della nostra identità nazionale";

            alcuni consiglieri ed ex consiglieri comunali di Busseto, città natale di Giuseppe Verdi, hanno fatto seguito alle dichiarazioni del Maestro Muti, inviando una lettera aperta al Ministro in indirizzo per ribadire l'urgente necessità di intervento per la riapertura al pubblico della Villa di Giuseppe Verdi,

            si chiede di sapere a che punto siano le procedure tese all'avvio dei lavori urgenti indicati dalla soprintendente, quale sia la durata prevista dell'intervento, se all'esito dello stesso sarà possibile riaprire al pubblico, almeno parzialmente, il sito museale di Sant'Agata e quali tempi il Ministro in indirizzo preveda perché la Villa torni ad essere fruibile e valorizzata come merita, anche nell'intento di renderla perno di un percorso culturale che sia volano del rilancio turistico di quelle terre.

Interrogazione sull'attuazione degli interventi sulle strade di competenza statale in provincia di Modena

(3-01425) (17 ottobre 2024)

Rando. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -

                    Premesso che:

            il 1° febbraio 2021 e, successivamente, il 28 dicembre dello stesso anno, la Provincia di Modena, il Comune di Modena, la Regione Emilia-Romagna ed ANAS si sono riuniti per un confronto relativo allo stato di attuazione del contratto di programma stipulato tra ANAS, Regione e Provincia;

            con lettera del 16 febbraio 2023, la Provincia di Modena, insieme ai sindaci del territorio, ha avanzato, a motivo delle criticità sulle strade statali del territorio provinciale, la richiesta di inserire nel contratto di programma di ANAS del successivo quinquennio alcuni interventi essenziali su alcuni tratti viari, ed in particolare: nella tangenziale del centro abitato di Montale nel comune di Castelnuovo Rangone; sulla tangenziale a San Prospero con la conseguente ridefinizione della regolazione del traffico presso Sorbara nel comune di Bomporto; per realizzare la variante al centro abitato di Pavullo nel Frignano; per procedere al completamento della tangenziale di Mirandola; sulla variante al centro abitato di Lama Mocogno;

            la richiesta deriva dalla necessità di mantenere alta l'attenzione sugli aspetti che attengono alla manutenzione e all'adeguamento delle strade statali 9 e 12, che ancora oggi risultano inadeguate nei tratti di attraversamento dei centri abitati indicati, anche considerato l'alto numero di veicoli che li percorrono;

            l'accordo tra Regione e ANAS prevedeva una serie di investimenti su strade di competenza statale, in particolare per la provincia di Modena con la variante di Montale-Rangone per un importo di 88,2 milioni di euro;

            gli interventi previsti dal contratto di programma e le integrazioni successive ad oggi non sono stati realizzati;

            l'ex sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, ha recentemente ricordato sulla stampa locale l'importanza di una serie di interventi e opere sulla rete viaria: sistemare e adeguare la strada statale 568, come anche richiesto dalle sindache di Camposanto e Ravarino; attivare un tavolo per la strada statale 9, ovvero la via Emilia, in particolare per studiare e definire i collegamenti Modena-Castelfranco e per superare la "pressione" del traffico e le difficoltà della zona Ponte Sant'Ambrogio (realizzazione di una rotatoria funzionale all'ingresso a Modena); attivare uno studio di fattibilità per la semplificazione del nodo di interconnessione tra la stessa statale 9 e gli svincoli della tangenziale di Modena (uscita 16); affrontare le questioni relative alla variante di Sorbara e, sempre a Sorbara, alla nuova rotatoria all'intersezione con il ramo in direzione Carpi della strada provinciale 1, alla rotatoria all'intersezione con la provinciale 3 e al necessario riassetto della viabilità che connette Modena città e Reggio Emilia;

            con l'atto n. 65 del 13 giugno 2024, il presidente della Provincia di Modena ha proceduto all'approvazione dell'accordo integrativo alla convenzione regolante le attività di progettazione e realizzazione delle opere per la riqualificazione dell'intersezione della strada statale 12 "dell'Abetone e del Brennero" con la strada provinciale 22 "di Coscogno" in prossimità del chilometro 142+600 in località sant'Antonio nel comune di Pavullo nel Frignano,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire l'attuazione, da parte di ANAS, degli interventi contenuti nell'accordo di programma sottoscritto da ANAS e Regione Emilia-Romagna, anche tenendo conto delle richieste di integrazione che arrivano dal territorio modenese per gli interventi di manutenzione e adeguamento delle strade statali 9, 12 e 568, nonché per la riqualificazione dell'intersezione della strada statale 12 "dell'Abetone e del Brennero" con la strada provinciale "di Coscogno".

COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE SUI RECENTI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE NELLA STRISCIA DI GAZA

PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3 E 4

(6-00172) n. 1 (02 ottobre 2025)

Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Calenda.

Approvata

Il Senato, udite le comunicazioni del Governo,

        premesso che:

            l'Amministrazione degli Stati Uniti ha predisposto un piano di pace per il Vicino Oriente che ha trovato il consenso di molti Paesi arabi, di Israele, dell'Autorità Nazionale Palestinese e della maggior parte delle nazioni europee,

        impegna il Governo

            a compiere ogni attività utile a sostenere e favorire l'iniziativa di pace messa in campo dagli USA, che oggi costituisce l'unica prospettiva realistica per porre fine ad un conflitto sanguinoso.

(6-00173) n. 2 (02 ottobre 2025)

Barcaiuolo, Craxi, Pucciarelli, Petrenga.

Approvata

Il Senato, udite le comunicazioni del Governo,

        premesso che:

            1) il conflitto nella Striscia di Gaza, riesploso con intensità dal 7 ottobre 2023 a seguito degli attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani, con un bilancio di 1.400 morti, tra civili e militari, oltre a 251 ostaggi deportati verso la Striscia di Gaza, ha innescato una spirale di violenza che ha provocato migliaia di vittime civili, stupri, torture e trattamenti inumani e degradanti, distruzione diffusa e un drammatico scenario umanitario a Gaza e, al contempo, ha determinato una condizione di perenne insicurezza e minaccia nella popolazione israeliana;

           2) gli attacchi terroristici di Hamas contro civili e militari israeliani, il continuo utilizzo della popolazione di Gaza come scudo umano, la persecuzione di ogni forma di dissenso interno, la sommaria esecuzione di chiunque sia sospettato di collaborare con Israele e le razzie degli aiuti umanitari diretti alla popolazione civile, sono tutti aspetti che hanno confermato ancora una volta la natura oppressiva e violenta di quel movimento, che mantiene in ostaggio non solo cittadini israeliani, ma lo stesso popolo gazawi;

           3) nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite del 29 luglio 2025, la Lega Araba, composta da 22 membri tra i quali figurano anche Qatar, Egitto e Arabia Saudita, ha appoggiato una dichiarazione congiunta il cui scopo è quello di giungere ad una pacificazione nella regione, alla costituzione di uno Stato palestinese sovrano ed indipendente e alla condanna di Hamas per gli attacchi del 7 ottobre 2023, costituendo la base per un protagonismo costruttivo dei Paesi arabi moderati, nel sostegno alla transizione della Striscia di Gaza e nel rilancio del processo politico;

           4) per la prima volta in assoluto, i Paesi della Lega Araba, oltre a condannare inequivocabilmente il brutale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 nei confronti di Israele, hanno lanciato un appello affinché Hamas ceda le armi e rinunci al potere nella Striscia di Gaza, liberando gli ostaggi ancora vivi e restituendo i corpi di quelli uccisi. L'appello della Lega Araba afferma testualmente: "Condanniamo gli attacchi commessi da Hamas contro i civili il 7 ottobre 2023. Nel contesto della fine della guerra a Gaza, Hamas deve cessare di governare il territorio e consegnare le armi all'Autorità Palestinese, con l'impegno e il sostegno della comunità internazionale. La governance, l'applicazione della legge e la sicurezza in tutto il territorio palestinese devono essere di esclusiva competenza dell'Autorità Nazionale Palestinese, con un adeguato sostegno internazionale";

           5) il Governo italiano ha sempre condannato le responsabilità di Hamas nell'innesco del conflitto e ha riconosciuto il diritto di Israele di difendersi e di reagire agli attacchi terroristici, pur evidenziando - come sottolineato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite - che la reazione israeliana non avrebbe dovuto tradursi in violazioni del diritto internazionale umanitario. Le operazioni militari, per estensione e modalità, hanno oltrepassato il principio di proporzionalità;

           6) il piano di pace americano, che riprende in molte parti quello proposto dai Paesi arabi, e che ha già trovato l'assenso di Israele, dell'Autorità Nazionale Palestinese e di molti Paesi della regione, oltre che dei nostri partner europei, è la prima vera possibilità concreta per mettere fine alle sofferenze dei due popoli. Su questo occorre dunque mettere da parte le divisioni e i pregiudizi; è necessario profondere ogni sforzo per sostenerlo. Auspichiamo che Hamas si pronunci positivamente al più presto, ponendo così fine all'immane tragedia cominciata esattamente due anni fa. In caso di rifiuto il dramma del popolo palestinese potrebbe aggravarsi ulteriormente;

           7) il Governo italiano, in coerenza con la sua storica posizione, ha condannato le violazioni del diritto internazionale umanitario durante gli attacchi nella Striscia e ha espresso contrarietà a qualsiasi ipotesi di annessione, totale o parziale, di Gaza o della Cisgiordania, così come all'espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ritenendoli un ostacolo concreto al processo di pace. La sicurezza di Israele e le legittime aspirazioni del popolo palestinese possono essere garantite solo attraverso il negoziato, e non con azioni unilaterali che rischiano di aggravare tensioni e instabilità nella regione;

           8) la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza resta molto critica, con una popolazione civile stremata dalle operazioni militari, dall'ancora troppo lenta e insufficiente distribuzione dei rifornimenti e dalla carenza di beni essenziali; per tale ragione il ministro degli esteri Antonio Tajani ha intensificato i contatti diplomatici con Israele, con l'Autorità Nazionale Palestinese e con i principali partner regionali, come Egitto, Giordania e Qatar, per facilitare il passaggio e la distribuzione degli aiuti;

           9) l'Italia è stata tra i primi Paesi al mondo ad attivarsi con programmi umanitari strutturati a sostegno della popolazione palestinese di Gaza, a partire dall'invio della nave Vulcano, attrezzata a garantire assistenza sanitaria in loco. L'iniziativa "Food for Gaza", varata con l'obiettivo di garantire forniture di beni di prima necessità e assistenza diretta alla popolazione civile, si è rivelata uno dei pochissimi strumenti efficaci per far pervenire alla popolazione bisognosa una quantità significativa di aiuti. Ciò ha comportato ovviamente una costante interlocuzione fra la Farnesina e i Governi di Israele, Egitto, Giordania e Autorità Palestinese, oltre alle Agenzie del Polo onusiano a Roma. Ci siamo distinti come primo Paese non musulmano e primo Paese occidentale per numero di cittadini palestinesi accolti, in particolare bambini che necessitavano di cure mediche urgenti e studenti che potranno ora riprendere gli studi universitari nei nostri atenei. Investire nella loro formazione equivale a investire nel futuro dello Stato palestinese. Da ultimo, lunedì 29 settembre abbiamo accolto altri 15 bambini con i loro 65 familiari, giunti a Roma, Lecce, Pisa e Verona con voli dell'Aeronautica militare. Inoltre il 1° ottobre è arrivato in Italia un ulteriore gruppo di 72 palestinesi, tra casi umanitari, studenti e ricongiungimenti familiari;

           10) nel discorso sullo stato dell'Unione del 10 settembre 2025, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato l'intenzione di proporre un pacchetto di misure volte a sospendere parte degli accordi commerciali con Israele e di sanzioni mirate contro alcuni esponenti governativi e altre figure responsabili di politiche estremiste o violente in Cisgiordania. L'Italia ha sottolineato la necessità che qualsiasi eventuale misura economica adottata sia a carico degli effettivi responsabili di comportamenti violenti o irresponsabili e non danneggi indiscriminatamente la società civile israeliana o pregiudichi il dialogo, talvolta anche critico, sempre mantenuto con Israele;

           11) La "Global Sumud Flotilla" salpata alla volta delle coste di Gaza, si propone come portatrice di aiuti alla popolazione stremata. L'Italia non può che condividere l'obiettivo di far arrivare quanti più possibili aiuti umanitari alla popolazione palestinese della Striscia. In questo spirito il Governo ha avviato un'interlocuzione operativa con la CEI, il Patriarcato latino di Gerusalemme e con le Autorità israeliane e cipriote, per una consegna rapida e sicura degli aiuti. Nonostante i ripetuti appelli dello stesso Presidente della Repubblica e del Governo, i responsabili della Flotilla hanno rifiutato la proposta;

           12) nel corso di un'interlocuzione fra i responsabili delle diplomazie italiana e israeliana, lo Stato ebraico su richiesta italiana ha assunto l'impegno a non espletare azioni che mettano in pericolo l'incolumità fisica degli attivisti presenti sulle imbarcazioni della Flotilla;

           13) ogni prospettiva di pace e stabilità nella regione non può prescindere da garanzie concrete e durature di sicurezza per lo Stato d'Israele, che impongano il disarmo e lo smantellamento delle capacità militari di Hamas e di altri gruppi terroristici, la prevenzione di ogni forma di riarmo e la predisposizione di meccanismi internazionali di monitoraggio e verifica, al fine di assicurare la protezione delle comunità civili israeliane e la tutela del loro diritto a vivere senza la costante minaccia del terrorismo;

           14) contestualmente al protrarsi del conflitto si è registrata, anche in Europa e in Italia, una recrudescenza di gravi episodi di antisemitismo e di istigazione all'odio verso persone e comunità ebraiche: si tratta di atti in forte contraddizione con i principi sui quali si fondano le nostre società europee, cristiane e occidentali, con la Costituzione italiana e con gli obblighi internazionali dell'Italia;

           15) il Parlamento italiano esprime vicinanza e solidarietà per l'impegno profuso dalle nostre Forze dell'ordine nel garantire la sicurezza e l'ordinato svolgimento delle manifestazioni in corso,

        impegna il Governo:

           a) a sostenere con determinazione, insieme ai partner europei, arabi (in particolare Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Qatar) e internazionali, il Piano di pace dell'Amministrazione Trump volto a conseguire la de-escalation, un cessate il fuoco duraturo, la liberazione degli ostaggi, il pieno ripristino dell'accesso umanitario e soprattutto una prospettiva di pace e stabilità nell'intera regione; anche per tornare allo spirito degli Accordi di Abramo nei quali un'Autorità Nazionale Palestinese riformata e credibile deve essere coinvolta;

           b) ad attivarsi per riconoscere lo Stato palestinese a condizione che Hamas liberi tutti gli ostaggi e rinunci a ogni presenza politica e militare a Gaza e in Cisgiordania;

           c) a incrementare il sostegno in ogni foro internazionale alla prospettiva dei due Stati che convivano in pace e sicurezza, continuando il sostegno al programma di riforme dell'Autorità Nazionale Palestinese per rafforzarne le capacità di governo;

           d) ad attivarsi presso le competenti sedi internazionali affinché si arrivi al riconoscimento da parte delle autorità palestinesi della sovranità dello Stato d'Israele e del suo diritto di esistere in sicurezza entro i confini concordati e individuati in sede di trattativa tra le parti e con il consenso della comunità internazionale. Il riconoscimento reciproco fra Israele e il nuovo Stato palestinese, con l'affermazione esplicita del diritto di Israele all'esistenza, e la cessazione da entrambe le parti di ogni forma di educazione all'odio e alla violenza, sono le condizioni per un vero accordo di pace, e quindi per regolari e amichevoli rapporti diplomatici con lo Stato di Palestina;

           e) a proseguire le iniziative umanitarie italiane, anche attraverso il coordinamento con Paesi terzi e organizzazioni internazionali, al fine di continuare ad alleviare le sofferenze della popolazione civile di Gaza e di garantire che gli aiuti non finiscano nelle mani di Hamas;

           f) a sostenere in ambito europeo un approccio equilibrato affinché sia evitata l'adozione di misure sanzionatorie generalizzate ai danni della popolazione israeliana, che comprende diversi milioni di arabi e drusi, valutando d'intesa con gli altri Stati membri l'opportunità di varare eventuali provvedimenti individuali, anche di natura economica;

           g) a tutelare i villaggi cristiani della Cisgiordania e i luoghi di culto a Gaza perché le comunità cristiane rappresentano un elemento di equilibrio, di dialogo e di stabilità in tutto il Medio Oriente;

           h) ad operare in tutte le sedi competenti affinché ogni intesa sul cessate il fuoco e sui futuri programmi di ricostruzione a Gaza sia vincolata alla demilitarizzazione della Striscia;

           i) a continuare a lavorare perché la stabilizzazione della regione sia favorita anche dalla realizzazione del corridoio infrastrutturale IMEC, che farà dei territori oggi in conflitto uno snodo essenziale per i commerci fra l'Indopacifico e l'Europa, secondo un percorso sicuro che porterà benessere a tutte le popolazioni interessate;

           j) a proseguire nelle azioni volte a garantire il rapido e sicuro rientro degli attivisti a bordo della "Global Sumud Flotilla";

           k) a rafforzare, in Italia e in sede europea, il contrasto all'antisemitismo e all'istigazione all'odio antiebraico, anche online, promuovendo adeguate misure di prevenzione e repressione, nonché di tutela dei luoghi sensibili e di promozione di iniziative educative e culturali.

(6-00174) n. 3 (02 ottobre 2025)

Renzi, Paita, Enrico Borghi, Scalfarotto, Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini.

Approvata

Il Senato,

            udite le comunicazioni del Governo,

        impegna il Governo:

            a) a lavorare perché il piano Blair per Gaza, condiviso dalla Casa Bianca e da molti Paesi arabi ed europei, sia accolto dalle parti con la costituzione di un'Autorità internazionale che gestisca transitoriamente Gaza liberando gli ostaggi, disarmando Hamas, esiliando i suoi leader, allontanando del tutto dal proprio territorio le forze armate israeliane e dando una concreta speranza agli abitanti della Striscia dopo anni di terrore;

            b) ⁠a lavorare per la completa attuazione degli accordi di Abramo promuovendo il massimo protagonismo, politico ed economico, dei Paesi della Lega Araba;

            c) ⁠a lavorare ⁠per il pieno riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele da parte di tutti i Paesi della regione e per il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Israele e di tutta la comunità internazionale secondo il principio "due popoli, due Stati";

            d) ⁠a lavorare per porre al centro del dibattito di politica estera anche i teatri di guerra di cui si parla meno a cominciare dal massacro delle popolazioni cristiane in alcuni Paesi africani e delle popolazioni musulmane in Birmania;

            e) ⁠a garantire il rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini italiani fermati in queste ore dalle autorità israeliane a seguito della missione Flotilla e a garantire il rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini bloccati dalle manifestazioni di queste ore nelle stazioni e nelle piazza italiane.

(6-00175) n. 4 (02 ottobre 2025)

Boccia, Patuanelli, De Cristofaro.

Preclusa

Il Senato,

        premesso che:

            all'80ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, appena conclusasi, la questione palestinese è tornata al centro dell'attenzione mondiale, portando all'ufficializzazione del riconoscimento dello Stato di Palestina anche da parte di Francia, Regno Unito, Canada, Australia, Portogallo, Belgio e San Marino. Ad oggi, la Palestina è riconosciuta da oltre 150 Paesi dei 193 membri delle Nazioni Unite;

            come ribadito dalla stragrande maggioranza dei leader, anche europei, intervenuti all'Assemblea ONU, il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo un atto di giustizia storica e dall'altissimo valore politico in questo momento, ma un passo fondamentale verso la realizzazione della soluzione a due Stati, che è la chiave per una pace duratura tra israeliani e palestinesi;

            la recente Conferenza di alto livello sulla soluzione a due Stati, convocata dalla Francia e dall'Arabia Saudita durante l'Assemblea ONU, con l'assenza significativa degli Stati Uniti, ha rappresentato un momento importante per continuare a chiedere con forza un cessate il fuoco immediato, un accesso umanitario sicuro e senza restrizioni a Gaza, la liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e la fine dell'occupazione e della violenza in Cisgiordania, nonché un forte impulso a rilanciare una soluzione diplomatica, perché la costruzione di una pace giusta in Medio Oriente non può essere più rinviata;

            il Governo israeliano ha recentemente approvato un ulteriore progetto di insediamento nei territori occupati palestinesi, denominato E1, che comprometterebbe la continuità territoriale della Cisgiordania, isolando Gerusalemme Est e rendendo di fatto impossibile la realizzazione di uno Stato palestinese contiguo. Vari esponenti del Governo israeliano hanno rilasciato dichiarazioni favorevoli all'annessione unilaterale della Cisgiordania, misura che viola il diritto internazionale e il principio di autodeterminazione del popolo palestinese e in data 23 luglio 2025 la Knesset ha approvato una mozione che invita il Governo israeliano ad applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania, inclusa la Valle del Giordano, segnando un ulteriore passo politico verso l'annessione. Esprimiamo la massima indignazione per le parole del ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, secondo cui «Gaza è una miniera d'oro immobiliare» e sono «già avviati i negoziati con gli USA per la spartizione»;

            richiamiamo quanto ribadito dal presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen, e condiviso da tutti i leader che hanno partecipato alla Conferenza, secondo cui «Hamas non avrà alcun ruolo nella governance palestinese. Consegni le sue armi all'Autorità Nazionale Palestinese. Chiediamo un cessate il fuoco immediato. Dobbiamo far arrivare gli aiuti a Gaza. Abbiamo bisogno del rilascio degli ostaggi»;

            la "Commissione internazionale indipendente delle Nazioni Unite d'inchiesta sul territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, e Israele", istituita nel 2021 con una risoluzione del Consiglio dei diritti umani, ha presentato lo scorso 16 settembre un rapporto, basato su indagini approfondite e analisi giuridiche delle violazioni commesse dalle autorità israeliane, in cui afferma che a Gaza è in corso un genocidio;

            dopo mesi di inazione, la Commissione europea ha presentato una proposta, pur parziale, di misure nei confronti di Israele che prevedono la sospensione di parti dell'Accordo di associazione UE-Israele riguardo alcune disposizioni commerciali, sanzioni personali contro i terroristi di Hamas, i Ministri israeliani estremisti e i coloni violenti che agiscono in Cisgiordania;

            seguiamo con attenzione il negoziato di queste ore sull'iniziativa diplomatica degli Stati Uniti; al di là della valutazione dei singoli aspetti del piano, auspichiamo che si giunga al più presto a un accordo per porre fine alle atrocità e ai crimini commessi dal Governo israeliano a Gaza e in Cisgiordania;

            la Global Sumud Flotilla - una delle più grandi e ambiziose missioni civili mai organizzate, pacifica e non violenta, che coinvolge delegazioni di attivisti e volontari di oltre 44 Paesi, con l'obiettivo di aprire un corridoio umanitario permanente, fornendo aiuti vitali alla popolazione palestinese deliberatamente affamata dall'assedio israeliano - dopo aver subito le minacce del Governo israeliano e le accuse inaccettabili della nostra Presidente del Consiglio, essere stata oggetto di atti di pirateria internazionale su cui chiediamo che indaghi una commissione indipendente delle Nazioni Unite, è stata illegittimamente fermata in acque internazionali dall'esercito israeliano, che attua un blocco navale illegale di fronte alla Striscia di Gaza,

        impegna il Governo:

            1. a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei "due popoli, due Stati";

            2. a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, a partire dal negoziato che si è aperto intorno alla proposta di tregua avanzata dagli USA, ogni iniziativa volta a esigere un immediato cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza, la fine dell'occupazione illegale dei territori in Cisgiordania, la liberazione dei prigionieri palestinesi illegittimamente detenuti, il pieno afflusso di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;

            3. a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania, inclusa la sospensione dell'Accordo di associazione UE-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

            4. a promuovere l'embargo totale di armi da e verso Israele, e sospendere qualsiasi forma di cooperazione militare a partire dal Memorandum d'intesa tra il Governo italiano e il Governo dello Stato di Israele, inclusa la fornitura, l'acquisto e il trasferimento di armamenti e tecnologie, compresi quelli da e verso Paesi terzi;

            5. a intraprendere tutte le azioni necessarie, in ambito nazionale e internazionale, per garantire piena protezione, il rispetto dei diritti e dell'incolumità degli attivisti della Global Sumud Flotilla; a lavorare affinché i corridoi via terra richiesti dalle organizzazioni umanitarie, come Music for peace, possano consentire agli aiuti di raggiungere Gaza in tempi certi e in piena integrità; ad attivarsi sul piano politico e diplomatico per l'apertura di un corridoio umanitario permanente che consenta il pieno afflusso di aiuti alla Striscia;

            6. a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale e a dare piena attuazione ai suoi mandati di arresto, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri.

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Ancorotti, Barachini, Berrino, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Fina, Garavaglia, Iannone, Irto, La Pietra, Manca, Marti, Meloni, Mieli, Minasi, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Occhiuto, Orsomarso, Ostellari, Patton, Petrenga, Rapani, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto, Tosato e Versace.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Ronzulli, per attività di rappresentanza del Senato; Floridia Aurora, Licheri Ettore Antonio, Scurria, Verducci e Zampa, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Ufficio di Presidenza

La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, in data 30 settembre 2025, ha proceduto all'elezione di due Segretari, in sostituzione del senatore Antonio Iannone e del deputato Anthony Emanuele Barbagallo.

Sono risultati eletti il senatore Sergio Rastrelli e la deputata Valentina Ghio.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Damante Concetta, Licheri Sabrina

Disposizioni per l'istituzione della zona economica speciale insulare - ZES Insulare (1667)

(presentato in data 02/10/2025).

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 1° ottobre 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento dei seguenti incarichi:

- al dottor Marco Iuvinale, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;

- al dottor Salvatore Bilardo, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 ottobre 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, le osservazioni formulate dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/1535, in ordine alla notifica 2025/0318/IT, relativa allo schema di "Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese - Capo IV (articoli da 12 a 16) «Lotta alle false recensioni»".

La predetta documentazione è deferita alla 4ª e alla 9ª Commissione permanente (Atto n. 910).

Nello scorso mese di settembre 2025 sono pervenute copie di decreti ministeriali, inseriti nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'interno e del Ministero dell'università e della ricerca per l'esercizio finanziario 2025, concernenti le variazioni compensative tra capitoli delle medesime unità previsionali di base e in termini di competenza e cassa.

Tali comunicazioni sono state trasmesse alle competenti Commissioni permanenti.

Il Ministro dell'interno, con lettera in data 2 ottobre 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 113 della legge 1° aprile 1981, n. 121, dell'articolo 109 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, e dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, la relazione sull'attività delle Forze di polizia, sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata, riferita all'anno 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XXXVIII, n. 3).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma "AgoraEU" per il periodo 2028-2034 e che abroga i regolamenti (UE) 2021/692 e (UE) 2021/818 (COM(2025) 550 definitivo), alla 7a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.

Autorità di regolazione dei trasporti, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Presidente dell'Autorità di regolazione dei trasporti ha inviato, in data 2 ottobre 2025, ai sensi dell'articolo 37, comma 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, la relazione sull'attività svolta dalla medesima Autorità, aggiornata al 30 giugno 2025.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CCXVI, n. 3).

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 2 ottobre 2025, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

di Sport e salute S.p.A., per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 441);

dell'Istituto Nazionale Ferruccio Parri - Rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 442);

del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 443);

dell'Agenzia delle entrate - Riscossione, per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 444).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 2 ottobre 2025, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

la Proposta modificata di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/62/CE, la direttiva 1999/37/CE del Consiglio e la direttiva (UE) 2019/520 per quanto riguarda la classe di emissione di CO2 dei veicoli pesanti con rimorchi e chiarisce e semplifica alcune disposizioni (COM(2025) 589 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 2 ottobre 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 26 settembre al 2 ottobre 2025)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 114

BORGHESE: sull'aggiudicazione di un appalto per lavori di ristrutturazione presso il Consolato generale d'Italia a Mendoza (4-02329) (risp. SILLI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)

CUCCHI: sulle criticità della casa di reclusione di Massa (4-02291) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

GASPARRI ed altri: su alcune intercettazioni disposte dalla Procura di Firenze e mandate in onda durante una puntata di "Report" (4-02264) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

RANDO ed altri: sull'utilizzo di parte del fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso per i giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026 (4-02220) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

SCALFAROTTO: sulle restrizioni imposte dal Governo ungherese al "Gay pride" di Budapest (4-02308) (risp. SILLI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

MALPEZZI, ROSSOMANDO, ZAMBITO, CAMUSSO, VALENTE, SENSI, DELRIO, ROJC, ALFIERI, RANDO, GIACOBBE, D'ELIA, BASSO, TAJANI, LOSACCO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

con l'introduzione del "semestre filtro" si è inteso riformare il sistema di accesso ai corsi di laurea a ciclo unico in medicina, odontoiatria e veterinaria, sostituendo il test selettivo iniziale con un percorso formativo valutativo. Tuttavia, a pochi mesi dall'avvio, emergono numerose e gravi criticità, segnalate da fonti qualificate del mondo accademico, da associazioni studentesche e da organi tecnici coinvolti nella discussione del decreto attuativo;

il nuovo sistema si presenta come un superamento del numero chiuso, ma di fatto mantiene un vincolo selettivo, semplicemente spostandolo al termine del primo semestre. Le modalità previste per il superamento del filtro (esami standardizzati, tempi ristretti e soglie rigide) risultano particolarmente complesse e rischiano di penalizzare gli studenti provenienti da contesti meno favoriti, accrescendo stress e disuguaglianze;

sul piano organizzativo, si rilevano carenze strutturali, insufficienza di spazi e personale docente, con forti disparità tra atenei. In molte sedi la didattica si svolge prevalentemente in modalità a distanza, compromettendo la qualità dell'offerta formativa e creando un sistema a più velocità;

permangono inoltre criticità sul piano normativo, tra cui la possibilità di ripetere il semestre fino a 3 volte, la doppia iscrizione obbligatoria e la mancanza di protocolli chiari per la gestione dei crediti formativi universitari, carriere e diritto allo studio, con il rischio di contenziosi e di disomogeneità interpretative;

non si intravedono interventi risolutivi sull'imbuto formativo alla fine del percorso, né misure strutturali per il reclutamento di specialisti, aggravando il disallineamento tra formazione e fabbisogni del servizio sanitario nazionale;

a ciò si aggiungono due elementi preoccupanti: il calo significativo di iscrizioni ai corsi di laurea in scienze infermieristiche, che rischia di compromettere ulteriormente l'equilibrio del SSN già in sofferenza per la carenza cronica di personale, e il parallelo aumento del mercato privato dei corsi di preparazione al semestre filtro, fenomeno che contraddice lo spirito della riforma e accentua le disuguaglianze economiche nell'accesso alla formazione,

si chiede di sapere quali misure urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per correggere le criticità emerse nell'attuazione del semestre filtro, garantendo omogeneità formativa, equità d'accesso, chiarezza normativa e una reale sostenibilità per studenti, atenei e sistema sanitario.

(3-02174)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

CUCCHI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

il 22 settembre 2025 il sindacato USB ha indetto uno sciopero generale contro il genocidio in corso e per esprimere solidarietà alla popolazione civile palestinese della striscia di Gaza. Lo sciopero ha visto la partecipazione di oltre mezzo milione di persone che hanno manifestato in circa 80 piazze in tutta Italia;

nel corso della manifestazione che si è tenuta a Milano si sono verificati degli scontri con le forze dell'ordine che si sono conclusi con 4 arresti di due ragazzi maggiorenni e due ragazzi minorenni di 17 anni, tutti con l'accusa di resistenza aggravata;

i due ragazzi maggiorenni, dopo poco, sono stati rilasciati con l'obbligo di firma, mentre per i due ragazzi minorenni sono stati convalidati gli arresti domiciliari ed è stato loro interdetta persino la possibilità di frequentare la scuola;

considerato che:

la scuola è per antonomasia luogo di accoglienza e di cura; svolge un ruolo fondamentale nell'educare e formare i ragazzi, fungendo da luogo di trasmissione di conoscenze e sviluppo di competenze critiche. Oltre a favorire l'apprendimento, è una comunità di dialogo e ricerca che promuove la crescita della persona, l'acquisizione dell'autonomia, la scoperta della propria identità e l'adesione ai valori democratici. La scuola educa alla cittadinanza, alla convivenza, alla responsabilità e alla capacità di affrontare le sfide del mondo;

il diritto allo studio per i fanciulli è sancito dalla convenzione ONU sui diritti dell'infanzia, in particolare negli articoli 28 e 29, che obbligano gli Stati a rendere la scuola primaria obbligatoria e gratuita, e a favorire l'accesso all'istruzione secondaria, promuovendo lo sviluppo della personalità e il rispetto delle diverse culture;

fermo restando il rispetto per le prerogative e per l'indipendenza della magistratura, l'interrogante reputa molto grave il fatto che, nonostante i due ragazzi non siano stati giudicati in via definitiva, e non sia stata quindi confermata la loro responsabilità sui fatti ascritti, i provvedimenti cautelari disposti comportino con ogni probabilità che essi perdano un anno di scuola. Questo avrebbe serie ripercussioni sul loro percorso di crescita e sulla fiducia nelle istituzioni,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti;

quali azioni intenda compiere per far sì che il diritto allo studio dei due minorenni venga garantito anche nel caso in cui le misure cautelari siano confermate;

se non ritenga opportuno introdurre disposizioni che consentano ai giovani in stato di detenzione di usufruire di strumenti già utilizzati durante il periodo di lockdown a causa del COVID-19 come la didattica a distanza.

(4-02424)

STEFANI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), introdotti dall'articolo 9-bis del decreto-legge n. 50 del 2017, hanno la finalità di favorire l'emersione spontanea delle basi imponibili e di stimolare l'adempimento collaborativo, attraverso una valutazione del grado di affidabilità fiscale del contribuente su scala da 1 a 10;

la funzione degli ISA, come da normativa, è esclusivamente quella di rappresentare uno strumento di selezione dei contribuenti da sottoporre a eventuali controlli, non potendo costituire fondamento autonomo di accertamenti impositivi;

nella prassi professionale si sta tuttavia assistendo a un utilizzo distorto degli indici da parte di numerose direzioni provinciali dell'Agenzia delle entrate, le quali, tramite la notifica di schemi d'atto emessi ai sensi dell'art. 6-bis dello statuto del contribuente, fondano accertamenti analitico-induttivi su presunzioni derivanti esclusivamente dal basso punteggio ISA (inferiore a 8) e da indici di redditività ritenuti insufficienti rispetto a una media di settore costruita con dati non noti al contribuente;

tale prassi prevede, sovente, l'applicazione al costo del venduto di percentuali di ricarico medie desunte da campioni di contribuenti con punteggi ISA superiori a 8 o 8,5, determinando una ricostruzione presuntiva dei ricavi che si fonda su presupposti non verificabili, opachi e lontani dalla realtà specifica dell'impresa sottoposta a controllo;

si tratta, a ben vedere, di un metodo che supera i limiti dell'accertamento analitico-induttivo previsto dagli artt. 39, comma 1, lett. d), del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e 54, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, avvicinandosi pericolosamente a forme di accertamento induttivo extracontabile, ammissibile solo in presenza di gravi irregolarità, e comunque in contrasto con la ratio stessa della disciplina ISA. Esso nella migliore delle ipotesi rischia di reintrodurre surrettiziamente il vecchio schema degli studi di settore;

tale uso "presuntivo" degli ISA appare in contraddizione con la volontà del legislatore che, attraverso la recente riforma fiscale, ha inteso rafforzare il principio di certezza del diritto e limitare l'utilizzo di metodi accertativi approssimativi o arbitrari, valorizzando il principio del contraddittorio preventivo e della trasparenza procedurale;

inoltre, il comportamento di alcuni uffici, consistito nell'emettere proposte accertative sproporzionate per poi rivederle al ribasso in sede di contraddittorio, rischia di configurare una prassi elusiva del giusto processo tributario, incentivando i contribuenti ad accettare definizioni inique pur di evitare lunghi e costosi contenziosi, in palese violazione del principio di buona amministrazione,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle prassi descritte e se le ritenga compatibili con la disciplina normativa che regola l'utilizzo degli indici sintetici di affidabilità fiscale, nonché con i principi generali in materia di accertamento tributario, e quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire che gli ISA restino strumenti meramente selettivi, non utilizzabili come presunzione sufficiente ai fini dell'accertamento, in linea con la loro funzione originaria e con le garanzie statutarie riconosciute al contribuente.

(4-02425)

DAMANTE, LOREFICE, NAVE - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, per gli affari regionali e le autonomie e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

il 27 settembre 2016 la Regione Siciliana, il Comune di Gela (Caltanisetta) e il gruppo ENI (ENI S.p.A., ENI Mediterranea Idrocarburi S.p.A. e Raffineria di Gela S.p.A.) hanno firmato un protocollo d'intesa che prevedeva la riqualificazione del "porto rifugio" di Gela, con interventi di dragaggio dei fondali, riprofilatura e allungamento del molo di ponente; in virtù di tale accordo ENI si impegnava a versare complessivamente 5,88 milioni di euro alla Regione a titolo di compensazione e a fronte dell'avanzamento dei lavori;

i fondi sono stati iscritti nel capitolo di bilancio dedicato ai "lavori di dragaggio del porto rifugio di Gela", ma ad oggi solo 1,329 milioni di euro risultano formalmente riscossi, mentre nessun cantiere è stato avviato e il porto è rimasto insabbiato;

il porto di Gela ricade all'interno di un sito di interesse nazionale e il dragaggio è subordinato alle caratterizzazioni ambientali dei sedimenti; una prima campagna, finanziata nel 2017, è stata vanificata, poiché la Regione non ha completato per tempo le procedure presso l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA) della Sicilia e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), rendendo necessaria una nuova indagine nel 2022 del costo di 780.000 euro;

nonostante i successivi decreti regionali del 2023 e 2024 abbiano affidato ulteriori lotti di analisi per completare la caratterizzazione, allo stato attuale il dragaggio non è cominciato e le risorse stanziate sono state spese per consulenze, analisi e indagini ripetute;

nel luglio 2023, dopo un accordo di programma con l'Autorità di sistema portuale della Sicilia occidentale e il Comune di Gela, la Regione si è impegnata a trasferire la gestione del porto all'Autorità e a destinare 5 milioni di euro di compensazioni al dragaggio, ma la formalizzazione della consegna ha subito mesi di stallo;

nell'ottobre 2024 la Giunta regionale ha approvato un nuovo accordo attuativo con ENI, con cui la società si impegna a versare 3,7 milioni di euro per il ripristino funzionale del porto e 1,7 milioni di euro di rimborso per interventi già realizzati, indicando l'Autorità portuale come soggetto attuatore;

tutti gli enti pubblici e privati che negli anni hanno denunciato i fatti (organizzazioni di categoria, associazioni di pescatori, operatori economici, sindacati e rappresentanti istituzionali) lamentano l'assenza di trasparenza, la continua scadenza dei termini, lo spreco di risorse pubbliche, e chiedono un cronoprogramma certo;

l'insabbiamento del porto impedisce alla flotta locale di uscire regolarmente in mare (nel 2018 la profondità era scesa a 40 centimetri e ancora nel 2023 era inferiore a un metro), costringendo i pescatori a limitare le attività mentre i porti vicini rimangono operativi, con gravi ricadute economiche per la marineria e l'indotto;

considerato che:

a 9 anni dalla firma del protocollo del 2016 non sono stati avviati i lavori di dragaggio, né di riqualificazione, pur in presenza di fondi compensativi, generando un enorme spreco di risorse pubbliche e una perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni;

i ritardi dell'amministrazione regionale, la sovrapposizione di competenze tra protezione civile, Autorità portuale e organismi di controllo e le ripetute richieste di caratterizzazioni ambientali hanno paralizzato l'opera, in contrasto con gli obiettivi di coesione territoriale e sviluppo sostenibile;

il mancato ripristino del porto rifugio compromette la sicurezza della navigazione, l'economia della pesca e l'attrattività turistica, penalizzando una zona del Sud che avrebbe bisogno di interventi rapidi per rilanciarsi,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali ulteriori informazioni abbiano in merito allo stato delle procedure di caratterizzazione e dragaggio del porto rifugio di Gela;

quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, affinché si superi la paralisi amministrativa, si proceda con la validazione definitiva delle caratterizzazioni ambientali e si avviino finalmente i lavori di dragaggio e riqualificazione previsti dal protocollo del 2016 e dagli accordi successivi;

se, alla luce del nuovo accordo del 2024 con ENI, non ritengano opportuno istituire un tavolo interistituzionale urgente, con Regione Siciliana, Comune di Gela, Autorità di sistema portuale e tutti gli enti pubblici e privati interessati, per definire un cronoprogramma vincolante, monitorare l'utilizzo delle risorse stanziate e garantire trasparenza sulle responsabilità di eventuali ulteriori ritardi;

quali misure si intenda adottare per tutelare i pescatori e gli operatori economici danneggiati dall'impraticabilità del porto, considerando anche forme di ristoro o di sostegno temporaneo.

(4-02426)