Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 837 del 13/06/2017
Azioni disponibili
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signor Presidente, è importante che la Commissione agricoltura, con la mozione a prima firma del senatore Formigoni, abbia promosso un documento unico sulla politica agricola comune a pochi mesi dal G7 sull'agricoltura; una mozione davvero articolata, e anche coraggiosa, che tocca tutti i punti strategici, anche in funzione del lavoro impostato per la programmazione successiva al 2020.
Ringrazio i colleghi della Commissione per il prezioso lavoro che hanno portato avanti e per aver accolto molte richieste specifiche che ho formulato. Ringrazio anche il vice ministro Olivero, che si è reso disponibile ad accogliere praticamente tutte le mozioni, pur con alcune riformulazioni, anche se dal Governo ora ci attendiamo i fatti, perché davvero gli impegni sono molti.
Parlando di programmazione fino al 2020 - come ha evidenziato anche la mozione - sono costretto a denunciare come l'applicazione italiana della PAC continui a privilegiare soprattutto le aziende di pianura. Non starò qui a ripetere nuovamente la funzione più ampia che svolge l'agricoltura di montagna, ad esempio contro lo spopolamento del territorio e per il mantenimento della coesione sociale, per la lotta al dissesto idrogeologico, per la valorizzazione turistica, per le produzioni tipiche di nicchia e di qualità, per la biodiversità.
La nuova PAC si poneva come obiettivo la rimodulazione degli interventi, la convergenza, sia a livello comunitario che all'interno degli Stati membri, allo scopo di avvicinare sempre più le diverse situazioni. Purtroppo l'Italia ha seguito la scelta irlandese: anche nella nuova programmazione ci troviamo nella situazione per cui, nel calcolo dei nuovi valori, viene preso a riferimento il 70 per cento dei titoli storici. In questo modo le aziende che in passato hanno ottenuto finanziamenti continuano ad avere un sostanzioso vantaggio competitivo, a discapito di quelle che non ne hanno mai beneficiato. Come spiega bene il documento della Commissione, in questo modo non si favorisce né l'innovazione, né i giovani che si insediano, né la politica della qualità e del merito.
Inoltre - come sappiamo - il titolo è composto da due componenti, una base e una greening. L'Italia, anche in questo caso, piuttosto che perseguire la richiesta di omogeneizzazione auspicata dall'Europa, ha valutato la componente greening al 30 per cento del titolo base che, a sua volta, è condizionato al 70 per cento dai titoli storici, con la conseguenza, anche in questo caso, di penalizzare l'agricoltura di montagna, che però nel frattempo deve rispettare gli stessi vincoli e le stesse procedure, pur non avendo le stesse possibilità di accedere al finanziamento.
L'ultimo aspetto critico riguarda la riserva speciale che giustamente l'Europa ha riconosciuto ai giovani e alla montagna. L'Italia teoricamente alloca le risorse tenendo conto di ambedue le categorie, ma dal punto di vista pratico, tollerando le speculazioni sulla parte giovanile, si rischia che alla montagna non rimanga nulla del fondo assegnato alle riserve. Per questo credo che, pur privilegiando i giovani, vada prevista una quota fissa da destinare alla montagna, come - ad esempio - il 30 per cento.
Mi avvio alla conclusione, auspicando che il nostro Paese, all'interno del lavoro già avviato per la prossima PAC, abbia il coraggio di cambiare, privilegiando chi lo merita e non le rendite di posizione. Lo spero soprattutto per le piccole aziende che vogliono crescere, per i giovani che al primo insediamento hanno bisogno di essere sostenuti, per l'agricoltura di montagna e le produzioni di nicchia, per coloro che puntano sull'eccellenza e permettono all'agricoltura italiana di crescere e di essere competitiva. E lo spero soprattutto per l'Europa: non si riannoderà il filo della fiducia tra istituzioni europee e cittadini se non si spezzerà la percezione che le politiche europee tutelano solo i grandi interessi.
Questa PAC purtroppo fotografa ancora questa situazione, quella che da tempo denunciamo e che costituisce un problema per tutte le categorie che ho elencato prima (i giovani, chi ha voglia di fare, chi scommette sulle produzioni d'eccellenza e sul proprio territorio) e che andrebbero invece incoraggiate, tutelate e valorizzate, a scapito di chi approfitta, invece, delle rendite di posizione, spesso anche con trucchi e abusi.
Credo che di questa PAC sia sbagliata l'impostazione concettuale: una politica che volesse davvero promuovere il settore - concludo, signor Presidente - dovrebbe incoraggiare, invece, tutti coloro che lavorano sulle innovazioni di processo e di prodotto. Vi è poi la tendenza a ragionare sempre e soprattutto sulle grandi aziende: le produzioni di nicchia non hanno l'attenzione che si meritano, se si pensa che è da essa che di solito provengono le principali innovazioni.
Infine, un ultimo appello al Governo: mi attendo un atto di coraggio per quanto riguarda le richieste dei titoli del reimpianto viticolo. Mi auguro che le domande non vengano più valutate sulla percentuale della superficie, ma viceversa sui giovani e su chi vuole far crescere l'azienda e fare innovazione. Auspico che venga fatta, in sostanza, una scelta di merito e di metodo e che il Governo, almeno in questo, abbia coraggio.
Detto questo, dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo a tutte le mozioni, così come riformulate. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE).