Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 837 del 13/06/2017
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DI GIACOMO (FL (Id-PL, PLI)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI GIACOMO (FL (Id-PL, PLI)). Signor Presidente, siamo a confrontarci sui finanziamenti della politica agricola comune, problema di crescente importanza ed attualità, per venire incontro alle esigenze di 500 milioni di cittadini dell'Unione. Purtroppo la PAC, che avrebbe dovuto garantire un approvvigionamento alimentare stabile e certo, possibilmente a prezzi abbordabili per il consumatore finale, oltre che assicurare un tenore di vita dignitoso agli agricoltori, a causa della farraginosità dei processi e dell'eccesso di burocratizzazione, rimane ancora una delle politiche europee meno produttive, in particolare per l'importante economia rurale del nostro Paese.
Nel momento storico in cui le eccellenze agricole e alimentari del nostro Paese sono al centro delle attenzioni degli operatori dell'intera Europa, l'Unione europea ha il dovere di snellire i processi e mirare presto e bene alla qualità, alla tracciabilità e alla sicurezza alimentare, così come al benessere degli animali, alla tutela ambientale e alla sostenibilità.
Ribadiamo dunque che, a quattro anni dalla riforma del 2013, l'elefantiaca macchina europea, di cui la politica agricola comune è uno dei pilastri, ha bisogno di tener conto della specificità del settore agroalimentare dei singoli Paesi, per assicurare ai 27 la necessaria flessibilità che consenta loro di adeguare alcuni degli strumenti disponibili.
Una menzione in questo senso merita appunto la posizione italiana, con l'improcrastinabile necessità di attuare politiche di difesa delle eccellenze del nostro Paese nell'ambito delle produzioni agricole. Etichette ormai di uso comune, come IGP, DOC, DOCG, così come il sistema dei consorzi, non sempre sono stati in grado di proteggere e valorizzare i nostri prodotti in campo europeo e globale. Spesso a sconcertare e a ritardare la fruizione degli strumenti di sviluppo messi a disposizione dalla politica agricola comune è la loro complessità, per non parlare poi dei vincoli e dei controlli, reputati dagli operatori stessi come eccessivi. È la lentezza nell'erogazione dei fondi spesa che scoraggia molti e induce a sottoutilizzare le risorse, che il nostro Paese sfrutta ad oggi solo nella misura ridicola del 4 per cento rispetto alle effettive disponibilità.
Tra l'altro, non siamo gli unici in Europa a rilevare tali difficoltà, figlie della lentezza della macchina europea. La schiacciante vittoria che il Leave ha registrato nelle campagne del Regno Unito, in occasione del referendum inglese sulla Brexit, la dice lunga sull'inadeguatezza della politica agricola comunitaria degli ultimi anni. Dunque, il processo in corso di riforma della PAC dovrà trovare l'Italia più pronta e incisiva nella difesa delle proprie eccellenze, delle proprie produzioni di nicchia, della specificità italiana, nella cura delle produzioni agricole e vitivinicole, nel rispetto della natura dell'ambiente, del biologico e del biodinamico, che rappresentano il vero vantaggio competitivo del nostro Paese, sia nei confronti degli altri Paesi comunitari, Francia e Spagna in particolare, sia di quelli extracomunitari, come la Tunisia e il Marocco.
Un altro tema in cui si chiede un maggiore impegno del Governo italiano, nell'ambito delle mozioni che ci troviamo qui oggi a discutere, è quello del caporalato, fenomeno che deprime il lavoro e la condizione di vita in buona parte del Sud Italia, ma anche nelle Regioni del Nord. Un intervento, come quelli fin qui proposti dal Governo, che non sia in grado di affrontare con decisione questo odioso fenomeno rischia, però, di rappresentare una nuova occasione persa: l'ennesima. Criminalizzare il fenomeno in maniera aspecifica e generalizzata, oltre a non risolvere il problema, rischia di danneggiare anche consuetudini e tradizioni tipiche di certi territori e di alcune colture. Situazioni, queste ultime, che andrebbero distinte dal traffico del lavoro, che spesso forma uno dei business della criminalità organizzata. (Richiami del Presidente). Mi avvio a concludere, signor Presidente.
Dunque, rispettare le regole, evitando di far lievitare la burocrazia e la vessazione, andare incontro alle esigenze di produttori e lavoratori e facilitarne la vita quotidiana, in questi casi è la prima arma di lotta alle mafie, che nella confusione generale rischiano di prendere e conservare il controllo sul lavoro del settore di cui stiamo parlando. Anche nel settore agricolo vanno introdotte soluzioni che aiutino ad individuare una regolamentazione trasparente dei rapporti prima disciplinati con i voucher, oppure, dovremo arrenderci all'utilizzo del lavoro in nero.
Per questo, colleghi, a nome del Gruppo parlamentare Federazione della Libertà, dichiaro il voto favorevole a tutte le mozioni in discussione in quest'Aula, nelle quali si riconosca chiara e netta la richiesta di riforma, di semplificazione dei processi e di sostegno agli agricoltori, soprattutto se si tratta di piccole o piccolissime aziende e di attività a gestione familiare o gestite da giovani. (Applausi del senatore Quagliariello).