Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 837 del 13/06/2017

Passiamo dunque alla votazione delle mozioni.

DI GIACOMO (FL (Id-PL, PLI)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DI GIACOMO (FL (Id-PL, PLI)). Signor Presidente, siamo a confrontarci sui finanziamenti della politica agricola comune, problema di crescente importanza ed attualità, per venire incontro alle esigenze di 500 milioni di cittadini dell'Unione. Purtroppo la PAC, che avrebbe dovuto garantire un approvvigionamento alimentare stabile e certo, possibilmente a prezzi abbordabili per il consumatore finale, oltre che assicurare un tenore di vita dignitoso agli agricoltori, a causa della farraginosità dei processi e dell'eccesso di burocratizzazione, rimane ancora una delle politiche europee meno produttive, in particolare per l'importante economia rurale del nostro Paese.

Nel momento storico in cui le eccellenze agricole e alimentari del nostro Paese sono al centro delle attenzioni degli operatori dell'intera Europa, l'Unione europea ha il dovere di snellire i processi e mirare presto e bene alla qualità, alla tracciabilità e alla sicurezza alimentare, così come al benessere degli animali, alla tutela ambientale e alla sostenibilità.

Ribadiamo dunque che, a quattro anni dalla riforma del 2013, l'elefantiaca macchina europea, di cui la politica agricola comune è uno dei pilastri, ha bisogno di tener conto della specificità del settore agroalimentare dei singoli Paesi, per assicurare ai 27 la necessaria flessibilità che consenta loro di adeguare alcuni degli strumenti disponibili.

Una menzione in questo senso merita appunto la posizione italiana, con l'improcrastinabile necessità di attuare politiche di difesa delle eccellenze del nostro Paese nell'ambito delle produzioni agricole. Etichette ormai di uso comune, come IGP, DOC, DOCG, così come il sistema dei consorzi, non sempre sono stati in grado di proteggere e valorizzare i nostri prodotti in campo europeo e globale. Spesso a sconcertare e a ritardare la fruizione degli strumenti di sviluppo messi a disposizione dalla politica agricola comune è la loro complessità, per non parlare poi dei vincoli e dei controlli, reputati dagli operatori stessi come eccessivi. È la lentezza nell'erogazione dei fondi spesa che scoraggia molti e induce a sottoutilizzare le risorse, che il nostro Paese sfrutta ad oggi solo nella misura ridicola del 4 per cento rispetto alle effettive disponibilità.

Tra l'altro, non siamo gli unici in Europa a rilevare tali difficoltà, figlie della lentezza della macchina europea. La schiacciante vittoria che il Leave ha registrato nelle campagne del Regno Unito, in occasione del referendum inglese sulla Brexit, la dice lunga sull'inadeguatezza della politica agricola comunitaria degli ultimi anni. Dunque, il processo in corso di riforma della PAC dovrà trovare l'Italia più pronta e incisiva nella difesa delle proprie eccellenze, delle proprie produzioni di nicchia, della specificità italiana, nella cura delle produzioni agricole e vitivinicole, nel rispetto della natura dell'ambiente, del biologico e del biodinamico, che rappresentano il vero vantaggio competitivo del nostro Paese, sia nei confronti degli altri Paesi comunitari, Francia e Spagna in particolare, sia di quelli extracomunitari, come la Tunisia e il Marocco.

Un altro tema in cui si chiede un maggiore impegno del Governo italiano, nell'ambito delle mozioni che ci troviamo qui oggi a discutere, è quello del caporalato, fenomeno che deprime il lavoro e la condizione di vita in buona parte del Sud Italia, ma anche nelle Regioni del Nord. Un intervento, come quelli fin qui proposti dal Governo, che non sia in grado di affrontare con decisione questo odioso fenomeno rischia, però, di rappresentare una nuova occasione persa: l'ennesima. Criminalizzare il fenomeno in maniera aspecifica e generalizzata, oltre a non risolvere il problema, rischia di danneggiare anche consuetudini e tradizioni tipiche di certi territori e di alcune colture. Situazioni, queste ultime, che andrebbero distinte dal traffico del lavoro, che spesso forma uno dei business della criminalità organizzata. (Richiami del Presidente). Mi avvio a concludere, signor Presidente.

Dunque, rispettare le regole, evitando di far lievitare la burocrazia e la vessazione, andare incontro alle esigenze di produttori e lavoratori e facilitarne la vita quotidiana, in questi casi è la prima arma di lotta alle mafie, che nella confusione generale rischiano di prendere e conservare il controllo sul lavoro del settore di cui stiamo parlando. Anche nel settore agricolo vanno introdotte soluzioni che aiutino ad individuare una regolamentazione trasparente dei rapporti prima disciplinati con i voucher, oppure, dovremo arrenderci all'utilizzo del lavoro in nero.

Per questo, colleghi, a nome del Gruppo parlamentare Federazione della Libertà, dichiaro il voto favorevole a tutte le mozioni in discussione in quest'Aula, nelle quali si riconosca chiara e netta la richiesta di riforma, di semplificazione dei processi e di sostegno agli agricoltori, soprattutto se si tratta di piccole o piccolissime aziende e di attività a gestione familiare o gestite da giovani. (Applausi del senatore Quagliariello).

CANDIANI (LN-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDIANI (LN-Aut). Signor Presidente, non abbiamo sentito dalla voce del rappresentante del Governo l'impegno che ci saremmo aspettati: un impegno solenne e serio. Voglio vedere lo sguardo del Vice Ministro e lo voglio guardare direttamente negli occhi. Signor Vice Ministro, prenda un impegna e dica: «Lo faremo!». Altrimenti avremo sempre la forte incertezza che gli atti approvati in questa sede siano fatti un po' pro forma, senza alcuna ricaduta reale, né sul processo normativo, né con una capacità di incidere rispetto alle politiche europee, come nel caso specifico. Signor Vice Ministro, prenda l'impegno e ci dica: «Sì, quel che approveremo qua dentro per noi sarà vincolante». Altrimenti resta sempre questo forte dubbio, per quanto tutti diciamo che sosterremo la politica agricola, che faremo questo o quell'altro e, nonostante i pareri favorevoli che sono stati dati, alla fine la ricaduta reale nel Paese non c'è.

Signor Vice Ministro, a me basterebbe - a parte che lei fosse Ministro, al posto del Ministro che non c'è (Applausi del senatore Volpi) e questo è un auspicio che le rivolgo - che fosse attuato il punto 11) del dispositivo della mozione a mia prima firma, ovvero l'impegno «ad attivarsi, affinché le norme sia comunitarie che nazionali siano stilate in modo semplice e chiaro, al fine di raggiungere l'obiettivo di una maggiore semplificazione e di un alleggerimento burocratico delle procedure di attuazione della PAC». Tutto è importante, ma basterebbe già questo per riuscire a fare la differenza e a non obbligare i nostri agricoltori a sottoporsi a procedimenti burocratici che, oltre a costare, li portano, purtroppo, a considerare la PAC più come un problema da subire che come una soluzione di cui prendersi il vantaggio.

Non abbiamo le strutture dei francesi, con pochi agricoltori e tantissimo territorio da coltivare, ma abbiamo una struttura agricoltura fatta da piccoli agricoltori e da una grande quantità di aziende agricole, che mal sopportano il peso della burocrazia.

Signor Vice Ministro, impegnatevi seriamente e impegni seriamente il Governo in questo senso, ovvero a togliere il carico burocratico dalle incombenze delle nostre imprese agricole: già in questo modo avremo dato una seria mano all'agricoltura italiana. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).

GATTI (Art.1-MDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GATTI (Art.1-MDP). Signor Presidente, intervengo solo pochi minuti per esprimere il voto favorevole del Gruppo Articolo 1-Movimento democratico e progressista sulla mozione a prima firma del senatore Formigoni sulla politica agricola comune e su tutte le altre mozioni presentate e su cui sono state chieste delle riformulazioni.

Concordo sul fatto che la riforma del bilancio europeo, il cui negoziato impegnerà tutto il 2017, sarà fortemente condizionata dalla Brexit, imporrà una riflessione sulla prospettiva della politica agricola comune e imporrà una visione sicuramente rinnovata dello sviluppo agricolo europeo dopo il 2020. Allo stesso modo, bisognerà che a livello europeo si risponda in modo forte ed efficace ai problemi che sembrano addensarsi nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti che minacciano l'inasprimento di dazi particolarmente pesanti anche per le produzioni agricole italiane.

Vorrei sottolineare solo alcuni punti del dispositivo della mozione, in particolare quello relativo alla necessità che la politica agricola comune diventi una delle politiche prioritarie dell'Unione europea (anche in termini di risorse a disposizione), in relazione alla funzione che l'agricoltura assolve per la sicurezza alimentare, per il rispetto dell'ambiente e, nel nostro Paese in particolare, per la cura dei paesaggi tradizionali, che la nostra Costituzione considera meritevoli di particolare tutela.

L'agricoltura italiana, da sempre connotata da grande biodiversità e dall'eccellenza di numerose produzioni, per continuare ad assolvere alle funzioni a cui facevo riferimento prima, ha assolutamente bisogno di innovazione e quindi di misure di sostegno, ad esempio, alle tecnologie di precisione che permettano sia di rispondere alla domanda crescente di alimenti, ma - come nel punto 9) del dispositivo della mozione a prima firma del senatore Formigoni - con minore impatto ambientale, con minor uso standardizzato di fitofarmaci e chimica, con maggior ricorso a pratiche basate sulla variabilità e rotazione colturale, sulla gestione differenziata dei fattori di rischio e delle caratteristiche agricole.

Altra richiesta che mi sembra interessante è quella relativa al fatto che la politica agricola comune arrivi a riguardare tutte le fasi della filiera agroalimentare, dalla produzione alla distribuzione, permettendo in questo modo di contrastare l'annoso problema della definizione dei prezzi dei nostri prodotti spalmando in modo più corretto i costi su tutti i nodi della filiera e operando anche sull'organizzazione comune di mercato favorendo le aggregazioni tra imprese, garantendo comunque l'accesso a misure di sostegno anche agli attori di minore dimensione.

I punti sottolineati in precedenza, l'ammodernamento con tecnologie ambientalmente compatibili e la visione unitaria della filiera sono passaggi essenziali affinché nel nostro Paese, ma forse anche in tutta Europa, sia possibile superare i problemi ormai divenuti intollerabili dello sfruttamento lavorativo in agricoltura. (Applausi dal Gruppo Art. 1-MDP e della senatrice De Petris).

COMPAGNONE (ALA-SCCLP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COMPAGNONE (ALA-SCCLP). Signor Presidente, negli anni il fenomeno della riduzione dei ricavi e dell'aumento dei costi in agricoltura è andato acuendosi. Costantemente sentiamo i nostri agricoltori lagnarsi del fatto che il reddito da produzione agricola non copre i costi. A partire dal 1994-1995, la situazione è diventata abbastanza insostenibile e anche la virata verso la produzione biologica è spesso insufficiente a garantire un reddito adeguato, per via del processo di "convenzionalizzazione" del biologico che costringe i produttori ad affrontare nuovi problemi e ad adeguarsi sempre più alla grande distribuzione e al mercato convenzionale.

Inoltre, i tempi di incasso per la vendita dei prodotti sono lunghi e l'agricoltore si trova in difficoltà considerevoli non avendo spesso liquidità; in tal senso, è costretto a ricorrere al credito bancario che - ahimè - sappiamo essere spesso indisponibile per i nostri agricoltori.

Gli agricoltori, in questa situazione, continuano a essere estromessi dal controllo della filiera, a rivestire un ruolo marginale e a essere sempre più succubi delle scelte della grande distribuzione. E il rischio è l'abbandono della terra, per quanto i dati a nostra disposizione ci parlano di un incremento di 90.000 nuove imprese agricole condotte da giovani al di sotto dei trentacinque anni. Certamente è un dato positivo, ma il tema è come garantire la longevità delle nuove imprese. Ci chiediamo se le nuove imprese resisteranno, dal momento che il fenomeno potrebbe apparire congiunturale e condizionato dalla crisi industriale e occupazionale, favorito da agevolazioni momentanee che molto spesso non sono a lungo termine e non fanno riferimento a una strategia d'investimento strutturale nel settore.

Certamente noi italiani e soprattutto siciliani, primi produttori di agrumi, non possiamo più tollerare il fatto che l'Italia sia diventato il principale importatore netto di agrumi e i nostri produttori non riescano a venderli più a prezzi decenti e nemmeno a coprire i costi di produzione. Possiamo certamente importare, adeguarci alla globalizzazione e fare in modo che possano essere importati alcuni prodotti. Siamo però fortemente convinti del fatto che intanto vada garantita la collocazione sul mercato dei nostri prodotti e poi, eventualmente, si possa aprire ai prodotti che vengono da fuori. Non si può quindi, in nome della libera concorrenza e della globalizzazione, condannare centinaia di produttori alla soccombenza economica. Un dovere di tutela si esige quindi da parte del Governo, così come si esige il massimo sforzo per tutelare un'economia, una storia e una cultura: la nostra agricoltura.

Troviamo paradossale caro Vice Ministro - cito per semplificare il caso degli agrumi - come, a fronte della grande qualità e varietà che allignano solamente in Sicilia (come ad esempio le arance rosse) e nonostante la produzione interna non riesca a coprire tutto il fabbisogno delle famiglie italiane, non si riesca a commercializzare il nostro prodotto a prezzi dignitosi e siamo costretti ad assistere alla commercializzazione di prodotti che vengono dall'estero e soprattutto dalla Spagna.

Ho citato gli agrumi, ma lo stesso discorso vale per altri prodotti agricoli, come il grano - sappiamo come il problema sia in gran parte legato alla questione del grano duro - o il nostro ottimo olio.

Questi sono i problemi che il Governo - a nostro avviso - deve porsi con determinazione, dando - come è stato sollevato più volte in quest'Aula - un segno di determinazione e forza nel garantire i prodotti italiani.

Il tema della quota di compartecipazione finanziaria - per esempio - per accedere ai programmi operativi comunitari attraverso la presentazione di progetti, deve trovare un'adeguata soluzione. Che senso ha elaborare bellissimi progetti, anche innovativi in agricoltura, quando i soggetti preposti all'erogazione del credito fanno mille difficoltà e di fatto non aiutano gli imprenditori agricoli? È il vecchio problema che abbiamo più volte sottolineato: molto spesso, soprattutto il giovane agricoltore si trova le porte chiuse da parte del sistema bancario e non riesce a investire.

Altro argomento non indifferente è la questione della garanzia della salubrità dei nostri prodotti e della tutela dei consumatori. Sappiamo come i prodotti provenienti dai Paesi terzi non forniscono garanzie al riguardo e appare chiaro come questo tema debba trovare adeguata soluzione nei tavoli europei.

Non possiamo noi soccombere e sottostare alla grande distribuzione, alla necessità di chi vuole arricchirsi a tutti i costi alla faccia della nostra produzione, dei nostri agricoltori e soprattutto della salute dei nostri cittadini. (Applausi dal Gruppo ALA-SCCLP).

D'AMBROSIO LETTIERI (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'AMBROSIO LETTIERI (GAL (DI, GS, MPL, RI)). Signor Presidente, signor Vice Ministro, i colleghi che con sfumature differenti, ma con grande efficacia, sono intervenuti oggi nell'illustrazione delle mozioni sull'argomento particolarmente delicato che attiene allo stato delle politiche agricole comuni hanno disvelato in modo puntuale e preciso i più grandi punti di criticità che si registrano a livello nazionale ed europeo nell'ambito delle politiche di settore: lo snellimento dei processi; il problema della burocrazia; la semplificazione delle procedure; la tracciabilità delle produzioni; una più efficace attività di contrasto al fenomeno gravissimo delle agromafie, che rappresenta una delle frontiere del business attorno alla quale si concentrano le organizzazioni criminali.

Tra le altre questioni da affrontare vi sono la valorizzazione dei nostri prodotti, che costituiscono un brand straordinariamente importante, e l'armonizzazione della legislazione nazionale, ma soprattutto di quella sovranazionale, superando l'handicap di un'asticella che si alza o si abbassa a seconda delle convenienze, che - come è stato ricordato anche da altri colleghi - mette in condizioni di difficoltà le nostre produzioni speciali dell'olio, degli agrumi e del grano, che sono particolarmente rilevanti. Tutte queste criticità hanno trovato proposte ragionevoli, assolutamente concrete ed efficaci.

Signor Vice Ministro, mi sarei atteso un impegno più forte, più solenne, perché abbiamo bisogno di avere la conferma che il nostro Governo in Europa difende il tricolore. Abbiamo bisogno della conferma che, nei tavoli europei, la politica nazionale riesce ad affermare, con orgoglio e determinazione, le politiche nazionali che reggono il PIL fino al 2,5 per cento e rappresentano, per oltre 730.000 aziende, una prospettiva straordinaria per la produzione e l'occupazione. Temo, invece, che le riformulazioni che sono state fatte diluiscano in concentrazioni omeopatiche questo impegno.

Ciò nonostante, il Gruppo GAL, con il rispetto delle diverse specificità, per mio tramite afferma la propria condivisione e il proprio voto favorevole a tutte le mozioni che sono state presentate. (Applausi dal Gruppo GAL (DI, GS, MPL, RI)).

PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PANIZZA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signor Presidente, è importante che la Commissione agricoltura, con la mozione a prima firma del senatore Formigoni, abbia promosso un documento unico sulla politica agricola comune a pochi mesi dal G7 sull'agricoltura; una mozione davvero articolata, e anche coraggiosa, che tocca tutti i punti strategici, anche in funzione del lavoro impostato per la programmazione successiva al 2020.

Ringrazio i colleghi della Commissione per il prezioso lavoro che hanno portato avanti e per aver accolto molte richieste specifiche che ho formulato. Ringrazio anche il vice ministro Olivero, che si è reso disponibile ad accogliere praticamente tutte le mozioni, pur con alcune riformulazioni, anche se dal Governo ora ci attendiamo i fatti, perché davvero gli impegni sono molti.

Parlando di programmazione fino al 2020 - come ha evidenziato anche la mozione - sono costretto a denunciare come l'applicazione italiana della PAC continui a privilegiare soprattutto le aziende di pianura. Non starò qui a ripetere nuovamente la funzione più ampia che svolge l'agricoltura di montagna, ad esempio contro lo spopolamento del territorio e per il mantenimento della coesione sociale, per la lotta al dissesto idrogeologico, per la valorizzazione turistica, per le produzioni tipiche di nicchia e di qualità, per la biodiversità.

La nuova PAC si poneva come obiettivo la rimodulazione degli interventi, la convergenza, sia a livello comunitario che all'interno degli Stati membri, allo scopo di avvicinare sempre più le diverse situazioni. Purtroppo l'Italia ha seguito la scelta irlandese: anche nella nuova programmazione ci troviamo nella situazione per cui, nel calcolo dei nuovi valori, viene preso a riferimento il 70 per cento dei titoli storici. In questo modo le aziende che in passato hanno ottenuto finanziamenti continuano ad avere un sostanzioso vantaggio competitivo, a discapito di quelle che non ne hanno mai beneficiato. Come spiega bene il documento della Commissione, in questo modo non si favorisce né l'innovazione, né i giovani che si insediano, né la politica della qualità e del merito.

Inoltre - come sappiamo - il titolo è composto da due componenti, una base e una greening. L'Italia, anche in questo caso, piuttosto che perseguire la richiesta di omogeneizzazione auspicata dall'Europa, ha valutato la componente greening al 30 per cento del titolo base che, a sua volta, è condizionato al 70 per cento dai titoli storici, con la conseguenza, anche in questo caso, di penalizzare l'agricoltura di montagna, che però nel frattempo deve rispettare gli stessi vincoli e le stesse procedure, pur non avendo le stesse possibilità di accedere al finanziamento.

L'ultimo aspetto critico riguarda la riserva speciale che giustamente l'Europa ha riconosciuto ai giovani e alla montagna. L'Italia teoricamente alloca le risorse tenendo conto di ambedue le categorie, ma dal punto di vista pratico, tollerando le speculazioni sulla parte giovanile, si rischia che alla montagna non rimanga nulla del fondo assegnato alle riserve. Per questo credo che, pur privilegiando i giovani, vada prevista una quota fissa da destinare alla montagna, come - ad esempio - il 30 per cento.

Mi avvio alla conclusione, auspicando che il nostro Paese, all'interno del lavoro già avviato per la prossima PAC, abbia il coraggio di cambiare, privilegiando chi lo merita e non le rendite di posizione. Lo spero soprattutto per le piccole aziende che vogliono crescere, per i giovani che al primo insediamento hanno bisogno di essere sostenuti, per l'agricoltura di montagna e le produzioni di nicchia, per coloro che puntano sull'eccellenza e permettono all'agricoltura italiana di crescere e di essere competitiva. E lo spero soprattutto per l'Europa: non si riannoderà il filo della fiducia tra istituzioni europee e cittadini se non si spezzerà la percezione che le politiche europee tutelano solo i grandi interessi.

Questa PAC purtroppo fotografa ancora questa situazione, quella che da tempo denunciamo e che costituisce un problema per tutte le categorie che ho elencato prima (i giovani, chi ha voglia di fare, chi scommette sulle produzioni d'eccellenza e sul proprio territorio) e che andrebbero invece incoraggiate, tutelate e valorizzate, a scapito di chi approfitta, invece, delle rendite di posizione, spesso anche con trucchi e abusi.

Credo che di questa PAC sia sbagliata l'impostazione concettuale: una politica che volesse davvero promuovere il settore - concludo, signor Presidente - dovrebbe incoraggiare, invece, tutti coloro che lavorano sulle innovazioni di processo e di prodotto. Vi è poi la tendenza a ragionare sempre e soprattutto sulle grandi aziende: le produzioni di nicchia non hanno l'attenzione che si meritano, se si pensa che è da essa che di solito provengono le principali innovazioni.

Infine, un ultimo appello al Governo: mi attendo un atto di coraggio per quanto riguarda le richieste dei titoli del reimpianto viticolo. Mi auguro che le domande non vengano più valutate sulla percentuale della superficie, ma viceversa sui giovani e su chi vuole far crescere l'azienda e fare innovazione. Auspico che venga fatta, in sostanza, una scelta di merito e di metodo e che il Governo, almeno in questo, abbia coraggio.

Detto questo, dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo a tutte le mozioni, così come riformulate. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE).

FORMIGONI (AP-CpE-NCD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FORMIGONI (AP-CpE-NCD). Signor Presidente, colleghi, vorrei partire da un dato: all'agricoltura è destinato quasi il 40 per cento del bilancio europeo. Si tratta di un dato spesso ignorato, lasciato nel sottofondo della nostra coscienza, ma che dice da solo l'importanza del tema che abbiamo trattato oggi e il grande momento che possono rappresentare le mozioni che stiamo per approvare.

L'agricoltura è storicamente uno dei collanti dell'Unione. Non a caso - per fare un esempio - gli agricoltori britannici sono stati fino alla fine i più decisi oppositori alla Brexit. Ebbene, questo 40 per cento del bilancio europeo si traduce in una serie di capitoli che vorrei brevemente ricordare. Per la programmazione 2014-2020 la PAC mette sul piatto circa 408 miliardi: 312 miliardi di finanziamenti annuali diretti di sostegno al mercato e oltre 95 miliardi di euro di contributi per il supporto allo sviluppo rurale, questi ultimi integrati ancora di più dalle risorse rese disponibili dai Paesi membri.

Per fare l'esempio del nostro Paese, nel settennato 2014-2020 l'Italia ha da spendere in totale 52 miliardi di euro, di cui 27 miliardi relativi ai pagamenti diretti, 4 miliardi per l'organizzazione comune del mercato di vino e ortofrutta, oltre 10 miliardi per lo sviluppo rurale. Lo stesso PSR può contare su altri 10 miliardi di euro di Fondo nazionale. Insomma, si tratta di un importo complessivo piuttosto rilevante.

È per questo che era doveroso che il Senato prendesse posizione, sapendo che l'attività rurale è da sempre condizionata da fattori non solo economici, ma anche sanitari e atmosferici, che sfuggono al controllo degli imprenditori. Sono necessari investimenti onerosi, che producono risultati solo dopo molto tempo e sono soggetti costantemente al rischio di venire vanificati. Il sostegno al reddito garantito dalla PAC consente invece agli agricoltori di proseguire l'attività, nonostante diversi fattori di incertezza, assicurando loro mediamente un discreto tenore di vita e non solo.

Attraverso la politica agricola comune viene garantito un approvvigionamento alimentare sicuro e di qualità, a prezzi accessibili. Si tutelano l'ambiente e la biodiversità. Si combatte il dissesto idrogeologico e si incentiva il benessere animale. Con le risorse stanziate attraverso i fondi PAC la nostra agricoltura può crescere in redditività e produttività. E su questi obiettivi si concentrano le nostre risorse.

Per competere nel mondo globale dobbiamo assicurare ai nostri produttori un reddito dignitoso e risorse, per fare in modo che gli investimenti necessari a garantire la qualità che tutti si attendono dall'Italia siano ogni volta assicurati.

Un altro obiettivo che la PAC, come da noi disegnata, dovrà raggiungere è il riequilibrio delle sperequazioni all'interno della filiera. Incentivando accordi di filiera e valorizzando l'origine dei prodotti potremo rendere i nostri produttori più forti sul mercato.

Sempre nella mozione di cui ho l'onore di essere il primo firmatario auspichiamo meno burocrazia e più attenzione, anche per le caratteristiche produttive e ambientali dei Paesi UE del Mediterraneo, che hanno spesso avuto problemi ad applicare regole (come ad esempio il greening), pensate troppo spesso e unicamente per il Nord Europa. E vogliamo anche riflettere sul nostro modello regionale, che spesso rende difficile il pieno utilizzo delle risorse disponibili.

Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, vorrei ricordare che abbiamo davanti un grande appuntamento, nell'ambito del quale l'Italia sarà al centro del palcoscenico mondiale sul tema dell'agricoltura. Mi riferisco al G7 del 14 e 15 ottobre, che si svolgerà a Bergamo con i Ministri dell'agricoltura, nel quadro dei dieci summit tematici che si svolgeranno durante la presidenza italiana dei sette Paesi più industrializzati. Questa sarà l'occasione per l'Italia di affrontare questioni fondamentali insieme ai nostri partner: il sostegno ai piccoli produttori contro speculazioni e crisi; l'uso di tecnologie e innovazioni verdi; la cura della biodiversità; la lotta alla fame e agli sprechi.

Dobbiamo sfruttare questa opportunità di grande visibilità per valorizzare al meglio il settore agricolo italiano, le nostre eccellenze e tutti i nostri agricoltori, che in tanti anni di lavoro e sacrifici sono stati in grado di costruire un tessuto di imprese fortemente radicato sul territorio e un patrimonio agroalimentare di grande pregio.

Allo stesso modo, il summit dei Ministri dell'agricoltura sarà il momento giusto per far conoscere le tante esperienze dei giovani che stanno ritornando alla terra, scommettendo sull'agricoltura con entusiasmo e preparazione, portando nuove energie e nuove competenze, dando vita a iniziative imprenditoriali straordinarie: dalla riscoperta delle antiche varietà di cereali, alle fattorie sociali, alle aziende agrituristiche e alle fattorie dinamiche.

Signor Presidente, stiamo positivamente mettendo in campo un modello di agricoltura capace di coniugare tradizione e innovazione, delineando nuove traiettorie di futuro per un comparto fondamentale per l'economia nazionale ed europea, al fine di tutelare l'ambiente, gli equilibri idrogeologici e salvaguardare la ricchezza della nostra biodiversità vegetale e animale. Questa è una fase storica cruciale per aumentare la velocità dei processi virtuosi e fare del nostro Paese l'esempio, in Europa e nel mondo, di una potenza agricola responsabile.

Per tutti questi motivi, signor Presidente, colleghi, dichiaro il voto favorevole e convinto del Gruppo Alternativa Popolare alla mozione di cui ho l'onore di essere il primo firmatario.

DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Signor Presidente, spero che il dibattito di oggi abbia lasciato un segno e sedimentato, innanzitutto, una convinzione che dovrebbe essere molto forte all'interno del Parlamento, e cioè l'importanza di dedicare al settore primario, all'agricoltura, tutta la necessaria attenzione, che noi dobbiamo sempre di più reimparare a considerare strategico. E uso il termine reimparare perché nel tempo siffatta attenzione, anche dal punto di vista del futuro economico del Paese, si è per certi versi attenuata.

La qualità della nostra agricoltura, invece, e la necessità che questa qualità e l'agricoltura stessa permangano costituiscono un elemento fondamentale per lo sviluppo del Paese, per la salvaguardia del territorio, per la tutela del nostro paesaggio, per la nostra sicurezza alimentare. È quindi assolutamente fondamentale che, a fronte del grande contributo che l'agricoltura italiana dà al Paese e al benessere dei cittadini, si mantengano accettabili condizioni di vita e di reddito per gli agricoltori. Spesso ho sentito esaltare in dibattiti e in discussioni il ruolo dell'agricoltura, ma spesso si dimentica che, senza gli agricoltori, non esisterebbe l'agricoltura, con tutti i suoi benefici.

Per questo motivo, la difesa dei nostri agricoltori e del loro reddito deve tornare a essere uno degli elementi di riflessione e di iniziativa prioritaria delle politiche economiche del Paese. Occorre pertanto ribadire con forza, in sede europea, la rilevanza strategica dello strumento della PAC. Tra l'altro, vorrei ricordare a tutti che quella agricola è l'unica politica davvero comune dell'Unione europea, tanto più adesso, dopo l'uscita della Gran Bretagna, che sulla vicenda del bilancio europeo in questo settore ha sempre posto vari problemi.

La PAC deve essere finalizzata non soltanto all'approvvigionamento alimentare europeo, che certamente è il motivo per cui nasce, ma anche ad assicurare l'invarianza delle risorse già assegnate agli Stati membri, tanto più in vista della riforma iniziata il 14 settembre, con la presentazione, da parte della Commissione europea, della proposta di esame intermedio.

Ciò detto, però, non possiamo non sottolineare in questa sede - come quasi tutti hanno fatto nel dibattito e nelle varie mozioni - che la PAC, anche con l'ultima riforma, non ha certamente risolto i problemi di sperequazione nella distribuzione dei fondi a danno delle piccole aziende. Non bisogna mai dimenticare che il tessuto delle aziende agricole italiane è formato da aziende piccole e medie, al contrario di altri Paesi, per cui problemi non risolti sono particolarmente rilevanti.

Voglio anche ricordare che continua a esserci una sperequazione nella distribuzione dei fondi: ancora oggi il 13 per cento delle aziende riceve i due terzi dell'aiuto pubblico. Non parliamo poi della grande difficoltà che si continua a riscontrare a causa dei fenomeni di concentrazione oligopolistica delle aziende che forniscono sementi, macchinari e che controllano soprattutto le piattaforme della grande distribuzione. Tra l'altro, questo fenomeno sta continuando a crescere e contribuisce alla perdita di potere negoziale da parte degli agricoltori. Noi ci mettiamo anche il carico, perché è tutt'altro che facile per gli agricoltori italiani l'accesso alle pratiche e, quindi, il problema della semplificazione, che noi peraltro abbiamo con forza sottolineato nella nostra mozione, si pone in modo ancora più evidente.

Ribadiamo quindi che è assolutamente necessario che il Governo intervenga per orientare gli aiuti e assicurare un supporto più adeguato alle aziende contadine a conduzione famigliare, prevedendo misure finalizzate al contrasto dei fenomeni di eccessiva concentrazione e di oligopolio e incentivando misure rivolte ad accorciare i rapporti di filiera.

L'altro problema è l'accesso alla terra, che oggi è una questione molto seria, in particolare per i giovani agricoltori.

Un'altra delle questioni che dobbiamo trovare il modo di affrontare e risolvere è quella - come si è visto nei mesi di prima applicazione della riforma - del cosiddetto greening. Riteniamo che debba essere promossa - e su questo il Governo si deve spendere - una nuova dimensione delle politiche di greening, che sia più attenta alla sostanza dei risultati ambientali e non unicamente alla forma. Per questo motivo bisogna incrementare le misure rivolte ai consumi idrici, all'accumulo di carbonio nei suoli come contrasto ai cambiamenti climatici, alla riduzione massiccia dell'uso dei prodotti chimici. Penso, quindi, a una serie di azioni che sono nella sostanza, e non nella forma, misure di greening.

Chiediamo anche - è un altro elemento di criticità che si è manifestato nei primi anni di applicazione della nuova PAC - di fare in modo che la figura giuridica dell'agricoltore attivo, oggi messa in discussione dal regolamento all'esame del Parlamento europeo, sia ancora una volta garantita attraverso la destinazione di risorse pubbliche prioritariamente a chi vive di agricoltura.

PRESIDENTE. La invito a concludere, senatrice. Gli altri colleghi hanno parlato per cinque minuti.

DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Sto concludendo, signor Presidente, ma vorrei che il Vice Ministro mi ascoltasse.

Proprio per questo abbiamo accettato la riformulazione proposta, ma riteniamo annacquate alcune delle questioni che abbiamo posto con evidenza. Per tutti i motivi elencati riteniamo che si sia comunque fatto un passo in avanti e dichiariamo il voto favorevole dei senatori di Sinistra Italiana a tutte le mozioni proposte. (Applausi dal Gruppo Misto-SI-SEL).

DONNO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONNO (M5S). Signor Presidente, le aree rurali coprono oltre il 77 per cento del territorio comunitario e gli agricoltori forniscono un approvvigionamento stabile di prodotti alimentari, ottenuti attraverso modalità sostenibili e a prezzi accessibili, a oltre 500 milioni di cittadini europei. La Commissione europea, infatti, ci conferma che ben 22 milioni di agricoltori e lavoratori agricoli rappresentano il perno di uno dei più grandi settori economici dell'Unione europea, vale a dire quello agroalimentare.

Con un totale di 44 milioni di posti di lavoro nel settore della trasformazione dei prodotti alimentari, del commercio al dettaglio e della ristorazione, la politica europea e dei singoli Stati membri ha il dovere di puntare non solo sulla innovazione, ma anche e soprattutto su incentivi premiali nei confronti di coloro che praticano coltivazioni sostenibili, valorizzando lo spazio naturale e le sue ricchezze. Per questo è fondamentale che vi sia un'attività concreta in sede di negoziati europei nella revisione a medio termine della politica agricola comune, nonché per la programmazione della PAC post 2020.

Prima di tutto riteniamo necessario rivedere l'attuazione del principio del sostegno alle colture in difficoltà attraverso la revisione della componente denominata aiuto accoppiato e la destinazione delle eventuali risorse che ne saranno liberate a un fondo per le crisi in agricoltura e il rilancio dei settori in difficoltà, volto a finanziare interventi in caso di gravi squilibri di mercato, di emergenze dovute a epizoozie, fitopatie e calamità naturali e per contributi finalizzati al rilancio dei settori strategici in difficoltà.

A nostro avviso, bisogna poi promuovere l'adozione di misure e protocolli che contrastino in maniera anticipata l'insorgenza di fitopatie da batterio e non e altre malattie, anche attraverso la promozione di una corretta informazione tra gli addetti del settore riguardo l'utilizzo dei fitofarmaci. Sono anni che lo ripetiamo e la Xylella, che tutti ben conoscete, ha letteralmente messo in ginocchio la Puglia e altre Regioni. Si dimostra che un'azione preventiva avrebbe potuto evitare quello che poi è diventato un vero e proprio allarme, che poi è degenerato.

Va esteso a tutti i prodotti agricoli e agroalimentari, con particolare riferimento a settori strategici per l'Italia come l'olivicoltura e con revisione del connesso regolamento, l'obbligo dell'indicazione dell'origine in etichetta, al fine di consentire al consumatore di conoscere, in modo chiaro e trasparente, le varie fasi dalla produzione alla lavorazione e al successivo commercio. (Brusio).

Presidente, non posso urlare e sgolarmi.

PRESIDENTE. Ha ragione. Adesso sospendiamo la seduta e così vedremo che tutti torneranno a stare zitti.

DONNO (M5S). La ringrazio, Presidente.

Devono essere previste specifiche norme a tutela e promozione delle filiere corte e, quindi, di rimando, anche nei confronti degli agricoltori che operano nei mercati locali, il cui ruolo è fondamentale per la gestione del territorio e la tutela dell'ambiente, sempre più martoriato da opere infrastrutturali inutili (TAV e TAP prima tra tutte), ormai sinonimo di devastazione del territorio.

Le norme sullo sviluppo rurale necessitano di una revisione affinché i programmi regionali prevedano finalmente misure obbligatorie per la salvaguardia, ove esistenti, delle colture di pregio paesaggistico. Bisogna sostenere la costituzione di organizzazioni interprofessionali e organizzazioni professionali, in modo da creare reti virtuose di collaborazione. Vanno, inoltre, promossi sostegni specifici per le aree agricole di montagna in virtù della loro importanza strategica a presidio del territorio, senza scordare, ovviamente, tutti quei territori che, pur non essendo montuosi, risultano egualmente svantaggiati.

Riteniamo fondamentale l'aumento del massimale nazionale del pagamento accoppiato, dall'attuale 11 per cento al 13 per cento, attraverso la diminuzione di due punti percentuali del pagamento base, in modo da destinare un premio specifico al capo caprino (come oggi previsto per il capo ovino) e prevedere un premio specifico ai capi bovino e bufalino per i quali si dimostri la somministrazione di una alimentazione non OGM. Per questo rinnovo la richiesta, accolta, al Governo di farsi portatore di interesse diretto presso l'Unione europea.

È necessario, poi, assicurare il finanziamento di incentivi per l'uso di metodi agricoli biologici, bio-dinamici, sinergici e agro-ecologici. Non dimentichiamo, infatti, che un approccio sempre più verde e sostenibile - Presidente, mi conceda qualche minuto in più come ha fatto con gli altri colleghi - rappresenta il futuro del comparto primario.

Infine, per ultimo, ma non in termini di importanza, bisogna prevedere misure di incentivazione degli allevamenti estensivi, al fine di prediligere un loro sviluppo rispetto a quelli intensivi. Troppi ambiti, per troppo tempo, sono stati lasciati da parte. Basti pensare alla necessità di incentivare buone pratiche per tutti gli agricoltori colpiti da innumerevoli catastrofi, passando per il recupero dei terreni abbandonati dove coltivare, tra le varie, anche la canapa. Sono tutte tematiche che hanno delle indiscutibili inerenze comunitarie e che devono trovare una trattazione compiuta prima passando dal Governo nazionale.

Concludo con una frase del Dalai Lama molto significativa: «Penso che in agricoltura si dovrebbe fare un uso assai più limitato di prodotti chimici ed entrare quanto più possibile in armonia con i processi naturali. Nell'immediato forse questo farebbe calare i profitti, nel lungo periodo sarebbe benefico».

È nostro dovere mantenere una siffatta lungimiranza, tenendo sempre a mente queste preziose parole. (Applausi dal Gruppo M5S).

AMIDEI (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Brusio).

Prego i colleghi del suo Gruppo di consentirle di intervenire, abbassando il tono della voce.

AMIDEI (FI-PdL XVII). Signor Presidente, oggi è un giorno importante perché finalmente si discutono mozioni che in vario modo riprendono le esigenze per tracciare un percorso affinché la nostra agricoltura possa crescere e garantire un futuro anche alle nuove generazioni.

Restano però ancora molti nodi da sciogliere e diversi temi non hanno avuto un giusto rilievo e non sono stati affrontati nel modo corretto e per risolvere effettivamente i vari problemi esistenti.

Si parla di agricoltura, si fa un elenco di tutte le cose che si vorrebbero venissero realizzate, ma di fatto la domanda di fondo rimane la seguente: quanto di tutto ciò che abbiamo scritto verrà realizzato? Quanto di tutto ciò il Governo ha effettivamente intenzione di portare avanti? Il punto centrale non è tanto dire le cose in un modo corretto o in una sorta di desiderata, bensì mettere in atto tutte le azioni per fare in modo che la nostra agricoltura possa risolvere i grossi problemi che ogni giorno deve affrontare in tutti i settori. E questa mattina ne ho citati alcuni, dall'ortofrutta al settore cerealicolo, a quello saccarifero.

Fondamentalmente rimangono tutti i problemi legati a un'agricoltura di cui andiamo orgogliosi, al punto da essere riconosciuta ormai in tutta Europa come di qualità ed eccellenza. Secondo alcuni dati del 2012 (quindi un po' vecchi), con 248 prodotti riconosciuti (IGP, DOP, STG) abbiamo ottenuto un riconoscimento in ambito europeo e internazionale. Ma ciò non è sufficiente per garantire il futuro alle nostre aziende agricole. Futuro significa mercato trasparente, prezzi e garanzie che il prodotto made in Italy sia tutelato nel mondo, ossia ciò che oggi non sta avvenendo. Come abbiamo ripetuto tante volte, è oggi diffuso il fenomeno dell'italian sounding, quantificato ormai da tutti nella cifra di 60 miliardi di euro.

Nell'ambito della politica agricola comune dobbiamo anzitutto stabilire che le aziende agricole devono avere un percorso certo. Il prodotto deve essere garantito per la sua qualità e non perché qualcuno ha stabilito che deve esserlo a prescindere. Noi ci vantiamo di essere produttori con il nostro brand di eccellenza del made in Italy, ma gli agricoltori pretendono di essere difesi. Come dicevo stamattina, noi ci troviamo di fronte a prodotti di primaria importanza per le nostre tavole che vengono macerati, arati sotto e fresati, mentre nel mondo c'è gente che muore di fame. Dobbiamo portare avanti anche una politica di questo tipo, non circoscritta solo agli interessi in ambito europeo. Dobbiamo sapere che facciamo un danno all'agricoltura quando un prodotto viene gettato via.

Non dobbiamo solo vedere che qualche unità cresce nell'ambito del settore agricolo perché i giovani investono. I giovani investono in agricoltura perché non hanno alternative, ma dobbiamo sapere tutti che di fatto l'agricoltura non dà ancora soddisfazione. Cosa vuol dire che non dà soddisfazione? Cito alcuni dati. Siamo di fronte a costi dei trasporti che mediamente ammontano a più del 30 per cento rispetto a quelli degli altri Paesi europei, mentre i costi dell'energia sono più alti del 70 per cento. Il tessuto aziendale è decisamente inferiore a quello dei cugini francesi: abbiamo una media aziendale di 7, 8 ettari contro quella di 30, 40 ettari in Francia.

Come possiamo allora competere in un mercato mondiale ed europeo? Dobbiamo tutelare il nostro prodotto e le aziende agricole e dare quelle opportunità che i nostri giovani chiedono. E non mi riferisco solo ai giovani, perché dobbiamo pensare anche al futuro. Pensare al futuro significa - lo ripeto - meno burocrazia, più opportunità e far sì che la politica agricola europea garantisca i nostri agricoltori.

Per queste ragioni, il voto del Gruppo che rappresento non può che essere favorevole a tutte le mozioni presentate, che vanno in una direzione positiva. Resta però un grande dubbio, perché le cose vanno non solo dette e scritte, ma anche attuate nell'interesse dei nostri agricoltori e soprattutto dei consumatori, che debbono mangiare un prodotto di qualità, garantito e valorizzato per quel che effettivamente merita. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).

PIGNEDOLI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIGNEDOLI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vice ministro Olivero, oggi non parliamo solo di futuro dell'agricoltura per gli agricoltori: una politica che va dalla gestione dei terreni e dal loro nutrimento e arriva alla salute delle persone non può essere considerata più di settore o di categoria, ma appartiene a tutta la società. Non è un caso che nel dibattito in Europa c'è chi propone una nuova definizione e parla di una nuova politica agricola e alimentare, per dare il senso dell'interrelazione delle diverse fasi della filiera alimentare. Oggi c'è un dibattito in corso sulla revisione di metà percorso della PAC, che nel regolamento omnibus ha aperto alla possibilità di importanti modifiche: semplificazioni, misure di mercato, gestione del rischio.

Il nostro Paese, il nostro Governo e il Parlamento hanno dato un contributo importante nell'inserimento di novità e di cambiamenti incisivi, ma siamo nella fase conclusiva del programma 2014-2020 e dobbiamo cominciare a confrontarci sul post 2020, in un'Europa che vive cambiamenti radicali, dal terrorismo ai movimenti antieuropeisti, dentro dinamiche internazionali che inaugurano nuovi protezionismi e lanciano preoccupanti segnali di destabilizzazione. In questo scenario, non sono possibili continuità o piccole manutenzioni all'impostazione storica della PAC: va ripensata e reimpostata. Una politica agricola che sappia tenere insieme mercato e solidarietà, globalizzazione e identità territoriali, persone singole e imprese, ma nello stesso tempo comunità e coesione. Una sfida immane ma obbligata, in un secolo che ci pone le più alte contraddizioni, un secolo dove si prefigura un aumento di fabbisogno di derrate alimentari per la forte crescita demografica, ma in compenso si assiste alla diminuzione delle terre fertili per quantità delle superfici, per diminuzione di qualità, terreni impoveriti, falde acquifere in sofferenza e compromesse.

Se la prima politica comune del 1969, con l'Europa che nasceva proprio dall'alleanza agricola, puntava sullo sviluppo di produzioni intensive per l'autosufficienza alimentare, oggi la sfida si chiama sostenibilità ambientale, protezione dei consumatori e della salute, promozione di un elevato livello occupazionale. Si chiama sostenibilità economica delle attività agricole; sostenibilità economica, senza che il pubblico si sostituisca al mercato, là dove il mercato c'è, ma aiuti a competere con nuovi fattori di competizione. Non si sostituisca, ma aiuti l'impresa a cercare di stare sui mercati. Che il pubblico intervenga invece là dove il mercato non può esserci, dove agricoltura significa manutenzione dei versanti e tenuta delle comunità. Il pubblico intervenga dove l'agricoltura è di sussistenza ed è agricoltura eroica, dove diventa strumento di inclusione sociale vero. Il pubblico sostenga là dove l'agricoltura (l'impresa) assume realmente una responsabilità sociale, dove agricoltura e territorio, agricoltura e comunità vertono su obiettivi comuni. No a risorse pubbliche intese come assistenza generica, ma date su una misurazione di utilità pubblica.

Per questo si ripensi e si reimposti una politica dello sviluppo rurale che sia meno complicazione burocratica, meno dispersione in mille misure e sottomisure non sempre controllabili e si vada invece verso obiettivi comuni, si concentrino più soggetti insieme, si concentrino le risorse, perché possano incidere sul cambiamento reale di un territorio e diventino strategia. Nel rapporto tra agricoltura e mercato, dove il mercato c'è, occorre una vera e propria inversione di rotta. Non basteranno aggiustamenti, come giustamente è stato detto. Sì, semplificazione tra i primi obiettivi, perché non possiamo tollerare che nel 2020 gli iter burocratici mangino ancora gran parte delle risorse e sviliscano gli sforzi degli operatori agricoli. Semplificazione sì, ma non basta per pensare di aver assolto al nostro compito. Occorre la consapevolezza che è d'obbligo un cambio di prospettiva e di visione, in un mercato che si è fatto mondo, che si intreccia con la finanziarizzazione dei prodotti alimentari, che accresce i rischi e la volatilità di prezzo delle materie prime.

In questo contesto, non sono più attuabili e possibili strumenti che cercano di piegare, chiudere, condizionare. Più che sostituirsi al mercato, oggi tutto l'impiego del pubblico deve essere concentrato nell'attrezzare i nuovi imprenditori agricoli europei, perché possano affrontare le nuove sfide, molte delle quali del tutto inedite: cambiamenti climatici che sconvolgono i tempi di maturazione, che in un appiattimento del clima agevolano l'adattamento di nuovi parassiti sconosciuti che facciamo fatica a contrastare. Attrezzare significa dare più peso alla formazione, alla consulenza e alla ricerca. Il commissario Hogan ha parlato di resilienza. Condividiamo, perché l'intensificarsi dei rischi cui gli agricoltori devono far fronte richiede una capacità di adattamento continuo e la capacità di attrezzarsi rispetto alle condizioni estreme.

Creare un sistema resiliente, per esempio, significa puntare sulle strategie di prevenzione e non solo sul post-crisi. Un'azienda diversificata nelle produzioni è meno vulnerabile di un'azienda basata sulla monocoltura. Un'azienda in rete con altre è meno esposta di un'azienda isolata. Resiliente è anche quello che riconcilia, ricollega strategie economiche, sociali, ecologiche ed etiche. Il lavoro di qualità è un fattore competitivo e non un vincolo obbligato.

Quindi, sostenibilità ambientale, nuovi fattori di competitività, ricambio generazionale richiedono un cambio deciso di impostazione delle risorse PAC. Per la valenza complessa che ha l'agricoltura serve una centralità, un budget adeguato, come si è detto, non una tantum, non nell'onda di una continuità dovuta, ma finalizzato a strategie che puntano ad una maggiore responsabilizzazione, che significa passare da un premio alle rendite ad un premio alla capacità di intraprendere, da un pagamento ai soggetti e al loro "storico", ad un premio alle azioni e alle innovazioni. Questo presuppone un cambiamento radicale dell'idea del produttore agricolo. In un 2017 che pensa oltre il 2020 deve esserci un cambiamento radicale del ruolo del produttore agricolo. Importanti sono l'impegno e le risorse verso i giovani, ma ciò non è sufficiente se pensiamo che il ruolo dei giovani equivalga a quello di prima.

Occorre una rivoluzione che porti ad un protagonismo forte nel sistema alimentare e questo può avvenire solo se chi produce accompagna il proprio prodotto fino al mercato, conoscendo il mercato stesso. Vendere materia prima, semilavorati, significa creare valore e regalare ad altri la redditività, significa far accollare al produttore tutti i rischi crescenti, climatici e fitosanitari, nella fase produttiva (Richiami del Presidente) e regalare ad altri, che si occupano delle fasi a basso rischio imprenditoriale, i maggiori utili: è un paradosso. Il profilo della nuova impresa agricola deve trovare un nuovo sistema imprenditoriale: non basta fare come si è sempre fatto e come facevamo. Passiamo dunque da quello che viene definito un sistema di protezione ad un sistema di promozione. Dobbiamo passare all'idea di fornire al nostro Paese e all'Europa quello che viene definito il cibo intelligente, che fa bene alla salute, fa bene all'ambiente e fa bene all'economia.

Il Gruppo del PD è a favore di questa impostazione e voterà a favore delle diverse mozioni al nostro esame. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.

Passiamo alla votazione della mozione n. 744 (testo 2).

SANTANGELO (M5S). Chiediamo che le votazioni delle mozioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 744 (testo 2), presentata dal senatore Formigoni e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 760 (testo 2).

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 760 (testo 2), presentata dal senatore Campanella e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 761 (testo 2).

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 761 (testo 2), presentata dal senatore Candiani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 763.

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 763, presentata dal senatore Amidei e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 765 (testo 2).

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 765 (testo 2), presentata dal senatore Stefano e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 767 (testo 2).

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 767 (testo 2), presentata dalla senatrice Donno e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione della mozione n. 770 (testo 2).

Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 770 (testo 2), presentata dal senatore Barani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).