Legislatura 16ª - 5ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 94 del 03/12/2008
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Interviene il senatore MORANDO (PD) per dichiarazione di voto favorevole sull'emendamento 1.0.1 (testo 2), che a suo giudizio pone una vera e propria proposta di politica fiscale e di bilancio alternativa a quella prospettata dal Governo. Osserva come per l'Esecutivo prevalga la preoccupazione che una politica di forte intervento a sostegno dello sviluppo per il 2009 possa aggravare la dimensione del debito pubblico dell'Italia, nonostante le aperture in sede comunitaria in tal senso, e di conseguenza peggiorare il giudizio da parte dei mercati sul merito di credito del sistema Paese, che più che compenserebbe gli eventuali effetti positivi di una manovra espansiva. Al contrario, segnala la necessità di una politica di bilancio espansiva nel 2009, che, pur determinando un peggioramento nel rapporto dell'indebitamento pubblico sul PIL di un punto percentuale rispetto al tendenziale a legislazione vigente, sia comunque in grado di produrre effetti positivi, consentendo, alla luce del Patto di stabilità e crescita, di liberare per gli enti locali una capacità di spesa per investimenti attraverso la cantierabilità immediata dei progetti. Ritiene infatti che l'accelerazione degli investimenti degli enti locali nel 2009, più che quelli sulle grandi opere, possa comportare effetti positivi sull'economia sia sul lato degli investimenti che sul versante dei consumi, tenuto conto dell'incremento della propensione al consumo derivante dalla consapevolezza, da parte di famiglie e imprese, di maggiori risorse disponibili nel tempo. Ciò tuttavia nel presupposto che siano adottate, alla luce del peggioramento dei conti pubblici nel 2009, misure di stabilizzazione nel medio e lungo periodo che possano portare ad un miglioramento delle finanze pubbliche nel 2010 e nel 2011. In questo quadro, pur prendendo atto delle difficoltà dell'Italia relativamente alla capacità di indebitamento rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, si dichiara convinto che il merito di credito non possa peggiorare, posto che esso è determinato non solo dal volume dell'indebitamento ma anche dalla somma della capacità del risparmio pubblico e del risparmio privato, fattore quest'ultimo assai rilevante per l'Italia in particolare. Peraltro occorre tener presente la sfasatura temporale degli effetti positivi alla propensione ai consumi derivante da un'inflazione bassa, se non addirittura negativa, posto che la deflazione, ancorché suscettibile di incidere positivamente sui consumi, è innegabile che produca un effetto immediato ulteriormente depressivo sull'economia. In questa ottica ritiene quindi opportuno offrire misure di sostegno alle famiglie per il rilancio della domanda aggregata.
All'obiezione del Governo secondo cui molti degli interventi contenuti nell'emendamento in argomento sono affrontati nell'ambito del decreto-legge n. 185, replica sottolineando come la scelta di non intervenire sulle strategie di fondo della politica di bilancio in senso espansivo sia interpretabile come una posizione di debolezza dell'Esecutivo, a suo avviso non in grado politicamente di portare avanti riforme per la stabilizzazione dei conti pubblici nel medio e lungo periodo. Ciò peraltro sembra porsi in contraddizione con le recenti affermazioni del Ministro dell'economia e delle finanze sulla preoccupante congiuntura economica, in relazione alla quale sarebbe opportuno avviare una riflessione strategica su basi assai diverse rispetto a quelle che hanno accompagnato le decisioni di cui alla cosiddetta manovra d'estate. A questo riguardo, dopo aver richiamato alcuni tra i più preoccupanti segnali della crisi economica, tra i quali segnala il calo nelle percentuali di investimento pubblicitario da parte delle imprese, così come la perdita di posti di lavoro, paventa il rischio che, ove non si dovesse intervenire in modo puntuale, la crisi economica possa sfociare in una vera e propria depressione.
Conclude quindi ipotizzando che, al di là delle preoccupazioni del Governo sul peggioramento dei dati sull'indebitamento del 2009 - nonostante le aperture dell'Unione europea in tal senso e nell'errato presupposto che ciò possa negativamente riflettersi in termini di una penalizzazione sul merito di credito del sistema Paese - si celi in realtà il rischio sulla tenuta politica della maggioranza, che, pur potendo contare su un vasto sostegno parlamentare, non sia in grado di garantire l'adozione delle necessarie e conseguenti misure di stabilizzazione.