Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00120
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Atto n. 1-00120
Pubblicato il 21 aprile 2009, nella seduta n. 190
D'ALIA , ANDREOTTI , COLOMBO , COSSIGA , CINTOLA , CUFFARO , FOSSON , GIAI , PINZGER , THALER AUSSERHOFER
Il Senato,
premesso che:
il sistema trasporti è il perno fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un Paese moderno. Solo attraverso un efficiente sistema dei trasporti è possibile sviluppare sempre al meglio la rete dei commerci locali, nazionali ed internazionali ed incrementare, quotidianamente, l'interscambio economico tra le diverse parti del Paese;
un Paese moderno ed evoluto quale l'Italia, considerate le peculiarità geografiche del territorio, avrebbe dovuto avere una rete di trasporti adeguata. Ma, in realtà, la già storicamente difficile situazione dei trasporti in Italia è peggiorata sempre più, andando ad interessare tutti i settori: quello aereo con la crisi dell'Alitalia; quello ferroviario, con i tagli di numerosi collegamenti nazionali; quello stradale, con i dissesti lungo tutta la rete, specialmente al Sud;
è infatti il Sud dell'Italia che paga lo scotto più alto di una vetusta quanto inadeguata rete di trasporti, ferroviaria, marittima e stradale. Tutte le regioni meridionali ed insulari scontano i disagi di scelte non sempre adeguate da parte delle dirigenze delle società locali, nazionali e del Governo stesso che, sovente, attua tagli laddove, invece, ci sarebbe bisogno di incrementare le risorse finanziarie;
la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati nella seduta del 26 giugno 2008 approvava all'unanimità una risoluzione che impegnava il Governo a confermare le scelte assunte con il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) 2008-2011 concernenti la realizzazione della tratta Alta capacità (AC), ex Alta velocità, Napoli-Bari e a riconfermare il carattere prioritario dell'opera di potenziamento della tratta ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari, come intervento strategico per il Mezzogiorno d'Italia e per lo sviluppo del Sistema nazionale integrato dei trasporti del Paese (SNIT);
il Piano generale della Mobilità, riportato in sintesi nel DPEF 2008-2011, nel capitolo “Mobilità” (V.12), prefigura azioni per realizzare un sistema di trasporti sicuro, efficace e sostenibile enunciando i seguenti obiettivi su cui riprogrammare le scelte degli interventi sulle reti infrastrutturali: Mediterraneo e autostrade del mare; intermodalità, sia sotto il profilo del sostegno alle imprese per il combinato ferroviario e marittimo, sia con la realizzazione di interporti; politiche di sostegno alla portualità, attraverso servizi intermodali e piattaforme logistiche retroportuali, realizzazione di grandi porti di transhipment; trasporti sostenibili, con l’affidabilità dei servizi e dei diritti dei passeggeri, incremento dell’efficienza energetica e della propulsione ecocompatibile, riduzione dell’inquinamento ambientale; servizi di qualità per i passeggeri pendolari; servizi aerei e turismo;
a fronte di quanto programmato, solo per il 2009 vi sarebbe una riduzione di stanziamenti per 134 milioni di euro rispetto al 2008 (quasi il 54 per cento in meno) ed un differenziale di oltre il 58 per cento in meno rispetto al fabbisogno 2009, solo per mantenere l'attuale livello di offerta. Tale situazione porterà ad una significativa contrazione dell'offerta per la quasi totalità interessante il Mezzogiorno del Paese (in particolare Sicilia, Calabria e Puglia);
il primo risultato è stato che il piano predisposto ed in parte già attivato nelle scorse settimane dalla Divisione Cargo di Trenitalia ha determinato la soppressione del trasporto merci da e per la Sardegna; a seguito dell'effetto combinato della riduzione dei trasferimenti dello Stato e del rallentamento del mercato per effetto della recessione economica in atto si determina una programmazione del servizio che, dal 2008 al 2009, passa da 32,6 a 23,9 milioni di trasportati (tr) per chilometro all'anno (con una riduzione di 8,8 milioni di utenti, pari al 27 per cento). Tale drastico taglio interessa, per i prodotti citati, le principali piattaforme portuali e logistiche italiane, nonché la quasi totalità del servizio in Sicilia e nel resto dell’Italia meridionale, ed accresce ancor più il divario infrastrutturale e di servizi tra il Sud ed il resto d’Italia, mentre si dovrebbe incentivare il trasporto su ferro sulle principali direttrici Sud/Nord al fine di decongestionare le autostrade e per garantire almeno gli attuali livelli occupazionali a fronte di migliaia di esuberi annunciati. Tale comportamento di Trenitalia, pur dettato, nella logica imprenditoriale, dai motivi sopra menzionati, è idoneo a produrre pesanti ripercussioni negative strutturali sullo sviluppo dell’intera area meridionale dell'Italia, posto che è tale da determinare lo smantellamento del ciclo produttivo del trasporto ferroviario merci nel Meridione, con evidente abbassamento delle potenzialità di recupero al momento della ripresa;
si può quindi affermare che il trasporto su rotaia, e in realtà tutto il sistema infrastrutturale del Sud Italia, è in forte crisi. In particolare, l’intera area dello Stretto di Messina e quindi la Sicilia e la Calabria rischiano l’isolamento. Si pensi alla chiusura per tre mesi della direttissima Rosarno-Eccellente, con il taglio dei treni Eurostar che si fermano a Lamezia e la riduzione della frequenza degli Intercity. Inoltre, tutti i treni del cosiddetto trasporto universale a lunga percorrenza che collegano la Sicilia e la Calabria con la Penisola subiscono ritardi o anticipi, rispetto agli orari programmati, anche di un’ora a causa della deviazione via Tropea; in realtà spesso viaggiano con molto ritardo, creando disservizi e problemi a chi ha necessità di viaggiare e il trasporto merci è in via di estinzione. A tale emergenza su rotaia si aggiungono i lavori sulla A3, le problematiche di sempre dell’aeroporto di Reggio, oltre al precario ed oneroso servizio offerto dalla società Bluvia;
già nella primavera del 2008, infatti, la società Bluvia, gruppo FS, ridusse i collegamenti veloci sullo Stretto di Messina. Tali collegamenti, assicurando il trasporto di treni e passeggeri tra Messina e Villa San Giovanni/Reggio Calabria, garantiscono la minima mobilità ai cittadini siciliani e la riduzione ha creato forti disagi per l'attraversamento marittimo alle collettività locali, ai turisti e a quanti decidono di raggiungere l'isola in treno. La riduzione delle corse infatti significa lunghe attese all'imbarco dei treni, con conseguente forte ritardo sull'orario di arrivo;
dallo scorso anno ad oggi la situazione riguardante i collegamenti nello Stretto di Messina, invece di migliorare, è peggiorata. Infatti è in atto un piano di dismissione operato da Rete ferroviaria italiana (Rfi) che prevede riduzioni delle tabelle d’armamento e una strategia di disimpegno delle Ferrovie nell’area dello Stretto;
gli effetti presunti del piano di dismissione approntato e messo in atto per i collegamenti nello Stretto di Messina riguardano 600 posti di lavoro a rischio solo a Messina, anche a causa dei tagli previsti dalla manovra finanziaria alle risorse già previste nel Piano triennale 2007-2009. Si tratta di 256 milioni di euro in meno per Trenitalia e circa 317 milioni di euro per Rfi. La conseguenza immediata è che le ferrovie siciliane rischiano un ulteriore ridimensionamento che potrebbe definitivamente tagliarle fuori dal sistema nazionale;
le conseguenze negative del piano suddetto investono i lavoratori e tutto il sistema dell'indotto. Infatti, nella provincia di Messina in dieci anni si è passati da 5.000 lavoratori occupati da FS a 1.700. I flussi di traffico, negli ultimi tre anni, sono diminuiti del 30 per cento per quanto riguarda i viaggiatori e del 40 per cento per quello merci. Ulteriori tagli sono previsti proprio in quest'ultimo settore e, per quanto riguarda la navigazione, da giugno è presumibile che saranno solo due le navi che effettueranno la spola tra Messina e la Calabria. A rischio, quindi anche le strutture industriali storiche, che hanno già registrato un forte ridimensionamento, come le officine grandi riparazioni di Messina e Catania, nonché le officine di manutenzione di Messina, Siracusa e Palermo. La forte contrazione di risorse economiche trasferite alla Regione sta facendo sentire i suoi effetti su tutto il sistema dell'indotto: centinaia di posti a rischio nel settore degli appalti, nel quale già oggi i lavoratori sono in cassa integrazione, contrazione delle commesse per gli stabilimenti ex Keller e Imesi, riduzione di risorse per la manutenzione della rete ferroviaria di contro destinate ad altre realtà del Paese;
una graduale cancellazione del servizio di attraversamento marittimo sullo Stretto di Messina, oltre a determinare conseguenze disastrose nel settore dell'occupazione, già in piena crisi, comporterebbe anche notevoli disagi per gli utenti siciliani di Trenitalia, che sarebbero impossibilitati ad arrivare con il treno fino alla propria stazione di destinazione in Sicilia. Tale scenario produrrebbe una vera e propria catastrofe per la società e l'economia siciliane: le persone anziane e le famiglie con bambini sarebbero di fatto tagliate fuori dall'utilizzo del treno come mezzo di locomozione, con aggravio dei costi derivante dalla scelta dell'unica opzione di trasporto disponibile, l'aereo. Il commercio da e per la Sicilia subirebbe dei danni incalcolabili, a causa dell'aggravio di costi derivante, per le merci trasportate in treno, dalla necessità di dover ricorrere ad un sistema di trasporto combinato ferroviario, stradale, marino e ancora ferroviario;
considerato che la rete dei collegamenti ferroviari e marittimi nel Mezzogiorno d'Italia merita più attenzione e risorse di quante ne abbia avute fino ad oggi,
impegna il Governo a predisporre un piano generale di mobilità, d'intesa con le regioni interessate ed il gruppo Ferrovie dello Stato, onde adeguare il trasporto pubblico, ed in particolare quello ferroviario, anche nel Mezzogiorno per garantire il recupero del gap infrastrutturale, ormai atavico con il resto d'Italia, e consentire il rilancio economico e sociale del Meridione, contemporaneamente alla crescita del livello generale di produttività e di competitività del "sistema Italia" sul mercato internazionale.