Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00101
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Atto n. 1-00101
Pubblicato il 11 marzo 2009, nella seduta n. 170
PISTORIO , STANCANELLI , CORONELLA , VILLARI , FASANO , DIGILIO , BATTAGLIA , OLIVA , GIAI , FOSSON , CINTOLA , CUFFARO
Il Senato,
premesso che:
stiamo attraversando una grave crisi economica che investe la finanza, l'economia, la società e che mette fortemente in discussione il nostro sistema di protezione sociale, le fondamenta su cui è stato costruito il welfare italiano nel corso del ventesimo secolo;
non è più sufficiente solo conservare l'esistente, bisogna modificare il modello attuale di Stato sociale costruito sulla centralità del "maschio adulto occupato". Ora occorre puntare l'attenzione, non solo su chi è già garantito, ma anche sui cosiddetti "nuovi poveri", le famiglie, le donne e i giovani, specialmente del Sud, non tutelati da questo modello di Stato sociale;
occorre considerare inoltre la peculiarità del Mezzogiorno d'Italia, della miriade di piccole e piccolissime imprese artigiane, commerciali e produttive che rappresentano il tessuto vitale e fragile di quella società che necessita di risposte flessibili e adattabili ad un modello debole e dalle caratteristiche assolutamente particolari rispetto al resto del territorio nazionale;
il sistema italiano di protezione sociale è schiacciato su due sole voci di spesa, le pensioni e la sanità, che letteralmente divorano le risorse per le politiche sociali, per l'assistenza dei non autosufficienti, per il miglioramento dei servizi di cura, per le donne e i giovani inoccupati, per gli ammortizzatori sociali. Pensioni e sanità occupano complessivamente oltre l'87 per cento del totale della spesa sociale, mentre il resto è così composto: 4,4 per cento alle politiche per la famiglia, solo il 2 per cento per quelle contro la disoccupazione e addirittura lo 0,3 per cento per le politiche abitative e contro l'esclusione sociale;
in questo quadro generale il Mezzogiorno è più svantaggiato. La quota di spesa sociale che va a sostegno dell'intero sistema sanitario nazionale non offre gli stessi risultati, in termini di servizi resi in maniera equa e uniforme su tutto il territorio. Al Centro-Sud tali servizi sono ben al di sotto della soglia degli standard europei, inoltre il livello medio di povertà, per il sostegno del quale - nelle sue diverse voci - viene utilizzato solo il 13 per cento della spesa sociale complessiva, nel Mezzogiorno è molto più elevato rispetto a quello delle Regioni del Centro-Nord. Recenti dati ISTAT purtroppo dimostrano come il differenziale (addirittura quattro volte superiore ai livelli di povertà rilevati nel resto del Paese, si veda in proposito: ISTAT, "Report sullo stato della povertà in Italia, 2007") è sempre più in crescita a discapito delle regioni meridionali. Di quel 13 per cento, inoltre, una sempre più elevata quota viene drenata per coprire la spesa sugli ammortizzatori sociali, i quali, nell'impostazione ancora fordista, tendono in particolare a tutelare i lavoratori delle grandi imprese private, e si caratterizzano quindi come un ulteriore elemento di disuguaglianza nei confronti dei tanti lavoratori, anche a tempo indeterminato, delle piccole e medie imprese, nei settori del commercio, della cooperazione, dell'artigianato e dell'agricoltura. Essendo il Centro-Sud caratterizzato da una trama produttiva composta da imprese di piccole dimensioni a fronte di una scarsa presenza di grandi imprese, tale sistema di ammortizzatori sociali agisce in modo da non favorire nel Mezzogiorno il sostegno alla maggioranza dei lavoratori a tempo indeterminato, senza voler considerare l'ancora più grave disuguaglianza che colpisce i lavoratori precari, ormai maggioritari;
quanto fino ad ora esposto risulta ancora più grave se si considera il livello della stretta creditizia che il sistema bancario sta attuando, nonostante il forte sostegno assicurato dal Governo a favore delle banche, a discapito del sistema imprenditoriale italiano ed in particolare di quello del Centro-Sud; questa circostanza determina un aggravio della già precaria e sofferente condizione dell'imprenditoria meridionale, da sempre penalizzata dalle relazioni tra credito e impresa del Mezzogiorno che vengono rese più inique da un'ulteriore riduzione (se non addirittura in una richiesta di rientro) del credito elargito e in un aggravio del già marcato differenziale del costo del denaro tra Sud e Nord del Paese;
in un quadro così complesso, e caratterizzato inoltre dalla difficoltà nel reperimento di adeguate nuove risorse, occorrono scelte chiare, di portata innovativa e che prevedano di raggiungere il livello più ampio possibile di condivisone sociale nella rimodulazione del sistema previdenziale italiano, al fine di liberare, nel tempo, risorse utili a soddisfare, nell'immediato, le sempre più pressanti esigenze di vita e di lavoro che colpiscono oggi prevalentemente donne, giovani, famiglie, inabili, inoccupati e tutti i lavoratori precari o in uscita dal mercato del lavoro e creando, nel contempo, un sistema di sviluppo che poggi saldamente su solide basi, frutto di una seria riforma strutturale di tutto il sistema di protezione sociale italiano,
impegna il Governo:
ad avviare le procedure volte a definire una riforma organica del sistema previdenziale, assistenziale e di protezione sociale italiano, ridistribuendo per qualità e quantità la spesa oggi estremamente sbilanciata su pensioni e sanità, in favore di nuove politiche a tutela dei soggetti più deboli e in particolare di donne, giovani, famiglie, inabili, inoccupati e tutti i lavoratori precari o in uscita dal mercato del lavoro e di sostegno reale allo sviluppo;
a contemperare, nell'ambito di queste procedure, le sopra esposte peculiari esigenze del nostro Mezzogiorno che lo rendono particolarmente esposto alla grave crisi che investe, non solo la società ma il complesso del mondo finanziario, economico e produttivo;
ad attuare l'accordo del 17 febbraio 2009 fra Stato e Regioni al fine di mobilitare immediatamente le risorse disponibili estendendo l'integrazione salariale ai settori, alle categorie e ai lavoratori che ne sono privi;
a utilizzare le risorse disponibili presso la Cassa depositi e prestiti, per far fronte alle impellenti esigenze delle imprese in difficoltà, in base ad una attenta analisi delle emergenze territoriali, garantite da appositi accordi di programma quadro da sottoscrivere tra Regioni e amministrazioni centrali dello Stato;
al fine di far fronte alla grave situazione di crisi che attanaglia il sistema produttivo nazionale, con particolare riferimento alle aree del Meridione, a consentire alle Regioni di cui all'obiettivo "Convergenza" del Regolamento (CE) n. 1083/2006, di poter contrarre mutui presso la Cassa depositi e prestiti, per permettere il finanziamento di programmi straordinari di sostegno alle piccole e medie imprese e all'artigianato, da attuarsi attraverso il rafforzamento delle linee di intervento già previste dai singoli piani operativi regionali in attuazione della programmazione comunitaria 2007-2013.