Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02421
Azioni disponibili
Atto n. 4-02421
Pubblicato il 18 luglio 2007
Seduta n. 196
ROSSI Fernando , BENVENUTO , BONADONNA , BOSONE , COMINCIOLI , PETERLINI , RIPAMONTI , THALER AUSSERHOFER , TIBALDI , ZANONE , RAME , PERRIN , ANDREOTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
la cefalea nelle sue forme primarie (emicrania - cefalea tensiva – cefalea a grappolo) colpisce circa il 12% degli individui ed è la patologia neurologica più diffusa nel mondo;
l’emicrania cronica, per esempio, è una malattia estremamente invalidante, al punto tale che l’Organizzazione mondiale della sanità l’ha collocata tra le patologie con massima disabilità, quali la cecità, la psicosi e la tetraplegia; disabilità ancora più grave se si considera che questa patologia si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo della vita del soggetto. Ciò non solo amplia l’impatto della malattia sull’attività lavorativa, ma il disagio provocato dall’aver dolore ogni giorno ricade sui rapporti familiari e le relazioni sociali, perché, nei casi più gravi, il dolore è talmente acuto da impedire lo svolgimento delle normali attività;
i soggetti colpiti da cefalea sono obbligati a sottoporsi ad accertamenti, nonché a terapie lunghe e costose per cercare di migliorare le loro condizioni di vita, con esiti per la maggior parte delle volte fallimentari;
nei pazienti affetti da cefalea a grappolo il dolore si manifesta in modo talmente severo che molti pazienti riferiscono che se l’attacco non dovesse risolversi come generalmente succede nel giro di 45-90 minuti, ma durasse ore consecutive senza alcuna attenuazione, rinuncerebbe alla propria vita; ecco perché è anche chiamata cefalea da suicidio. In particolare, la classificazione della International Headache Society (IHS) del 2004 definisce la cefalea a grappolo cronica come segue:
a) attacchi di dolore orbitario, sovraorbitario o temporale che durano 15–180 minuti;
b) la cefalea è accompagnata da almeno uno dei seguenti sintomi: 1) iniezione congiuntivale o lacrimazione ipsilaterale; 2) congestione nasale o rinorroea ipsilaterale; 3) edema palpebrale ipsilaterale; 4) sudorazione della testa faccia ipsilaterale; 5) miosi e ptosi ipsilaterale;
c) gli attacchi hanno una frequenza da uno ad otto al giorno;
d) la cefalea a grappolo viene definita cronica quando gli attacchi durano per più di un anno e sono separati da un periodo di remissione non più lungo di un mese;
il ricorso ad analgesici si rivela inutile (poiché viene rimosso temporaneamente il dolore, ma non ne è eliminata la causa) e in breve tempo è pure controproducente perché l’abuso di sintomatici porta ad un tipo di cefalea quotidiana chiamata “Cefalea da rimbalzo”;
le ripercussioni negative sulla vita dei pazienti vanno dal deficit di concentrazione durante il lavoro o le attività quotidiane, alla penalizzazione nei rapporti di amicizia o familiari (sino a sfociare in depressione reattiva), dalla rinuncia ad impegni sociali ad una reiterata assenza lavorativa o scolastica;
i costi sociali dovuti alla forzata assenza dal lavoro a sono particolarmente elevati (già nel 1997 in Italia, venivano quantificati in un miliardo di euro);
alla Camera dei deputati è stata presentata una proposta di legge (n. 910 del 2001 e n. 272 del 2006) per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale;
la Regione Lombardia ha emesso, con pubblicazione sul Bollettino ufficiale - Serie ordinaria, n. 3 del 15 gennaio 2007 una serie di indicazioni operative per la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile; questo costituisce un valido esempio di tutela dei pazienti affetti da cefalea, ed allo stesso tempo evidenzia un limite nella disomogeneità con la quale persone affette dalla medesima patologia si vedono trattate a seconda del territorio regionale nel quale risiedono,
si chiede di sapere:
se non si ritenga opportuno adeguare con urgenza la legislazione alle indicazioni già fornite dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’International Headache Society, riconoscendo la cefalea primaria come malattia sociale e come fattore invalidante;
se, fatta salva la competenza delle varie Regioni nel riconoscimento dell’invalidità civile, non si ritenga necessario, per quanto di competenza, intervenire tempestivamente per inserire nelle tabelle ministeriali la valutazione relativa alle cefalee primarie, come da quadro disposto dalla Regione Lombardia;
se non esista le possibilità di prevedere, per i casi di cefalea più grave, l’accesso al lavoro come categoria protetta;
se non si intenda intraprendere tutte le azioni necessarie affinché i malati di cefalea non siano lasciati soli di fronte al loro dolore e di fronte alle elevate spese mediche e farmaceutiche necessarie alle loro cure.