Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02668

Atto n. 3-02668 (con carattere d'urgenza)

Pubblicato il 21 febbraio 2012, nella seduta n. 676
Svolto nella seduta n. 680 dell'Assemblea (23/02/2012)

VIMERCATI , MORRI , VITA , SIRCANA - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

la Rai ha inviato una lettera alle aziende e agli studi professionali per chiedere il pagamento di un canone speciale per il possesso di apparecchi in grado di connettersi alla rete Internet quali personal computer, smartphone e tablet, in quanto strumenti idonei alla "ricezione di radioaudizioni";

la medesima richiesta è stata sostenuta anche da una campagna di spot televisivi;

la richiesta di pagamento inerente al canone varia a seconda della tipologia di impresa da un minimo di 200 fino ad un massimo di 6.000 euro all'anno e interessa oltre 5 milioni di utenti, per una somma che ammonterebbe a circa un miliardo di euro per il solo 2012;

l'istanza della concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo si basa su un'impropria interpretazione di una legge di 70 anni fa, il decreto legislativo luogotenenziale n. 458 del 1944, ed estende deliberatamente un principio valido esclusivamente per gli apparecchi televisivi anche agli strumenti comunemente utilizzati per connettersi alla rete Internet in ambito lavorativo;

l'utilizzo di strumenti in grado di connettersi ad Internet , in particolare in ambito lavorativo, non può deliberatamente considerarsi indice della ricezione del segnale audiovisivo;

l'articolo 17 del decreto-legge n. 201 del 2011, il cosiddetto decreto "salva Italia", non indica in alcun modo che i possessori di strumenti per connettersi ad Internet quali pc, smartphone e tablet debbano pagare il canone televisivo, pertanto l'interpretazione della concessionaria pubblica appare priva di ogni fondamento;

considerato inoltre che questa iniziativa pesa in modo intollerabile su detentori di partita Iva e piccole e medie imprese già in difficoltà per la crisi economica,

si chiede di sapere cosa intenda fare il Governo per bloccare questa iniziativa priva di fondamento giuridico che sta suscitando allarme e proteste tra cittadini e imprese e che appare come un'ingiustificata sovrattassa proprio in un momento di profonda crisi congiunturale dell'intera economia italiana, europea e mondiale.