Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00559

Atto n. 1-00559

Pubblicato il 14 febbraio 2012, nella seduta n. 674
Esame concluso nella seduta n. 687 dell'Assemblea (07/03/2012)

MURA , VALLARDI , VALLI , BRICOLO , ADERENTI , BODEGA , BOLDI , CALDEROLI , CAGNIN , CASTELLI , DAVICO , DIVINA , FRANCO Paolo , GARAVAGLIA Massimo , LEONI , MARAVENTANO , MAURO , MAZZATORTA , MONTANI , MONTI Cesarino , PITTONI , RIZZI , STIFFONI , TORRI , VACCARI

Il Senato,

premesso che:

il settore ippico in Italia rappresenta la fonte di lavoro e di reddito principale per oltre 50.000 famiglie e salvaguarda 100.000 ettari di territorio utilizzati per gli allevamenti. Questo dimostra che il settore ippico non va considerato banalmente solo nei suoi aspetti legati al gioco, alla scommessa, al divertimento a beneficio di un ristretto numero di appassionati o scommettitori, ma come una preziosa risorsa sia per i lavoratori sia per lo Stato;

l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI, ex UNIRE-Unione nazionale incremento razze equine) ha accusato per l'anno 2012 la drammatica riduzione dello stanziamento destinato a supportare l'allevamento e le corse dei cavalli e la gestione degli ippodromi;

nella nota integrativa del bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di previsione 2012/2015 il contributo da assegnare all'ASSI per l'assolvimento dei suoi compiti istituzionali era previsto in 156 milioni di euro annui. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 settembre 2011 sono stati indicati, per ciascun Ministero i tagli complessivi per raggiungere gli obiettivi di risparmio richiesti dalla manovra del luglio 2011: il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore ha stabilito che il taglio, anziché ricadere linearmente su più voci di spesa, gravasse principalmente sull'ippica, decurtandone la dotazione di ben 117 milioni di euro annui;

la riduzione dello stanziamento, com'è stato evidenziato nella lettera del 19 dicembre 2011 al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti, mette in serio pericolo tutta la filiera ippica italiana, privandola di prospettive per il futuro. Ciò significherebbe non soltanto la perdita del lavoro da parte di svariate migliaia di persone (conseguenza che già da sola basterebbe a rendere necessaria l'adozione di immediati provvedimenti), bensì anche il rischio dell'utilizzo di ben quindicimila cavalli a scopo di gioco clandestino o di altri atti illeciti e, nel peggiore dei casi, la loro soppressione fisica;

il mancato gettito allo Stato di circa 180 milioni di euro di imposte, come si è verificato invece nel corso del 2011, sarebbe un'ulteriore e tutt'altro che marginale conseguenza della chiusura dell'attività ippica; Infatti vanno all'entrata dell'erario una media del 5,6 per cento del miliardo e 600.000 euro di giocate sulle corse, gli introiti IVA delle vendite di cavalli tra galoppo, trotto, puledri e cavalli da allenamento, le imposte sulle parcelle veterinarie (circa 3.000 euro annui per ogni cavallo da corsa e 1.000 per puledri e fattrici);

storicamente questo settore si è sempre autofinanziato, ma dalla fine degli anni 90 è entrato in una inesorabile fase di declino anche a causa di colpevoli scelte da parte dello Stato, prima fra tutte quella di introdurre, nei punti vendita fino ad allora riservati alle sole scommesse ippiche, la possibilità di effettuare altri tipi di scommesse, sfruttando gratuitamente la rete di vendita sviluppata dall'ippica, ma applicando prelievi erariali inferiori che quindi garantiscono agli scommettitori vincite più alte nei giochi diversi dall'ippica. Nascono poi negli anni molti altri giochi, dal "gratta e vinci" al superenalotto, fino a veri e propri giochi d'azzardo accessibili anche ai più giovani. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS), che ha la responsabilità per l'intero settore dei giochi, non opera alcun distinguo tra questi giochi, che non hanno alle spalle alcuna filiera economica e sociale, e l'ippica. Anzi, ha forse la convenienza a promuovere altri giochi, visto il forte impegno pubblicitario che l'agenzia ed i concessionari riservano a tutti i tipi di gioco; ma non all'ippica;

il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1998, in attuazione della legge 23 dicembre 1996, n. 662, ha trasferito dall'UNIRE al Ministero dell'economia e delle finanze la gestione delle scommesse sulle corse ippiche. Già all'epoca non si provvide però né all'incentivazione di iniziative volte a favorire e incoraggiare la presenza degli spettatori negli ippodromi, attraverso la creazione di attrattive diverse dalla semplice scommessa, né alla sollecitazione di investimenti finalizzati all'aumento dei volumi di gioco. È mancata evidentemente una visione lungimirante che fosse tesa alla crescita della cultura ippica italiana e alla trasmissione di una così importante tradizione del Paese alle giovani generazioni;

non si è attribuita la dovuta importanza al cavallo, il nobile animale che nell'ippica deve occupare un ruolo centrale sin dalla sua nascita nelle strutture predisposte per il suo allevamento, dalla sua crescita come "atleta" una volta inserito nel mondo delle corse e delle scommesse, sino alla fine della sua carriera, quando può essere utilizzato ai fini della riproduzione o, qualora questo non sia possibile, nel supporto alla cura di alcune patologie anche infantili attraverso l'ippoterapia;

l'ippica, pur avendo favorito la diffusione di altri giochi, tuttavia ne ha poi subito la concorrenza e ne è stata ingiustamente penalizzata. Non si è tenuto nel debito conto, infatti, che l'introduzione delle altre tipologie di gioco e della possibilità di scommettere anche su queste avrebbe comportato la necessità di innovare la scommessa ippica, al fine di mantenere la sua attrattiva e di renderla competitiva rispetto alle diverse forme di gioco;

la mancata attuazione di questo necessario rinnovamento ha condotto alla penalizzazione della scommessa ippica da parte dei giocatori, a favore di scommesse sui molti giochi alternativi offerti e, conseguentemente, al considerevole calo degli spettatori negli ippodromi;

l'ippica non merita di essere abbandonata dallo Stato, bensì ne merita l'apprezzamento e la tutela;

degli 80 miliardi di euro raccolti in totale dai giochi nel corso del 2011, l'ippica ha contribuito al gettito per l'erario con 1,1 miliardi. È da ritenersi quindi che il settore dell'ippica italiana possa e debba essere salvato, ma al tempo stesso si deve acquisire la consapevolezza della necessità di una profonda ristrutturazione al suo interno secondo i criteri che sono stati elaborati nelle "Linee di indirizzo strategico per il rilancio dell'ippica italiana", il documento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali predisposto in collaborazione con le associazioni di categoria a cui, purtroppo, a tutt'oggi non è stato dato alcun seguito e che si fonda sulle seguenti linee guida: sulla necessità della trasparenza delle corse, della tempestività nell'applicazione delle sanzioni di giustizia sportiva, della qualità degli impianti, della selezione ed esperienza degli operatori e degli investimenti finalizzati ad aumentare l'autonomia e competitività del settore;

le riforme dovrebbero riguardare sia il sistema delle scommesse, che dovrà diventare più semplice ma anche più attraente per chi gioca, sia la gestione degli ippodromi che non devono essere visti solo come l'appendice dei luoghi di scommessa, ma ritornare ad essere il fulcro dell'attività sportiva legata alla corsa dei cavalli,

impegna il Governo:

alla tutela in primis dell'occupazione dei lavoratori e operatori del settore ippico, rendendo disponibili le risorse necessarie a finanziare anche per l'anno 2012 il settore, affinché possa essere intrapreso l'auspicato corso di rinnovamento che nel tempo ripagherà in pieno il Paese dell'impegno che oggi al Governo si chiede;

a prevedere, nelle more di una riforma complessiva del settore, specifiche disposizioni che garantiscano un sostegno finanziario all'ippica pari a quello destinato allo stesso scopo per l'anno 2011, attraverso la proroga delle disposizioni legislative che attribuiscono al settore ippico quota parte delle entrate provenienti dai giochi e dalle scommesse pubbliche, ovvero attraverso l'abbassamento delle quote di prelievo erariale sulle scommesse ippiche, anche previa rinegoziazione degli aggi spettanti ai concessionari ovvero, laddove ciò non fosse possibile, ad individuare nuove fonti atte a finanziare le necessità fin qui esposte e gli scopi da perseguire.