Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01018

Atto n. 3-01018

Pubblicato il 13 marzo 2024, nella seduta n. 168
Svolto question time il 14 marzo 2024 nella seduta n. 169 dell'Assemblea

MAGNI, DE CRISTOFARO - Al Ministro della difesa. -

Premesso che:

nei giorni scorsi l’istituto indipendente SIPRI ha pubblicato un rapporto sulle fluttuazioni nel commercio globale delle armi dal 2019 al 2023, da cui si ricava un quadro estremamente preoccupante che vede il nostro Paese protagonista in un settore che genera morte e distruzione. Negli ultimi quattro anni l’Italia ha raddoppiato la sua quota, passando dal 2,2 al 4,6 per cento, divenendo così il sesto esportatore al mondo. Un aumento ancora più significativo se rapportato al contesto europeo, dove l’Italia è passata al primo posto, con un’impennata dell’86 per cento rispetto al periodo dal 2014 al 2018, mentre la Germania e la Gran Bretagna hanno ridotto il proprio export del 14 per cento, la Spagna del 3;

l’impennata delle esportazioni italiane appare indice di una precisa volontà politica. Dato ancora più allarmante sono le zone di destinazione della vendita di armi, tra cui il Medio Oriente: un’area incontrollabile, teatro di conflitti brutali, a cui l’Italia sta, di fatto, contribuendo. A titolo di esempio, il Paese che importa la quota maggiore di armi è il Qatar, al centro di accuse per i suoi legami con Hamas. Poco utili appaiono in tal senso le condanne ai brutali attacchi del 7 ottobre, quando si è complici del sostegno che alcuni Paesi forniscono all’organizzazione che li ha compiuti;

ulteriore elemento di condanna è la fornitura di armi allo Stato di Israele, Paese in guerra, in contrasto con quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990. In merito, alcuni esponenti del Governo hanno dichiarato che l’Italia aveva interrotto l’invio di “qualsiasi tipo di arma” dall’avvio del conflitto. Un’affermazione smentita dai dati pubblicati da ISTAT sulle statistiche del commercio estero: tra ottobre e novembre 2023 l’Italia avrebbe infatti esportato “armi e munizioni” verso Israele per un valore di 817.536 euro, di cui una quota oscurata: tale mancanza di trasparenza dimostra come si tratti di armi e munizioni ad uso militare, poiché l'istituto, nei sotto capitoli, oscura solo questi dati;

a pagare le conseguenze di questa scelta sarebbe il popolo palestinese, con le sue 31.000 vittime di cui 12.000 bambini. Contribuire a un conflitto che sta provocando un tale disastro umanitario sarebbe inaccettabile per il nostro Paese e per le sue istituzioni;

in un contesto come quello attuale, che vede l’innesco di numerosi teatri di guerra, tra cui uno nel cuore dell’Europa,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda chiarire gli orientamenti politici del Governo circa la produzione e l’aumento nell’esportazione di armi, indicatore di un cambiamento profondo degli equilibri, nonché se non intenda impegnarsi ad accrescere il livello di trasparenza in materia, al fine di contribuire all’efficacia del potere di indirizzo e di controllo parlamentare, chiarendo in primis se l’Italia abbia fornito o stia fornendo armi allo Stato di Israele dopo il 7 ottobre 2023.