Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 030 del 19/01/2023
Azioni disponibili
Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza (ore 10,16)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00001, presentata dalla senatrice Segre e da altri senatori, sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza.
Ha facoltà di parlare la senatrice Segre per illustrarla.
SEGRE (Misto). Signor Presidente, care colleghe, cari colleghi, quella di oggi è una seduta importante del Senato della Repubblica, una seduta che ci vede impegnati nella discussione e approvazione della mozione che istituisce, anche per questa legislatura, la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza.
Abbiamo svolto un lavoro utile e proficuo durante la scorsa legislatura, abbiamo approfondito e analizzato aspetti fondamentali di una delle questioni più importanti e sensibili del nostro tempo: la diffusione dei social media e il rischio, purtroppo sempre incipiente, di favorire la diffusione dell'hate speech e di campagne mirate alla discriminazione, al pregiudizio e alla diffusione tossica di fake news.
I lavori della Commissione nei mesi scorsi sono andati avanti in modo proficuo e partecipato, con decine di audizioni e approfondimenti. Si sono infine conclusi con l'approvazione all'unanimità di un documento che riassume il senso complessivo del nostro lavoro e dà utili indicazioni per l'impostazione dell'attività che resta ancora da fare, perché resta ancora molto da fare, sia a livello di approfondimento dei temi, sia per favorire una nuova produzione legislativa che si armonizzi con le novità importanti nella normativa europea che noi abbiamo sempre seguito e sostenuto con attenzione.
Nel luglio scorso il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la nuova legge sui servizi digitali (digital services act: DSA) e la legge sui mercati digitali (digital markets act: DMA), leggi che affrontano gli effetti sociali ed economici del settore tecnologico, in sostanza delle grandi piattaforme social, stabilendo regole chiare per le modalità di funzionamento e di fornitura dei servizi. Tutte questioni evidentemente di rilevante valore economico, ma anche valoriale, da cui dipende la qualità della nostra vita civile e quindi delle nostre democrazie. Non a caso, da alcuni anni, si è cominciato a parlare di algoretica, cioè di etica degli algoritmi: il fine di questo nuovo campo di ricerca è proprio contribuire a regolare l'attività delle grandi piattaforme social sulla base di valori e diritti irrinunciabili per tutti i cittadini e le cittadine dell'Unione europea, vale a dire per tutti gli esseri umani.
Dunque, la mozione che oggi siamo chiamati a discutere e approvare riguarda questioni cruciali, come la libertà di espressione e la tutela della dignità della persona: due esigenze che, come numerose audizioni svolte la scorsa legislatura ci hanno ricordato, non sono alternative, ma complementari, perché è certo che non ci può essere libertà di espressione senza il rispetto dell'altro, della libertà altrui di essere e di esprimere la propria personalità in un ambiente virtuale e reale, libero da aggressioni e discriminazioni: libertà e dignità insieme.
A partire da questi punti fermi, politici, documentali e di civiltà, dobbiamo immaginare la ripresa dei lavori della Commissione anche in questa legislatura.
La nostra bussola dovrà essere sempre la Costituzione repubblicana, che proprio in questo gennaio 2023 celebra il settantacinquesimo anniversario dell'entrata in vigore. Anche questa volta, infatti, il lavoro di scavo e conoscenza in materia di discorsi di odio dovrà svolgersi recuperando in pieno lo spirito e i valori della nostra Carta fondamentale, ma con l'impegno anche ad attuarla, a promuovere leggi di inclusione, ad estendere diritti sociali e civili. Tutto questo, però, avendo sempre chiara consapevolezza, in quanto parlamentari e rappresentati della Nazione, che esiste anche un nesso tra malessere sociale e utilizzo dei discorsi di odio e che si tratta di qualcosa che impatta direttamente sul senso e sul lavoro di una Commissione come quella che ci accingiamo a votare.
In questi mesi di passaggio dalla XVIII alla XIX legislatura sono accadute cose importanti, con riferimento ai temi di interesse della Commissione, su scala generale internazionale. C'è stata, infatti, negli ultimi mesi del 2022, una grave crisi dell'universo dei social, del sistema, cioè, che ha cambiato il nostro modo di comunicare, informarci, comprare, vendere, garantire la sicurezza e la privacy. Ebbene, in questo mondo ci sono state decine di migliaia di licenziamenti di lavoratori e manager, un processo di crisi che ha investito media quali Meta e Twitter, ma anche realtà globali come Amazon o Uber. Si tratta di una crisi seria, profonda e preoccupante, se non certo la fine dei social media e della diffusione online, come qualcuno ha detto, sicuramente un passaggio a cui guardare con attenzione e senso di responsabilità.
Tutto questo dovrà necessariamente riguardare anche la Commissione che ci accingiamo a ricostituire, perché il fatto che le grandi piattaforme vivano un periodo di difficoltà e cambiamento ha effetti diretti sui milioni di messaggi che circolano in rete, sulla loro quantità e anche qualità. I discorsi di odio, infatti, conoscono sempre un'impennata nei momenti di crisi economica e sociale, interna e internazionale. In questi periodi, infatti, la crescita delle tensioni e del risentimento può spingere le piattaforme a una minore attenzione all'opera di contrasto di forme di discorsi d'odio che comunque attirano e trattengono utenti. Analizzare, dunque, lo status dei maggiori media ed i rischi connessi al fatto che le grandi piattaforme possano venire meno ai doveri di contrasto e rimozione tempestiva dei discorsi di odio dovrà essere uno dei compiti - io credo - della nuova stagione di lavori della Commissione antidiscriminazione.
Per questo insieme di ragioni, che definirei di natura strategica, credo che sia utile e opportuno ricostituire anche nella XIX legislatura la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza.
Care colleghe e cari colleghi, dalla mozione che ci troviamo ad approvare conoscete tutti i particolari per la costituzione della Commissione e per la migliore organizzazione dei lavori. Quello che tengo a dire alla fine di questo intervento è che considero ancora oggi come quattro anni fa, di grande momento le ragioni a sostegno di una Commissione per la lotta ai discorsi di odio e ad ogni forma di discriminazione.
Nella mia veste di Presidente della Commissione nella scorsa legislatura mi sono battuta perché i lavori avessero una conclusione unitaria e condivisa e che il documento finale fosse approvato all'unanimità. (Applausi). Il risultato alla fine fu raggiunto e mi auguro vivamente che quello spirito venga recuperato oggi.
È di grande significato, infine, che questa nostra votazione si tenga nell'imminenza del prossimo 27 gennaio, Giorno della Memoria. Molto più, infatti, di tante celebrazioni che rischiano di apparire rituali, la ricostituzione di una Commissione che accoglie nel suo stesso statuto i valori della difesa della dignità delle persone e della promozione del rispetto delle minoranze, attraverso la concreta prevenzione delle campagne di odio e pregiudizio, rappresenta - non solo per me, ma credo per tutti - un segnale importante e positivo.
L'approvazione della istituzione della nostra Commissione sarà così il modo migliore per onorare il Giorno della memoria. (Vivi applausi. L'Assemblea si leva in piedi).
PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo del 17 gennaio, la discussione sarà limitata alle sole dichiarazioni di voto per un tempo di 10 minuti a Gruppo.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ROCCELLA, ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Signor Presidente, intervengo solo per rimarcare - anche da parte del Governo - quanto appena detto dalla senatrice Segre, cioè che è circostanza non casuale e fondamentale che questa discussione si svolga a ridosso del Giorno della Memoria e veda protagonista e prima firmataria della mozione proprio la senatrice Segre.
L'antisemitismo, il razzismo, la violenza e ogni forma di discriminazione non sono opinioni; sono atti, sono fatti, e come tali necessitano di un'attenzione particolare. Lo ripeto: non sono opinioni.
L'antisemitismo, in particolare, per esempio, è un fenomeno mai sopito, che ha forme antiche e radicate e si manifesta sia con le vecchie forme sia attraverso forme nuove, che hanno a che fare anche con la geopolitica e con il diritto all'esistenza di uno Stato sovrano come lo Stato di Israele, che vanta una lunga e solida amicizia con il nostro Paese.
Per confermare quanto proprio l'antisemitismo, purtroppo, sia ancora radicato, basta vedere i dati raccolti dalle strutture a questo preposte che afferiscono al mio Ministero, secondo i quali la maggior parte delle segnalazioni relative a episodi di discriminazione hanno a che fare con il razzismo (nel 50 per cento dei casi) e con l'antisemitismo (nel 30 per cento dei casi); quindi, razzismo e antisemitismo sono i due fattori di maggiore discriminazione nelle segnalazioni che abbiamo raccolto.
È pertanto importantissimo che il Parlamento intenda occuparsi del tema in modo specifico e siamo a disposizione come Governo per dare il nostro contributo.
Il nostro Governo è e sarà sempre in prima linea contro ogni forma di discriminazione e di intolleranza, su qualunque pretesto - perché non di ragioni, ma di pretesti si tratta - si possano basare. (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, ha ragione la senatrice Segre: quella di oggi è una seduta importante e, come la stessa ha voluto giustamente ricordare, è un bene che questa Assemblea ne stia discutendo oggi, a ridosso del Giorno della Memoria.
Come è stato ricordato, nella XVIII legislatura è stata istituita una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza, presieduta dalla senatrice Segre. Oggi discutiamo per rinnovarla anche in questa legislatura.
Constatiamo quotidianamente che questi fenomeni purtroppo erodono le basi stesse della nostra democrazia; ne è un esempio evidente la diffusione dei discorsi di odio in rete. Ciò accade soprattutto, come ha detto secondo me molto correttamente la senatrice Segre nella sua relazione introduttiva, in una fase storica come questa, profondamente segnata dalla crisi sociale e dalla debolezza di quei corpi intermedi che invece storicamente anche nel nostro Paese avevano rappresentato un vero e proprio argine democratico e avevano in qualche modo favorito la coesione sociale. La senatrice Segre lo ha giustamente ricordato e secondo me ha ragione.
Gli ambienti digitali hanno oggi ammesso diversità di pratiche, abitudini e credenze, a volte anche contraddittorie, ma coesistenti, mentre i social media aumentano la possibilità di portare i punti di vista e le questioni individuali nella sfera pubblica, allo stesso tempo, come sappiamo, limitano e radicalizzano i discorsi, esacerbando solo alcune voci e strutturando l'attenzione collettiva verso il cosiddetto panico morale, così come per esempio si verifica su quei discorsi legati all'immigrazione, agli sbarchi, ai porti chiusi e così via.
Il punto più pericoloso, dal punto di vista educativo, è che il cosiddetto piacere di odiare liberamente si sta sempre più normalizzando, coltivando convinzioni che legittimano il disprezzo per ciò che è diverso o per chi la pensa diversamente. La partecipazione alla sfera pubblica infatti è diventata sempre più emotiva e irrazionale, predomina la polarizzazione affettiva ed ecco che il discorso pubblico digitale spesso è prepotentemente occupato da chi è più esaltato, con l'aggravante che l'informazione è difficilmente contrastata e ciò porterà a diffondere solo le idee che coincidono con il nostro abbigliamento morale. Se invece di aprirci alla diversità di opinioni, siamo molto selettivi con le argomentazioni a cui ci uniamo, finiremo per creare echi di conferma, chiamiamoli così, che non fanno altro che isolarci nelle nostre convinzioni e nelle nostre giustificazioni.
Oggi dobbiamo tener presente che i social network alimentano un certo esibizionismo in modo che gli utenti creino contenuti o li condividano costantemente in pubblico e mobilitino anche l'espressione delle nostre opinioni, a volte in modo rapido e consultivo, soltanto in alcuni casi invece in modo più riflessivo. Per questo è importante sensibilizzare su come ogni insulto e ogni minaccia sui social network sia una vera e propria forma di molestia riconosciuta e punita a livello internazionale. Con la consapevolezza però che prevenire gli effetti della cultura dell'odio nelle società tecno avanzate non è semplice perché evidentemente ciò interferisce con i diritti di espressione e di pensiero.
Anche grazie all'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza è possibile diffondere quelle buone pratiche che, insieme alle istituzioni scolastiche e universitarie, debbono mirare a favorire un'educazione critica, civica e democratica, fondata sul rispetto dei diritti umani. Educare al rispetto delle differenze individuali e di gruppo è evidentemente fondamentale come mezzo per prevenire episodi violenti, motivati da pregiudizi in ambito familiare, scolastico ed anche sociale.
Solo dalla conoscenza delle pluralità delle opinioni è possibile partecipare e confrontarsi in modo rispettoso, sia faccia a faccia che negli spazi digitali, e questi argomenti, anche grazie all'istituzione di questa Commissione, saranno al centro dell'attenzione politica e istituzionale, a partire anche dal lavoro positivo che è stato già svolto nel corso degli anni passati. Sono ovviamente estremamente utili le raccolte e i dati statistici e soprattutto gli approfondimenti basati sull'osservazione dei casi empirici, sulla raccolta delle testimonianze delle vittime, per esempio, o degli artefici di situazioni di discriminazione e razzismo. Sarebbe tra l'altro molto interessante anche avviare un'indagine conoscitiva su scala nazionale delle esperienze relative alla prevenzione educativa dei comportamenti violenti e la cultura dell'odio.
Senatrice Segre, noi conosciamo bene la sua storia, la sua forza singolare e anche le offese. Quelle offese balorde, quegli insulti che lei ha ricevuto nel corso dei mesi passati, voglio dire che sono davvero una ulteriore lezione che lei ci offre. Grazie, senatrice Segre, per il suo impegno.
Per questi motivi, annuncio il voto favorevole delle senatrici e dei senatori della componente Alleanza Verdi e Sinistra del Gruppo Misto.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, onorevoli senatori, senatrice Segre, signor rappresentante del Governo, tutti i senatori del nostro Gruppo hanno convintamente sottoscritto la mozione della senatrice Segre affinché, anche in questa legislatura, il contrasto ai fenomeni di odio, di discriminazione e di intolleranza sia al centro dei lavori del Senato, con la costituzione della relativa Commissione straordinaria.
Oggi, e non solo in Italia, ci troviamo davanti a una violenza verbale, talvolta anche reale, che ricorda la retorica dell'odio degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Il rifiuto totale della diversità, collegato all'idea distorta che vi siano minoranze che si appropriano e godano di tutti i benefici, alimenta una visione irreale, genera sentimenti di rifiuto, che a loro volta vorrebbero giustificare la richiesta di espulsione dal corpo sociale di tutti i Gruppi indesiderati.
Le ragioni di questi sentimenti di odio, di discriminazione e di rifiuto sono molteplici. Ci sono ragioni di ordine culturale e di fatto, quando sono suonati i campanelli di allarme, spesso non si è fatto abbastanza per invertire questa tendenza. Soprattutto, vi sono ragioni di carattere sociale. La storia ci insegna che è dentro le crisi socioeconomiche, nello smarrimento determinato dalla perdita di certezze, che queste narrazioni trovano terreno fecondo, a discapito dei valori fondanti della società civile.
Occorre, quindi, andare oltre una visione strettamente culturale del razzismo e di tutti i fenomeni di intolleranza. L'intolleranza è un fenomeno sociale, che si nutre dell'ingiustizia economica e della percezione di questa ingiustizia per esasperare le apparenti diversità. A pagarne il prezzo, lo sappiamo, sono le minoranze etniche, religiose, sessuali e sono anche le donne, sulle quali si scatena tutto l'odio di una società e di una cultura che non riesce ancora a superare la visione della donna come oggetto del possesso o come portatrice di minori diritti sul fronte lavorativo, salariale e della partecipazione alla vita pubblica.
A rendere ancora più evidenti questi fenomeni sono stati la rete e i social media che, in un contesto di sostanziale impunità, si sono trasformati in una vera e propria cassa di risonanza per campagne di odio e di denigrazione, con invidie e incitamenti alla violenza e alla discriminazione. Anche per questo occorre estendere i reati legati all'odio razziale a quelli nei confronti delle donne, con pene aggravate proprio per quei reati commessi in rete mediante social media.
Signor Presidente, questo non è un semplice auspicio, dunque, ma una vera e propria esortazione affinché questa Commissione sia di impulso per la nostra attività di legislatori, introducendo norme più severe e più puntuali per la repressione dei fenomeni di odio, di denigrazione e di incitamento alla violenza e alla discriminazione. Anche la politica sia di esempio, espellendo il linguaggio dell'odio e della criminalizzazione; una politica che operi sempre per la questione sociale.
Con questa esortazione, signor Presidente, ribadisco il voto favorevole del Gruppo per le Autonomie. (Applausi).
GUIDI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, chiedo scusa per il ritardo, dovuto al rifiuto di un taxi a farmi salire a bordo. Qualche volta, purtroppo, la discriminazione non è razziale, ma è legata all'ignoranza ed è qualche cosa che colpisce inaspettatamente e senza preparazione di gruppo. Spesso è ignoranza; spesso è crudeltà.
Da vecchio psichiatra, dico che spesso le frustrazioni personali diventano poi crudeltà rispetto a chi, come nel mio caso, non cammina e non solo. Ti considerano diverso.
Ieri, senatrice, sono stato orgoglioso di essere qui con lei, perché lei, al di là dell'esperienza innominabile, che non ha confini rispetto alla cattiveria, al buco nero della innominabile crudeltà, ha dato una dimostrazione per noi forse irraggiungibile, ma auspicabile. Lo ha fatto con la sua voce chiara, bella, dolce; peraltro è anche una bella donna, quindi è tutto più gradevole, se si può dire (non voglio essere razzista in questo, la bellezza è soprattutto nell'anima, come nella sua). Lei non odia, perché sarebbe la vittoria dell'innominabile periodo che abbiamo vissuto in questa parte d'Europa, se ci fosse qualcuno che contrappone all'odio innominabile un altro odio.
Lei ci ha fatto una lezione di cui avevamo bisogno tutti noi, che spesso contestiamo quello che non capiamo con qualcosa che forse non è odio, però è sufficienza, demonizzazione e sentirsi superiori, perché abbiamo idee diverse. Mi riferisco a quell'intolleranza che, se non è razzismo, ne costituisce segni inaccettabili, quindi sono stato molto orgoglioso di poterla ascoltare in quest'Aula, dove anch'io nel mio specifico, sicuramente nel mio piccolo, do un contributo.
Faccio lo psichiatra da più di mezzo secolo - non so se lo sa - e ancora mi interrogo sul perché esistano persone talmente intolleranti da creare ostacoli infiniti al cosiddetto altro. Sono giunto alla conclusione che certe frustrazioni e certe incapacità di comprensione e di accettarsi procurano la non accettazione dell'altro. Quello che lei, senatrice Segre, ha descritto ieri è al di là della storia, al di là di tutto; è un buco nero innominabile, che però ha in sé per una radice che dovremmo valorizzare.
Non voglio insegnare qualcosa a lei - ci mancherebbe altro - che ci insegna in ogni momento, però credo che ci sia un punto: in quel periodo, si è fatto un male infinito, irreparabile; è una ferita che, da medico, posso forse definire incurabile, ma che ha una possibilità di cura nel dire che non si ripeta mai più e che in ogni caso, nonostante le infinite, innominabili, inaccettabili e schifose realtà che ha creato quel periodo, loro hanno perso.
Signor Presidente, lei sa quanto mi duole parlare di queste cose, che sono al confine tra politica, attività professionale e anche vita vissuta. Ne parliamo da decenni e chiedo scusa della mia lungaggine, ma credo che dobbiamo dire forte che queste forze oscure del male hanno perso e hanno in sé i germi della sconfitta, perché sono disumane, non appartengono a noi, sono figlie di qualcosa che ha perso in sé.
L'annichilimento dell'altro e la distruzione di fasce, ohimè, larghe di popolazione, con la scusa chissà di che cosa, spesso coperta persino da una scienza inaccettabile, hanno in sé la sconfitta. Vede, Presidente, lo schiavismo, l'utilizzo del corpo, soprattutto della donna e dei bambini, a fini di potere e lucrativi è inaccettabile, ma può essere spiegabile. Invece l'annichilimento e la distruzione di fasce di popolazione è innaturale e non procura nulla; procura solamente dolore infinito, che non è nella razza umana, pur con i tanti difetti che ha.
Stiamo parlando di un qualcosa sul quale dobbiamo vigilare e fare in modo che non si riproduca nemmeno in sogno, perché spesso persino quello va, se non controllato, compreso (lo dico da psichiatra). Dobbiamo far capire ai giovani, e anche a noi che siamo in quest'Aula, che certi processi d'inferno innominabile sono sconfitti in partenza e non ci dev'essere nessuna mitologia. Anche loro, però, esprimono potere e potenza? No, esprimono impotenza, che non ci dev'essere, perché dobbiamo difendercene, dicendo che sono il frutto assolutamente innaturale di una sconfitta di persone che non sono tali.
Concludo scusandomi, signor Presidente e senatrice Segre: abbiamo parlato tanto di memoria, di cui mi occupo, perché faccio il neurologo; una delle malattie peggiori è la perdita di memoria, perché, quando una mamma, una nonna o un figlio non vengono riconosciuti o non riconoscono, forse questa è la malattia peggiore dal punto di vista psicologico. Questa metafora ci deve far capire, in conclusione, che perdere la memoria collettiva è una malattia gravissima, che dobbiamo in ogni caso contrastare, anche con una Commissione in cui il razzismo non deve incentivare l'odio, ma una reazione positiva, e l'oggetto-soggetto del razzismo è sicuramente a contenuto razziale, ma spesso per esempio alberga contro le disabilità e contro l'incomprensione. Anche in quest'Aula, quando ci sentiamo un po' troppo sicuri di noi e non accettiamo le idee diverse, forse esprimiamo qualcosa che non riesco a condividere.
Dico quindi sicuramente sì alla Commissione e mi perdoni se le faccio una carezza non richiesta: grazie per quello che è. (Applausi).
FREGOLENT (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (Az-IV-RE). Signor Presidente, quello di oggi è un passaggio politico niente affatto ordinario per il nostro Parlamento. Il voto sull'istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, infatti, ci impone una riflessione su alcune complessissime sfide, su cui sono chiamate a cimentarsi oggi le nostre democrazie.
La nascita di questa Commissione si deve a una precisa iniziativa della senatrice Liliana Segre, che l'ha presieduta nella scorsa legislatura. La senatrice Segre i crimini d'odio li ha tatuati addosso, in quel tatuaggio sul braccio che non ha mai voluto cancellare, come monito indelebile della vergogna di chi lo ha fatto.
La senatrice Segre ha vissuto sulla sua pelle l'orrore a cui porta l'odio; quell'odio di cui ancora oggi in maniera indescrivibile è bersaglio, che la costringe a vivere sotto scorta e che tuttavia lei non ha mai smesso di combattere con la serena fierezza e la forza che il suo sguardo e il suo sorriso trasmettono. (Applausi).
Nel presentare, nel giugno del 2022, gli esiti dell'indagine conoscitiva sul fenomeno dei discorsi d'odio, prodotta dalla Commissione nella scorsa legislatura, facendo un intervento a braccio e dando ancora una lezione di passione civile e democratica, la senatrice Segre ha sottolineato un passaggio che mi ha molto colpito: «La mia vita è stata quella di una persona fortunata. La fortuna è il contrario dell'odio, è l'amore che sono riuscita a trasmettere ai miei figli e ai miei nipoti». Questa è la cifra esatta della sua attività di testimone, nel corso della quale mai e poi mai ha usato le parole «odio» e «vendetta», perché consapevole delle conseguenze che le parole istigatrici di odio, intolleranza e violenza possono avere. (Applausi).
Quando in questi giorni ho riletto quel discorso, non ho potuto non pensare alle parole analogamente ispirate e lette nelle pagine del «Diario di Anna Frank»: «È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare»; «Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte». Anche la senatrice Segre non si è mai arresa all'orrore e all'odio e ha scelto la testimonianza come indomito gesto politico. Aver voluto caparbiamente questa Commissione e aver promosso nella scorsa legislatura un'approfondita indagine conoscitiva sul fenomeno dei discorsi d'odio risponde proprio a quell'urgenza di non darla mai e poi mai vinta all'odio e alle diverse forme e modalità con cui si propaga.
In questi ultimi anni, abbiamo infatti assistito a un diffondersi della pervasività dell'hate speech, legata alla capacità di propagazione della Rete. L'hate speech e le fake news sono per certi aspetti diverse facce di una stessa medaglia, che hanno a che fare anche con un'azione di logoramento delle società democratiche. Il rispetto per l'eguale dignità di tutti gli esseri umani costituisce il fondamento di una società democratica e plurale. Diffondere, incitare e promuovere o giustificare l'odio razziale, l'antisemitismo, la xenofobia e altre forme di odio basate sull'intolleranza, significa voler minare alla base le democrazie, alternarne la vita e il funzionamento.
Quando, in apertura del mio intervento, dicevo che parlare dell'istituzione di questa Commissione significa affrontare alcuni nodi centrali delle sfide che le democrazie sono chiamate ad affrontare per contrastare i tentativi di logoramento e rilanciare la propria forza, non usavo dunque un'iperbole. Affrontare il tema del necessario contrasto ai discorsi d'odio, a partire dall'esigenza di arrivare a una definizione giuridicamente vincolante e alla ricerca di un conseguente intervento normativo per contrastare il fenomeno, richiede infatti di mettere in campo uno sforzo di elaborazione straordinario, una grande sfida politica e culturale, su cui si stanno misurando e devono sempre più cimentarsi le democrazie, anche e soprattutto a livello internazionale. L'obiettivo è certamente tenere alta l'attenzione, tenere al centro del dibattito politico il problema del razzismo e delle discriminazioni e sensibilizzare ed educare al contrasto d'odio. Questo però non basta, perché oggi è urgente la necessità di interventi normativi per contrastare il fenomeno e la necessità di regolamenti chiari e di misure definite per distinguere dove finisce il diritto alla critica e alla libertà di manifestazione del pensiero e dove ha inizio l'odio insopportabile e illegale.
La tutela contro i discorsi d'odio è uno strumento per garantire la libertà e la dignità di tutti ed ha che fare con il binomio libertà-responsabilità, che è un cardine irrinunciabile delle democrazie. «Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche» diceva Jean Paul Sartre. Le parole d'odio hanno come punto d'arrivo i crimini d'odio, come lei ci ricorda, senatrice Segre, ma anche la sottovalutazione del fenomeno e l'indifferenza. Oggi non è il tempo del silenzio, dunque, ma quello dell'azione politica, culturale, civile e anche giuridica e legislativa. (Applausi).
Auspico dunque che il lavoro della Commissione, in questa XIX legislatura, possa proseguire sulla scorta del lavoro di studio compiuto nella precedente e si ponga l'ambizioso obiettivo di portare un contributo di analisi e proposta, per rafforzare, anche a livello normativo, la capacità della nostra democrazia di contrastare il fenomeno dei discorsi d'odio e di contribuire alle riflessioni che, su questi temi, sono in corso a livello internazionale. (Applausi).
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, senatrice Segre, abbiamo davanti a noi, oggi, termini come intolleranza, razzismo, antisemitismo, odio e violenza. Abbiamo anche la fortuna di avere qui, con noi in quest'Aula, una persona che ha subito tale violenza, che ha vissuto personalmente situazioni di odio così raccapriccianti e spregevoli e che, come diceva il collega senatore Guidi, ha superato non solo fisicamente, ma anche spiritualmente questa condizione. Quando si vivono esperienze così eccessive di degrado umano, si può facilmente sprofondare in una condizione d'animo piena di rancore e di rivendicazioni negative. Oppure, se si è un gigante, come nel caso della senatrice Segre, si può rafforzare ancora di più, nello spirito, una condizione di forza e di amore nei confronti del prossimo, come viene mirabilmente descritto da Victor Hugo nel suo «I miserabili».
Abbiamo davanti a noi, oggi, questi termini e anche valori, su cui si soffermava proprio la senatrice Segre: la libertà di espressione, il rispetto dell'altro, la difesa della dignità delle persone, la tolleranza, l'amore e la bellezza. Si tratta di valori che possono essere violentati non solo fisicamente, ma anche con lo strumento della parola. Questo è quindi un compito importante della Commissione in oggetto e il lavoro che ha già compiuto nella passata legislatura evidenzia come si possa ancora lavorare, per ideare i più opportuni rimedi per combattere queste battaglie di civiltà, trasversali a tutta la geografia politica. Questa dev'essere dunque una priorità dell'agenda non solo del Governo e quindi di una parte, ma del Senato, unito com'è oggi contro tutte le campagne denigratorie, che oggi più di ieri circolano con una pervasività spaventosa, a causa degli strumenti telematici fino a portare le vittime anche a gesti estremi.
Il Senato quindi è unito su questi temi, senza tentennamenti né esitazioni, per condannare non solo il fenomeno dell'intolleranza come pratica barbara in sé, ma anche ogni narrazione scritta e orale di quella intolleranza. Per tali motivi, si unisce con un largo numero di firme, che segue quello della nostra saggia senatrice a vita, provenienti da tutti i Gruppi parlamentari e sono certo che continuerà ad essere unito con un voto unanimemente favorevole. Siamo uniti per dire no alle inopportune divisioni, di tipo etnico e religioso e di ogni altra forma, e per dire sì ad ogni iniziativa che porti alla pacificazione, alla comprensione del diverso e a ricostruzioni imparziali del passato e della storia, che siano il più possibile unitarie e condivise.
La Commissione in oggetto rientra proprio nell'alveo di queste iniziative, per creare in concreto rimedi finalizzati a contrastare il fenomeno sempre più diffuso dell'hate speech, sotto un profilo preventivo, ricorrendo a programmi educativi, per rifuggire qualsiasi forma di discriminazione, e anche sotto un profilo repressivo, quando è necessario, ideando un sistema sanzionatorio, civile e penale, più incisivo ed efficiente verso le gravi intolleranze di cui stiamo discutendo.
Qualsiasi riforma o innovazione sul piano sia pedagogico, sia delle tutele giudiziarie, presuppone una profonda conoscenza del fenomeno, che è garantita alla Commissione dalle specifiche competenze di raccolta e aggregazione dei dati, per esempio sulle fasce sociali tipiche su cui si consuma l'hate speech e sulle conseguenze giudiziarie sulle vittime, con la giurisprudenza.
Oggi, come ben sappiamo, l'odio e le ostilità crescono e si diffondono soprattutto nella vasta platea di social e reti telematiche dove, dietro all'anonimato, ci si abbandona alle condotte più diseducative incitanti all'odio: diventa così sempre più necessario tenere alta l'attenzione contro ogni forma di odio e violenza verbale e fisica. Il progresso telematico corre forse più veloce di quello morale e gli strumenti tecnici, che oggi sono più diffusi, forse non ci hanno trovati pronti a un loro corretto utilizzo.
La Commissione sarà d'ispirazione anche per noi, donne e uomini impegnati in politica, che nella passione del confronto spesso ci abbandoniamo a un linguaggio tribale e a toni che fomentano odio per chi non la pensa allo stesso modo.
Per tali motivi, ritengo che prima di tutto questa Commissione debba essere di esempio per tutta la politica e per il confronto politico che deve svolgersi sempre sui contenuti con toni appassionati, sì, ma anche pacati e ragionevoli, soprattutto in un momento storico in cui nelle due Camere sono assenti forze politiche senza esperienza di Governo, considerato il ruolo di opposizione a oltranza che ha spesso ispirato discorsi a volte irresponsabili, pericolosi e divisivi (in una parola: spesso anche di odio). Le esperienze di Governo che ormai tutte le forze politiche hanno nel proprio curriculum devono rendere più consapevoli di cosa significhi ricoprire ruoli di responsabilità e cercare di individuare le migliori scelte per i cittadini.
Perché mi sono permesso di fare questo appello alla politica? Spesso alcune manifestazioni di odio sono alimentate, anziché sedate e controllate, proprio dalla stessa politica. Sono diffusi i casi in cui sono proprio gli atti pubblici e le azioni pubbliche a generare una qualche forma di discriminazione, come a disegnare una parte che ha più diritti e un'altra meno. Ancora peggio, non mancano casi in cui le autorità non riescono a riconoscere episodi di odio e discriminazione o persino che non vogliano farlo, essendo la loro condotta gravemente condizionata dal contesto sociale, culturale e politico in cui operano.
Anche verso tali problematiche la Commissione può svolgere un ruolo rilevantissimo, puntando a spiegare le ragioni di un Paese coeso e ricco di diversità, integrazione, inclusione e tolleranza. Mi riferisco alle ragioni che spiegano che chi la pensa diversamente è una risorsa e non un ostacolo e non deve generare paura. Spesso, infatti, ad alimentare violenze e odio ci sono proprio le paure: la paura del diverso e dell'incertezza economica, le varie paure presenti nelle nostre città e le contraddizioni che vivono gli uomini. Queste paure, spesso ingiustificate, coprono e nascondono quello che dovrebbe essere invece il messaggio più diffuso e divulgato: la bellezza e la speranza di un domani migliore per i nostri ragazzi.
Quello di cui sono assolutamente convinto è che tutti devono usare la ragione e il buon senso, ma anche l'amore e la bellezza, ossia valori e termini antitetici a quelli previsti per l'istituzione di questa Commissione, i quali devono essere sempre il faro che può ispirare noi e tutti coloro che si occupano di politica verso un messaggio di costruzione di bellezza, speranza e pace. Mi auguro che questo messaggio sarà veicolato dalla nuova Commissione promossa dalla senatrice Segre (anzi, ne sono sicuro) e dalle risultanze delle sue indagini conoscitive e dei suoi lavori.
Per questo motivo, Forza Italia voterà a favore dell'istituzione della Commissione straordinaria. (Applausi).