Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00262
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Atto n. 1-00262
Pubblicato il 21 luglio 2020, nella seduta n. 242
CATTANEO , UNTERBERGER , LANIECE , BRESSA , BONINO , ZANDA , PARRINI , BINETTI , COMINCINI , RIZZOTTI , NATURALE
Il Senato,
premesso che:
il glifosato è un analogo dell'aminoacido glicina con funzione di erbicida totale e sistemico, attualmente presente nella lista di quelli autorizzati all'uso nell'Unione europea;
il regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, pone le basi precauzionali circa l'uso delle sostanze attive a uso fitosanitario;
la legislazione europea sui prodotti fitosanitari ("Plant Protection Products") prevede che l'EFSA (European Food Safety Authority, Autorità europea per la sicurezza alimentare), con il sostegno degli Stati membri, conduca una rigorosa valutazione preventiva e, successivamente, periodica su ciascun principio attivo al fine di escludere, nelle normali condizioni d'uso, il rischio di effetti avversi sull'uomo e sull'ambiente. Successivamente gli Stati membri provvedono alla registrazione dei formulati commerciali (prodotti fitosanitari) contenenti tale principio attivo, dopo aver fatto ulteriori e specifiche valutazioni;
la valutazione dell'EFSA prevede che un principio attivo possa essere autorizzato solo a seguito di studi che ne abbiano escluso, per la parte sanitaria, rischi connessi a tossicità acuta, tossicità a breve termine, a lungo termine e cancerogenesi, tossicità riproduttiva, tossicità dello sviluppo, genotossicità, neurotossicità ed immunotossicità;
l'EFSA stabilisce inoltre, con criteri molto prudenziali, anche la dose giornaliera accettabile ("Acceptable Daily Intake", ADI, in italiano "Dose giornaliera ammissibile", DGA) per tutta la vita, ossia il livello di esposizione a una determinata sostanza che un essere umano può tollerare senza effetti avversi sulla salute, e la dose acuta di riferimento (Acute Reference Dose, ARfD) per esposizioni nell'arco di una giornata, se il composto presenta significativa tossicità acuta;
tale ADI-DGA, o dose giornaliera ammissibile, è 100 o anche più volte inferiore alla dose più alta priva di effetti tossici negli studi sperimentali condotti su animali. Ad esempio, se la dose più alta di una sostanza che è senza effetto nell'animale da esperimento è di 1 mg/kg di peso corporeo, l'ADI per l'uomo sarà di 0,01 mg/kg, o talora più bassa;
l'EFSA stabilisce altresì per ciascun principio attivo il "Limite Massimo di Residuo" (in italiano LMR; o "Maximum Residue Limit", MRL) che corrisponde al livello massimo riscontrabile in una derrata alimentare, dopo che il prodotto è stato applicato secondo le buone pratiche agricole, ovvero con quantità, tempi e modalità d'uso corrette;
il principio attivo in esame viene autorizzato e, conseguentemente, i prodotti fitosanitari che lo contengono vengono registrati, solo se la stima dell'assunzione, attraverso gli alimenti, di esso o di suoi residui (definiti con il LMR), quando utilizzato secondo le buone pratiche agricole, è inferiore ai limiti stabiliti (ADI e ARfD);
gli eventuali effetti dannosi di una sostanza non sono legati alla sua semplice presenza, ma dipendono dalla dose (quantità), dal tempo, dalla frequenza di esposizione e da altri fattori;
esiste una notevole differenza tra "pericolo" e "rischio": il "pericolo" è la potenzialità astratta di un prodotto, di una sostanza o di un'azione di causare un effetto indesiderato o tossico, mentre il "rischio" è la misura o stima delle conseguenze indesiderate o tossiche che possono derivare da una determinata condotta o esposizione a una sostanza o a un prodotto;
gli organismi nazionali o sovranazionali preposti alla valutazione del rischio che hanno valutato il glifosato, tra cui l'EFSA citata, l'EChA (European Chemical Agency, preposta alla verifica della sicurezza dei prodotti chimici), il JMPR (Joint FAO/WHO meeting on pesticide residues, ossia l'organismo congiunto FAO/Organizzazione mondiale della sanità preposto all'analisi dei residui di pesticidi), l'EPA (Environmental Protection Agency, l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente) e molti altri hanno concluso le loro valutazioni indicando l'assenza di rischio cancerogeno derivante da residui di glifosato;
solo la IARC (International Agency for Research on Cancer, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, affiliata all'OMS), nel 2015 ha classificato il glifosato tra le sostanze "probabilmente cancerogene" per l'uomo (gruppo 2A);
come da preambolo di ogni monografia IARC, ivi compresa quella sul glifosato, la classificazione effettuata da tale agenzia è basata solamente sul "pericolo" e non sul "rischio", e dunque manca la valutazione e la quantificazione della reale probabilità che alle normali dosi e condizioni d'uso ed esposizione il glifosato possa essere cancerogeno (cosa che tutti gli altri enti preposti alla valutazione hanno già escluso);
ai sensi delle valutazioni effettuate dalla IARC, nella stessa classe di cancerogenicità del glifosato sono presenti i fumi della frittura, l'etilbenzene (contenuto nel caffè), molte tinture per capelli, il lavoro notturno, le bevande calde (65 °C), la carne rossa;
sempre la IARC inserisce invece nella classe dei "sicuramente cancerogeni" (gruppo 1), oltre all'amianto, anche etanolo e carni lavorate, compresi quelli contenuti nei vini e nei salumi che costituiscono parte integrante del patrimonio gastronomico e culturale italiano;
in merito alla presenza di tracce di glifosato in diversi marchi di pasta, in accordo con quanto affermato da associazioni e media generalisti che hanno analizzato in proprio diversi campioni di pasta, queste spazierebbero da un minimo di 0,019 mg/kg a un massimo di 0,184 mg/kg. Tali dati sono cioè inferiori da 54 a 526 volte i limiti previsti dalla legge per il grano, pari a 10 mg/kg;
per ingerire con la pasta la dose di 0,5 mg/kg di peso corporeo, ovvero la dose massima da ritenersi sicura per la salute umana (DGA), si dovrebbe quindi consumare ogni giorno una quantità di pasta compresa da un minimo di 163 a un massimo di 1.579 chilogrammi (tra oltre un quintale e oltre una tonnellata). Un dato molto lontano dalla realtà, considerato che il consumo di pasta di un cittadino italiano medio, secondo recenti stime, ammonta a soli 23,5 chilogrammi all'anno, quindi meno di due chili al mese, quindi meno di un etto al giorno. Il che corrisponde a tracce di glifosato pari, nel caso peggiore, a circa 0,0003 mg/kg di peso corporeo, una quantità 1666 volte più bassa della massima dose sicura (DGA);
considerato che:
il brevetto dell'azienda Monsanto sul glifosato è scaduto nel 2001, per cui questa sostanza è liberamente prodotta in diversi Paesi del mondo;
una recentissima review scientifica condotta a livello europeo (Fogliatto et al., 2020 - "Advances in agronomy") evidenzia che non sono oggi disponibili prodotti diserbanti o tecniche alternative con efficacia e bassi costi paragonabili a quelli dei prodotti a base di glifosato. Inoltre molti dei prodotti utilizzabili in luogo del glifosato in generale presentano profili di tossicità o impatto ambientale peggiori;
il glifosato è ampiamente utilizzato per contenere la vegetazione spontanea non solo nell'ambito agricolo, ma anche in quello industriale e civile, allo scopo di garantire in modo efficace e a costi contenuti la funzionalità, l'efficienza e la sicurezza di raffinerie, linee ferroviarie, strade, autostrade, aree archeologiche, marciapiedi e simili;
il glifosato agisce nelle piante, bloccando un enzima specifico che non è presente nei mammiferi, per cui nell'uomo non esiste alcun bersaglio della tossicità di questo erbicida;
nell'ottobre 2017 (poco dopo l'uscita della valutazione IARC) è stato pubblicato da Andreotti et al. sul "Journal of the National Cancer Institute" il più grande studio epidemiologico su circa cinquantamila agricoltori statunitensi che avevano usato glifosato, in cui si dimostra che l'uso di tale sostanza non aumenta i casi di linfoma non-Hodgkin, e non aumenta neanche in maniera statisticamente significativa nessun tipo di neoplasia;
osservando i trend di vendita 1990-2016 di agrofarmaci a base di glifosato negli Stati Uniti e confrontandoli con quelli dei linfomi non-Hodgkin rilevati dal National Cancer Institute USA, non appare alcuna correlazione fra le due variabili: mentre l'uso di glifosato è aumentato di 15 volte (Benbrook, Environmental Sciences Europe, 2016), non si è infatti assistito ad alcun incremento di tali linfomi nella popolazione americana nel periodo considerato;
una recentissima pubblicazione scientifica (Crump et al., "Toxicological Sciences", 2020), che ha preso in considerazione 10 studi di cancerogenesi sperimentale con il glifosato, avverte che la conclusione di IARC sulla probabile cancerogenicità del glifosato sarebbe stata determinata da un "eccesso di test sui dati", ovvero: per la legge della probabilità, a causa dell'elevato numero di analisi effettuate da IARC, alcune correlazioni sono apparse statisticamente significative per caso, e quindi biologicamente irrilevanti. E IARC non ha corretto le sue analisi per questa nota distorsione statistica,
impegna il Governo:
1) a realizzare con i Ministeri della Salute, delle Politiche agricole e dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche avvalendosi dei rispettivi organi tecnico-consultivi, una review complessiva delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili rispetto all'erbicida glifosato, corredata da analisi di impatto comparative (circa costi, efficacia, rischi per la salute umana e per l'ambiente, carbon footprint) degli erbicidi e delle tecniche agrarie succedanee utilizzabili in caso di divieti e restrizioni all'uso di detto erbicida;
2) ad acquisire dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, interpellati alcuni tra i principali utilizzatori nazionali di glifosato, ovvero i gestori e i concessionari pubblici o privati delle reti viarie e ferroviarie nazionali, una relazione di sintesi circa la quantificazione dell'eventuale maggiore onerosità e il profilo di rischio tossicologico (maggiore, minore o uguale) di prodotti disponibili all'utilizzo per realizzare il diserbo manutentivo delle rispettive infrastrutture, qualora fosse vietato l'utilizzo del glifosato;
3) a subordinare ogni iniziativa normativa e regolamentare su eventuali restrizioni o ampliamenti dell'ambito permesso di utilizzo dell'erbicida glifosato all'acquisizione delle valutazioni sanitarie, ambientali ed economiche di cui ai precedenti capoversi;
4) a trasmettere al Parlamento, alle rispettive Commissioni parlamentari competenti per materia, la review, la relazione e ogni altro elemento informativo utile al fine di elaborare scelte politiche e legislative basate sulle migliori evidenze disponibili necessarie ad orientarsi nella disciplina di ambiti e materie ad elevata complessità tecnico-scientifica.