Legislatura 18 Risposta ad interrogazione scritta n° 4-00894
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Risposta all'interrogazione n. 4-00894
Fascicolo n.40
Risposta. - Corre l'obbligo di precisare che stante la pluralità tematica dell'atto di sindacato ispettivo, di competenza dei Ministeri dell'interno, della giustizia, della salute, dell'ambiente, la fase istruttoria si è rilevata piuttosto articolata e di seguito verranno quindi affrontate in dettaglio le questioni, tenuto conto dell'attento contributo fornito da ciascuna amministrazione.
La Prefettura di Caserta ha comunicato che secondo quanto segnalato dall'incaricato per il contrasto del fenomeno, nei comuni dell'area delle province di Napoli e Caserta, conosciuta come "terra dei fuochi", i roghi di rifiuti sono diminuiti. L'andamento dell'ultimo quinquennio (si è scesi dai 3.984 interventi complessivi effettuati nel 2012, ai 1.932 interventi alla fine del 2017), in lieve controtendenza nel 2017, ha ripreso a decrescere significativamente nel 2018, quando nei comuni napoletani e casertani sono stati effettuati complessivamente oltre 460 interventi di spegnimento in meno rispetto al periodo gennaio-novembre 2017 (pari a circa il 25 per cento in meno).
Un ultimo dato scaturisce dall'attuazione del protocollo d'intesa per gli interventi di prelievo e gestione di pneumatici fuori uso abbandonati (PFU) nel territorio delle province di Napoli e Caserta (cosiddetto protocollo Ecopneus). Infatti, sono state prelevate, gratuitamente, da parte del consorzio Ecopneus, nei primi 9 mesi del 2018, 4.755,69 tonnellate di pneumatici fuori uso, rispetto alle 639,58 dell'intero anno precedente. La Prefettura di Caserta riferisce che l'attività di recupero posta in essere trova immediato riscontro negli interventi dei Vigili del fuoco di Napoli e Caserta che, nello stesso arco temporale, hanno registrato il 56 per cento di roghi di pneumatici in meno rispetto al 2017.
Se i roghi al bordo strada sono diminuiti, negli ultimi mesi del 2018 si è dovuto registrare un cambiamento nella tipologia degli incendi che nell'estate 2018 hanno interessato i siti di stoccaggio, non solo campani.
L'azione di contrasto della sezione operativa della cabina di regia, istituita in base al patto per la terra dei fuochi, coordinata dall'incaricato del Ministero dell'interno, è stata rivolta anche ai territori dove insistono siti di stoccaggio e trattamento rifiuti e non solo dove si trovano aziende che smaltiscono illegalmente gli scarti della propria produzione, ovvero siti di sversamento abusivo. Il 19 novembre 2018, è stato firmato, a Caserta, il "piano d'azione per il contrasto dei roghi rifiuti" con l'obiettivo di incidere in maniera profonda e sistematica, tra l'altro, sui fattori che sono all'origine dei roghi e, soprattutto, del fenomeno a monte dell'abbandono abusivo di rifiuti su aree pubbliche e private.
In questa direzione si muove la sezione operativa della cabina di regia, alla quale, da alcuni mesi, è stata data un'impronta operativa per la programmazione e l'attuazione di dispositivi di vigilanza e di controllo. La linea di intervento è volta al controllo straordinario dei territori in cui è più diffuso il fenomeno dei roghi dei rifiuti, mediante un'azione più incisiva che prevede la maggiore concentrazione (in aree e periodi preventivamente determinati) di militari dell'Esercito, coadiuvati dalle Polizie locali, con il coordinamento delle forze dell'ordine. Sono state così attuate azioni di contrasto congiunte, sia per il monitoraggio delle situazioni di criticità, sia per la conseguente attività di prevenzione.
Ai dati, già di significativa valenza, delle operazioni straordinarie vanno aggiunti quelli delle forze dell'ordine che svolgono, anche singolarmente, attività di controllo, muovendosi sempre nell'ambito del piano generale di contrasto al fenomeno dei roghi dolosi di rifiuti.
È stato altresì segnalato che l'attività di controllo, programmata dalla sezione operativa della cabina di regia, rischia di subire un rallentamento quale conseguenza dell'opzione di destinare gran parte dei militari dell'Esercito al pur necessario presidio dei siti di stoccaggio. Infatti, l'impiego di tali risorse a scapito del pattugliamento, in raccordo dinamico con le forze di polizia, potrebbe compromettere i risultati finora conseguiti. Per colmare tale deficit, la sezione operativa della cabina di regia sta coinvolgendo alcuni Comuni nella predisposizione di accorgimenti che conferiscano maggiore e rinnovata incisività al sistema di sorveglianza. In questa prospettiva, è stata, tra l'altro, promossa la stipula di accordi tra le polizie della Città metropolitana e della Provincia di Caserta e tra alcuni Comuni del territorio per la gestione associata dei servizi in materia di contrasto degli illeciti ambientali.
La Prefettura di Caserta riferisce che l'ARPA Campania ha reso noto che sul territorio provinciale sono presenti diversi siti con importanti criticità dal punto di vista ambientale, ma nessuno di essi versa in condizioni tali da essere definito "area di disastro ambientale" alla luce della vigente normativa.
Quanto al ruolo degli organi di controllo, è stato sottolineato che l'ARPA denuncia sistematicamente tutte le irregolarità riscontrate durante l'attività di controllo, eseguita d'iniziativa o a supporto degli organi di polizia giudiziaria.
La ASL di Caserta ha altresì comunicato che con delibera n. 1275 del 20 luglio 2011 del commissario straordinario della stessa ASL, è stato istituito il registro tumori di popolazione della ASL che si è sviluppato nell'ambito dell'unità operativa complessa "Monitoraggio ambientale e registro tumori". Il registro, che è afferente al dipartimento di prevenzione della ASL, è deputato alla raccolta, codifica, elaborazione ed analisi delle informazioni relative a tutti i casi di tumore diagnosticati alle persone residenti nel territorio di competenza della ASL di Caserta. Dal 25 febbraio 2014 la struttura è parte integrante del "registro tumori di popolazione della regione Campania" (legge regionale n. 9, BURC n. 14/2014, recante "Modifiche a norme della legge regionale 10 luglio 2012, n. 19 - Istituzione del Registro Tumori di Popolazione della Regione Campania"). Ad aprile 2016, il registro ha ottenuto l'accreditamento scientifico presso l'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM).
Al riguardo, la Prefettura sottolinea come gli indicatori epidemiologici prodotti dal registro sono di tipo eminentemente descrittivo, mirando a definire il fenomeno oncologico, anzitutto in termini di incidenza di nuovi casi all'anno e di mortalità (indicatore di esito, essenzialmente correlato alle attività di prevenzione primaria o secondaria e ai percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali offerti agli ammalati).
In funzione dell'accuratezza di queste misure risulta possibile formulare, nonché testare, ipotesi sul peso che i diversi determinanti comportamentali, ambientali eccetera hanno nello sviluppo delle patologie oncologiche. Tuttavia, la formulazione e la verifica di tali ipotesi esulano dalle principali mission del registro, ricadendo nell'ambito dell'epidemiologia analitica, branca precipuamente deputata a stabilire associazioni tra i diversi fattori di rischio e l'insorgenza di un evento patologico.
Peraltro, vista la relativa bassa frequenza dell'evento "tumore maligno" (si parla di valori complessivi di incidenza intorno a 5 casi ogni 1.000 abitanti all'anno), i dati di un solo triennio non permettono ancora di testare ipotesi di correlazione mediante studi di epidemiologia analitica, specialmente per le patologie oncologiche a più bassa frequenza. La generazione di una banca dati numericamente più consistente (periodo 2008-2013) consentirà di effettuare iniziali studi di epidemiologia analitica e spaziale.
Alla luce di quanto sopra la Prefettura di Caserta sottolinea comunque come i dati emersi dal registro tumori sono relativi a "tutti i tumori". Da un punto di vista clinico ed epidemiologico, le peculiarità di ciascuna neoplasia per fattori di rischio, modalità di sviluppo, fisiopatologia, comportamento, possibilità terapeutiche, eccetera impone che, alla fotografia di insieme, segua un'accurata analisi sede-specifica.
Tutto quanto premesso, sui dati complessivi viene osservato che nel sesso maschile i tassi standardizzati dimostrano che esiste un eccesso di incidenza statisticamente significativo rispetto al Centro e al Sud, ma non rispetto al Nord, situando la provincia di Caserta in una posizione di rischio intermedio. Analoga considerazione può essere fatta per il sesso femminile, sebbene, in questo caso, il tasso standardizzato sia più basso anche rispetto al Centro. L'analisi dei dati conferma, altresì, un eccesso di mortalità, nei maschi, per il complesso delle patologie oncologiche rispetto a tutte le macroaree, mentre la mortalità per le femmine mostra una sostanziale sovrapponibilità rispetto al dato nazionale e un eccesso rispetto al Sud.
È chiaro, dunque, che la popolazione dell'area è esposta a numerosi fattori di rischio ambientali e comportamentali che meritano un accurato e continuo monitoraggio ed approfondimenti di epidemiologia analitica cui già si è fatto cenno. I dati pongono l'accento sull'importanza dei necessari miglioramenti da attuare nell'ambito della prevenzione e dei percorsi terapeutico-assistenziali sulla popolazione dell'intera provincia.
In relazione agli esposti presentati dall'associazione "Caponnetto", le forze dell'ordine hanno evidenziato che, allo stato, non sono pervenute deleghe d'indagine da parte dell'autorità giudiziaria.
La Prefettura di Caserta rappresenta che in materia di roghi di rifiuti e delle ricadute sulla sicurezza e sulla salute dei cittadini, tutte le volte che ne ricorrono i presupposti, si svolgono riunioni alle quali vengono invitati a partecipare i vertici delle istituzioni o degli uffici in ragione delle loro competenze. Da ultimo, in data 18 febbraio 2019, si è tenuta un'ulteriore seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dedicata alla verifica dei risultati conseguiti in applicazione del "protocollo d'intesa per un'azione urgente nella terra dei fuochi", sottoscritto in seno al Consiglio dei ministri, tenutosi presso la Prefettura il 19 novembre 2018. Nella riunione, è stato trattato, dal rappresentante del Ministero della salute, anche l'aspetto delle possibili ricadute che il fenomeno dei roghi di rifiuti può avere sulla salute dei cittadini.
È stato inoltre firmato il 3 maggio 2019 l'accordo per l'esercizio congiunto delle attività della Polizia metropolitana di Napoli e della Polizia provinciale di Caserta per il contrasto al fenomeno degli abbandoni e degli incendi dolosi di rifiuti, sottoscritto dal sindaco della Città metropolitana e dal presidente della Provincia, unitamente al prefetto di Napoli, al prefetto di Caserta e all'incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti.
La Prefettura di Campobasso, per quanto riguarda il territorio della provincia di Isernia, ricompreso nelle aree dei comuni di Venafro, Sesto Campano e Pozzilli, riferisce quanto segnalato dalla Prefettura di Isernia.
Nel territorio sono presenti aziende che per il ciclo produttivo comportano una potenziale emissione di diossine dagli effluenti gassosi. In particolare la società Herambiente SpA, con sede legale a Bologna, è localizzata nella zona di Pozzilli con un termovalorizzatore dichiarato impianto di coincenerimento che produce energia elettrica dalla combustione di CDR (combustibile derivato da rifiuti), di CSS (combustibile solido secondario) e di altri rifiuti combustibili per i quali la società medesima è autorizzata. Essa ha ottenuto, in data 14 luglio 2015, l'autorizzazione integrata ambientale (AIA), tuttora in corso di validità, rilasciata dalla Regione Molise con delibera n. 15.
Nel territorio di Sesto Campano (Isernia) è, invece, presente la Colacem SpA, con sede legate a Gubbio (Perugia), ove produce cemento anche attraverso l'utilizzo di CDR-CSS, quale combustibile nelle fasi intermedie della produzione del clinker. Essa è in possesso dell'AIA, rilasciata dalla Regione in data 21 luglio 2015, con delibera n. 16.
In relazione alla vicenda del presunto traffico illecito di rifiuti nell'area compresa tra l'inceneritore di Pozzilli di proprietà della Herambiente SpA e il cementificio della Colacem, la Prefettura rappresenta che il comando provinciale Carabinieri di Isernia, nel mese di settembre 2016 ha avviato un'attività investigativa per monitorare i mezzi in ingresso e in uscita da entrambi gli impianti. In data 16 novembre 2016, a seguito di segnalazioni in merito alle emissioni provenienti dagli stessi impianti, la polizia giudiziaria ha svolto un'attività ispettiva presso il cementificio Colacem i cui esiti hanno portato al sequestro di due rimorchi intenti a scaricare ceneri pesanti prodotte dall'inceneritore di Pozzilli, poiché le ceneri stesse sono state ritenute sospette e catalogate quali rifiuti pericolosi in difformità del codice CER loro attribuito. Per la campionatura e le successive analisi di quelle ceneri, la Procura della Repubblica di Isernia ha incardinato il procedimento penale n. 2061116, mod. 21, delegando a tanto l'ARPA Molise che, a conclusione delle attività tecniche, ne ha certificato la non pericolosità.
In relazione a tali accertamenti, la polizia giudiziaria incaricata dell'attività ispettiva ha evidenziato una serie di anomalie procedurali commesse dalla stessa Agenzia sia nella fase di campionamento e sia in quella di analisi vera e propria. A fronte di tali anomalie, il pubblico ministero ha richiesto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Isernia un incidente probatorio per lo svolgimento di una definitiva analisi delle ceneri. Il Tribunale ha, pertanto, fissato l'udienza per l'incidente probatorio in data 8 settembre 2017, volta ad evidenziare i risultati delle analisi svolte dal consulente nominato dal giudice nei giorni 27, 28 e 29 giugno 2017, mediante nuovi campionamenti delle ceneri sottoposte a sequestro. All'inizio del mese di ottobre 2017 il pubblico ministero, in considerazione dei risultati delle ulteriori analisi effettuate dal medesimo consulente, ha provveduto ad inviare gli atti di indagini e al giudice per le indagini preliminari con richiesta di archiviazione del procedimento penale. L'archiviazione è stata poi disposta con decreto in data 14 febbraio 2018.
Il Ministero della giustizia, per quanto concerne la lotta alla criminalità organizzata, ha fatto presente che il problema delle "ecomafie" coinvolge le attività investigative di tutti gli uffici giudiziari italiani direttamente interessati dal fenomeno.
Avuto riguardo alle notizie acquisite dalle Procure delle Corti d'appello di Roma, Napoli e Campobasso, il Ministero evidenzia che sono stati aperti diversi filoni d'indagine, a seguito degli esposti presentati dall'associazione nazionale illegalità e mafie "Antonino Caponnetto".
Per quanto attiene alle segnalazioni fatte dall'associazione alla Direzione distrettuale antimafia di Campobasso, il Ministero precisa che le indagini effettuate non hanno evidenziato condotte penalmente rilevanti nell'attività di gestione dei rifiuti oggetto dell'ipotizzato traffico illecito di residui da incenerimento, provenienti dall'inceneritore di Pozzilli e il cementificio di piana di Venafro, inchieste chiuse con decreto di archiviazione. Per quanto riguarda invece gli esposti presentati nei distretti di Corte d'appello di Roma e di Napoli, e dunque dinanzi le Procure territorialmente competenti, quali Napoli e Santa Maria Capua Vetere, sono pendenti numerosi procedimenti, molti dei quali in fase di indagine, il cui contenuto, allo stato, non è lecitamente divulgabile.
Pertanto, il Ministero della giustizia non ha rinvenuto alcun elemento tale da indurre ad attivare procedure ispettive o conoscitive.
Il Ministero della salute ha riferito che, in particolare per quanto riguarda le aree della Campania ricadenti nelle province di Napoli e Caserta, nel 2014 l'Istituto superiore di sanità (ISS) provvide ad effettuare un aggiornamento dello studio "SENTIERI", ovvero della situazione epidemiologica nei comuni allora definiti "terra dei fuochi" dalla legge n. 6 del 2014. I risultati furono consegnati al Ministro della salute e al presidente della Regione nel maggio 2014. Successivamente, i risultati furono pubblicati in un rapporto dedicato (rapporti ISTISAN 15/27).
Al fine di una valutazione dei rischi per la salute associabili alle situazioni di contaminazione ambientale, furono selezionate specifiche patologie da analizzare, definite di interesse a priori, in base alle conoscenze allora disponibili. Per queste patologie sono stati considerati i seguenti esiti: mortalità e ricoveri e, per le patologie oncologiche, l'incidenza. L'analisi sulla mortalità ha riguardato il periodo 2003-2011, escluso il biennio 2004-2005, dati allora disponibili. L'analisi delle ospedalizzazioni è riferita al periodo 2005-2011. Questa tipologia di analisi è stata effettuata per ognuno dei 55 comuni e, separatamente, in due gruppi per i 32 comuni della terra dei fuochi della provincia di Napoli e per i 23 comuni della terra dei fuochi della provincia di Caserta. L'analisi dell'incidenza delle patologie oncologiche si è resa possibile in soli 17 comuni della provincia di Napoli, tra i 55 comuni della terra dei fuochi considerati nel registro tumori della ASL Napoli 3 Sud, l'unico registro tumori dell'area allora accreditato presso l'AIRTUM e l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC).
Il rapporto conclude evidenziando che la presenza di elementi di criticità per la salute delle popolazioni adulte ed infantili residenti nella terra dei fuochi (come definita dalla legge n. 6 del 014) concorre a giustificare l'urgente attuazione di piani di risanamento ambientale e l'immediata cessazione delle pratiche non a norma e di quelle illegali di smaltimento e combustione dei rifiuti. Inoltre, viene raccomandata l'implementazione di interventi preventivi, diagnostici, terapeutici e più in generale, assistenziali, per specifiche patologie.
Attualmente è in corso di pubblicazione l'aggiornamento del progetto SENTIERI, oggetto del progetto "CCM Azione centrale" chiamato "Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati: implementazione dello studio epidemiologico SENTIERI" (2016-2017), finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall'ISS, che include, tra i siti indagati, il litorale domizio-flegreo. Il rapporto conclusivo del progetto fu consegnato al Ministero nel dicembre 2017, data di chiusura del progetto stesso.
Per quanto riguarda le aree del frusinate e del basso Lazio, il Ministero fa presente che l'aggiornamento del progetto SENTIERI (2016-2017) include, tra i siti oggetto d'indagine, il sito di interesse nazionale per le bonifiche (SIN) "bacino del fiume Sacco", per il quale sono disponibili i risultati dell'analisi di mortalità e di ospedalizzazione nel periodo 2006-2013. Il Ministero fa presente che la Regione Lazio con delibera n. 228 del 9 maggio 2017 ha approvato il "programma di valutazione epidemiologica" della popolazione residente nel SIN valle del Sacco (ex decreto ministeriale n. 321 del 2016).
Tanto premesso, il Ministero della salute, come del resto la Prefettura di Caserta, fa presente che la messa a punto di indagini epidemiologiche per la stima dei possibili effetti sanitari di esposizioni ambientali richiede una valutazione per ogni singolo territorio, in base alle specifiche caratteristiche ambientali e geografiche dello stesso. Affinché gli studi possano riportare informazioni esaustive circa il possibile contributo che esposizioni a fattori di rischio ambientali hanno sullo stato di salute delle popolazioni, è necessaria l'integrazione tra dati ambientali e sanitari secondo metodologie accreditate dalla più recente letteratura scientifica internazionale. Tali indagini richiedono la partecipazione e collaborazione di istituzioni nazionali, regionali e locali, con competenze in ambito ambientale e sanitario.
Questo Ministero, nell'ambito delle proprie competenze e al fine di ridurre il rischio di nuovi eventi di potenziale pericolo per la salute umana e per l'ambiente, ha lavorato, sinergicamente con le autorità competenti del Ministero dell'interno, alla predisposizione di una circolare, pubblicata il 15 marzo 2018, recante "Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi".
Successivamente, anche per provvedere all'aggiornamento del testo delle linee guida, è stato costituito, con decreto n. 271 del 19 novembre 2018 del capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, un gruppo di lavoro composto da funzionari dei Vigili del fuoco e di questo Ministero finalizzato all'elaborazione di una norma tecnica di prevenzione degli incendi per depositi temporanei e stoccaggi dei rifiuti, così come definiti dal decreto legislativo n. 205 del 2010, anche non soggetti alle procedure di prevenzione degli incendi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011.
Inoltre, in fase di conversione del decreto-legge n. 113 del 2018 (cosiddetto decreto sicurezza), con la legge n. 132 del 2018 è stato inserito nell'ordinamento l'art. 26-bis recante il "piano di emergenza interna per gli impianti di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti" che introduce l'obbligo per i gestori di impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti, esistenti o di nuova costruzione, di predisporre un piano di emergenza interna. Ancora, è stato inserito l'art. 26-ter che prevede l'adozione di un piano di emergenza esterno, a cura del prefetto e di intesa con le Regioni e gli enti locali interessati, finalizzato a mettere in atto le misure necessarie a prevenire gli incidenti e a minimizzarne gli effetti in caso di incidente rilevante attraverso forme di specifica cooperazione nelle attività di soccorso con l'organizzazione della protezione civile.
A seguito delle consultazioni e delle richieste delle Regioni si è, altresì, giunti all'aggiornamento delle linee guida pubblicate nel marzo del 2018. Con la circolare n. 1121 del 21 gennaio 2019 sono state, pertanto, pubblicate le nuove linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi.
Inoltre, tenuto conto degli ultimi incendi avvenuti alla fine del 2018 in Campania, questo Ministero si è fatto promotore di un'azione sperimentale di coordinamento delle diverse autorità competenti sul territorio, per far attivare una serie di azioni sinergiche finalizzate alla prevenzione e al monitoraggio degli incendi. A tale scopo, in data 19 dicembre 2018, è stato siglato a Caserta, tra i Ministri dell'ambiente, dello sviluppo economico, dell'interno, della difesa, della giustizia e per il Sud ed il presidente della Regione Campania, il primo protocollo sperimentale per la realizzazione di azioni per la tutela della salute, dell'ambiente e della popolazione e per l'attivazione di un presidio e di un controllo del territorio per la prevenzione degli incendi. Da questa esperienza potrà discendere una best practice nazionale da replicare nelle diverse aree del Paese, trattandosi, come è noto, di una problematica che non interessa la sola Campania ma tutti i territori regionali ad alta concentrazione di impianti di gestione dei rifiuti.
Secondo le previsioni del protocollo, è stata data un'impronta operativa per la programmazione e l'attuazione di dispositivi di vigilanza alla cabina di regia istituita in attuazione del "patto della terra dei fuochi".
Nell'ambito delle attività ordinarie di vigilanza attribuite a questo Ministero dall'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, rientrano anche le funzioni dell'Osservatorio nazionale dei rifiuti. In particolare, con le Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Liguria, Lazio (insieme al Comune di Roma) e Abruzzo, è stato avviato un percorso collaborativo atto a superare le criticità territoriali, quali il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, l'adozione del piano di gestione dei rifiuti urbani e speciali, l'utilizzo corretto dello strumento dell'ordinanza ex art. 191 del decreto stesso e, più in generale, il corretto trattamento dei rifiuti, con particolare riferimento all'assetto degli impianti per il pretrattamento del rifiuto indifferenziato e del rifiuto organico.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare
COSTA