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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00761

Atto n. 1-00761

Pubblicato il 4 aprile 2017, nella seduta n. 799
Esame concluso nella seduta n. 837 dell'Assemblea (13/06/2017)

CANDIANI , CENTINAIO , ARRIGONI , CALDEROLI , COMAROLI , CONSIGLIO , CROSIO , DIVINA , STEFANI , STUCCHI , TOSATO , VOLPI

Il Senato,

premesso che:

la politica agricola comune (PAC) affronterà due percorsi: uno nel breve periodo con la revisione che verrà realizzata dal regolamento "omnibus", chiamato così perché al suo interno sono compresi, oltre all'agricoltura, anche altri 6 diversi ambiti di intervento, con una riforma di "metà percorso" che vuole apportare piccoli aggiustamenti alla PAC 2014-2020, e l'altro nel medio-lungo termine che riformerà in modo sostanziale la PAC "post 2020";

a dicembre 2016, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il commissario all'agricoltura, Phil Hogan, avevano annunciato che la riforma del 2020 «dovrà garantire alcune regole base per assicurare una maggiore resilienza dei mercati, una produzione agricola più sostenibile e un migliore ricambio generazionale»;

la proposta di regolamento della Commissione (2016)605, recante il riesame intermedio del quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2014-2020, all'esame del Parlamento europeo, va inserito all'interno di un percorso di riforma complessiva della politica agricola comune dopo il 2020;

si dovrebbe cogliere l'occasione, offerta dal dibattito sul regolamento "omnibus", per ritoccare quegli aspetti che possono essere migliorativi per l'agricoltura fino al 2020, nonché per affrontare una discussione su ciò che dovrà, invece, essere fatto nella PAC post 2020, rivedendo in maniera incisiva un assetto di una politica agricola comune che non è più al passo con i tempi e quindi richiede un significativo segno di discontinuità rispetto all'impostazione data fino ad oggi;

il regolamento omnibus prevede, per la parte che riguarda l'agricoltura, la modifica di tutti e 4 i regolamenti di base della politica agricola comune: il regolamento (UE) n. 1307/2013 sui pagamenti diretti (agricoltore attivo, giovani, sostegno accoppiato), il regolamento (UE) n. 1305/2013 sullo sviluppo rurale (gestione del rischio, strumento di stabilizzazione del reddito), il regolamento (UE) n. 1308/2013 sull'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (settore ortofrutticolo e contingenti tariffari) e il regolamento (UE) n. 1306/2013 orizzontale (disciplina finanziaria, disimpegno automatico, sanzioni amministrative);

è auspicabile avviare una riflessione approfondita sull'impostazione dell'intera PAC ed in particolare circa l'efficacia di un sistema di pagamenti diretti come è strutturato oggi, fondato sul principio del disaccoppiamento, con riferimento alla componente "storica" dei pagamenti ad ettaro;

una delle principali questioni della PAC post 2020 riguarderà le risorse finanziarie dedicate nelle future prospettive finanziarie. Dovranno essere garantite almeno le stesse risorse in termini reali assegnate nel periodo 2014-2020. L'Italia dovrebbe puntare ad una distribuzione premiante che non abbia come chiave di ripartizione la superficie ma incorpori fattori più favorevoli come il valore aggiunto e l'occupazione per ettaro;

considerata l'esistenza di "agricolture" molto differenti per territorio, produzioni, modalità aggregative, redditività, eccetera, è necessario garantire che la PAC sia uno strumento capace di rispondere, in maniera flessibile, alle diverse esigenze degli agricoltori italiani ed europei;

vista la natura estremamente variabile a cui le produzioni agricole sono soggette, per via delle condizioni climatiche, ma anche per l'instabilità dei mercati e la volatilità dei prezzi, è necessario prevedere strumenti di intervento efficaci, anzi strutturare un vero e proprio "strumento anticrisi" con risorse e meccanismi adeguati;

la PAC dovrebbe garantire un ricambio generazionale favorendo l'insediamento di nuovi e giovani agricoltori. Sarebbe opportuno prevedere strumenti di sostegno ad hoc, sia in termini di supporto economico ma soprattutto di semplificazioni burocratiche;

la politica agricola deve andare a beneficio di chi vive di agricoltura, è un principio che non va modificato al di là dei risultati numerici. Gli agricoltori devono essere i protagonisti al tavolo dei negoziati e avere l'opportunità di far sentire la propria voce;

dispiace constatare il fallimento della PAC. Nella nuova programmazione sul "secondo pilastro" si sta profilando una visione europea che cambierà radicalmente approccio sul tema delle risorse per gli investimenti. La visione è quella di andare verso un nuovo sistema che trasformi tutto quello che è speso a "fondo perduto" in strumenti finanziari. Ma il nostro è un sistema produttivo, non finanziario. All'Europa non interessa la produttività e il fatto che un agricoltore sia più o meno capace. L'Italia ha bisogno di politiche che stabilizzino la produzione perché la ricerca è sul valore e non sulla quantità;

sempre più spesso si parla di delusione della PAC per due motivi. Non si sono ottenuti risultati sull'applicazione del greening, divenuta modalità alternativa del calcolo della contribuzione, e lo dimostra il calo delle superfici coltivate, e questa politica agricola comune ha dimostrato di aver perso di vista la capacità produttiva delle imprese;

in Francia ci sono circa 27 milioni di ettari coltivati mentre nel nostro Paese sono circa 12 milioni, ma da una parte operano circa 472.000 imprese mentre dall'altra più di un milione. È evidente che questi numeri dicono che l'agricoltura italiana deve essere considerata per la sua peculiarità non per la sua estensione. Spesso si arriva al paradosso per cui i titoli di conduzione diventano ostacolo per l'accesso ai fondi europei, proprio in ragione del fatto che le nostre aziende sono piccole e anche le strutture imprenditoriali delle aziende sono legate a piccoli appezzamenti e non a grandi estensioni;

affinché la discussione sulla PAC non sia fine a se stessa, ma sia un ragionamento strategico, è essenziale che il dibattito e le proposte riguardo a questi aspetti di revisione della PAC, sia quelli di breve periodo, con il regolamento "omnibus", sia quelli di medio-lungo periodo (con la revisione post 2020), devono essere sostenuti da dati e valutazioni oggettive basati sull'attuazione della riforma del 2013 in questi primi anni,

impegna il Governo:

1) ad approfittare dell'occasione del regolamento omnibus di aggiornamento della PAC attuale per concentrarsi soprattutto sulla PAC post 2020 ed in particolare convogliare gli sforzi sulla stabilizzazione dei mercati, sul funzionamento della filiera alimentare, sulla salute degli alimenti e sull'occupazione;

2) ad impegnarsi, affinché il regolamento omnibus e, soprattutto, la riforma PAC post 2020 siano l'occasione per realizzare una vera e propria semplificazione della vita dei nostri agricoltori, parte attiva della politica agricola comune;

3) a rendere disponibili le statistiche ufficiali sul numero di beneficiari, distribuzione delle risorse, valori dei pagamenti, superfici e capi ammissibili, eccetera, necessarie a svolgere analisi e ragionamenti per poi procedere, a ragion veduta, ad una revisione di un'impalcatura normativa che può e deve essere migliorata nell'interesse dell'agricoltura italiana;

4) a precisare, durante l'esame delle modifiche correttive da apportare al regolamento sullo sviluppo rurale, che, per quanto riguarda la fissazione delle soglie per l'accesso ai premi per il primo insediamento dei giovani agricoltori e per lo sviluppo delle piccole aziende agricole, questa sia facoltativa per gli Stati membri che ogni anno provvedono a notificare le modifiche, al fine di evitare le difficoltà di calcolo incontrate con l'attuale impostazione del regolamento tali che spesso hanno precluso l'accesso alla misura ad un notevole numero di aziende che pure avrebbero avuto diritto al sostegno;

5) a prevedere che il contributo dello sviluppo rurale per finanziare gli strumenti di stabilizzazione del reddito siano previsti non solo per gli indennizzi pagati dai fondi mutualistici, ma anche a copertura di premi assicurativi per polizze di assicurazioni contro il calo del reddito;

6) a rivedere l'applicazione della clausola prevista dal regolamento sui pagamenti diretti, secondo la quale il sostegno accoppiato può essere concesso unicamente nella misura necessaria ad incentivare il mantenimento degli attuali livelli di produzione, nonché prevedere che gli Stati membri possano modificare le precedenti scelte in materia di pagamento accoppiato, in maniera da applicarle in vista della domanda di pagamento per il 2018;

7) a prevedere, nell'ambito dei pagamenti diretti, misure che tengano conto del valore aggiunto che le aziende, site nelle aree rurali dove il rischio abbandono è molto alto e dove l'agricoltura rappresenta un'importante fonte di reddito per la popolazione locale, forniscono all'economia del Paese;

8) a valutare strumenti di sostegno ad hoc, in termini sia di supporto economico che soprattutto di semplificazioni burocratiche, per favorire l'insediamento di nuovi e giovani agricoltori;

9) ad assicurarsi che nella PAC "post 2020" siano garantite almeno le stesse risorse assegnate nel periodo 2014-2020 e che queste siano spese con maggiore efficacia;

10) a far sì che sul secondo pilastro venga mantenuta la possibilità di erogare finanziamenti a fondo perduto sugli investimenti in azienda, come attualmente previsto, e non vengano trasformati questi interventi, limitandoli agli strumenti finanziari, poco efficaci e richiesti;

11) ad attivarsi, affinché le norme sia comunitarie che nazionali siano stilate in modo semplice e chiaro, al fine di raggiungere l'obiettivo di una maggiore semplificazione e alleggerimento burocratico delle procedure di attuazione della PAC.