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Legislatura 16ยช - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 027 del 25/06/2008

BUBBICO (PD). Signor Presidente, non so se stiamo recitando un rituale in attesa di un provvedimento del Governo che riempia di ulteriori contenuti un decreto-legge che quest'Aula avrebbe già potuto approvare nella giornata di oggi. Ma se anche così fosse, credo che nel provvedimento in esame vi sia materia di cui discutere. La stessa relazione del senatore Costa evoca questioni non trascurabili di cui dovremmo tener conto.

Ilcredito d'imposta, introdotto nel 2000, fu salutato come una grande innovazione nel sistema di incentivazione nel nostro Paese perché introduceva meccanismi di trasparenza, automaticità, eliminava l'intermediazione politica e determinava una significativo abbattimento dei costi della burocrazia. In buona sostanza, nel 2000 la volontà del Parlamentoera tesa ad affrontare e risolvere problemi che ancora oggi vengono segnalati come prioritari, ad eliminare alcuni gravi impedimenti per l'esercizio della libertà economica e per lo sviluppo delle attività imprenditoriali. Tutto ciò al fine di liberare quelle risorse e quelle energie presenti nel Paese da vincoli burocratici o da intermediazioni politiche che, molto spesso, rendono inefficaci gli investimenti, le politiche pubbliche e la spesa tesa a promuovere una crescita economica e un recupero di capacità competitiva.

Le relazioni della Corte dei conti relative ai diversi strumenti di incentivazione mettono in evidenza giudizi che sostanziano tali valutazioni. Infatti, l'unico elemento che emerge concerne il credito d'imposta, seppure modificato con le norme introdotte nel 2002, quando fu eliminato il meccanismo di esigibilità automatica da parte delle imprese in presenza di requisiti e di presupposti. Il giudizio della Corte dei conti riguarda un tema relativo alle coperture più che all'efficacia, alla trasparenza e all'efficienza dello strumento incentivante. Ben diverso è il giudizio che la Corte esprime sull'esperienza di altri strumenti di incentivazione, quali la legge n. 488 del 1992, segnalata per inefficacia della spesa e per una quantità patologica di truffe e di distorsioni nell'utilizzo delle risorse pubbliche. Ebbene, nonostante questo, oggi ci troviamo di fronte ad una volontà che punta a riportare indietro l'avanzamento istituzionale, operativo e amministrativo che allora venne annunciato, ma fu interrotto con le modifiche del 2002 e poi rilanciato con il 2007.

Ancora una volta si pone il problema delle coperture. Si afferma che l'esigenza posta a base di questo provvedimento è costituita dalla certezza della spesa; si vuole introdurre un meccanismo di autorizzazione e di puntuale verifica perché si rifiuta un concetto importante quale strumento delle politiche pubbliche innovative che qualificava il credito d'imposta come mera previsione di minore gettito e non come tetto di spesa, che è proprio degli strumenti ordinari dell'incentivazione. Ebbene, ove anche il problema fosse il controllo della spesa, si dimenticherebbe di osservare che le risorse a disposizione per il ciclo 2007-2013 consentono di coprire anche un tiraggio eccessivo di questo strumento e consentono le rimodulazioni di metà periodo che trovano la sufficiente copertura negli stanziamenti previsti attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali e delle risorse FAS. Non c'è ragione, quindi, per introdurre tale modificazione.

Noi temiamo che si voglia determinare un arretramento complessivo negli strumenti di incentivazione dello sviluppo industriale; temiamo altresì che anche quelle significative acquisizioni, recentemente determinate con il progetto strategico «Industria 2015», con la costituzione dei fondi per l'innovazione e con la messa in campo di strumenti per sostenere la finanza di impresa, possano subire la stessa sorte. In tal modo, si determinerebbe un ritardo per il Paese e non per il Mezzogiorno, perché lo sviluppo del Paese si realizza in tutte le parti. Da questo punto di vista, salutiamo positivamente il fatto che almeno sono state salvate le norme che riguardano gli incentivi automatici per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione: almeno questo danno è stato evitato. Con questo strumento, però, non si tolgono soltanto soldi alle imprese del Sud, ma si mette il Meridione nella condizione di non poter utilizzare gli strumenti più moderni, innovativi e trasparenti. Dio sa di quanta trasparenza, legalità, regole, libertà e mercato abbia bisogno il Mezzogiorno per contribuire alla crescita del Paese. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Germontani. Ne ha facoltà.