Discussione del disegno di legge:
(735) Conversione in legge del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Relazione orale) (ore 9,34)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 735.
Il relatore, senatore Costa, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
COSTA, relatore. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, la Commissione finanze e tesoro ha soppresso l'articolo 1 del disegno di legge recante disposizioni sulla procedura di dismissione della partecipazione azionaria dello Stato nel capitale sociale dell'Alitalia, per individuare il soggetto promotore della presentazione di un'offerta finalizzata all'acquisto della compagnia di bandiera, poiché tale disposizione è già contenuta in un provvedimento definitivamente approvato. Contestualmente, la Commissione ha approvato una modifica al disegno di legge di conversione finalizzata a fare salvi gli effetti dei rapporti giuridici sulla base del citato articolo 1 e ciò per fissare la regola e il principio che la società è stata dotata di sufficiente capitale e patrimonio sin dal momento in cui era necessitata a detenere un capitale ed un patrimonio congruo per non determinare gli effetti dello scioglimento e dell'eventuale liquidazione della società.
Il decreto-legge contiene, all'articolo 2, una serie di disposizioni in materia di fruizione del credito d'imposta per gli investimenti effettuati da imprese operanti nel Mezzogiorno. In premessa, esprimo compiacimento per la decisione del Governo di rendere finalmente operativo uno strumento di incentivazione molto apprezzato dalle imprese, del Sud in particolare, che seppur previsto dalla finanziaria 2007 finora era rimasto lettera morta per una serie di incertezze normative, ritardi inspiegabili nella procedura di autorizzazione europea e ulteriori ritardi nell'emanazione della disciplina attuativa. Ricordo che è stato l'attuale ministro per i rapporti con le Regioni, onorevole Fitto, a sollevare la questione a fine 2007, mettendo in mora il Governo Prodi rispetto ai ritardi accumulati. Con il provvedimento in esame finalmente si può dare avvio all'incentivo e di ciò va dato atto all'attuale Ministro dell'economia, sempre sensibile ai problemi del Sud, oltre che di tutto il resto d'Italia.
Per quanto riguarda più specificamente il merito delle scelte compiute dal Governo, la discussione in Commissione ha fatto emergere una serie di questioni, che peraltro rimangono ancora impregiudicate: la Commissione, infatti, non ha modificato il testo, ma appare opportuno un approfondimento ulteriore per l'Assemblea delle tematiche in oggetto. Do atto al sottosegretario Giorgetti di aver fornito una serie di chiarimenti in merito alle procedure applicative del credito d'imposta; ribadisco peraltro l'opportunità di alcune proposte emendative che possano andare incontro alle esigenze prospettate dalle imprese.
È a tutti noto che una prima versione del decreto-legge conteneva disposizioni riguardanti il credito d'imposta sia per gli investimenti al Sud sia per gli investimenti in ricerca e sviluppo; la scelta del Governo di intervenire solo sul credito per investimenti nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno pone una questione di equilibrio dell'intervento normativo, poiché il secondo strumento si rivolge prevalentemente alle imprese operanti al Nord o interessa settori produttivi fortemente radicati in alcune Regioni del Nord. Sostanzialmente, il Governo ha introdotto un tetto di spesa in una procedura di comunicazione degli investimenti effettuati, obbligatoria e necessaria per la fruizione del beneficio; a legislazione previgente e secondo le indicazioni applicative emanate dall'Agenzia delle entrate la comunicazione, seppur obbligatoria, aveva un mero carattere informativo. La fruizione del beneficio è quindi sottoposta alla condizione della capienza dello stanziamento pubblico. Ben si comprendono le motivazioni di ordine finanziario che hanno indotto il Governo a scegliere tale strada, in continuità con quanto deciso nel 2002 sulla stessa questione, ma è indubbio che il carattere automatico dell'incentivo, soprattutto dal punto di vista delle imprese, svanisce: non c'è certezza nell'attribuzione dell'incentivo. Inoltre, rispetto agli stanziamenti previsti dal 2009 in avanti lo stanziamento per il 2008 di 63 milioni di euro appare troppo esiguo, soprattutto se su di esso si scaricano sia gli investimenti 2007 sia quelli del 2008. Si auspica quindi che nel tempo e nei modi dovuti si possano implementare i mezzi necessari per tale finalità.
In termini propositivi, ritengo opportuno riproporre per l'Assemblea un emendamento non accolto dalla Commissione, finalizzato ad attenuare il meccanismo previsto dal Governo senza alcuna modifica degli stanziamenti a bilancio. Il credito d'imposta introdotto dal centrosinistra nel 2006 differiva sostanzialmente dalla prima versione varata nel 2000, poiché aveva ristretto la modalità di fruizione, eliminando la possibilità che il credito venisse utilizzato per il versamento delle imposte indirette e quindi dell'IVA. Si è trattato di una restrizione molto penalizzante. Ritengo opportuno quindi proporre la reintroduzione di tale possibilità, che ovviamente non ha effetti di carattere finanziario poiché rimane immodificato il tetto di spesa. Si tratta di una modifica al testo della finanziaria per il 2007 che interesserebbe sia gli investimenti effettuati prima del 3 giugno che quelli a regime fino al 2013 e servirebbe a rendere meno penalizzante il nuovo meccanismo. Inoltre, anche le imprese escluse per incapienza nell'esercizio di imposta di riferimento potrebbero cominciare a utilizzare il credito senza attendere le scadenze tributarie per i versamenti delle imposte dirette. In tale ipotesi andrebbe valutata la possibilità di incrementare la percentuale di utilizzo del 30 per cento prevista nel comma 3.
Un ulteriore emendamento proroga l'entrata in vigore di alcune disposizioni del Testo unico sulla sicurezza, nella convinzione che la semplificazione degli adempimenti degli imprenditori costituisca la strada maestra affinché il controllo del rispetto di tale disciplina sia quanto più efficace per evitare incidenti.
Le altre modifiche concernono questioni di minore interesse ovvero a carattere redazionale. Per il resto confermo la valutazione positiva espressa in Commissione per il complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Pegorer. Ne ha facoltà.
PEGORER (PD). Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Aula concernente la conversione in legge del decreto‑legge 3 giugno 2008, n. 97, consente a questo ramo del Parlamento di svolgere una prima, seppur limitata, discussione intorno alle linee di politica economica che distinguono al momento l'azione dell'attuale maggioranza. È noto, infatti, che l'emanazione di questo provvedimento segue di pochi giorni un altro significativo corpo normativo del Governo: il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, oggi all'attenzione della Camera dei deputati.
C'è, a mio parere, un filo rosso che lega questi due documenti legislativi e che si materializza in modo esplicito nella parte relativa ad un regime applicativo più restrittivo e con minori risorse a disposizione per l'utilizzo del credito d'imposta a favore delle aree svantaggiate del Sud d'Italia. In realtà, la maggioranza sembra intenzionata a muoversi in una direzione che punta a mettere in seria difficoltà i programmi, già peraltro definiti, per lo sviluppo e la crescita del Mezzogiorno, così come, in via più generale, quelli relativi all'integrazione sociale e alla sicurezza: credo che di questo si tratti. È una linea, in buona sostanza, che tende a non voler riconoscere i risultati positivi raggiunti dal precedente Governo nell'opera di risanamento della finanza pubblica. I dati ad essa riferiti segnalano, infatti, per il primo quadrimestre del corrente anno un positivo andamento delle entrate, confermando che IRPEF, IRES, IRAP, imposta di registro e contributi sociali continuano ad aumentare a tassi molto superiori al corso della stessa economia. Il positivo andamento del PIL nel primo trimestre dell'anno ha sicuramente concorso anch'esso a determinare questi importanti risultati.
Ebbene, di fronte a questi dati prevale nella maggioranza una posizione tesa a colpire duramente le politiche per il Mezzogiorno, il trasporto pubblico locale, le politiche industriali, poiché i provvedimenti di politica economica e fiscale fino ad oggi emanati determinano un taglio netto delle risorse ad esse destinati e previsti dal precedente Governo. Si agisce in tal modo pur avendo a disposizione alcuni miliardi di euro derivanti, appunto, dal buon andamento dei conti pubblici determinato dalle politiche perseguite dal precedente Governo Prodi.
Si è detto in alcune occasioni che questo Governo alle necessarie infrastrutturazioni per la Calabria e la Sicilia preferisca il ponte di Messina. Si dice ancora che le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno vengano trasferite al Nord, con ciò forse dimostrando il peso del forte condizionamento esercitato dalla Lega Nord sull'accordo con il Popolo della Libertà. È del tutto evidente, invece, che una buona politica per il Mezzogiorno caratterizzata da una forte propensione a mettere in moto e a sviluppare le positive energie presenti nel Sud d'Italia è condizione indispensabile per produrre quel salto in avanti complessivo del nostro sistema economico al fine di renderlo più moderno, forte e competitivo, a tutto vantaggio delle stesse esigenze economiche, produttive e infrastrutturali della parte oggi più dinamica del Paese, cioè il Nord.
Ecco dunque il senso delle nostre valutazioni rese in merito a quella parte del decreto‑legge in esame che punta a mortificare e a rendere meno efficace uno strumento quale il credito d'imposta a favore delle imprese del Sud. Non si tratta, in buona sostanza, di difendere una posizione precostituita, ma della convinzione che quello strumento può utilmente favorire un progetto, un programma di interventi, per la crescita e lo sviluppo di aree oggi fortemente svantaggiate.
Ad una scelta chiara e trasparente si oppone oggi una restrizione delle risorse a disposizione e un appesantimento degli adempimenti burocratici. Tutto ciò porterà inevitabilmente al fatto che le imprese interessate si troveranno nell'assoluta incertezza sulla consistenza delle risorse disponibili, determinando così un effetto contrario di disincentivazione all'investimento in beni strumentali che peraltro - lo sottolineo all'Aula - in gran parte sono prodotti proprio dal Nord d'Italia.
D'altra parte, la storia seppur breve ma abbastanza significativa e complessa... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Prego, senatore Pegorer, la invito a concludere.
PEGORER (PD). La ringrazio, signor Presidente. Dicevo, la storia seppur breve ma abbastanza significativa e complessa di questa forma di sostegno fiscale alle politiche di sviluppo delle imprese dimostra che in presenza di un automatismo nella concessione del beneficio si ottiene un non trascurabile flusso finanziario, mentre in presenza di una procedura autorizzatoria si verifica una consistente flessione nell'utilizzo dello strumento incentivante.
In conclusione, se vi era la necessità di rivedere, di riformare, le politiche di incentivazione allo sviluppo a favore delle imprese si poteva certamente attendere quel luogo di confronto, di analisi, di discussione, per meglio valutare una strumentazione oggi così significativamente importante per le aree svantaggiate e per il rilancio complessivo del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Colleghi, non ho voluto interrompere il senatore Pegorer, anche perché non si sa mai se i richiami, mentre un senatore sta parlando, siano o meno un favore per chi parla. Vorrei pregarvi, però, di prestare un minimo di attenzione. Chi non vuole prestare attenzione magari può uscire, evitando i capannelli nell'emiciclo.
È iscritta a parlare la senatrice Fontana. Ne ha facoltà.
FONTANA (PD). Signor Presidente, colleghe senatrici e colleghi senatori, il principio della trasparenza è indubbiamente uno dei principi fondamentali nell'azione amministrativa in quanto rappresenta il modo attraverso il quale si dovrebbe sostanziare la caratteristica pubblica e non discriminatoria dello Stato democratico e in quanto costituisce un mezzo per garantire e migliorare il rapporto tra l'amministrazione e i cittadini, le imprese e tutti i soggetti portatori di un interesse per la comunità.
Ed è proprio il concetto di trasparenza ad entrare nel titolo del disegno dì legge di conversione del decreto-legge n. 97 oggi all'esame in Aula, concetto che, tuttavia, rimane fermo soltanto al titolo e non contraddistingue di certo l'impianto normativo del testo. Pensiamo solo per un attimo alla palese e persino imbarazzante incoerenza che si manifesta immediatamente all'inizio del provvedimento, quel comma 1 dell'articolo 1 (oggi stralciato ma inserito comunque in altro decreto) con cui si è derogato al vincolo di legge che impone trasparenza e non discriminazione in materia di privatizzazione. Così come all'articolo 2, con cui si disciplinano le modalità procedurali per la fruizione del credito d'imposta riservato alle imprese che effettuano investimenti nelle aree svantaggiate si introduce un meccanismo di appesantimento degli adempimenti burocratici, complesso, macchinoso e di natura discrezionale. In sostanza, si viene a ripristinare la vecchia e fallimentare logica discrezionale, causa di tanta inefficienza e corruzione, e si reintroducono inutili oneri amministrativi rendendo di fatto inefficace il meccanismo; preoccupazioni emerse in parecchi interventi in Commissione, anche da parte dei colleghi di maggioranza, contenute anche nella relazione di questa mattina. Del resto, da più parti è stata evidenziata in questi giorni la corsa contro il tempo cui si stanno sottoponendo le imprese del Sud e le difficoltà che incontrano, con ingorghi, ritardi e persino rinunce. Altro che incentivi! Per ora, l'unica cosa certa è che si stanno disincentivando proprio quegli investimenti, magari anche già fatti, insieme ad altre misure, con il rischio di un duro colpo all'economia del Sud del Paese.
Un altro punto che voglio sottolineare riguarda il principio della responsabilità solidale tra committente, appaltatore e subappaltatore. Il provvedimento in discussione abroga le disposizioni in materia contenute nel decreto-legge n. 223 del 2006 (decreto Bersani) nonché il regolamento contenuto nel decreto ministeriale n. 74 del 2008; un vero e proprio colpo di spugna che cancella una serie di obblighi e procedure che sarebbero dovute entrare in vigore la scorsa settimana, finalizzate a rendere nel concreto effettiva la responsabilità solidale. In pratica, il principio di responsabilità solidale rimane (anche se solo nell'ambito dei lavori privati e non più di quelli pubblici), ma di fatto sono state abrogate tutte le disposizioni per poterla realmente esercitare, vanificando così la possibilità di raggiungere quegli obiettivi che la norma precedente si era posta, cioè il contrasto all'evasione ed elusione fiscale e contributiva, la lotta al lavoro nero e sommerso, l'eliminazione della distorsione della concorrenza, la tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
È sul tema della sicurezza sul lavoro che voglio chiudere il mio intervento, per evidenziare e denunciare il profondo sconcerto rispetto alle scelte che il Governo sta compiendo. Con l'articolo 4, comma 2, del provvedimento in esame si proroga l'efficacia di alcune norme del Testo unico sulla sicurezza, quella riguardante la comunicazione da parte dell'azienda, a fini statistici e informativi, dei dati relativi agli infortuni sul lavoro (proprio quel monitoraggio di cui ieri il ministro Sacconi ha elogiato le finalità) e quella relativa al divieto di effettuazione di una visita medica "preassuntiva".
Se a questo si aggiunge il fatto che la Commissione finanze ha approvato ieri a maggioranza un emendamento che proroga anche l'entrata in vigore delle disposizioni (sempre nel Testo unico) riguardanti la valutazione dei rischi e l'elaborazione del relativo documento; se a ciò si collegano le disposizioni cui facevo riferimento prima in merito alla responsabilità solidale in un settore fortemente a rischio come quello della catena degli appalti e subappalti; se si somma anche la deroga alle norme in materia di sicurezza sul lavoro prevista nel decreto rifiuti approvato ieri alla Camera; se, insomma, mettiamo in fila tutte queste cose, è evidente a tutti come il Governo stia procedendo: intervenendo su singoli punti ed aspetti, l'obiettivo è quello di smantellare pezzo per pezzo il quadro d'insieme che si è faticosamente costruito in questi anni, quel quadro che cerca di tenere insieme formazione, prevenzione, cultura della sicurezza e della legalità, controlli efficaci, risorse, ma anche sanzioni sicure laddove si accerti il mancato rispetto delle regole in materia. E sarebbe questo ad aver distolto l'attenzione dall'approccio sostanzialista così caro al Ministro?
Anch'io sono convinta, come ha detto ieri in modo così chiaro il collega Nerozzi, che non si devono più sopportare deroghe, che non si devono lanciare segnali contraddittori e che il susseguirsi di prese di posizione e di distinguo non danno certo un segno di forte unità, su un tema dove invece, al di là delle parole di contrizione, abbiamo veramente tutti il dovere di promuovere una nuova mentalità e una nuova cultura che rimettano davvero al centro della scena politica il lavoro come valore fondante della dignità di ogni uomo e donna. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (IdV). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ieri in quest'Aula è stata approvata l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle morti bianche, che noi abbiamo ritenuto essere morti nere, e sempre in quest'Aula, per ricordare le stragi quotidiane sul lavoro e i lavoratori che sono condannati a morire spesso dai datori di lavoro, ci raccogliamo in minuti di silenzio: l'ultima volta è avvenuto qualche giorno fa.
Ma nei fatti, con il pretesto di semplificare e togliere lacci e lacciuoli all'agire economico, intendendo tali libertà per libero arbitrio, la maggioranza (mi dispiace dirlo, perché in Commissione finanze si potevano trovare convergenze) va ad abrogare una normativa relativa alla responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore; mi riferisco all'articolo 3, comma 8, del provvedimento in esame. Noi avevamo chiesto (e c'era stata anche una convergenza da parte dei senatori dell'attuale maggioranza) che, in merito all'abrogazione delle norme contenute nel decreto-legge Bersani relative alla responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore in materia di versamento delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali assicurativi obbligatori relativi a contratti di appalto e subappalto di forniture e servizi, si potesse mantenere la normativa vigente. L'abrogazione di queste modalità operative della responsabilità solidale comporta infatti il venir meno in capo al subappaltatore dell'obbligo di comunicare all'appaltatore il codice fiscale dei soggetti impiegati nell'esecuzione dell'opera e di attestare il versamento delle ritenute fiscali relative ai propri dipendenti occupati nel cantiere; in capo all'appaltatore dell'obbligo di comunicare al committente il codice fiscale dei lavoratori impiegati dal subappaltatore e della possibilità di essere esonerato dalla responsabilità solidale, attraverso l'acquisizione della documentazione attestante la regolarità fiscale del subappaltatore; in capo al committente del rischio di vedersi applicata la sanzione amministrativa da 5.000 a 200.000 euro qualora proceda al pagamento del corrispettivo senza aver verificato il corretto assolvimento degli adempimenti previsti. Invece, in Commissione è stata abrogata questa norma e quindi si è tornati al Far West.
Insomma, come Italia dei Valori abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere un quadro normativo certo, al fine di garantire l'interesse del lavoratore ed un corretto e regolare versamento delle ritenute fiscali da parte del proprio datore di lavoro in modo da non comportare ulteriori e gravosi oneri nella gestione delle imprese ed il rischio di un blocco nei pagamenti dei corrispettivi contrattuali. Avevamo presentato anche altri emendamenti, perché qui - sempre a parole - si sostiene che bisogna risparmiare, che bisogna abrogare gli enti inutili, mentre poi - nei fatti - conserviamo il Vittoriale degli italiani. Non sappiamo per quale ragione, perché finora non c'è stato risposto (ci auguriamo che in quest'Aula il Governo ci possa rispondere), per capire come mai alcuni enti vengono abrogati, mentre altri vengono conservati.
Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi, portando l'attenzione anche su un'altra schizofrenia che riguarda le stragi del sabato sera dei giovani, dei nostri figli, che escono dalle discoteche e vanno incontro alle stragi. Anche a questo riguardo avevamo avanzato una proposta su cui la maggioranza si era dichiarata d'accordo a parole, poi però nei fatti vota secondo gli ordini di scuderia ricevuti, senza valutare questi comportamenti. Mi riferisco all'articolo 4, comma 4, ossia allo slittamento del divieto di guida per i neopatentati di auto di grossa cilindrata per evidenti ricadute negative in termini di sicurezza e di incolumità pubblica. Anche in questo caso il Governo e la maggioranza si comportano come una sorta di Giano bifronte, che a parole dice delle cose ma nei fatti si comporta in maniera molto diversa. Noi ci auguriamo che verranno date risposte a queste domande. (Applausi dal Gruppo IdV).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vaccari. Ne ha facoltà.
VACCARI (LNP). Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, vorrei iniziare il mio intervento riprendendo alcune affermazioni che prima abbiamo sentito riguardo ad una mancanza di attenzioni e di finanziamenti verso il Sud. Nulla di più falso: in Commissione è stato riconosciuto, anche da parte dei colleghi dell'opposizione, che in tutti questi decenni sono state date risorse ingentissime per il rilancio e il recupero del Sud. Forse, come è stato giustamente riconosciuto, sono le modalità di spesa di questi investimenti che devono essere monitorate e verificate. Quanto previsto da questo provvedimento, cioè non degli automatismi ma dei controlli più stringenti e mirati, va proprio nel segno di responsabilizzare e di meglio finalizzare quelle risorse. Si tratta, quindi, non di una questione di contrappunto tra Nord e Sud, ma di una questione di correttezza e di serietà di impegno delle risorse. Noi siamo pertanto favorevoli a questa proposta del Governo.
Siamo anche lieti che ci siano rinvii e proroghe sull'entrata in vigore di alcune norme e sulla semplificazione di altre, quale, ad esempio, quella sui pubblici contratti di lavori, forniture e servizi. Ne abbiamo discusso in Commissione e abbiamo sentito ieri anche il dibattito sul problema del lavoro e della sicurezza dei lavoratori, che sta per noi al primo posto e a cui riconosciamo la massima attenzione. Abbiamo però riconosciuto correttamente che non è con un sistema di controlli pesanti di tipo amministrativo che spesso si ottiene ciò che si vuole. Per ottenere veri risultati occorrono obiettivi condivisi e impegno di risorse in modo concertato. Crediamo quindi che si debba dare la possibilità alle imprese di svolgere quella che è principalmente la loro attività, il loro oggetto sociale. Eventualmente, devono essere le strutture dello Stato (se questo esiste e ragioniamo su come deve essere da noi modificato e portato più vicino al territorio) a controllare e a far sì che le norme semplificate - ricordo che abbiamo un Ministro dedicato proprio a questo importante obiettivo programmatico e politico - sortiscano un risultato.
Vorrei anche richiamare la vostra attenzione su alcuni emendamenti che abbiamo discusso e portato all'attenzione della Commissione. Uno di questi riguarda i problemi delle alluvioni del 1994, specialmente in Piemonte. Penso che la Commissione abbia tenuto in particolare considerazione tale aspetto e credo che l'Aula, quando entrerà nel merito di questi temi, debba dare la giusta risposta alle persone, alle comunità e ai popoli fortemente colpiti. Un altro tema che è stato discusso e riconosciuto importante da parte di tutti i membri della Commissione, che ringrazio, riguarda il riordino dei diplomi di paramedico. Si tratta di un tema dibattuto da molto tempo nelle Aule del Parlamento e che trova continui rinvii. Noi crediamo invece che debba essere affrontato in maniera definitiva, dando risposta ad un grande numero di operatori che chiedono che ci si pronunci al riguardo. Ritengo che il provvedimento in esame possa costituire l'occasione giusta per dare finalmente risposta ai nostri cittadini. Non dimentichiamoci mai che noi siamo in quest'Aula a lavorare per chi ci ha eletto e per chi ci ha dato la rappresentanza e che dobbiamo quindi venire incontro ai bisogni della nostra gente e del territorio.
L'ultima norma su cui vi chiedo di focalizzare la vostra attenzione riguarda la soppressione, che la manovra finanziaria ha previsto, dei cosiddetti enti inutili o quantomeno la loro trasformazione. Non riesco a capire perché tra questi sia stata inserita l'Unione italiana di tiro a segno (UITS), che svolge importanti attività. Ad esempio, essa sovrintende alle attività connesse alla certificazione di maneggio delle armi (porto d'armi, licenza prefettizia delle guardie giurate). Si è parlato di sicurezza e ritengo che si tratti di temi sensibili. Oltretutto, tale ente è preposto ad organizzare lo sport del tiro a segno in Italia, nonché la qualificazione e la partecipazione della squadra olimpica italiana alle Olimpiadi. È questo l'anno delle Olimpiadi e rischiamo di trovarci senza un interlocutore per i nostri atleti. Questa associazione ha dunque iniziato l'iter di trasformazione, come prevede la norma della finanziaria, ma vi è un ritardo - tanto per cambiare - nella burocrazia lenta e farraginosa dello Stato. Pertanto credo sia doveroso, da parte nostra, consentire qualche mese di proroga per terminare tale iter.
In conclusione, il decreto-legge al nostro esame, per le proroghe e le semplificazioni che contiene, nonché per la possibilità che dà al Governo di emanare, nel tempo, decreti semplificativi,è doveroso che venga approvato. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).
PRESIDENTE. Invito nuovamente i colleghi a fare silenzio perché non si riesce ad ascoltare il dibattito. È possibile che se non c'è tensione politica non ci possa essere neppure attenzione? Colleghi, vi chiedo soltanto un minimo di attenzione.
È iscritto a parlare il senatore Bubbico. Ne ha facoltà.
BUBBICO (PD). Signor Presidente, non so se stiamo recitando un rituale in attesa di un provvedimento del Governo che riempia di ulteriori contenuti un decreto-legge che quest'Aula avrebbe già potuto approvare nella giornata di oggi. Ma se anche così fosse, credo che nel provvedimento in esame vi sia materia di cui discutere. La stessa relazione del senatore Costa evoca questioni non trascurabili di cui dovremmo tener conto.
Ilcredito d'imposta, introdotto nel 2000, fu salutato come una grande innovazione nel sistema di incentivazione nel nostro Paese perché introduceva meccanismi di trasparenza, automaticità, eliminava l'intermediazione politica e determinava una significativo abbattimento dei costi della burocrazia. In buona sostanza, nel 2000 la volontà del Parlamentoera tesa ad affrontare e risolvere problemi che ancora oggi vengono segnalati come prioritari, ad eliminare alcuni gravi impedimenti per l'esercizio della libertà economica e per lo sviluppo delle attività imprenditoriali. Tutto ciò al fine di liberare quelle risorse e quelle energie presenti nel Paese da vincoli burocratici o da intermediazioni politiche che, molto spesso, rendono inefficaci gli investimenti, le politiche pubbliche e la spesa tesa a promuovere una crescita economica e un recupero di capacità competitiva.
Le relazioni della Corte dei conti relative ai diversi strumenti di incentivazione mettono in evidenza giudizi che sostanziano tali valutazioni. Infatti, l'unico elemento che emerge concerne il credito d'imposta, seppure modificato con le norme introdotte nel 2002, quando fu eliminato il meccanismo di esigibilità automatica da parte delle imprese in presenza di requisiti e di presupposti. Il giudizio della Corte dei conti riguarda un tema relativo alle coperture più che all'efficacia, alla trasparenza e all'efficienza dello strumento incentivante. Ben diverso è il giudizio che la Corte esprime sull'esperienza di altri strumenti di incentivazione, quali la legge n. 488 del 1992, segnalata per inefficacia della spesa e per una quantità patologica di truffe e di distorsioni nell'utilizzo delle risorse pubbliche. Ebbene, nonostante questo, oggi ci troviamo di fronte ad una volontà che punta a riportare indietro l'avanzamento istituzionale, operativo e amministrativo che allora venne annunciato, ma fu interrotto con le modifiche del 2002 e poi rilanciato con il 2007.
Ancora una volta si pone il problema delle coperture. Si afferma che l'esigenza posta a base di questo provvedimento è costituita dalla certezza della spesa; si vuole introdurre un meccanismo di autorizzazione e di puntuale verifica perché si rifiuta un concetto importante quale strumento delle politiche pubbliche innovative che qualificava il credito d'imposta come mera previsione di minore gettito e non come tetto di spesa, che è proprio degli strumenti ordinari dell'incentivazione. Ebbene, ove anche il problema fosse il controllo della spesa, si dimenticherebbe di osservare che le risorse a disposizione per il ciclo 2007-2013 consentono di coprire anche un tiraggio eccessivo di questo strumento e consentono le rimodulazioni di metà periodo che trovano la sufficiente copertura negli stanziamenti previsti attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali e delle risorse FAS. Non c'è ragione, quindi, per introdurre tale modificazione.
Noi temiamo che si voglia determinare un arretramento complessivo negli strumenti di incentivazione dello sviluppo industriale; temiamo altresì che anche quelle significative acquisizioni, recentemente determinate con il progetto strategico «Industria 2015», con la costituzione dei fondi per l'innovazione e con la messa in campo di strumenti per sostenere la finanza di impresa, possano subire la stessa sorte. In tal modo, si determinerebbe un ritardo per il Paese e non per il Mezzogiorno, perché lo sviluppo del Paese si realizza in tutte le parti. Da questo punto di vista, salutiamo positivamente il fatto che almeno sono state salvate le norme che riguardano gli incentivi automatici per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione: almeno questo danno è stato evitato. Con questo strumento, però, non si tolgono soltanto soldi alle imprese del Sud, ma si mette il Meridione nella condizione di non poter utilizzare gli strumenti più moderni, innovativi e trasparenti. Dio sa di quanta trasparenza, legalità, regole, libertà e mercato abbia bisogno il Mezzogiorno per contribuire alla crescita del Paese. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Germontani. Ne ha facoltà.
GERMONTANI (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge n. 735 di conversione in legge del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, reca disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini. Ritengo che esso rappresenti un primo e fondamentale passo in avanti in vista dell'obiettivo di assicurare una sempre crescente trasparenza nei criteri di allocazione della spesa pubblica anche sotto il profilo del sistema degli incentivi fiscali.
Mi riferisco, in modo particolare, all'articolo 2, che stabilisce le modalità procedurali da seguire per poter beneficiare del credito d'imposta riservato alle imprese che effettuano investimenti attraverso l'acquisizione di nuovi beni strumentali nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno. Finalmente, si dà attuazione alla cosiddetta Visco-Sud, che, prevista dalla finanziaria 2007, ha dovuto attendere un anno e mezzo per diventare operativa, a causa anche del colpevole ritardo con cui il precedente Governo, capeggiato dal presidente Prodi, ha sottoposto gli incentivi previsti all'approvazione della Commissione europea (nel giugno 2007, ben sei mesi dopo l'approvazione della finanziaria).
Anche se il finanziamento per il 2008 appare piuttosto esiguo (soprattutto se su di esso si scaricano sia gli investimenti del 2007 sia quelli effettuati nel 2008), come sottolineato anche dal sottosegretario Giorgetti durante la discussione in Commissione finanze, le disposizioni contenute nel decreto permettono di effettuare un monitoraggio preventivo sul ciclo della spesa, di modo che l'Agenzia delle entrate possa autorizzare - sulla base delle istanze pervenute e dell'importo dei crediti di cui si chiede il riconoscimento - l'utilizzo del contributo per l'anno corrente, secondo l'ordine di arrivo delle domande fino ad esaurimento delle risorse disponibili. Dunque, la mancanza di questo meccanismo renderebbe impossibile verificare l'ammontare del credito d'imposta utilizzato dai soggetti che hanno effettuato gli investimenti, con il rischio di provocare il superamento dei limiti massimi di spesa. Inoltre, le modalità introdotte eviteranno il malcostume, spesso utilizzato in passato, per il quale alcune aziende prenotavano il credito d'imposta e poi lo giravano ad altre.
Detto ciò, sono convinta che sia necessario trovare nuove vie per promuovere la crescita economica del Sud, anche attraverso il federalismo fiscale (che, come diceva oggi, durante una riunione, il ministro Tremonti, sarà alla nostra attenzione nei prossimi mesi, da qui alla fine dell'anno). Infatti, se, in termini assoluti, la situazione economica del Meridione è indubbiamente migliorata negli ultimi 60 anni, in termini relativi, però, il divario con il Nord è drasticamente aumentato. Ancora oggi, vari problemi strutturali gravano sulla reale possibilità di progresso economico del Sud: la carenza di infrastrutture, la scarsa internazionalizzazione delle imprese, la presenza di un sistema bancario poco efficiente, i ritardi di una pubblica amministrazione spesso eccessiva, l'emigrazione di tanti giovani che non trovano lavoro, l'incapacità di sfruttare le risorse ambientali e paesaggistiche, la presenza di una forte criminalità in alcune Regioni.
Dal 1873, quando nel Parlamento italiano si usò per la prima volta la definizione «questione meridionale», è in corso un dibattito inesauribile circa i mezzi più adatti per risolvere questo problema e rendere omogenee le condizioni di vita in tutte le Regioni italiane. Ritengo che, se, da un lato, è necessario armonizzare quanto più possibile le condizioni di vita all'interno dei confini nazionali, attraverso anche incentivi fiscali, è altrettanto necessario - come ha sottolineato anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua ultima relazione - porre l'accento sull'esigenza di spostare l'attenzione dalla quantità delle risorse alla qualità dei risultati. È evidente, infatti, come il problema del Mezzogiorno non sia soltanto una questione di soldi o, meglio, di risorse finanziarie aggiuntive: non si può continuare a ritenere che lo sviluppo del Mezzogiorno sia subordinato ad un costante, indefinito incremento di risorse pubbliche destinate alle aree svantaggiate del Paese, il quale - come si è visto - non ha certo ridotto il divario tra Nord e Sud.
Ormai, sempre più spesso si sente parlare di due Italie: una moderna, europea e industrializzata; l'altra economicamente poco sviluppata. Per questo, è necessario cercare di coinvolgere, quanto più possibile, anche soggetti privati che svolgano un ruolo complementare e sinergico all'intervento pubblico, che potrà essere interpretato certamente anche da fondazioni bancarie, in particolare dalla Fondazione per il Sud, capace di conciliare i valori della cultura solidaristica con i principi di efficienza ed efficacia propri dell'imprenditoria privata. Parimenti, è necessario sostenere la crescita delle banche popolari, le quali hanno sempre dato un importante supporto e apporto per favorire le iniziative economiche, soprattutto delle piccole e medie imprese, con una stretta connessione con il territorio. Speriamo quindi di non dover più sentir parlare in futuro di due Italie.
Continuando velocemente nell'analisi del decreto, per quanto riguarda i primi sei commi dell'articolo 3, in cui vengono differiti per il 2008 i termini per la trasmissione telematica della dichiarazione dei redditi, viene ufficializzata la proroga al 10 giugno dei termini di presentazione dei modelli 730 e 740 (in scadenza il 3 giugno), nonché la proroga al 30 settembre dei termini di presentazione del modello Unico 2008. Tale differimento è stato reso obbligatorio dalle novità introdotte in materia tributaria, che hanno avuto un forte impatto sugli adempimenti legati alla predisposizione delle dichiarazioni. Dunque, la situazione creatasi con riferimento a quest'anno non lasciava oggettivamente spazio a soluzioni diverse.
Ora è però necessario discutere, d'intesa con i professionisti del settore, su un quadro di scadenze e di procedure per il futuro che consenta di non dover più avere bisogno di questi provvedimenti di pura urgenza. Il ricorso alla politica delle proroghe è, infatti, ormai diventata una prassi, che lede la credibilità dell'erario e delle istituzioni agli occhi del contribuente. Inoltre rende ancora più incerto e difficoltoso il lavoro dei professionisti, che, già oberati da una serie di incombenze come gli studi di settore - che fortunatamente saranno rivisti con la prossima finanziaria - e la presentazione dell'elenco clienti e fornitori - che pure sarà eliminato - introdotte dal Governo Prodi, non possono, a oggi, contare su un quadro di scadenze certo e coerente rispetto alle tempistiche che intercorrono tra il rilascio della modulistica e dei software e i termini di effettuazione degli adempimenti.
Infine, vorrei soffermarmi sul comma 7 dell'articolo 3 che interviene sui rimborsi fiscali, introducendo un ulteriore comma alla legge n. 244 del 2007. Infatti, i commi 139 e 140 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2008 hanno disposto una specifica determinazione degli interessi per i rimborsi ultradecennali dei crediti riferiti alle imposte sui redditi delle persone fisiche, giuridiche e dell'imposta sulle società, dando priorità ai rimborsi ultradecennali e immediatamente successivi. Ciò ha prodotto un effetto distorsivo sui rimborsi poiché tutte le risorse stanziate vengono assorbite per il pagamento dei rimborsi più vecchi, trascurando quelli di più recente maturazione, che solitamente riguardano persone fisiche e sono quindi di minore entità. Con l'introduzione di questo nuovo comma, dunque, si avrà una più corretta ripartizione delle risorse finanziarie disponibili e verrà garantita una costante erogazione dei rimborsi, procedendo progressivamente allo smaltimento di quelli più vecchi.
In conclusione, credo che già da questo decreto-legge si possa capire quale sarà l'orientamento del Governo e della politica finanziaria del ministro Tremonti, ovvero: più attenzione alle categorie produttive e ai professionisti e soprattutto un più efficiente utilizzo della finanza pubblica definendo principi di coordinamento nuovi e più razionali, ovvero il recupero di una politica finanziaria trasparente, accorta e lungimirante. (Applausi dal Gruppo PdL).
PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, il seguito della discussione generale del disegno di legge in esame è rinviato alla settimana di lavori parlamentari compresa tra l'8 e il 10 luglio.
Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.