Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00510

Atto n. 1-00510

Pubblicato il 19 gennaio 2016, nella seduta n. 562
Esame concluso nella seduta n. 566 dell'Assemblea (27/01/2016)

GIARRUSSO , AIROLA , BERTOROTTA , BLUNDO , BOTTICI , BUCCARELLA , BULGARELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , CATALFO , CIAMPOLILLO , CIOFFI , COTTI , CRIMI , DONNO , ENDRIZZI , FATTORI , GAETTI , GIROTTO , LEZZI , LUCIDI , MANGILI , MARTELLI , MARTON , MONTEVECCHI , MORONESE , MORRA , NUGNES , PAGLINI , PETROCELLI , PUGLIA , SANTANGELO , SCIBONA , SERRA , TAVERNA

Il Senato,

premesso che:

il programma di Governo costituisce l'essenza del suo rapporto fiduciario con il Parlamento e rappresenta, altresì, il parametro costante di riferimento su cui è valutabile la sua responsabilità politica;

nel corso dell'anno 2015, il Governo ha adottato provvedimenti che, di fatto, hanno mutato radicalmente l'assetto del sistema bancario e creditizio del Paese. Ed in tale mutazione si sono inseriti atti e fatti idonei a configurare palesi conflitti di interesse: in capo al Presidente del Consiglio dei ministri, oltre che ad altri esponenti governativi di primo piano;

valutato che:

il decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2015, n. 33, recante "Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti" ha modificato la normativa di riferimento delle banche popolari. Le disposizioni hanno interessato anche la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio di cui il ministro Boschi, così come indicato nella sua dichiarazione patrimoniale, possedeva circa 1.500 azioni. Risulta che il padre ed il fratello del Ministro abbiano avuto rapporti professionali e di dipendenza con la citata banca. In particolar modo, il padre è stato consigliere di amministrazione e, fino al febbraio 2015, anche vice presidente del medesimo consiglio di amministrazione. Nell'esercizio del suo mandato è stato, peraltro, sanzionato, al pari degli altri vertici dell'istituto, da Banca d'Italia al pagamento di una somma pari a 144.000 euro per plurime irregolarità individuate dalla vigilanza: "Violazione delle disposizioni sulla governance ", "carenze nell'organizzazione e nei controlli interni", "carenze nella gestione e nel controllo del credito", "carenze nei controlli", "violazioni in materia di trasparenza", "omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza". Il fratello del ministro Boschi risulta, invece, essere stato assunto dalla banca fin dal 2007, giungendo alla posizione di program and cost manager;

come risulta da recentissimi articoli di stampa, comprese le dichiarazioni rese da alcuni degli stessi interessati, il dottor Pier Luigi Boschi, padre del ministro, avrebbe in più di un'occasione incontrato il signor Flavio Carboni, tuttora imputato in alcuni procedimenti penali, insieme ad altri, per aver costituito la cosiddetta «P3», organizzazione segreta avente l'obiettivo di condizionare il funzionamento di organi costituzionali. I colloqui, avvenuti a Roma, avrebbero avuto ad oggetto gli assetti organizzativi della Banca Etruria, di cui il dottor Boschi era già vicepresidente, e, oltre al signor Carboni, ad essi avrebbe preso parte anche il signor Valeriano Mureddu. Quest'ultimo, che ha dichiarato di appartenere alla "Unione massonica stretta osservanza iniziatica", risulta indagato dalla Procura della Repubblica di Perugia per aver costituito altra associazione segreta e per aver messo in atto una ingente evasione fiscale. In particolare, durante una perquisizione nella sede della sua società Geovision, sarebbero stati reperiti dossier su persone e aziende, realizzati da una agenzia investigativa denominata Sia. Nella vicenda assume rilievo, altresì, il signor Gianmario Ferramonti (già interessato in passato dalle indagini sulla vicenda Phoney Money, e in rapporto amicale con Licio Gelli) che avrebbe indicato la figura di un direttore generale della Banca Etruria, sulla base di richiesta formulata dal dottor Pier Luigi Boschi allo stesso Carboni;

gli incontri in questione svelerebbero la sussistenza, da parte del padre del Ministro in carica, di rapporti personali e professionali assai inquietanti, con soggetti legati alla massoneria, nonché notoriamente implicati in vicende giudiziarie in corso, peraltro generate da capi d'imputazione concernenti, tra gli altri, il sovvertimento dello stato democratico;

considerato, inoltre, che:

l'articolo 1 del citato decreto-legge n. 3 del 24 gennaio 2015, ha introdotto nuovi limiti dimensionali per le banche popolari, disponendone la trasformazione in società per azioni nelle ipotesi di attivi superiori ad 8 miliardi di euro. L'approvazione del citato decreto-legge da parte del Consiglio dei ministri è stata preceduta da rilevanti ed anomale speculazioni finanziarie relative agli istituti di credito interessati dal medesimo provvedimento. A tal riguardo, il presidente della Consob, in sede di audizione parlamentare, ha dichiarato che le negoziazioni avrebbero generato plusvalenze nell'ordine di 10 milioni di euro. Da numerose fonti stampa, risulterebbe una possibile diffusione di informazioni privilegiate prima del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2015;

l'ipotesi di una possibile speculazione finanziaria di investitori sulle banche popolari, così da fare incetta di azioni, ha portato anche all'apertura di un fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Roma. Risulta che Davide Serra, finanziere fondatore di "Algebris Investments" e noto sostenitore del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, sia stato ascoltato nel marzo 2015 dalla Consob, in relazione alla compravendita di titoli delle banche popolari, avvenuta quando il Governo ha annunciato l'abolizione del voto capitario;

considerato, inoltre, che:

il successivo decreto-legge 22 novembre 2015 n. 183 (abrogato dall'art. 1, comma 854, della legge n. 208 del 2015, a decorrere dal 1° gennaio 2016) è intervenuto su quattro istituiti di credito in dissesto economico-finanziario (Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio-BPEL, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti) la cui cattiva gestione aveva determinato perdite per un valore complessivo di 1 miliardo e 200 milioni. L'intervento attuato su tali istituti di credito, consistente nella separazione delle attività in sofferenza e nell'azzeramento dei titoli azionari e obbligazionari subordinati, ha comportato la perdita, talvolta integrale, del risparmio di 12.500 cittadini, clienti retail di tali banche, per un valore complessivo di 431 milioni di euro. La drammatica situazione in cui gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati si sono trovati a dover sostenere all'improvviso una parte rilevantissima del peso delle perdite, è stata segnata, fra le altre cose, dal tragico epilogo di un suicidio, ed altrettanto pesanti risultano gli effetti sull'economia delle comunità interessate;

l'articolo 3 della legge 20 luglio 2004, n. 215, recante "Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi" dispone che «sussiste situazione di conflitto di interessi (...) quando il titolare di cariche di governo partecipa all'adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità (...) ovvero quando l'atto o l'omissione ha un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado»;

i fatti citati e la loro concatenazione temporale gettano un'ombra sui membri del Governo e sulla sua funzione costituzionale ed istituzionale, con riguardo alla cura ed alla salvaguardia degli interessi pubblici, del principio generale di assoluta imparzialità, nonché della necessità di tutelare il risparmio in tutte le sue forme, come espressamente previsto dall'articolo 47 della Costituzione;

valutato, inoltre, che:

nell'anno 2014, il signor Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio dei ministri, risulta aver rilevato il 40 per cento di una società, la Party Srl, della quale la moglie (madre del Presidente del Consiglio dei ministri) è diventata amministratore unico. Gli altri soci risultano essere Creazioni Focardi (Gucci Firenze, 20 per cento) e Nikila Invest (40 per cento), azienda che ha rilevato il teatro comunale di Firenze all'epoca in cui sindaco era proprio Matteo Renzi. Nikila Invest, con altri soci, avrebbe dato vita, inoltre, ad una nuova società: la Egnazia Shopping Mall, alla quale fonti stampa ricondurrebbero 2 società panamensi (Torrado Holdings inc che ha il 23 per cento e Tressel Overseas sa che ha l'11 per cento) e due aziende che fanno riferimento a Lorenzo Rosi, già manager di Banca Etruria, che risulterebbe indagato in una inchiesta della Procura della Republica di Arezzo: la Castelnuovese società cooperativa con il 5 per cento e Syntagma Srl che ha l'11 per cento. Amministratore unico della predetta società è Lorenzo Rosi, ultimo presidente di BPEL, che secondo l'accusa avrebbe operato in conflitto d'interesse per la concessione di finanziamenti milionari della banca aretina, già in dissesto, alla cooperativa di costruzioni La Castelnuovese, di cui egli stesso è stato presidente fino a luglio 2014. La Egnazia Shopping Mall appare punto di collegamento economico-finanziario tra i genitori del Presidente del Consiglio dei ministri e l'ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, al momento coinvolto nelle indagini da parte della Procura della Repubblica di Arezzo;

ne risulta svelato, quindi, in tutta la sua evidenza, il conflitto di interesse, diretto ed indiretto, in capo al Presidente del Consiglio dei ministri nella vicenda in questione, e ciò in forza di operazioni economico-finanziarie messe in atto dalla sua famiglia, grazie al fondamentale apporto finanziario da parte di Banca Etruria, e peculiarmente attraverso Lorenzo Rosi, presidente della Banca in questione, direttamente interessata dai decreti governativi esposti;

ritenuto, dunque, che:

l'articolo 54 della Costituzione recita solennemente che «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge»;

la situazione soggettiva del Presidente del Consiglio dei ministri e di altri Ministri risulterebbe incompatibile con la delicatezza degli incarichi, stante l'intreccio tra i loro interessi personali e familiari e l'attività di Governo;

l'evidente conflitto di interessi in capo al Governo, connesso ai rapporti di natura politica, personale e familiare di taluni membri, non risulterebbe idoneo al suo mandato istituzionale, che dovrebbe essere improntato all'interesse esclusivo della nazione, all'imparzialità, alla trasparenza e al buon andamento amministrativo;

appare necessario che il nostro Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di «onorabilità» per coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche;

oltre al palese conflitto di interessi, la responsabilità politica ed amministrativa del Presidente del Consiglio dei ministri, che, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile, risulta incidente sotto due profili fondamentali. Da un lato, si tratta di una responsabilità omissiva, stante l'assenza di tempestivi provvedimenti governativi, generali ed astratti, volti a mettere in sicurezza, ex ante, il sistema bancario del Paese, integralmente connesso alla tutela del risparmio tutelato dalla Carta costituzionale. Dall'altro lato, si configura una palese responsabilità politica in vigilando, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri competenti, omettendo di sollecitare le autorità preposte a voler effettuare efficaci e tempestive verifiche contabili e finanziarie delle banche che, notoriamente, versavano da tempo in condizioni di drammatico dissesto;

ad adiuvandum, pare opportuno rilevare altresì che:

il gruppo parlamentare "Movimento 5 Stelle" ha già presentato in Senato numerose mozioni di sfiducia, sia di carattere individuale, sia riferite al Governo nel suo complesso. Segnatamente, si tratta di: quattro mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dell'interno Alfano (luglio 2013, giugno 2014, novembre 2014, maggio 2015), una mozione di sfiducia nei confronti del ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti (febbraio 2014), una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dello sviluppo economico, Guidi (febbraio 2014), una mozione di censura nei confronti del sottosegretario di Stato ai beni e alle attività culturali e al turismo, Del Basso De Caro (marzo 2014), una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro della salute, Lorenzin (giugno 2014), una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Giannini (aprile 2015), una mozione di sfiducia al Governo Renzi (ottobre 2014), una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro dei rapporti con il Parlamento, Boschi (dicembre 2015) e una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro delle politiche agricole, Martina (dicembre 2015);

la pesantissima e reiterata ingerenza, da parte del Governo, nell'ambito del procedimento di revisione costituzionale in atto, non pare a giudizio dei proponenti accettabile in un ordinamento democratico, fondato sulla «centralità del Parlamento» e sul rispetto dello stesso, tanto più in un contesto riformatore ostentatamente indirizzato al rafforzamento dei poteri dell'Esecutivo, a diretto discapito della rappresentanza parlamentare, eletta a suffragio universale e diretto, di per sé idoneo a recare un gravissimo squilibrio nel bilanciamento dei poteri;

in definitiva, il Presidente del Consiglio dei ministri e numerosi membri del Governo, nell'esercizio delle loro funzioni, avrebbero violato i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana, oltreché la legislazione vigente. Gli atti e i fatti menzionati rivelerebbero la commissione di comportamenti sanzionabili, nonché poco trasparenti, attraverso cui il Governo avrebbe abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri, anche riferiti al suo programma, illustrato alle Camere all'atto dell'insediamento;

visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia nel confronti del Governo.