Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00411

Atto n. 1-00411

Pubblicato il 5 maggio 2015, nella seduta n. 442
Esame concluso nella seduta n. 444 dell'Assemblea (06/05/2015)

ROMANI Paolo , BRUNO , BERNINI , PELINO , FLORIS , GIRO , MATTEOLI , GIBIINO , ARACRI , PAGNONCELLI , VILLARI , GASPARRI

Il Senato,

premesso che:

con il termine Ultra- wide band (banda ultra larga) si indica una tecnica di trasmissione sviluppata per trasmettere e ricevere segnali mediante l'utilizzo di impulsi di energia a radiofrequenza di durata temporale estremamente ridotta e quindi con occupazione spettrale molto ampia. Questi impulsi sono infatti rappresentati da pochi cicli d'onda di una portante in radiofrequenza e quindi lo spettro in frequenza associato a questa forma d'onda è estremamente ampio;

il settore delle telecomunicazioni in Italia è stato pienamente liberalizzato sin dal 1998 e risulta oggi caratterizzato da un elevato livello di concorrenzialità ed è regolamentato a livello sia europeo sia nazionale;

le telecomunicazioni rappresentano un motore fondamentale di sviluppo poiché aumentano la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione. Gli investimenti in banda ultra larga sono dunque strategici per il sistema Paese;

lo sviluppo delle reti fisse a banda ultra larga costituisce un passaggio cruciale per dotare il Paese di quelle infrastrutture che rappresentano la base per dare un forte impulso al processo di digitalizzazione, nonché un fattore determinante di rilancio dell'economia, della competitività e della crescita;

a livello nazionale, gli operatori di rete, a vario titolo, si stanno fortemente impegnando nello sviluppo delle infrastrutture di rete, come confermato dall'importante piano di investimenti di Telecom per il triennio 2014-2016, che vale complessivamente 9 miliardi di euro, di cui 3,4 miliardi di euro dedicati allo sviluppo di reti e servizi innovativi sia per quanto riguarda la fibra che il 4G;

a novembre 2013 Vodafone ha annunciato il programma "Spring" (in italiano "Molla") che prevede investimenti per 3,6 miliardi di euro in due anni al fine di raddoppiare le risorse per lo sviluppo dei collegamenti a banda ultra larga, mobile e fissa. Più nello specifico, Vodafone intende sviluppare infrastrutture e piattaforme evolute e accelerare gli investimenti, oltre che sulle reti mobili 3G e 4G, anche nella rete fissa in fibra ottica, arrivando a coprire le 150 principali città con la rete Fttc (Fibre to the cabinet), con l'obiettivo di raggiungere entro il 2016 almeno 6 milioni e mezzo di famiglie, pari a un quarto della popolazione italiana;

alla stessa maniera Fastweb SpA, società a socio unico soggetta all'attività di direzione e coordinamento di Swisscom AG, ha sviluppato una rete nazionale in fibra ottica che si estende per 35.000 chilometri e raggiunge circa il 50 per cento della popolazione italiana, di cui il 10 per cento direttamente in tecnologia fiber to the cabinet, offrendo servizi a banda ultra larga fino a 100 megabit al secondo;

considerato che:

su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, dottor Matteo Renzi, il Consiglio dei ministri ha approvato la Strategia italiana per la Banda Ultra Larga (BUL) e per la crescita digitale 2014-2020;

le due strategie sono state definite dall'Agenzia per l'Italia digitale e dal Ministero dello sviluppo economico e mirano a colmare il ritardo digitale del Paese sul fronte delle infrastrutture di rete (Banda Ultra Larga) e nei servizi digitali (crescita digitale);

nel 2014 l'Italia risultava il Paese con la minor copertura di reti digitali di nuova generazione (NGA) in Europa, sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali per l'accesso a più di 30 Mbps (Megabit per secondo), ed un 20 per cento di copertura, contro il 62 per cento UE; con la prospettiva di giungere solo nel 2016 al 60 per cento di copertura a 30 Mbps e in assenza di piani di operatori privati per avviare la copertura estensiva a 100 Mbps;

da ciò emerge la necessità di recuperare lo scostamento rispetto ai paesi dell'Eurozona e raggiungere l'obiettivo strategico di massimizzare la copertura entro il 2020 da un punto di vista infrastrutturale, raggiungendo come minimo gli obiettivi definiti dall'Agenda digitale europea ovvero: copertura del 100 per cento della popolazione con reti in grado di consentire la navigazione a 30 megabit al secondo e adozione di connessioni a 100 megabit al secondo per almeno il 50 per cento della popolazione;

il Piano strategico succitato si pone, in aggiunta ai precedenti, l'obiettivo di sviluppare reti che consentano, fino al 85 per cento della popolazione, la connettività a 100 megabit al secondo. Parallelamente a ciò, attraverso la strategia per la crescita digitale, il Governo intende stimolare la creazione e l'offerta di servizi che ne rendano appetibile l'utilizzo e la sottoscrizione di abbonamenti;

il nuovo Piano BUL si propone un mix virtuoso di investimenti / finanziamenti pubblici e privati. Qualora i privati investiranno in misura uguale all'investimento pubblico (che è stimato in 6 miliardi di euro), l'obiettivo che si può raggiungere è superiore a quello minimo europeo, ossia la copertura a 100 megabit al secondo dell'85 per cento della popolazione;

il nuovo Piano BUL dovrebbe mettere a disposizione incentivi economici e finanziari e creare le condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili, con azioni quali: agevolazioni tese ad abbassare le barriere di costo di implementazione, semplificando e riducendo gli oneri amministrativi; coordinamento nella gestione del sottosuolo attraverso l'istituzione di un Catasto del sotto e sopra suolo che garantisca il monitoraggio degli interventi e il miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti; adeguamento agli altri Paesi europei dei limiti in materia di elettromagnetismo; incentivi fiscali e credito a tassi agevolati nelle aree più redditizie per promuovere il "salto di qualità" da 30 megabit al secondo a 100 megabit al secondo; incentivi pubblici per investire nelle aree marginali e realizzazione diretta di infrastrutture pubbliche nelle aree a fallimento di mercato;

tenuto conto che:

già nel 2009, il Governo Berlusconi IV aveva previsto un programma di implementazione della Banda larga per colmare il digital divide esistente in Italia, denominato "piano Romani", che consisteva nel portare la banda larga ad almeno 20 Mbps al 96 per cento della popolazione, e almeno a 2 Mbps alla parte restante, entro il 2012;

per l'attuazione del citato piano erano previsti 800 milioni di euro in un progetto complessivo di 1,47 miliardi;

una visione liberale dell'economia promuove la piena trasparenza, competitività e libera concorrenza nel mercato, tutelando al contempo l'impresa privata;

è indispensabile un'azione di regia da parte del Governo affinché, grazie ad una collaborazione tra settore pubblico e privato, il nostro Paese colmi il digital divide che lo distacca dagli altri Stati ad economia avanzata. Per cercare di risolvere il problema del digital divide sono altresì prioritari gli investimenti sia sulla rete mobile che sulla rete fissa;

il digital divide deve essere considerato come esistente non solo sui megabit necessari alla connessione standard, ma anche per l'accesso veloce a internet;

è dunque necessaria un'efficace azione di Governo volta, da un lato, a creare le condizioni per favorire gli investimenti e, dall'altro, ad attuare iniziative di stimolo ed impulso che favoriscano la domanda di servizi digitali anche a fronte del fatto che il livello di alfabetizzazione digitale del Paese risulta basso, come scarso risulta ancora il numero degli utilizzatori di internet ed il tasso di diffusione dei personal computer nelle famiglie;

il ritardo accumulato dal Paese deriva anche da una gestione sull'Agenda digitale estremamente farraginosa, poco trasparente, con evidenti sovrapposizioni di ruoli e carenza nell'individuazione degli obiettivi e delle azioni necessarie al loro raggiungimento come si può evincere dall'articolo pubblicato sul quotidiano "La Repubblica", in data 4 maggio 2015., dal titolo: "Renzi e il pasticcio Agid Pa digitale al palo: a rischio crescita e spending review " di Stefano Carli;

secondo uno studio condotto dal Censis fra incapacità di produrre servizi informatici, di usare e-commerce e moneta elettronica, di razionalizzare le banche dati della pubblica amministrazione, perdiamo 3,6 miliardi di euro ogni anno;

a detto proposito, secondo una ulteriore analisi condotta da Confindustria/Politecnico di Milano, le aziende italiane più tecnologiche sono cresciute in termini di fatturato e occupazione più di quelle a basso investimento tecnologico: più 13 per cento di fatturato fra il 2010 e il 2012, più 10 per cento di posti di lavoro nel triennio 2010-2013;

a ciò va aggiunto, come riportato dalla recente ricerca dell'Osservatorio agenda digitale della School of management del Politecnico di Milano, che mancano 35 provvedimenti attuativi, tra regolamenti e regole tecniche, previsti per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale, e su alcuni di questi sono stati accumulati oltre 600 giorni di ritardo,

impegna il Governo:

1) ad elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle telecomunicazioni che promuova trasparenza, competitività, libera concorrenza, in un'ottica di gestione liberale dell'economia, cioè tutelando da una parte l'impresa privata, e dall'altra l'interesse dei cittadini ad essere raggiunti dalla rete a banda larga anche nelle aree a fallimento di mercato;

2) ad attivarsi affinché i fondi strutturali europei vengano utilizzati a sostegno degli interventi necessari a sviluppare la banda larga e ultra larga su rete fissa e in fibra, wi-fi e mobile, anche nelle citate aree a fallimento di mercato;

3) a raggiungere con i mezzi ritenuti più idonei gli obiettivi dell'Agenda digitale europea 2020;

4) a prevedere la costituzione di una società partecipata dello Stato, nella quale concorrano operatori pubblici e privati, con l'obiettivo di sostenere la realizzazione della rete a banda larga e ultra larga in tutte le aree del Paese;

5) a valutare l'opportunità di ridefinire la gestione dell'Agenda digitale, in modo da rivedere obiettivi, ruoli ed azioni, cosicché si possa procedere alla rapida adozione dei decreti attuativi mancanti;

6) a perseguire gli obiettivi prefissati dalla Strategia italiana per la Banda Ultra Larga (BUL) e per la crescita digitale 2014-2020, in maniera da colmare il divario tra l'Italia e gli altri Paesi dell'Eurozona.