Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00272
Azioni disponibili
Atto n. 1-00272
Pubblicato il 11 giugno 2014, nella seduta n. 259
ZANDA , SACCONI , ZELLER , ROMANO , SUSTA , FINOCCHIARO , CASINI , LATORRE , RUSSO , TONINI , VATTUONE , LO MORO , COMPAGNA , DI GIORGI
Il Senato,
premesso che:
l'operazione «Mare nostrum» è stata avviata il 18 ottobre 2013 nel mar Mediterraneo meridionale dal Governo Letta, a seguito del drammatico naufragio - solo uno di una tragica serie - in cui avevano perso la vita, nelle acque di Lampedusa, 366 migranti; l'operazione, nata con l'intento prioritario di salvaguardare la vita umana in mare, ma anche con quello di intercettare i responsabili del traffico illegale di migranti e di perseguirli, si è palesata quale unica misura emergenziale idonea nel breve periodo a scongiurare il pericolo che l'ondata migratoria, riversandosi principalmente verso il nostro Paese, potesse determinare, in assenza di idonei dispositivi di vigilanza e di pattugliamento delle acque, ulteriori sciagure;
su tale inevitabile decisione ha finito per pesare anche la sostanziale trasformazione del fenomeno immigratorio, che ha trovato un formidabile fattore di spinta nelle immani tragedie che hanno sconvolto alcuni Paesi del Nord Africa e della fascia sub-sahariana, e che hanno interessato anche la Siria, innescando contraccolpi politico-istituzionali tali da indebolire notevolmente anche la stessa capacità di coinvolgere le autorità dei Paesi di origine e di transito dei flussi, attraverso accordi di cooperazione anche bilaterale, nelle misure di contenimento del fenomeno, come peraltro testimonia l'evoluzione negativa della vicenda libica;
il dispositivo dell'operazione «Mare nostrum» è di evidente imponenza e vede impiegato il personale e i mezzi navali ed aerei della Marina militare, dell'Aeronautica militare, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza, della Capitaneria di porto nonché il personale della Polizia di Stato imbarcato sulle unità della Marina militare e di tutti i corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare;
benché gli assetti operativi interforze operino in sinergia con Frontex, e con Eurosur, e, dunque, sotto l'egida dell'Unione europea, «Mare nostrum» può considerarsi, nella sostanza, un'operazione di cui si fa integralmente carico il nostro Paese;
gli eccezionali risultati ottenuti sono attestati dall'evidenza numerica dei dati: ad oggi sono stati soccorsi dalla Marina militare poco più di 39.000 migranti, a seguito di 223 eventi di sbarco, e sono stati conseguiti risultati significativi nella repressione del fenomeno del traffico di migranti, in virtù dell'arresto e della denuncia all'autorità giudiziaria di circa 200 scafisti. È agevolmente presumibile che, in assenza dell'imponente sforzo da parte dell'Italia, si sarebbe assistito a perdite di vite umane ancora più imponenti di quelle che si sono verificate anche di recente, come testimoniato dalle notizie giunte il 14 maggio 2014 sull'ennesima sciagura avvenuta alle porte del nostro Paese;
la comunità internazionale e l'Unione europea non possono certo considerare l'operazione «Mare nostrum» come rivolta a esclusivo beneficio del nostro Paese, ed è ormai entrata nel sentire comune delle forze politiche e dell'opinione pubblica la necessità che l'Italia, come ogni altro Paese del Mediterraneo meridionale che abbia un confine marittimo che sia anche porta d'ingresso in Europa, non venga lasciata sola nelle attività di gestione della frontiera comune e si giunga a individuare soluzioni più eque e più in sintonia con i principi solidaristici alla base della costruzione europea;
considerato che:
lo scenario internazionale non fa presagire alcun rallentamento dei flussi migratori nel Mediterraneo. Lo stesso Ministro dell'interno, nel corso dell'audizione del 28 maggio 2014 al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, ha asserito che, al netto della doverosa cautela derivante dalla variabilità dei fattori che possono incidere sulla dimensione quantitativa dei flussi migratori, "è un dato di fatto che, con l'accentuarsi dell'instabilità politica del Nord Africa e della situazione di frammentarietà che ha caratterizzato le condizioni della Libia, ancora priva di un interlocutore di Governo affidabile, i fattori di pushing immigration restano attestati su valori molto alti." È ragionevole, pertanto, prevedere che, per il 2014, il trend degli sbarchi continui ad essere in forte crescita e che proseguano, pertanto, le gravissime difficoltà di gestione, come confermato, del resto, dal salvataggio di circa 5.000 migranti avvenuto soltanto nell'ultima settimana;
l'operazione «Mare nostrum», comportando l'impiego di un gran numero di dispositivi aero-navali e di unità di personale, ha costi elevatissimi, che, sempre secondo fonti del Governo, sarebbero pari a oltre 9 milioni di euro mensili; tali costi incidono esclusivamente sulle ordinarie disponibilità iscritte al bilancio del Ministero della difesa e risultano ben più gravosi degli esborsi connessi ai normali pattugliamenti;
è finanziariamente insostenibile per l'Italia continuare a gestire in solitudine l'emergenza umanitaria affrontata con «Mare nostrum», tanto più nell'attuale situazione di grave, perdurante difficoltà della finanza pubblica;
il Governo ha chiesto, con forza e a più riprese, che l'Italia fosse adeguatamente sostenuta nel suo sforzo dall'Unione europea e dai suoi organismi, in applicazione del principio di burden sharing, interpretato anche nel senso di equa suddivisione dei pesi economici derivanti dall'impatto del fenomeno immigratorio;
in questa logica non sono mancate le richieste alle competenti autorità di Bruxelles per stimolare un maggiore coinvolgimento di altri Paesi nelle operazioni di pattugliamento delle acque del Mediterraneo e di protezione delle frontiere esterne, ravvisandone la doverosità alla luce della constatazione che il rafforzamento delle attività di vigilanza dei confini marittimi dell'Unione, molto più onerose in termini di risorse umane e materiali, è avvenuto in parallelo al processo di abolizione dei controlli all'interno del sistema Schengen, e che a beneficiarne sono soprattutto gli Stati membri del Nord Europa, che rappresentano spesso la reale meta del viaggio del migrante;
tuttavia, le risposte fornite dall'Unione europea e dai Paesi membri alle istanze italiane si sono rivelate fin qui deludenti e comunque non in linea con le aspettative, alimentando l'impressione che la questione migratoria non venga ancora considerata fino in fondo nelle sue dimensioni di fenomeno epocale, tale da richiedere un impegno strategico delle istituzioni europee;
anche se siamo certi che in occasione del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea la questione migratoria sarà posta al centro dell'agenda dei lavori e che verrà attivata ogni necessaria iniziativa nell'auspicata direzione di una presa di coscienza della complessità del fenomeno e della necessità di una vera risposta comunitaria, siamo altrettanto certi che il prosieguo dell'operazione Mare nostrum determina criticità non più rinviabili;
oltre all'esorbitante onerosità del dispositivo, è di tutta evidenza che la stessa operazione, al di là dei suoi indubbi meriti umanitari, ponga già ora un problema di superamento, sembrando una misura-tampone e di corto respiro strategico, inevitabilmente insufficiente a fronteggiare il carattere non più emergenziale ma strutturale del fenomeno,
impegna il Governo:
1) a verificare ogni necessaria iniziativa che possa consentire il superamento dell'operazione Mare nostrum, che è stata una doverosa e positiva risposta emergenziale ma che non può in alcun modo costituire la soluzione definitiva di questo drammatico problema;
2) ad evidenziare, nell'ambito del Consiglio europeo, come il nostro Paese sostenga una pressione migratoria straordinariamente elevata, favorita da organizzazioni criminali, e come questa situazione debba essere affrontata con azioni comuni di governo del fenomeno da parte dell'Unione europea;
3) ad agire con estrema urgenza nelle idonee sedi europee ed internazionali, al fine di realizzare un'azione congiunta della comunità internazionale, che permetta: di farsi carico della stabilizzazione della Libia, anche attraverso una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'invio di una forza di supporto all'autorità legittima e di disarmo delle milizie; in questo quadro, di organizzare in Libia strutture di accoglienza e identificazione dei rifugiati e di promuovere azioni di prevenzione e contrasto del trasporto illegale già nei luoghi di partenza anche attraverso il pattugliamento della costa;
4) a sostenere a livello europeo, in particolare con l'avvio del semestre di presidenza italiano dell'Unione europea, la predisposizione di un piano europeo di accoglienza e inserimento nei diversi Paesi di destinazione di migranti, richiedenti asilo e protezione, nonché di trasporto sicuro nella traversata del Mediterraneo e poi nel raggiungimento delle destinazioni finali spesso diverse dall'Italia, anche attraverso la revisione delle norme del regolamento (UE) n. 604/2013 (cosiddetto Dublino III);
5) ad attuare, fin dall'avvio del semestre di presidenza europea, ogni iniziativa utile ed efficiente che preveda, anche attraverso un ruolo più attivo e incisivo di FRONTEX ed un maggiore coinvolgimento degli assetti operativi di altri Paesi UE, un alleggerimento della posizione italiana, sotto ogni profilo, compreso quello dell'accoglienza, del sostentamento economico del migrante e degli oneri finanziari complessivi;
6) a chiedere ai partner europei che in tutti i Paesi di origine o di transito dei richiedenti protezione siano aperti presidi dell'Unione europea per un preventivo screening delle domande e per evitare che essi possano cadere nelle mani di organizzazioni criminali;
7) a porre in essere ogni consentita azione, anche sul piano bilaterale, per stringere accordi di cooperazione con i Paesi terzi da cui provengono o dove transitano i migranti diretti in Europa;
8) a supportare in maniera incisiva gli enti locali che sostengono la gran parte degli oneri di accoglienza.