Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00466

Atto n. 3-00466 (in Commissione)

Pubblicato il 6 novembre 2013, nella seduta n. 136
Svolto nella seduta n. 60 della 9ª Commissione (04/06/2014)

GAETTI , DONNO , CASALETTO , CANDIANI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

il prezzo del maiale italiano è sotto i livelli abituali del periodo, oltre che sensibilmente sottocosto. Ciò comporta gravi rischi per la zootecnia suina, patrimonio di eccellenza economica in un passato non troppo lontano, e presupposto assolutamente indispensabile alla filiera del valore di circa 18 miliardi di euro, che occupa circa 70.000 addetti (fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 2011);

pertanto, a parere degli interroganti, è opportuno che la politica si interessi al problema, mantenendosi assolutamente neutrale tra gli attori contendenti del mercato, impedendo situazioni distorsive e speculative;

il mercato suinicolo italiano è regolato in modo insolito rispetto al resto del mondo. Da almeno 15 anni la quasi totalità delle compravendite è regolata da contratti annuali che definiscono la qualità della merce (maiali), il quantitativo oggetto della compravendita, i tempi e i modi di consegna e di pagamento ed infine un premio, che normalmente oscilla tra i 5 e i 12 centesimi, aggiunto al prezzo che viene determinato settimanalmente dalla borsa di riferimento. Oggi per lo più si utilizza la borsa CUN (Commissioni uniche nazionali per la quotazione dei suini) o quella di Modena;

la borsa CUN è un accordo privato tra le associazioni degli allevatori e i macellatori coordinato dal Ministero e prevede la possibilità 6-8 volte all'anno della mancata quotazione in caso di non riuscito accordo. In caso di "non quotato" le parti sono libere dagli obblighi contrattuali. La borsa di Modena è invece una tradizionale borsa merci gestita dalla locale Camera di commercio dove in caso di mancato accordo tra le parti il prezzo è garantito da una commissione arbitrale (deputazione);

a giudizio degli interroganti l'avere predeterminato vendite e acquisti è assai discutibile in termini di utilità, soprattutto per il soggetto meno forte come gli allevatori, ma il pericolo maggiore all'interno del meccanismo contrattuale è rappresentato dai tempi di consegna;

precedentemente il mercato suinicolo italiano tradizionalmente aveva un ciclo settimanale: consegne e pagamenti venivano regolati settimana dopo settimana mentre oggi i tempi di pagamento si sono allungati così come i tempi di consegna che possono arrivare sino a 3 settimane. In altri termini un macello può acquistare 100 maiali e macellarne solo 50 tenendo di "scorta" i rimanenti. Questo meccanismo consente quindi ai macelli dopo 2 settimane di avere la disponibilità di 100 maiali che consente loro, la terza settimana, di essere coperto nelle proprie necessità. Quindi se, nell'occasione, il mercato CUN non quotasse il singolo macello potrebbe non ritirare nessun maiale;

tale procedura ha sempre un effetto dirompente sul mercato provocando timore e un conseguente massiccio quantitativo di vendite con un effetto depressivo sul prezzo che inevitabilmente scende;

il calo quasi sempre ha una dinamica che prescinde dal vero rapporto tra domanda e offerta, rapporto che trova riscontro dal dato del peso medio. Ad esempio nella 37esima settimana (picco massimo) il prezzo del maiale era 1,815 euro ed il peso medio di 166,3 chilogrammi; nella 44esima settimana il prezzo è stato fissato a 1,425 euro (con un calo di 39 centesimi, pari al 21,48 per cento), mentre il peso medio è risultato 171,1 chilogrammi (con un aumento di 4,8 chilogrammi, pari al 2,88 per cento);

in altri termini accade ciò che avviene nei mercati azionari con il meccanismo delle vendite allo scoperto;

risulta agli interroganti che nel 2013 questo "furbo" procedimento è già stato attuato per due volte, comportando un effetto disastroso sul tessuto allevatoriale e non rispondendo a nessuna logica reale di mercato,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

se non ritenga necessario avviare un tavolo di confronto tra allevatori e macellatori;

quali urgenti iniziative, anche normative, intenda assumere per contenere le manovre speculative limitando i tempi di ritiro dei maiali acquistati alla settimana di riferimento;

quali iniziative intenda infine adottare al fine di prevedere un adeguato meccanismo di controllo che permetta di incrociare i dati dei contratti (quantitativi acquistati) con i dati delle macellazioni effettive, derivanti dal servizio veterinario.