Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00562

Atto n. 1-00562

Pubblicato il 14 febbraio 2012, nella seduta n. 674
Esame concluso nella seduta n. 687 dell'Assemblea (07/03/2012)

DI NARDO , BELISARIO , GIAMBRONE , BUGNANO , CAFORIO , CARLINO , DE TONI , LI GOTTI , LANNUTTI , MASCITELLI , PARDI , PEDICA

Il Senato,

premesso che:

il settore ippico sta vivendo una fase di crisi, caratterizzata da aspetti tra loro diversificati e spesso contrastanti, che tuttavia, avendo ciascuno una specifica valenza non solo economica ma anche sociale, devono essere affrontati in modo approfondito e con l'attenzione che meritano. In particolare, la crisi del settore dell'ippica, con la conseguente chiusura di numerosi ippodromi presenti sul territorio italiano, sta mettendo a rischio il futuro di 50.000 addetti ai lavori e di circa 15.000 cavalli;

i tagli da ultimo operati anche dal Governo Monti hanno causato un drastico calo dei finanziamenti dedicati al settore, con cifre da destinare all'ippica che nel 2012 passeranno da 150 milioni a 40 milioni di euro;

sono note le criticità strutturali, gestionali e finanziarie dell'ex UNIRE (Unione nazionale incremento razze equine), oggi trasformato in Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI), la quale ormai destina a corse, allevamento e gestione degli ippodromi sempre meno risorse;

a giudizio dei proponenti lo Stato è in parte colpevole del fallimento del settore ippico a causa di una gestione scellerata dei monopoli, che favoriscono il gioco d'azzardo. Il crollo delle scommesse (26 per cento) più il taglio (del 43 per cento) al montepremi sta quindi mettendo in agitazione la categoria. L'ultimo colpo al settore è arrivato con l'autorizzazione da parte dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) alle corse virtuali, che sposteranno le scommesse dagli ippodromi alle sale giochi;

sono state particolarmente accese le contestazioni da parte degli operatori del settore, contro i tagli dell'UNIRE-ASSI e contro gli sprechi del Ministro pro tempore Saverio Romano;

considerato che:

quanto esposto in premessa apre preoccupazioni e proteste su un doppio fronte, relativo, da una parte, alla protezione degli animali e, dall'altra, alla tutela dei lavoratori;

diverse associazioni animaliste hanno espresso il proprio parere sui possibili futuri sviluppi della situazione tenendo presenti differenti ambiti e prospettive, tra cui il pericolo di infiltrazione della criminalità nell'organizzazione di corse clandestine, i rischi per la salute derivanti dalla commercializzazione di carne proveniente da cavalli allevati per essere destinati a pratiche sportive e non al macello e la necessità di proteggere i cavalli dal rischio di strumentalizzazione da parte del settore ippico;

l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) ha emesso un comunicato stampa ufficiale in cui esprime la propria preoccupazione non soltanto per la mancanza di assistenza e di cure per i cavalli a seguito della chiusura degli ippodromi, ma anche e soprattutto per i pericoli che potrebbero ruotare attorno alla macellazione clandestina. Sui cavalli penderebbe una vera e propria condanna a morte condotta, tra l'altro, per vie completamente illegali da parte della criminalità organizzata;

vi sono poi anche rischi per la salute di tutti i consumatori di carne equina, che si troverebbero ad acquistare un prodotto il cui consumo sarebbe pericoloso in quanto agli esemplari destinati a corse e competizioni vengono somministrate sostanze farmacologiche altamente dannose per l'uomo;

secondo i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale zoomafia della Lega anti vivisezione (LAV), il giro d'affari che ruota attorno a corse clandestine e truffe all'interno del settore ippico raggiunge annualmente la cospicua somma di 1 miliardo di euro, cifra derivante da affari criminosi che hanno portato a migliaia di sequestri di cavalli e denunce nel corso dell'ultimo decennio;

considerato altresì che:

la Corte di giustizia della Comunità europea, con sentenza del 13 settembre 2007, facendo seguito al ricorso della Commissione europea, relativamente al fatto che l'Italia aveva rinnovato 329 concessioni per l'esercizio delle scommesse ippiche senza previa gara d'appalto, venendo così meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del Trattato CE, ha sancito la violazione, da parte del nostro Paese, del principio generale di trasparenza nonché dell'obbligo di garantire un adeguato livello di pubblicità; ciò impone all'Italia di rivedere le modalità per l'attribuzione dei diritti per l'apertura di punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione e la gestione delle scommesse ippiche, nel pieno rispetto della sentenza suindicata;

i giochi pubblici su base ippica riguardano un settore, quale appunto quello delle corse dei cavalli, in cui purtroppo è abbastanza diffuso il ricorso illegale a sostanze dopanti somministrate agli animali, per aumentarne il rendimento e le prestazioni in gara; fenomeno forse ancora sottostimato e che necessita invece di una più capillare e costante azione di contrasto e di prevenzione,

impegna il Governo:

1) ad adottare una riforma organica del settore ippico, anche prevedendo una diversa ripartizione della posta di gioco delle scommesse ippiche, nonché mettendo in atto un intervento sostanziale per la riduzione dei costi e la razionalizzazione della struttura operativa dell'Assi;

2) ad adottare ogni utile iniziativa affinché vengano eseguiti i controlli necessari ad evitare che scuderie ed allevatori senza scrupoli si lascino tentare da un facile lucro e si rendano complici di macellazioni clandestine, invece di occuparsi della ricollocazione degli equini, secondo quello che sarebbe il loro compito;

3) ad intensificare i controlli su scuderie ed ippodromi, nel timore che la criminalità organizzata possa approfittare della lamentata crisi del settore ippico, al quale lo Stato quest'anno concederà un contributo ridotto ma comunque corrispondente alla non trascurabile cifra di 235 milioni di euro;

4) ad evitare le spiacevoli conseguenze delle azioni di coloro che potrebbero essere intenzionati ad approfittare della crisi dell'ippica ufficiale, mettendo in atto provvedimenti volti in particolare:

a) ad assicurare rigorosi controlli fiscali sulle attività di compravendita dei cavalli dismessi per prevenire il loro riutilizzo in attività criminali quali le corse clandestine o le macellazioni abusive;

b) a prevedere il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti all'ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine e gioco d'azzardo, anche attraverso l'adozione di misure di polizia, personali e reali, nei confronti di coloro che si ritiene, sulla base di elementi di fatto, siano abitualmente dediti alle corse clandestine e ai traffici delittuosi connessi, e di coloro che, per la condotta e il tenore di vita, si ritiene, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose connesse alla corse clandestine;

c) a riconoscere ai cavalli lo status di animali d'affezione adottando così una reale misura di tutela nei loro confronti;

d) a prevedere la destinazione di una quota percentuale delle somme provenienti dalle scommesse ippiche al fine di aumentare e rendere effettivamente efficaci i controlli veterinari nell'ambito delle corse dei cavalli e comunque per tutte quelle attività sportive nelle quali questi animali vengono utilizzati;

5) a promuovere l'introduzione di disposizioni volte a prevedere una sanzione delittuosa per chi organizza o partecipa a corse clandestine (attualmente il codice della strada di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992 prevede una mera sanzione amministrativa, di fatto la sola corsa non costituisce reato; la censura penale può arrivare solo se viene violato l'articolo 544-quinquies del codice penale che punisce l'organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l'integrità fisica, sanzione peraltro finora scarsamente applicata).