Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00973
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Atto n. 3-00973
Pubblicato il 21 febbraio 2024, nella seduta n. 161
ZAMPA, BOCCIA, FINA, CAMUSSO, FURLAN, ZAMBITO - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
secondo il rapporto SVIMEZ “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato il 7 febbraio 2024 in collaborazione con “Save the Children”, sono evidenti i divari tra Nord e Sud nella qualità dei sistemi sanitari regionali e nella conseguente “scelta” di molti cittadini del Mezzogiorno di ricevere assistenza nelle strutture sanitarie del Centro e del Nord, soprattutto per curare le patologie più gravi;
Save the Children ha evidenziato come i divari territoriali siano evidenti già a partire dalla nascita e, nonostante il servizio sanitario nazionale sia un’eccellenza per la cura dei bambini, sia dal punto di vista delle professionalità che dell’universalità di accesso alle cure, le disuguaglianze territoriali sono molto accentuate: infatti, secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) è di 1,8 decessi ogni 1.000 nati vivi in Toscana, ma quasi il doppio in Sicilia (3,3) e più che il doppio in Calabria (3,9);
i divari territoriali sono aumentati anche a causa del sottofinanziamento del SSN (in media 6,6 per cento del PIL contro il 9,4 per cento di Germania e l’8,9 per cento di Francia), a fronte di un contributo privato comparativamente elevato (24 per cento della spesa sanitaria complessiva, quasi il doppio di Francia e Germania);
infatti, come già evidenziato nel corso dell’esame della legge di bilancio per il 2024, a giudizio degli interroganti le fantomatiche “misure per il potenziamento del sistema sanitario” ivi previste, lungi dal comportare un reale rafforzamento del SSN, consistono in pochi interventi parziali privi di una visione d’insieme e di un disegno lungimirante e privilegiano i privati accreditati, a conferma della volontà del Governo di “destrutturare” il sistema sanitario pubblico a favore di quello privato;
dai dati regionalizzati di spesa sanitaria risultano livelli di spesa per abitante mediamente più contenuti nelle regioni meridionali: a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro);
secondo il rapporto SVIMEZ, il Mezzogiorno, sulla base degli indicatori BES (benessere equo e sostenibile) sulla salute, è l’area del Paese caratterizzata dalle peggiori condizioni di salute: gli indicatori relativi alla speranza di vita mostrano un differenziale territoriale marcato e crescente negli anni, c’è meno prevenzione oncologica e più mobilità sanitaria (il 22 per cento dei malati oncologici del Sud si fa curare al Nord);
il rapporto evidenzia inoltre come l’autonomia differenziata in ambito sanitario aggraverà le disuguaglianze interregionali: sulla base delle risultanze del Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, in particolare, tutte le Regioni a statuto ordinario potrebbero richiedere il trasferimento di funzioni, risorse umane, finanziarie e strumentali ulteriori rispetto ai LEA in un lungo elenco di ambiti: gestione e retribuzione del personale, regolamentazione dell’attività libero-professionale, accesso alle scuole di specializzazione, politiche tariffarie, valutazioni di equivalenza terapeutica dei farmaci, istituzioni e gestione di fondi sanitari integrativi;
di conseguenza, “la concessione di ulteriori forme di autonomia potrebbe determinare ulteriori capacità di spesa nelle Regioni ad autonomia rafforzata, finanziate dalle compartecipazioni legate al trasferimento di funzioni e, soprattutto, dall’eventuale extra-gettito derivante dalla maggiore crescita economica”;
tutto ciò, in un contesto in cui i LEA non hanno copertura finanziaria integrale a livello nazionale e 5 delle 8 Regioni del Mezzogiorno risultano inadempienti, “determinerebbe una ulteriore differenziazione territoriale delle politiche pubbliche in ambito sanitario e la sperequazione finanziaria tra SSR, nonché le disuguaglianze interregionali nelle condizioni di accesso al diritto alla salute”;
secondo Cartabellotta, presidente della fondazione “Gimbe”, “Il nostro SSN è ormai profondamente indebolito e segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali. E con l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità si legittimerà normativamente la ‘frattura strutturale’ Nord-Sud: il meridione sarà sempre più dipendente dalla sanità del Nord, minando l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute. Uno scenario già evidente: su 14 Regioni adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata) e tutte a fondo classifica mentre la fuga per curarsi verso il Nord vale € 4,25 miliardi”;
quindi l’autonomia differenziata è “inevitabilmente” destinata ad amplificare le diseguaglianze del sistema sanitario nazionale e i divari territoriali, già presenti in materia sanitaria (e non solo) nel nostro Paese, in violazione del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla salute, fino a creare quello che la fondazione Gimbe ha definito, in un rapporto del 2023, “il regionalismo differenziato in sanità”,
si chiede di sapere quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo rispetto alle gravi e circostanziate considerazioni del rapporto SVIMEZ e della fondazione Gimbe riguardo alla concreta probabilità che gli inaccettabili divari territoriali, già esistenti nel nostro Paese nella qualità dei sistemi sanitari regionali e nell’accesso alle cure, possano ulteriormente aumentare, a causa dell’autonomia differenziata, fino a creare fratture e disuguaglianze difficilmente sanabili.