Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00177

Atto n. 3-00177

Pubblicato il 31 gennaio 2023, nella seduta n. 34
Svolto il 4 maggio 2023 nella seduta n. 65 dell'Assemblea

SCALFAROTTO - Al Ministro della giustizia. -

Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

a gennaio 2023 è stato assolto in via definitiva Marco Sorbara ex assessore comunale di Aosta e consigliere regionale della Valle d'Aosta, la cui brillante carriera, secondo gli inquirenti, si sarebbe dovuta imputare all'appoggio delle cosche di 'ndrangheta insediatesi nel territorio valdostano;

la sua assoluzione si è avuta dopo una condanna in primo grado e l'assoluzione in appello, all'esito di un ricorso della Procura generale di Torino contro cui si è espresso persino il procuratore generale della Cassazione;

essa è avvenuta dopo una custodia cautelare di ben 909 giorni (quasi due anni e mezzo), di cui 214 in cella (45 in isolamento) e quattro anni di processi, un vero e proprio calvario iniziato il 22 gennaio 2019, giorno dell'arresto di Sorbara;

l'assoluzione, secondo la Corte di cassazione, si deve alla totale assenza di qualsiasi tipo di "arruolamento di Marco Sorbara tra i politici stabilmente 'satelliti' del sodalizio attraverso un decisivo appoggio elettorale", come invece accusava la Procura, anche perché, analizzando l'attività politica di Sorbara, i giudici di appello non hanno trovato "irregolarità di sorta e men che meno foriere di poter sortire sviluppi in sede penale o di giustizia contabile";

il sostegno della 'ndrangheta alla vita politica di Sorbara è stato smentito anche dalle intercettazioni relative alla campagna elettorale per le amministrative 2015, dalle quali è emerso come il nome dell'ex assessore non fosse mai comparso;

fondamentale per addivenire all'assoluzione, infatti, è stata la ricostruzione integrale delle intercettazioni effettuate dagli inquirenti, che sarebbero state, invece, depurate di elementi a suo favore, attraverso un loro utilizzo arbitrario ed artato;

sono numerosi i casi in cui la custodia cautelare è derivata da un utilizzo artificioso o da un errore nell'interpretazione, nell'utilizzo o trascrizione delle intercettazioni, come quello di Carlo Salti (6 mesi di carcere e 10 anni di processi), Francesco Raiola (21 giorni carcere, 120 di domiciliari e 4 anni di processi); Nicola Marcozzi (28 giorni di domiciliari), Roberto Giammattei (70 giorni di domiciliari), per citare solo i casi più noti;

in Italia dal 1992 al 2021 si sono avuti più di 30.000 casi di ingiusta detenzione (circa 1.000 all'anno), comportando una spesa statale per gli indennizzi pari a circa 820 milioni di euro, con una media di 27,3 milioni di euro annui, totalmente a carico dello Stato e, dunque, dei cittadini;

gli errori giudiziari, nel medesimo lasso temporale, si attestano a 214, con una media di 7 all'anno, per una spesa in risarcimenti pari a più di 76 milioni di euro (circa 2 milioni e mezzo di euro annui);

le dichiarazioni del Ministro in indirizzo rassicurano circa l'avvio di una nuova stagione di garantismo coerente con i canoni costituzionali, del diritto europeo e internazionale, ma la sedimentazione di un modus operandi che vede nell'utilizzo fazioso delle intercettazioni un vero e proprio strumento di condanna (non solo mediatica o preventiva, come nel caso di Sorbara) richiede risposte chiare e sollecite,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative voglia adottare per scongiurare e prevenire l'utilizzo artificioso e arbitrario delle intercettazioni e uniformare il loro utilizzo a estrema cautela, nonché per prevedere l'applicazione della custodia cautelare quale soluzione di ultima istanza del sistema processuale penale, a presidio del principio costituzionale della presunzione d'innocenza.