Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00159
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Atto n. 3-00159
Pubblicato il 25 gennaio 2023, nella seduta n. 32
MURELLI, ROMEO - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
la vicenda del neonato deceduto a Roma all'ospedale "Pertini", soffocato nel letto della madre dopo essere stato allattato, sul quale la magistratura sta indagando, ha fatto emergere il dibattito sul rooming-in, ossia la pratica che consiste nel portare il bambino appena nato nella sua culla in stanza con la madre, in modo che possa restare insieme a lei;
tale triste accaduto ha portato alla memoria di molte donne i primi giorni dopo il parto, invero nei commenti alla notizia sono decine le testimonianze di donne che raccontano che, nonostante il rooming-in sia una pratica volontaria, non sia stata offerta loro alcuna alternativa;
il modello del rooming-in viene promosso dalle principali istituzioni internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità, e nazionali, come il Ministero della salute, anche per quanto riguarda il corretto avvio all'allattamento al seno. A tal punto che il rooming-in è stato inserito, come riporta la dichiarazione congiunta tra OMS e UNICEF, tra i 10 passi fondamentali per il successo dell'allattamento. Ogni punto nascita e di assistenza al neonato dovrebbe, infatti, praticare il rooming-in e permettere alla madre e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale;
il modello organizzativo del rooming-in viene suggerito in quanto propone alla madre una formazione sulle cure da dedicare al neonato per affrontare al meglio le difficoltà e per rilevare in maniera tempestiva eventuali segni patologici;
tuttavia, risulta una buona pratica quando alla madre si affianca una figura di supporto, il partner o un'altra persona della famiglia, che possa alternarsi nella cura del neonato e offrire sostegno e riposo alla neo mamma, congiuntamente ad un valido e pronto sostegno del personale infermieristico nella presa in carico del bambino, specie nei casi in cui le condizioni personali e cliniche materne e del neonato non le permettano una precoce gestione autonoma del figlio. Viceversa questa modalità di gestione può diventare controproducente qualora la madre avesse necessità di riposare o riprendersi da un parto difficile o da un intervento chirurgico. In questi casi, infatti, il rooming-in dovrebbe essere interrotto per garantire alla mamma gli adeguati tempi di recupero;
le restrizioni dovute alla pandemia che hanno avuto un impatto notevole sulle neo mamme, in termini di assenza di accompagnamento, avrebbero dovuto far propendere per un sistema alternativo al rooming-in, individuando così come modello quello per cui il neonato resta al nido a cura delle infermiere, ostetriche, puericultrici o personale dedicato e viene accompagnato dalla madre ogni intervallo di ore per essere nutrito,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno predisporre gli opportuni accertamenti in ordine all'episodio accaduto presso l'ospedale Pertini" di Roma e individuare delle opportune soluzioni al fine di stabilire un modello di rooming-in che preveda un'assistenza continua della madre e prescriva obbligatoriamente il modello del nido nelle ipotesi in cui, come quella odierna della pandemia da COVID-19, non sia possibile l'ingresso di familiari e dunque l'assistenza continua della neo mamma, al fine di evitare gravi conseguenze in tema di sanità come quella che si è appena perpetrata, affinché sia pienamente tutelata la salute fisica e psicologica delle neo mamme e dei neonati.