Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00276

Atto n. 1-00276

Pubblicato il 21 luglio 2020, nella seduta n. 242
Esame concluso nella seduta n. 242 dell'Assemblea (21/07/2020)

CENTINAIO , BERGESIO , SBRANA , VALLARDI , ALESSANDRINI , ARRIGONI , AUGUSSORI , BAGNAI , BORGHESI , BOSSI Simone , BRIZIARELLI , BRUZZONE , CAMPARI , CANDIANI , CANTU' , CASOLATI , CORTI , DE VECCHIS , FREGOLENT , IWOBI , LUCIDI , LUNESU , MARIN , MONTANI , NISINI , PAZZAGLINI , PELLEGRINI Emanuele , PEPE , PERGREFFI , PIANASSO , PILLON , PUCCIARELLI , RICCARDI , RIPAMONTI , RIVOLTA , RUFA , SAPONARA , SAVIANE , STEFANI , TOSATO , URRARO , VESCOVI , ZULIANI

Il Senato,

premesso che:

il glifosato è una sostanza diserbante il cui processo di revisione nell'Unione europea, sulla base del parere della European food safety agency (EFSA), si è concluso, con il regolamento (UE) n. 2017/2324 del 15 dicembre 2017, con il rinnovo del suo utilizzo per 5 anni, per cui la sostanza è oggi in commercio in tutti i Paesi dell'Unione europea;

il sistema europeo di autorizzazione e di controllo degli agrofarmaci è il più stringente al mondo, pertanto, se un fitofarmaco è regolarmente in commercio nell'Unione europea, vuol dire che dal sistema di analisi europeo non è emerso alcun elemento concreto che ne giustifichi la messa al bando;

i controlli effettuati dall'EFSA a livello comunitario su 48.000 campioni indicano che il 97,2 per cento dei prodotti alimentari analizzati (valore che sale al 98,6 per cento per l'Italia) presenta valori dei residui al di sotto delle soglie di legge e, pertanto, sono da ritenersi sicuri per il consumatore;

l'Italia dispone di una legislazione molto restrittiva circa l'autorizzazione e l'impiego dei fitofarmaci, caratterizzata soprattutto da norme che ne impongono l'uso limitato a quanto strettamente necessario per garantire la sicurezza alimentare ed elevati standard quantitativi e qualitativi delle produzioni agroalimentari;

il decreto 9 agosto 2016 del Ministero della salute, in linea con le decisioni europee (regolamento di esecuzione n. 2016/1313 del 1° agosto 2016), ha modificato le condizioni di impiego della sostanza glifosato; attualmente le limitazioni riguardano: a) l'uso non agricolo su suoli che presentano una percentuale di sabbia superiore all'80 per cento nelle aree vulnerabili e nelle zone di rispetto; b) l'uso nelle aree frequentate dalla popolazione quali parchi, giardini, campi sportivi ed aree ricreative, cortili e aree verdi all'interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie; c) l'uso in pre-raccolta al solo fine di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura;

competente al fine dei controlli sull'immissione in commercio e sull'utilizzazione dei prodotti fitosanitari, è anche il dipartimento dell'Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L'Ispettorato svolge in particolare i controlli sulle importazioni di prodotti dai Paesi terzi, monitorando l'arrivo delle navi nei porti e svolgendo direttamente le analisi su circa 300 principi attivi. Nel 2019 sono stati svolti circa 2.000 controlli sui cereali, con 1.785 operatori controllati, rilevando un tasso di irregolarità sui prodotti dell'8,7 per cento dovuto in primo luogo ad errate etichettature;

l'entrata in vigore delle limitazioni all'uso del glifosato, attuate in Italia con il citato decreto ministeriale del 9 agosto 2016, non ha portato alla disapplicazione dei limiti vigenti, bensì a limitare l'impiego del glifosato nelle coltivazioni nazionali;

i dati a disposizione del Ministero della salute evidenziano che dai controlli condotti dagli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF), nell'ambito di un piano di campionamento conoscitivo disposto dal medesimo Ministero per la ricerca del glifosato, tutti i campioni analizzati presentano valori per residui di glifosato conformi al limite di 10 milligrammi al chilogrammo previsti dalla vigente normativa;

gli orientamenti degli Stati europei in merito all'impiego del glifosato nella fase immediatamente successiva alla data del 2022, che coincide con la scadenza del permesso di 5 anni, non sono uniformi; la stessa Commissione europea ha designato 4 Stati membri (Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia) come correlatori della valutazione dell'uso del glifosato, che dovranno presentare entro il mese di giugno 2021 un rapporto di valutazione ai fini del rinnovo all'EFSA, per l'espressione da parte di quest'ultima del parere scientifico; si segue quindi un principio di precauzione;

dopo la scelta dell'Austria di non vietare l'uso dell'erbicida, il Lussemburgo ha deciso di bandirlo già dal 2021. In Francia, nonostante un investimento pubblico da 400 milioni di euro, il piano, denominato "Ecophyto", che mira a ridurre del 50 per cento i fitofarmaci in agricoltura entro il 2025, non è ancora partito. Anzi, dal lancio del piano nel 2008, l'uso dei fitofarmaci è aumentato del 12 per cento, secondo i dati presentati dalla Corte dei conti al Governo francese. Dopo una lieve diminuzione nel 2017, le vendite sono salite del 10 per cento per i soli prodotti a base di glifosato;

le diverse posizioni assunte dai Paesi membri riflettono la mancanza di un giudizio univoco da parte del mondo scientifico sui rischi per la salute pubblica legati all'impiego del glifosato; le analisi adottate dalle autorità di controllo competenti sulle prove disponibili hanno prodotto una netta spaccatura di pareri in merito all'eventuale nocività dell'erbicida, scatenando un acceso dibattito sulla chiarezza degli stessi metodi di ricerca utilizzati, tanto da spingere la stessa Unione europea a varare un nuovo regolamento per aumentare la trasparenza dei test scientifici dell'EFSA;

lo scorso gennaio 2020, l'Environmental protection agency statunitense (EPA), nella sua "Interim registration review decision", ovvero nell'ulteriore valutazione del rischio, ha concluso il suo parere scientifico affermando che non vi sono motivi di preoccupazione quanto a rischi di tipo alimentare per alcun segmento della popolazione, neanche seguendo le ipotesi più prudenziali applicate nelle valutazioni (ad esempio: residui al massimo livello di tollerabilità, applicazione diretta dell'acqua e trattamenti sul 100 per cento delle colture); l'Agenzia ha quindi concluso il rapporto dichiarando che non sussistono rischi né di tipo professionale né per gli astanti non occupazionali;

oltre all'EFSA, anche l'ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha concluso che la molecola è sicura;

è opportuno tuttavia considerare che, in generale, molecole e principi attivi vanno sempre utilizzati con metodo e moderazione e l'utilizzo del glifosato è, ad oggi, necessario in agricoltura su svariate colture per ottenere buoni risultati, tenendo conto che normalmente per ogni ettaro coltivato si diserba solo il 20 per cento e che la sostanza può essere irrorata solo quando effettivamente indispensabile; inoltre le modalità di utilizzo a livello dell'Unione europea del glifosato sono diverse rispetto a Paesi terzi quali USA, Canada e Turchia, e di gran lunga favoriscono una maggior salvaguardia e tutela dell'ecosistema, degli stessi operatori e dei consumatori;

nondimeno è indispensabile, alla luce del clima di assoluta incertezza rispetto ai futuri orientamenti che verranno adottati dall'Unione europea in merito all'uso dei fitofarmaci, che il nostro Paese predisponga fin da subito un quadro di azioni per l'impiego sostenibile della chimica e lo sviluppo di tecniche di agricoltura integrata ed alternative a quelle tradizionali;

negli anni più recenti, la disponibilità di nuove molecole ad impatto ambientale sempre più ridotto ed attive a dosi sempre più basse ha creato le condizioni favorevoli al raggiungimento di elevati livelli di sicurezza alimentare e di protezione dell'ambiente, tanto che in Italia, grazie all'impiego di sistemi innovativi di difesa delle colture, l'utilizzo dei fitofarmaci è diminuito ad un ritmo dell'1,8 per cento annuo negli ultimi 10 anni. Oltre il 70 per cento dei prodotti rientra, infatti, tra quelli meno impattanti, e meno del 4 per cento tra quelli classificati come tossici;

la riduzione dei quantitativi di fitofarmaci utilizzati in agricoltura evidenzia come già da tempo il comparto agricolo italiano si sia orientato verso un sistema di produzione integrato, in grado di coniugare le esigenze economiche del mondo agricolo con quelle ambientali e sanitarie, per lo sviluppo di un'agricoltura maggiormente sostenibile e competitiva;

accanto ai principi attivi di origine chimica ovvero di sintesi, si stanno sviluppando studi sulle sostanze di origine naturale aventi effetto erbicida derivate dalle piante officinali, come ad esempio i prodotti a base di acido pelargonico attualmente in commercio che sono ad uso hobbistico e hanno, al momento, un costo sicuramente più elevato rispetto a quelli a base chimica; data la crescente richiesta da parte del consumatore di prodotti "naturali" o biologici, è lecito aspettarsi che questa tipologia di prodotti abbia un forte sviluppo e, nel contempo, vengano ridotti i prezzi con il moltiplicarsi dell'offerta;

le piante officinali sono attualmente classificate a seconda degli usi ma in realtà non esiste una "classificazione" sui possibili usi della piante officinali, ma solo sull'"uso prevalente", tra questi l'utilizzo antiparassitario o diserbante; va prioritariamente favorita la ricerca, attraverso investimenti mirati, che metta in evidenza per le singole specie le potenzialità sulle quali indirizzare l'organizzazione di filiere produttive e che crei distretti produttivi per la produzione di prodotti naturali efficaci allo scopo,

impegna il Governo:

1) a sostenere iniziative volte ad un utilizzo più responsabile dei fitofarmaci in agricoltura permettendo al comparto di continuare a crescere e svilupparsi secondo un approccio fondato sull'uso coordinato e razionale ed ecocompatibile di tutti i fattori produttivi, in grado di coniugare le esigenze economiche del mondo agricolo con quelle di tutela dell'ambiente e della salute dei consumatori;

2) a potenziare, non solo presso i punti di entrata esterni del nostro Paese ma anche presso i punti di stoccaggio interni sul territorio, il sistema dei controlli per i residui di fitofarmaci e quindi sul loro utilizzo appropriato in agricoltura, con particolare riguardo ai prodotti destinati all'alimentazione umana importati da Paesi terzi per i quali sia possibile verificare il loro trattamento con glifosato oltre la soglia consentita in ambito europeo;

3) ad individuare processi produttivi ecosostenibili quali difesa integrata, lotta biologica e ricorso a principi attivi naturali di nuova generazione anche derivati dalle piante officinali ovvero biocidi ad uso insetticida, fungicida, erbicida e battericida;

4) ad assumere ogni utile iniziativa finalizzata alla promozione di programmi di ricerca sui sistemi produttivi agroalimentari, allo scopo di sostenere lo sviluppo di un'agricoltura maggiormente sostenibile ed innovativa;

5) a predisporre un piano nazionale sementiero che permetta, da una parte, di investire su colture quali leguminose, frutta in guscio e, soprattutto, frumento duro e tenero, che negli ultimi anni hanno perso superfici coltivate a favore di un forte aumento delle importazioni da Paesi terzi, e, dall'altra, sostenerne il prezzo sui mercati favorendo la coltivazione nelle zone storicamente vocate del Sud Italia.