Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00399

Atto n. 3-00399

Pubblicato il 21 novembre 2018, nella seduta n. 61
Svolto nella seduta n. 62 dell'Assemblea (22/11/2018)

MARSILIO , STANCANELLI , BALBONI , CIRIANI - Al Ministro della giustizia. -

Premesso che:

la cosiddetta riforma della geografia giudiziaria, prevista dalla legge n. 148 del 2011 ed attuata dai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012, recanti rispettivamente disposizioni sulla "nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148" e la "revisione delle circoscrizioni giudiziarie - uffici dei giudici di pace", è stata oggetto di un lungo dibattito, tuttora in corso;

sono noti i disagi arrecati ai cittadini per la perdita del giudice di prossimità: con la riforma sono stati chiusi circa 1.000 uffici di piccole dimensioni (31 tribunali minori, 37 procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace poi recuperati a carico dei Comuni), al fine, dichiarato, di rendere i tribunali più efficienti e di ottimizzarne le risorse;

tale riforma sembra non aver soddisfatto, nei fatti, le esigenze e le richieste degli operatori del settore della giustizia, viste le voci critiche sulla revisione della geografia giudiziaria che si sono levate anche dall'avvocatura;

in particolare, è stato evidenziato che la proposta di riduzione del numero dei tribunali ha omesso di considerare alcune "specificità territoriali" quali: la conformazione orografica e la situazione dei collegamenti infrastrutturali fra territori; la diversa dimensione della "domanda di giustizia" espressa dal territorio, sia sul versante civile ("tasso di litigiosità") che sul versante penale ("tasso di criminosità");

considerato che:

nel contratto di governo, sotto la voce "Giustizia rapida ed efficiente, area Magistratura e tribunali" si legge che "Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni, con l'obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese";

poche righe che, tuttavia, sembrano impegnare il Governo a ripristinare i tribunali "minori" cancellati dalla riforma del 2012 e a non procedere con la soppressione di quelli superstiti in attesa di soppressione;

nonostante tale impegno scritto, nulla è stato fatto finora in tal senso, mentre vanno in direzione contraria le dichiarazioni rese dal Ministro in indirizzo nel corso del congresso nazionale forense tenutosi a Catania il 5 ottobre 2018 e rispondendo all'interrogazione con risposta immediata 3-00281 il 31 ottobre alla Camera dei deputati circa l'intenzione di non riaprire i tribunali minori soppressi, ma di surrogarli con "uffici di prossimità" di nessuna utilità per i cittadini, come ha dimostrato anche la fallimentare sperimentazione di Tolmezzo;

come ha evidenziato la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (CEPEJ), nelle condizioni di accesso ad un sistema giudiziario di qualità, redatte il 21 giugno 2013, "dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresentano tutte situazioni problematiche che possono influire sul diritto di equo accesso alla giustizia" (paragrafo 2.3.4 del medesimo documento);

questo diritto ad un equo accesso alla giustizia viene di fatto negato quando, per effetto delle soppressioni, le distanze dai comuni più lontani verso la sede accorpata del tribunale arrivano addirittura ai 112 chilometri di Sulmona (L'Aquila), 90 di Mistretta (Messina), 77 di Vasto (Chieti) e così via, con tempi di percorrenza fino a 80, 90, 115 minuti, avendo fortemente sottovalutato la componente orografica dei territori interessati: solo per citare le altitudini medie più elevate, Nicosia (Enna) arriva a 788 metri, Avezzano (L'Aquila) a 778 metri, Sulmona a 780, Ariano Irpino (Avellino) a 617;

nessuna risposta è finora arrivata dal Ministro alle richieste di soluzioni alternative e ragionevoli proposte dal settore: come ad esempio quelle elaborate per salvaguardare i tribunali abruzzesi (tuttora attivi solo in virtù di una deroga fino al 2020 a causa dei terremoti che si sono succeduti), o i tribunali siciliani (per i quali la Regione Siciliana ha adottato la legge regionale 8 maggio 2018, n. 8, e si è offerta di stipulare una convenzione con il Ministero, accollandosi i costi);

il "Coordinamento nazionale dei trenta Tribunali soppressi", costituitosi a Roma nel luglio 2018, ancora attende di essere ricevuto dal Ministro;

tenuto conto che le dichiarazioni citate del Ministro hanno peraltro provocato una reazione, uguale e contraria, del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, che ha richiamato l'alleato di governo al "rispetto dei patti" sulla materia,

si chiede di sapere:

quali siano le intenzioni del Governo riguardo alla soppressione dei tribunali minori e alla riorganizzazione della geografia giudiziaria e come intenda garantire il diritto di ogni cittadino all'accesso equo alla giustizia;

se intenda sottoscrivere le convenzioni con le Regioni e gli enti locali proponenti e quando riceverà il Coordinamento dei Tribunali soppressi.