Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00150

Atto n. 3-00150

Pubblicato il 2 agosto 2018, nella seduta n. 30
Svolto nella seduta n. 30 dell'Assemblea (02/08/2018)

URSO , CIRIANI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

sul sito web dell'Inps si accede ad una pagina intitolata "Le pensioni dei sindacalisti" da cui emerge come i sindacalisti costituiscano una delle tante "caste" del Paese dei privilegi pensionistici;

viene espressamente indicato che essi "hanno regole contributive diverse dagli altri lavoratori perché possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose";

inoltre, con il distacco sindacale retribuito, al lavoratore che ricopre una carica sindacale è consentito di sospendere l'attività lavorativa, completamente o parzialmente, per potersi dedicare allo svolgimento dell'attività sindacale;

si apprende, tra l'altro, che per i sindacalisti in distacco delle pubbliche amministrazioni è previsto l'istituto della contribuzione aggiuntiva, il cui versamento ha riflessi importanti sul livello della pensione, soprattutto per i dipendenti pubblici, che si trovano nel regime misto o in regime retributivo ante "riforma Fornero"; infatti, i periodi di contribuzione aggiuntiva vengono riconosciuti ai fini del calcolo della quota di pensione determinata per le anzianità maturate fino al 1992;

si parla di cosiddetta quota A di pensione, che è determinata sulla base della retribuzione percepita l'ultimo giorno di servizio, generando un deficit pensionistico enorme, poiché si riceverà una pensione nettamente superiore ai contributi maturati rivalutati;

l'escamotage per triplicare l'ultimo stipendio consiste nel versare la contribuzione aggiuntiva dovuta al ruolo sindacale nella quota A (che riguarda le occupazioni fisse e continuative) invece che nella quota B (che raccoglie i contributi di chi esercita un ruolo temporaneo e provvisorio);

a seguito di una sentenza della Corte dei conti che ha condannato tale pratica, l'Inps ha effettuato una serie di controlli su 119 pensioni decorrenti dal 1997 al 2016, scoprendo che, con l'escamotage di conteggiare i contributi aggiuntivi nella quota A invece che nella quota B, c'è chi ha avuto un incremento compreso tra un minimo del 18,9 per cento e un massimo del 62,5 per cento;

considerato che, a quanto risulta agli interroganti:

il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante la trasmissione "Nemo-Nessuno escluso", andata in onda su "Rai2" nel mese di marzo 2017, annunciò di aver sottoposto al vaglio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali una circolare per cancellare i privilegi che i sindacalisti si sono concessi; il Ministero rispose che queste operazioni si sarebbero potute bloccare solo per il futuro;

il presidente dell'Inps ha ribadito il 5 luglio 2018, su "Twitter", che "Per togliere il privilegio di cui godono i sindacalisti sulle pensioni non c'è bisogno di una legge: basta solo il nulla-osta del Ministero alla circolare che abbiamo proposto un anno fa",

si chiede di sapere:

quale sia il numero dei sindacalisti che ad oggi gode dei privilegi descritti e se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi affinché si ponga fine ai citati privilegi;

se, in ogni caso, non ritenga di attivarsi tempestivamente per predisporre le opportune misure di competenza, volte a procedere al ricalcolo delle pensioni già in essere, al fine di eliminare il privilegio di cui godono i sindacalisti in pensione rispetto agli altri lavoratori.