Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00767
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Atto n. 1-00767
Pubblicato il 4 aprile 2017, nella seduta n. 799
DONNO , FATTORI , GAETTI , BERTOROTTA , BLUNDO , BUCCARELLA , CAPPELLETTI , GIARRUSSO , MANGILI , MONTEVECCHI , MORONESE , PAGLINI , SERRA , SANTANGELO
Il Senato,
premesso che:
l'instaurazione di un mercato comune dell'Unione europea, finalizzato all'attuazione delle libertà relative alla circolazione di beni, servizi, persone e capitali è stata accompagnata e sostenuta, sin dall'avvio della Comunità europea, dall'introduzione di politiche comuni;
la prima ad essere attuata e finanziata è stata proprio la politica agricola comune (PAC), da cui non si può prescindere per il rilancio della agricoltura italiana;
con un bilancio annuo di circa 59 miliardi di euro, pari al 38 per cento del bilancio dell'Unione, la PAC rafforza la competitività e la sostenibilità dell'agricoltura della UE, finanziando una serie di misure di sostegno attraverso il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);
le risorse comunitarie, a sostegno del comparto primario, rappresentano un prezioso contributo per tutti i cittadini europei nella misura in cui per agricoltura non si intende solo la produzione agroalimentare, ma anche lo spazio naturale, le sue ricchezze e le comunità rurali che lo vivono;
a due anni dall'avvio della programmazione PAC 2014-2020 la Commissione europea ha iniziato a mettere mano alla revisione di medio termine, al fine di calibrare meglio le scelte politiche alle esigenze degli operatori del comparto;
la competitività dell'Europa si gioca, in primo luogo, sul piano dell'innovazione e della coesione sociale: a tal fine, il processo di revisione della PAC costituisce un'occasione importante per aprire la strada a strumenti più incentivanti e premianti a favore di chi si dedichi effettivamente all'agricoltura, riducendo drasticamente i casi di rendita e adottando metodologie innovative e sostenibili;
un esempio in tal senso è costituito dall'esperienza del piano di "azione organica" del Governo danese, con il quale sono stati predisposti incentivi per la trasformazione dei campi in cui si utilizza ancora agricoltura convenzionale in campi in cui si usano metodi sostenibili (con l'obiettivo di raddoppiare entro il 2020 le terre già coltivate ad organico) e progetti per cercare di aumentare ulteriormente, attraverso campagne pubblicitarie e di sensibilizzazione, la vendita di prodotti organici, la cui produzione è già aumentata del 200 per cento dal 2007;
valutato che:
nel rivedere la PAC, appare necessario renderla sempre più uno strumento di intervento preventivo a tutela degli agricoltori, contro il doppio rischio rappresentato dall'instabilità dei mercati e dai cambiamenti climatici, restituendo ai produttori la necessaria autonomia operativa;
uno dei capitoli più importanti di revisione è quello relativo ai pagamenti diretti e in particolare agli aiuti accoppiati. L'articolo 52 del regolamento (UE) n. 1307/2013, recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori, stabilisce la facoltà per gli Stati membri di concedere un pagamento accoppiato a quei settori agricoli, che rivestono particolare importanza per ragioni economiche, ambientali e sociali;
è inoltre importante iniziare ad immaginare la PAC dopo il 2020, che investirà non solo la revisione normativa dei 3 grandi pilastri (pagamenti diretti, sviluppo rurale e organizzazioni comuni di mercato), ma anche l'ammontare delle risorse che il bilancio comunitario destinerà al settore primario;
secondo alcune recenti indiscrezioni e come più volte accennato da alcuni leader politici europei, la dotazione finanziaria che l'Unione europea riserverà alla PAC nel periodo 2021-2028 sarà interessata da una consistente riduzione di risorse ed è pertanto indispensabile procedere ad una razionalizzazione delle stesse, al fine di potenziare l'efficacia degli interventi;
stando ai dati attuali riferiti al nostro Paese, la dimensione media aziendale nazionale è di circa 10,5 ettari e circa un milione di agricoltori hanno presentato domanda per gli aiuti previsti dalla PAC per la programmazione in corso, di cui, più della metà, rientrano nella definizione di «piccoli agricoltori»;
la politica di libero scambio finora intrapresa dall'Unione europea ha finito spesso per essere deprimente del comparto agroalimentare e discriminante dei prodotti europei, in base all'origine nazionale, quando invece le decisioni europee dovrebbero essere assunte invertendo questo paradigma attraverso un regime dei prezzi, un'attività normativa e sostegni economici, che valorizzino le produzioni europee;
considerato che:
proprio i piccoli produttori agricoli ed i piccoli trasformatori vivono una situazione assai difficile: spesso schiacciati tra la tirannia della grande distribuzione e l'indifferenza delle istituzioni, trovano uno sbocco alla loro crisi, solo grazie al rapporto diretto con i consumatori, attraverso gruppi di acquisto e mercati di filiera corta;
l'agricoltura familiare dei piccoli produttori e le lavorazioni degli artigiani del cibo di qualità non ricevono trasferimenti pubblici e dipendono principalmente dalla vendita dei prodotti;
proprio per questo sarebbe anzitutto opportuno porre in essere appositi strumenti normativi e finanziari, al fine di pervenire ad un sistema di regole di salvaguardia a favore dei piccoli produttori agricoli che rischiano di perdere i propri beni aziendali nell'ambito di procedure esecutive, comprese quelle legate alla costruzione di opere infrastrutturali come nella recente vicenda della costruzione della TAP in Puglia, e per la concessione di strumenti di sostegno economico per il mantenimento della strumentazione strettamente necessaria allo svolgimento dell'attività produttiva;
sarebbe, inoltre, opportuno prevedere un sistema di aiuti maggiormente vincolato all'apporto di lavoro garantito e al valore aggiunto prodotto in agricoltura: ciò sempre al fine di garantire un più solido fondamento all'obiettivo della sostenibilità economica delle imprese, la quale si può costruire soltanto partendo dall'analisi effettiva della realtà in cui gli imprenditori operano;
proprio dall'osservazione della realtà potrebbero essere formulate misure che assicurino il rispetto di criteri quali la semplicità e la sburocratizzazione delle procedure, avvicinando maggiormente operatori e istituzioni comunitarie e nazionali competenti, e favoriscano una sempre maggiore trasparenza nell'assegnazione delle risorse e, di conseguenza, la possibilità di verificare la corretta destinazione ed il corretto utilizzo delle risorse stesse;
per quanto riguarda la disciplina attualmente riservata al pagamento di greening, come previsto dalla vigente normativa, le deroghe alle "condizionalità", ovvero agli obblighi di attuare le pratiche benefiche per il clima e l'ambiente riguardano: i soggetti con superfici aziendali fino a 10 ettari di seminativo, che sono esonerati dall'obbligo di diversificazione, e quelli con superfici aziendali inferiori o uguali a 15 ettari, che sono invece esclusi dall'obbligo di destinare una quota del 5 per cento dei seminativi ad aree di interesse ecologico;
come noto, il pagamento a titolo di "sostegno accoppiato" che la norma comunitaria riserva ai settori in crisi e la cui erogazione è subordinata a precise condizioni, nel nostro Paese è stato utilizzato più come una redistribuzione di risorse tra regioni, piuttosto che come contributo a determinati tipi di agricoltura o settori agricoli, che rivestono particolare importanza per ragioni economiche, sociali o ambientali, e che si trovano in difficoltà;
alla luce di quanto riportato è evidente la necessità, per la programmazione PAC post 2020, di ripensare, come di seguito esposto, le 2 componenti del greening e dell'aiuto accoppiato, al fine di procedere ad una riallocazione di risorse, che consenta una maggior efficacia di tali misure;
la revisione dell'aiuto accoppiato, fermo restando il principio del sostegno alle colture in difficoltà, potrebbe consentire una migliore allocazione delle risorse, parte delle quali potrebbero essere destinate ad un fondo dedicato a finanziare interventi in caso di gravi squilibri di mercato, di emergenze dovute ad epizoozie o fitopatie (come ad esempio Xylella fastidiosa, botrite, punteruolo rosso), calamità naturali e ad erogare contributi finalizzati al rilancio dei settori strategici in difficoltà (olivicolo, cerealicolo, zootecnico, e altro);
il crescente interesse dei consumatori alla tracciabilità dei cibi dimostra che la società è decisa a rimuovere l'anonimato e a conoscere invece il luogo di produzione di ciò che arriva sulla tavola; tale evidenza riporta in primo piano la tematica dell'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine in etichetta, ma anche delle filiere corte, del cibo locale e di stagione, tutti argomenti che devono diventare cruciali per una politica agricola che non può non essere anche politica alimentare;
esistono moltissime colture di valore ambientale e paesaggistico, le cui produzioni non hanno valore di mercato e che tuttavia richiedono specifici interventi, anche a tutela dell'ambiente e del territorio, quali i vigneti eroici, gli oliveti monumentali e gli agrumeti caratteristici;
considerato infine che, in un'ottica di tutela del comparto agroalimentare italiano, parallelamente alle azioni da intraprendere nell'ambito della revisione della PAC è necessario che l'Italia solleciti: a) una modifica delle normative circa la politica comune della pesca con particolare attenzione alle modalità di pesca consentite, al fine di superare l'attuale impostazione modellata di fatto sulla base delle esigenze della pesca nei mari del nord Europa e che trascura le specificità del bacino del Mediterraneo, alla distribuzione delle quote di pesca per specie quali il tonno rosso o il pesce spada ed alle problematiche dovute ai periodi di fermo pesca, anche qualora causati dallo svolgimento di esercitazioni militari; b) un'azione concreta, nell'ambito delle rispettive competenze, ed un sempre maggiore coordinamento tra i Paesi dell'Unione europea nell'azione di repressione dei reati agroalimentari,
impegna il Governo ad assumere iniziative, in sede di negoziati europei per la revisione a medio termine della politica agricola comune, nonché per la programmazione della PAC post 2020, finalizzate a:
1) rivedere l'attuazione del principio del sostegno alle colture in difficoltà, attraverso la revisione della componente «aiuto accoppiato» e la destinazione delle eventuali risorse liberate ad un Fondo per le crisi in agricoltura e per il rilancio dei settori in difficoltà, destinato a finanziare interventi, in caso di gravi squilibri di mercato, di emergenze dovute ad epizoozie, fitopatie e calamità naturali e per contributi finalizzati al rilancio dei settori strategici in difficoltà;
2) promuovere l'adozione di misure e protocolli che contrastino in maniera anticipata l'insorgenza di fitopatie da batterio e non e/o altre malattie, anche attraverso la promozione di una corretta informazione tra gli addetti del settore riguardo l'utilizzo dei fitofarmaci;
3) estendere a tutti i prodotti agricoli e agroalimentari (con particolare riferimento a settori per l'Italia strategici, come l'olivicoltura), anche attraverso la revisione del regolamento (UE) n. 1169/2011, l'obbligo dell'indicazione dell'origine in etichetta, al fine di consentire al consumatore di conoscere, in modo chiaro e trasparente, le varie fasi per attivare il ciclo completo dalla produzione alla lavorazione e successivo commercio;
4) prevedere specifiche norme a tutela e promozione delle filiere corte e quindi degli agricoltori rivolti ai mercati locali, il cui ruolo è fondamentale per la gestione del territorio, la tutela dell'ambiente e la valorizzazione dei servizi sociali;
5) rivedere le norme sullo sviluppo rurale, affinché i programmi regionali prevedano misure obbligatorie per la salvaguardia delle colture di pregio paesaggistico, ove esistenti;
6) aumentare fino a 400 euro l'importo minimo per beneficiare del pagamento diretto, come previsto dall'articolo 10 del regolamento (UE) n. 1307/2010;
7) sostenere la costituzione di organizzazioni interprofessionali e organizzazioni professionali;
8) promuovere sostegni specifici per le aree agricole di montagna, in virtù della loro importanza strategica a presidio del territorio;
9) pervenire all'aumento del massimale nazionale del pagamento accoppiato, dall'attuale 11 per cento al 13 per cento, attraverso la diminuzione di 2 punti percentuali del pagamento base, in modo da destinare un premio specifico al capo caprino (come oggi previsto per il capo ovino) e di prevedere un premio specifico ai capi bovino e bufalino per i quali si dimostri la somministrazione di una alimentazione non OGM;
10) assicurare il finanziamento di incentivi per l'uso di metodi agricoli biologici, bio-dinamici, sinergici ed agro-ecologici;
11) prevedere misure di incentivazione degli allevamenti estensivi, al fine di prediligere un loro sviluppo rispetto ai sistemi intensivi di allevamento.