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Il Presidente: Discorsi

Ricordo di Giglia Tedesco

Discorso pronunciato nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva in occasione della commemorazione di Giglia Tedesco

Signore e Signori,
oggi, a quasi tre mesi dalla sua scomparsa, il Senato della Repubblica vuole ricordare Giglia Tedesco Tatò.
Un dirigente politico, una donna, di straordinario rilievo nella storia italiana del dopoguerra e che, proprio qui in Senato, ha lavorato a lungo ricoprendo anche la carica di Vice Presidente dal 1983 al 1987.

Desidero, innanzitutto, rinnovare - come ho già fatto nell'Aula del Senato il 12 novembre scorso, a nome di tutti i Senatori - un commosso pensiero di vicinanza ai suoi familiari e a quanti le sono stati amici: testimoni di una vita di impegno generoso per la politica e le Istituzioni.
Il mio sarà un breve intervento di saluto perché, altri oratori renderanno omaggio, più approfonditamente, alla sua attività e alla sua significativa esperienza nella vita pubblica del Paese.

Giglia Tedesco, a soli 20 anni, e con una chiara formazione cattolica, legò tutto il suo impegno a quello della sinistra italiana.
Infatti, dopo un breve passaggio nel gruppo dei cattolici comunisti romani di Franco Rodano, nel 1945 decise di entrare nel Partito comunista italiano, esprimendo, da subito, lei credente, una caratterizzazione laica e non ideologica al suo pensiero e alla sua azione.
Una donna che è vissuta e si è temprata negli anni eroici della nascita e dell'affermazione della Repubblica.

Tutto il suo impegno di donna e di militante politica è sempre stato fortemente rivolto all'affermazione dei diritti delle persone, all'emancipazione e all'uguaglianza delle donne e degli uomini contro lo sfruttamento e il degrado, nella prospettiva solidale di un rinnovamento della convivenza civile.
Giglia Tedesco aveva una concezione alta della politica, di cui amava sottolineare la dimensione collettiva, come unica dimensione in grado davvero di darle dignità e valore.

Con questa profonda convinzione e con lo spirito di vero servizio alla collettività che animava il suo impegno, Giglia Tedesco ha rivestito incarichi delicati e di prestigio, ponendo in essi intelligenza fine, determinazione, coraggio ed entusiasmo.
Fu parte di quel gruppo dirigente che, insieme ad Enrico Berlinguer, negli anni Settanta e Ottanta, ha contribuito, con grande coesione e forza morale, a segnare le condizioni per una più avanzata maturazione della democrazia italiana.

Decisivo fu il contributo per il rinnovamento culturale nei confronti delle donne, per la modernizzazione legislativa della condizione femminile e della famiglia.
Contributi che Giglia Tedesco ha portato come dirigente comunista, prima, del PDS, poi, e, da ultimo, come convinta sostenitrice della nascita del Partito democratico.
Il tratto costante di questa intensa e appassionata esperienza politica è rappresentato, senza dubbio, dalla capacità, sapiente, di interpretare il senso profondo dei cambiamenti della società attraverso una sincera attenzione alla vita delle persone, al dialogo, all'ascolto e alla ricerca del bene comune.

In una intervista pubblicata un anno prima della sua morte, Giglia Tedesco ha detto di aver appreso nella sua vita l'importanza di saper guardare al futuro, alle cose che devono ancora succedere, alle cose che bisogna ancora fare, a partire dalla propria insostituibile esperienza.
La peculiarità del suo essere donna emerge proprio attraverso questa apertura ai fenomeni nuovi non attraverso filtri intellettuali o ideologici, ma attraverso il sedimento concreto delle esperienze e della conoscenza diretta delle condizioni femminili e familiari del nostro Paese.

Grazie alla capacità e alla volontà di essere lungimirante, Giglia Tedesco, insieme ad altre grandi figure femminili della sua generazione, ha saputo veramente rompere steccati storici e culturali, per l'affermazione nuova del ruolo delle donne nella famiglia, nel lavoro, nella società, dando così un contributo di civiltà straordinario a tutto il nostro Paese.

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