Open menu Close menu
Salta al contenuto principale
Il Presidente: Discorsi

Presentazione della relazione annuale della Corte dei Conti Europea

Discorso pronunciato in Sala Zuccari

Autorità, Signore, Signori,
è forse la prima volta che, nel nostro Paese, viene proposto un confronto istituzionale pubblico sulla Relazione della Corte dei Conti europea. In altri Paesi dell'Unione la discussione annuale del Rapporto della Corte è, ormai, una consuetudine. Spero vivamente che lo stesso accada in Italia e che questo sia l'inizio di una lunga serie di incontri negli anni a venire.

Questa presentazione, che si svolge nell'anno in cui i Trattati di Roma compiono 50 anni, vuole anche essere un chiaro segno di fiducia europeista in una fase segnata da difficoltà nelle prospettive del processo di integrazione comunitaria. Esprimo tale fiducia in una occasione di esame dell'attività di un'Istituzione che non opera in modo eclatante, sotto i riflettori della stampa e dell'opinione pubblica, ma che fornisce un apporto prezioso all'edificio costituzionale europeo.

Le funzioni ed il peso istituzionale della Corte dei Conti europea sono cresciuti di pari passo con l'intensificarsi del cammino comunitario, con i Trattati di Maastricht, di Amsterdam e di Nizza, che ne hanno ampliato il campo di azione alla politica estera e di sicurezza, e poi alla giustizia e agli affari interni. Oggi si può dire che la Corte dei Conti europea contribuisce direttamente all'attuazione piena del principio democratico, il quale vuole istituzioni rappresentative e responsabili nei confronti del corpo elettorale, dei cittadini.

Un aspetto essenziale della responsabilità politica nelle moderne democrazie riguarda, infatti, proprio le modalità di impiego delle risorse finanziarie pubbliche, e la loro utilizzazione economica, efficace, efficiente. La funzione della Corte dei Conti europea è proprio quella di garantire la trasparenza della gestione dei bilanci comunitari, al fine di assicurare a tutti i cittadini europei che le risorse finanziarie destinate dai diversi Paesi alle politiche europee siano sempre utilizzate nell'interesse generale.

Le Relazioni e i pareri della Corte europea sono strumenti preziosi per migliorare l'azione delle altre Istituzioni comunitarie, ed in primo luogo del Parlamento, dove la rappresentanza e la responsabilità politica si realizzano nel modo più diretto.

Nella mia esperienza di parlamentare europeo ho avuto modo di conoscere e apprezzare i documenti della Corte. Oggi, come Presidente di un'Assemblea politica legislativa, mi interessa sottolineare quanto sia essenziale la funzione di riscontro esterno e di verifica - da parte di un Organo istituzionale specializzato - delle politiche di spesa decise dal legislatore.

E' evidente che stiamo parlando di temi fondamentali collegati all'attuazione del principio democratico, nella sua componente essenziale della responsabilità politica, ed è per questo motivo che ho voluto collegare in modo forte e netto l'attività della Corte dei conti europea a tale principio. Non già, quindi, una nozione astratta di responsabilità politica, ma una responsabilità che scaturisce da parametri di valutazione legati alla concreta azione di spesa, rigorosamente costruiti ed affinati, ed imparzialmente applicati ai casi concreti.

Del resto, anche la nostra Costituzione individua chiaramente un collegamento preferenziale tra Corte dei Conti e Parlamento, nel secondo comma dell'art. 100. I Regolamenti parlamentari definiscono procedimenti e sedi nelle quali questa essenziale funzione ausiliaria, che dovrebbe ancor di più essere utilizzata, può svolgersi.

Di fronte all'intreccio sempre più stretto tra bilanci nazionali e bilancio comunitario ed alla progressiva restrizione dell'ambito di autodeterminazione dei primi, l'unica via perseguibile è quella di un sistema integrato di verifica complessiva dei bilanci dei pubblici poteri ad ogni livello. Questo modello integrato può produrre validi risultati anche nei confronti degli Stati di recente o prossima adesione, radicando rapidamente la cultura del controllo anche laddove le vicende della storia del recente passato avevano spinto in altra direzione.

Credo che il lavoro della Corte dei Conti europea possa anche offrire dati e valutazioni utili per il rafforzamento dello "spazio di giustizia europea" che dovrà riguardare anche gli aspetti della gestione delle risorse pubbliche.

L'ideale europeista, il modello dell'integrazione sovranazionale di funzioni importanti attraversano un periodo di riflessione legato, come è noto, al rallentamento del processo di ratifica del Trattato costituzionale europeo. Il timore che l'integrazione europea possa costituire il tramite perchè una globalizzazione priva di regole e di tutele, soprattutto per i più deboli, penetri in Europa, si affaccia - in modo ora più evidente, ora più nascosto - nell'opinione pubblica dei diversi Paesi.

Vorrei ricordare e sottolineare che l'Unione europea, le sue Istituzioni, il suo ordinamento giuridico costituiscono, ad oggi, il più avanzato e riuscito modello per mitigare la globalizzazione con le regole della democrazia politica e rappresentativa. Solo l'Unione europea è riuscita, pur con i suoi limiti, ad evitare che l'inesorabile integrazione dei mercati si svolgesse, in buona parte del nostro continente, in assenza di ogni regola e garanzia determinata da organi politicamente responsabili. Tutto ciò deve farci rendere pienamente conto di quanto importante sia la sfida per il rilancio del processo di integrazione.

Il punto di riferimento non può che essere il testo del Trattato costituzionale, attraverso l'entrata in vigore, per lo meno, delle sue parti fondamentali. Eludere questo tema significa abbandonare a forme di decisione non controllabili, non trasparenti - in una parola, non democratiche - questioni rilevantissime del nostro presente e del nostro futuro, che riguardano anzitutto la nostra sicurezza e la nostra difesa, ma anche la nostra responsabilità - come europei - per la sicurezza e la pace in molte aree del mondo.

Ritardare ancora il processo di rafforzamento delle istituzioni politiche europee significa, poi, anche attenuare la capacità democratica dell'Europa di accrescere gli interventi di riequilibrio e solidarietà a favore delle parti più deboli delle popolazioni.

Il prossimo 23 marzo, qui in Senato, abbiamo invitato tutti i Presidenti dei Parlamenti dei 27 Paesi dell'Unione per ricordare 50 anni di cammino comune. Credo che proprio i diversi Parlamenti, che rappresentano direttamente i cittadini, devono assumere un impegno maggiore per la costruzione democratica dell'Europa. Non è questo per me solo un auspicio, ma è un preciso impegno politico che cercherò di svolgere nelle mie responsabilità. Ed è anche la ragione principale per cui ho accettato volentieri di promuovere questo incontro per valorizzare e rafforzare le nostre Istituzioni democratiche europee.

Archivio dei discorsi



Informazioni aggiuntive