DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori MANFREDI, RIZZI e TAROLLI
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 7 OTTOBRE 1999
Istituzione della Guardia nazionale
ONOREVOLI SENATORI. -
PREMESSA
Gli interventi militari che si rendono necessari ai giorni nostri, oltre
a richiedere armamenti sofisticati e tecnologie d'avanguardia, abbisognano
di risorse umane di alta professionalità.
La necessità di far fronte a questa realtà, unita al
bisogno dei Paesi occidentali piú evoluti di concorrere alla pace
anche mediante l'invio di contingenti armati nelle zone calde del mondo, ha
determinato l'esigenza di avere una componente dell'Esercito a carattere
professionale, ma non é una motivazione sufficiente per affermare che
la leva ha fatto il suo tempo. Con l'approvazione della legge sull'obiezione
di coscienza, grazie alla quale il servizio civile presenta privilegi
innegabili rispetto al servizio militare, é stato peró
inevitabile che il gettito di giovani che accettano di fare servizio
militare si sia drasticamente ridotto e tenda a ridursi ulteriormente.
Le forze politiche e sociali, che hanno promosso o favorito l'obiezione
di coscienza "soggettiva non sindacabile", tendevano evidentemente a
sottrarre giovani dalle Forze armate a vantaggio delle strutture civili, in
particolare di carattere assistenziale.
Il problema interessa ovviamente soprattutto l'Esercito, perchè
é la Forza armata che opera prevalentemente con l'impiego
dell'elemento umano.
Il servizio militare di leva é da molti giudicato oggi fuori del
tempo e sondaggi di opinione, recenti e meno recenti, danno almeno un 75 per
cento dei giovani dai 18 ai 25 anni favorevole ad un Esercito di mestiere.
Non stupisce che la maggioranza sia contro il servizio militare, come non
stupisce che lo siano i giovani, specie se non lo hanno ancora svolto.
Dovrebbe invece far riflettere che esista un 25 per cento dei giovani che
é a favore del servizio militare! Per analogia, quale risultato
darebbe un referendum
sull'abolizione delle tasse?
LA CRISI DELLA LEVA OBBLIGATORIA
Le motivazioni, sia dei sondaggi sia dei pareri che compaiono sui
giornali, sono frammentarie, viste attraverso ottiche particolari; non
tengono cioé in considerazione tutti gli aspetti del problema,
limitandosi in sostanza a sentenziare che i meccanismi dell'attuale sistema
non funzionano per concludere che deve essere introdotto un altro sistema
diametralmente opposto.
Solo una minoranza ha il coraggio di esprimere sinceramente uno dei
motivi veri che induce a sostenere l'abolizione della leva, che potremmo
definire "egoistico interesse della famiglia media italiana a sottrarre i
propri figli ad un obbligo fastidioso, pesante e pericoloso".
La critica al sistema della coscrizione obbligatoria é variegata e
se ne citano i giudizi piú ricorrenti:
il nostro Esercito di leva é inadatto ai compiti di un moderno
campo di battaglia dove la sofisticazione regna sovrana;
nella guerra moderna é determinante la qualificazione
professionale e la massa conta sempre meno;
nelle caserme si perde solo tempo perchè l'addestramento
é insufficiente e scadente;
la regionalizzazione del servizio militare é incompleta, per
cui molti giovani lo svolgono lontano da casa;
l'addestramento in molti reparti é insufficiente;
la paga é inadeguata;
il servizio militare provoca ritardi nell'inserimento nel mondo del
lavoro;
esistono impieghi impropri, non cioé attinenti al mestiere o
alle attitudini del giovane;
persistono privilegi sotto diversi punti di vista (per chi non
é arruolato, per chi va in Polizia o nei Carabinieri, per le donne,
per non parlare delle raccomandazioni);
"il nonnismo, potente argomento nelle mani di chi vuole abolire la
leva, é legato quasi esclusivamente al reclutamento obbligatorio".
L'unica alternativa sarebbe quindi "un Esercito di mestiere piccolo ma
efficiente al posto di un Esercito di leva grande e scadente"; quest'ultima
affermazione sintetizza l'essenza delle opinioni e dei pareri di coloro che
sono favorevoli al volontariato e, a prima vista, appare coerente.
I giudizi negativi sono il risultato di una trentennale sottovalutazione
del problema dell'efficienza delle Forze armate da parte della classe
politica, di una altrettanto lunga serie di errori nella gestione del
personale di leva da parte dell'Amministrazione militare e infine della
costante opera demolitrice delle organizzazioni cosiddette pacifiste che
hanno sapientemente utilizzato le carenze strutturali delle Forze armate,
sotto i profili dell'utilità in se stessa di uno strumento militare,
della sua efficienza, del reclutamento e, in particolare, della lotta al
nonnismo, per "demonizzare" la coscrizione obbligatoria.
Gli errori della dirigenza militare sono innegabili (gestione del
personale di leva carente, reclutamento non regionalizzato, dislocazione dei
reparti sbilanciata sul territorio, scarso impegno addestrativo, eccetera),
anche se sono altrettanto innegabili:
l'insufficienza costante dei bilanci della Difesa;
la carenza di aree addestrative;
la mancanza di quadri e truppa nei Reparti, distolti per coprire
carenze di personale civile, specie nelle regioni settentrionali, o per
licenze (45-50 giorni in media durante la ferma) o convalescenze o recuperi
compensativi;
l'atteggiamento diffuso dell'individuo italiano (qualunquismo,
assenteismo e diseducazione).
Possiamo quindi ammettere che molti reparti di leva non si siano
guadagnati la considerazione e la fiducia dell'opinione pubblica.
PROFESSIONISMO E LEVA A CONFRONTO
I vantaggi e svantaggi della coscrizione obbligatoria meritano
peró una valutazione piú approfondita sotto i profili storico,
giuridico, culturale, etico e sociale, economico-finanziario e, sicuramente
piú importante, dell'efficienza operativa.
Storicamente la leva é stata sempre privilegiata nelle situazioni
di grande mobilitazione nazionale, quando cioé il destino della
Nazione era in gioco e quando era necessaria la massa e l'adesione popolare
per affrontare gli impegni dei conflitti.
Nei grandi conflitti gli eserciti di leva hanno sempre dimostrato la loro
superiorità nei confronti degli eserciti di mestiere, soprattutto
quando si é trattato della difesa del suolo patrio. Una buona parte
della fortuna militare di Napoleone, pochi lo sanno, fu dovuta al fatto che
egli disponeva di un esercito di coscritti, motivati, generosi e coraggiosi
contrapposti ad armate di mestiere.
Sotto il profilo strategico e tattico si afferma, anche da parte di
autorevoli commentatori, che la guerra in futuro non sarà piú
condotta con l'impiego di masse di uomini (si sottolinea il concetto di
"carne da cannone"), bensí con truppe scelte ed armamenti
sofisticati. La coscrizione obbligatoria avrebbe quindi fatto il suo tempo.
La previsione é assolutamente errata, perchè la massa
sarà ancora non "carne da cannone", ma elemento fondamentale per
occupare o difendere il territorio.
Le guerre di questi ultimi anni, compresa quella del Golfo, dovrebbero
essere meglio studiate ed analizzate sotto questo aspetto.
Sotto il profilo giuridico, non appare che il dettato costituzionale
lasci molti dubbi d'interpretazione sul sacro dovere della difesa della
Patria, anche se un'interpretazione della Corte costituzionale estende al
servizio civile l'applicabilità di tale norma.
Dal punto di vista culturale, la leva rappresenta uno dei pochi baluardi
della coscienza del dovere dei cittadini nei confronti della
collettività e puó essere educativa, se attuata con i criteri
di salvaguardare il legame con il proprio territorio, di gestire il
personale con giustizia, impegnandolo utilmente e motivandolo, e infine di
ridurre al minimo immotivati disagi.
In tale contesto s'inquadra il problema del "nonnismo" che, anche nelle
ultime affermazioni del Ministro della difesa, é considerato
connaturato con la coscrizione obbligatoria. Nulla di piú falso
perchè il fenomeno é endemico in ogni collettività,
soprattutto di giovani, e la sua virulenza é favorita dalla mancanza
di provvedimenti incisivi per combatterlo e per evitare che possa essere
strumentalizzato. Eliminata la leva, il fenomeno del "nonnismo"
continuerà ad esistere tra i volontari, ma non interesserà
piú a nessuno, tantomeno alle organizzazioni antimilitariste e alla
stampa.
Sotto il profilo etico, la leva distribuisce l'obbligo della difesa su
tutti i cittadini; con il professionismo la collettività delega
invece ad un corpo di mestiere una delle funzioni primarie dello Stato, la
difesa, che non é paragonabile ad altre funzioni, pur importanti,
come per esempio l'ordine pubblico.
Ancora sotto il profilo etico, non si puó sottacere il sospetto
che i favorevoli alle Forze armate di mestiere non lo siano per convinzione
della bontà intrinseca del sistema, ma soltanto per motivo egoistico,
che si tramuterebbe poi in una delega della propria difesa, nel momento
piú tragico e drammatico di un'emergenza nazionale, ad altri che
dovrebbero andare a morire per chi rimane a casa.
Dal punto di vista sociale, non tutti sono convinti della funzione di
coesione nazionale e sociale dell'Esercito e che esso completi la formazione
del cittadino, come una volta. A favore del volontariato ci sarebbe,
inoltre, la possibilità di accentuare la formazione professionale dei
giovani raffermati.
Ció é in parte vero, ma occorre non disconoscere quanto sia
comunque formativo un anno passato in comunità con altri giovani di
diversa estrazione sociale, culturale ed economica.
Se si adottasse il reclutamento esclusivamente volontario, l'attuale
situazione economica e sociale del nostro Paese, insieme con la scarsa
attrazione della condizione militare a fronte di altre prospettive di
occupazione, porterebbero inevitabilmente alla "meridionalizzazione" quasi
totale dell'Esercito, come già si sta verificando. Si accentuerebbe
lo squilibrio sociale di un Paese che vedrebbe le regioni del nord
completamente estranee rispetto a doveri che dovrebbero essere equamente
distribuiti sul territorio. In altri termini, appare perlomeno discutibile
che i ragazzi del sud rischino la pelle per difendere i ragazzi del nord che
nel frattempo sono intenti a badare ai propri interessi.
La relativamente scarsa durata dell'impegno operativo effettivo (pochi
anni) per i volontari porterà poi inevitabilmente a dover congedare
giovani senza specializzazioni utili per il mercato del lavoro e
aumenterà quindi non solo il numero dei frustrati, inizialmente
illusi con la prospettiva di un mestiere che dia sicurezza per il futuro, ma
soprattutto aumenteranno le rivendicazioni e le aspettative sul mercato del
lavoro, proprio a causa del fatto che gli stessi congedati provengono da
aree e ceti sociali tra i quali piú grave é la disoccupazione,
con conseguenti tensioni sociali.
L'adozione del sistema esclusivamente professionale farà venire
meno quel che resta del rapporto diretto tra le Forze armate e il Paese, che
rappresenta un valore inestimabile in particolare per le Truppe alpine,
reclutate regionalmente e che grazie a tale rapporto danno vita
all'Associazione nazionale alpini, che rappresenta una delle forze vive
piú significative nel servizio alla collettività.
Aumenterà nelle Forze armate la consapevolezza e la supremazia dei
diritti nei confronti dei doveri e verrà a mancare inevitabilmente
una delle doti principali e piú importanti tra le caratteristiche del
soldato: la generosità disinteressata.
Sotto il profilo economico e finanziario, i reparti professionisti
costeranno sicuramente di piú, anche per un contingente ridotto, pur
tenendo conto che, in effetti, il minor costo della coscrizione obbligatoria
sarebbe da ridimensionare nel piú vasto contesto dell'economia del
Paese, perchè si tratta di lavoro non retribuito (plusvalore non
prodotto), difficile da calcolare.
Si instaureranno sicuramente spinte verso la "sindacalizzazione" e per
l'adeguamento delle retribuzioni e della previdenza. Sarà esasperato
il problema della disponibilità fuori orario del personale, con
l'acuirsi quindi della contraddizione tra il servizio militare, che non
dovrebbe essere rigidamente vincolato all'orario, e l'istituto dello
straordinario.
Operativamente, infine, si é generalmente convinti che un Esercito
di leva sia costituzionalmente, soprattutto oggi, decisamente meno
efficiente di un Esercito di mestiere.
Il ragionamento é assolutamente errato, perchè l'efficienza
di una Forza armata é una variabile indipendente dal sistema di
reclutamento. Essa dipende invece da alcuni fattori ben individuabili:
volontà politica, motivazione, disponibilità di fondi
adeguati, capacità e carisma dei quadri, disponibilità di
mezzi ed aree addestrative. A titolo d'esempio si citano gli ottimi
risultati ottenuti con l'impiego di personale esclusivamente di leva in
Mozambico (1993-1994) e in Bosnia (1997).
Date tali premesse, per quanto riguarda l'addestramento squisitamente
militare (incarichi di combattimento), una recluta di leva di fanteria
puó essere addestrata egregiamente in tre mesi e ha inoltre vantaggi
innegabili per quanto concerne il suo impiego in incarichi cosiddetti
pregiati, proprio perchè tra i giovani di leva sono reperibili
laureati, diplomati e specializzati d'ogni genere, mentre per contro il
livello culturale dei giovani volontari all'atto del loro reclutamento
é purtroppo molto limitato.
Reparti di leva possono essere efficienti come reparti professionisti,
che saranno per contro piú estranei alla gente, meno motivati
spiritualmente, piú legati alla convenienza economica e con personale
meno disponibile.
Se é vero che l'Esercito ha ragion d'essere se impiegato in
situazioni di rischio o di guerra, per tali esigenze occorrono, oltre alla
conoscenza della tecnologia, anche convinzione, cuore, fegato e
intelligenza, e i giovani di leva, se ben comandati ed equipaggiati, hanno
tanto di tutto ció.
Ma ci sono motivazioni che attengono alle esigenze di mobilitazione in
caso di emergenza, che non puó essere esclusa in un futuro piú
o meno lontano, anche se il quadro politico e strategico attuale sembrerebbe
escluderlo. L'attuale situazione internazionale, d'altra parte, era solo
dieci anni or sono assolutamente inimmaginabile. L'assenza di contingenti di
leva non consente infatti di poter attuare un richiamo di personale
addestrato, se non in piccola entità commisurata ai congedamenti del
personale a lunga ferma.
Ci sono esperienze straniere, anche recenti, di passaggio dalla
coscrizione al volontariato esclusivo, ma le posizioni assunte dai Paesi
esteri in merito al problema della coscrizione obbligatoria e del
volontariato sono notevolmente mutate nel tempo anche in considerazione
degli eventi politici interni, dei mutati contesti internazionali e della
necessità di ridurre la spesa pubblica.
Infatti, recentemente, anche l'Olanda, poi il Belgio ed infine la Francia
hanno abolito l'esercito di leva e sono passati ad un esercito di tipo
professionale unendosi a Paesi come il Regno Unito, l'Irlanda, il
Lussemburgo e gli Stati Uniti d'America.
In tale evoluzione bisogna evidenziare che il passaggio al professionismo
non é nato dal convincimento che il servizio volontario avrebbe
permesso una funzionalità maggiore della struttura, quanto da
esigenze connesse a problematiche di carattere sociale.
Ne é testimonianza il fatto che tali Paesi non hanno abrogato le
fonti normative che regolano il servizio obbligatorio di leva, ma il
passaggio al professionismo é stato realizzato attraverso un
indirizzo, assunto dal governo, consistente nel non procedere piú
alla chiamata dei giovani al servizio militare. Il fatto che le leggi sul
servizio di leva risultino ancora in vigore e sempre utilizzabili, sta a
significare che esistono difficoltà di carattere sociale, culturale e
non ultime di salvaguardia delle tradizioni che potrebbero ostacolare la
formazione ed il reclutamento di contingenti professionisti.
Particolarmente significativo é l'atteggiamento assunto dalla
Germania la quale, anche in occasione della recente decisione francese di
abolire la leva e creare in sei anni un esercito composto esclusivamente da
volontari professionisti, é rimasta fedele al principio del servizio
militare obbligatorio in quanto esso conferisce all'esercito "un'adeguata
forza qualora fosse necessaria la difesa territoriale" ed assicura "un'ampia
disponibilità di personale qualificato". Basti pensare che quasi il
50 per cento dei militari di carriera della Bundeswehr provengono
dalle fila dei soldati di leva.
Sulla spinta della necessità di ridurre la spesa militare,
é stata presa in considerazione la possibilità di una riforma
della Bundeswehr
attraverso una diminuzione del periodo di ferma e quindi del livello
addestrativo, ma senza mettere in discussione i princípi fondamentali
che regolano l'organizzazione e lo spirito delle Forze armate federali.
Il reclutamento delle Forze armate nel Regno Unito é da tempo
organizzato su base professionale come quello dell'altro grande Paese
anglosassone, gli Stati Uniti. La scelta di tale modello é nata, a
nostro avviso, da due motivi fondamentali:
la necessità di dover approntare ed attuare una difesa su
territori molto vasti e dislocati, molte volte (come nel caso delle colonie
o stati protetti), lontano dalla madre patria per cui il volontariato
costituisce un elemento indispensabile per creare omogeneità negli
interventi;
la possibilità di reperire ugualmente personale qualificato e
tecnicamente preparato in un contesto di giovani di livello culturale medio
o elevato.
Sintomatico é, inoltre, l'atteggiamento della Confederazione
elvetica che ha rigettato recentemente, con voto popolare, l'abolizione
della coscrizione obbligatoria.
LA "GUARDIA NAZIONALE" COME ALTERNATIVA
all'abolizione della leva
É innegabile la necessità di disporre oggi di una forte e
qualificata componente di mestiere, per esigenze di pronto intervento in
Patria, ma soprattutto per fronteggiare esigenze d'impiego all'estero in
operazioni di peacekeeping . Il problema della difesa dell'Italia,
in una prospettiva a media e lunga scadenza, non é peró
risolvibile sic et simpliciter
con il passaggio totale dalla coscrizione al volontariato.
Sarebbe pericoloso perdere la somma dei valori di un servizio di leva,
che é pur sempre una delle forme piú evidenti del cosiddetto
senso dello Stato. Inoltre si corre il rischio di non riuscire a reclutare
un contingente di soldati di mestiere sufficiente per affrontare le varie
esigenze nazionali e internazionali; basti pensare che attualmente sono
stati reclutati in ferma breve e in servizio permanente 30.000 unità
sulle 40.000 previste, e in futuro non ci sono prospettive convincenti per
ipotizzare una copertura dei posti preventivati (oltre 80.000).
Merita quindi attenzione la ricerca di soluzioni alternative alla
semplice abolizione della leva, che salvaguardino non solo l'istituto della
coscrizione obbligatoria, ma anche i valori del servizio sostitutivo civile.
Paradossalmente infatti l'abolizione della leva determinerebbe la crisi
anche di tali strutture, perchè se non ci sarà la coscrizione
obbligatoria non ci potrà essere servizio civile alternativo.
La soluzione proposta prevede un sistema misto, basato su una componente
volontaria e una componente di leva, quest'ultima reclutata, addestrata e
impiegata con criteri strettamente regionali, in analogia a quanto era
attuato in origine per le Truppe alpine.
La componente militare di leva sarà impiegabile in compiti di
difesa interna, riducendo ovviamente il periodo di servizio al minimo
indispensabile (sei mesi di servizio iniziale con successivi eventuali
richiami su base volontaria per operazioni anche fuori confine oppure di
protezione civile).
I contingenti annuali dei reclutati saranno ovviamente calibrati sulla
base delle disponibilità finanziarie definite in sede di legge di
bilancio, le attuali carenze addestrative saranno altresí eliminate e
il servizio militare regolamentato in un quadro di assoluta parità,
di obblighi e di privilegi, con il servizio civile.
La parità di doveri e diritti contribuirà, in particolare,
a riequilibrare anche il gettito dei giovani verso il servizio militare.
Si tratta, in altri termini, di istituire una vera e propria "Guardia
nazionale", che avrebbe gli indubbi vantaggi di mantenere nella gente lo
spirito di solidarietà verso la collettività e di
rappresentare una riserva istruita impiegabile per compiti multiformi.
Il presente disegno di legge, suddiviso in 10 articoli, ne prevede quindi
l'istituzione di una Guardia nazionale, quale componente di leva
dell'Esercito.
Il primo articolo prevede l'istituzione della Guardia nazionale ed i
relativi compiti. Il secondo ne delinea le caratteristiche. Il terzo, il
quarto ed il quinto prevedono il reclutamento, la durata del servizio,
l'addestramento e l'impiego dei reparti della Guardia nazionale. Il sesto
regola l'equiparazione tra i servizi militare e civile. Il settimo illustra
gli aspetti economici e finanziari del provvedimento. L'ottavo regola le
norme delegate. Il nono ed il decimo prevedono le abrogazioni e l'entrata in
vigore della legge.
DISEGNO DI LEGGE |
Art. 1.
(Istituzione e compiti)
1. É istituita la Guardia nazionale quale componente dell'Esercito
con il compito prioritario della difesa della Patria, sancito dall'articolo
52 della Costituzione, e secondo i princípi della legge 11 luglio
1978, n. 382.
a)
alla difesa delle libere istituzioni;
3. L'impiego di personale della Guardia nazionale fuori dei confini dello
Stato é possibile solo a seguito di espressa volontà dei
singoli.
|
Art. 2.
(Caratteristiche)
1. La Guardia nazionale ha le caratteristiche della fanteria leggera ed
é costituita da reparti delle specialità dell'Arma di
fanteria.
|
Art. 3.
(Reclutamento)
1. Il personale di leva della Guardia nazionale é reclutato con
criterio strettamente regionale.
|
Art. 4.
(Durata del servizio)
1. La ferma di leva nella Guardia nazionale ha la durata, in tempo di
pace, di sei mesi. Il personale di truppa della Guardia nazionale, dopo il
congedo, é richiamabile in servizio fino al trentacinquesimo anno di
età, per esigenze addestrative e operative.
|
Art. 5.
(Addestramento e impiego)
1. I reparti della Guardia nazionale sono addestrati in centri di
addestramento regionali e possono essere temporaneamente impiegati, dopo i
primi tre mesi, per i compiti di cui all'articolo 1.
|
Art 6.
(Equiparazione tra servizio
1. Restano ferme le norme di cui alla legge 8 luglio 1998, n. 230, per
quanto riguarda l'obiezione di coscienza all'uso delle armi.
|
Art. 7.
(Aspetti economici e finanziari)
1. All'onere derivante dall'applicazione della presente legge si provvede
mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del
bilancio triennale 2000-2002, nell'ambito dell'unità previsionale di
base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del
Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, allo
scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della
difesa.
|
Art. 8.
(Norme delegate)
1. Il Governo é delegato ad emanare, entro tre mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge, uno o piú decreti legislativi
per determinare, con riferimento alla Guardia nazionale e sulla base dei
princípi della presente legge:
a)
i volumi organici e l'ordinamento;
|
Art. 9.
(Abrogazioni)
1. Sono abrogate le disposizioni in contrasto con la presente legge.
|
Art. 10.
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. |