DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa della senatrice SALVATO e CAPALDI
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 18 DICEMBRE 1997
Compiti e funzioni dello psicologo per il sostegno
ONOREVOLI SENATORI. - Il disegno di legge per l'introduzione di uno
psicologo a tempo pieno in ogni scuola nasce da alcune riflessioni sui
minori nella società odierna ed in particolare sui tanti "disagi"
moderni, che attraversano la vita dei giovani in ogni fascia dell'età
evolutiva. Disagi che é molto importante conoscere e affrontare in
tempo e con risposte adeguate.
Questi disagi sono anche espressione della difficoltà relazionale
esistente nella scuola cosí come nella società, per cui tutti
o quasi tutti finiscono col vivere chiusi nella propria solitudine. Anche
recenti tragici episodi di violenza sui bambini, ci parlano della solitudine
di tanti minori, sia in famiglia che a scuola.
Primo obiettivo deve essere, quindi, quello di costruire, attorno al
minore, una efficace rete di relazioni interpersonali.
Nella relazione interpersonale comunichiamo e scambiamo non solo i
contenuti, ma l'immagine di chi siamo e di come ci percepiamo l'un l'altro.
Nessuna cultura degna di questo nome si forma, quando le informazioni
passano attraverso relazioni inesistenti o distorte o non sufficientemente
ricettive tra docenti e allievi.
In conclusione, non sempre abbiamo docenti preparati al dialogo con gli
allievi, ma neppure genitori competenti nella relazione interpersonale da
tenersi con i figli. Il risultato é che troppo spesso i rapporti
vengono tenuti su di un piano inessenziale, sia per la cultura scolastica,
sia per lo sviluppo psicologico dei giovani.
Le conseguenze di questa situazione possono essere drammatiche.
In Italia, come nel resto d'Europa, sono spesso all'attenzione collettiva
episodi drammatici di cui i minori sono vittime, ma troppe volte
l'atteggiamento comune é quello di una indignazione momentanea, a cui
non fanno seguito interventi seri e di lungo periodo.
Bambini violentati, sfruttati e costretti al lavoro precoce; scolari
suicidi perché non reggono alle difficoltà della scuola;
giovanissimi che uccidono o compiono violenze.
Se non si costruiscono motivazioni forti per vivere, i giovani non sempre
sanno resistere alle difficoltà e alla frammentarietà della
società odierna. A che cosa potranno ancorare i loro progetti? Questa
mi pare la domanda da cui partire per affrontare fattivamente il tema dei
minori e del loro futuro.
Lo psicologo scolastico é solo uno degli aiuti possibili, ma
é necessario inserirlo nella scuola, anche per interloquire
seriamente e non in modo frammentario e superficiale con la
personalità giovanile.
Intanto il futuro incalza alle nostre porte sotto forma di allievi di
diversa etnia, di diversa cultura e diversa lingua.
Se alcuni giovani hanno dei problemi reali, chi li sa distinguere da
quelli consueti dell'apprendimento e dello sviluppo? D'altronde, chi davanti
ad una apparente timidezza sa sempre scorgere il fondo possibile della
depressione e dei suoi tragici risvolti? Chi davanti ad un rigore troppo
forte discerne i segni di altre possibilità di disagio?
Spesso gli insegnanti individuano i segni di traumi là dove il
trauma non esiste, o viceversa, e non sanno differenziare condizioni normali
di stress
da condizioni patologiche gravi a cui il ragazzo puó essere esposto
a lungo. Non sanno e non devono saperlo fare perché la loro
professionalità é di tipo culturale e non terapeutico, quindi
non si puó chiedere loro di essere in condizione di fare una
diagnosi.
É necessario che la scuola offra servizi e cicli di studio in cui
le relazioni umane contino almeno quanto la cultura e le infor mazioni che
si vogliono offrire. Il futuro non richiede solo individui colti ma anche
individui psicologicamente evoluti e come tali essi vanno costruiti entro un
percorso scolastico che li collochi all'interno di un solido e positivo
sistema di rapporti sociali e umani.
In questa prospettiva lo psicologo scolastico puó essere il
regista competente delle relazioni scolastiche, l'occhio esperto capace di
discernere le patologie e di risolverle (ove possibile) prima che entrino in
fasi degenerative. Puó contribuire a realizzare relazioni corrette
tra insegnanti e allievi, sottraendo questi ultimi al danno della
valutazione impropria, valutazione che, a volte, invece di essere un
giudizio sulla formazione e sui contenuti appresi, diventa una valutazione
sulla patologia o sul rischio sociale o sulla povertà dello studente
e quindi diventa un etichettamento ed un impedimento che accresce la
mortalità scolastica dei diversi, dei poveri, dei fragili.
Lo psicologo puó essere anzitutto il consulente dei docenti nel
loro rapporto professionale con gli allievi e insieme una risorsa importante
per entrambi.
Il disegno di legge prevede la presenza di uno psicologo nei consigli di
classe destinato anzitutto a filtrare il rapporto che i docenti hanno con
gli allievi nel momento della valutazione, spesso non adeguata e astratta.
Lo psicologo puó raccogliere il materiale adeguato alle sue
ipotesi, entrando personalmente in relazione con i casi di disagio
conclamato, contribuendo alla costruzione di un percorso di conoscenza e
all'individuazione delle modalità di trattamento del disagio,
avviando concretamente un lavoro di intersezione tra genitori, docenti e
ragazzi a rischio e operando per delineare i contorni e la gravità
del rischio quando esso é presente.
A me sembra che questa proposta possa avere parecchi vantaggi: il primo
tra tutti é quello di inserire una figura professionale adeguata al
riconoscimento concreto e tempestivo dei casi di disagio. Il secondo
vantaggio consiste nel fatto che una legge orientata in questo senso
puó introdurre poco alla volta un cambiamento cognitivo rispetto al
modo di rapportarsi ai giovani e di coglierne le problematiche. Si tratta di
una piccola rivoluzione copernicana pragmatica: l'introduzione di una
modalità nuova di lettura del mondo della scuola, troppo intriso di
pedagogismi e valutazioni non sempre utilizzabili nella realtà. In
fine un radicale messaggio di revisione delle modalità con cui gli
adulti preparano giovani: modalità troppo superficiali e tecnico
nozionistiche.
É necessario tornare a comprendere per quali ragioni il contesto
scolastico non permette di cogliere le patologie modeste e gravi, anzi ci
lavori sopra aggravandole. In conclusione il progetto va nella direzione
della costruzione di ambientazioni evolutive in cui la cassa di risonanza
interpersonale inizi a funzionare. La cultura nuova non puó essere
fatta a spese delle persone. Diceva Don Milani "ognuno ha un diritto
profondo ad essere fatto uguale" e parlava della scuola dell'obbligo. Ebbene
oggi l'intera scuola abbisogna degli strumenti necessari per completare
l'uguaglianza e per neutralizzare almeno in parte le diseguaglianze.
In Italia, in questi ultimi decenni, si é fatta sempre piú
ampia e diffusa, soprattutto fra gli insegnanti, la consapevolezza del
contributo che la psicologia puó dare all'attività educativa.
Il ritardo con cui questo si é verificato nel nostro Paese
rispetto agli altri grandi Paesi europei dipende dal fatto che, in Italia,
la psicologia si é affermata in un tempo relativamente recente a
livello universitario e nella vita sociale. Nel periodo antecedente alla
seconda guerra mondiale gli studi psicologici sono stati trascurati e
osteggiati. Questo ritardo, ed anche la rapidità con cui é
stato recuperato il tempo perduto, risultano evidenti dalle seguenti date:
anni '50 - Presenza solo saltuaria di qualche insegnamento
psicologico, complementare, in qualche facoltà universitaria;
anni '60 - Moltiplicazione degli insegnamenti, nonché degli
Istituti di psicologia; apertura delle prime scuole di specializzazione in
psicologia;
anni '70 - Istituzione di due corsi di laurea in psicologia, a Roma e
a Padova, ciascuno con migliaia di iscritti;
anni '80/90 - Istituzione di due facoltà di psicologia e di
altri undici corsi di laurea nelle varie regioni italiane; introduzione di
insegnamenti obbligatori di psicologia anche nel curricolo di formazione dei
medici; istituzione dell'Albo e dell'Ordine degli psicologi; istituzione
della figura dello psicologo nei consultori familiari pubblici e in altri
settori dell'area sanitaria.
Le discipline psicologiche oggi insegnate a livello universitario sono
numerose. Alcune di esse, come la psicologia dello sviluppo, la psicologia
dell'apprendimento, la psicologia dell'educazione, la psicologia sociale,
possono essere presenti nel curricolo formativo degli insegnanti, e
concorrere a formare quella componente della loro professionalità che
é la competenza psicologica. Ció oggi accade solo
saltuariamente, e solo in alcune delle facoltà i cui laureati hanno
poi accesso all'insegnamento (in particolare, quelle di lettere e
filosofia).
Il contributo che la psicologia é in grado di offrire in sede
educativa é invece importante in rapporto a esigenze che sono oggi
presenti nella scuola e che riguardano sia il bisogno di consulenza e anche
di sostegno che molti insegnanti avvertono per una corretta impostazione del
loro insegnamento o per il trattamento di allievi che presentano particolari
problemi, sia il bisogno di informazione, consulenza e sostegno che
avvertono gli allievi.
Questa forma di presenza della psicologia nella scuola puó essere
rappresentata dalla figura dello psicologo scolastico, una figura che si
é ormai affermata in altri grandi Paesi del mondo occidentale e che
si affaccia invece soltanto ora in Italia.
Lo psicologo scolastico puó soddisfare queste esigenze in vario
modo:
a)
per quanto riguarda la consulenza o il sostegno offerti agli insegnanti,
l'intervento puó consistere in conversazioni individuali o per
piccoli gruppi su tematiche psicologiche riguardanti la didattica delle
varie discipline, la progettazione didattica collegiale nei consigli di
classe o di istituto, l'individuazione degli interventi educativi, l'uso di
tecniche come il colloquio individuale o la discussione di gruppo, l'uso di
metodologie audiovisive, l'impiego di strumenti di verifica degli
apprendimenti nonché i vari problemi della valutazione, la
sperimentazione educativa, i problemi dei rapporti con le famiglie, gli
specifici problemi riguardanti singoli allievi che hanno difficoltà
di apprendimento o di inserimento sociale o sono portatori di
handicap..BFT
Uno specifico intervento puó consistere poi nel favorire sia i
rapporti fra la scuola e gli operatori socio-sanitari delle unità
sanitarie locali, sia i rapporti fra gli insegnanti curricolari e gli
insegnanti di sostegno;
b)
per quanto riguarda l'informazione e la consulenza che possono risultare
necessarie o utili per la generalità degli allievi, l'intervento
puó prendere la forma di periodici incontri a livello di classe, con
conversazioni e discussioni riguardanti temi che possono essere diversi a
seconda dei livelli d'età, quali la crescita fisica e le sue
risonanze psicologiche, la presenza di aspetti del corpo che suscitano
preoccupazione, la maturazione puberale e i suoi riflessi diretti e
indiretti, l'informazione sessuale considerata in tutti i suoi molteplici
aspetti, lo sviluppo di una immagine di sé realistica ma anche
positiva e dinamica, i processi di convergenza e di divergenza nella
formazione della propria identità, la scelta consapevole
dell'indirizzo scolastico e della professione, le modalità piú
produttive di affrontare le attività di studio, i modi adatti per
fronteggiare le emozioni e per reagire alle frustrazioni e agli insuccessi,
i rapporti con i genitori e con altri familiari, i rapporti con gli
insegnanti, i rapporti con i coetanei, i rapporti sentimentali e di coppia,
i problemi esistenziali, i problemi relativi alla conquista e all'esercizio
dell'autonomia, la natura delle situazioni conflittuali intrapsichiche e le
modalità con cui possono venire affrontate e superate;
c)
lo psicologo scolastico puó poi seguire in forma individuale, con
colloqui, consigli e un'attività di sostegno psicologico durevole,
gli allievi e in particolare quelli che presentano particolari problemi di
carattere intellettivo, motivazionale, affettivo, emotivo. sociale;
d)
possono, infine, venire affidati a questa figura sia il compito di
sviluppare nei genitori degli allievi una crescente consapevolezza delle
loro funzioni educative e una soddisfacente conoscenza degli aspetti e delle
fasi dello sviluppo psicologico dei loro figli, sia quello di fornire
consulenza e indicazioni piú specifiche e individualizzate a genitori
di allievi che si trovano in difficoltà o creano difficoltà
nella scuola.
Va tenuta presente, a questo riguardo, la situazione paradossale tuttora
esistente nel nostro Paese, caratterizzata dal fatto che ai genitori,
chiamati a svolgere funzioni delicatissime, complesse, e di grande
importanza per un equilibrato sviluppo della personalità dei loro
figli, in anni decisivi per la formazione della personalità di questi
ultimi, non é stata data né viene data oggi, in modo
sistematico, alcuna preparazione.
Oggi le funzioni dello psicologo scolastico sono svolte, in una forma
molto sporadica, per iniziativa di singole scuole o enti locali, da laureati
in psicologia che già operano entro un consultorio familiare, o
conducono (individualmente o in forma associata) una attività
professionale indipendente e vengono autorizzati dalle istituzioni
scolastiche sulla base di convenzioni a tempo.
Vengono pure svolte (in modo altrettanto sporadico) da
"psicopedagogisti", ovvero da figure che il Ministero della pubblica
istruzione ha istituito autorizzando insegnanti di ruolo laureati in
pedagogia che sono anche forniti di una preparazione psicologica; Alcuni
psicologi cominciano ad operare nei Centri di informazione e consulenza
(CIC).
Si tratta di tentativi lodevoli ma del tutto insufficienti per
fronteggiare l'attuale situazione.
Una soluzione soddisfacente puó essere trovata soltanto attraverso
l'istituzione della figura dello "psicologo scolastico" e la creazione di un
organico commisurato alle esigenze della nostra scuola. Questa soluzione
puó essere proposta tenendo presenti due considerazioni.
La prima riguarda la presenza, ormai diffusa sul territorio nazionale, di
facoltà o corsi di laurea in psicologia nel cui piano di studi
é previsto, dopo un biennio comune a tutti volto a fornire una
preparazione psicologica di base, un successivo triennio di orientamento
professionale articolato in quattro indirizzi di cui uno, indirizzo di
"psicologia dello sviluppo e della educazione", é destinato proprio a
formare psicologi che intendano operare in stretto contatto col mondo
giovanile e con le istituzioni scolastiche. In tale indirizzo sono attivati
anche insegnamenti riferiti all'area pedagogica, alla programmazione e
valutazione degli interventi didattici, alla metodologia dell'insegnamento,
alla pedagogia sperimentale e alla psico-pedagogia.
La seconda considerazione riguarda il fatto che la maggiore spesa
sostenuta dallo Stato per la istituzione della nuova figura e del relativo
organico potrà essere compensata, in tempi lunghi, da risparmi
realizzati in altri settori (per esempio, in quello della giustizia, in
quello sanitario come conseguenza della riduzione del fenomeno delle
devianze, in quello sanitario specificamente destinato alla cura delle
malattie psichiatriche piú rilevanti) e da un miglioramento degli
esiti formativi della scuola che puó avere un riflesso non
trascurabile sulle capacità lavorative e sul comportamento sociale
dei giovani che da essa usciranno.
Il disegno di legge che qui presento é stato diviso in due
capitoli fondamentali:
Capo I - Istituzione dello psicologo scolastico.
Capo II - Triennio di sperimentazione.
Capo I
Lo psicologo scolastico viene inserito negli organici delle scuole di
ogni ordine e grado.
Nella scuola dell'obbligo e nella scuola secondaria superiore é
prevista la presenza di uno psicologo all'incirca per ogni ottanta alunni:
tale quantificazione deriva dalla necessità di garantire almeno
un'ora settimanale d'intervento dello psicologo per ogni alunno.
Nell'organico della scuola per l'infanzia viene inserito uno psicologo
per ogni scuola (articoli 1 e 11).
Lo psicologo instaura con lo studente un rapporto professionale
individuale.
Si tratta di una delle scelte fondamentali del presente disegno di legge
e non é in alcun modo contrapposta alla scuola come luogo di
socializzazione e di scambio, anche psicologico. Essa, viceversa, si
configura proprio come aiuto e sostegno a chi, nella difficoltà,
saprà di non essere solo. E come lotta alla solitudine e al silenzio.
Lo psicologo scolastico fa parte degli organi collegiali della scuola ed
ha diritto di voto nello scrutinio, proprio per stabilire la "pari
dignità" di funzione con tutti gli altri insegnanti.
Sia i docenti che il direttore didattico o il preside possono avvalersi
della consulenza e del parere dello psicologo.
Egli svolge, oltre alle suddette funzioni, compiti di consulenza e di
informazione per studenti, insegnanti o famiglie che lo richiedano.
L'intervento dello psicologo nella scuola viene svolto sia in forma
individuale che collettiva.
Nello scrutinio lo psicologo presenta un profilo per ogni alunno e tale
intervento concorrerà a formulare il giudizio finale sull'allievo
(articoli 2, 3, 4, 6, 7 e 8).
Lo psicologo puó convocare i genitori, effettuare visite ed
organizzare colloqui, anche senza il tramite della direzione scolastica
(articolo 5).
Possono accedere alla professione di psicologo scolastico i laureati in
psicologia dello sviluppo e dell'educazione ed in psicologia clinica.
La figura professionale dello psicologo scolastico é equiparata a
quella dello psicologo presente nelle istituzioni ospedaliere. Il
reclutamento é definito con apposito bando dal Ministero della
pubblica istruzione (articoli 9, 10 e 11).
Capo II
I contenuti del presente disegno di legge debbono essere verificati
concretamente. Per questo il legislatore, in questo secondo capitolo,
individua un periodo di tre anni come tempo necessario per sperimentarli.
La sperimentazione avverrà in tre regioni italiane, privilegiando
quelle che ne abbiano fatto richiesta e che siano una del Nord, una del
Centro e l'altra del Mezzogiorno d'Italia.
Per verificare la suddetta sperimentazione, é istituito presso il
Ministero della pubblica istruzione un Comitato scientifico di verifica.
Al termine della sperimentazione, il ruolo dello psicologo é
istituito in tutte le scuole italiane (articoli 12, 13, 14, 15, 16 e 17).
In conclusione desidero ringraziare il professor Sabino Acquaviva, la
dottoressa Paola Fiocco e il professor Guido Petter che, con il loro
contributo, mi hanno aiutata nell'impegnativo cammino della stesura del
disegno di legge che é oggi al vostro esame e che mi auguro vogliate
discutere ed approvare al piú presto.
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CAPO I
Art. 1.
1. Nelle scuole di ogni ordine e grado é istituita la figura dello
psicologo scolastico al fine di sostenere lo sviluppo e la formazione della
personalità del minore.
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Art. 2.
1. Lo psicologo instaura con lo studente un rapporto professionale
individuale.
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Art. 3.
1. Lo psicologo scolastico svolge le seguenti funzioni:
a)
informazione rivolta agli studenti su temi riguardanti lo sviluppo
psicologico dell'età evolutiva;
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Art. 4.
1. Lo psicologo accede a tutte le informazioni in possesso della scuola
relative allo studente.
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Art. 5.
1. La famiglia puó chiedere l'intervento dello psicologo in ogni
momento della vita scolastica dell'interessato.
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Art. 6.
1. Alla fine di ogni trimestre o quadrimestre, lo psicologo elabora un
profilo per ogni studente. Tale profilo viene inviato a tutti gli insegnanti
della classe e puó contenere anche suggerimenti psicopedagogici.
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Art. 7.
1. Lo psicologo di classe ha diritto di voto nella valutazione degli
alunni.
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Art. 8.
1. Possono accedere alla professione di psicologo scolastico i laureati
nei seguenti indirizzi:
a)
psicologia dello sviluppo e dell'educazione;
2. Le Facoltà possono integrare il piano di studi degli indirizzi
di cui al comma 1 con discipline necessarie all'attuazione della presente
legge.
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Art. 9.
1. Il Ministero della pubblica istruzione emana appositi bandi di
concorso per il reclutamento degli psicologi scolastici.
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Art. 10.
1. Lo stipendio dello psicologo scolastico, fatte salve le migliori
condizioni definite in sede contrattuale, é pari a quello dello
psicologo presente nelle istituzioni ospedaliere.
TRIENNIO DI SPERIMENTAZIONE
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Art. 11.
1. Il Ministero della pubblica istruzione, a partire dall'anno scolastico
1998-1999, organizza una sperimentazione scolastica, interessante almeno
10.000 studenti, della durata di tre anni, destinata alla istituzione dello
psicologo scolastico.
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Art. 12.
1. Per la sperimentazione della presente legge viene istituito, presso il
Ministero della pubblica istruzione, un Comitato scientifico di verifica,
cosí composto:
a)
cinque psicologi del corso di laurea in Psicologia dello sviluppo e
dell'educazione, eletti dagli insegnanti della materia di tutte le
università italiane, nel loro seno;
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Art. 13.
1. Compiti del Comitato scientifico di verifica sono:
a)
definire i criteri di analisi comparativa sul campo, confrontando le classi
in cui é stato inserito lo psicologo con altre;
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Art. 14.
1. La sperimentazione avverrà in tre regioni italiane,
privilegiando quelle che ne abbiano fatto richiesta e che siano, comunque,
una del Nord, una del Centro e la terza del Mezzogiorno d'Italia.
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Art. 15.
1. Entro il 15 settembre di ciascun anno della sperimentazione, il
Ministro presenta al Parlamento una relazione sull'applicazione della legge.
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Art. 16.
1. Il Governo della Repubblica é delegato ad emanare, entro sei
mesi dal termine della sperimentazione, un decreto legislativo istitutivo
del ruolo dello psicologo scolastico, secondo i principi ed i criteri
direttivi della presente legge, fatta salva la possibilità di
determinare diversamente da quanto stabilito dall'articolo 11, comma 2, il
rapporto numerico tra psicologo scolastico e alunni, sulla base delle
effettive necessità emerse nel corso della sperimentazione.
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Art. 17.
1. All'onere derivante dal presente disegno di legge, quantificato in 30 miliardi annui per il triennio 1998-2000, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto nell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione della spesa del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, all'uopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione. |