Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03312

Atto n. 3-03312 (in Commissione)

Pubblicato il 22 novembre 2016, nella seduta n. 728

GIROTTO , GIARRUSSO , CAPPELLETTI , BERTOROTTA , CASTALDI , PAGLINI , SCIBONA , MORONESE , PUGLIA , DONNO - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

nel marzo 2016, in occasione della visita alla centrale di Stillwater di Enel in Nevada, negli Stati Uniti, il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha dichiarato che "l'Italia è leader mondiale delle energie rinnovabili", come si legge su un articolo on line de "la Repubblica" del 29 marzo;

in molte occasioni, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluigi Galletti, ha dichiarato che l'Italia ha raggiunto gli obiettivi europei su clima ed energia. Tramite un comunicato stampa pubblicato il 26 ottobre 2016 sul sito del Ministero e diramato in occasione della ratifica in Senato dell'accordo di Parigi, il Ministro ha osservato che l'Italia parte "da una condizione privilegiata rispetto agli altri Paesi perché una buona parte del percorso di riduzione della CO2 è già stata fatta in questi anni: abbiamo raggiunto gli obiettivi";

considerato che:

nel 2015 la produzione da fonti rinnovabili ha coperto in Italia il 17,3 per cento dei CIL (consumi interni lordi), superando leggermente l'obiettivo al 2020 del 17 per cento indicato dalla direttiva 2009/29/CE. Le strategie e i dettagli degli obiettivi totali e settoriali al 2020 sono stati indicati nel PAN (piano di azione nazionale) sulle FER (fonti di energia rinnovabili) che il Ministero dello sviluppo economico ha notificato alla Commissione nel giugno 2010;

dall'articolo "Rinnovabili, siamo fermi agli annunci - Dai dati Gse una situazione meno rosea" pubblicato il 22 aprile 2016 sulla rivista "Staffetta Quotidiana" e scritto da Giovanbattista Zorzoli, uno dei maggiori esperti in tema di energia e presidente del Coordinamento FREE che raccoglie le associazioni delle fonti rinnovabili e varie sigle ambientaliste, si illustra come l'obiettivo fissato dal PAN sia "stato già raggiunto" in buona parte grazie a un ricalcolo del consumo di legna dell'anno di partenza, il 2010;

dall'articolo emerge che il contributo al 17,3 per cento dell'energia termica prodotta da fonti rinnovabili "è più formale che sostanziale": la maggior parte è il risultato di un'indagine Istat, che ha corretto clamorosamente al rialzo i dati relativi alle biomasse rispetto a quelli su cui era basata la programmazione del Governo attraverso il PAN. La legna effettivamente usata nel 2010 per produrre calore era ben due volte e mezza la cifra riportata dal PAN: 7,7 Mtep (mega tonnellata equivalente di petrolio) invece di 2,2. Grazie all'indagine Istat si è così scoperto che la biomassa effettivamente bruciata nel 2010 per produrre calore era addirittura superiore del 35 per cento all'obiettivo prefissato dal PAN per il 2020;

conseguentemente all'indagine, il GSE (gestore dei servizi energetici) ha aggiornato il contributo delle biomasse alla produzione di calore nel 2010, e in tal modo, facilitati per piccola parte anche dalla crisi economica, nel 2015 con l'aumento reale delle fonti rinnovabili (poco meno di 4 Mtep in più tra il 2010 e il 2015 contro i 12 Mtep previsti dal PAN per il 2020) e al ricalcolo su base Istat dell'anno base, a parere degli interroganti l'Italia avrebbe raggiunto l'obiettivo europeo;

considerato inoltre che, a giudizio degli interroganti:

la lettura non formale del consuntivo degli ultimi 5 anni porta ad una considerazione molto meno ottimistica, soprattutto se si traguardano gli obiettivi al 2030;

se presumibilmente si considera un effetto congiunto della crescita del PIL e dell'efficienza energetica in cui i consumi finali lordi rimangano costanti fino al 2030 (nel primo trimestre 2016 secondo stime Istat il PIL è addirittura cresciuto dello 0,3 per cento, mentre la domanda di energia secondo stime dell'Associazione italiana economisti dell'energia è scesa altrettanto), si minimizza a 11,85 Mtep l'apporto aggiuntivo di rinnovabili, richiesto per realizzare l'obiettivo UE al 2030 (27 per cento dei consumi interni lordi coperto da rinnovabili);

poiché ci sono 15 anni a disposizione, ogni quinquennio si dovrebbe aggiungere 3,95 Mtep, un'impresa per nulla semplice, trattandosi di una cifra praticamente uguale ai 3,98 Mtep prodotti in aggiunta dal 2010-2015. Se, ad esempio, da oggi al 2030 il settore termico raddoppiasse ogni quinquennio il proprio contributo rispetto al 2010-2015, aggiungerebbe solo 1,14 Mtep; se i trasporti triplicassero il loro contributo nel 2015 (cioè con una penetrazione molto sostenuta della mobilità elettrica, per almeno la metà dei veicoli alimentata da fonti rinnovabili), apporterebbero ulteriori 3,54 Mtep;

tali obiettivi dovrebbero essere realizzati in 14 anni, visto che l'emanazione del decreto per l'incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche è stato emanato a metà anno 2016 e non produrrà alcun nuovo impianto nel corrente anno;

di conseguenza, da qui al 2030 la produzione elettrica con rinnovabili dovrebbe crescere di circa 70 TWh (terawattora). Nell'ipotesi di una crescita, necessariamente contenuta, della produzione idroelettrica e geotermica, con il raddoppio della generazione eolica (obiettivo massimo al 2030 secondo un recente studio di Althesys) e il 50 per cento in più di elettricità fornito dalle bioenergie (altro obiettivo sfidante), per fare il pieno, in 14 sarà necessario installare altri 36 GW (gigawatt) di fotovoltaico: quasi il doppio della potenza realizzata fino a oggi;

anche se si assumessero ipotesi diverse per il contributo delle singole tecnologie, ma in tutti i casi per aggiungere circa 11,85 Mtep all'attuale produzione di energia da fonte rinnovabile, sarebbe comunque necessario un intervento legislativo in favore dell'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili rivolto alla rimozione di tutte le norme introdotte negli ultimi anni che ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili e all'introduzione di nuove regole che ne favoriscano la promozione e l'utilizzo;

considerato infine che nella conferenza stampa del 23 giugno 2016, in attuazione della Conferenza delle parti di Parigi, Cop21, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciava una "strategia verde" del Paese e la messa a disposizione di 9 miliardi di euro in 20 anni per le energie rinnovabili. In tale occasione dichiarava "Abbiamo firmato l'accordo di Parigi non perché faceva figo, ma perché è un pezzo della scommessa di questo Paese" (come si può vedere su "Rainews" lo stesso giorno). Precedentemente aveva annunciato l'impegno del Governo sul settore attraverso l'emanazione del "Green Act",

si chiede di sapere:

se la Commissione europea sia stata messa a conoscenza della revisione delle stime degli obiettivi europei indicati nel PAN sul consumo delle fonti rinnovabili del 2010 e se, sulla base di quanto accaduto, potrebbe chiedere all'Italia una revisione degli obiettivi al 2020;

se i Ministri in indirizzo non considerino incoerenti le dichiarazioni sul raggiungimento degli obiettivi, essendo gli stessi il risultato determinato da un errore di valutazione emerso dalla revisione statistica e in misura modesta (1,3 Mtep) dalla riduzione dei consumi favoriti dalla crisi economica e non da un impegno legislativo verso tale indirizzo politico;

quali iniziative di competenza intendano adottare per raggiungere gli obiettivi al 2030, peraltro in fase di revisione al rialzo dopo l'accordo di Parigi, dato che le installazioni annuali degli impianti rinnovabili registrate nel 2015 sarebbero largamente insufficienti a consentire all'Italia di raggiungere gli attuali obiettivi e il decreto per le misure a favore delle energie rinnovabili per il 2017-2020 non è stato ancora emanato.