Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06481

Atto n. 4-06481

Pubblicato il 11 ottobre 2016, nella seduta n. 697

BENCINI , ROMANI Maurizio , MOLINARI - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

in data 10 ottobre 2016, durante la proiezione della nota trasmissione televisiva "Report" su Rai3, veniva mandato in onda un servizio sulla truffa, partita da San Paolo di Civitate, provincia di Foggia, delle 11.000 tonnellate di grano duro convenzionale spacciate come biologico. Ed invero, in Italia, ad oggi, sono circa 60.000 le aziende che trattano il biologico. È noto come la filiera sia soggetta a tutta una serie di certificazioni, così come previsto dal regolamento europeo relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici. Nello specifico, "le autorità competenti, le autorità di controllo e gli organismi di controllo scambiano informazioni utili sui risultati dei rispettivi controlli";

tuttavia, tonnellate su tonnellate di grano, spacciate per bio, vanno a finire alle maggiori cooperative (mulini) di biologico, le quali hanno i propri istituti/enti di certificazione. Il problema sorge nel momento in cui i certificati vengono manomessi. Ed infatti, è bastato modificare un numero su un certificato per mettere in moto il circuito sperato da chi ha manomesso lo scambio di informazioni. Gli enti che dovevano e potevano controllare sulla vendita, però, se ne sono accorti solamente mesi dopo, quando, cioè, il grano era già trasformato in semola per poi divenire pasta e circolare in tutto il mondo;

considerato che:

l'inchiesta, nello specifico, entra nel mondo dei certificatori e svela come 160 aziende italiane, associate in un consorzio che si chiama il "Biologico", sarebbero proprietarie del ccpb, ossia dell'ente certificatore; in altri termini, i controllati sono i proprietari dell'ente che li controlla. A vigilare su tutto quanto esposto dovrebbero essere il Ministero delle politiche agricole e quello della Salute, ma è evidente che qualcosa si frappone nel virtuoso circolo dei controlli prestabiliti. Ed invero, basti pensare a tutte quelle decisioni che per il nostro Paese, in settori quali, ad esempio, trasporti, affari economici, sicurezza, sanità, immigrazione, vengono stabilite in Europa. Ebbene, si suppone che i Ministeri di volta in volta interessati investano, a rappresentanza degli interessi italiani, funzionari competenti e di comprovata integrità;

nel reportime citato si legge come il dirigente Pasqualino Rossi, sin dall'inizio del 2016, sarebbe stato incaricato della sicurezza alimentare del nostro Paese, dei farmaci e della salute veterinaria. La nomina, in particolare, sarebbe stata proposta da una commissione interna al Ministero della salute e, dunque, alla ministra Lorenzin, che ha disposto, poi, l'approvazione finale;

considerato inoltre che a quanto risulta agli interroganti:

il dirigente fu assunto nel 1998 dal Ministero della salute come direttore medico, competente sul farmaco vigilanza, divenendo medio tempore un importante dirigente dell'Aifa. In tale veste, nel 2008, dopo 2 anni di indagini, il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, dispose l'arresto del dirigente Rossi, unitamente ad altri funzionari pubblici e dirigenti di società di intermediazione nel settore farmaceutico. Il reato contestato era quello di corruzione e, già da allora, il giudice per le indagini preliminari si esprimeva in termini di totale assenza, nel funzionario in commento, dell'interesse per la tutela della salute pubblica;

il dirigente Rossi, per conto dell'Aifa, si sarebbe occupato delle procedure di valutazione e autorizzazione dei farmaci presso l'agenzia del farmaco internazionale. Dalle informazioni raccolte dalla Procura, sarebbe emerso il ritratto di un funzionario pubblico alla continua ricerca di denaro, per mantenere un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità. Per questo, secondo i magistrati, avrebbe veicolato informazioni riservate agli informatori farmaceutici ed agevolato le pratiche per l'approvazione dei farmaci in commercio si fa riferimento, nello specifico, al farmaco "Aulin". L'iter giudiziario si è rivelato, però, lento e colmo di ostacoli: nel 2008 la Procura di Torino ha trasferito gli atti a quella di Roma per ragioni di competenza mentre il rinvio a giudizio, per Pasqualino Rossi ed altri 16 imputati, è giunto nel settembre del 2010. Intanto, il dirigente veniva trasferito dall'Aifa al Ministero della salute con incarico di consulenza, studio e ricerca presso la Direzione generale per i rapporti con l'Unione europea e rapporti internazionali, al fine di valorizzare e diffondere le buone pratiche nell'ambito della cooperazione sanitaria e della salute globale;

il Tribunale di Roma, nel settembre 2015, senza giungere al giudizio di primo grado, emanava sentenza di non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione nei confronti di tutti gli imputati. Al contempo, la ministra Lorenzin e i suoi direttori generali dichiaravano come, al momento dell'assegnazione dell'incarico al funzionario Rossi, non fossero a conoscenza delle vicende legate a questi;

a parere degli interroganti, come del resto di tutti i cittadini che hanno seguito il servizio televisivo, non risulta concepibile la mancata effettuazione di alcun controllo e verifica su coloro che risultano candidati ad assumere determinati ruoli e funzioni. Ed infatti, anche a voler considerare l'intervenuta prescrizione del reato di corruzione non possono non considerarsi le dichiarazioni e/o ammissioni, provenienti dallo stesso dirigente Rossi, circa le generose donazioni ricevute così come, del resto, quanto appreso in video sul passaggio di denaro,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda avviare e monitorare pedissequamente tutte le attività utili per fare piena luce sulla vicenda, al fine di garantire l'onestà, la competenza e la meritocrazia dei funzionari pubblici chiamati a ricoprire ruoli di rilievo, fondamentale come quello in esame.