Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06312
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Atto n. 4-06312
Pubblicato il 13 settembre 2016, nella seduta n. 676
DE PETRIS , CERVELLINI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
Tirreno Power è una delle maggiori società di produzione di energia elettrica presenti in Italia, proprietaria di vari impianti di produzione di diversa tipologia presenti nelle regioni Liguria, Lazio e Campania, così suddivisi: in Liguria, con la centrale di Vado ligure a carbone e un impianto turbogas a CCGT (ciclo combinato); nel Lazio, con la centrale turbogas di Torrevaldaliga sita a Civitavecchia (CCGT); in Campania, con la centrale turbogas di Napoli levante (CCGT);
tutti gli impianti termoelettrici (CCGT) sono alimentati a gas naturale (metano) con una potenza installata di 2.400 MW, mentre i 2 gruppi a carbone con una potenza installata di 660 MW sono stati dichiarati chiusi da Tirreno Power nel giugno 2016;
vi è inoltre un polo di energie alternative composto di piccoli impianti idroelettrici di poco più di 70 MW, ubicati in Liguria, Piemonte e Emilia-Romagna;
Tirreno Power, inizialmente configurata come Generation company 3 e denominata Interpower, nasce nell'anno 1999 a seguito della liberalizzazione del mercato elettrico italiano, mediante il conferimento di una parte degli impianti di produzione di ENEL, all'epoca monopolista del mercato elettrico;
la Generation company 3 è rimasta produttrice esclusivamente di energia elettrica a differenza delle Generation company 1 e 2, acquisite da altri gruppi multiutility del panorama del mercato energetico nazionale;
dopo varie vicissitudini azionarie, Tirreno Power ha oggi come azionisti di riferimento le due società Engie ex Gas de France e Sorgenia;
nel corso del 2013, Tirreno Power ha informato i principali sindacati di categoria nazionali della difficoltà nel continuare a onorare il proprio debito, nonché della richiesta proveniente dalle banche creditrici di rientrarvi: il livello di indebitamento della Tirreno Power era, infatti, cresciuto notevolmente, sino a raggiungere 830 milioni di euro;
sono dunque sopraggiunte, da parte aziendale, voci su un'apertura di mobilità per 199 unità di personale;
in tale clima di grave difficoltà di assetto sia azionario che di bilancio, per decisione della magistratura savonese nel marzo 2014 sono stati chiusi mediante sequestro i 2 gruppi a carbone della centrale di Vado ligure. Il personale addetto a questi impianti si è ritrovato, dunque, in cassa integrazione e la Tirreno Power ha deciso conseguentemente di presentare ricorso contro la decisione di chiusura dei 2 gruppi a carbone;
nel giugno 2014 Tirreno Power ha altresì presentato un piano di licenziamenti definibile come "lacrime e sangue": 315 unità su un totale di 520 dipendenti;
grazie all'intervento del Ministero dello sviluppo economico, delle forze politiche locali e nazionali e delle organizzazioni sindacali, è stata annullata la procedura di licenziamenti obbligatori attraverso l'accordo del 7 luglio 2014, sottoscritto dai sindacati Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec e Tirreno Power;
l'accordo conteneva un piano di licenziamenti volontari e incentivati per 111 dipendenti, poi divenuti 133, e la gestione di ulteriori esuberi mediante contratti di solidarietà tra tutti i lavoratori, per almeno 2 anni (da ottobre 2014 al 2016, eventualmente rinnovabili);
tali accordi hanno contribuito a far concedere nel 2015 dal Tribunale di Roma l'approvazione del piano di ristrutturazione del debito contratto con le banche finanziatrici;
nel giugno 2016, Tirreno Power ha annunciato la rinuncia alla produzione di energia elettrica con il carbone, disponendo la chiusura dei 2 impianti a carbone di Vado ligure;
a seguito di tale decisione, l'azienda ha dichiarato di avere 186 esuberi su una forza ad oggi di soli 384 dipendenti, indicando di tendere ad un numero di dipendenti di sole 196 unità su tutto il territorio nazionale;
il 7 settembre 2016 Tirreno Power ha dunque aperto la procedura di licenziamento collettivo per 186 dipendenti, ipotizzando questa distribuzione sul territorio nazionale: Vado ligure 118 esuberi; Civitavecchia 42 esuberi; Napoli levante 23 esuberi; direzione di Roma 3 esuberi;
tale procedura concerne lavoratori con età media di 45 anni, alcuni anche sessantenni: non ancora, dunque, in possesso dei requisiti contributivi per la pensione. La situazione configurata lascia prevedere nell'immediato gravi problematiche per i lavoratori, per le famiglie e per i territori di appartenenza, già gravemente colpiti dalla crisi occupazionale;
considerato che:
nei mesi di luglio e agosto 2016, il Ministero dello sviluppo economico ha convocato Tirreno Power, le Regioni nei cui territori ricadono i siti produttivi principali e le organizzazioni sindacali nazionali di categoria per avere un quadro più dettagliato circa le iniziative messe realmente in campo dall'azienda, al fine di ricollocare gli esuberi dichiarati;
in questi 2 incontri l'azienda ha presentato un piano industriale palesemente insufficiente a raggiungere tale obiettivo;
in particolare, Tirreno Power non risulta avere mai definito un piano industriale per gli impianti di Civitavecchia, Napoli levante e Vado ligure;
considerato altresì che:
le organizzazioni sindacali nazionali hanno promosso 3 scioperi nazionali, con il conseguente blocco della produzione di energia in tutti gli impianti Tirreno Power, dichiarandosi contrarie a ulteriori tagli di personale per le implicazioni sociali e industriali che ne scaturirebbero;
il processo di riduzione del personale è già in atto da anni, e ha comportato un taglio dei 1.105 lavoratori iniziali agli attuali 384. Un'ulteriore riduzione rischia dunque di pregiudicare il normale esercizio degli impianti;
le organizzazioni sindacali hanno inoltre incontrato gli azionisti di riferimento Engie e Sorgenia, chiedendo loro atti di responsabilità per risolvere le problematiche occupazionali dell'azienda controllata. Di contro, sono state prodotte soltanto rassicurazioni, senza alcun atto formale;
in tale vertenza, il debito elevatissimo contratto in passato da Tirreno Power è risultato come fattore determinante per il problema occupazionale;
negli ultimi 18 mesi, tuttavia, la produzione di energia elettrica con i cicli combinati ha comportato significativi introiti nelle casse della società rispetto al periodo precedente;
l'obiettivo della manovra appare quello di ridurre il costo degli attuali occupati affinché Tirreno Power risulti appetibile per l'acquisizione da parte degli attuali azionisti di riferimento, o di altri soggetti presenti sul mercato elettrico nazionale o internazionale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno convocare Tirreno Power e gli azionisti di riferimento per avere risposte concrete circa il mantenimento dei livelli occupazionali nei siti produttivi sul territorio nazionale, ricercando soluzioni meno traumatiche rispetto alla procedura di licenziamento collettivo;
se non ritengano necessario chiarire la situazione di Tirreno Power in quanto produttore unicamente di energia elettrica, a differenza dei relativi azionisti di riferimento e dei competitor, che si configurano quali aziende multiutility, avendo maggiori spazi di manovra per gestire eventuali esuberi nelle proprie aziende controllate;
se non ritengano necessaria un'analisi profonda sulla genesi del debito di Tirreno Power, a fronte degli eccezionali guadagni ricevuti in oltre un decennio come primario produttore di energia elettrica;
se non ritengano opportuno interrogare Tirreno Power circa il proprio futuro industriale quale esclusivo produttore di energia elettrica privo del settore di vendita sul mercato libero, affrontando una riorganizzazione del lavoro ridotta al minimo in conseguenza degli esuberi, che rischia di mettere in pericolo la sicurezza degli impianti e quella dei lavoratori impiegati;
se non ritengano di riflettere sul fallimento totale della privatizzazione e liberalizzazione del mercato elettrico e in particolare della citata Generation company 3, configurata dagli azionisti di riferimento quale produttore di sola energia elettrica, con un improprio utilizzo di risorse pubbliche;
se non ritengano necessario indagare sulla volontà, annunciata nel piano presentato da Tirreno Power il 7 settembre 2016, di aprire la procedura di licenziamento collettivo prevista dell'articolo 24, comma 1, della legge 23 luglio 1991, n. 223, attraverso cui l'azienda procederà ad espellere lavoratori elettrici con precise specializzazioni ed esperienza impiantistica consolidata nel tempo, sostituendoli probabilmente con personale esterno di ditte terze, con il solo intento di abbassare il costo del lavoro negli impianti, al fine di rendere appetibile l'azienda per l'acquisizione da parte degli attuali azionisti di riferimento o di altri soggetti presenti sul mercato elettrico nazionale o internazionale.