Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02755

Atto n. 3-02755 (in Commissione)

Pubblicato il 7 aprile 2016, nella seduta n. 605

BERTUZZI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

nel 2009 un'ispezione della Banca d'Italia rilevava problematiche relative al credito per la Carife SpA e, in particolare, una posizione debitoria su Milano (Siano), che presentava significative difficoltà;

nel settembre 2009, data la delicata situazione, il direttore generale pro tempore, dottor Gennaro Murolo, veniva sostituito dal dottor Giuseppe Grassano; quest'ultimo, in più occasioni ufficiali, prospettava un rapido risanamento e rilancio della banca;

nell'aprile 2010, con la nomina del nuovo consiglio e l'approvazione del primo bilancio in passivo della propria storia, la banca proseguì nell'opera di risanamento, sotto l'assiduo controllo della Banca d'Italia, che aveva disposto per Carife la vigilanza rafforzata;

tra dicembre 2010 e aprile 2011, Carife ha definito il progetto di aumento di capitale, mediante ricorso principalmente all'azionariato diffuso, cioè piccoli risparmiatori famiglie e imprese. L'aumento di capitale è stato autorizzato dalla Banca d'Italia e dalla Consob per un importo di 150 milioni di euro, sottoscritto in larghissima parte da famiglie e imprese del territorio ferrarese;

considerato che:

l'aumento di capitale, tra luglio e settembre 2011, è stato completato con successo, portando il totale azionisti a più di 29.000, quindi con almeno 5.000 nuovi sottoscrittori, rispetto ai 24.000 che erano soci già da prima;

nel settembre 2012, una nuova ispezione di Banca d'Italia ha inaspettatamente portato ad ulteriori pesantissime svalutazioni dei crediti, da cui il bilancio 2012 è stato approvato, ad aprile 2013, con una perdita di quasi 105 milioni di euro; in quel momento, il patrimonio netto di Carife rimaneva comunque superiore a 350 milioni di euro, con 132 filiali e oltre 1.000 addetti;

nel frattempo, Banca d'Italia aveva chiesto a fondazione Carife di ricercare un partner industriale e, a quanto risulta all'interrogante, la fondazione ha preso contatti con possibili interessati;

tenuto conto che:

la Cassa di risparmio di Ferrara è stata posta in regime di amministrazione straordinaria con decreto n. 151 del 27 maggio 2013 del Ministero dell'economia e delle finanze;

tale regime è stato confermato dal Ministro, con decreto del 26 maggio 2014, su proposta della Banca d'Italia, che ha disposto la proroga della procedura di amministrazione straordinaria della Cassa di risparmio di Ferrara, capogruppo dell'omonimo gruppo bancario;

nei mesi successivi, i commissari, in stretto coordinamento con Banca d'Italia, hanno operato una serie di dismissioni di banche controllate e di filiali, riducendo il perimetro di Carife al territorio originario;

nel frattempo, i sindacati aziendali hanno aderito ad un importante accordo di prepensionamenti, con oneri economici a carico dei dipendenti rimasti in servizio e consistenti effetti in diminuzione dell'organico e del costo del lavoro;

in questo periodo di commissariamento, a valutare l'acquisizione sono state prima la Popolare di Vicenza e poi Banca popolare dell'Emilia-Romagna; successivamente si è ipotizzato un salvataggio da parte della vicina Cassa di Cento, ma nessuna di queste possibili soluzioni ha dato i risultati sperati;

considerato, infine, che con decreto-legge n. 183 del 2015 (abrogato dall'art. 1, comma 854, della legge n. 208 del 2015), "salva banche", il Governo Renzi ha individuato un sistema di salvataggio, che trovava immediata applicazione per quattro banche (Banca Marche, Carife, Carichieti, Banca Etruria) e per i loro amministratori uscenti, che si sostanzia nella creazione per ciascuno dei 4 istituti di una good bank, cui affidare la prosecuzione delle relative attività bancarie e di una bad bank comune, in cui lasciare tutti i crediti non riscossi cosiddetti "sofferenze" e che di fatto implica il sacrificio degli obbligazionisti, attraverso l'azzeramento del valore dei titoli subordinati, con conseguenti effetti sui risparmi di 32.000 ferraresi e sull'intera economia provinciale,

si chiede di sapere:

se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro in indirizzo non ritenga necessario continuare il confronto con l'Unione europea per trovare una soluzione che possa condurre al ristoro di tutti gli obbligazionisti;

se intenda avviare un'azione di sensibilizzazione verso le nuove banche e chi le acquisirà, al fine di riconoscere agli ex azionisti nuovi warrant;

se intenda ipotizzare, per i territori colpiti dalle crisi bancarie, nuovi strumenti di sviluppo per superare gli effetti di shock che queste crisi hanno creato.