Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02655
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Atto n. 3-02655
Pubblicato il 8 marzo 2016, nella seduta n. 587
DE PETRIS , PETRAGLIA - Ai Ministri dell'interno, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per la semplificazione e la pubblica amministrazione e per gli affari regionali e le autonomie. -
Premesso che:
la questione relativa alla stabilizzazione delle educatrici e degli educatori degli asili nido, a gestione comunale, colpisce migliaia di lavoratori e relative famiglie del nostro Paese;
in particolare, nel corso degli ultimi mesi, si è assistito a Roma ad un intollerabile susseguirsi di annunci e provvedimenti, inadeguati a risolvere la situazione, prodotti unicamente in risposta alle mobilitazioni del settembre 2015, che però vanno nella direzione di un progetto di privatizzare i nidi comunali e cedere allo Stato le scuole d'infanzia, così come contenuto nel bilancio per il 2016, su cui sta lavorando il Campidoglio. L'ipotesi, dunque, vedrebbe, da una parte, la cessione graduale delle materne allo Stato, che già gestisce molti di questi istituti, dall'altra invece l'incremento dei nidi da dare in gestione ai privati (il Comune di Roma già utilizza un sistema integrato di gestione pubblico-privato);
il settore, costituito in larga parte da donne, ha subìto un'inconcepibile penalizzazione successivamente alle sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 26 novembre 2014, volta, al contrario, alla tutela dei lavoratori precari dall'abuso di contratti a tempo determinato. La sentenza, infatti, aveva valutato la legislazione italiana come contrastante con quella comunitaria, non prevedendo misure dissuasive e preventive adeguate in tal senso; la Corte aveva, tra l'altro, ribadito il principio di non abuso dei contratti a termine nei casi in cui si manifestino esigenze permanenti, come, è evidente, nel comparto educativo e scolastico;
nel solco della direttiva 1999/70/CE, ove si prevedeva, tra le altre cose, che al fine contrastare l'abuso dei contratti a tempo indeterminato, gli Stati membri dovessero indicarne la durata massima totale, la legge 24 dicembre 2007, n. 247, aveva stabilito, al comma 40 dell'art. 1, che "qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l'altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato";
è evidente, tuttavia, come tale previsione non sia stata in alcun modo rispettata. Lo dimostra la fretta con la quale il Governo ha approvato, lo scorso anno, la legge 13 luglio 2015, n. 107, "Buona scuola", che aveva l'obiettivo primario di stabilizzare migliaia di insegnanti precari, prima che venissero avviati altrettanti ricorsi, con conseguenze risarcitorie imprevedibili;
in tale contesto, gli educatori e le educatrici degli asili nido si sono ritrovati nella drammatica condizione della probabile perdita del posto di lavoro, a causa di un meccanismo perverso che, dopo averli penalizzati nella reiterazione dei contratti a termine, li espone al rischio di non vederli rinnovati al superamento dei 36 mesi;
nel settembre 2015, la pubblicazione del bando per gli educatori dell'asilo aveva, di fatto, escluso una platea di precari che i sindacati Usb e Cgil hanno valutato in circa 5.000 lavoratori, tra nidi e scuole materne, colpevoli di aver superato i 36 mesi di contratti a termine, proseguendo, in alcuni casi, da più di 10 anni con tale regime contrattuale;
la mobilitazione che è seguita alla pubblicazione del bando ha spinto, non soltanto l'assessore pro tempore per la scuola di Roma capitale (Marco Rossi Doria), ma anche il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ad intervenire per garantire la prosecuzione del lavoro di educatori ed educatrici. La circolare del ministro Madia del 2 settembre 2015 ha, infatti, consentito la reiterazione dei contratti a tempo determinato per l'anno 2015/2016, rimandando tuttavia all'amministrazione comunale la risoluzione della problematica concernente la stabilizzazione dei precari;
le vicende che hanno coinvolto l'amministrazione capitolina, con lo scioglimento del Consiglio comunale, a causa delle contestuali dimissioni dei consiglieri, hanno tuttavia paralizzato qualsiasi tentativo di risoluzione della questione, a grave danno, non soltanto di educatrici ed educatori, che da anni svolgono tale mestiere, acquisendo professionalità ed esperienza indispensabili, ma anche di bambini e famiglie, con una potenziale diminuzione dell'organico di migliaia di unità, in un settore delicato come quello dell'educazione prescolare;
l'intervento della Corte di giustizia europea, si segnala, aveva come obiettivo la stabilizzazione dei lavoratori precari e non, ovviamente, un loro licenziamento di massa, dopo aver subito inaccettabili condizioni di lavoro per decenni, come supplenze part time con contratti giornalieri e graduatorie ventennali;
si segnala come educatrici ed educatori dipendano dagli enti locali e, dunque, siano sottoposti ai vincoli del patto di stabilità interno,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano di dover procedere a opportune verifiche in merito a quanto descritto in premessa;
se risulti loro a quanto corrisponde la quota di assunzioni Area seconda- servizi di istruzione, di formazione ed educazione delle educatrici ed educatori di asilo nido nel limite del 25 per cento del personale in servizio, secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento;
se non ritengano opportuno promuovere un'analisi della situazione anagrafica del personale a tempo determinato e indeterminato impegnato nei servizi educativi e quali risultano essere le liste di attesa relative all'accesso al servizio da parte dell'utenza;
se esistano graduatorie da cui attingere per assumere educatori ed educatrici a tempo indeterminato e quale sia la loro consistenza;
se non ritengano opportuna l'emanazione di provvedimenti che rendano possibile garantire la salvaguardia del posto di lavoro di migliaia di educatrici ed educatori degli asili nido comunali e scuole materne e se vi sia l'apertura ad una statizzazione dei servizi educativi tutti;
se non ritengano opportuno attivarsi al fine di prevedere, con successivi interventi normativi, l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità interno per gli enti locali, per quanto concerne le spese volte alla stabilizzazione di educatrici ed educatori degli asili nido comunali e scuole materne, che abbiano superato i 36 mesi di proroga di contratti a tempo determinato.