Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06051

Atto n. 4-06051

Pubblicato il 4 febbraio 2004
Seduta n. 529

GUBERT. - Al Ministro degli affari esteri. -

Premesso che:

aderendo all'Organizzazione delle Nazioni Unite, la Repubblica Italiana ha ritenuto di dover concorrere, nel contesto dei poteri di quell'organizzazione, a creare le condizioni affinché nel mondo siano rispettati i diritti umani e vi sia pacifica convivenza fra i popoli;

Jan Egeland, sottosegretario generale dell'ONU per le questioni umanitarie, il 10 novembre 2003, a seguito di una sua visita nel nord dell'Uganda, dove da 18 anni vi è guerra civile, ha dichiarato pubblicamente che la situazione umanitaria in quell'area è "peggiore che in Iraq o in ogni altra parte del mondo" e che "è un oltraggio morale" (traduzioni dell'interrogante) che l'attenzione internazionale al problema sia così esigua e che il mondo faccia così poco al riguardo";

nei distretti interessati (Gulu, Kitgum, Pader, Lira, Apac, Katakwi, Soroti, Kaberamaido, Kumi) operano da molti anni guerriglieri, tra cui quelli dell'Armata di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army - LRA) che sequestra ragazzini per addestrarli alla guerriglia e per impegnarli in essa (si calcolano in 20.000 i bambini rapiti, dei quali 8.000 nell'ultimo anno) e ragazzine per farle diventare, a tredici - quattordici anni, "mogli" e schiave dei comandanti;

la commistione di credenze religiose miste cristiane e musulmane con altre derivanti dalla magia nera e con il carisma profetico attribuito al loro leader, Joseph Kony, accentua il carattere fanatico di tale movimento, con episodi gravissimi di violenza anche sulla popolazione civile e conseguente perdita di sostegno popolare anche nelle aree che, dopo il 1986, ossia la conquista del potere da parte dell'attuale presidente Yoweri Museveni, uomo che nel Sud dell'Uganda condusse una lunga guerriglia contro il Governo centrale guidando il National Resistance Army, a tale conquista si opponevano; da ciò il crescente ricorso ai sequestri e ai rapimenti;

pur affondando il conflitto interno all'Uganda le sue radici nella grande eterogeneità etnica e socio-economica del paese (unità artificiosa creata dal regime coloniale inglese senza riguardo ai caratteri socio-culturali delle popolazioni) e nello scoordinato sovrapporsi della struttura dello Stato moderno alla struttura socio-politica tradizionale (assai diversa, anch'essa, fra nord e sud del paese), esso trova sostegno ed alimento in ragioni politiche anche diverse, attinenti i rapporti fra gli Stati dell'area, e in particolare fra Uganda e Sudan (l'Uganda ha sostenuto il Sudan People's Liberation Army, movimento indipendentista cristiano operante nel Sud del Sudan, mentre il Sudan, per ritorsione, in particolare a partire dal 1994, dopo il fallimento dei negoziati fra Governo centrale ugandese e LRA, ha sostenuto il LRA);

il governo ugandese, abbandonata ogni ricerca di soluzione negoziale e pacifica del conflitto, dal 1999 sta perseguendo una soluzione puramente militare (operazione "Pugno di ferro", a partire dal 2002), senza ottenere, peraltro, significativi risultati, ma, al contrario, provocando un'estensione della sfera d'azione dei ribelli ai distretti più a sud (Lira e Apac dal giugno 2002 e di Soroti, Katakwi, Kaberamaido e Kumi dal giugno 2003);

uno studio recente della Makerere University di Kampala ("The Hiddeen War: The Forgotten People", 2003) condotto dall'Human Rights & Peace Center, ha concluso che "il conflitto nel nord dell'Uganda ha raggiunto un punto di non ritorno, a meno che la comunità internazionale non intervenga in appoggio di una soluzione pacifica";

all'intervento dell'ONU è stato ed è di ostacolo la posizione ugandese, che afferma come la questione sia solo un conflitto interno;

tale posizione ugandese è stata sostenuta anche da altri governi, in particolare da quelli degli USA e del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, nonostante l'evidente suo interessare anche il sud del Sudan, nonostante l'aggravarsi della situazione umanitaria e nonostante che gli USA abbiano classificato il LRA come "organizzazione terrorista straniera";

sono in atto pressioni, in particolare da parte dell'Human Rights Watch, per ottenere da parte delle Nazioni Unite una missione speciale per garantire almeno il rilascio dei ragazzini rapiti dall’LRA, ma l'unico modo per risolvere tale grave problema umanitario è evidentemente quello di aprire un negoziato, su iniziativa ONU, che affronti la questione nord-ugandese nel suo complesso;

i leader religiosi dell'Uganda hanno lanciato un appello al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e ad altri organismi internazionali regionali affinché intervengano a protezione dei civili e per porre termine ad una guerra che dura da molti anni. Oltre 50 vescovi, non solo del nord dell'Uganda, ma anche del sud, hanno affermato che la situazione nel nord dell'Uganda è intollerabile e che si deve andare oltre la semplice assistenza umanitaria;

tali appelli sono finora caduti nel vuoto e l'ONU si limita a sostenere agenzie di aiuto umanitario, i cui aiuti vanno sempre più spesso nelle mani dell’LRA, che assalta convogli e depositi; anche gli ultimi inviati speciali dell'ONU si sono limitati a prestare attenzione ai soli aspetti di assistenza umanitaria;

la popolazione locale si chiede come mai l'ONU sia intervenuta in Congo e in Sierra Leone, mentre ritenga di non farlo per il nord dell'Uganda,

l’interrogante chiede di sapere:

se il Governo italiano si sia attivato e/o intenda attivarsi in sede ONU per richiamare il dovere di tutti gli Stati membri, in particolare di quelli coinvolti nella questione nord-ugandese (Uganda e Sudan) e dei membri del Consiglio di Sicurezza, ad adempiere agli obblighi derivanti dalla sottoscrizione della Carta e delle convenzioni delle Nazioni Unite e ad attivarsi affinché essi vengano fatti rispettare;

se il Governo ritenga che, di fronte a durature, gravi e ripetute violazioni dei diritti umani, senza che i poteri costituiti dimostrino di essere in grado di intervenire con efficacia a loro tutela, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite debba esperire i passi necessari per una soluzione pacifica e negoziale del problema, manifestando fin da subito la sua volontà di intervenire anche militarmente, qualora tali passi si rivelino inutili per porre fine a massacri di vite umane e sequestri di massa di bambini per farne dei guerriglieri;

se e quali passi il Governo abbia intrapreso nelle relazioni bilaterali con il Governo ugandese affinché, constatata la sua incapacità, che dura da parecchi anni, di garantire minimi livelli di sicurezza nei distretti del Nord Uganda, non si opponga ad un intervento delle Nazioni Unite, all'occorrenza anche militare, per porre fine ad una situazione intollerabile e per una pacificazione dell'area.