Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02383

Atto n. 3-02383

Pubblicato il 19 novembre 2015, nella seduta n. 539

BENCINI , ROMANI Maurizio , DE PIETRO , MOLINARI , BIGNAMI , CASALETTO , SIMEONI , CAMPANELLA , MASTRANGELI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della salute. -

Premesso che:

in data 17 novembre 2015 un operaio, Cosimo Martucci, è rimasto coinvolto in un infortunio mortale presso lo stabilimento Ilva di Taranto. Nello specifico, la vittima operava, quale dipendente di un'impresa appaltatrice, presso l'area assegnata alla ditta "Pitrelli". In particolare, l'operaio, impegnato nel trasporto di tratti di una condotta, durante le operazioni di movimentazione svolte all'interno dell'area di cantiere, è morto a causa dell'impatto con un tubo d'acciaio;

l'incidente è avvenuto nel reparto Agglomerato dello stabilimento pugliese dopo i lavori di smontaggio di una canna fumaria ed ha comportato, come logica ed immediata conseguenza, la sospensione delle attività nel cantiere in cui stava operando l'impresa appaltatrice Pitrelli. Ed ancora, il personale dello Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell'Azienda sanitaria locale sta raccogliendo informazioni per stabilire, con certezza, le cause dell'incidente e, dunque, conseguentemente l'accertamento di eventuali responsabilità;

non sono ancora chiare le ragioni sottese alla sostituzione delle condotte della linea di depolverazione secondaria ma, ad ogni buon conto, l'operazione rientrava in un lavoro finalizzato a migliorare le condizioni di un reparto che, sotto il profilo ambientale, è tra i più impattanti dell'Ilva;

ci si chiede se la morte dell'operaio sia il frutto di una manovra sbagliata ovvero l'esito di un'imbragatura di sicurezza non correttamente predisposta;

considerato che:

il triste epilogo, sesto decesso all'interno degli stabilimenti Ilva dai tempi del sequestro giudiziario del luglio 2012, ha alimentato nuovamente il senso di rabbia e impotenza che solo chi vive a Taranto prova e, conseguentemente, può comprendere;

negli ultimi 2 decenni, la nota acciaieria Ilva di Taranto ha causato un gran numero di decessi e di malattie; ed infatti, nel 2012 la fabbrica è stata posta sotto sequestro dalla magistratura. Ciò nonostante, il Governo, incalzato da sindacalisti ed industriali, ha insistito nel tenere in vita l'azienda e ha stanziato, negli anni, ingenti risorse per risanare tanto il complesso siderurgico produttivo quanto la zona circostante, unitamente ai conti dell'azienda, gravemente in deficit. Tali opere di risanamento, per giunta, procedono in maniera piuttosto lenta e farraginosa nonché appaiono poco risolutive;

dopo il provvedimento di sequestro emesso dal GIP, Patrizia Todisco, il 7 agosto 2012, sono accadute diverse cose. Nel dicembre 2012, il Governo Monti ha adottato un decreto-legge (decreto-legge n. 207 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 231 del 2012) che, in nome "della salvaguardia dell'occupazione e della produzione", ha vanificato di fatto il provvedimento di sequestro ed ha consentito la ripresa delle produzione, sia pure a ritmi ridotti e nel rispetto di determinati standard prescritti dall'autorizzazione integrata ambientale. La Procura di Taranto ha fatto ricorso contro questo decreto-legge, ma invano. Così la fabbrica è tornata a funzionare ed il piano di risanamento ha iniziato ad essere operativo solo nel luglio 2015 ed i relativi lavori di bonifica sembrano essere solo parziali;

considerato inoltre che Taranto, splendida città che affaccia sul mare, per l'appunto detta "città dei due mari", viene oramai descritta come un territorio dove regnano logiche lobbiste, malavita e personaggi di dubbia competenza; ed ancora, una città il cui presente vede emigrazione, povertà, desertificazione economica e ricatto occupazionale,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano avviare e monitorare pedissequamente tutte le attività utili al fine di fare piena luce su questo ulteriore dramma, nonché osservare e verificare sistematicamente le intraprese opere di riqualificazione, nell'ottica di una strategia risolutiva che garantisca davvero sviluppo, sicurezza e diritti;

se intendano, a tal fine, impegnarsi, affinché la normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro venga osservata senza deroga ed eccezione alcuna all'interno dell'intero complesso Ilva.