Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00307

Atto n. 2-00307

Pubblicato il 5 ottobre 2015, nella seduta n. 517

CAMPANELLA , BOCCHINO , DE PETRIS , DE CRISTOFARO , CERVELLINI , BAROZZINO , MASTRANGELI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

in seno all'Unione europea, il mantenimento di una politica di bilancio responsabile è stata da sempre considerata tanto più importante in un'unione monetaria, quale l'area dell'euro;

sin dal 1992 il Trattato di Maastricht richiede agli Stati membri dell'Unione europea il rispetto di 2 regole di bilancio, ossia un rapporto d'indebitamento tra netto e PIL inferiore al 3 per cento e un rapporto tra debito e PIL inferiore al 60 per cento, o comunque tendente a questo;

con il Patto di stabilità e crescita (PSC), adottato nel 1997, la governance europea si struttura maggiormente, costituendo il principale fondamento giuridico della regolamentazione delle politiche di bilancio, ai sensi dell'articolo 121 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea (TFUE) ("Sorveglianza multilaterale") e dell'articolo 126 ("Procedura per i disavanzi eccessivi");

la crisi finanziaria del 2008 e la recessione dell'economia globale del 2009 hanno determinato un forte deterioramento delle finanze pubbliche in tutti i Paesi europei e hanno attivato un ciclo di modifiche della governance europea;

nell'area dell'euro, al deterioramento causato dalla crisi economica si sono associate, a partire dal 2010, tensioni su alcuni debitori sovrani, che hanno a loro volta aggravato la crisi finanziaria e determinato incertezza sulle stesse prospettive della moneta unica. Un ruolo cruciale nell'amplificazione e propagazione della crisi è stato svolto dal sistema bancario: nella crisi greca, il deprezzamento dei titoli pubblici si è ripercosso sulla solidità patrimoniale e sull'accesso ai finanziamenti sia delle banche nazionali sia di alcune estere, creando tensioni sistemiche;

al fine di prevenire il ripetersi di eventi simili e tenuto presente che molti fattori hanno contribuito al deterioramento delle finanze pubbliche, la riforma della governance economica europea del 2011 (cosiddetta six pack) ha posto una maggiore enfasi sulla sorveglianza macroeconomica, attraverso l'introduzione di meccanismi sia preventivi sia correttivi, mutuati dalle procedure già applicate per la finanza pubblica con il PSC;

difatti, nel 2011 con il six pack e nel 2012 e 2013 con il two pack, l'Unione ha stabilito con maggiore dettaglio il modo con cui le norme previste dal Trattato debbano essere attuate, definendo obiettivi e procedure delle regole di bilancio richieste agli Stati membri;

più specificatamente, con il six pack si introduce, nell'ambito del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, un limite alla crescita della spesa (expenditure benchmark) diretto a rafforzare il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine (OMT). Ciò in base all'assunzione secondo cui le entrate straordinarie (windfall revenues), in quanto eccedenti il gettito normalmente atteso dalla crescita economica, andrebbero opportunamente destinate alla riduzione del disavanzo e del debito, mantenendo, al contempo, la spesa su un sentiero di crescita stabile e indipendente dal ciclo economico;

è bene ricordare che la procedura per gli squilibri macroeconomici opera in base all'articolo 121, comma 2, del trattato sul funzionamento della UE e viene disciplinata con 2 regolamenti: il primo definisce le caratteristiche della nuova procedura di sorveglianza e riguarda tutti gli Stati membri; il secondo, che riguarda i soli Paesi dell'area euro, articola il meccanismo che garantisce il rispetto dei nuovi parametri, inclusa la previsione di potenziali sanzioni;

con specifico riferimento alla parte preventiva, la procedura si basa su di un meccanismo di allerta che identifica in quali Stati membri vi siano indicatori di potenziali squilibri macroeconomici in corso di emersione, che potrebbero richiedere approfondimenti ulteriori;

in particolare, si demanda alla Commissione europea una valutazione periodica dei rischi derivanti dagli squilibri macroeconomici in ciascuno Stato membro. La valutazione sarebbe basata su un quadro di riferimento composto da 11 indicatori economici;

considerato che:

come ricordato nel punto 7 della raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea dell'8 luglio 2014, concernente il programma nazionale di riforma per il 2014 della Germania, il 5 marzo 2014 la Commissione europea aveva pubblicato i risultati di un'accurata analisi condotta sull'economia tedesca (ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011), nella quale emergeva chiaramente come questa fosse caratterizzata da squilibri macroeconomici, che si concretizzavano in un continuo surplus commerciale;

secondo alcuni dati recentemente diffusi da Bloomberg, la Germania ha chiuso il 2014 con un surplus delle partite correnti passato da 195,3 miliardi di euro, registrati nel 2013, a 217 miliardi di euro, con le esportazioni in rialzo del 3,7 per cento;

tale surplus cronico è stato reinvestito in prestiti ai Paesi in deficit, contribuendo ad alimentare la spirale che ha acuito sempre di più i loro squilibri di bilancio, finendo per minare pesantemente l'eurozona;

Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, nel frattempo, hanno cancellato i loro disavanzi esterni, a costo di milioni di disoccupati in più e di una caduta dei salari: i consumi si sono ridotti, l'export è salito. La Germania, invece, secondo le previsioni della Commissione, si troverà in una situazione di violazione (crescente) della soglia del 6 per cento per il quinto anno consecutivo, esponendosi, teoricamente, a una multa da 3 miliardi di euro;

tuttavia, l'Unione europea ha, di fatto, imposto la correzione degli squilibri unicamente a determinati Paesi (già pesantemente indeboliti dalla crisi), ma non nel Paese al cuore dell'euro,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza dei dati esposti;

se intenda promuovere, in sede di Consiglio europeo, un vertice urgente che abbia all'ordine del giorno la non omogenea applicazione, all'interno dell'Unione europea, delle normative poste a base del sistema di governance dell'Unione economica e monetaria, UEM, e della sorveglianza macroeconomica, laddove pone come target del surplus delle partite correnti il limite del 6 per cento e la previsione di sanzioni adeguate per aver sforato il limite;

se intenda farsi promotore di una Conferenza europea sul debito sovrano, che preveda la rinegoziazione del debito che eccede il 60 per cento del PIL all'interno di una vera cornice politico-istituzionale, che guardi agli interessi dell'Unione europea in tutta la sua globalità e complessità socio-economica e, segnatamente, se intenda promuovere politiche di sostegno e monitoraggio dei consumi interni di ciascun Paese e di un equilibrato sostegno di salari ed occupazione;

se intenda promuovere iniziative volte a riformare il fiscal compact, il six pack, il two pack e le altre disposizioni fiscali, economiche e monetarie sulla governance dei sistemi bancari contenute nei Trattati europei.