Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04042

Atto n. 4-04042

Pubblicato il 3 giugno 2015, nella seduta n. 457

VOLPI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

le agenzie di recapito, imprese private nel settore dei servizi postali, hanno operato, fino al 1999, sulla base di concessioni rilasciate dal Ministero delle poste, e, a fronte del versamento del 30 per cento del corrispettivo del servizio, erano autorizzate al recapito di tutti i prodotti postali;

il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, di recepimento della direttiva 97/67/CE, ha previsto l'interruzione del rapporto di collaborazione con le aziende ex concessionarie di Poste italiane SpA e l'internalizzazione del servizio di recapito, costringendo alla chiusura le agenzie ex concessionarie che dal 2000 gestivano in esclusiva per conto di Poste il servizio di recapito raccomandate, corrispondenza e servizi ausiliari;

al comma 5, dell'articolo 23, del decreto legislativo veniva, altresì, previsto che Poste italiane potesse realizzare accordi con gli operatori privati, anche dopo la scadenza delle concessioni, al fine di ottimizzare i servizi, favorendo il miglioramento della qualità dei servizi stessi anche attraverso l'utilizzazione delle professionalità già esistenti;

con memorandumsottoscritto l'11 dicembre 2007 presso il Ministero delle comunicazioni, tra il Ministro, consorzio ProPoste 2000, Fise Are (Associazione imprese servizi di recapito postale e parcel), A.I.S.P. (Associazione italiana di storia postale) e Poste italiane, sono state delineate le fasi essenziali del processo di liberalizzazione del settore;

nel 2008 Poste italiane, con appositi bandi di gara, ha disposto l'assegnazione di una variegata tipologia di servizi oltre alle raccomandate, in linea con la prevista ristrutturazione del sistema postale;

numerosi ex concessionari sono stati esclusi da tali gare a vantaggio di nuovi soggetti. In circa 10 anni il valore degli appalti affidati da Poste italiane, in ottemperanza all'auspicato processo di liberalizzazione del servizio, si è segnatamente ristretto: da un valore di circa 70 milioni di euro all'anno nel 2000, a 58 milioni nel 2008, a meno di 40 nel 2011. Le gare bandite di recente da Poste italiane prevedono l'affidamento dei servizi per un valore non superiore a 28 milioni di euro, con ricadute significative sulle imprese, anche in termini di occupazione;

le agenzie ex concessionarie, avendo lavorato dal 2000 ad oggi in regime di esclusiva per Poste italiane, non hanno una quota propria di mercato alternativa per cui, nel caso in cui venisse confermata l'intenzione di Poste di non rinnovare i contratti, sarebbero costrette a chiudere e a mettere in cassa integrazione i 600 addetti che fino ad oggi, grazie ad una profonda conoscenza delle criticità toponomastiche dei territori, hanno garantito l'efficienza del servizio;

le agenzie di recapito hanno fatto fronte alla contrazione del mercato dei servizi postali con grande impegno e flessibilità, evitando tensioni occupazionali, anche grazie alla fattiva collaborazione con le organizzazioni sindacali. Nonostante ciò, non si può non registrare che, a tutt'oggi, diverse centinaia di lavoratori hanno perso il lavoro e attendono, anche da anni, l'apertura di una vera e propria trattativa nazionale che veda il coinvolgimento delle autorità competenti;

gli operatori privati si sono moltiplicati a dismisura e l'autorizzazione all'esercizio del servizio viene concessa a fronte di un versamento poco più che simbolico, senza alcun controllo dei requisiti di solidità, tecnico-organizzativi e degli addetti al servizio in un settore molto delicato, in quanto prevede anche il contatto con il pubblico, la sicurezza e la riservatezza della corrispondenza e degli utenti,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano fornire delucidazioni in merito all'atteggiamento assunto da Poste italiane nei confronti delle agenzie di recapito e le motivazioni per le quali Poste italiane non stia prendendo in considerazione il riassorbimento del personale di tali imprese;

se intendano aprire con urgenza un tavolo di concertazione alla presenza di tutte le parti coinvolte, per evitare la perdita di posti di lavoro e salvaguardare un patrimonio di competenza ed esperienza che, nell'interesse degli utenti, non può essere disperso.