Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01375
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Atto n. 3-01375
Pubblicato il 20 gennaio 2004
Seduta n. 516
GUERZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Posto che è in atto, per ampie fasce di imprese del tessile-abbigliamento, una forte contrazione della produzione, del fatturato e degli ordini che riduce fortemente la redditività di impresa, talché ad esempio a Carpi e nella provincia di Modena negli ultimi tre anni hanno cessato l'attività 460 imprese - il 12% del totale - con la conseguente perdita di 2.120 posti di lavoro;
considerato che:
la crisi del tessile-abbigliamento, causata da fattori strutturali di cui soffrono larga parte delle imprese che operano nella "filiera" oltre che dal ridursi dei consumi in Italia e delle esportazioni verso la Germania e gli USA, è resa più acuta, come è già stato ampiamente documentato, da altri fattori di concorrenza sleale e vera e propria criminalità economica ed in particolare:
dal decentramento all'estero di attività produttive trainato innanzitutto dal basso costo del lavoro;
dalla cospicua quantità di produzioni in loco provenienti da numerosi laboratori - in gran parte promossi e gestiti da cittadini cinesi - che operano nel sommerso, e che perciò applicano prezzi ai prodotti assai contenuti e non certo remunerativi se confrontati con i costi delle produzioni delle aziende che operano regolarmente;
dalle consistenti importazioni selvagge provenienti soprattutto da paesi asiatici, anch'esse immesse sul mercato con prezzi impossibili da applicare da parte delle aziende italiane che operano regolarmente, così come accade anche per i consistenti quantitativi di prodotti contraffatti del tessile-abbigliamento;
verificato che:
una larga fascia di piccole e medie imprese e imprese artigiane della filiera del tessile-abbigliamento, per restare comunque sul mercato e non cessare le attività, in particolare negli ultimi tre anni, riduce i prezzi dei propri prodotti al minimo e, con ciò, spesso si assottigliano all'estremo le redditività aziendali, quando non vengono addirittura annullate;
alla riduzione drastica fino all'annullamento di ogni remunerazione di impresa sono indotte in particolare le aziende della subfornitura, che a Carpi e in provincia di Modena rappresentano il 72% di tutte le imprese della "filiera" e le imprese i cui titolari - il 25% del totale - hanno a qualche anno la prospettiva della pensione e per ciò sono indotti, per giungervi, a continuare l'attività anche con esiti aziendali pressoché inconsistenti;
considerato inoltre che nella preoccupante situazione richiamata per molte imprese la redditività non è più quella del 1996 e del 2000, posta peraltro alla base degli studi di settore; in particolare molte aziende i cui titolari sono in attesa di pensione per non cessare l'attività sono poste nella sgradevole alternativa o di pagare imposte effettive su entrate presunte del tutto non reali, o invece di intraprendere ricorsi avversi al fisco assai costosi e dagli esiti incerti, con disagi gravi provocati da procedimenti di lunga durata, e tutto ciò in contrasto con l'obiettivo degli studi di settore che si rapportano alle dinamiche effettive dell'economia locale,
si chiede di sapere:
se il Ministro dell'economia e delle finanze abbia già posto in atto studi e ricerche volti a rilevare innanzitutto, per le azioni delle pubbliche amministrazioni e di quella del fisco in particolare, iniziative volte a individuare la forte contrazione produttiva e di reddito in atto soprattutto dopo il 2000 in molte imprese dal tessile-abbigliamento e del comparto moda rispetto agli indicatori di produzione e di reddito assunti, come noto, a suo tempo a riferimento degli studi di settore;
se in tal senso non si ritenga necessario richiamare la Commissione ministeriale per la validazione dei nuovi studi di settore alla necessità di valutare, anche ricorrendo a confronti diretti con le associazioni delle imprese, le istanze delle categorie imprenditoriali interessate e ad apportare correzioni ai vigenti studi di settore in linea con le mutate condizioni di produzione e di reddito nel comparto moda e tessile-abbigliamento;
se, in questo ambito, il Ministero dell'economia e delle finanze non ritenga necessario e urgente, come richiesto dalle associazioni delle imprese di molte parti del Paese, attivare, anche attraverso una specifica direttiva ministeriale, le Agenzie regionali delle entrate e gli Osservatori provinciali degli studi di settore affinché, in un rapporto di collaborazione con le associazioni di categoria presenti nei vari territori, siano posti in atto confronti utili ad individuare rispetto alla realtà effettiva attuale, assai diversa da quella del 1996 e del 2000, aggiornati indicatori di produzione di reddito affinché possano essere modificati, tenuto conto della nuova realtà economica e di mercato, gli studi di settore;
se non ritenga di emanare orientamenti ministeriali conformi a tutti gli uffici periferici dell'amministrazione finanziaria al fine di ottenere trattamenti possibilmente uniformi e non penalizzanti del fisco con riferimento, a partire dagli anni successivi al 2000, in particolare al valore da attribuire al macchinario, al ruolo dei soci e dei famigliari, al calo di redditività degli investimenti, alla contrazione del fatturato e delle ore lavorate, oltre che ad una valutazione aggiornata dei "fermo macchina" derivante dall'accentuarsi, negli ultimi anni, del carattere sempre più stagionale dell'attività produttiva di molte imprese del comparto tessile-abbigliamento e moda.