Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01910

Atto n. 3-01910 (in Commissione)

Pubblicato il 7 maggio 2015, nella seduta n. 445
Svolto nella seduta n. 222 della 13ª Commissione (28/04/2016)

MORONESE , LEZZI , CAPPELLETTI , DONNO , MANGILI , PUGLIA , SANTANGELO , SERRA , BERTOROTTA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. -

Premesso che:

nel nostro Paese l'uso di impianti a biomasse per la produzione di elettricità è in forte espansione per gli ingenti incentivi concessi con il meccanismo dei certificati verdi. A sostegno di tali incentivi c'è il fatto che le biomasse sono tra le "fonti energetiche rinnovabili" e comportano una presunta riduzione delle emissioni di gas serra, se queste sono usate come combustibile;

nei terreni dell'ex area industriale cosiddetta "Pozzi", ricadente nel territorio dei comuni di Calvi Risorta, Pignataro Maggiore e Sparanise, in provincia di Caserta, per quanto segnalato agli interroganti, vi sarebbero preoccupanti problematiche legate all'ambiente e alla salute dei cittadini;

considerato che a quanto risulta agli interroganti:

la Regione Campania, con decreto dirigenziale prot. n. 399 del 9 agosto 2007, ha rilasciato alla società BioPower SpA l'autorizzazione unica, ai sensi dell'art. 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003, per la costruzione e l'esercizio di una centrale elettrica alimentata a biomassa combustibile della potenza di 10 MW nel comune di Pignataro Maggiore;

l'articolo 3 della citata autorizzazione, ai fini dei tempi di inizio ed ultimazione dei lavori di realizzazione dell'impianto, richiamava le modalità di cui all'articolo 9 del decreto dirigenziale n. 238 del 16 giugno 2006 che, a sua volta, stabiliva l'inizio ed il completamento dei lavori di realizzazione dei progetti finanziati con le risorse della misura 1.12 POR (Programma operativo regionale) Campania 2000/2006, rispettivamente entro 220 e 460 giorni decorrenti dalla data di notifica dell'ammissione al contributo;

nel settembre 2007 il Comune di Pignataro Maggiore stipulava una convenzione con la società BioPower della durata trentennale, nella quale sembrerebbe venisse garantito al Comune un ristoro di 300.000 euro annui;

il 27 giugno 2008 la BioPower, preso atto del decreto dirigenziale della Regione Campania n. 93 del 13 maggio 2008 e della sopravvenuta incompatibilità tra certificati verdi e contributo, comunicava alla Regione la rinuncia a quest'ultimo, non ancora erogato, richiedendo espressamente lo svincolo delle fideiussioni prestate;

con successiva istanza, il 3 ottobre 2008 prima e il 29 luglio 2009 dopo, la società chiedeva alla Regione Campania di voler applicare alla fattispecie l'art 15 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 con conseguente fissazione del termine di ultimazione dei lavori entro 3 anni dall'inizio degli stessi, ed inoltre di voler dare atto della sospensione del rammentato termine di ultimazione dei lavori a partire dal 6 maggio 2009, data di adozione del sequestro preventivo penale, sino alla cessazione dell'efficacia della predetta misura cautelare;

non avendo ricevuto alcuna risposta, la società inviava in data 16 dicembre 2009 una diffida ad adottare un provvedimento espresso alla quale l'amministrazione rispondeva con la nota del 9 febbraio 2010, con cui si dava atto dell'impossibilità di poter "compiere alcun atto o di emanare alcun provvedimento fino alla conclusione del procedimento penale a carico della suddetta società ovvero fino all'emanazione della sentenza definitiva";

per l'annullamento di tale determinazione BioPower adiva il Tar Campania, che preso atto del venir meno del sequestro penale gravante, ordinava all'amministrazione regionale il riesame dell'istanza avanzata dalla società;

con successivo decreto dirigenziale, n. 275 del 10 giugno 2011, la Regione Campania stabiliva il termine di conclusione dei lavori in 3 anni, sospendendo il termine per 329 giorni, pari alla durata del sequestro penale;

il Comune di Pignataro Maggiore, ritenendo illegittimo tale decreto, adiva il Tar Campania chiedendone l'annullamento, che sospendeva l'efficacia del decreto dirigenziale n. 275 del 2011, accogliendo la domanda di misure cautelari;

a seguito della suddetta ordinanza cautelare adottata dal Tar Campania, la Regione, con provvedimento n. 984673 del 28 dicembre 2011, dichiarava decaduta l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'impianto di cui al decreto dirigenziale n. 399 del 2007;

avverso tale provvedimento la BioPower proponeva ricorso chiedendone l'annullamento;

il Tar Campania, respingeva il ricorso della BioPower per il proseguimento dei lavori della centrale con la sentenza n. 3873/2012, sentenza oggetto di ricorso dinanzi al Consiglio di Stato;

con la sentenza n.1042/2015 della V Sezione del Consiglio di Stato, depositata in segreteria in data 3 marzo 2015, il ricorso è stato accolto;

dalle motivazioni di diritto, punto 30, della suddetta sentenza si apprende: "Attesa la fondatezza dell'odierno appello, invero, il provvedimento regionale con cui è stata dichiarata la decadenza dell'autorizzazione unica per cui è causa cessa di produrre qualsivoglia effetto giuridico e, pertanto, la società può ragionevolmente riprendere i lavori ed ultimare la centrale già realizzata al 95 per cento, come precisato nel ricorso". Dalla massima si evince "L'art. 12 decreto legislativo n. 387 del 2003 contiene una puntuale disciplina dei presupposti, dell'oggetto, dei contenuti e del procedimento, relativi all'autorizzazione unica necessaria per la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Il medesimo articolo, però, non fissa alcuno specifico e tassativo termine di inizio e di ultimazione dei relativi lavori, limitandosi a disporre che l'autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercitare l'impianto in conformità al progetto approvato (parziale riforma della sentenza del TAR Campania, Napoli, sez. VII, n. 3873/2012)";

tra gli effetti di tale pronuncia, oltre alla ripresa dei lavori per Araba Fenice Energy SpA, già BioPower SpA, si segnala la condanna della Regione Campania al pagamento dei danni e la condanna della stessa Regione e del Comune di Pignataro alla spese di giudizio;

considerato inoltre che:

alla complessa situazione procedimentale si aggiunge un altrettanto problematica situazione processuale penale, in quanto da notizie di stampa, risulterebbe che sia stata condotta dalla Guardia di finanza un'inchiesta su una presunta truffa riguardante la costruzione della centrale biomasse (BioPower) di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta con 23 arresti, in ordine alla concessione di un contributo di circa 6,8 milioni di euro ("La Stampa", del 29 aprile 2009);

dalla suddetta inchiesta è scaturito il processo "BioPower", che si sta celebrando presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove il Comune di Pignataro si è costituito come parte civile;

sulla vicenda, il 13 aprile 2015, è già stato presentata un atto di sindacato ispettivo presso la Camera dei deputati (4-08752), al quale non è stata data alcuna risposta;

considerato infine che:

da segnalazioni provenienti da alcuni comitati territoriali e da notizie di stampa si evincerebbe che è in corso una mobilitazione popolare. "Dopo il primo ciclo di mobilitazioni avutosi contro la centrale fin dagli albori del progetto, la popolazione in maniera forte e determinata è scesa continuamente in strada, forte di vittorie popolari passate (contro la Q8, la discarica provinciale dei rifiuti, e la piattaforma di rifiuti tossici) inondando non solo il paese ma ripetutamente binari ferroviari, strade statali e finanche l'autostrada" (dal sito "Caleno24ore", del 9 marzo 2015);

parimenti si apprende che il 29 luglio 2013 è stato siglato un patto per la difesa dell'ambiente, da 10 sindaci delle cittadine della zona;

ad avviso degli interroganti la realizzazione della centrale a biomasse avrebbe ricadute negative sull'ambiente e sulla salute, considerata la pericolosità dei fumi della combustione immessi nell'aria, che ricadrebbero anche per chilometri nelle zone circostanti, le polveri sottili prodotte e l'emissione di centinaia di tonnellate di CO2, e neppure i filtri applicati, i controlli di legge o un eventuale spostamento della centrale un po' più lontano dall'ubicazione oggi proposta, potrebbero garantire la salute pubblica; tutte le biomasse bruciate, infatti, liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l'ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quale sia la loro opinione in merito;

se risulti che siano state effettuate tutte le analisi chimiche e fisiche dei terreni ospitanti l'impianto e dell'acqua in falda;

se risulti che siano stati valutati gli effetti delle dispersioni in aria delle emissioni tossiche di varia natura, tenuto conto della presenza anche di altri impianti industriali per la produzione di energia elettrica nelle vicinanze, e se l'impianto in questione non risulti dunque superfluo nel computo della produzione di energia elettrica per l'intera provincia di Caserta;

se risulti che ad oggi sussistano ancora tutti i requisiti ambientali e tecnici che determinarono l'autorizzazione unica per la realizzazione dell'impianto con decreto dirigenziale n. 399 rilasciato dalla Regione Campania il 9 agosto 2007, considerato anche il cambio di proprietà dalla BioPower SpA in liquidazione alla società Araba Fenice Energy SpA;

se intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, verificare la regolarità della convenzione stipulata tra il Comune di Pignataro Maggiore e l'ex BioPower SpA della durata di 30 anni, con scadenza 20 settembre 2037, anche in considerazione delle inchieste della magistratura;

se non ritengano, per quanto di competenza, di dover intervenire al fine di valutare la reale compatibilità ambientale del progetto, coinvolgendo le comunità locali, i comitati, le associazioni e i cittadini.