Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01673
Azioni disponibili
Atto n. 3-01673 (con carattere d'urgenza)
Pubblicato il 18 febbraio 2015, nella seduta n. 394
GASPARRI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
il 20 gennaio 2015 il Consiglio dei ministri ha emanato il decreto-legge n. 3 del 2015, recante "Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti", che ha stabilito che le banche popolari, con attivo superiore a 8 miliardi di euro, vengano trasformate in società per azioni. Lo scopo sarebbe quello di far sì che la liquidità disponibile si trasformi in credito per le famiglie e per le imprese, offrendo contemporaneamente servizi migliori a prezzi più contenuti;
con le nuove disposizioni decadrebbe il principio del voto capitario, in base al quale ogni socio, in sede di delibere assembleari, ha diritto ad un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute;
tale modalità di voto ha costituito il principio-cardine che storicamente ha contraddistinto e differenziato le banche cooperative rispetto alle banche società per azioni, consentendone un forte sviluppo al servizio dei territori, in favore delle piccole e medie imprese, delle famiglie e degli artigiani;
molteplici sono le criticità emerse dal decreto-legge. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha esplicitamente dichiarato il proprio dissenso rispetto alla riforma proposta, sottolineando come le banche popolari siano "una risorsa, come le Pmi, per la loro presenza sul territorio, altrimenti si finisce come la Grecia";
da notizie emerse dal quotidiano "il Giornale" del 31 gennaio 2015 emerge che il presidente della Banca popolare di Vicenza, dottor Gianni Zonin, ha affermato che: "È una riforma che uccide il sistema delle banche cooperative, salvando solo quelle che hanno un peso insignificante: le soglie sembrano fatte apposta per salvare il credito cooperativo delle Bcc". Inoltre, precisa il dottor Zonin: "eliminando il voto capitario mettiamo le Banche Popolari nelle mani di speculatori, fondi esteri, svendiamo loro il 25 per cento dell'attività bancaria italiana. E in questo delicato momento aprire così il territorio alla concorrenza genera il rischio che questi investimenti prendano il controllo dell'economia del Paese";
in ogni caso, al fine di preservare il vero modello cooperativistico, ossia quello delle banche popolari non quotate, sarebbe auspicabile a giudizio dell'interrogante un cambiamento del riferimento dimensionale, che potrebbe essere quello del limite previsto per l'assoggettamento alla vigilanza della Banca centrale europea che riguarda le banche con più di 30 miliardi di euro di attivi;
da notizie in possesso dell'interrogante se da un lato l'iniziativa del Governo sul credito popolare mostra giorno dopo giorno tutta la sua inconsistenza, in particolare attraverso le numerose critiche mosse dagli operatori del settore, dall'altro prende sempre più corpo l'ipotesi di ulteriori aspetti allarmanti;
da ulteriori notizie emerse sul quotidiano "Il Corriere della Sera" del 24 gennaio 2015 (così come altri articoli successivi pubblicati su "il Giornale" e su "Il Sole-24 ore"), si può evincere come l'intervento di riforma approvato dal Consiglio dei ministri sia stato preceduto da una serie di attività anomale e di operazioni di compravendita di titoli azionari di numerose banche popolari, i cui movimenti pongono il quesito su un possibile sospetto caso di insider trading;
in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto-legge, la borsa di Milano ha iniziato a speculare posizioni, immaginando possibili aggregazioni tra le banche popolari, i cui acquisti si sono concentrati sugli istituti di credito di modesta dimensione, come, ad esempio, il Banco popolare, che ha registrato a fine settimana un guadagno del 21 per cento, la Banca popolare dell'Emilia, con una rendita del 24 per cento e la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, che ha ricavato addirittura il 65 per cento;
sempre secondo indiscrezioni riportate sulla stampa, un'intensa attività di compravendita di titoli di alcune banche popolari italiane quotate in borsa si sarebbe verificata nel "London stock exchange", una delle piazze finanziarie più importanti in Europa e nel mondo;
considerati gli effetti travolgenti che la notizia della riforma ha avuto sui mercati finanziari, a partire da lunedì 19 gennaio 2015, con rialzi a 2 cifre di tutte le banche coinvolte, non può passare in secondo piano il sospetto di azioni promosse in maniera consapevole e attenta, avendo il possesso di informazioni privilegiate;
a tal proposito la Consob ha avviato una serie di controlli preventivi sull'operatività dei titoli delle banche popolari e starebbe, quindi, verificando se ci sia stato chi, avendo ricevuto informazioni preventive sull'imminente pubblicazione del decreto-legge, abbia approfittato e speculato sulla trasformazione delle banche popolari in società per azioni;
a giudizio dell'interrogante la situazione è gravissima, poiché mostrerebbe come le notizie riservate da trattare nelle sedute del Consiglio dei ministri vengano anticipate a collaboratori esterni che attuano comportamenti inidonei,
si chiede di sapere:
quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per fare chiarezza sulla questione della trasformazione in società per azioni delle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di euro;
se non ritenga necessario chiarire le fasi tecniche e i passaggi che hanno anticipato l'approvazione del decreto-legge di riforma delle banche popolari, i cui rilievi particolarmente dettagliati pubblicati sulla stampa e riportati pongono seri e fondati dubbi sulle modalità di gestione delle informazioni;
per quali ragioni si sia proceduto attraverso lo strumento legislativo del decreto-legge su un tema che, a parere dell'interrogante, non presenterebbe i requisiti di necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione.